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Ho scelto, in accordo al primo relatore, il prof. Curti, e al correlatore, il prof.

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Academic year: 2021

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9. Conclusioni

Il mio lavoro di ricerca e di studio su Andrea Zanzotto è giunto all’epilogo. Si è trattato di un tentativo esegetico e interpretativo di alcuni componimenti scelti da La Beltà, forse la raccolta più rappresentativa di questo straordinario poeta.

Ho scelto, in accordo al primo relatore, il prof. Curti, e al correlatore, il prof.

Ciccuto, di battezzare questo lavoro con il titolo di Prove di lettura, perché solo di prova, di tentativo, di ipotesi si può parlare, ad oggi, delle poesie di Zanzotto. Meticolosità e accortezza mi hanno accompagnato in questo lavoro, durante il quale non è stato semplice confrontarsi con lo spessore umano, culturale e filosofico di un poeta che spiazzerebbe anche il critico più raffinato, figuriamoci un giovane laureando.

Ho ritenuto opportuno dividere in due parti la tesi: i primi 5 capitoli seguono da vicino il percorso poetico di Zanzotto, dalla prima raccolta poetica, Dietro il paesaggio, a La Beltà, e tracciano l’evoluzione del pensiero poetico zanzottiano senza perdere di vista il contesto letterario italiano coevo.

La seconda parte registra un cambiamento notevole a livello strutturale:

definita la misura e la cifra poetica di Zanzotto nell’arco storico compreso fra il

1951 e il 1968, adesso l’indagine letteraria si sposta sul campo minato

dell’inconscio, seguendo gli studi di Sigmund Freud e Jacques Lacan e le

intuizioni critiche di Francesco Orlando. Viene così a costituirsi, in un primo

tempo, un terreno fertile sul quale coltivare le strette correlazioni che si

instaurano tra la strategia del significante di Zanzotto e la supremazia del

significante sul significato avvalorata da Lacan, e, in un secondo momento, si

creano le condizioni per individuare i motivi (letterari e poetici, filosofici ed

esistenziali) che hanno portato Zanzotto ad indagare l’inconscio umano fino

alla regressione verso l’afasia e verso lo stadio infantile (con il linguaggio del

petèl). La sperimentazione linguistica di Zanzotto, che a volte può assumere

anche gli aspetti di una disgregazione, tende a scorrere come un magma

incandescente lungo la pagina abbracciando ampi spazi dello scibile: dalla più

alta tradizione letteraria italiana e internazionale con Dante, Petrarca, Leopardi,

Hölderlin, Baudelaire, Eluard etc., al linguaggio quotidiano, televisivo e

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commerciale, dal latino al francese, dal pappo e dindi dei bambini alle zone di afasia linguistica in cui fonemi e morfemi sembrano acquistare, o quanto meno rivendicare, un senso proprio.

Con gli ultimi due capitoli si è completato il percorso di avvicinamento

a La Beltà, ricercando, dapprima, alcuni dei numerosi significati che il poeta ha

voluto forgiare nell’ormai desueta beltà, passando da Petrarca a Leopardi fino

al confronto con Baudelaire, e successivamente delineando un commento

critico - interpretativo di Oltranza oltraggio, Possibili prefazi o riprese o

conclusioni IX e infine di Al mondo. Ho scelto come base di partenza

dell’analisi dei testi il lavoro di Stefano Dal Bianco, Profili dei libri e note alle

poesie, in Andrea Zanzotto, Le poesie e prose scelte, Milano, Mondadori,

1999, pp. 1379-1681, per poi tracciare nuovi spunti esegetici in virtù del lavoro

di ricerca svolto nei capitoli precedenti.

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