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PROGETTO DI RESTAURO 5.1 - Principi guida del progetto di restauro 144

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CAPITOLO 5

PROGETTO DI RESTAURO 5.1 - Principi guida del progetto di restauro 144

Il progetto di restauro deve essere allestito sulla base di conoscenze storiche e diagno- stiche il più approfondite possibile, essendo il riconoscimento dell’opera d’arte un pas- saggio metodologico essenziale in vista della sua trasmissione al futuro. Il progetto di restauro può dunque considerarsi un particolare progetto architettonico nel quale l’opera d’arte condiziona il restauro e non già l’opposto (Brandi, 1977, tratto da “Trattato di re- stauro architettonico”, Carbonara, 1996, Torino), nel senso che sono sempre gli elementi

gurativi e storici preesistenti a in uenzare i contenuti del progetto stesso e a limitarne il grado di intrusività.

É quindi fondamentale subordinare l’azione progettuale all’instaurarsi di un meccani- smo di reale comprensione del manufatto architettonico: entrare in sintonia con l’edi - cio, capirne la dimensione, non solo materiale e sensoriale, ma anche concettuale (intuire aspettative ed obiettivi di chi lo costruì) aiuta a giudicare gli interventi e la loro compati- bilità.

L’intervento del restauratore potrà allora esplicare appieno la propria funzione di con- servazione dell’architettura, laddove vengano rispettati quei principi fondamentali che hanno costituito la grande conquista del Novecento nell’ambito del Restauro, rispondendo nell’insieme ad una norma generale di “cautela”: i principi di “minimo intervento”, rever- sibilità, distinguibilità, autenticità, attualità espressiva.

- Minimo intervento: il restauratore deve in ogni caso affi darsi per la conservazione all’essenzialità del minimo intervento possibile; esso consisterà, oltre che nella riparazione degli elementi compromessi o mancanti che siano all’origine del danno materiale, anche nell’eventuale integrazione di quelle linee e volumi la cui mancanza compromette insop- portabilmente l’immagine, ma sempre nell’ottica del rispetto dell’intelligibilità della forma storicamente determinata, con la sua valenza documentaria.

- Reversibilità: questo criterio riguarda la possibilità di rimuovere, in qualsiasi mo- mento, le aggiunte e le integrazioni introdotte nell’edi cio, al ne di una più durevole conservazione o di una più confacente presentazione dell’opera, frutto di precisazioni - lologiche conseguite attraverso studi storico-critici adeguati. La sua pratica è di non facile attuazione, specie nel campo strutturale, ma ciò non toglie che nel progetto di restauro la reversibilità debba costituire pur sempre una meta e un orientamento di metodo.

144 G.Carbonara, Trattato di restauro architettonico, Totino, UTET, 1996, volume III, pp. 499-525

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- Distinguibilità:

«La sostituzione e le eventuali integrazioni di paramenti murari, ove necessario e nei limiti più ristretti, dovranno essere sempre distinguibili dagli elementi originari, diff eren- ziando i materiali o le super ci di nuovo impiego» (Carta del restauro, 1972, tratto da

“Trattato di restauro architettonico”, Carbonara, Torino 1996).

La distinguibilità deve dunque ottemperare contemporaneamente a due esigenze: la prima di ordine lologico, per assicurare la piena riconoscibilità delle parti aggiunte ri- spetto a quelle originarie, allo scopo di poter sempre ristabilire, meglio se anche immedia- tamente “a vista”, la successione delle fasi storiche; l’altra di carattere spaziale- gurativo nel richiamo ad evitare troppo stridenti diversità.

- Autenticità: la distinguibilità dell’intervento deve manifestarsi nel rispetto dell’au- tenticità del testo, senza privilegiare un’epoca rispetto a un’altra, nel caso della compresen- za di strati cazioni cronologiche.

Affi nchè si salvaguardi l’autenticità dell’opera e, con essa la sua integrità sica, l’inter- vento di restauro non dovrà, in linea di principio, né rimuovere modi che naturali né tanto meno le testimonianze del fare umano manifestatesi come integrazioni e aggiunte.

- Attualità espressiva: l’espressività di un intervento “attuale” consiste nella cor- rettezza e nell’effi cacia insostituibile dell’aggiunta o, eccezionalmente, della rimozione di materia, conseguita con materiali e tecniche moderne o anche con materiali e tecniche tradizionali usati e reinterpretati con sensibilità moderna.

Nel campo del restauro architettonico, perciò, l’atto espressivo deve restituire l’opera risanata e consolidata, protetta nella sua natura di materia deperibile, nuovamente utiliz- zabile e funzionale o, comunque, fruibile esteticamente sempre “identica” a se stessa e in grado di continuare nella sua funzione di stimolo all’intelletto e al sentimento di chi ne goda, oggi e nel futuro.

5.2 - Operazioni di rilievo

5.2.1 - Rilievo geometrico

Il rilievo geometrico della chiesa della SS. Annunziata è stato condotto con l’utilizzo di strumenti atti a tracciare piante, prospetti e sezioni del fabbricato.

In particolare sono stati utilizzati:

• metro a stecca da 2 m;

• rotella metrica da 20 m;

• distanziometro laser tipo Aomaso HT-60 da 60 m;

• stazione totale LEICA TCR407 power, fornita dal DESTeC dell’Università di Pisa.

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Innanzitutto è stata presa visione di rilievi precedenti eseguiti dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. I rilievi in questione sono documentati in appendice e consistevano in:

• un prospetto del lato ovest del campanile e uno del lato sud prima dei lavori di re- stauro in scala 1:25;

• un prospetto del lato ovest del campanile e uno del lato sud dopo i lavori di restauro in scala 1:25;

• una pianta del piano terra in scala 1:50;

• una pianta in scala 1:100, che ricostruisce le diverse epoche costruttive della chiesa;

• una pianta in scala 1:20 dell’abside;

• una sezione trasversale in scala 1:20 dell’abside;

• una pianta in scala 1:100 del piano rialzato;

• una planimetria del tetto ed uno schema di facciata rappresentati in scala 1:200

145

. Gli elaborati già disponibili sono stati utilizzati come eidotipo, ovvero come base per riportare le misurazioni eff ettuate sul campo, nonché come elemento di raff ronto dei ri- sultati ottenuti.

Essendosi reso necessario, per le operazioni di rilievo, anche l’impegno di via Ruga degli Orlandi (soggetta a traffi co veicolare piuttosto sostenuto) è stato indispensabile sti- pulare un piano di sicurezza che prevenisse situazioni di pericolo.

Le operazioni di rilievo sono risultate diffi coltose, in particolar modo all’esterno, in quanto le ristrette dimensioni delle strade, la mancanza di una piazza antistante e i diversi edi ci privati accostati alla chiesa consentono solamente una visione di scorcio del fabbri- cato impedendone una visione generale.

Inizialmente è stata de nita una poligonale i cui vertici sono stati i punti di partenza per la rilevazione. Affi nchè il posizionamento di tali punti fosse univocamente stabilito, si è agito per trilaterazione, ovvero sfruttando la gura geometrica del triangolo, che, in quanto indeformabile, può essere disegnata a partire dalla sola conoscenza della lunghez- za dei tre lati.

Al ne di mettere in relazione le diverse parti rilevate singolarmente in dettaglio, è sta- ta attuata la determinazione dei caposaldi in modo da de nire un sistema di riferimento generale, a cui connettere di volta in volta i sistemi locali (Figura 56).

In relazione agli stessi sistemi locali, una volta che essi sono stati de niti (ad esempio per le singole cappelle), per ciascun ambiente sono stati ssati i punti più signi cativi utili ad individuare la geometria dell’ambiente (spigoli, chiavi di volta, punto di imposta degli archi, etc.).

145 Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province

di Pistoia e Prato, Archivio dei disegni, Pescia, monumento: chiesa della Santissima Annunziata, tavole 1-2

per quanto riguarda il campanile e tavole 1-6 per quanto riguarda la chiesa.

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Una volta rilevati tutti i punti necessari a rappresentare la geometria degli elementi della costruzione, si è passati al trasferimento dati su PC tramite il so ware GT1WIN v.8 e successiva esportazione in AutoCAD; in questo ambiente è stato in ne possibile eff ettuare l’elaborazione nalizzata a ricavare piante, sezioni e prospetti.

5.2.2 - Rilievo endoscopico Strumenti utilizzati:

• endoscopio Shekar 2.0 Megapixel

Il rilievo endoscopico è stato condotto nell’area corrispondente all’estremità nord del prospetto est. Qui, in prossimità del piano stradale, è presente un’apertura, l’accesso alla quale è permanentemente impedito da una grata metallica; attraverso essa si intravede ad occhio nudo un ambiente seminterrato. Rispetto alla pianta dell’edi cio, tale accesso si colloca al di sotto della stanza di servizio che in gura 30 è indicata con il numero 9.

L’ipotesi era che, tramite visione endoscopica, si potesse riuscire a ricavare qualche elemento utile a conoscere la natura del luogo ed eventualmente lo stato delle strutture.

L’esito dell’ispezione tramite tale strumento è stato di confermare eff ettivamente la pre- senza di un volume seminterrato, che si intuisce di una profondità stimata intorno al me- tro; di tale ambiente, tuttavia, non è stato possibile determinare con certezza l’estensione in pianta, non risultandone individuabili i limiti.

L’impossibilità di determinare un con ne lascia comunque supporre che le dimensioni siano considerevoli; si può legittimamente ipotizzare che tale spazio coincida con quello

Figura 56 - Individuazione dei caposaldi

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che le cronache dell’epoca riportano essere stato il magazzino seminterrato della chiesa nella sua versione originaria (corrispondente approssimativamente alla parte più setten- trionale della fabbrica odierna), il quale, nel contesto dei lavori di ampliamento, potrebbe essere stato mantenuto nei suoi volumi ma chiuso ad ogni accesso, almeno per quanto concerne la chiesa; non è dato ovviamente sapere se si conservi qualche via di ingresso dal lato degli edi ci adiacenti, attualmente in uso di abitazioni private.

Per quanto riguarda lo stato delle strutture a questo livello, si potrebbero suggerire ul- teriori indagini, da condursi anche accedendo direttamente al sito seminterrato, indagini che potrebbero peraltro fornire l’occasione utile a chiarire de nitivamente l’estensione del luogo ed eventuali sue comunicazioni.

Figura 57 - Area esplorata tramite endoscopia. La freccia indica la zona di accesso, mentre le linee tratteggiate rappresentano l’ipotetica estensione dell’edi cio basandosi sulle informazioni storiche.

Figura 58 - 59 - Immagini ottenute tramite endoscopia dell’ambiente seminterrato

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Figura 60 - 61 - Immagini ottenute tramite endoscopia dell’ambiente seminterrato

5.3 - Rilievo materico

Le operazioni di rilievo sono state volte anche ad individuare i diversi materiali di cui si costituiscono gli elementi della fabbrica; in una fase successiva, si è proceduto a catalogare i materiali e ad esaminare la distribuzione di ciascuno degli stessi, al ne di elaborare un quadro sintetico ed esaustivo di analisi materica dell’edi cio.

Figura 62 - 63 - Immagini ottenute tramite endoscopia dell’ambiente seminterrato. Nella prima è possibile vedere uno deti tanti ri uti presenti, visto che l’ambiente è stato usato come discarica improvvisata; nella secon- da la fotocamera dell’endoscopio è rivolta verso l’alto e consente di intuire la presenza di elementi in laterizio (volta? arco?)

- Intonaco - Pietra - Legno - Stucco - Marmo nero

- Marmo bianco - Marmo policromo - Metallo

- Vetro

- Laterizio

LEGENDA MATERICO:

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Figura 64 - Rilievo materico pianta livello 0

Figura 65 - Rilievo materico pianta livello 1

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Figura 66 - Rilievo materico prospetto est

Figura 67 - Rilievo materico prospetto ovest

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Figura 68 - Rilievo materico prospetto sud

Figura 69 - 70 - Rilievo materico sezione A-A’ e B-B’

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Figura 71 - 72 -Rilievo materico sezione C-C’ e D-D’

Figura 73 - 74 - Rilievo materico sezione E-E’ e F-F’

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Figura 75 - Rilievo materico sezione G-G’

Figura 76 - Rilievo materico sezione H-H’

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5.4 - Analisi del degrado e relativi interventi

Dopo aver raccolto tutte le notizie storiche che è stato possibile reperire riguardo il manufatto, sono stati realizzati rilievi sul campo al ne di identi care le diverse tipologie di materiali impiegati, le eff ettive dimensioni, la reale con gurazione statica e lo stato di degrado in cui si trovano al momento presente la struttura e le opere ad essa annesse. Al termine delle operazioni di rilievo, i dati sono stati analizzati e se ne è ricavato un quadro dettagliato della chiesa, sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista struttu- rale.

5.4.1 - Pavimentazioni

Per quanto riguarda le pavimentazioni del livello 0, lo stato di conservazione risulta decisamente buono, anche grazie al fatto che l’apposizione delle piastrelle in marmo è rela- tivamente recente (1942). Tuttavia decenni di inutilizzo hanno determinato l’accumulo di un’ingente quantità di polvere e sporcizia: per questo motivo, sia relativamente al marmo che al laterizio, si consiglia una pulitura iniziale a secco, seguita da cicli di lavaggio con acqua a bassa pressione, alternati a pulitura meccanica con spazzole morbide e spugne.

Nelle zone in cui risulta assente la pavimentazione (per lo più stanze secondarie), è sta- to previsto di inserirne una in laterizio, con piastrelle rettangolari di dimensioni analoghe a quelle già presenti negli altri ambienti di servizio dell’edi cio.

Salendo al primo livello, gli elementi lignei (le scale a nord del lato est, nonché le tavole che pavimentano la cantoria), risultano ormai logori ed estremamente instabili; se ne ren- de pertanto inevitabile la sostituzione, con nuovi elementi analoghi per materiale.

Per la totalità delle pavimentazioni del livello 0 si prevede, dopo la pulitura, la stesura di uno strato di cera microcristallina con funzione di protezione, tale da garantire la continu- ità dell’impiantito sia in quelli che in fase progettuale diverranno i locali tecnici, sia negli spazi aperti al pubblico, che si suppongono soggetti ad un intenso transito di visitatori nonché, soprattutto, a movimentazioni ripetute di sedie e pannelli espositivi (v. proposta progettuale).

5.4.2 - Coperture

La volta a botte della navata centrale si presenta in condizioni strutturali apparente-

mente buone, eccezion fatta per alcune lesioni in chiave nei costoloni e su alcune delle

lunette al di sopra delle nestre. A proposito del quadro fessurativo, sarebbe necessario

eseguire accertamenti diagnostici più approfonditi per valutare se queste lesioni siano da

considerarsi innocue espressioni di un assestamento para- siologico della volta, o vice-

versa se debbano essere ritenute le spie di un vero e proprio processo di alterazione dello

schema statico; qualora a rivelarsi esatta fosse quest’ultima opzione, si renderebbe neces-

saria un’impegnativa operazione di consolidamento di parti -o della totalità- della volta

stessa, ad esempio mediante l’inserimento di catene.

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L’intonaco che riveste la copertura -sia della navata che delle cappelle- ha subito di- stacchi in diverse porzioni; vi sono inoltre evidenti segni di effl orescenze e macchie. Ciò suggerisce la non perfetta tenuta della copertura stessa, con conseguenti in ltrazioni d’ac- qua a provenienza dall’alto: indagini più approfondite a questo riguardo si quali cano, dunque, non solo come necessarie per evitare che la situazione peggiori, ma anche come assolutamente prioritarie e da eseguirsi prima di ogni altro eventuale intervento, affi nché lo stesso non si riveli vano.

Per quanto riguarda gli interventi sugli intonaci della volta, se ne progetta il consolida- mento mediante risarciture di malta di calce idraulica.

5.4.3 - Situazioni particolari delle cappelle

Come già accennato nei capitoli precedenti, tra le cappelle quella ad aver subito i danni più pesanti a causa dell’umidità è quella di S. Filippo Neri. L’intervento di restauro del 1994 si è concentrato prevalentemente sulla ricostruzione del tetto della chiesa e delle case adiacenti, ma ha trascurato una successiva pulizia delle pareti interne della cappella, che, dunque, deve essere contemplata in questa sede.

Per quanto riguarda la cappella della SS. Annunziata, il deterioramento dello strato super ciale di intonaco delle pareti laterali, decorato a motivi geometrici, lascia oggi in- travedere uno strato sottostante, che presenta la medesima pigmentazione e il medesimo disegno a cielo stellato che ricorre sulla volta. In questo caso, l’intervento sull’intonaco prevede non di nire di rimuovere lo strato superiore geometrico (in quanto ciò compro- metterebbe quella che non è altro che una testimonianza delle modi cazioni successive subite dal manufatto nel corso dei secoli), bensì di limitarsi ad integrare le porzioni dete- riorate dello strato superiore per riportare quest’ultimo ad una condizione di continuità.

A questo proposito si osserva come la disgregazione affl igga indiff erentemente entram- be le pareti laterali, con distribuzione approssimativamente uniforme alle porzioni infe- riori e superiori, mentre l’intonaco della volta sovrastante si presenta in buone condizioni:

è pertanto possibile, a livello di ipotesi, escludere una causa in ltrativa alla base del danno, proponendo piuttosto come possibile motivazione l’eccessiva sottigliezza dello strato ap- posto secondariamente, che non si è dimostrato abbastanza solido da resistere a lungo nel tempo. Sarebbe comunque opportuno condurre indagini approfondite in merito, anche tramite termogra e, per escludere la persistenza di in ltrazioni idriche lungo il perimetro.

La cappella della Madonna di Pompei presenta segni di degrado nella quasi totalità

della volta. La pigmentazione di un celeste acceso ha perso la sua colorazione originaria

a favore di una tonalità più spenta, e alcune stelle in stucco sono cadute, indebolite dalle

in ltrazioni. Come nelle cappelle del lato opposto, anche qui l’ingresso dell’acqua è stato

causato dal crollo di una porzione di copertura; nonostante l’intervento di risanamento

a questo livello risalga al 2000, gli elementi decorativi continuano a staccarsi: si consiglia

pertanto di veri care che non vi siano stati difetti nella realizzazione della nuova coper-

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tura.

La cappella dell’Addolorata presenta segni di degrado evidenti sia sulla volta che sulle pareti laterali (specialmente quella settentrionale), avendo anch’essa subito gli eff etti del crollo della copertura a cui si è appena fatto riferimento.

5.4.4 - Considerazioni generali e conclusive sugli interni

Al di là delle situazioni particolari delle singole cappelle, è necessario fare riferimento in generale anche agli interventi sul resto degli intonaci, e sulle decorazioni in stucco, che si sviluppano lungo la navata. Il degrado a questo livello appare localizzato a speci che zone piuttosto circoscritte, senza una compromissione generale delle condizioni di con- servazione delle super ci; dove necessario, si interverrà con risanamenti mirati.

Per quanto riguarda i marmi degli altari, le condizioni sono generalmente buone e ci si limiterà ad un intervento di pulitura con resine a scambio ionico e lucidatura con cera microcristallina.

Una menzione particolare merita il destino dei tamponamenti delle due porte poste al piano rialzato: vista l’impossibilità di ricomporre l’unità della fabbrica originaria attra- verso la riapertura dei varchi, si consiglia di stendere uno strato uniforme di intonaco per provvedere all’uniformità della parete.

In ne, è necessario precisare che all’interno della chiesa sussistono diversi dipinti, alcu- ni dei quali (a cominciare dalla tavola dell’altare maggiore) di riconosciuto valore artistico e che certamente si gioverebbero di operazioni di restauro, per le quali ci si rimette al giudizio di esperti del settore.

5.4.5 - Esterni

Per quanto riguarda l’esterno, i prospetti sud e ovest sono interamente ricoperti da in- tonaco dipinto in giallo di recente realizzazione (2000), mentre il prospetto est si presenta intonacato solamente nel terzo superiore ed in una fascia, di colore grigio, che corre alla base dell’edi cio, in continuità con gli altri prospetti; per il resto quest’ultima facciata la- scia scoperta la muratura mista in pietrame e laterizio.

A proposito degli interventi sulle facciate, ci si è chiesti se fosse opportuno o meno com- pletare la stesura dell’intonaco anche sul prospetto est, che ne risulta attualmente sprov- visto in larga parte. Per giungere ad una risposta a tale quesito, si è ricercata – e trovata – documentazione fotogra ca idonea a dimostrare che eff ettivamente, prima dei restauri degli ultimi decenni, l’intonaco era presente anche a questo livello (Figura 26 nel capitolo 3); se ne giusti ca pertanto una nuova stesura, in continuità con le restanti facciate.

Il prospetto sud presenta diverse colature in corrispondenza del raccordo tra la parte

centrale ed i corpi laterali più bassi, nonché delle volute e della nicchia dove è situata la

statua, segno evidente del non idoneo de usso delle acque piovane. I pluviali, infatti, ri-

sultano inseriti all’interno della muratura; l’assenza di manutenzione, a lungo andare, ha

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verosimilmente causato l’intasamento dei discendenti con conseguente ristagno dell’ac- qua, che può quindi fuoriuscire dalla condotta stravasando nel contesto della muratura, in corrispondenza di raccordi a tenuta non perfetta

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. Si raccomanda pertanto di svolgere approfondimenti in tal senso, al ne di individuare eventuali ostruzioni che impediscano il de usso, precisarne il livello e l’estensione ed in ne intervenire quanto prima per rimuo- vere questo possibile agente di degrado.

In prossimità delle colature, in particolare nella parte più alta del prospetto sud, si sono veri cati anche fenomeni di caduta dell’intonaco; si propone dunque la pulitura delle co- lature, seguita dall’integrazione dell’intonaco stesso nelle sue porzioni mancanti.

Nei prospetti est ed ovest si può notare la presenza di colonizzazioni biologiche (mu- schi, licheni e alghe) diff use su tutto il manto di copertura e sulle spalle laterali delle vo- lute, sulle quali bisognerà intervenire con speci ci trattamenti biocidi e con la pulizia meccanica a secco, no a completo risanamento dello strato aggredito.

Nel prospetto ovest è presente anche della vegetazione infestante che, spuntando da sotto la pavimentazione in pietra della strada, cresce addossata all’edi cio; si rende dun- que necessario estirparla.

5.4.6 - Campanile

Il campanile, anch’esso intonacato durante l’ultimo restauro del 2000, si presenta in buone condizioni, con poche isolate macchie o distacchi degli intonaci, un poco più signi-

cativi in corrispondenza della nestra che si apre sulle campane e in adiacenza con gli altri edi ci. Solo la facciata settentrionale è interessata da un livello di degrado maggiore, essendo colpita da colonizzazioni biologiche diff use, come del resto ci si può attendere per l’assenza di irraggiamento solare su questo versante; nonostante, dunque, l’ultimo inter- vento sul campanile possa considerarsi recente, è evidente la necessità di includere anche questo elemento della fabbrica in un’eventuale opera di restauro.

146 A conferma di questa ipotesi, peraltro, va anche la diretta testimonianza degli inquilini dell’abitazione direttamente con nante

con il versante ovest della chiesa (ex casa dei monaci), i quali riferiscono un dirompente stravaso di acqua dall’estremità superiore dei

pluviali nel corso di precipitazioni atmosferiche.

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Degradazione diff erenziale

Deposito super ciale

Distacco

Effl orescenza

Erosione

Esfoliazione

Umidità di risalita

Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali polvere, terriccio, guano, ecc. Ha spessore variabile, generalmente scarsa coerenza e scarsa aderenza al materiale sottostante.

Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in ge- nere, alla caduta degli strati stessi

Asportazione di materiale dalla super cie che nella maggior parte dei casi si presenta compatta.

Formazione di una o più porzioni laminari, di spessore molto ridotto e subparallele tra loro, dette sfoglie.

Limite di migrazione dell’acqua che si manifesta con la formazione di effl orescenze e/o perdita di materiale. È generalmente accompagnato da varia- zioni della saturazione del colore nella zona sotto- stante.

Perdita di materiale dalla super cie che evidenzia l’eterogeneità della tessitura e della struttura.

Formazione super ciale di aspetto cristallino o pol- verulento o lamentoso, generalmente di colore biancastro.

Crosta Modi cazione dello strato super ciale del materiale.

Di spessore variabile, generalmente dura, la crosta è distinguibile dalle parti sottostanti per le ca- ratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche spontaneamente dal substrato che, in genere, si presenta disgregato e/o polverulento.

Colatura

Colonizzazione biologica

Legenda del degrado

Le diciture e i simboli gra ci abbinati alle alterazioni sono tratte dalla Norma UNI 11182- 2006

Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo.

Presenza riscontrabile macroscopicamente di micro

e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, mu-

schi, piante superiori)

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Macchia

Mancanza

Patina biologica

Pellicola

Presenza di vegetazione

Rigon amento

Fessura non passante

Perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un’anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc.).

Strato super ciale trasparente o semitrasparente di sostanze coerenti fra loro ed estranee al materiale lapideo.

Sollevamento super ciale localizzato del materiale di forma e consistenza variabili.

Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei.

Soluzione di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti.

Strato sottile ed omogeneo, costituito prevalente- mente da microrganismi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato.

Variazione cromatica localizzata della super cie,

correlata sia alla presenza di determinati compo-

nenti naturali del materiale sia alla presenza di ma-

teriali estranei.

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INTERVENTI

PRECONSOLIDAMENTO/INDAGINI PC + PULITURA E RIMOZIONE PL

CONSOLIDAMENTO C

PROTEZIONE/FINITURA PR

PC1

C1

PR1 PC2 PL1

PL2

PL3

PL4

PL5

Stesura di un velo protettivo di carta giapponese con funzione di pro- tezione nel corso dei lavori

Risarciture di malta di calce idraulica tramite stesura diretta o inie- zioni praticate sfruttando le lesioni esistenti o fori eseguiti apposi- tamente dal basso verso l’alto, previa stuccatura di tutti i giunti di eventuale fuoriuscita

Stuccatura di lesioni, fratture, lacune con impasto a base di calce con grana e cromia integrate al contesto e idonee caratteristiche di idrau- licità. Si raccomanda il monitoraggio delle lesioni stesse in modo da valutare se il fenomeno di degrado si sia assestato o se è ancora in corso.

Veri ca della presenza di intasamenti nei pluviali tramite indagini non distruttive (endoscopia) ed eventuale pulizia

Pulitura a secco diff usa con pennelli, stracci, spazzole di saggina ed eventuale uso di aspiratori per rimozione dei depositi super ciali in- coerenti

Pulitura mediante cicli di lavaggio con acqua deionizzata nebulizzata a bassa pressione alternati a blanda pulitura meccanica con spazzole morbide e spugne

Pulitura meccanica a secco tramite spazzole di ottone no alla com-

pleta rimozione dello strato super ciale degradato o incoerente (per

intonaci o pavimenti) o aggredito (patine o colonizzazione biologica)

Estirpazione meccanica della vegetazione con smontaggio degli ele-

menti smossi del paramento murario per l’eliminazione dell’apparato

radicale, pulitura accurata e ripristino della pavimentazione lapidea

Lucidatura con levigatura fresatura di super ci in marmo

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SPECIALI S

PR2

PR3 PR4

PR5

S1 S2 S3 S4

Integrazione tramite stuccatura mimetica con impasto di gesso addi- tivato, secondo la geometria dell’elemento originario (modellazione tramite pro lo-forma realizzato su misura in negativo), previa, (se necessaria) armatura in barre d’acciaio inox alla muratura

Integrazione mimetica tramite impasto di calce additivata con pietra di recupero e/o pigmentata

Stesura di nuovo strato di intonaco di calce idrauliche con sabbie di diversa granulometria ed opportunamente additivato con terre co- loranti o inerti e pietre macinate per avvicinarsi al cromatismo dei materiali adiacenti

Stesura di un sottile strato di resina trasparente (o di cera d’api per pavimenti, equivalente prodotto naturale, removibile) con funzione protettiva

Sostituzione degli elementi lignei con altri di essenze e caratteristiche simili

Realizzazione di nuova pavimentazione in laterizio di dimensioni analoghe a quella in sagrestia

Ripristino dello strato di intonaco più esterno

Inserimento di catene metalliche opportunamente dimensionate

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Figura 77 - Analisi del degrado livello 0

Figura 78 - Analisi del degrado livello 1

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Figura 79 - Analisi del degrado prospetto est

Figura 80 - Analisi del degrado prospetto ovest

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Figura 81 - Analisi del degrado prospetto sud

Figura 82 - 83 - Analisi del degrado sezione A-A’ e B-B’

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Figura 84 - 85 - Analisi del degrado sezione C-C’ e D-D’

Figura 86 - 87 - Analisi del degrado sezione E-E’ e F-F’

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Figura 88 - Analisi del degrado sezione H-H’

Figura 89 - Analisi del degrado sezione G-G’

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5.5 - Proposta per un restauro conservativo

5.5.1 - Premessa

Le problematiche connesse al recupero di un edi cio come la SS. Annunziata sono molteplici e di non sempre univoca soluzione.

Da un lato infatti ci è richiesto di operare un restauro architettonico del manufatto, nell’intenzione di preservarne il valore testimoniale, ma dall’altro è necessario garantirne la piena funzionalità, affi nché non si tratti di un recupero ne a se stesso ma di un vero e proprio riuso, che sia in grado di reinserire a pieno titolo la fabbrica nel cuore della città, da un punto di vista non soltanto della posizione geogra ca che occupa ma anche e so- prattutto sociale e culturale.

Grazie al supporto dell’analisi storica si può valutare la compatibilità funzionale dell’in- tervento: questa deve essere intesa certamente nel senso della impostazione distributiva, che invita a preservare la simmetria secondo cui fu concepito l’edi cio facendo sì che le cappelle continuino a specchiarsi l’una nell’altra e che (nonostante si preveda una destina- zione s’uso diff erenziata per le due metà della navata) la suddivisione risulti più funzionale che sica e non venga compromessa la vocazione della navata stessa allo sviluppo longi- tudinale ed in altezza. D’altra parte prima ancora che nella distribuzione, la compatibilità funzionale deve essere osservata anche in merito al vero e proprio carattere dell’edi cio, che appunto si è scelto di mantenere nella sua vocazione associativa, da declinare nel pre- sente in chiave non più sacra ma laica.

Tutto ciò, senza tralasciare la componente più tecnica e pratica del restauro conservati- vo, cioè l’analisi del degrado e l’intervento di risanamento.

Queste operazioni si scontrano con le necessità di carattere economico e anche politico che assumono ancora più valore in questo caso speci co, quello di un edi cio ecclesiastico concepito in favore della comunità, e da questa fortemente voluto e partecipato, (almeno in origine), vincolato dunque ad una destinazione socio-culturale; per non parlare della componente imprescindibile di tutto il processo, cioè la fattibilità costruttiva ed ingegne- ristica dell’intervento, in assenza della quale l’intero progetto si ridurrebbe ad una mera speculazione teorica.

Ciò che emerge è un progetto che ha fondamentalmente un carattere conservativo, e che, pur nella variazione della destinazione d’uso, si sforza costantemente di mantenere intatto lo “spirito” del manufatto, subordinando ciascun intervento necessario al ne ulti- mo di coniugare la conservazione con la fruibilità da parte della comunità, in favore della quale la SS. Annunziata è nata.

5.5.2 - Funzione

La destinazione d’uso è stata de nita coerentemente con i vincoli burocratici, il conte-

sto e la possibilità realistica di gestione economica dell’edi cio, ma prima di tutto con le

intenzioni della committenza: occorre ricordare che la chiesa non è mai stata sconsacrata,

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Figura 90 - Schema distributivo

Percorsi per il personale di servizio Percorsi per il pubblico

dunque, a maggior ragione se ne richiede un “uso laico non profano”, per usare le parole della Curia stessa, con i cui membri si è svolta una consultazione informale preliminar- mente all’approccio progettuale.

La soluzione prescelta è stata quella di centro multifunzionale: alla attività congressuale si potranno unire eventi singoli, cerimonie pubbliche o private, corsi di formazione, espo- sizioni e meeting professionali. Trattandosi di una costruzione dal forte valore storico, si è scelto di intervenire solo mediante elementi di arredo o comunque mobili e facilmente smontabili, in modo tale da non andare ad inserire elementi alieni al manufatto.

Occorre in ne precisare che parte dell’antico complesso (che corrisponde essenzial-

mente le stanze dei monaci) è andata perdendosi a favore di abitazioni private; pertanto,

il progetto che si presenta in questa sede si è mosso dando per scontata l’impossibilità da

parte della curia di rientrare in possesso di tutti gli immobili del collegio, nonchè l’assenza

di intenzione di riaprire la chiesa al culto (almeno in tempi brevi).

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5.5.3 - Distribuzione

La bussola, che funge da ltro per l’accesso alla navata, viene conservata nella sua in- terezza; i suoi tre accessi distinti, quello frontale principale e i due laterali, vengono man- tenuti, con la possibilità di regolarne l’apertura a seconda delle circostanze e dei diversi eventi ospitati.

L’attenzione del visitatore che varca l’ingresso principale dovrà continuare ad essere convogliata in primo luogo verso il presbiterio e l’altare, in conformità a quanto accadeva nella destinazione originaria dell’edi cio; perché ciò sia possibile ed immediato, si è scelto di lasciare sgombro un corridoio sull’asse longitudinale della navata, che andrà quindi a costituire il primo percorso ideale che attraversa la fabbrica.

Questo percorso centrale si sviluppa attraverso un primo ambiente, corrispondente alla metà della navata prossimale all’ingresso, che verrà destinato ad esposizioni temporanee di vario genere e sarà pertanto predisposto con pannelli ad hoc, facilmente mobilizzabi- li per assicurare la massima essibilità e scelti secondo un criterio di minima invasività estetica rispetto all’edi cio, garantendo comunque trasparenza e permeabilità visiva (ad esempio pannelli di rete metallica a maglie larghe, spostabili su ruote).

Il primo spazio, a destinazione essenzialmente espositiva, si prosegue senza soluzione di continuità nella seconda metà della navata, che viene invece dedicata a conferenze ed incontri. Sul presbiterio si prevede l’allestimento al davanti dell’altare di una cattedra cor- redata di sedute, che si troverà dunque in una posizione lievemente rialzata rispetto alle sedie destinate al pubblico; queste si disporranno di fronte al presbiterio in le parallele, a formare due blocchi separati dal corridoio centrale, e saranno comunque semplici da spostare, aumentare in numero o rimuovere del tutto in caso di necessità.

Sul presbiterio sarà possibile anche predisporre all’occorrenza un telo per proiezioni, non su struttura ssa bensì sorretto da pali mobili, da collocare davanti all’altare o, volen- do, anche appoggiati su di esso.

Per quanto riguarda, invece, i lati della navata, si è scelto di lasciare libero dall’una e dall’altra parte un corridoio che, verso l’interno, costeggia prima lo spazio espositivo e poi l’area conferenze, mentre lateralmente vede l’aff accio delle cappelle. Questi ulteriori due percorsi, dunque, se da un lato vanno ad integrare ed implementare l’accesso e la fruibilità dell’ambiente centrale, dall’altro assicurano la piena godibilità anche delle cappelle; esse vengono mantenute liberamente accessibili, ed anzi potrebbero essere sfruttate a scopo espositivo nel contesto, ad esempio, di mostre d’arte che ricerchino una simbiosi con l’am- biente ospitante.

5.5.4 - Ambienti interni: interventi

L’intervento più rilevante riguarda la creazione dei servizi igienici, che si è scelto di

porre nella sacrestia: questo ambiente, infatti, risulta l’unico con le dimensioni suffi cienti

a poter ospitare più di una toilette, compresa quella accessibile ai disabili; la stanza inoltre

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presenta già delle aperture verso l’esterno, da cui trarre areazione e luce naturale. L’unico inconveniente nella scelta di questa collocazione è che la sacrestia si trova ad una quota maggiore rispetto alla navata: devono pertanto essere previsti alcuni interventi per garan- tirne l’accessibilità. In particolare, una prima rampa deve essere realizzata antistante la cappella di S. Filippo Neri, per accedere a questa e superare il primo scalino; una volta a questa quota intermedia, una seconda rampa (posta in corrispondenza del piccolo corri- doio nella muratura che collega la cappella alla sacrestia) supererà l’ultimo dislivello.

Anche per quanto riguarda l’accesso al fabbricato in generale, è necessario superare una barriera architettonica, costituita dal fatto che l’ingresso principale è rialzato rispetto al piano stradale; per ovviare al problema, è stata prevista a livello della porta principale la costruzione di una rampa in metallo, di natura rimovibile.

Un deposito - idoneo ad esempio a contenere pannelli espositivi e sedie accessorie o il telo per le proiezioni quando non utilizzato - viene creato chiudendo al pubblico l’ambien- te adiacente alla cappella di S. Carlo Borromeo.

Gli ambienti al piano superiore vengono destinati ad uffi cio o comunque riservati all’u- so privato della Curia, in quanto i problemi di accessibilità ai disabili (ma anche, in gene- rale, la ristrettezza delle scale) suggeriscono una restrizione di tali spazi alla fruizione da parte del pubblico.

Anche la cantoria viene interdetta ai visitatori, ma conserva comunque la possibilità di ospitare, ad esempio, musicisti per esibizioni dal vivo, magari dopo aver contemplato anche la possibilità di restaurare e rimettere in funzione l’antico organo.

In ne, si prevede che, nell’eventualità di voler rendere il campanile nuovamente acces-

sibile dall’interno della Chiesa, si possa installare una nuova scala interna al campanile

stesso, a partenza dal livello del terreno; l’accesso alla torre nelle intenzioni del costruttore

doveva avvenire dal primo livello (attraverso le case private dei preti, che oggi formano

un’unità separata ed ormai aliena alla chiesa), pertanto, volendo recuperare il campanile

come parte integrante della fabbrica, l’unica soluzione praticabile appare quella di creare

un accesso dal piano terra che si apra in corrispondenza della base della torre, dove oggi

si estende un solaio ligneo.

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Figura 91 - 92 -Viste degli interni

Figura 93 - Vista esterna su via Ruga degli Orlandi

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