18. PISA, ARCHIVIO DI STATO
Diplomatico, Acquisto Roncioni, nO 93 (a. 1050)
[1098 luglio 24 (dopo il)-1l06 marzo 19 (prima del)]
Gli
hominesdi Cascia vola, che si dichiarano fedeli dell'Opera della catte- drale pisana di
S.Maria, denun.ciano a Dio, alla Madonna, all'insieme del clero, ai consoli e a tutto
il popolo di Pisa leviolenze subite dai
Longubardidel castello di San Casciano, nonostante la prom.essafatta in passato ai loro padri da Ungarello e
isuoi alla presen
za della contessa Beatrice; rivendica-no la loro natura giuridica di uomini liberi, senza obblighi personali di ser- vizio; ch
iedono [alpopolo e ai consoli pisani] di far cessare le violenze, confermando il loro legame di fedeltà.
Originale
(A)
. Membrana piuttosto spessa, giallastra alverso
, piLI chiara alrecto;
taglio irregolare: mm. 380 x 98-130; non rigata, testo su 57 rr. disposte secondo il lato corto della pergamena, di andamento piuttosto irregolare (con evidenti spostamenti di allineamento in particolare alle l'I'. 18-20 e 34); distanza fra le righe attorno ai 7 mm.;
margini praticamente inesistenti; inchiostro marrone rossiccio.
La scrittura
è
una minuscola carolina di tipo usuale, di mano unica, eccetto a quan- to pare l'aggiunta di r. 38, di altra mano probabilmente coeva. Scrittura piuttosto in'ego- lare, dai tratti spessi e di andamento sostanzialmente diritto, ma con qualche oscillazio- ne; aste alte spesso vistosamente inclinate a sinistra (in particolare l);a
con asta inclina- ta; d può essere sia diritta che inclinata;f, r
es
sporgono al disotto del rigo; la g è in quattro tempi; i, m, n eu
presentano regolarmente trattini di attacco e di stacco; il lega- mentost è
quasi sempre chiuso dal tratto orizzontale dit
. Per la congiunzioneet è
ado- perato il legamento, con lungo tratto finale; il dittongo nonè
mai espresso. Le abbrevia- zioni, di tipo comune, sono abbastanza frequenti. Lelitterae notabiliores
sono per lo piLI di tipo minuscolo ingrandito. La separazione delle parole è piuttosto chiara, spesso anche per i monosillabi. La punteggiatura, costituita normalmente dal punto a mezz'al- tezza, ha talvolta funzione distintiva (per esempio rr. 3-7); in un solo caso sono usati i due punti (r. 31), con funzione distintiva.Litterae notabiliores,
spesso appena ingrandi- te (cfr. r. 21), evidenziano i principali periodi del testo (non segue maiuscola dopo pausa piuttosto forte alle l'I'. 24 e 26), ma non sono adoperate per i nomi propri.Si scorgono molto a fatica sul
verso
le tracce di tre piegature orizzontali: la prima a ca. lO cm. dal margine superiore, la seconda a ca. 12 cm. dalla precedente e la terza a un po' più di lO cm. da quest'ultima (a ca. 5-6 cm. dal margine inferiore). Questo sistema doveva chiudere la pergamena o in successione dal basso verso l'alto (non ) viceversa), oppure ripiegandone verso l'internoil
quarto superiore e quello inferiore.Possono essere piegature di conservazione, come pure di consegna della petizione (cfr.
anche l'introduzione a questo volume, sopra pp. XVI-XVII).
Lo stato di conservazione soffre ampie cadute della membrana nella parte inferio- re, già prodottesi al tempo della
editio princeps
cIel Maccioni (1771), che segnala le lacune testuali. Un recente restauro, eseguito nel 1991-1992, con applicazione di per- gamena sulle parti mancanti, ha causato ulteriori minime perdite lungo i bordi dellezone danneg giate, come risulta dal confronto con l'ottima rip
roduzione effettuata pre- cedentemente dallo stesso Archivio di Stato, che qui s
i pubblica (segnalandoin
nota lediscrepanze rispetto a ciò che è visibile oggi sull' origin ale)
.Sul verso ne
lla parte inferiore, a rovesci o rispetto al testo su
l recto,di man o trecentesca «de casc
iaula (.)I Carta contra [Lan]francos»; nell'ango
lo destro, sem- pre a rove scio, si intravede a malapena una
«P» forse trecentesca,seg uita da altre
lettere illeggibili e sormontate da un segno abbreviativo (Garzella " Pis[
.... ]»).Nel
laparte superiore, a destra di mano moderna
«A.1050
(7).»,a sin
istra a lapis e sott o- lineato
<é897
», recente,non visibi
lesulla riprodu zion e; sotto, a rov esc io, di mano di Raffae
llo Roncioni (1553-1618) «GliUomin
i di Casciavola ricor (=)I ron o contro
i Lambardi di San CascianoI Pe
r Pisa.n. o 93.
»;ivi è anche cucito il cartellin o con
lasegnatura
<;R. A. Roncioni
1050 (7» >.* * *
Per la datazione si adottano gli estremi cro
nologici proposti dall'edizione Garzel- la,in base alla plausibile
ipotesiche la proclarnatio sia stata fatta
inun momento di assenza del titolare dalla sede episcopa
le pisana, compreso frala partenza dell' arci ve- scovo Daiberto per la Crociata (24 luglio 1098) e la prima attestazione del s uo succes- so re Pietro (19 marzo 1106).
Per
la definizionedel significato di Opera Sancte Marie, cii cui i Casciavolesi
si dichiaranojideles, e per l'inquadramento dei referenti istituzionali cui i querelanti fan-no appe
llo in assenza del vescovo (l'in s ieme del clero, i consoli e il popolo pisano, cfr.
rr. 6-7) si rimanda a RONZANI, Dall'edificatio, pp. 23
-24. Su questa linea interpretati va - oltre che in base a cons
iderazioni diordine paleografico, per cui cfr. note alla trascri- zione e all'edizione - si avanza qui una proposta d'
integrazione, frale a
ltre, per unpunto delicato del testo (rr. 51-52); nella parte conclu s
iva della pet
izione,in effetti, dopo il rinnovato appell o a Dio e all a Madonna (e
ndiadiricorrente: cfr. rr. 5, [53],57)
,sembra ritornare una più precisa espressione dei destinatari cui
lo scritto è concreta
-mente rivolto. Si noti c
he già nell'elenco iniziale di tutti coloro ai qualis i denunciano le malefatte s
ubite (rr.5-7) il testo sembra forn
ire chi are indicazioni co n la sua inter- punzione: da una parte vi sono infatti Dio,
la Madonna eil clero, dall 'a ltra - separati da un'evidente distin
ctio -i consoli e il popo
lo. Come appare natural e, è insomma al popolo e soprattutto ai s uoi consoli, ai qua
liall a fine de
l testo cisi
rivo
lgerebbe diret-tamente (ad pedes vestros, r. 52; eripite, r. 53), che la petizione se mbra indirizzata (sulla natura di questa testimonianza, che rappresenta un caso limite, si veda
l'introdu-zione al vo
lume, sop ra p. XV
I).Edizio
ni:MACC
ION
I, Difesa,I, pp. 114-115, n. 4; CAM
ICI,
Supplementi,pp. 80-81; D' AM
I-co,
Note,pp. 28-29; Garzella in PASQUINUCCI-GARZELLA-CECCARELLI LEMUT,
Cascina,pp. 161-
162; BANTI,
l brevi,pp. 105-107.
Regesto: GOEZ,
Beatrix,n° 5Ic, p. 234 (con errori).
Citazion
i: VOLPE, Studi,pp. 10,22-23,30,60; VOLPE,
Lambardi,pp . 273-274, 375; D'AM
I-co,
Note,pp. 20-23; ROSSETTI,
Ceti,pp. XXX II, n. 15, XXX
IV,XXX
IX,n. 28; PASQUINUCCI
-GARZEL-LA-CECCARELLI LEMUT,
Cascina,pp. 73-75, 132; TI CCIATI, S.
Casciano,pp. 125-126, 131-1 34;
RONZANI,
Dall'edificatio,pp. 23-24; RONzAN
I, Chiesa,pp.
154-156; CECCi\RELLI LEMUT, Terre,pp
.101-102; ROSSETTI,
Costituzione,pp. 108-109; CAMMAROSANO,
Storia,pp. 374, 384-385, 397, n. 99; CAMMAROSANO,
Carte,p. 401; VIGNOLl,
l Costituti,p. LX.
152
)
In nomine patris
&filii
&spiritus sancti Co) Amen" (.) Nos homines de casciula nouiter c um
perso nis nostris (o)
&cum rebus nostris effecti fidel es deo Co)
&ope re sancte marie pro clamationem fac imus dea
&sancte marie
&
clero
bunillerso C o)
&conslllibus
&
omni populo pisano (o ) de impietate
&crudelitate qUa/n longubardi dee sa ncto cassia no faciunt nobis ( o) Sciatis & in ueritate
credite Co) quod nos omni tempore fllimu s liberi ho mines
&semper habitauimus in nostro alodio (.)
&
habllimlls refugilll'/1
&casas in castello
sancti cass iani clonec integrul1l fuit (o )
&numquam fecimu s aliquod seruitillm aliclli cle illis
longubarclis ni si propter caste llum
&casas quas habllimus in ilIo (.) Vsus autem no ster quem nos fac iebamus ad opus castelli talis fuit
Waitam faciebamu s guanclo ipsi manda
bant nobis per su um mi ss ul1l (o)
&per unamquamque cellam clabamu s cluo carra cl e li gna
dilli s (o)
&ipsi defendebant nos in ipsa si lu a Co) Postea"
uero mutauerunt ligna in piscione dena
riorum
&dabamus Co) XVI Co) denarios per unam quamque cellam Co) postea lIero cum falsis preci bus
& cum inganno reduxerunt nos ut claremus eis de tota nostra uilla tria carra de lig na (o) iste fuit noster usus
&nihil aliud habuerunt unquam nobi scum in aliqua postura Co) neque alodilll1l eorum neque feudllm tenuimlls unquam ab
ei~Postquam uero castellum est destructul1l Co) nos debllimus esse lib eri ab omni serll itio C:) Sed ante quam castellum esset destrllctllm ceperunt nobis facere rapinam. de nostri s rebus non per lIs um nec per posturam (.) nequ e perI" I)ostram 1I0111ntatem Vnde nos irati uenimus Ho] p(]Iaiio
g [ .. ]" p[o]~amante clan narn beatricem ut face'remlls ei prociamationem (o) Tunc uenit lIn gare lIu s cllm s uis consorti bus
1)2) 3) 4) 5) 6) 7) 8)
9)
lO) Il) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28) 29)
30)
31) 32) 33) 34) 35) 36) 37) 38)39)
40) 41) 42) 43) 44) 45) 46) 47) 48) 49) 50)&
inuestiuit patres nostros acl penam mille librarul7l
iCo) quod ampl ill s non facery[ o ]
e is ulIlIm malllm C o )
&ita remansit proclamatio (o)
PO~[oo o ]j cllm omn is potestas perclidit lIirtutern
&iustitia
mortua est
k &periit ciel nostra terra ( o) tunc ceperllnt facere onmia mala
lllnobis sicut pagani &" saraçeni (o) Nam [ ....
]~snostra s ceperllnt aclpre henclere 8?
I~l[.... o ]() 8?
JTl[ ..o6 ..
o]~I)ostras as sa lIi
rein ipso
p~[.. o7 .. o]çe rent in jecto
&perclIte
re eas
&tollere omnia bona cle nostra clomo Co) fili[ ..
]petiam nostros percutere
&inuoluere'l in piscina
&il) omni Iuta Co) omnes etiam bestias abstraere de ca sis
r[o]JTlnes' agros uastare Co) ortos de omnibus oleribus
&[ .. o]çtibus exspoli are C o)
& [ ..]lIere
&rapere oml/ym
[ .. .. ]~lIn
unde
clebe~amus ~l[ohl(~rYI)o s & filii nostri (o) Vnçly
154
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51) [ .. ]fllgimlls ad dellm & ad
sanctam
ma[ ... ±1O ... ]ml &52)
<:Id pedesll estr os
llict9[ .. ]~ & glorj[ ...±13 ...
]~ani" (.)53)
& prodeo
& pro amo[ ...±23. · ..
]V vripit[.]54) nos de potestate [ ... ±14 ... ]w
<st
crlldelitateX pa55) ganorum (.) llt nOll faciant tanta mala nobis
neque
ç1i~[.. .. ] 56)
[.]os & filiosnostro s
llt possimus llillere fideles ad1:1[ .. ... ]
57)
ç1ei
Y &sancte
marie (.) .-'"A corretta da minuscola in maiuscola con allungamento dell'asta.
b Precede cOli parzialmente (co) depennato; per separarlo da clero è stato aggiunto un punto in alto.
e Piccola macchia sopra de (che interessa anche la p di il1lpielale al rigo precedente),' che può produrre l'ingannevole impressione che si tratti del nesso de, seguito da e.
ti Segue un punto, parzialmcntc riassorbito nella seguente i di ilLis.
c a aggiunta nell'interlineo sopra e dalla prima mano.
r Minime tracce residue dclla partc superiore di p sull'originale.
g Non P ili visibili sull'originale le tracce della prima a e della n del precedente in.
il ad si scorge parzialmente sulla riproduzione (non pill sull'originale dopo il restauro); della se- guente p si intravede la terminazione in basso dell'asta.
i ad-libral'lll1l aggiunto nell'interlineo con inchiostro diverso da altra mano a quanto pare coeva, con segno di inserimento (trattino obliquo) fra s e q in alto; a giudicare dallo spazio ristretto, il punto fra 1I0slros e qllod parrcbbe aggiunto, o dalla prima mano o anche dalla seconda.
j Sulla riproduzione si scorgono anche le tracce della I.
k esi aggiunto nell'interlineo dalla prima mano.
I de aggiunto nell'interlineo dalla prima mano.
no Ina/a aggiunto ncll'intcrlineo dalla prima mano.
n Cfr. nota seguente.
l> Dopo L un'asta corta, possibili i e Il; tu Garzella prima del restauro. & /I/non visibile sulla ripro-
duzione, perché sul lembo di pergamena ripiegato sul rigo superiore, su & fra pagani e saracelli.
il Sulla riproduzione sembra di scorgere anche la o e forse nell'interlineo sopra di essa una s tonda.
q Forse all'asta della t è stato aggiunto un prolungamento. )
r C corretta su altro tratto; dopo la parola segue forse un punto. A finc rigo perdita di pergamena corrispondente allo spazio per un paio di lettere, ma probabilmente senza lacuna testuale (cfr. anche nota
f
all'cdizione).S Sopra III piccolo guasto della pergamena, che ha parzialmente intaccato il segno abbreviativo.
I In corrispondenza dell'appoggio sul rigo della
t
del soprastantefilii si intravede la terminazione di un'asta alta.U Sulla riproduzione si intravede parzialmente pi prima di sani.
v Dopo o si intravede parte di una r sulla riproduzione (non pill sull'originale dopo il restauro).
w Sopra la prima a difacialll al rigo seguente si intravedc la fine di un'asta bassa; in corrisponden- za di tanta lIIala al rigo seguente si scorgono tracce di scrittura di quello soprastante, senza a quanto pare tratti discendenti.
x La prima parte della parola c il precedente & (collocato in corrispondenza della 1/ di nobis al rigo
~egllente) non sono visibili sulla riproduzione a causa del ripiegamento del lembo di pergamena.
Y Sotto il lembo di pergamena ripiegato.
155
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Nos homines de Casciula, I noviter cum personis nostris et cum rebus nostris effecti fideles Deo et Opere Sancte Marie,2 proclumationem faciI11l1s Deo et sancte Marie et clero" universo et consulibus et omni populo Pisano de impietate et crlldelitate quam Longubardi3 de Sancto Cassian04 fa- ciunt nobis. Sciatis et in veritate credi te quod nos omni ternpore fuimus liberi homines et semper habitavimus in nostro alodio, et habuirnus refugium et casas in castello Sancti Cassiani donec integrum fuit, et nurnquam fecimus aliquod servitium alicui de illis Longllbardis nisi propter castellum et casas quas habuimus in ilio. Usus autem noster, quem nos faciebarnus ael opus castelli, talis fuit: waitam faciebamus quando ipsi man- dabant nobis per suum missuI11, et per unamquamque cellam dabamus duo carnI de ligna illis, et ipsi defendebant nos in ipsa silva. Postea vero mutaverunt ligna in piscio- ne denariorum et dabamus XVI denarios per unamquamque cellam; postea vero cum falsis precibus et cum inganno reduxerunt nos ut daremus eis de tota nostra villa tria carra de ligna. Iste fuit noster usus et nihil aliud habuerunt unquam nobiscum in aliqua postura, neque alodium eorum neque feudum tenuimus unquam ab eis. Postquam vero castellum est destructum,5 nos debuimus esse liberi ab omni servitio. Sed, ante guam castellum esset destructum, ceperunt nobis facere rapinam de nostris rebus, non per usum nec per posturam neque per nostram voluntatem. Unde nos irati venimus i[n]
p[a]latio [ad] P[i]sam ante donnam BeatricemO ut faceremus ei proclamationem. Tunc venit Ungarellus7 cum suis consortiblls et investivit patres nostros ad penam mille li- brarum quod amplius non facere[t]b eis llllum malum, et ita remansit proclamatio. Pos[tea], cum omnis potestas perdidit virtutem et iustitia mortua est et periit de nostra terra, tunc ceperunt facere omnia mala nobis sicut pagani et Saraceni. Nam [person]asC nostras ceperunt adprehendere et lu[dere]d et m[uliere]s nostras assallire in ipso pa[rtu cum ia]cerent" in lecto et percutere eas et tollere omnia bona de nostra domo, fili[os]
etiam nostros percutere et involvere in piscina et in omni luto, omnes etiam bestias abstraere de casis,r [o]mnesg agros vastare, ortos ele omnibus oleribus et [fru]ctibus exspoliare, et [to]llere et rapere omnem [copi]amh unde elebebamus v[i]vere nos et filii nostri. Unde [con]fugimus ael Deum et ad sanctam Ma[riam, ael populu]mi et ael pedes vestros, victo[re]s et glori[osi consules Pi]sani,i et pro Deo et pro amo[re sanctae Ma- riae deprecamur vos:]k eripit[e]1 nos de potestate [ ... ] etlll crudelitate paganorum, ut non faciant tanta mala nobis neque dis[perelant n]os et" filios nostros, ut possimus vi- vere ficleles ael h[onorem] Dei etO sancte Marie.
a clero D'Amico c Santi; cOllclero Garzella (crr. n. b alla trascrizione).
h facere{I/!] D'Amico; facere{! f Garzella; facerel/! Santi.
C.A.
c Insostenibile il vulgato {casfas (D'Amico, Garzella, Santi), di cui si vcdrebbc la parte supcriore dclla prima s. Si propone p( er)sonas, di cui si scorge la sommità dclla prima s, piuttosto bassa, sotto la p di cep( er)ul/t al rigo precedente (cfr. per escmpio relllallsil, r. 39).
~ Illlegrazione probabile, considcrate le possibili parole inizianti con III (o li); & luf. ..... ] Garzella, lacuna D'Amico e Banti.
c pa ... {ia]cerelll D'Amico; paf. ...... ]cerel/I Garzella; pa{ ... III iajcerelll Banti. Sulla riproduzione (non più sull'originale dopo il rcstauro) si intravcdono abbastanza chiaramcnte prima di cereI/Ile tracce poggianti sul rigo di una a; all'inizio dclla lacuna sembra anche di scorgere poco pill in basso dclla a di pa una traccia d'inchiostro che potrcbbe corrispondere alla terminazionc di una r, la cui asta è in gcncrc inclinata c appena sporgente SOltO il rigo (cfr. per csempio rr. 42 saracel/i, 48 uaslare, 57 lIIorie). Sull'in-
156
tcgrazione mi trovo d'accordo con Mauro Ronzani, giunto indipendentementc alle stesse conclusioni (comunicazione pcrsonale).
f Dopo casis integrano e/ D'Amico, Garzella, Banti; indica lacuna Maccioni; non segnala perdita di testo Camici (cfr. anche nota r alla trascrizione).
g 1I0s/ros Maccioni e Camici; [omnes} D'Amico; [o }mnes Garzella; {nostr}os Banti.
h L'integrazione si deve a Ernesto Stagni. Propone invece bladam Mauro Ronzani (comunicazione personalc), ehc ringrazio.
i ad Sal/e/am Mariam ... e/ ad pedes D'Amieo; ad Sanc/am Ma{rialll ... }1Il et ad pedes Garzella;
ad Sanc/alll Ma{ri]am et ad pedes Banti. Pare inaffidabile la lettura sanclmn ... wn di Camici (già Mac- cioni sanetalllllw ... /II). Lo spazio occupato dall'integrazione proposta ria(m) (.) ad porterebbe la Il di ad a coincidcre perfcttamcnte con la traccia di un'asta alta in corrispondenza della I difilii al rigo superiore (cfr. nota / alla trascrizionc). Possibilc anche ria(lII) & ad; mi pare tullavia prel'cribile il segno di inler- punzionc (per cntrarnbi non c'è spazio a sufficienza). Quanto al seguente p(o)p(u)I(II)/II, si noti che la presenza di una III finale (di solito abbreviata) induce a ipotizzare una parola contratta prima della desi- ncnza.
j vic/o[re}.\' ef ... Pisani D'Amico; vie/o[re}s e/ glori[osi ..... P}isani Garzella; victo[re}s e/ [ro- gall/lIs vas .. } Pisani Banti.
k deprecalllur vas si dà exell/pli grafia. Dopo amore indicano lacuna D'Amico, Garzella, Banti.
I eripi(o/is} D'Amieo; eripia(/is} Garzella; (/II} eripi(alis] Banti. Tuttavia è chiarissima la parte sinistra del tratto orizzontale della t, che raggiunge la precedente i.
JI\ Lacuna D'Amico, Garzella, Banti.
"dis.. .. / .... D'Amico; dis{../I/}os e/ Garzella; dis[sipent res nos/ras e/ pere/ltia/lt} Banti. Si propo- ne, piuttosto compresso a finc rigo (cfr. per esempio rr. 21 e 45), disp(er)da(n}/.
o Così già Garzella; h{o/lorelll} .... D'Amico; lI[onore/ll Dei et Opere} Banti.
I Oggi Casciavola, frazione del comune di Cascina (Pisa).
2 Sull'Opera della cattcdrale pisana di S. Maria cfr. RONZANI, Dall'edificatio.
) Sul termine cfr. ROSSETTI, Ceti, pp. XXVII-XXIX.
4 Oggi San Casciano, frazione del comunc di Cascina (Pisa).
5 Menzionato per la prima volla il 17 settembre 1061 o 1062, il castello fu in seguito distrutto e quindi ricostruito, e ricompare nella documentazione il 12 ottobre 1120 (cfr. PASQUINUCCI-GARZELLA- CECCARELLI LEMUT, Cascina, pp. 73, 75, 134; TICCIATI, S. Casciano, pp. 125-126).
(, L'unico placito tenuto dalla sola Beatrice a Pisa cii eui si abbia documentazione è quello del 15 marzo 1076 (MANAREsl, I piaciti, 1\1.1, n° 436, pp. 331-333): cfr. PASQUINUCCI-GARZELLA-CECCAREI.LI LEMuT, Cascina, p. 74.
7 UIlgarello, figlio di Signoretto della famiglia dei da S. Casciano, è documentato nel 1054 (cfr.
PASQUINUCCI-GARzELLA-CECCARELLI LEMuT, Cascina, tav. I b, p. 136, clove risulta morto ilei 1109; TICCIA- TI, S. Casciano, tav. I, p. 103).
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