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Trappole e riforme Trappole e riforme dei sistemi di welfare dei sistemi di welfare

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(1)

Trappole e riforme Trappole e riforme

dei sistemi di welfare

dei sistemi di welfare

(2)

Problemi dei sistemi di welfare Problemi dei sistemi di welfare

contemporanei contemporanei

Invecchiamento demograficoInvecchiamento demografico

Minore stabilità dei rapporti familiariMinore stabilità dei rapporti familiari

Crescita della partecipazione Crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro femminile al mercato del lavoro

Ristrutturazione dei modi di Ristrutturazione dei modi di

produzione a seguito dell’innovazione produzione a seguito dell’innovazione

tecnologica, dei processi di tecnologica, dei processi di

terziarizzazione, delle dinamiche di terziarizzazione, delle dinamiche di

globalizzazione globalizzazione

(3)

Povertà relativa: per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media pro capite nel paese (al 2012, 990.88€) (al netto delle spese per manutenzione straordinaria delle abitazioni, dei premi pagati per assicurazioni vita e rendite vitalizie, rate di mutui e

restituzione di prestiti)

(4)
(5)

Paradosso della felicità Easterlin, 1974

(6)

Cambiamenti nella struttura Cambiamenti nella struttura

demografica e sociale della popolazione demografica e sociale della popolazione

Nel 2010, la speranza di vita alla nascita è di 79,2 Nel 2010, la speranza di vita alla nascita è di 79,2 anni per i maschi e 84,4 anni per le femmine

anni per i maschi e 84,4 anni per le femmine

Nel 2010 il 28,4% delle famiglie è rappresentato Nel 2010 il 28,4% delle famiglie è rappresentato da persone sole, incidenza in continua crescita.

da persone sole, incidenza in continua crescita.

Tra le persone sole il 54,6% ha oltre 60 anni e di Tra le persone sole il 54,6% ha oltre 60 anni e di queste circa il 60% è rappresentato da donne.

queste circa il 60% è rappresentato da donne.

Le famiglie presentano una prevalenza della Le famiglie presentano una prevalenza della

tipologia coppie con figli, pari al 55,3%, mentre le tipologia coppie con figli, pari al 55,3%, mentre le coppie senza figli hanno un’incidenza del 31,4% e coppie senza figli hanno un’incidenza del 31,4% e

i monogenitori del 13,3 % sul totale dei nuclei i monogenitori del 13,3 % sul totale dei nuclei

(7)

Cambiamenti nella struttura Cambiamenti nella struttura

demografica e sociale della popolazione demografica e sociale della popolazione

(8)

Cambiamenti nella struttura Cambiamenti nella struttura

demografica e sociale della popolazione demografica e sociale della popolazione

(9)

Cambiamenti nella struttura Cambiamenti nella struttura

demografica e sociale della popolazione demografica e sociale della popolazione

(10)
(11)

Cambiamenti nella struttura demografica e Cambiamenti nella struttura demografica e sociale della popolazione

sociale della popolazione

Gli stranieri residenti in Italia al 31 Gli stranieri residenti in Italia al 31 dicembre 2010 sono 4.570.317

dicembre 2010 sono 4.570.317

(2.201.211 maschi e 2.369.106 femmine, (2.201.211 maschi e 2.369.106 femmine,

con 335.258 nuove iscrizioni in totale), con 335.258 nuove iscrizioni in totale),

pari al 7,5% della popolazione residente pari al 7,5% della popolazione residente

complessiva complessiva

Al Nord risiede oltre il 60% della Al Nord risiede oltre il 60% della

popolazione straniera (35% Nord Ovest e popolazione straniera (35% Nord Ovest e

26,3% Nord Est), seguono il Centro con 26,3% Nord Est), seguono il Centro con

il 25,2%, il Sud (9,6%) e le Isole (3,9%) il 25,2%, il Sud (9,6%) e le Isole (3,9%)

(12)

Separazioni e divorzi Separazioni e divorzi

Nel 2009 le separazioni sono state 85.945 e i divorzi 54.456.

Rispetto al 1995 le separazioni sono aumentate di oltre il 64% ed i divorzi sono praticamente raddoppiati (+ 101%).

(13)

Matrimoni Matrimoni

Nel 2009 si conferma il trend decrescente dei matrimoni: sono pari a 230.613 contro i 247.740 del 2008

(14)

Età al matrimonio

Età al matrimonio

(15)

La questione giovanile La questione giovanile

I tassi di disoccupazione giovanile nel 2010 I tassi di disoccupazione giovanile nel 2010 toccano il 28% delle coorti 15- 24 anni

toccano il 28% delle coorti 15- 24 anni

Il 46,7% dei giovani ha un lavoro precario e Il 46,7% dei giovani ha un lavoro precario e questa percentuale è cresciuta di 9 punti questa percentuale è cresciuta di 9 punti

dall'inizio della crisi, nel 2007. Nel 2007 la dall'inizio della crisi, nel 2007. Nel 2007 la

disoccupazione giovanile era al 20,3%: oggi è disoccupazione giovanile era al 20,3%: oggi è

superiore al 29%.

superiore al 29%.

I NEET nel 2010 circa 2 milioni (22,1% tra i 15 I NEET nel 2010 circa 2 milioni (22,1% tra i 15 e i 25 anni) -

e i 25 anni) - nel terzo trimestre del 2010 la percentuale nel terzo trimestre del 2010 la percentuale di Neet era del 18,6% per la fascia d’età 16-24 e 28,8% per di Neet era del 18,6% per la fascia d’età 16-24 e 28,8% per i giovani tra i 25 e i 30 anni, in aumento rispettivamente di i giovani tra i 25 e i 30 anni, in aumento rispettivamente di 2 e quasi 5 punti rispetto a prima della crisi –

2 e quasi 5 punti rispetto a prima della crisi –

La metà resta tale per almeno due anniLa metà resta tale per almeno due anni

(16)

Inoccupazione di lungo periodo anche ad alti livelli di qualificazioneInoccupazione di lungo periodo anche ad alti livelli di qualificazione

Over-educationOver-education

La percentuale di giovani con laurea o diploma i cui lavori non hanno La percentuale di giovani con laurea o diploma i cui lavori non hanno nulla a che fare con la loro qualificazione è la più alta d’Europa. Oltre il nulla a che fare con la loro qualificazione è la più alta d’Europa. Oltre il 43% dei 15-35enni svolge un lavoro che

43% dei 15-35enni svolge un lavoro che non ha nessuna attinenza con la non ha nessuna attinenza con la formazione ricevuta

formazione ricevuta..

Il tasso di occupazione medio europeo per i laureati sotto i 30 anni è Il tasso di occupazione medio europeo per i laureati sotto i 30 anni è l’86% con una retribuzione pari al 40% in più della media. In Italia i l’86% con una retribuzione pari al 40% in più della media. In Italia i

laureati non ancora trentenni con un impiego sono il 60% e guadagnano laureati non ancora trentenni con un impiego sono il 60% e guadagnano solo il 15% in più.

solo il 15% in più.

Per quasi la metà dei diplomati che hanno trovato un lavoro Per quasi la metà dei diplomati che hanno trovato un lavoro continuativo, possedere un diploma

continuativo, possedere un diploma non sarebbe stato necessarionon sarebbe stato necessario. Solo il . Solo il 35% dei diplomati tecnici che lavorano svolge un’attività per la quale lo 35% dei diplomati tecnici che lavorano svolge un’attività per la quale lo specifico diploma posseduto risulta necessario.

specifico diploma posseduto risulta necessario.

Nonostante ciò, la probabilità di entrare nel mercato del lavoro aumenta Nonostante ciò, la probabilità di entrare nel mercato del lavoro aumenta del 2.4% per ogni anno di frequenza scolastica e l’effetto di ogni anno di del 2.4% per ogni anno di frequenza scolastica e l’effetto di ogni anno di scuola sulla probabilità di trovare lavoro è in media del 1,6% in più.

scuola sulla probabilità di trovare lavoro è in media del 1,6% in più.

Tempi lunghi di transizioneTempi lunghi di transizione

L’Italia è il paese europeo con il più basso numero di giovani che trovano L’Italia è il paese europeo con il più basso numero di giovani che trovano lavoro immediatamente dopo la formazione, mentre la percentuale di lavoro immediatamente dopo la formazione, mentre la percentuale di quelli che impiegano oltre 2 anni a trovare un lavoro è la più alta (ISTAT, quelli che impiegano oltre 2 anni a trovare un lavoro è la più alta (ISTAT, 2009).

2009).

La questione giovanile La questione giovanile

(17)
(18)

In Italia le famiglie con almeno un componente di età compresa tra In Italia le famiglie con almeno un componente di età compresa tra i 15 ed i 64 anni sono

i 15 ed i 64 anni sono

16,2 milioni, 2 milioni (il 12,5%) sono composte da individui che non 16,2 milioni, 2 milioni (il 12,5%) sono composte da individui che non hanno una occupazione, in particolare il 34% di questi soggetti hanno una occupazione, in particolare il 34% di questi soggetti sono disoccupati.

sono disoccupati.

Le regioni che mostrano i valori maggiori di incidenza di non Le regioni che mostrano i valori maggiori di incidenza di non

occupati in famiglie con almeno un componente in età lavorativa, si occupati in famiglie con almeno un componente in età lavorativa, si concentrano nel Mezzogiorno: Campania (25,5%), Calabria (24,5%) concentrano nel Mezzogiorno: Campania (25,5%), Calabria (24,5%) e Sicilia (23,2%).

e Sicilia (23,2%).

Nel 2010 la percentuale di individui italiani in condizione di Nel 2010 la percentuale di individui italiani in condizione di

sottoccupazione è pari al 3,6% contro il 10,4% di stranieri senza sottoccupazione è pari al 3,6% contro il 10,4% di stranieri senza particolari differenze di genere. Circa il 19% risultano gli italiani particolari differenze di genere. Circa il 19% risultano gli italiani sovraistruiti, mentre la percentuale degli stranieri arriva a 42,3%, sovraistruiti, mentre la percentuale degli stranieri arriva a 42,3%, per la maggior parte donne (51,1% contro 18,4% di uomini)

per la maggior parte donne (51,1% contro 18,4% di uomini)

(19)

3 principali forme di discriminazione 3 principali forme di discriminazione

la segregazione occupazionale di genere: la segregazione occupazionale di genere:

orizzontale (le donne sono destinate ad orizzontale (le donne sono destinate ad

alcune categorie di impiego) e verticale (il alcune categorie di impiego) e verticale (il

tetto di cristallotetto di cristallo”)”)

concentrazione in lavori part-time per concentrazione in lavori part-time per

conciliare la “doppia presenza” (svantaggi:

conciliare la “doppia presenza” (svantaggi:

salari più bassi, poche possibilità di salari più bassi, poche possibilità di

carriera..

carriera..

divario retributivo: per i redditi individuali divario retributivo: per i annuali netti da lavoro autonomo, risulta che nel 2005 una donna ha guadagnato circa il 30% in meno di un uomo. ll

differenziale retributivo di genere medio europeo indica per il 2004 che nell’Unione Europea le occupate vengono pagate circa il 15% in meno degli uomini.

Donne nel mondo del Donne nel mondo del

lavoro

lavoro

(20)

Sono più di 2.182 mila gli occupati in Italia con Sono più di 2.182 mila gli occupati in Italia con un contratto a termine, il 12,8% dei lavoratori un contratto a termine, il 12,8% dei lavoratori

dipendenti. Questa tipologia di rapporto di dipendenti. Questa tipologia di rapporto di

lavoro dipendente è maggiormente utilizzata lavoro dipendente è maggiormente utilizzata

per lavoratori di età compresa tra i 15 ed i 34 per lavoratori di età compresa tra i 15 ed i 34

anni e rivolto prevalentemente alle donne anni e rivolto prevalentemente alle donne

(14,5% contro l’11,4% degli uomini) (14,5% contro l’11,4% degli uomini)

I lavoratori dipendenti a tempo parziale I lavoratori dipendenti a tempo parziale

rappresentano il 15% del totale occupati. I rappresentano il 15% del totale occupati. I

numeri suggeriscono come questo tipo di numeri suggeriscono come questo tipo di

contratto rappresenti una specificità quasi tutta contratto rappresenti una specificità quasi tutta

femminile (29,5% contro il 5,5% degli uomini) femminile (29,5% contro il 5,5% degli uomini)

con differenze minime per classe di età.

con differenze minime per classe di età.

(21)

Nel 2010, il tasso di occupazione Nel 2010, il tasso di occupazione nazionale è pari a 56,9% con un nazionale è pari a 56,9% con un

differenziale di genere piuttosto elevato, differenziale di genere piuttosto elevato,

pari al 21,5% ( 46,1% per le donne e pari al 21,5% ( 46,1% per le donne e

67,7% per gli uomini), in crescita nelle 67,7% per gli uomini), in crescita nelle

regioni del Mezzogiorno con un picco regioni del Mezzogiorno con un picco nella regione Puglia in cui supera i 30 nella regione Puglia in cui supera i 30

punti percentuali.

punti percentuali.

Il 76,4% dei laureati ha una Il 76,4% dei laureati ha una

occupazione, in particolare il tasso di occupazione, in particolare il tasso di

occupazione degli uomini laureati è pari occupazione degli uomini laureati è pari

a 82,3% contro il 71,7% dell’omologo a 82,3% contro il 71,7% dell’omologo

femminile femminile

(22)
(23)

Tassi di occupazione delle donne per titolo Tassi di occupazione delle donne per titolo

di studio e area geografica (Istat) di studio e area geografica (Istat)

(24)

Donne manager in Europa

Donne manager in Europa

(25)

Lavoratrici per settore di attività Lavoratrici per settore di attività

(26)

Il divario retributivo Il divario retributivo

Nel 2008, il differenziale salariale uomo/donna non Nel 2008, il differenziale salariale uomo/donna non corretto per le caratteristiche individuali, è pari a corretto per le caratteristiche individuali, è pari a 4,9% ovvero ad indicare che le occupate vengono 4,9% ovvero ad indicare che le occupate vengono pagate quasi 5 volte meno degli occupati uomini.

pagate quasi 5 volte meno degli occupati uomini.

Il differenziale retributivo di genere risulta Il differenziale retributivo di genere risulta

particolarmente cospicuo nel settore privato: 16,7%

particolarmente cospicuo nel settore privato: 16,7%

a fronte del 7,5% del settore pubblico. In termini di a fronte del 7,5% del settore pubblico. In termini di distribuzione per classe di età, il differenziale

distribuzione per classe di età, il differenziale

uomo/donna risulta più elevato per la classe 35-44 uomo/donna risulta più elevato per la classe 35-44 anni mentre inverte il segno a favore delle donne (- anni mentre inverte il segno a favore delle donne (- 0,5) nella classe d’età successiva (45-54 anni)

0,5) nella classe d’età successiva (45-54 anni)

(27)
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(29)

Politiche di sostegno alla famiglia Politiche di sostegno alla famiglia

orario flessibileorario flessibile

Job sharingJob sharing

TelelavoroTelelavoro

Congedi genitoriali:Congedi genitoriali:

In Italia, Legge 53 dell’8 marzo del 2000:

In Italia, Legge 53 dell’8 marzo del 2000:

Disposizioni per il sostegno della maternità e della Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura ed alla formazione paternità, per il diritto alla cura ed alla formazione

e per il coordinamento dei tempi delle città e per il coordinamento dei tempi delle città

Amplia il raggio dei bisogni di cura familiari Amplia il raggio dei bisogni di cura familiari riconosciuti;

riconosciuti;

punta sul diritto/dovere dei padri e più in punta sul diritto/dovere dei padri e più in generale degli uomini a prestare cura

generale degli uomini a prestare cura

(30)

La doppia distorsione del welfare La doppia distorsione del welfare

italiano italiano

 Distorsione funzionale (oltre il 60% Distorsione funzionale (oltre il 60%

della spesa sociale è assorbito dalle della spesa sociale è assorbito dalle

funzioni “vecchiaia e superstiti”) funzioni “vecchiaia e superstiti”)

 Distorsione distributiva (c’è un Distorsione distributiva (c’è un netto divario di accesso alle

netto divario di accesso alle

prestazioni e di loro generosità tra prestazioni e di loro generosità tra

le diverse categorie occupazionali) le diverse categorie occupazionali)

(31)

sindrome di incongruenza sindrome di incongruenza tra sistemi di welfare e nuova

tra sistemi di welfare e nuova gamma di bisogni e domande gamma di bisogni e domande

sociali sociali

divario tra divario tra insidersinsiders e e outsiders

outsiders

(32)

DISTORSIONE DISTORSIONE

FUNZIONALE FUNZIONALE

DISTORSION DISTORSION E E

DISTRIBUTIV DISTRIBUTIV AA

Vecchiaia e Vecchiaia e

superstiti

superstiti Altri rischiAltri rischi Garantit

Garantit

ii

+ + + + + + + + + + + + + +

Semi- Semi-

garantiti

garantiti

+ + + + + +

Non Non

garantiti

garantiti

+ +

(33)

Vincoli al cambiamento Vincoli al cambiamento

Vincoli esogeni Vincoli esogeni

Vincoli di bilancio: spostamento di Vincoli di bilancio: spostamento di

risorse dai vecchi ai nuovi rischi, dai risorse dai vecchi ai nuovi rischi, dai

gruppi sovraprotetti ai gruppi gruppi sovraprotetti ai gruppi

sottoprotetti sottoprotetti

Rapporto tra welfare-globalizzazione-Rapporto tra welfare-globalizzazione- competitività: i modelli sociali

competitività: i modelli sociali

europei rallentano la competitività?

europei rallentano la competitività?

(34)

Le trappole del welfare Le trappole del welfare

 Scivolamento distributivoScivolamento distributivo

- Crescita della “massa media”Crescita della “massa media”

- Aumento delle risorse a Aumento delle risorse a

disposizione (Deficit spending) disposizione (Deficit spending) - Meccanismi della competizione Meccanismi della competizione

elettorale elettorale

(35)

Forza inerziale degli impegni assuntiForza inerziale degli impegni assunti I programmi di politica sociale tendono I programmi di politica sociale tendono

ad accumulare disavanzi, facendo ad accumulare disavanzi, facendo

aumentare il debito pubblico e aumentare il debito pubblico e

riducendo la competitività riducendo la competitività

dell’economia dell’economia

Le decisioni del passato in campo di Le decisioni del passato in campo di

politica sociale vengono “ereditate”

politica sociale vengono “ereditate”

dai governi successivi e “pesano” sul dai governi successivi e “pesano” sul

loro bilancio loro bilancio

I programmi di politica sociale tendono I programmi di politica sociale tendono

ad avere uno sviluppo cumulativo ad avere uno sviluppo cumulativo

(36)

 La trappola della dipendenzaLa trappola della dipendenza

A fronte di prestazioni generose e A fronte di prestazioni generose e

diffuse, c’è il rischio che le persone diffuse, c’è il rischio che le persone

giudichino tali prestazioni come giudichino tali prestazioni come

“spettanze” e che siano

“spettanze” e che siano

disincentivate ad attivarsi per disincentivate ad attivarsi per

uscire dallo stato di bisogno uscire dallo stato di bisogno

(37)

La trappola della povertàLa trappola della povertà

Un elevato livello di protezione sociale Un elevato livello di protezione sociale

può originare un “effetto perverso”:

può originare un “effetto perverso”:

l’istituzionalizzazione della povertà e l’istituzionalizzazione della povertà e

dell’esclusione sociale dell’esclusione sociale

Un caso tipico è dato dai sussidi alla Un caso tipico è dato dai sussidi alla

disoccupazione: più elevati sono i disoccupazione: più elevati sono i

sussidi, minore sarà la propensione sussidi, minore sarà la propensione

dei disoccupati a non cercare lavoro dei disoccupati a non cercare lavoro o a lavorare nell’economia sommersa o a lavorare nell’economia sommersa

(38)

Le trappole “interne”: Processi di Le trappole “interne”: Processi di istituzionalizzazione

istituzionalizzazione

- Le istituzioni tendono Le istituzioni tendono all’autorefenzialità

all’autorefenzialità

- Le pratiche istituzionalizzate sono Le pratiche istituzionalizzate sono spesso vittime di trappole della

spesso vittime di trappole della competenza o dell’insuccesso

competenza o dell’insuccesso

- Lo stabilizzarsi di regole e pratiche Lo stabilizzarsi di regole e pratiche produce effetti di chiusura verso il produce effetti di chiusura verso il

cambiamento cambiamento

(39)

Principali strategie di riforma Principali strategie di riforma

 politiche di contenimento dei costipolitiche di contenimento dei costi - Restrizione nei criteri di accesso Restrizione nei criteri di accesso

alle prestazioni alle prestazioni

- Riorganizzazione dei sistemi di Riorganizzazione dei sistemi di

gestione (New Public Management) gestione (New Public Management) - Compartecipazione dei destinatariCompartecipazione dei destinatari

(40)

Principali strategie di riforma Principali strategie di riforma

Politiche di attivazionePolitiche di attivazione

- Politiche attive del lavoroPolitiche attive del lavoro

- Incentivi al lavoro (inwork benefit)Incentivi al lavoro (inwork benefit) - Politiche di workfarePolitiche di workfare

(41)

Principali strategie di riforma Principali strategie di riforma

Potenziamento di un modello Potenziamento di un modello

“misto” di produzione di servizi

“misto” di produzione di servizi - Affidamento di servizi a soggetti Affidamento di servizi a soggetti

privati (privatizzazione funzionale) privati (privatizzazione funzionale) - Politiche di mercatizzazione Politiche di mercatizzazione

(competizione; quasi-mercati) (competizione; quasi-mercati) - Incentivazione della domanda Incentivazione della domanda

privata (blocco all’espansione privata (blocco all’espansione

dell’intervento pubblico; riduzione dell’intervento pubblico; riduzione

dei livelli di copertura) dei livelli di copertura)

(42)

Pensioni Pensioni

 innalzamento età pensionabileinnalzamento età pensionabile

Modifiche ai meccanismi di Modifiche ai meccanismi di indicizzazione delle pensioni indicizzazione delle pensioni

rispetto ai prezzi e alle retribuzioni rispetto ai prezzi e alle retribuzioni

(43)

Sanità Sanità Sul lato dell’offerta:

Sul lato dell’offerta:

- Fissazione di tetti di spesa e di bilanci Fissazione di tetti di spesa e di bilanci

definiti, per vincolare “ex-ante” i vari centri definiti, per vincolare “ex-ante” i vari centri

di spesa di spesa

- Riorganizzazione strutture e personaleRiorganizzazione strutture e personale - Controlli su tecnologia e su prezzi Controlli su tecnologia e su prezzi

(soprattutto farmaci) (soprattutto farmaci)

- Controlli sul comportamento prescrittivo dei Controlli sul comportamento prescrittivo dei medici

medici

- Sforzi per incentivare relazioni Sforzi per incentivare relazioni

“contrattuali” fra i principali attori

“contrattuali” fra i principali attori

dell’offerta e creare “mercati interni” alla dell’offerta e creare “mercati interni” alla

sanità pubblica sanità pubblica

(44)

Sanità Sanità Sul lato della domanda:

Sul lato della domanda:

- Introduzione di forme di Introduzione di forme di

compartecipazione finanziaria da compartecipazione finanziaria da parte degli utenti, per contenere parte degli utenti, per contenere

consumi e recuperare gettito consumi e recuperare gettito - Ridefinizione dei diritti di Ridefinizione dei diritti di

protezione in caso di perdita di protezione in caso di perdita di

autosufficienza autosufficienza

(45)

Disoccupazione e incapacità di lavoro Disoccupazione e incapacità di lavoro - Passaggio da “ammortizzatori passivi” Passaggio da “ammortizzatori passivi”

(es. sussidi di disoccupazione) a (es. sussidi di disoccupazione) a

politiche attive (strategie di workfare) politiche attive (strategie di workfare) - Esempi nazionali:Esempi nazionali:

Gran Bretagna: job seeker allowance;

Gran Bretagna: job seeker allowance;

incentivare occupazione flessibile e a incentivare occupazione flessibile e a

bassi salari bassi salari

Danimarca: fissati limiti alla Danimarca: fissati limiti alla

disoccupazione; strategie di job disoccupazione; strategie di job

sharing e di job rotation sharing e di job rotation

(46)

Famiglia, assistenza e servizi sociali Famiglia, assistenza e servizi sociali

- Strategie disomogenee: paesi nord-Strategie disomogenee: paesi nord- europei orientati alla

europei orientati alla

individualizzazione delle prestazioni individualizzazione delle prestazioni

sociali; paesi sud-europei legati sociali; paesi sud-europei legati

ancora allo stato di famiglia ancora allo stato di famiglia

- Consolidamento e razionalizzazione Consolidamento e razionalizzazione degli schemi di reddito minimo

degli schemi di reddito minimo garantito

garantito

(47)
(48)

Malattia Invalidità Famiglia Vecchiaia Superstiti Disoccu-

pazione Abitazione

Esclusione sociale non altrove classificata

Totale prestazioni di protezione sociale

Costi ammini-

strativi Altra spesa Spesa totale

Italia (b) 7,3 1,7 1,3 14,7 2,6 0,8 0,0 0,1 28,6 0,8 0,5 29,9

Austria 7,4 2,2 3,1 12,7 2,0 1,7 0,1 0,3 29,5 0,5 0,3 30,4

Belgio 8,0 2,1 2,2 9,1 2,1 3,8 0,2 0,8 28,4 0,9 0,6 29,9

Danimarca 7,3 4,8 4,0 12,2 0,0 2,4 0,8 0,9 32,4 0,9 0,0 33,3

Finlandia 7,5 3,6 3,3 10,7 1,0 2,4 0,5 0,7 29,7 0,8 0,0 30,6

Francia (b) 9,2 2,0 2,7 12,5 1,9 2,2 0,8 0,8 32,0 1,5 0,3 33,8

Germania (b) 9,5 2,4 3,2 9,7 2,1 1,7 0,6 0,2 29,4 1,1 0,1 30,7

Grecia 8,2 1,3 1,8 11,9 2,2 1,7 0,4 0,6 28,2 0,9 0,0 29,1

Irlanda (b) 12,3 1,3 3,7 5,5 1,1 3,5 0,3 0,6 28,3 1,2 0,0 29,6

Lussemburgo 5,7 2,5 4,0 6,1 1,9 1,3 0,3 0,5 22,3 0,3 0,1 22,7

Paesi Bassi (b) 10,6 2,5 1,2 10,6 1,2 1,6 0,4 2,1 30,2 1,4 0,5 32,1

Portogallo 7,0 2,1 1,5 11,3 1,9 1,4 0,0 0,3 25,5 0,5 1,0 27,0

Regno unito 8,6 2,8 1,9 11,4 0,1 0,7 1,5 0,2 27,1 0,4 0,4 28,0

Spagna (a) (b) 7,2 1,8 1,5 8,4 2,2 3,5 0,2 0,2 25,2 0,5 0,0 25,7

Svezia (b) 7,4 4,2 3,1 12,1 0,5 1,4 0,5 0,7 29,9 0,5 0,0 30,4

(49)

Spesa per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per regione e ripartizione geografica - Anni 2007 e 2008

Anno 2008 PROVVISORIO Valori assoluti Valori

percentuali Spesa pro- capite (b)

Piemonte 614.273.977 9,4 139,1

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 33.255.155 0,5 262,8

Lombardia 1.164.129.318 18,0 120,1

Trentino-Alto Adige 248.417.502 3,9 245,2

Bolzano/Bozen 103.818.844 1,8 209,2

Trento (c) 144.598.658 2,1 279,9

Veneto 536.296.296 7,8 110,4

Friuli-Venezia Giulia 257.616.363 3,6 210,0

Liguria 222.168.505 2,9 137,8

Emilia-Romagna 721.736.025 10,8 167,6

Toscana 480.643.224 7,6 130,2

Umbria 84.703.404 1,2 95,2

Marche 160.722.965 2,5 102,9

Lazio 751.315.404 10,9 134,3

Abruzzo 83.673.510 1,3 62,9

Molise 13.105.010 0,2 40,8

Campania 296.773.010 4,8 51,1

Puglia 225.978.566 3,6 55,4

Basilicata 34.235.534 0,7 57,9

Calabria 58.685.181 0,8 29,2

Sicilia 352.414.529 5,7 70,0

Sardegna 285.500.253 3,8 171,1

(50)

REGIONI E RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE

Area di utenza

Famiglie e

minori Disabili Dipendenze Anziani Immigrati e nomadi

Povertà, disagio adulti e senza fissa dimora

Multiutenza Totale

ANNO 2007

Piemonte 36,4 22,5 0,2 24,0 3,3 5,6 8,0 100,0

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 25,2 0,9 0,0 71,4 0,0 1,9 0,5 100,0

Lombardia 41,2 21,2 0,6 21,9 2,7 6,9 5,5 100,0

Trentino- Alto Adige 21,2 36,9 1,2 23,1 2,3 11,2 4,1 100,0

Bolzano/Bozen 8,6 46,9 2,6 21,3 4,1 16,6 - 100,0

Trento 31,5 28,7 0,0 24,6 0,9 6,8 7,5 100,0

Veneto 28,9 26,4 2,0 24,5 3,2 5,8 9,2 100,0

Friuli-Venezia Giulia 25,5 26,7 0,3 27,7 3,8 8,1 7,8 100,0

Liguria 45,7 12,9 0,9 26,7 1,7 6,3 5,7 100,0

Emilia - Romagna 47,9 15,8 0,7 21,6 2,9 3,6 7,5 100,0

Toscana 38,8 17,2 0,5 22,7 3,4 9,3 8,2 100,0

Umbria 49,5 16,8 1,4 14,7 4,1 6,0 7,6 100,0

Marche 34,6 25,8 0,6 17,2 2,5 4,3 15,1 100,0

Lazio 43,0 21,4 0,9 17,0 5,3 9,8 2,7 100,0

Abruzzo 45,2 22,2 0,5 22,0 0,9 4,8 4,5 100,0

Molise 38,5 19,3 1,3 24,0 1,3 12,4 3,1 100,0

Campania 41,2 13,8 0,9 21,4 1,0 13,4 8,2 100,0

Puglia 46,0 12,9 1,4 18,3 2,4 11,1 7,9 100,0

Basilicata 28,9 16,6 1,2 12,8 2,2 35,8 2,5 100,0

Calabria 38,6 16,1 1,3 17,3 2,8 21,5 2,5 100,0

Sicilia 42,6 22,0 0,7 21,9 1,1 7,5 4,2 100,0

Sardegna 29,6 32,5 1,0 20,5 0,9 10,6 5,0 100,0

Italia 38,9 21,2 0,8 21,9 2,9 7,9 6,5 100,0

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