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Tabella 15 – Comparazione delle classificazioni F.C.I., BVA/KC e O.F.A. Giudizio per anca.

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DISCUSSIONE

Lo scopo di questo studio è stato di determinare la prevalenza della displasia dell’anca, nei suoi diversi gradi e manifestazioni, in una popolazione di cani guida per non vedenti, nella quale non ci sono stati precedenti screening per questa patologia.

La valutazione radiografica delle anche è stata eseguita sia con il metodo anglosassone, sia con quello della Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.). Nella tabella seguente (Tab.

15) è riportata una comparazione tra la classificazione F.C.I., anglosassone (BVA/KC) e della Orthopedic Foundation for Animals (O.F.A.).

Tabella 15 – Comparazione delle classificazioni F.C.I., BVA/KC e O.F.A. Giudizio per anca.

F.C.I. BVA/KC O.F.A.

Normale A 1 Punti 0 Eccellente

A 2 Punti 1-3 Buono

Quasi normale

B 1 Punti 4-6 Discreto B 2 Punti 7-8 Conformazione

limite Leggera displasia C 1 Punti 9-12

Lieve displasia C 2 Punti 13-18

Media displasia D 1

Punti >18 Moderata displasia D 2

Grave displasia E 1

Grave displasia E 2

Il metodo anglosassone è un sistema di valutazione quantitativo sviluppato nel 1965 e

leggermente modificato nel 1978 dal British Veterinary Association/Kennel Club (BVA/KC),

in modo da stimare il grado di malformazione dell’anca nei cani attraverso la radiografia. Da

un’indagine eseguita nel 1996 è risultato che il BVA/KC ha esaminato quasi 100000

radiografie per fornire, soprattutto agli allevatori, un limite standardizzato dello stato della

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displasia dell’anca (Foster, 1996). Negli ultimi dieci anni, il BVA/KC ha esaminato 123 razze con questo metodo, anche se viene utilizzato maggiormente per le razze inglesi in generale, Retrievers e Border Collie. Più nello specifico, da giugno 1978 a gennaio 2006, sono stati valutati 50139 Labrador Retriever e 28190 Golden Retriever, con un range di punteggio complessivo da 0 a 106, i valori medi per le due razze sono stati rispettivamente di 15 e 19.

Pertanto, gli allevatori che desiderano controllare la diffusione della displasia dell’anca dovrebbero incrociare solamente soggetti con punteggi complessivi ben sotto il risultato medio della razza.

Nella popolazione oggetto del nostro studio il risultato minimo per ogni anca è stato 0 ed il massimo 32, mentre il risultato complessivo minimo è stato 3 ed il massimo 38. Il risultato totale medio è stato di 13 per i Labrador Retriever e 11 per i Golden Retriever, cioè sotto la media di razza pubblicata dal BVA/KC.

Dallo studio è risultato che i parametri che influiscono maggiormente sul risultato finale sono quelli responsabili dell’incongruità articolare, che è presente nel 23,8% della popolazione come unico segno radiografico. La Sublussazione rappresenta il 40,6% del risultato finale, il Bordo Acetabolare Craniale il 18,5%, l’Angolo di Norberg il 15% ed il Margine Acetabolare Craniale il 12%. Questi soggetti presentano pertanto una testa femorale ben conformata ed un acetabolo profondo, ma gradi diversi di sublussazione della testa femorale.

La lassità articolare generalmente è considerata essere un segno precoce della displasia

dell’anca ed è fisiopatologicamente accettato che essa è uno dei maggiori precursori dei

cambiamenti artritico-degenerativi che sono tipicamente associati alla displasia dell’anca

(Riser, 1975; Smith e coll., 1990). La sublussazione associata a displasia dell’anca, è stata

accettata essere il fattore stimolante per lo sviluppo dei cambiamenti degenerativi, ma è poco

chiaro se la lassità precede la sublussazione o viceversa (Rettenmaier e coll., 2002). Studi

recenti sono stati diretti a definire il ruolo della sublussazione o della lassità articolare in

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relazione ai cambiamenti degenerativi: sembra, infatti, che piccoli gradi di lassità possono non condurre ad osteoartrosi (Farese e coll., 1999).

Nel nostro studio, che comunque comprende soggetti giovani fino a 24 mesi di età, l’80% dei casi con sola incongruità articolare aveva un’età inferiore ai 18 mesi, mentre il restante 20%

dei casi apparteneva al secondo gruppo di età. Ciò convaliderebbe l’evoluzione artrosica della patologia, che nasce come lassità ed incongruità dell’articolazione coxofemorale, per poi complicarsi con fenomeni artrosici.

Invece, il gruppo dei nostri cani che presentavano incongruità articolare con osteofitosi e che è costituito dal 73,8% della nostra popolazione possono essere considerati come soggetti dove non si sono avuti meccanismi atti a compensare la sublussazione con conseguente sviluppo di osteoartrosi.

Per la particolare anatomia dell’articolazione coxofemorale, la lassità determina sempre una

dislocazione della testa femorale verso il lato dorsolaterale di gravità variabile; perciò la

superficie mediale della testa del femore ed il margine acetabolare dorsale devono sostenere

un maggiore carico ponderale rispetto a quanto si verifica in un’articolazione normale

(Morgan e Stephens, 1985). Con la sublussazione della testa femorale solo una piccola area

delle superfici articolari entra in reciproco contatto; la conseguente concentrazione del carico

ponderale su una superficie non fisiologica causa microfratture che determinano

appiattimento e perdita della curvatura della cavità acetabolare; le fibre di Sharpey (inserzione

dei tessuti molli sul’osso) si lacerano e sanguinano, stimolando la formazione di osteofiti

attorno all’acetabolo. Altre modificazioni hanno luogo nella fossa acetabolare che, in seguito

a sublussazione ed alla conseguente assenza di una pressione normale, inizia a riempirsi di

tessuto fibroso che si trasforma in tessuto osseo (Morgan e Stephens, 1985). Le alterazioni

della normale distribuzione del carico si ripercuotono anche sulla testa femorale che, se

lassamente contenuta nell’acetabolo, è soggetta ad alterazioni di forma. Nel tentativo di

rispondere a questi nuovi stress e di contenere l’abnorme movimento, i margini delle superfici

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articolari vanno incontro ad un rimodellamento allo scopo di aumentare l’area della superficie articolare. Tipicamente, questo si accompagna ad una proliferazione ossea che si manifesta sotto forma di osteofiti a livello delle superfici ossee periarticolari adiacenti o all’interno della linea di inserzione della capsula articolare (Pedersen e coll, 1982). Nella popol

le alterazioni che riguardano il margine acetabolare interessano soprattutto la sua porzione craniale e si manifestano con appiattimento nel quarto laterale (Fig. 27), solo un caso (caso 23) aveva appiattimento con evidente bilabiazione su

Le modificazioni che riguardavano la fossa acetabolare erano rappresentate da aumento della densità ossea medialmente; solo due casi (casi 3 e 17) avevano la fossa acetabolare ed il margine acetabolare ventrale indistinti.

femorale un caso (caso 23) presentava una testa femorale con aspetto a fungo (Fig. 28), due casi (casi 2 e 38) presentavano una testa non

Figura 27 – Labrador Retriever femmina di 18 mesi 23), anca destra con appiattimento del acetabolare craniale e piccole esostosi sul bordo.

articolari vanno incontro ad un rimodellamento allo scopo di aumentare l’area della superficie mente, questo si accompagna ad una proliferazione ossea che si manifesta sotto forma di osteofiti a livello delle superfici ossee periarticolari adiacenti o all’interno della linea di inserzione della capsula articolare (Pedersen e coll, 1982). Nella popol

le alterazioni che riguardano il margine acetabolare interessano soprattutto la sua porzione craniale e si manifestano con appiattimento nel quarto laterale (Fig. 27), solo un caso (caso 23) aveva appiattimento con evidente bilabiazione sul lato sinistro (Fig. 28).

Le modificazioni che riguardavano la fossa acetabolare erano rappresentate da aumento della densità ossea medialmente; solo due casi (casi 3 e 17) avevano la fossa acetabolare ed il margine acetabolare ventrale indistinti. Per quanto riguarda il rimodellamento della testa femorale un caso (caso 23) presentava una testa femorale con aspetto a fungo (Fig. 28), due casi (casi 2 e 38) presentavano una testa non tonda ed appiattita medialmente (Fig. 29).

Figura 28 – Stesso soggetto dell’immagine precedente (caso 23), anca sinistra con rimodellamento della testa del femore, segno della medusa, appiattimento e bilabiazione del margine acetabolare craniale.

Labrador Retriever femmina di 18 mesi (caso con appiattimento del margine

piccole esostosi sul bordo.

articolari vanno incontro ad un rimodellamento allo scopo di aumentare l’area della superficie mente, questo si accompagna ad una proliferazione ossea che si manifesta sotto forma di osteofiti a livello delle superfici ossee periarticolari adiacenti o all’interno della linea di inserzione della capsula articolare (Pedersen e coll, 1982). Nella popolazione in studio le alterazioni che riguardano il margine acetabolare interessano soprattutto la sua porzione craniale e si manifestano con appiattimento nel quarto laterale (Fig. 27), solo un caso (caso

l lato sinistro (Fig. 28).

Le modificazioni che riguardavano la fossa acetabolare erano rappresentate da aumento della densità ossea medialmente; solo due casi (casi 3 e 17) avevano la fossa acetabolare ed il Per quanto riguarda il rimodellamento della testa femorale un caso (caso 23) presentava una testa femorale con aspetto a fungo (Fig. 28), due

tonda ed appiattita medialmente (Fig. 29).

Stesso soggetto dell’immagine precedente

tra con rimodellamento della testa

del femore, segno della medusa, appiattimento e

bilabiazione del margine acetabolare craniale.

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Gli osteofiti al livello del collo femorale sono rappresentati dal segno di Morgan. Questo è provocato dalla tensione indotta dalla sublussazione dell’articolazione coxofemorale sulla capsula articolare, con conseguenti suoi traumi ed ispessimento che portano a formazione di osteofiti lungo il margine di inserzione della capsula articolare sul collo femorale (Riser e coll., 1985). Il segno di Morgan appare radiograficamente come una linea radiopaca che varia in grossezza e lunghezza, sovrapposta alla superficie caudolaterale del collo femorale nella

proiezione ventrodorsale standard (Fig. 30); può essere mono o bilaterale. La sua localizzazione ed apparenza radiografica possono essere influenzate dal posizionamento non corretto, come la rotazione esterna dei femori, o gravi camb

oscurarlo (Morgan, 1987).

Il segno di Morgan è considerato, pertanto, una precoce evidenza di malattia articolare degenerativa secondaria alla lassità articolare (Powers e coll., 2004).

Nel nostro studio il segno di Mor

popolazione totale (20/42) ed al 64,5% dei soggetti (20/31) che presentavano incongruità con osteofitosi. Nel 45% dei casi (9/20) era monolaterale.

incongruità ed osteofitosi nelle due fasce di età è stata del 63% nei cani di età inferiore ai 18 mesi e del 66% per quelli di età tra 19 e 24 mesi. Pertanto, data la giovane età di tutti i soggetti della popolazione, si può ritenere che il segno di Morgan abbia un’incide

tra i due gruppi.

llo del collo femorale sono rappresentati dal segno di Morgan. Questo è provocato dalla tensione indotta dalla sublussazione dell’articolazione coxofemorale capsula articolare, con conseguenti suoi traumi ed ispessimento che portano a steofiti lungo il margine di inserzione della capsula articolare sul collo femorale (Riser e coll., 1985). Il segno di Morgan appare radiograficamente come una linea radiopaca che varia in grossezza e lunghezza, sovrapposta alla superficie l collo femorale nella

proiezione ventrodorsale standard (Fig. 30); può essere mono o bilaterale. La sua localizzazione ed apparenza radiografica possono essere influenzate dal posizionamento non corretto, come la rotazione esterna dei femori, o gravi cambiamenti osteoartrosici che possono

Il segno di Morgan è considerato, pertanto, una precoce evidenza di malattia articolare degenerativa secondaria alla lassità articolare (Powers e coll., 2004).

il segno di Morgan era presente in 20 cani, che equivalgono al 47,6% della (20/42) ed al 64,5% dei soggetti (20/31) che presentavano incongruità con osteofitosi. Nel 45% dei casi (9/20) era monolaterale. La distribuzione tra i cani con steofitosi nelle due fasce di età è stata del 63% nei cani di età inferiore ai 18 mesi e del 66% per quelli di età tra 19 e 24 mesi. Pertanto, data la giovane età di tutti i soggetti della popolazione, si può ritenere che il segno di Morgan abbia un’incide

Figura 29 – Labrador Retriever femmina di 20 mesi (caso 38), margine acetabolare craniale appiattito nel quarto laterale con piccole esostosi sul bordo, testa femorale non tonda con segno della medusa.

proiezione ventrodorsale standard (Fig. 30); può essere mono o bilaterale. La sua localizzazione ed apparenza radiografica possono essere influenzate dal posizionamento non iamenti osteoartrosici che possono

Il segno di Morgan è considerato, pertanto, una precoce evidenza di malattia articolare

, che equivalgono al 47,6% della (20/42) ed al 64,5% dei soggetti (20/31) che presentavano incongruità con La distribuzione tra i cani con steofitosi nelle due fasce di età è stata del 63% nei cani di età inferiore ai 18 mesi e del 66% per quelli di età tra 19 e 24 mesi. Pertanto, data la giovane età di tutti i soggetti della popolazione, si può ritenere che il segno di Morgan abbia un’incidenza simile

Labrador Retriever femmina di 20 mesi

, margine acetabolare craniale appiattito nel

quarto laterale con piccole esostosi sul bordo, testa

femorale non tonda con segno della medusa.

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Nell’unico caso, un Labrador Retriever femmina di 18 mesi, dove erano presenti solo osteofitosi queste erano localizzate a livello del bordo acetabolare craniale destro (Fig. 31). La spiegazione di questo caso può essere la scarsa sensibilità della proiezione ventrodorsale standard alla lassità articolare di lieve entità.

Successivamente, ogni anca è stata classificata secondo il metodo qualitativo della Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.), che classifica la displasia in cinque gradi, in ordine crescente di gravità, da A ad E: il grado A viene considerato

“normale”, il grado B “quasi normale”, il grado C “leggera displasia”, il grado D “media displasia” ed il grado E “grave displasia”. Ogni grado è stato suddiviso in 1 e 2 per permettere

Figura 31 – Labrador Retriever femmina di 18 mesi (caso 26), anca destra, esostosi al bordo acetabolare craniale (freccia).

Figura 30 - Due diversi aspetti radiografici del segno di Morgan (frecce) in due Labrador Retriever maschi di

14 mesi. A) Linea di Morgan lunga e sottile (caso 5); B) Linea di Morgan più corta e spessa (caso 6).

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una classificazione più precisa, attribuire un peso diverso a ciascun grado e permettere un migliore confronto con il metodo anglosassone. Nella tabella 16 è riportato un confronto tra i due metodi di classificazione.

Tabella 16 – Confronto tra la valutazione F.C.I. e quella anglosassone. Il punteggio è per anca.

F.C.I. BVA/KC

Normale A 1 Punti 0 A 2 Punti 1-3 Quasi normale B 1 Punti 4-6 B 2 Punti 7-8 Leggera displasia C 1 Punti 9-12

C 2 Punti 13-18 Media displasia D 1

Punti >18 D 2

Grave displasia E 1 E 2

I due metodi di classificazione in realtà non sono sovrapponibili, perché il sistema anglosassone è un metodo di classificazione quantitativo che, non tenendo conto dei parametri da cui deriva il punteggio, attribuisce scarso valore ad aspetti radiografici determinanti e alla monolateralità della displasia.

Dalla tabella 15 si vede inoltre come sia stato possibile determinare la distribuzione della displasia nella popolazione e nei suoi sottogruppi utilizzando la classificazione F.C.I. Sono stati considerati displasici i soggetti classificati con grado C, D o E, corrispondenti al 73,8%

della popolazione.

Un terzo metodo, da noi peraltro non applicato, è quello della Orthopedic Foundation for

Animals (O.F.A.) che prescrive un esame qualitativo delle strutture anatomiche del bacino, la

cavità acetabolare, la testa del femore e la presenza di artropatia, associato al calcolo della

quantità della testa del femore coperta dall’acetabolo. Questo sistema utilizza sette gradi per

descrivere il carattere delle articolazioni dell’anca: eccellente, buono, discreto, conformazione

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limite, lieve displasia, moderata displasia e grave displasia. I primi tre gradi sono considerati nei limiti radiografici normali (Keller, 2006).

Da una indagine radiografica effettuata dalla Orthopedic Foundation for Animals (O.F.A.) da gennaio 1974 a dicembre 2006, sulle 148 razze più soggette allo sviluppo della displasia dell’anca, è emerso che il Golden Retriever si trova alla trentunesima posizione ed il Labrador Retriever alla settantaquattresima. Su 113858 Golden Retriever il 20,1% presentava displasia dell’anca ed il 3,6% una conformazione articolare eccellente, mentre su 185781 Labrador Retriever il 12,2% presentava displasia dell'anca ed il 16,9% una conformazione articolare eccellente (O.F.A., 2007).

Nonostante la popolazione omogenea rispetto alla razza, i risultati di questo studio differiscono ampiamente dai dati sopracitati e non riflettono l’esatta situazione riguardo alla prevalenza della displasia dell’anca nella popolazione generale: dato il numero non elevato di soggetti radiografati in questo studio, i dati ottenuti devono essere considerati alla luce di questo fattore. Pertanto, questi risultati danno una veduta generale della situazione epidemiologica della displasia dell’anca in una popolazione composta da 42 cani appartenenti alle razze Labrador e Golden Retriever.

Il 57,1% dei soggetti è stato classificato con grado C, pertanto l’articolazione coxofemorale si

presentava con la testa del femore e l’acetabolo incongruenti e l’angolo di Norberg tra 100° e

105°, il centro della testa femorale si trovava sul margine acetabolare dorsale, il bordo

acetabolare craniolaterale risultava appiattito, potevano essere presenti lievi irregolarità o

segni minori di modificazioni osteoartrosiche (Fig. 32).

(9)

L’11,9% dei soggetti è stato classificato con grado D: alla radiografia era presente incongruenza evidente tra la testa del femore e l’acetabolo, sublussazione con centro della testa femorale laterale al margine acetabolare dorsale, angolo di Norberg tra 90° e 100°; erano presenti anche appiattimento del bordo acetabolare craniale e segni di osteoartrosi.

Il 4,8% dei soggetti (2/42) è stato classificato con grado E, uno bilaterale e l’altro con displasia asimmetrica C+E. Nel grado E erano presenti modificazioni marcate come lussazione o sublussazione evidente, con angolo di Norberg inferiore a 90°, appiattimento del

Figura 32 - Labrador maschio di 14 mesi (caso 5), grado C: centro della testa

femorale appena laterale al margine acetabolare dorsale, angolo di Norberg

100° a destra e 98° a sinistra, margine acetabolare rettilineo nel quarto laterale

con bordo smusso bilateralmente, segno di Morgan bilaterale (frecce).

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bordo acetabolare craniolaterale, deformazione della testa del femore od altri segni di osteoartrosi (Fig. 33).

Nonostante la displasia dell’anca nel cane si sia trovata in entrambi i sessi con la stessa frequenza (Strande, 1962; Larsen e Corley, 1971; Priester e Mulvihill, 1972), alcuni studi mostrano un’alta incidenza nelle femmine (Olsson e Henricson, 1959; Hedhammer e coll., 1979; Swenson e coll., 1997) o nei maschi (Preu e coll., 1975). In questo studio, la distribuzione della displasia tra i sessi è stata del 76,2% e 71,4% rispettivamente tra i maschi e tra le femmine: dato il numero di soggetti non elevato, questi valori devono essere considerati nell’ottica di questa popolazione.

I soggetti non displasici rappresentano il 26,2% della popolazione: nessun soggetto è stato classificato A bilateralmente, 2 soggetti sono stati classificati A+B (Fig. 34); i restanti 9 casi

Figura 33 - A) Labrador Retriever femmina di 20 mesi (caso 38), grado E bilaterale. B) Labrador femmina di 18 mesi

(caso 23), grado C

2

a destra ed E a sinistra.

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sono stati classificati con grado B bilateralmente. Nel grado A la testa del femore e l’acetabolo apparivano congruenti, il bordo acetabolare craniolaterale netto e leggermente arrotondato; lo spazio articolare risultava sottile ed uniforme e l’angolo di Norberg misurava 105° o superiore; non era presente nessun segno di artrosi.

Nel grado B la testa del femore e l’acetabolo apparivano leggermente incongruenti, il centro della testa femorale era mediale o sovrapposto al bordo acetabolare dorsale, l’angolo di Norberg era di circa 105° e non erano presenti segni di artrosi.

Figura 34 - Labrador Retriever femmina di 16 mesi (caso 9). Grado A a

destra e B a sinistra: a destra nessun segno di artrosi, centro della testa

femorale mediale al margine acetabolare dorsale, angolo di Norberg

105°; a sinistra nessun segno di artrosi, centro della testa femorale

sovrapposto al margine acetabolare dorsale, angolo di Norberg 105°.

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La valutazione asimmetrica assegnata a 12 soggetti può essere attribuita a problemi conseguenti a malposizionamento con rotazione della pelvi intorno all’asse longitudinale del corpo del paziente; un’altra causa può essere una deformità angolare con la pelvi angolata lateralmente alla giunzione con il sacro; infine, una terza causa può essere un’asimmetria che sussiste tra le due metà della pelvi non correlata ad alterazioni della giunzione con il sacro.

La displasia dell’anca è generalmente considerata una situazione patologica bilaterale, comunque è stato anche mostrato che la displasia può essere associata a cambiamenti radiografici monolaterali, che colpiscono soltanto un’articolazione mentre l’anca controlaterale appare normale o quasi normale alla valutazione delle radiografie (Morgan, 1987; Corley, 1987). È stato stimato che, secondo la popolazione studiata, la displasia monolaterale varia dal 3% al 30% dei cani displasici e che il lato dell’anca coinvolta potrebbe essere l’espressione fenotipica di un tratto genetico ereditato (Corley e coll., 1989; Fluckiger e coll., 1998). Inoltre, sembra che all’interno della stessa razza, la frequenza della displasia monolaterale sia maggiore in alcune linee di sangue rispetto ad altre, e che anche la ripetitività del lato coinvolto sia legata alla linea di sangue (Keller, 2006).

In questo studio la displasia dell’anca è risultata monolaterale nel 16,1% dei soggetti displasici (5/31), rientrando quindi nell’incidenza media risultata negli studi sopracitati;

mostrando vari gradi di gravità dell’anca colpita, B+C e B+D. Secondo i dati O.F.A. il lato maggiormente colpito è razza dipendente, nel Labrador Retriever e Golden Retriever questo sembra essere il sinistro (Keller, 2006). Per quanto riguarda il lato colpito, nello studio è stato maggiormente il destro, ma dato lo scarso numero di soggetti, così come per la differenza della distribuzione tra i due sessi non si può stabilire se ci sia una differenza significativa, perciò i dati vanno riferiti unicamente alla popolazione in studio.

Per quanto concerne l’eziologia della displasia monolaterale, alcune teorie hanno suggerito il

ruolo predisponente giocato dalla presenza di una vertebra di transizione alla giunzione

lombosacrale, poiché questa causerebbe un attacco asimmetrico tra il sacro e l’ileo ed una

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minore copertura acetabolare della testa del femore (Morgan e coll., 1999). Nel nostro studio nessun caso con displasia dell’anca monolaterale presentava una vertebra di transizione. Altre teorie si basano sulla possibile eziologia traumatica e la presenza di leggera lassità come fattore predisponente aggravatasi in seguito ad un trauma (Morgan e coll., 1999).

In questo studio la diagnosi di osteoartrosi si è basata sulla presenza di osteofiti a livello

dell’acetabolo, della testa e del collo femorale, tra i soggetti displasici il 9,7% (3/31)

presentava displasia non artrosica. L’assenza di artrosi può essere spiegata con la giovane età

dei soggetti (<18 mesi), anche se degli studi hanno dimostrato il legame tra la suscettibilità

nei cani displasici a sviluppare osteoartrosi e la razza (Popovitch, 1995).

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