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3.4 Feste e Mousikē ad Atene

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Academic year: 2021

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3.4 Feste e Mousikē ad Atene

Il quadro festivo della polis attica è uno fra i più articolati di cui possediamo notizia.1 Il ricco repertorio di feste ateniesi ci permette di analizzare un vasto panorama di forme rituali, tra le quali è riservato un ruolo importante agli elementi musicali.

La selezione di feste di cui ci occupiamo in questa sezione del lavoro ci mette in condizioni di osservare le possibili declinazioni d’uso della mousikē, nella applicazione che questa technē ha assunto all’interno del contesto storico e culturale ateniese.

Il percorso di questa ricerca inizia con il variegato complesso dei concorsi musicali attestati nella principale festa poliade, le Panatenee. Passeremo poi all’analisi degli agoni drammatici che avevano luogo nelle tre feste dedicate a Dioniso -le Antesterie, le Dionisie e le Lenee- ed in ultimo proporremo una indagine relativa alle competizioni corali di fanciulli che avevano luogo alle Apatourie e alle Brauronie.

3.4.1 Gli agoni musicali alle Panatenee.

Lo sviluppo dell’egemonia ateniese in età arcaica e classica ha esercitato una grande influenza sui rituali della principale festa religiosa che la polis tributava alla dea eponima.2 Intorno alla metà del VI secolo, le Panatenee subirono una

1 Per una ricostruzione del calendario festivo ateniese, cfr. P

ARKER 2005, pp. 486-487.

2 Gli ateniesi fissavano le origini della festa al tempo del sinecismo di Teseo con la fondazione della struttura politica di Atene. Plut. Thes. I 24.3: «τήν τε πόλιν Ἀθήνας προσηγόρευσε, καὶ Παναθήναια θυσίαν ἐποίησε κοινήν»; il legame con il sinecismo è rimarcato dal racconto secondo cui il nome originario della festa, Athenea, fu modificato in

Panathenaea per volere dell’eroe al momento dell’unificazione della polis, cf. Paus 8 2.1;

esiste una tradizione che attribuisce ad Erittonio la fondazione della festa cf. Ps-Apoll. Bibl. III 14 «ἐν δὲ τῷ τεµένει τραφεὶς Ἐριχθόνιος ὑπ' αὐτῆς Ἀθηνᾶς, ἐκβαλὼν Ἀµφικτύονα ἐβασίλευσεν Ἀθηνῶν, καὶ τὸ ἐν ἀκροπόλει ξόανον τῆς Ἀθηνᾶς ἱδρύσατο, καὶ τῶν Παναθηναίων τὴν ἑορτὴν συνεστήσατο»; nei frammenti di alcuni attidografi si tramanda una versione che vuole Teseo fondatore della festa ed Erittonio quale primo a celebrarla, cfr. Hellanikos FGrHist 323a F 2, Androtion FGrHist 324 F 2 e nel Marmor Parium FGrHist 239 2 Gli ateniesi fissavano le origini della festa al tempo del sinecismo di Teseo con la fondazione della struttura politica di Atene. Plut. Thes. I 24.3: «τήν τε πόλιν Ἀθήνας προσηγόρευσε, καὶ Παναθήναια θυσίαν ἐποίησε κοινήν»; il legame con il sinecismo è rimarcato dal racconto secondo cui il nome originario della festa, Athenea, fu modificato in

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riorganizzazione sul modello delle grandi feste panelleniche,3 includendo, tra gli altri rituali, anche gli agoni musicali. Nella festa penteterica istituita nel 566 a. C.4 la technē musicale trovava posto all’interno di tutti i più importanti momenti della celebrazione. Dopo aver dedicato la prima giornata della festa alle gare musicali strumentali, canore e rapsodiche, l’organizzazione delle Panatenee inseriva nel programma festivo altri momenti che includevano musica: la pannychis, la pompē,5 e le performances di danza pirrica.6 Una funzione accessoria è attestata, inoltre, per le brevi esecuzioni strumentali che introducevano le competizioni agonali o scandivano l’andamento ritmico di alcuni esercizi atletici.

esiste una tradizione che attribuisce ad Erittonio la fondazione della festa cf. Ps-Apoll. Bibl. III 14 «ἐν δὲ τῷ τεµένει τραφεὶς Ἐριχθόνιος ὑπ' αὐτῆς Ἀθηνᾶς, ἐκβαλὼν Ἀµφικτύονα ἐβασίλευσεν Ἀθηνῶν, καὶ τὸ ἐν ἀκροπόλει ξόανον τῆς Ἀθηνᾶς ἱδρύσατο, καὶ τῶν Παναθηναίων τὴν ἑορτὴν συνεστήσατο»; nei frammenti di alcuni attidografi si tramanda una versione che vuole Teseo fondatore della festa ed Erittonio quale primo a celebrarla, cfr. Hellanikos FGrHist 323a F 2, Androtion FGrHist 324 F 2 e nel Marmor Parium FGrHist 239 A 10. Alcuni riferimenti bibliografici relativi alle origini della festa sono in PARKE 1977; SHAPIRO 1989;CALAME 1990;NEILS 1992;SHEAR 2001;PARKER 2005. Per quanto riguarda il

ruolo di Teseo, eroe “democratico”, cfr. AMPOLO 1988.

3 La convenzione fissa le seguenti date di fondazione delle feste panelleniche: Olimpia (769); Delfi (582), Isthmia (581) e Nemea (573).

4 La definizione di Grandi Panatenee è consuetudinariamente adoperata negli studi moderni per distinguere la festa penteterica da quella a carattere annuale che si continuava a celebrare ad Atene con un ridotto numero di rituali. Sull’alternanza tra feste annuali e penteteriche cfr. Harpokr., s.v. Παναθήναια, cit. da Phot., Lexicon, s.v. Παναθήναια. Alle due diverse forme di celebrazione non corrisponde sempre nelle fonti antiche un preciso modo di identificare le une differenziandole dalle altre. Sono spesso indistintamente citate come «τὰ Παναθήναια», fatto che può essere riconducibile all’identica natura delle due celebrazioni, cf. SHEAR 2001, pp.5 ss.

L’anno individuato per l’organizzazione della festa su larga scala è fissato nel 566 a. C, durante l’arcontato di Hippokleides. Il personaggio è legato all’ambito musicale dalla tradizione secondo la quale egli aveva partecipato, mostrando abilità di danza, alla competizione indetta da Clistene di Sicione per concedere al vincitore la mano della figlia Agariste, cfr. Hdt. VI 129-130. La convenzione che riporta l’organizzazione della festa all’arcontato di Hippokleides si basa principalmente sulla testimonianza di Ferecide (FGrHist 3 F 2). Si veda anche Marcellinus Vita Thuc. 3, Eusebius Ol. 53.2. Una diversa tradizione attribuisce l’istituzione della festa penteterica esclusivamente a Pisistrato cfr. Sch. Ael. Arist. 13.189.4-5 (3,323 Dindorf). Potrebbe essere valida la proposta di conciliazione delle fonti avanzata da NEILS 1992, pp.20-21.

5 Sul ruolo della mousikē nelle pannychides e all’interno dei rituali processionali si vedra,

supra § 2.2.2. Per quanto riguarda il sontuoso allestimento della processione, cfr. NEILS 1992;

SHEAR 2001.

6 Abbiamo riferito sopra sulla tradizione ateniese di pirrica a proposito del paragrafo dedicato alle danze armate, cfr. supra, § 2.2.3.

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Atena nel “pantheon musicale” greco.

Risulta evidente, dalla varietà di rituali musicali previsti, che la festa non presentava un precipuo orientamento verso una delle arti di pertinenza della

mousikē. Accostandoci a una disamina più dettagliata delle fonti che

riguardano l’organizzazione della festa, dobbiamo sottolineare che le competenze musicali assegnate dalla tradizione ateniese alla dea eponima non le attribuivano influenze specifiche sulle arti musicali. Con l’unica eccezione che riguarda la pirrica, si può affermare che Atena assumeva un ruolo piuttosto marginale all’interno del cosiddetto “pantheon musicale”.7 Appare chiaro che un uso così diversificato dei rituali musicali alle Panatenee era segno dell’avvenuta assimilazione della mousikē technē all’interno della tradizione cultuale ateniese.

Instaurazione della reciprocità. La mousikē nella pannychis e nella

pompē.

La polis riservava alle celebrazioni panatenaiche gli ultimi otto giorni di Ecatombeone.8 In particolare, ad essere dedicato alla celebrazione del rituale sacrificale in onore della dea era il ventottesimo giorno del mese.9

7 Tra le sfere di attività umane cui sovraintendeva, Atena annovera anche quella musicale; a lei era associata, infatti, l’invenzione della salpinx e della techne del nomos policefalo che veniva eseguito con l’aulos, inoltre, immagini vascolari ci restituiscono sue rappresentazioni con in mano strumenti a corda come la lyra o nell’atto di suonare la kithara. Riguardo alle competenze musicali di Atena cfr., supra §1.1.1; CASTALDO 2000. Nel confronto con la figura

di Apollo, la dea mantiene per tutto lo sviluppo storico dei suoi culti in Grecia una caratterizzazione principalmente guerriera. Questo motivo risalta anche dal testo degli Inni

omerici che le sono dedicati, in cui è principalmente individuata come ἐρυσίπτολιν, “protettrice

della città”.

8 Una ricostruzione storica basata sulle fonti antiche ci permette di fissarla negli ultimi otto giorni del mese, poiché nel periodo in questione non erano generalmente previste riunioni della

Boulé o dell’Ekklesia, cf. MIKALSON 1975,p.16; SHEAR 2001, pp.7-8.

9 Due diversi filoni di studi sostengono che in questo giorno si commemorava o l’anniversario della nascita di Atena o il suo fondamentale ruolo nella lotta tra gli dei e i titani La data esatta della festa non è chiaramente definita. Cfr. Prokl. In Platonis Timaeum

commentarii 9B; Sch. Pl. Rep. 327a. Cfr. NEILS 1992, pp.14-15; per i possibili significati dell’epiteto “Tritogeneia” (Phot., Suda τ 1020, s.v. Τριτογενὴς) in relazione all’individuazione della data cfr. PARKER 2005, p.256.

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Introducevano questa giornata di festa due momenti particolarmente caratterizzati dalla presenza della mousikē: la pannychis, e la pompē. Abbiamo già analizzato le origini di queste pratiche in Grecia, e la loro presenza all’interno della celebrazione panatenaica si attesta sostanzialmente nelle forme rituali che abbiamo descritto.10

L’uso delle arti musicali nell’introduzione del momento sacrificale testimonia uno spiccato intento celebrativo che era funzionale nell’instaurare il rapporto di reciprocità tra la comunità e la dea.

La pannychis si configurava come pratica di danza agita per richiamare la benevolenza della divinità.11 La caratteristica femminile della danza, nel contesto panatenaico, non era certo mirata ad inserire la partecipazione delle donne alla festa, poiché queste avevano parte attiva anche in altri rituali.12 A tal proposito si osserva che la letteratura greca non associa ad Atena pratiche di danza assimilabili alla pannychis, se non in un passo euripideo: si tratta di un frammento dell’Eretteo di Euripide,13 nel quale si attribuisce alla dea l’istituzione di una danza di fanciulle, senza fare riferimento esplicito ad un contesto che sia effettivamente riconducibile a una pratica di pannychis. A proposito della pompē, ritenendo degna di fede la riproduzione del fregio del Partenone,14 possiamo presumere che prendessero parte alla processione almeno due auleti e due citaristi. I ritmi musicali scandivano il passo dei partecipanti, i quali si presentavano all’altare della dea come comunità e, nel percorso, celebravano Atena cantando inni.

10 Cfr. supra, § 2.2.2.

11 Faccio qui riferimento a quanto detto a proposito dell’aition di fondazione del rito fornito dall’Inno omerico a Demetra; cfr. CÀSSOLA 1975. Cfr. supra, § 2.2.2.

12 La partecipazione delle donne ai rituali della festa è attestata sia per le operazioni di tessitura del peplo della dea, affidate alle ergastinai, sia in ambito processionale, nel ruolo delle kanephorai. Cfr. NEILS 1992;PARKER 2005.

13 Eur. Erechth. frg. 65.79-80 Austin. Un altro riferimento a rituali di danze femminili alle feste per Atena è negli Eraclidi di Euripide, Heraklid. vv. 777-783; cfr. PARKER 2005, p. 182.

14 Sulla decorazione del fregio, cfr. COULSON 1994; PALAGIA 1993; BECATTI 1995; BOARDMAN 1997;NEILS 1992.

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Come è attestato per le celebrazioni religiose già a partire dall’età minoica, è possibile ipotizzare l’esistenza di una continuità di esecuzione nelle pratiche musicali che seguivano la processione e il sacrificio.

Una traccia a sostegno di questa ipotesi sembra riscontrabile nella raffigurazione di un’anfora, che riproduce, in scala ridotta, il modello tipico della classe di anfore panatenaiche.15 Sul vaso, datato intorno al 540-530 a. C, è rappresentata una immagine di Athena Promachos, ai cui lati sono poste due figure stanti: un auleta, dietro un altare sul quale brucia una fiamma viva, e una donna che è connotata come una delle canefore che partecipavano alla processione. 16 L’anfora ci consente di attribuire un valore simbolico all’accostamento di elementi raffigurati all’interno dell’immagine. La scelta compositiva del ceramografo ritrae due figure che caratterizzano sia la processione che il sacrificio. L’omissione di elementi specifici per definire l’ambientazione della scena deriva dal fatto che l’auleta e la canefora partecipavano senza soluzione di continuità sia al momento processionale che al rito sacrificale.

Gli agoni musicali panatenaici in

IG II2 2311.

Passando alle attestazioni relative agli agoni musicali, adoperiamo per definire il programma di eventi l’epigrafe IG II2 2311, in base alla ricostruzione proposta da J. Neils.17 L’iscrizione ci informa sugli aspetti meramente

15 New York, 53.11.1, Metropolitan Museum of Art; ABV 298,5. Cf. anche von Bothmer D.,

A Panathenaic Amphora, in The Metropolitan Museum of Art Bulletin 1953, 12(2), pp. 52-56;

Moore M. B., The Princeton Painter in New York, in Metropolitan Museum Journal 2007, 42, pp. 8, 25-34, 37-38, 41-42, 45, figg. 14-15, pl. 1. Per quanto riguarda le anfore panatenaiche, cfr. §1.1.2.

16 Le canefore che partecipavano ai rituali panatenaici erano fanciulle scelte tra le famiglie

aristocratiche della polis; l’etimologia del nome Κανηφόροι è legata alla loro funzione di portatrici di cesti. Alle Panatenee, in particolare, partecipavano alla processione portando nei cesti gli strumenti necessari per il sacrificio. Tra le figure del fregio ionico del Partenone si possono riconoscere sia alcune attendenti al rito connotate come canefore (Fregio Est, Lastra V: 1816,0610.19, London, The British Museum), sia due gruppi di musici per un totale di quattro citaristi e quattro auleti (S107–114, N20–28).

17 Uno studio sull’epigrafe è in A. W. Johnston, IG II2 2311 and the Number of Panathenaic Amphorae, BSA 82 (1987), pp.125-129. Da un’analisi dei premi assegnati, così come disposti

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organizzativi delle competizioni. Il testo è pervenuto spezzato in due blocchi, e riporta una lista degli agoni con i relativi premi assegnati. Le gare musicali, poste sulla prima colonna dell’epigrafe, aprivano le celebrazioni nel primo giorno di festa. Seguendo sulla colonna sinistra le linee che si riferiscono agli eventi musicali, sono menzionati in ordine: gare citarodiche, aulodiche, citarediche e auletiche.18

L’iscrizione è datata all’inizio del IV secolo e, di fatto, rende conto del complesso agonale in una fase di sviluppo avanzato. Quanto all’introduzione delle competizioni alla festa, la recenziorità della fonte epigrafica lascia insoluta la problematica relativa alla determinazione di una cronologia di fondazione dell’agone. In particolare gli studi si sono concentrati sull’interpretazione di un passo plutarcheo della Vita di Pericle (XIII.11), nel quale non è chiaro se si attribuisca all’alcmeonide l’istituzione dell’agone musicale o una qualche forma di riorganizzazione del complesso celebrativo. Su questa seconda ipotesi si sono attestate le ricerche di A. H. Shapiro e J. L. Shear.19 Gli studiosi rapportano al testo plutarcheo i dati tratti dalla documentazione archeologica. Le anfore “pseudo-panatenaiche”, 20 in

riconoscimenti per categoria -possibili variazioni erano legate al prestigio stesso del tipo di competizione- si trattava di corone auree e denaro per i concorrenti, cf Arist. Ath. Pol. 60.3. Nel caso dei cori ciclici erano previsti in premio anche capi di bestiame per la tribù cui appartenevano i vincitori, infatti, le performance dei cori insieme ad un numero ristretto di altre competizioni a carattere militare, tra le quali interessa più da vicino l’argomento di questo lavoro la pyrriche, erano riservate ai cittadini di Atene e, anche per tale ragione, si tenevano indistintamente sia durante le celebrazioni annuali che durante quelle penteteriche: cfr. SHEAR

2001, pp.231-232.

18 La sequenza in cui sono inserite le competizioni sembra marcare il prestigio loro attribuito.

Per la ricostruzione del programma agonale cfr. PREUNER 1922, pp.80-106. NEILS 1992;

SHEAR 2001.

19 Cf. S

HAPIRO 1992, p.57: sul ruolo di Pericle nell’istituzione degli agoni musicali

panatenaici si sono espressi studi che hanno ipotizzato uno iato intercorso con le prime competizioni che erano iniziate dal 566-5 a.C., tale tesi è stata proposta in funzione di accettare il passo di Plutarco (Per. 13.11) come fonte che testimoniasse una nuova organizzazione delle Panatenee voluta dall’alcmeonide, cf. J. A. Davison, Notes on the Panathenaia, JHS 78 (1958), pp. 26-29; VOS 1986, pp. 122-130; l’argomento a favore di una sospensione è contestato in: D. Schafter, Musical Victories in Early Classical Vase Paintings, (abstract), AJA 95 (1991), pp.333-4. Un approfondimento alla linea interpretativa di Shapiro si trova in SHEAR 2001.

20 Si tratta della riproduzione, generalmente in scala ridotta della classe di anfore “panatenaiche”. Questi vasi erano realizzati allo scopo di contenere l’olio che era premio per i vincitori delle gare atletiche. In tal senso, questa categoria ceramografica stringe un rapporto particolare con la festa. I vasi in questione si individuano agevolmente per la presenza costante,

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particolare, documentano la presenza di competizioni musicali alla festa già intorno alla metà del VI secolo a. C., in corrispondenza con l’organizzazione della celebrazione penteterica. Partendo da tale dato è possibile affermare che l’opera di Pericle si concentrò sulla valorizzazione delle competizioni musicali già esistenti. Nell’ambito di una monumentalizzazione della polis,21 in età periclea furono edificati ambienti atti a ospitare gli agoni. In un momento contemporaneo a questa riorganizzazione, o di poco posteriore, si data, inoltre, la notizia relativa al mutamento dei premi assegnati agli agoni musicali.22

Competizioni fra auloi e istituzione dell’agone musicale.

Risulta dalla associazione tra i dati riportati sull’epigrafe e le testimonianze archeologiche che la più antica rappresentazione ceramografica di una competizione panatenaica riguarda un agone aulodico. 23 L’anteriorità cronologica delle competizioni con gli auloi rispetto agli altri agoni musicali è effettivamente ipotizzabile alla luce della relazione tra lo strumento musicale e l’antecedente mitico dell’agone auletico disputato fra la dea Atena e Marsia.24 La cronologia proposta per l’anfora (metà del VI secolo) attesta che l’istituzione dell’agone musicale in questione deve aver avuto rapporto con il

su uno dei due lati del vaso stesso, della raffigurazione di Athena Promachos. Quelle definite pseudo-panatenaiche sono anfore che riprendono la forma del vaso e la rappresentazione della

Promachos sul lato principale, ma non erano utilizzate per le premiazioni ufficiali.

21 La ricostruzione periclea dell’Acropoli nel V sec. era progettata al fine di esaltare la polis richiamando attraverso un complesso repertorio di immagini temi mitici e momenti della festa. Per ricostruzioni dell’Acropoli di età classica e riguardo l’interpretazione del fregio partenonico come rappresentazione della grande processione votiva dei P., cfr. COULSON 1994; PALAGIA 1993; BESCHI 1988, pp.234-253.

22 Come emerge dalle testimonianze di Ateneo (12.522c-d) e Polluce (III 153), infatti, dopo una prima fase in cui la premiazione prevedeva l’assegnazione di corone ai vincitori, verso la metà del V secolo a. C. si passò ad assegnare veri e propri premi di gara, come oggetti preziosi o monete d’oro.

23 La scena rappresenta un auleta e un aulodo, al centro, posti su quello che sembra un tavolo

basso. Ai lati vi sono due figure proporzionalmente più grandi, una stante e l’altra seduta, nelle quali si possono forse riconoscere rispettivamente un ascoltatore e un giudice; B 141, CVA British Museum 1, London. Il contesto panatenaico per la scena è definito dal fatto che essa è ritratta su un’anfora pseudopanatenaica. Cfr. supra, nota n. 20. Cfr. SHAPIRO 1992, pp. 61 ss.

24 Sulla particolare relazione tra la dea e gli strumenti musicali a fiato cfr. supra, §1.1.1, p. 4. Questa specializzazione della dea è da riferirsi in modo specifico alla caratterizzazione guerriera che la distingue e che è in linea con l’uso degli strumenti a fiato che comunemente accompagnavano le marce degli eserciti.

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momento di organizzazione della celebrazione panatenaica del 566 a. C. In tale occasione è probabile che siano stati parimenti inclusi sia gli agoni aulodici che quelli auletici.

L’attribuzione di importanza per gli strumenti a fiato non era comunemente condivisa nella cultura musicale greca di età classica. La festa panatenaica, in questo senso, poteva incentivare, attraverso l’attenzione per gli strumenti a fiato, una caratteristica tipica del culto in onore di Atena. Una diversa testimonianza assegna agli agoni fra auloi un ruolo privilegiato in ambito panatenaico. Si tratta dello scolio all’ode pindarica dedicata a Mida di Akragas.25 La partecipazione alle Panatenee dell’auleta, vincitore delle XXIV e XXV Pitiadi,26 fornisce testimonianza sul prestigio che era riconosciuto alle competizioni nella festa ateniese.27

Quanto alle classi d’età che disputavano l’agone con auloi, per una prima fase delle competizioni i repertori ceramografici attestano la partecipazione di concorrenti appartenenti a fasce d’età differenti.28 Si tratta di un’ipotesi, che per quanto sia in linea con l’antica importanza di questi agoni, non trova riscontro in altre fonti.

Nel corso del V secolo, probabilmente a seguito di una progressiva assimilazione dell’agone panatenaico ai programmi degli altri agoni greci, si ebbe una perdita di interesse nei confronti delle competizioni dedicate a auleti e aulodi. Diminuiscono le testimonianze archeologiche in tal senso, e la lista

25 Cf. Sch. ad Pind. Pyth. XII. «Γέγραπται ἡ ᾠδὴ Μίδᾳ Ἀκραγαντίνῳ. οὗτος ἐνίκησε τὴν κδʹ

Πυθιάδα καὶ κεʹ· φασὶ δὲ αὐτὸν καὶ Παναθήναια νενικηκέναι.»

26 Seguendo il computo delle Olimpiadi, le XXIV e XXV Pitiadi sono rispettivamente

collocabili le une nel 494/3 e le altre nel 490/89 a.C. La mancanza di una datazione relativa alla vittoria panatenaica e il silenzio del testo pindarico ci portano a collocarla in una data posteriore almeno alla più antica delle due vittorie delfiche, intorno al 492 a. C.

27 La committenza dell’ode pitica in questione (supra nota 17) è attribuita da B. Gentili

(Pindaro, Le Pitiche, Fondazione Lorenzo Valla 1995, pp.307-8) alla famiglia degli Emmenidi di Agrigento e ai loro rapporti di amicizia con Pindaro.

28 Come nota Shapiro, la differenza si coglie nella presenza di barba e nella differente statura tra le figure. Cfr. SHAPIRO 1992.

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riportata dall’epigrafe IG II2 2311 annovera per entrambe le tipologie agonali una più esigua attribuzione di premi.29

Prestigio della technē negli agoni con kitharai.

Una datazione fondata, ancora una volta, sulle rappresentazioni ceramografiche consente di collocare le competizioni citarodiche in un periodo successivo alla metà del VI secolo.30 Sebbene inizialmente fosse assegnato maggior prestigio agli agoni fra auloi, appare evidente che, nel momento dell’istituzione delle competizioni, fossero presenti tipologie agonali per kitharai e auloi.

Si possono ricondurre al contesto panatenaico, in particolare, le dediche votive, effettuate da due citarodi, che sono state rinvenute sull’Acropoli.31 Le due iscrizioni, datate tra la fine del VI e l’inizio del V secolo, erano poste sulle basi di monumenti eretti per una vittoria agonale. Sebbene manchi nel testo un riferimento specifico alle Panatenee, è tuttavia condivisibile l’attribuzione delle dediche in questione alla principale competizione musicale ateniese.

Esistono difficoltà esegetiche per le fonti archeologiche relativamente alla distinzione delle rappresentazioni di agoni citarodici e citaristici. In entrambi i casi era presente sulla scena un unico personaggio che si esibiva nella performance. Per quanto possibile discernere, sulla base dell’individuazione di alcune differenze nella postura del musico, è stata rilevata, anche in questo caso, una sostanziale contiguità cronologica per le due tipologie agonali. Per

29 Per quanto riguarda i concorsi di aulodia, è specificato che essi si riferivano a partecipanti adulti, a cui erano assegnati due premi. Per gli a solo strumentali di auloi non vi è una chiara indicazione relativa all’età dei partecipanti, e una lacuna nel testo non permette di risalire oltre il secondo premio. Cfr. NEILS 1992.

30 Un primo riferimento a queste performance in contesto ateniese lo si può individuare nella figurazione di un giovane suonatore di kithara che occupa il verso di un anfora a figure nere la cui datazione è collocata tra il 550 e il 540 a. C. 86.134.40 San Antonio Museum of Art, attribuito al Gruppo E (Kilinski). Per quanto riguarda una ambientazione propriamente panatenaica, invece, le prime attestazioni di rappresentazioni agonali su anfore di tipo “pseudopanatenaico” sono dell’ultimo quarto del V secolo a. C. Cfr. SHAPIRO 1992; SHEAR

2001.

31 IG I2 547, si riferisce al citarodo Alcibio (510-500 a. C.); IG I2 501+616, dedicata da Ofsi[ades] (500-480 a. C.); per ulteriori dettagli, cfr. KOTSIDOU 1991, pp.74-80. Il riferimento delle medesime epigrafi è riportato, rispettivamente, come IG I3 666 e IG I3 754 da SHEAR 2001, pp.353-354.

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tale ragione, desumiamo che l’istituzione delle quattro gare musicali nella metà del VI secolo sia avvenuta in un contesto di contemporaneità.

L’agone citarodico col tempo divenne la competizione più autorevole anche nelle competizioni delle Panatenee. L’accresciuto prestigio della gara era principalmente connesso con la difficoltà tecnica di eseguire una performance che fosse insieme canora e strumentale. Non è, tuttavia, secondario il fatto che le tradizioni mitiche riconoscevano agli strumenti a corda un attributo di nobiltà. Come abbiamo avuto modo di vedere, questi strumenti tradizionalmente erano associati a divinità e eroi. A tal proposito, è rilevante riscontrare, in ambito ateniese, la rappresentazione della lyra come attributo di Teseo.32

La lista con i premi agonali del IV secolo riflette la situazione di preminenza degli agoni con kitharai. Oltre ad un incremento del numero di premi assegnati, che nel caso delle gare citarodiche si estendono fino a considerare la quinta posizione, è, di fatto, più ingente il quantitativo di denaro posto in premio ai citarodi.

Competizioni di fanciulli e agoni rapsodici.

Si pone una ulteriore questione nel tentativo di integrare le linee mancanti dell’iscrizione, che precedono la lista delle categorie musicali di cui abbiamo trattato. J. Neils propone di colmare la lacuna33 dell’epigrafe con i premi

32 Il repertorio iconografico dedicato a Teseo, personaggio connesso come dicevamo all’origine prima della celebrazione, lo ritrae spesso mentre tiene in mano proprio una lyra: alcuni esempi si trovano nel cratere François, quando lo troviamo alla testa del un gruppo di fanciulli inviati a Creta, così come nelle scene in cui è ritratto nell’atto di combattere il Minotauro. Lo strumento in queste raffigurazioni, come in altre di natura simile, non è funzionale all’azione ma assolve la funzione di attributo identificativo, conferendo all’eroe uno status che, da un lato, lo inquadra da un punto di vista anagrafico in una fascia d’età ancora connotata da pratiche di educazione giovanile, mentre, dall’altro, lo associa al rango nobiliare. Per una interpretazione di questo repertorio figurativo legato a Teseo, cfr. SHAPIRO 1991. Su

Teseo, cfr. anche CALAME 1990. Cfr. supra, § 1.2.1.

33 Il blocco marmoreo su cui è posta l’iscrizione IG II2 2311 presenta una corruzione nella parte alta della colonna sinistra, proprio in corrispondenza della sezione dedicata alle competizioni musicali.

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assegnati per le competizioni di giovani citaristi.34 L’ipotesi della studiosa potrebbe essere valida perché, ad eccezione degli agoni di citarodia e auletica, le altre competizioni citate nel testo sembrano riservate agli uomini, «ἀνδράσι».

Non stupisce che si tenessero delle competizioni musicali giovanili alla festa. Altrove in Grecia e nelle stesse feste ateniesi era attestata la presenza di agoni musicali dedicati ai fanciulli, la cui formazione paideutica contemplava anche nella polis ateniese l’introduzione alle arti musicali.35 La possibilità di annoverare la partecipazione di fanciulli negli agoni citaristici e aulodici trova riscontro nelle testimonianze archeologiche. Lo stato di queste fonti e l’assenza di ulteriori conferme rendono a nostro avviso difficoltoso addentrarsi in questa indagine. Pare, piuttosto, da tenere in considerazione la possibilità che le competizioni giovanili si svolgessero in modo parallelo a quelle degli adulti, ma che non fossero realmente annotate tra le competizioni ufficiali per cui si attribuivano premi.

Quest’ultimo punto trova ragione nell’assenza sul testo dell’epigrafe di un’altra tipologia competitiva che sicuramente doveva essere parte dell’agone panatenaico nel IV secolo. Si tratta dell’agone rapsodico.36 Vos propone di inserire nella lacuna i premi per questa competizione. Lo studioso basa la sua congettura sul fatto che le performances rapsodiche si tenevano per prime alle Pitiadi e, allo stesso modo, erano menzionate per prime anche in un passo delle

Leggi di Platone.37

34 Sulla proposta di colmare la lacuna con la presenza delle competizioni giovanili insiste anche SHAPIRO 1992.

35 Cfr. supra, § 1.2.1, e infra, § 3.4.3.

36 L’etimologia del termine rapsodo si può far risalire o al significato di “cucitore di canti” (dal greco ῥάπτω e ἀοιδή) o al termine ῥάβδος che individua il bastone di legno comunemente attribuito dall’iconografia a queste figure di cantori erranti.

37 Plat. Leg. VI.764e; sulla proposta di colmare la lacuna con la presenza delle competizioni

giovanili cf. SHAPIRO 1992; fa riferimento alla possibile presenza nell’epigrafe dei premi per i

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L’introduzione dell’agone rapsodico alle Panatenee si data nell’ambito dell’organizzazione della festa penteterica del 566 a. C.,38 e ha trovato sviluppo durante il governo di Pisistrato39 e dei suoi figli. Un passo dell’Athenaion

Politeia pseudo-aristotelica definisce Ipparco φιλόµουσος, amante delle arti

associate alle Muse, e informa che per suo volere giunsero ad Atene molti poeti.40 La testimonianza dell’Ipparco di Platone, opera ritenuta spuria, riconduce le recitazioni omeriche alle Panatenee alle politiche dei pisistratidi.

[scil. Ipparco] τὰ Ὁµήρου ἔπη πρῶτος ἐκόµισεν εἰς τὴν γῆν ταυτηνί, καὶ ἠνάγκασε τοὺς ῥαψῳδοὺς Παναθηναίοις ἐξ ὑπολήψεως ἐφεξῆς αὐτὰ διιέναι, ὥσπερ νῦν ἔτι οἵδε ποιοῦσιν. 41

Il passo attribuisce a Ipparco una riorganizzazione della gara, con la quale si introdussero, nelle competizioni rapsodiche, recitazioni di testi stabiliti, in luogo di pratiche rapsodiche lasciate all’improvvisazione. L’esplicito riferimento ai testi omerici, nel dialogo platonico, non è sufficiente a definire l’argomento oggetto delle competizioni.

38 Quanto alla presenza dell’agone rapsodico al momento dell’istituzione della festa penteterica è utile la testimonianza di Diogene Laerzio (I.57), il quale attribuisce la fondazione dell’agone a Solone. Si tratta di un chiaro tentativo di agganciare all’opera del legislatore arcaico l’origine di una pratica di cui si confondevano le tracce storiche. Un altro riferimento è, inoltre, riscontrabile in un passo di Licurgo (Contro Leocrate 102). Cfr. KOTSIDOU 1991;

SHAPIRO 1993, p. 93; WEST 1994, p. 19; SHEAR 2001, p. 361.

39 Connessioni tra Pisistrato e l’agone rapsodico sembrano stabilite da notizie che parlano

dell’esistenza in età arcaica di agoni rapsodici a Brauron, regione d’origine della famiglia di Pisistrato; a tal proposito cfr. VON SCHELIHA 1987.

40 Ps. Arist., Ath. Pol. 18,1

41 Plat. Hipparch., 228b-4c-3: [scil. Ipparco] primo introdusse in questa terra i poemi di

Omero ed obbligò i rapsodi nelle Panatenee a recitarli in seguito gli uni dopo gli altri, come fanno ancora quelli di oggi», trad. CARLINI 1964. L’opera sembra essere stata composta una

generazione dopo Platone. Allusioni alla stessa tematica dell’Hipparchos si trovano nella Varia

Historia (8.2) di Caudio Eliano e in Licurgo, Contro Leocrate (102). Quest’ultimo però non

menziona direttamente Ipparco, ma si limita a dire che i predecessori degli ateniesi del suo tempo avevano istituito le recitazioni omeriche alle Grandi Panatenee. Diogene Laerzio (I.57) riprende il testo dell’Hipparchos effettuando uno spostamento di soggetto che qui in vece del figlio di Pisistrato è Solone. Per altri riferimenti sull’attribuzione dell’opera e sulle due tradizioni cf. H. Leisegang, RE 20,2 s.v. “Plato”, 1950; SHAPIRO 1993; SHEAR 2001,pp.

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Un interessante riscontro è fornito, a proposito, dall’archeologia. Un’anfora ateniese a collo distinto, datata intorno al 500 a. C., attesta l’esistenza di varie tematiche per le recitazioni rapsodiche.42 Le due facce del vaso sono rispettivamente occupate da due figure stanti, una delle quali è un uomo barbato e vestito con un himation, che si appoggia col braccio destro ad un bastone, probabilmente una rhabdos.

L’immagine in questione reca una iscrizione, che è collocata sul vaso come se si trattasse di parole pronunciate dall’uomo: si legge l’incipit di un poema epico ambientato in Argolide: «ΗΟΔΕΠΟΤΕΝΤYPIΝΘI».43

Il dibattito sul contenuto dei testi recitati dai rapsodi è affrontato nello Ione di Platone.44 La questione è rilevante perché mostra come questo punto fosse già considerato problematico nel IV secolo. Ciò che risulta dalla porzione del dialogo concernente i testi omerici, ci porta a condividere con Shapiro45 l’idea che, almeno per la fase più antica di svolgimento delle competizioni, si recitassero sono testi epici di ascendenza omerica. Il dato sembra valido, specialmente in riferimento alle Panatenee, per l’attenzione rivolta a questi testi dal governo pisistratide,46 e trova un importante riscontro in un brano dell’orazione Contro Leocrate di Licurgo:

42 London, 1843,1103.34 British Museum; CVA British Museum 3 III Ic Pl. 8, 2. Il vaso in

questione di fabbrica Attica è stato rinvenuto a Vulci ed è attribuito alla mano del ceramografo Kleophrades, attivo fra VI e V secolo a. C. Quello individuato come lato A del vaso reca due iscrizioni: sul bema, su cui è posto il presunto rapsodo, si legge «KAΛΟΣEI», καλος εΐ, mentre, l’iscrizione di cui ci siamo occupati, posta in scriptio continua, recita «Ωδε ποτ έv Tύρινθι», cf. KOTSIDU 1991,p.112;SHAPIRO 1993;ANDERSON 1994.

43 Herington propone, per la tematica cui sembra alludere il verso, che si tratti dell’inizio di

un poema dedicato a Tideo, signore di Tirinto, che è anche uno dei protagonisti del ciclo epico Tebano, lo studioso, però, interpreta le due scene del vaso come appartenenti ad un unico contesto agonale, per tale via quello che abbiamo definito un rapsodo sarebbe, invece, un aulodo che canta alla musica dell’auleta raffigurato sull’altro lato della stessa anfora. Cf. HERINGTON 1985, p. 14; sulla stessa linea interpretativa per quanto riguarda l’analisi iconografica dell’anfora troviamo un contributo in SHAPIRO 1993,p. 96-97.

44 Pl. Ione, 531; sull’importanza dei testi omerici nelle performances rapsodiche cf. P.

Murray (ed.), Plato and Homer, in Plato on Poetry, Cambridge 1997.

45 SHAPIRO 1993, pp. 95-96.

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Βούλοµαι δ' ὑµῖν καὶ τῶν Ὁµήρου παρασχέσθαι ἐπῶν. οὕτω γὰρ ὑπέλαβον ὑµῶν οἱ πατέρες σπουδαῖον εἶναι ποιητήν, ὥστε νόµον ἔθεντο καθ' ἑκάστην πεντετηρίδα τῶν Παναθηναίων µόνου τῶν ἄλλων ποιητῶν ῥαψῳδεῖσθαι τὰ ἔπη, ἐπίδειξιν ποιούµενοι πρὸς τοὺς Ἕλληνας, ὅτι τὰ κάλλιστα τῶν ἔργων προῃροῦντο.47

Competizioni riservate alle φυλαὶ: danza pirrica e cori ciclici.

Tra i riti della festa panatenaica avevano un posto centrale alcune competizioni riservate ai membri delle phylai, la cui partecipazione era dunque riservata ai

politai ateniesi.48

Le gare che vi erano incluse conservavano traccia di una fase più antica della celebrazione panatenaica, e per tale ragione erano probabilmente disputate anche durante la festa annuale. Si trattava di agoni con prevalente orientamento guerriero, che erano peculiari del culto di una divinità rappresentata in armi, come Atena.49 Di nostro interesse sono le performances delle danze pirriche e dei cori ciclici.

Il rapporto tra la danza pirrica e la dea poliade era senz’altro alla base dell’inserimento di questa competizione tra le pratiche tribali. Leggiamo alle linee 72-74 dell’iscrizione50 che queste performances di danza erano suddivise in tre diverse classi d’età, riservate rispettivamente a: fanciulli, efebi e adulti. La caratteristica formativa, per la quale si associavano nella pirrica gli schemi di danza a quelli del combattimento, ci consente di ritenere che, piuttosto che come competizioni, le esibizioni di danza in armi si profilassero come dei saggi

47 Lycurg. Contro Leocr. 102: «Voglio ora proporvi anche i versi di Omero. I vostri padri a tal punto lo ritennero un grande poeta, da stabilire per legge che ogni quattro anni, durante le feste Panatenee, i rapsodi recitassero solo i suoi versi, tra quelli di tutti i poeti, mostrando così a tutti i Greci di preferire le imprese più belle», trad. TADDEI 2012.

48 Le celebrazioni si tenevano il ventisettesimo giorno di Ecatombeone. Cfr. NEILS 1992. 49 Le competizioni tribali alle Panatenee erano: l’euandria, la corsa con le torce (o lampadodromia), l’anthippasia, una competizione fra imbarcazioni, la pirrica e il coro ciclico. Cfr. NEILS 1992, pp. 15-16; KYLE 1992, pp. 94-97; SHEAR 2001, pp. 348 ss.

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di dimostrazione delle competenze guerriere acquisite dai politai.51 Questo tipo di interpretazione non priva la pirrica della sua funzione celebrativa. Nel rapporto tra il mito e i riti panatenaici, la pirrica era la pratica che meglio giustificava la sua presenza all’interno del culto della dea.52

Come mette in rilievo J. L. Shear, la presenza del coro tra le competizioni tra

phylai non ha riscontro all’interno del repertorio agonale di stampo guerriero

cui accennavamo. A differenza della pirrica, il coro ciclico sembra di fatto avere avuto una funzione di intrattenimento, o di introduzione celebrativa delle attività tribali. Il legame tra il coro e la festa ateniese emerge dalla testimonianza dell’Athenaion Politeia dello pseudo-Senofonte.53 Il brano menziona l’esistenza di cori ciclici che si esibivano in una serie di feste ad Atene: le Dionisie, le Targelie, le Panatenee, le Prometee e le Efestee.

L’istituzione dei cori ciclici alla festa si data, su base epigrafica, alla fine del VI secolo. L’iscrizione, IG XII 5.444, fornisce un riferimento specifico per l’anno 508/509, e riguarda le esibizioni alle Dionisie e alle Panatenee. Probabilmente dall’ultimo quarto del VI secolo a. C. le performances del coro avevano parte sia alle celebrazioni panatenaiche annuali che a quelle penteteriche.54

Le esecuzioni ditirambiche dei choroi riprendevano la scansione ritmica tipica delle musiche che accompagnavano i guerrieri durante le marce. Questo dato costituisce l’unica connessione rilevabile tra l’orientamento guerriero delle competizioni tribali e il coro. Se prendiamo in considerazione le esibizioni dei

choroi all’interno di un più ampio contesto festivo, risulta evidente che la loro

51 L’importanza atletica della competizione emerge nell’impostazione mimetica delle gestualità di danza.

52 Le due possibilità circa la finalità celebrativa della festa, la nascita della dea o la vittoria sopra i Titani, corrispondono ai due miti di istituzione della pirrica. Si veda a proposito dei miti di istituzione della danza supra, § 2.2.3. Abbiamo, invece, trattato la problematica relativa all’aition della festa infra, nota n. 9. Tra le varie competizioni tribali la pirrica è l’unica di cui possiamo facilmente ipotizzare, proprio a ragione di questo rapporto, una comune origine all’interno degli agoni panatenaici nel VI secolo.

53 Ps.-Xen. Ath. Pol. III 4. 54 Cfr. SHEAR 2001.

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funzione fosse principalmente dedicata a celebrare il dio e avesse carattere di preludio alle altre gare.

Gli esiti della festa in età ellenistica.

Nello sviluppo che le Panatenee conobbero in età ellenistica è rilevante il dato che attesta l’introduzione nella festa di agoni tragici, σκηνικοὶ ἀγῶνες, istituiti intorno alla metà del II secolo a. C.55 Intorno al I secolo, entrò a far parte del programma agonale panatenaico una competizione per araldi, sulla quale abbiamo attestazioni anche nei successivi sviluppi della festa. 56

Come abbiamo posto in premessa, l’analisi degli elementi musicali delle Panatenee penteteriche ci pone di fronte ad una festa rielaborata e funzionalizzata alle esigenze di una polis in espansione. L’adeguamento del programma agonale panatenaico a quello dei più celebri agoni panellenici rendeva la celebrazione della dea speculare a quella della polis.

Un tale contesto d’uso della technē musicale non solo evidenziava l’aspetto spettacolare della festa e le competenze musicali degli ateniesi, ma adoperava la forza rituale delle arti musicali al fine di ottenere la benevolenza della dea e di ricreare il rapporto di reciprocità tra dei e uomini.

Gli aspetti più interessanti delle pratiche rituali musicali delle Panatenee sono quelli che si legano all’essenza originaria della festa. Questi si rilevano nell’unica vera pratica musicale che era eseguita tra membri delle phylai, la pirrica. Dal punto di vista musicale questa pratica era l’unica che conserva una rispondenza tra rituale e elemento mitico.

Attraverso la conservazione di queste pratiche rituali abbiamo modo di osservare come sia rimasto immutato nel tempo l’aspetto guerriero di Atena.

55 SEG XLI 115, col. III.39-43. Cfr. SHEAR 2001, pp. 369-389. 56 I Delos 2552.20-22; cfr. SHEAR 2001, pp. 269-269.

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I rituali panatenaici si riconducono, dunque, ad una età che storicamente attestava l’uso religioso di pratiche musicali all’interno di culti greci.57 Il rapporto che lega ad Atena la pratica musicale di danza pirrica, consente di osservare l’influenza della dea su una pratica che connette le sue origini proprio con rituali di tipo guerriero, sebbene abbia un orientamento musicale. Emerge una evidente congruenza nei tratti che delineano la figura della dea. Si può ipotizzare che abbia influito sulla sopravvivenza dei caratteri originari della dea greca uno sviluppo del culto che è rimasto sostanzialmente interno alla polis attica.

3.4.2 Dioniso e gli agoni tragici: Antesterie, Donisie e

Lenee

Le feste per Dioniso ad Atene presentano un diverso panorama di pratiche rituali a carattere musicale. Le due principali caratteristiche del culto dionisiaco erano legate agli aspetti agrari dei riti, e alla centralità della pratica processionale, all’interno della quale si esibiva il corteggio del dio. Gli strumenti musicali adoperati nel culto dionisiaco si confacevano alle esigenze di impiego all’interno di una processione in movimento e, come è stato già osservato, la presenza dei tympana e di altri strumenti a percussione si adattava ai ritmi delle danze menadiche.58 I culti dionisiaci avevano un carattere primariamente vegetale, a cui si adeguava la presenza delle arti musicali in una posizione subalterna. Gli elementi musicali del culto dionisiaco si legavano, infatti, ai rituali estatici dei ritii bacchici, presentando alcune differenze funzionali rispetto a quanto avveniva nelle altre feste greche.

Ad Atene, le celebrazioni per il dio si sviluppavano in un ciclo di riti a base stagionale, che, nel V secolo, comprendeva le Antesterie primaverili, la festa estiva delle Dionisie, e la celebrazione delle Lenee all’inizio dell’inverno.

57 Intorno al VII secolo. Per la celebrazione penteterica abbiamo già visto come le Panatenee si conformano al modello dettato dai calendari agonali delle feste del circuito panellenico.

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Le Antesterie.

L’analisi delle caratteristiche dei culti ateniesi ci consente di proporre una precedenza cronologica per le Antesterie.59

Originariamente la festa doveva avere le forme di un rituale agrario,60 entro il quale si stabilì il culto di Dioniso. Alcuni elementi di incongruenza emergono dall’accostamento di alcuni rituali della festa greca, come dimostra la doppia offerta che era tributata a Dioniso e ad Ermes, con modalità e in giorni diversi. La celebrazione si articolava nell’arco di tre giornate.61 Di queste, le prime due - Pythogia e Choes62 – erano dedicate rispettivamente all’apertura delle giare

contenenti il vino nuovo, e alla consacrazione al dio della bevanda prodotta, mentre nella terza giornata - i Chytrai – si svolgeva un rituale di offerta a Ermes «χθονίῳ»,63 che aveva i caratteri di un culto vegetale rivolto a potenze ctonie soprannaturali.64

Mousikē, processione e simposio nei “Choes”.

Nei rituali della festa greca, la musica era parte della processione che aveva luogo nel giorno dei Choes. Essa prevedeva performances di danze e canti dei

59 Tucidide (II 15.3-6) fa riferimento alla festa come τὰ ἀρχαιότερα Διονύσια [τῇ δωδεκάτῃ] ποιεῖται ἐν µηνὶ Ἀνθεστηριῶνι. La notizia dello storico è utile principalmente per definire il rapporto di continuità fra le due celebrazioni.

60 L’etimologia del nome si lega alla fioritura. L’associazione di Anthios o Anthister a Dioniso è rilevata in un testo epigrafico da Thera (IG XII 3 329) o in un passo di Pausania (I 31.4) riferito a Flia. La festa greca aveva diffusione all’interno delle comunità ioniche, PICKARD-CAMBRIDGE 1968 (p. 23) propone l’idea che l’istituzione della festa fosse precedente

alla migrazione delle comunità ioniche dalla Grecia all’Asia minore. Cfr. DEUBNER 1962.

L’origine micenea del culto celebrato alle Antesterie non doveva necessariamente legarsi a un culto in onore di Dioniso. Cfr. PARKER 2005.

61 Aristot. Ath. Pol. 390; Apoll. FGrHist 244 f 133 in Sch. ad Aristoph. Ach. vv.960-961. 62 Arpocrat. s. v. χόες. Molti dei riti che si svolgevano nel secondo giorno di festa sono testimoniati dalle raffigurazioni ceramografiche dei choes. Emerge una rilevante presenza di momenti dedicati ai fanciulli, cosa quest’ultima che non stupisce nell’ambito di una festa di rinnovamento quale dovevano essere in origine le Antesterie; cfr. Philostr. Heroic. XII 2. Cfr. VAN HORN 1951.

63 Cfr. Sch. ad Aristoph. Ranae, v. 218

64 Pickard-Cambridge avanza l’ipotesi che alle origini della festa greca vi fosse l’integrazione di due diversi rituali pregreci, di cui non si riconosceva più il senso. Per altre informazioni sui rituali della festa, cfr. PARKE 1977, pp. 107-120; PICKARD–CAMBRIDGE 1968; PARKER 2005.

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partecipanti al corteggio del dio.65 Una testimonianza di questa pratica è riportata da un brano delle Rane di Aristofane (vv. 211-219):

Λιµναῖα κρηνῶν τέκνα, ξύναυλον ὕµνων βοὰν φθεγξώµεθ', εὔγηρυν ἐµὰν ἀοιδάν, κοαξ κοαξ, 215 ἣν ἀµφὶ Νυσήιον Διὸς Διώνυσον ἐν Λίµναισιν ἰαχήσαµεν, ἡνίχ' ὁ κραιπαλόκωµος τοῖς ἱεροῖσι Χύτροισι χωρεῖ κατ' ἐµὸν τέµενος λαῶν ὄχλος.66

Il passo delle Rane descrive l’atmosfera di festa sottolineando la caratterizzazione musicale della processione. Il riferimento alle Antesterie è espresso da Aristofane con la menzione del santuario di Dioniso nelle Paludi e delle Ninfe, nutrici del dio. Questi due elementi caratterizzavano particolarmente la festa e, infatti, sono adoperati nello stesso modo anche da Ateneo.67 Nel brano dei Deipnosofisti, che riportiamo, lo scrittore introduce una citazione di Fanodemo utile per la descrizione del banchetto rituale della festa:

65 Il rituale delle Antesterie prevedeva l’ingresso della statua di Dioniso su un carro a forma di nave. L’ambientazione probabilmente richiamava l’ingresso del dio dal mare del mito richiamato nell’Inno omerico a Dioniso (VII). L’impossibilità di stabilire una cronologia per il componimento epico non ci permette di metterlo in relazione con le origini dei rituali antesterici.

66 «Figlie lacustri dell’acqua, innalziamo l’inno armonioso, la bella voce che in onore del figlio di Zeus, Dioniso Niseo delle Paludi, emettiamo alla festa delle Pentole, quando la folla inebriata accorre al nostro tempio», trad. PADUANO 1996.

67 La ricorrenza con cui nelle fonti sulle Antesterie si tende a riprendere la localizzazione del santuario, e la partecipazione delle Ninfe all’infanzia del dio, lascia intendere che questi aspetti erano visti come particolarmente caratterizzanti il culto.

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Φανόδηµος δὲ (FHistGr I 368) πρὸς τῷ ἱερῷ φησι τοῦ ἐν Λίµναις Διονύσου τὸ γλεῦκος φέροντας τοὺς Ἀθηναίους ἐκ τῶν πίθων τῷ θεῷ κιρνάναι, εἶτ' αὐτοὺς προσφέρεσθαι· ὅθεν καὶ Λιµναῖον κληθῆναι τὸν Διόνυσον, ὅτι µιχθὲν τὸ γλεῦκος τῷ ὕδατι τότε πρῶτον ἐπόθη κεκραµένον. διόπερ ὀνοµασθῆναι τὰς [πηγὰς] Νύµφας καὶ τιθήνας τοῦ Διονύσου, ὅτι τὸν οἶνον αὐξάνει τὸ ὕδωρ κιρνάµενον. ἡσθέντες οὖν τῇ κράσει ἐν ᾠδαῖς ἔµελπον τὸν Διόνυσον, χορεύοντες καὶ ἀνακαλοῦντες Εὔαν τε καὶ Διθύραµβον καὶ Βακχευτὰν καὶ Βρόµιον.68

Il passo associa all’ebbrezza suscitata dalla bevanda del dio la presenza di danze e canti che possono essere inquadrati in un complesso dionisiaco a carattere simposiale. Questa lettura è suggerita anche dalla serie di epiteti attribuiti al dio, con i quali si sottolinea una caratterizzazione musicale della festa tipicamente dedicata a Dioniso.

Le “gare delle pentole”: competizioni comiche?

La notizia di un agone tragico alle Antesterie è riportata da un brano dello Pseudo-Plutarco. Il passo attribuisce a Licurgo un editto di ripristino dei cosiddetti χύτρινοι ἀγῶνες, o “gare delle Pentole”.

εἰσήνεγκε δὲ καὶ νόµους, τὸν µὲν περὶ τῶν κωµῳδῶν, ἀγῶνα τοῖς Χύτροις ἐπιτελεῖν ἐφάµιλλον ἐν τῷ θεάτρῳ καὶ τὸν νικήσαντα εἰς ἄστυ καταλέγεσθαι, πρότερον οὐκ ἐξόν, ἀναλαµβάνων τὸν ἀγῶνα ἐκλελοιπότα·69

68 Ath. XI 465 a-b: «Fanodemo riferisce che gli Ateniesi portarono il mosto al santuario di Dioniso a Limne e prima prepararono, spillando dalle botti, una miscela in onore del dio, poi bevono anche loro: perciò Dioniso ricevette l’epiteto di Limneo, perché allora per la prima volta il mosto fu mescolato con acqua e bevuto in una miscela. E per questo motivo le Ninfe furono chiamate nutrici di Dioniso nei loro canti, intrecciarono danze in suo onore e lo invocarono come Fiorente, Ditirambo, Baccante, Bromio», trad. CHERUBINA 2001.

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La testimonianza è supportata anche da uno scolio alle Rane di Aristofane,70 nel quale è riportata una citazione di Filocoro:

ἤγοντο δὲ ἀγῶνες αὐτόθι οἱ Χύτρινοι καλούµενοι, καθά φησι Φιλόχορος ἐν τῇ ἕκτῃ τῶν Ἀτθίδων.

Sulla natura della competizione non abbiamo dati più precisi. Il passo pseudo-plutarcheo pare indicare che si trattasse di gare tra attori comici.71 La competizione doveva svolgersi in vista delle Dionisie, che avevano luogo poche settimane dopo, e il vincitore dell’agone delle Antesterie otteneva probabilmente di recitare nella più importante festa drammatica.

La “gara delle Pentole” è descritta come un agone dimenticato del passato. Lo stato delle fonti non rende possibile individuare alle origini della festa forme di competizioni. I dati sulle Antesterie rendono difficoltoso trovare traccia di una simile pratica, anche perché l’agone descritto nelle fonti presume l’avvenuta istituzione delle Dionisie, e non può essere datato in un periodo precedente alla metà del V secolo.

Le recitazioni orfiche negli esiti ellenistici della festa.

Sugli sviluppi successivi ci informa un passo della Vita di Apollonio di Filostrato. La notizia riguarda la festa del I secolo, la quale includeva danze e recitazioni di composizioni orfiche. Quest’ultimo elemento ha lasciato pensare ad un adeguamento della pratica agonale al rituale ctonio del terzo giorno di festa, in cui avevano luogo le competizioni. Tuttavia, la distanza cronologica con l’origine della pratica non depone a favore di questa interpretazione. È più probabile, infatti, che sia intervenuta una sostanziale perdita del senso della festa. In un tale contesto, nelle performances di danza e recitazione

70 Sch. ad Aristoph. Ranae, v. 218; (328 F 57 Jacoby).

71 L’organizzazione di cui riferisce il passo dello pseudo-Plutarco individua una riforma stabilita intorno al 339 a. C. Su questa data si attesta PICKARD-CAMBRIDGE 1968.

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emergevano sopravvivenze di una memoria, ormai decontestualizzata, dei riti agonali di età classica.

Lenee e Dionisie.

A. Pickard-Cambridge suggerisce, nel confronto tra le altre due feste celebrate in onore di Dioniso, che le Lenee avessero preceduto l’istituzione delle Dionisie.72 I punti di contatto tra i rituali delle due celebrazioni sono in realtà evidenti, e sembrano soprattutto fondarsi, allo stesso modo, nel racconto dell’introduzione del culto del dio ad Atene.73 Bisogna tuttavia notare che, nel periodo a cavallo del solstizio d’inverno, si tenevano sia le Lenee che altre celebrazioni dionisiache a carattere locale, le cosiddette Dionisie rurali.74 Questa concentrazione di celebrazioni dionisiache, nel medesimo periodo dell’anno, lascia supporre che le Grandi Dionisie fossero uno sviluppo successivo della festa. Il periodo estivo in cui avevano luogo, infatti, permetteva una visibilità panellenica alla festa che ospitava l’agone tragico più importante.

72 La precedenza delle Lenee rispetto alle Dionisie risiede principalmente nel fatto che la celebrazione invernale, su scala ridotta, sembra essere la base da cui prese le mosse la celebrazione delle Grandi Dionisie. Entrambe le feste sono attestate intorno alla metà del V secolo. Le Lenee si caratterizzavano in modo particolare per la partecipazione di elementi ionii, ed erano effettivamente celebrate, con la medesima cadenza ateniese, anche all’interno di altre comunità. I calendari di queste città attestano l’importanza della festa attribuendone il nome al mese in cui la celebravano, Lenone, coincidente con l’attico Gamelione. Su Lenone cfr. Sch.

ad Hes. Op. v. 504. Un altro motivo determinante per supporre una qualche precedenza

cronologica è nel fatto che, a differenza delle Dionisie, le Lenee erano organizzate dall’arconte basileus, cfr. Arist. Ath. Pol. LVII.1, IG II2 2130.57.

73 Mentre questa mito di fondazione del culto è praticamente certo nel caso delle Dionisie, durante le quali si portava in processione il simulacro del dio da Eleuthere, centro ai confini della Beozia, il caso delle Lenee, per il carattere locale dei rituali della festa, è meno evidente. Sono state fatte a proposito varie ipotesi, che vanno dalla possibile celebrazione della nascita del dio da Semele, alla commemorazione della morte di Dioniso; cfr. Pickard-Cambridge 1968, pp. 43-50.

74 Per quanto riguarda queste feste minori, sappiamo che avevano luogo presso i singoli demi. La più antica attestazione di un agone tragico alle dionisie rurali è attestato per il demo di Ikarion, e risale al V secolo (IG II2 186-7). La datazione non ci permette di stabilire una effettiva precedenza di svolgimento di queste feste locali sulle Dionisie, né una loro contemporaneità di istituzione rispetto alle Lenee. Il fatto che esse avessero luogo in un periodo di tempo molto vicino alle celebrazioni lenee può essere, però, un elemento indicativo per rintracciare una comune impronta stagionale nei due principali riti che erano precipuamente dedicati alla caratterizzazione greca di Dioniso. Una relazione tra le Dionisie rurali e le Lenee è posta da uno scolio agli Acarnesi, Schol. ad Aristoph. Acarn. v. 202.

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Competizioni comiche nella processione lenaica.

Il momento processionale alle Lenee era guidato dall’arconte re e dagli

epimeletai, e pare fosse sede di una competizione di poeti comici. A dare

questa notizia è uno scolio ai Cavalieri di Aristofane:

<ληναΐτην:> ἑορτὴ παρὰ τοῖς Ἀθηναίοις τὰ Λήναια, ἐν ᾗ µέχρι νῦν ἀγωνίζονται ποιηταὶ συγγράφοντές τινα ᾄσµατα τοῦ γελασθῆναι χάριν. ὅπερ ὁ Δηµοσθένης εἶπεν ἐξ ἁµάξης· ἐπὶ ἁµαξῶν γὰρ οἱ ᾄδοντες καθήµενοι λέγουσί τε καὶ ᾄδουσι τὰ ποιήµατα.75

La pompē descritta riprendeva, in continuità rispetto alle Antesterie e alle Dionisie, il caratteristico uso di carri. La pratica doveva legarsi alle dinamiche più movimentate delle processioni dionisiache e, in questo caso, era funzionale a dare risalto alla competizione fra i poeti che si scambiavano battute comiche dai carri. Un altro elemento riguardante l’antichità della festa è presentato da un passo della Costituzione degli Ateniesi di Aristotele.76 Da questa notizia apprendiamo che alle Lenee si teneva un sacrificio, incluso tra i πατρίους θυσίας, e un agone, entrambi organizzati a cura dell’arconte re.

L’agone drammatico delle Lenee.

La data di istituzione dell’agone leneo è da porsi intorno alla metà del V secolo, ma le prime testimonianze scritte risalgono al 440 a. C. Le competizioni tragiche nella festa dovettero assumere con il tempo un maggior prestigio, sebbene fossero dedicate ad un pubblico poliade.77

75 Sch. ad. Arist. Eq. 547c.1. 76 Arist. Ath. Pol. LVII 1

77 Sui principali rituali delle Lenee abbiamo maggiori informazioni, circa una maggiore importanza da essi acquisita nel complesso festivo della polis attica attraverso la testimonianza della Legge di Evegoro (ap. Dem Mid 10).

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Una area sacra, posta nei pressi dell’agorà e denominata Leneo,78 ospitava le competizioni agonali prima della costruzione del teatro. Se si ammette che l’edificio al quale i testi fanno riferimento era il teatro di Dioniso, eretto intorno al 445, si può ritenere che le competizioni delle Lenee dopo tale data si spostarono, da uno spazio scenico ricavato all’aperto, ad una più adeguata collocazione teatrale, dentro la quale si svolgevano anche gli agoni delle Dionisie.79

Le gare riservavano ampio spazio alle competizioni comiche, in questo ribadendo una struttura prevalentemente conservativa del carattere satirico della festa. L’ipotesi lascia intravedere nel rituale della festa una sopravvivenza della fase di formazione del dramma antico, che secondo la teoria aristotelica, si originava dall’improvvisazione comica dei ditirambi alle processioni dionisiache. Τὸ µὲν οὖν ἐπισκοπεῖν, εἰ ἄρα ἔχει ἤδη ἡ τραγωιδία τοῖς εἴδεσιν ἱκανῶς ἢ οὔ, αὐτό τε καθ᾽ αὑτὸ κρῖναι καὶ πρὸς τὰ θέατρα, ἄλλος λόγος. Γενοµένη δ᾽ οὖν ἀπ᾽ ἀρχῆς αὐτο[10]σχεδιαστικῆς (καὶ αὐτὴ καὶ ἡ κωµωιδία, καὶ ἡ µὲν ἀπὸ τῶν ἐξαρχόντων τὸν διθύραµβον, ἡ δὲ ἀπὸ τῶν τὰ φαλλικά, ἃ ἔτι καὶ νῦν ἐν πολλαῖς τῶν πόλεων διαµένει νοµιζόµενα) κατὰ µικρὸν ηὐξήθη προαγόντων ὅσον ἐγίγνετο φανερὸν αὐτῆς· καὶ πολλὰς µεταβολὰς µεταβαλοῦσα ἡ [15] τραγωιδία ἐπαύσατο, ἐπεὶ ἔσχε τὴν αὑτῆς φύσιν.80 78 Phot. s.v. Ληναῖον.

79 Sulla problematica cfr. PICKARD-CAMBRIDGE 1968, pp. 55-56 e nota n.152.

80 Arist. Poet. 1449 a7: «Indagare se la tragedia in rapporto ai suoi elementi sia già compiuta o no, e giudicare questo sia in sé sia in rapporto al pubblico, è un altro discorso. Sorta dunque da un principio di improvvisazione (sia essa sia la commedia, l’una da coloro che guidavano il ditirambo, l’altra da coloro che guidavano i cortei fallici che ancora oggi rimangono in uso in molte città) a poco a poco crebbe perché i poeti sviluppavano quanto in essa veniva manifestandosi, ed essendo passata per molti mutamenti la tragedia smise di mutare quando ebbe conseguito la propria natura», trad. LANZA 1987.

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Soltanto pochi, tra i poeti tragici, parteciparono alla gara delle Lenee. Prima del IV secolo si ha attestazione solo per Sofocle e Agatone.81 I poeti comici partecipavano invece con uguale frequenza agli agoni lenaici e a quelli delle Dionisie, tanto che, in mancanza di precise indicazioni, è spesso complicato discernere l’occasione della messa in scena delle commedie.82 Le gare tra poeti comici si disputavano fra cinque partecipanti, ciascuno dei quali metteva in scena una commedia. Non sappiamo se e quando si consolidò l’uso di rappresentare alle Lenee opere già presentate al pubblico, tale pratica era generalmente attuata alle Dionisie rurali.

Choroi e gare ditirambiche.

Altre manifestazioni musicali alle Lenee prevedevano le esibizioni di choroi, alla cui partecipazione erano ammessi stranieri residenti nella polis, inoltre erano previste gare ditirambiche. La prima notizia fa luce sullo spirito di integrazione che animava la festa.83 La scelta di non riservare la partecipazione al choros ai politai è da rintracciarsi sia nel tema conduttore della festa, volto verso la comicità e il rovesciamento dei ruoli, sia nel fatto che la celebrazione lenaica restava subalterna rispetto all’ufficialità delle celebrazioni delle Dionisie.

Per quanto riguarda i ditirambi, non possiamo dire se si trattasse di vere competizioni soggette a premiazione fino almeno all’inizio del III secolo, quando un’epigrafe ne riporta notizia.84 Circa l’origine di queste gare è possibile soltanto rilevare che la legge di Evegoro non ne riporta menzione, per cui proponiamo una data di istituzione tra il IV e il III secolo.

81 Sulla partecipazione di Sofocle si traggono dati dal confronto tra le ventiquattro opere attribuite a lui da Suida (s. v. Sophocles) e IG II2 2325, col I.5 e la notizia di Diodoro Siculo (XIII 103.4) che ne conta diciotto. Si è dedotto che le sei tragedie che non sono computate da Diodoro fossero opere minori che erano state messe in scena nell’agone delle Lenee. PICKARD -CAMBRIDGE 1968.

82 L’orientamento comico della festa resta vivo per tutta la durata delle celebrazioni. L’ultimo dato riferibile alla festa si riferisce infatti ad una lista di poeti comici vincitori che continua oltre il 150 a. C. Cfr. PICKARD-CAMBRIDGE 1968, p. 57.

83 Sch. ad Aristoph. Pluto v. 953; Plut. Phoc. 30.6. 84 IG II2 3779.

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Le Dionisie: elementi spettacolari delle arti musicali.

Le Dionisie proponevano una versione ampliata, e adeguata ad una celebrazione panellenica, dei rituali che si svolgevano alle Lenee. La presenza delle arti musicali era improntata a enfatizzare l’elemento spettacolare della celebrazione, e assumeva una funzione preponderante all’interno dell’agone tragico.

L’origine della festa, tra VI e V secolo, si configura all’interno di un momento storico e politico che ha avuto una grande influenza sulla gestione dei rituali festivi della polis.85 Non è un caso, infatti, che l’organizzazione delle Dionisie fosse curata da una magistratura politica, l’arconte eponimo.86 La funzione celebrativa e politica delle Dionisie risulta anche dal fatto che la festa era occasione di incontri diplomatici tra le delegazioni delle comunità afferenti alla Lega delio-attica. A tal proposito è interessante rilevare la notizia isocratea secondo la quale il tributo versato dalle poleis appartenenti alla Lega era esposto in teatro durante le celebrazioni.87

La festa si sviluppava in un arco di tre giornate nel mese di Elafebolione, e prevedeva un momento introduttivo dedicato alla presentazione delle manifestazioni tragiche, il proagone.88 Durante la cerimonia si presentavano al pubblico gli attori che recitavano nei drammi e ogni poeta annunciava la trama della propria opera.89

85 L’introduzione del culto di Dioniso ad Atene si deve all’influenza di Pisistrato, ed era sostenuta da un intento politico di accogliere nella polis attica i principali culti greci. Cfr. Sch. ad Arist. Ach., v. 243; Paus. I 2.5, I 38.8.

86 Le feste più antiche che abbiamo fin qui esaminato erano gestite dall’arconte basileus. Il fatto che le Dionisie fossero gestite dall’arconte eponimo è un dato che depone a favore della recenziorità della festa.

87 Cfr. Isocr. De Pace 82.

88 È discussa la datazione esatta della festa, e pertanto anche quella del giorno in cui si teneva il proagone, e il sacrificio per Asclepio ad esso collegato (Esch. Contro Ctes. 66-68).

89 La fonte più autorevole da cui traiamo le informazioni per l’organizzazione del proagone è un passo di Platone (Symp. 194 a), in cui l’autore si riferisce al proagone delle Lenee. Altre notizie sul proagone sono nello scolio a un passo dell’orazione di Eschine (Contro Ctes. 66-68). La notizia dello scoliasta interpreta erroneamente il passo infatti riferisce dello svolgimento di una competizione fra poeti nel proagone. Le difficoltà di collocare in un giorno esatto questo rito, a cui peraltro si collegava un sacrificio per Asclepio (Esch. Contro Ctes.

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