1.1 La famiglia delle Euphorbiaceae
Il genere Joannesia appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae. Le Euphorbiaceae sono una vasta famiglia comprendente circa 300 generi e 8000 specie; da qui la grande complessità per la loro classificazione (Mwine e Van Damme, 2011). La famiglia è per lo più cosmopolita e in maggioranza comprende piante erbacee, ma alcune specialmente nei tropici, si ritrovano sottoforma di arbusti o alberi. Data la grande varietà e diversità, molte di esse sono succulente e cactiformi a fusti carnosi, prismatici con stipole spinose e vivono nelle regioni subdesertiche dell’Africa. La famiglia consiste di specie di grande importanza economica come il Ricinus communis L., Euphorbia
pulcherrima Willd. ex Klotzsch. (la comune stella di Natale), Manihot esculenta Crantz, e
moltissime altre.
In Brasile la famiglia comprende 70 generi con 1000 specie (Souza e Lorenzi, 2005). Le piante di questa famiglia destano un grande interesse commerciale, dovuto alla produzione di olio utilizzato come lubrificante, e per la presenza di sostanze terpenoidiche tossiche (Jury et al., 1987).
1.2 Il genere Joannesia
Il genere Joannesia comprende soltanto due specie: Joannesia princeps Vell. e Joannesia heveoides Ducke. Sono alberi endemici del Brasile, diffusi rispettivamente nella Caatinga e nella foresta pluviale del Mata Atlântica il primo (Figura 1.1) e in Amazzonia il secondo (Figura 1.2).
Figura 1.1 Distribuzione geografica Joannesia princeps Vell.
Figura 1.2 Distribuzione geografica Joannesia heveoides Ducke
1.3 La specie Joannesia princeps
Joannesia princeps Vell. (Figura 1.3) è endemica delle regioni subtropicali e costiere del Brasile.
L’albero è coltivato anche in Asia e Africa.
1.3.1 Inquadramento tassonomico
Dominio: Eukaryota Regno: Plantae Sottoregno: Viridaeplantae Divisione: Tracheophyta Classe: Spermatopsida Sottoclasse: Rosidae Ordine: Malpighiales Famiglia:Euphorbiaceae Genere: Joannesia Specie: Joannesia princeps Vell. Sinonimi della specie: Joannesia
insolita Pittier, Anda brasiliensis
Raddi, Anda gomesii A. Juss.,
Andicus pentaphyllus Vell.
Nomi comuni: Andàcù, Andà, bagona, boleiro, dandà, Arapacú; arrebenta cavalo; coco de bugre; coco de gentio, coco de purga, fruta de arara, purga de cavalo e purga de gentio, cotieira, cutieira, cutieiro, fruta decutia, fruteira de arara, indaguaçu, indaí-açu; indaiuçu, induaçu,
purga-de-paulista; purga-dos-paulistas; purgante-de-cavalo.
Etimologia: il nome del genere Joannesia deriva da Joanna, regina del Portogallo, nel XVI secolo; e il termine princeps è probabilmente da riferire al suo titolo nobiliare (Smith et al., 1988).
1.3.2 Descrizione botanica
E’ un albero deciduo con una folta chioma, alto 10-30 metri. Il tronco ha un diametro di 40-60 cm (Souza e Lorenzi, 2005) con numerosi rami e di colore grigio.
Foglie: Le foglie (Figura 1.4) sono lunghe 10-12 cm,
disposte all’estremità dei rami, persistenti, digitate e composte, costituite da 5 foglie oblunghe, un po’ scavate alla base e cuoriformi, acuminate in cima, intere, glabre, lungamente picciolate. Il picciolo comune possiede, nel punto di ramificazione, due piccole ghiandole, assottigliate alla base e scavate in cima. Le foglie inferiori sono generalmente semplicemente ternate.
Infiorescenze: I fiori sono bianco-gialli e disposti
all’estremità dei rami in spighe. La spiga è costituita sia da fiori maschili che femminili il calice è campanulato, a 5 denti, coperti esternamente da una peluria. I petali sono in numero di 5, alternati ai denti del calice. L’ovario è ovoide o conoide, tomentoso, biancastro, a due logge circondate da un tegumento, contenenti ognuno un ovulo.
Frutto: Il frutto è una grande capsula (Figura 1.5) lunga 6-8
cm, di forma sferica, rivestita da una corteccia coriaceo-carnosa, che a maturità del frutto si apre dalla base alla cima in 4 parti uguali. Il guscio è osseo, forte, piano o quasi troncato alla base, termina con una grossa
Figura 1.3 Tavola botanica di Joannesia princeps Vell.
Figura 1.4 Foglie di Joannesia princeps Vell.
Figura 1.5 Capsula di Joannesia princeps Vell.
punta, composto da tre o due valve. Ogni camera contiene un unico seme, che ha un guscio osseo, sottile e durissimo, rivestito da un doppio tegumento membranaceo (Raddi, 1820 ; De Saint-Hilaire, 1828 ; Chaves e Davide, 1996; Carvalho, 2005).
Figura 1.6 Foto di Joannesia princeps Vell. scattata all’El-Zoharia Botanical Garden, Il Cairo,Egitto.
Nella medicina popolare, questa pianta è utilizzata come lassativo e antimicrobico e nel trattamento dei dolori mestruali, della febbre perniciosa e della sifilide (Balbach, 1981; Mors e Rizzini, 1966). Inoltre l’olio estratto dalla corteccia, dalle foglie e dai frutti è tradizionalmente utilizzato, come unguento, per il suo potere cicatrizzante delle ferite e per curare la febbre (Correa, 1926).
La corteccia produce un essudato che contiene un principio attivo chiamato Joanesina, che è velenoso, ma risulta utile come diuretico e nella cura delle ferite di difficile cicatrizzazione (Correa, 1926). Dal suo legno è ottenuta la cellulosa utilizzata per produrre carta di buona qualità. L’estratto dei semi è utilizzato come antielmintico (Freise, 1929), ma tale proprietà non è osservabile negli estratti ottenuti dalle foglie (Borba et al., 2013). L’attività antielmintica è stata attribuita agli alcaloidi identificati in differenti parti della pianta (Achenbach e Benirschke, 1997; Freise, 1929). I semi sono lassativi e purganti anche in medicina veterinaria (Waibel et al., 2003). L’ingestione dei semi causa intossicazione e perdita dei sensi. Infatti, sono stati registrati dei casi di intossicazione, che hanno determinato, quattro ore dopo l’ingestione, episodi di vomito e diarrea, ma che sono scomparsi nello stesso giorno. L’avvelenamento per ingestione dei semi di Joannesia
princeps Vell. può capitare, considerando che l’albero fa molti frutti che hanno un buon sapore
(Nishioka e Escalante, 1997). I semi contengono un olio giallo chiaro, trasparente, secco e inodore (Mainieri e Chimelo, 1989) attualmente impiegato nell’industria come olio lubri cante per le macchine e per l’illuminazione e nell’industria delle nture e vernici. Inoltre esso presenta proprietà molluschicide e con ene sostanze di natura terpenoidica che sono indu rici di tumori ( imo es et al., 2000), risulta tossico per i pesci (Braga, 1976) e nell’uomo può essere usato nella dose di 10-20 g come lassativo ( ilva, 1942). Infine l’olio è anche utilizzato come fertilizzante in quanto è ricco di fosforo, calcio e potassio.