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3 Le dinamiche insediative dell’abitato sparso attraverso l’analisi dei parametri culturali e geografici

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3 Le dinamiche insediative dell’abitato sparso

attraverso l’analisi dei parametri culturali e

geografici

Le analisi storiche e archeologiche possono contribuire alla comprensione dell’insediamento sparso basso Medievale, mettendo in luce le differenti tipologie insediative rurali e i rapporti con i centri urbani. I due campi di ricerca non hanno la facoltà di offrire un quadro completo sull’argomento, risulta quindi necessario mettere in relazione i dati storico-archeologici con le informazioni geografiche per ricostruire uno schema interpretativo diacronico il più completo possibile.

La necessità di un approccio collettivo1 è data dal fatto che non basta limitarsi a studiare le forme e le dimensioni della dimora rurale, ma per aumentare la nostra comprensione sull’argomento in oggetto si deve anche analizzare il paesaggio in cui l’insediamento sparso si inserisce e si sviluppa.

Identificate le caratteristiche morfologiche in cui si inserisce la casa isolata è opportuno stabilire altri criteri come l’esposizione alla luce solare degli abitati, l’area di pertinenza di una singola dimora contadina, la distanza dai corsi d’acqua, la relazione con la viabilità circostante e la posizione geografica in cui tali insediamenti si sviluppano, ovvero se in collina, in montagna e più precisamente a quale quota. Questi parametri ci offrono la possibilità, attraverso le analisi spaziali e raster, di stabilire alcune caratteristiche generali dell’insediamento sparso, con lo scopo di aumentare la comprensione su questo particolare tipo di abitazione rurale, fino adesso poco studiato e di conseguenza stabilire dei criteri geografici per le future indagini su tale argomento.

1 MACCHI JÁNICA 2009, p. 3-4.

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3.1 Variabili naturali e culturali

Gli studi geografici che si sono occupati dell’abitato sparso forniscono una serie di elementi che possono influenzare lo sviluppo della casa rurale isolata in base ad alcuni aspetti naturali e culturali.

Diverse caratteristiche morfologiche, come la presenza di corsi d’acqua e la conformazione del territorio circostante i borghi e i villaggi, spingono la popolazione rurale a compiere una scelta molto precisa nella posizione in cui costruire la propria dimora. Le aree favorevoli allo sviluppo dell’insediamento intercalare si presentano, nella maggior parte dei casi, ricchi di corsi d’acqua e con una falda acquifera poco profonda che consente di reperire questa risorsa con maggiore facilità attraverso l’escavazione di pozzi. Costruire a fianco o nelle vicinanze di corsi d’acqua presenta però dei problemi non sottovalutabili, come il rischio di subire inondazioni. Per questo motivo dal XIII secolo i Comuni italiani intraprendono delle opere di bonifica su terreni paludosi e tentano di disciplinare il flusso delle acque dei fiumi principali, con lo scopo di aumentare le terre coltivabili e le aree edificabili2.

Anche la configurazione dei rilievi è uno dei parametri da considerare. Come accade nella Toscana del Duecento, le aree maggiormente abitate sono le zone di pianura e collina, poiché concedono un maggiore sfruttamento del sottosuolo e facilitano i collegamenti tra città e campagne. Al contrario le zone di alta collina e montagna presentano un popolamento molto scarso, sebbene la ricchezza di boschi, utili per i pascoli durante il periodo della transumanza le renda, con molta probabilità, caratterizzate da insediamenti stagionali3.

2 PINTO 2002, pp. 8, 10; PICCINNI 2002, pp. 141-142. 3 PINTO 2002, pp. 13, 15-16, 22.

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Infine, alcuni elementi culturali come la nascita di villaggi aperti e delle “terre nuove”, che dal Duecento sono sintomo di una sicurezza sociale e politica grazie anche allo sviluppo di nuovi sistemi di gestione delle campagne e al rinnovato sfruttamento della viabilità, determinano in modo preponderante la diffusione dell’abitato sparso.

Alcuni studi statistici effettuati sulla campagna Toscana medievale del XV secolo, relativamente alla densità di popolazione rurale in base all’area geografica e al tipo di coltivazione effettuata, forniscono informazioni utili sul tasso demografico. Dai dati matematici, ad esempio, si evince che gli abitanti delle campagne si addensano maggiormente tra Firenze, Empoli e Pistoia, con una concentrazione pari a 140-160 abitanti per kmq; anche lungo la valle dell’Arno, da Empoli fino a Montevarchi, si raggiungono quote comprese tra i 100 e i 50 abitanti per kmq4. In generale, nelle aree dove si sviluppa una coltura cerealicola e arborea i valori vanno dalle 5 alle 10 case per kmq, invece in presenza di orti e vigneti la densità è più elevata, con valori che possono raggiungere le 100 case per kmq5.

4 HERLIHY, KLAPISCH-ZUBER 1988, Les Toscans, p. 223.

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3.2 Definizione delle scelte insediative e delle tendenze distributive dell’insediamento sparso: il caso del territorio di San Giovanni d’Asso

Una volta valutati i parametri culturali e naturali di un territorio, attraverso analisi spaziali e raster è possibile proporre un’ipotesi sulle scelte insediative che lo caratterizzano.

L’esempio qui presentato è basato su dai dati editi provenienti dalla ricognizione di superficie effettuata nel comune di San Giovanni d’Asso. Le informazioni archeologiche, grazie alla presenza delle coordinate geografiche

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relative a ogni UT segnalata, sono state trasposte sul software GIS6 utilizzando come base le CTR 1:10.000 della Regione Toscana relativa al comune in formato

shapefile7.

La Carta Archeologica del Comune di San Giovanni d’Asso identifica per i secoli basso Medievali (XI-XV) 40 insediamenti. Per questa ricerca sono state considerate le informazioni pertinenti ai secoli dal XII fino al XV, vista la maggiore disponibilità di dati.

All’interno di questo studio gli abitati sono stati inseriti all’interno del software GIS e suddivisi in quattro tabelle: Centri Principali, Casa isolata (fonti scritte), Nucleo sparso, Casa isolata (ricognizione).

6 Per questo studio è stato utilizzato il software OpenSource QGis v2.14.0. 7 http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/cartoteca.html

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Il gruppo Centri Principali è composto: dai centri fortificati di Meliandra, San Giovanni d’Asso, Vergelle, Castel Verdelli, Lucignano d’Asso, Monte Gomboli, Montelifré, Monterongriffoli, Montisi e Montelandi; dalle chiese di SS Flora e Lucilla a Montisi, di San Lorenzo a Vergelle, di San Lorenzo a Monterogriffoli e da San Biagio a Montelifré; dalle pievi di Pava, Pieve a Salti e di San Giovanni Battista8.

I gruppi Casa Isolata e Nucleo sparso raccolgono tutti gli insediamenti editi composti da una fino a un massimo di dieci abitazioni, identificati come “abitazione sparsa” sulla Carta Archeologica. Vi fanno parte le località di Cella,

8 Schedario Topografico: Sito 11 UT 1; Sito 18 UT 1; Sito 21 UT 1; Sito 22 UT 1; Sito 23 UT 1;

Sito 24 UT 1; Sito 25 UT 1; Sito 27 UT 1; Sito 28 UT 1; Sito 31 UT 1; Sito 32 UT 1; Sito 35 UT 1; Sito 37 UT 1; Sito 42 UT 1; Sito 51 UT 1; Sito 60 UT 1; Sito 67 UT 1.

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Cetinali, Genestrelle, Pieve a Salti, Renaiole, Lampolla, Galatina, Monte Comboli, Vernine, Poggio a Valle Malbione, Pogiuli, Lacti, Scorcina, Ludimena, Porrena, Cornetta e Auguignani9.

L’ultimo gruppo è formato dalle abitazioni sparse localizzate durante la ricognizione superficiale e identificate come “frequentazione” e “abitazione sparsa”. Si tratta di Podere Vernine di Sopra, Lucignano d’Asso, Poggio Rotondo, Podere la Fonte e Podere Picciolo10.

9 Schedario Topografico: Sito 55 UT 1; Sito 63 UT 1; Sito 64 UT 1; Sito 71 UT 1; Sito 72 UT 1;

Sito 77 UT 1; Sito 79 UT 1; Sito 53; UT 1; Sito 54 UT 1; Sito 56 UT 1; Sito 61 UT 1; Sito 62 UT 1; Sito 68 UT 1; Sito 69 UT 1; Sito 75 UT 1; Sito 76 UT 1; Sito 78 UT 1; Sito 80 UT 1; Sito 83 UT 1.

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3.3 Inquadramento storico-geografico

Dal XIII secolo il territorio di San Giovanni d’Asso e i suoi castelli entrano sotto la sfera d’influenza del Comune di Siena. Da questo momento in poi il Comune toscano intraprenderà una politica di espansione verso le campagne investendo molti capitali per la costruzione di una rete di aziende agrarie e abitati rurali sparsi, dando l’impulso per la nascita e lo sviluppo dell’insediamento intercalare11.

Dall’analisi della Tavola delle Possessioni redatta tra il 1317 e il 1318 dal Comune di Siena è stato possibile per gli studiosi identificare sotto quale

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giurisdizione rientrassero parte degli insediamenti inventariati dai tabulatores. Dal documento sono state riconosciute cinque aree controllate da altrettanti centri fortificati e sono: San Giovanni d’Asso, Montisi, Montelifré, Melianda e Vergelle. L’elaborazione dei poligoni di Thiessen sui centri sopra citati conferma gli areali posti sotto il controllo dei castelli.

A fianco dei siti è indicato il numero corrispondente nello Schedario Topografico.

Il passo successivo è stato quello di indicare in quale giurisdizione rientrassero gli insediamenti sparsi individuati attraverso la ricognizione di superficie e privi di riscontro nei documenti.

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Visionando l’immagine possiamo confermare che gli abitati isolati rinvenuti nelle località di Podere Vernine di Sopra e Podere la Fonte si trovano all’interno delle possessioni del castello di San Giovanni d’Asso; l’insediamento in località Podere Picciolo si trova nei territori controllati dal castello di Montisi; gli abitati in località Poggio Rotondo e Lucignano d’Asso sono localizzati nelle aree di pertinenza del castello di Vergelle sebbene quest’ultimo, con molta probabilità, fosse a sua volta sotto il controllo del castello di Lucignano d’Asso, vista la vicinanza geografica fra i due insediamenti.

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3.4 In quali luoghi si insediava la popolazione rurale?

Il territorio di San Giovanni d’Asso è composto da una maglia serrata di colline di media altezza, di origine sabbiosa e argillosa, e da una pianura percorsa dal fiume Asso; inoltre è inserito, per quanto riguarda la porzione orientale e meridionale del distretto, nell’ambito paesaggistico delle Crete senesi12.

Attraverso l’elaborazione di indici matematici e di immagini raster si è cercato di individuare dei trend insediativi determinati dalle scelte che hanno portato alla costruzione dell’insediamento rurale in un dato luogo.

Come primo passo ho ritenuto opportuno compiere l’analisi del vicino più

prossimo applicata a tutti gli insediamenti individuati:

Distanza media osservata: 468.299178654 Indice vicino più prossimo: 0.596213768734 Z-Score: -5.62367641452

Il risultato mostra che gli insediamenti rurali sono costruiti a una distanza media di poco inferiore ai 470 metri. Invece, l’indice vicino più prossimo indica che la tendenza distributiva è verso la dispersione e conferma appunto l’idea di un territorio ricco di insediamenti. È possibile dimostrare che la dislocazione degli abitati è avvenuta con un criterio ben preciso grazie all’indice Z-Score, che indica il valore di dispersione o deviazione standard. Se esso è inferiore a -2.58 o superiore a 2.58 significa che la distribuzione degli insediamenti sul territorio non è casuale13.

12 FELICI 2012. p. 11, 13-14.

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Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, l’insediamento sparso qui individuato è inserito in territorio ricco di corsi d’acqua facilmente accessibili.

Realizzando dei buffers attorno all’insediamento sparso e immettendo come raggio di distanza un chilometro, il risultato ottenuto indica come tutti gli insediamenti hanno la possibilità di raggiungere una risorsa fondamentale come l’acqua in tempi brevi.

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La prima analisi raster effettuata è quella delle pendenze e serve per valutare il livello di acclività in cui sono stati costruiti gli insediamenti.

L’immagine ottenuta è stata classificata in quattro classi in base alla pendenza del terreno: i valori indicati vanno dal pianeggiante (0%-10%), leggermente inclinato (10%-25%), inclinato (25%-35%), molto inclinato (>35%).

Analizzando l’immagine e confrontando il dato delle quote14 di ogni insediamento oggetto d’indagine, possiamo dedurre che gli abitati sono localizzati a quote comprese tra i 250 e 490 m s.l.m, con una pendenza media del terreno del 13%, con un solo caso che arriva fino al 48%, relativo alla casa isolata in prossimità del castello di Lucignano d’Asso. Inoltre, la porzione centrale sembra

14 Il valore delle quote è stato recuperato dalla scheda UT presente nello Schedario Topografico

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quella maggiormente adatta all’ospitare nuovi insediamenti vista la minore acclività del terreno rispetto alle zone a est e a ovest.

È stato poi elaborata un’ulteriore immagine raster con l’obiettivo di identificare il grado di esposizione degli insediamenti sparsi presi in considerazione.

Sono state individuate sedici classi: i colori freddi indicano le aree esposte a nord e i colori caldi le aree esposte a sud, mentre le zone in grigio indicano le aree pianeggianti, impossibili da classificare per quest’analisi.

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Visionando l’immagine possiamo vedere come non a tutti i punti è stato assegnato un valore, dato che ci indica subito quali insediamenti sono localizzati su superfici pianeggianti. Il valore medio d’esposizione è di 200, quindi la maggior parte delle abitazioni sono esposte a sud. L’unico insediamento in contrasto con il quadro generale è l'abitato rurale di Cella, nel territorio di Montelifré; dall’analisi l’abitato risulta esposto a nord e non è possibile identificarne la destinazione d’uso a causa delle poche informazioni in merito. Potrebbe trattarsi di un magazzino o di una abitazione temporanea o stagionale utilizzata durante i mesi intensi del lavoro agricolo.

L’ultima immagine raster creata è quella che si riferisce alle ore di sole che ciascun insediamento riceve in un anno. L’immagine è stata ottenuta utilizzando

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come scala di valori le tavole di Bartorelli, che tengono conto della latitudine, della pendenza e dell’esposizione dei versanti.

Da questa immagine possiamo dedurre che la media annua di luce solare che riceve l’insediamento sparso corrisponde a un valore medio-alto di 1892 ore. Sotto il valore medio ci sono quattordici abitati e notiamo ancora che l’insediamento in località Cella è l’unico a cui è attribuito un valore inferiore rispetto al resto delle località, forse ulteriore testimonianza che la sua destinazione non fosse a uso abitativo. Elevato è il valore relativo alla casa isolata vicino al castello di Lucignano d’Asso, nonostante si trovi in un’area con una forte pendenza (48%) ma fortemente esposto a sud, riceve una quantità di ore solari annue pari a 2487.

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3.5 Come si spostava la popolazione rurale?

Dall’analisi dell’edito relativo alla viabilità medievale emerge un'unica via che riprende una strada già utilizzata in epoca romana e nominata “Via delle Pievi”, che unisce la pieve di Pava in direzione sud ovest con la pieve di Cosona e in direzione est verso la chiesa di S.Maria in Salti e verso il borgo di Buoncovento, da cui s’immette nella Francigena magistrum, l’attuale S.S. 2 Cassia15.

Possiamo facilmente immaginare come in un territorio ricco di insediamenti rurali, specialmente dal XIII secolo, non potesse essere presente una sola via di comunicazione.

15 FELICI 2012, p. 225.

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Gli strumenti a nostra disposizione per individuare le ipotetiche vie di collegamento sono principalmente due: il calcolo delle distanze euclidee e quello dei percorsi di minimo costo tra differenti punti d’origine.

La prima operazione calcola il miglior modo di collegare determinati punti attraverso un insieme di rette e per questa operazione sono stati presi in considerazione i castelli, le pievi e le chiese che richiedevano, a mio avviso, una rete stradale che li collegasse tra di loro. Questo strumento tiene conto di un parametro importante, cioè quello della vicinanza spaziale tra i diversi punti. La rete creata simula i collegamenti più efficienti a livello spaziale su un piano privo di ostacoli.

L’immagine rivela come nel territorio sia possibile, in via ipotetica, collegare tutti gli insediamenti presenti, salvo alcuni casi dove l’insediamento sparso

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sembra rimanere di poco al di fuori della rete viaria tracciata. La distanza dalle vie di comunicazione potrebbe riferirsi a quel desiderio da parte della popolazione rurale di costruire le proprie dimore lontano dai castelli e dai villaggi, sia per motivi economici, cioè per sfuggire dalla pressione fiscale, che per motivi lavorativi, durante i periodi di semina, aratura o mietitura, oppure potrebbe essere la testimonianza di una raggiunta tranquillità territoriale, che consentiva di insediarsi in nuovi spazi non ancora sfruttati.

Maggiori informazioni si possono ricavare ricreando un percorso viario secondo il criterio della massima efficienza e del minimo costo, prendendo come punti di partenza l’insediamento sparso e i castelli. L’algoritmo tiene in considerazione due parametri, quello morfologico e quello delle pendenze (friction surface), consentendo di eseguire un calcolo sulla difficoltà di raggiungimento di un determinato punto sulla mappa da una o più origini note in base all’acclività e alla morfologia del terreno. Per il calcolo è stato creato un DTM 10x10 del territorio e in seguito un raster delle pendenze (slope map). Attraverso il modulo r.walk all’interno del software GRASS_GIS è stata creata una mappa dei costi di superficie che tiene conto dei costi cumulativi anisotropici16 grazie ai parametri inseriti in precedenza (DTM e friction surface). Il comando valuta come la pendenza, in base alla direzione di marcia, possa influenzare la velocità e il tempo complessivo per percorrere un percorso preciso. Infine il raster dei costi cumulativi generato è stato utilizzato all’interno del modulo r.drain, che consente di tracciare i percorsi a minor spesa energetica tra diversi punti d’origine.

16 Proprietà per cui in una sostanza il valore di una grandezza fisica dipende dalla direzione che si

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Il risultato è una mappa raster in seguito convertita in vettoriale che indica come la maggior parte degli insediamenti poteva essere collegata con relativa facilità con i centri principali nelle loro vicinanze.

Analizzando nel dettaglio l’immagine raster è possibile notare come la fascia centrale che percorre il territorio da nord a sud e la fascia ovest siano quelle maggiormente collegate. L’area centrale risulta pianeggiante permettendo la creazione di una viabilità efficace e poco dispendiosa a livello economico; la fascia ovest nonostante mostri una pendenza elevata in alcuni punti, possiede un’acclività più bassa in altri che consente di spostarsi in questi tratti per raggiungere gli insediamenti della zona.

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Basandoci sui dati storici espressi nel primo capitolo sul valore d’estensione minimo e massimo di un campo coltivabile ipotizzato per una casa isolata, possiamo valutare come dal castello di riferimento e dagli insediamenti rurali si possano raggiungere facilmente i terreni agricoli e i prodotti lì coltivati possano essere trasportati velocemente verso i mercati e i centri urbani.

Poiché sono state individuate due diverse tipologie di insediamento è stato assegnato il valore minimo (0.13ettari) alla casa isolata e il valore massimo (0.65ettari) al nucleo sparso.

L’immagine mostra come quattro su cinque castelli, tra quelli individuati dalle

Tavole delle Possessioni come detentori di terreni nel comprensorio di San

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grazie a possibili collegamenti diretti con i luoghi di raccolta dei prodotti agricoli; il castello di Meliandra sembra isolato dalla rete stradale, forse a indicare la vocazione agricola di questo centro fortificato che si evince dalle fonti scritte17. Probabilmente un caso simile a Meliandra lo si può riscontrare per il castello di Monte Gomboli, anch’esso isolato dalla viabilità principale. Invece, i centri fortificati secondari18 sono tutti collegati con i rispettivi castelli di riferimento.

La superficie del comune di San Giovanni d’Asso si estende in ambienti caratterizzati da un uso del suolo che possiamo ricondurre a sette aree distinte.

Il territorio è occupato principalmente da zone a uso seminativo come cereali, legumi e foraggiere, oltre che ad alberi da frutto, orticoltura, piante aromatiche e culinarie. La seconda categoria, che ricopre buona parte della fascia centro-ovest ed est del comune, è quella delle zone boscose, costituite principalmente da boschi di latifoglie. Le altre aree che coprono il territorio, in misura minore rispetto alle prime due categorie, sono le colture permanenti come oliveti, vigneti e frutteti; i prati, le zone agricole eterogenee e la vegetazione arbustiva e le zone con una vegetazione rada.

Sovrapponendo i buffer delle aree coltivate con l’immagine dell’uso del suolo attuale, possiamo verificare come le zone segnalate, come possibili terreni agricoli, si trovano in prossimità dei campi dedicati alla semina e alle colture permanenti e nelle vicinanze delle aree boscose; questo aspetto potrebbe confermarci la vocazione agricola appurata attraverso le fonti scritte.

17 FELICI 2012, Schedario Topografico: Sito 11 UT 1.

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3.6 L’insediamento sparso e stagionale nel territorio di San Giovanni d’Asso

Le fonti edite scritte e quelle materiali mostrano come il territorio di San Giovanni d’Asso, durante il basso medioevo, fosse composto da castelli, chiese e pievi, affiancati da una rete diffusa di insediamenti sparsi, i quali, secondo l’esegesi della Tavola delle Possessioni, sono caratterizzati da una o tre abitazioni, di proprietà forestiera o locale, verosimilmente costruite in materiale deperibile.

L’insediamento sparso sembra concentrarsi principalmente nell’area centro nord, dove le fonti scritte documentano una diffusa presenza di insediamenti rurali19. La loro posizione probabilmente è dovuta alla necessità di localizzarsi in prossimità delle materie prime come l’acqua e i campi da coltivare o vicino ai materiali utili per la costruzione delle case.

Per quanto riguarda la viabilità, il territorio sembra essere caratterizzato da una buona rete stradale, i cui collegamenti principali si trovano nella fascia centrale, che si interseca con la “Via delle Pievi” verso la pieve di Pava, e nella fascia ovest, mettendo in comunicazione la maggior parte dei siti posizionati nelle loro vicinanze.

Dalla lettura dei valori di pendenza, esposizione e assoluzione, possiamo notare che gli insediamenti inseriti in zone collinare ma su aree pianeggianti (valore esposizione 0) e con una pendenza che non supera l’11%, ricevono lo stesso quantitativo di ore solari annue (1725). Il valore è basso rispetto al resto dei siti studiati, che sono esposti a sud e ricevono dalle 1900 alle 2400 ore di sole annue.

Gli insediamenti esposti verso sud e quelli su aree pianeggianti sono di diversa tipologia e destinazione? Chi erano i proprietari?

19 FELICI 2012, p. 15.

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Dall’analisi della Tavola delle Possessioni in cui sono citati gli insediamenti qui studiati, si evince che in cinque casi si riscontrano abitazioni forestiere, talvolta isolate, oppure affiancate a case appartenenti ai locali; in un caso un piccolo nucleo sparso si trasforma in un podere; troviamo case connesse a un forno o semplici nuclei abitativi. Non sappiamo se le proprietà appartenenti ai residenti siano dimore in cui si viveva tutto l’anno oppure siano utilizzate stagionalmente durante la semina, l’aratura o la mietitura.

Per quanto riguarda la destinazione di queste abitazioni forse è possibile fare una distinzione. In assenza di dati materiali o di scavi che possono indurci a scoprire a quale tipologia d’insediamento ci troviamo di fronte, l’unica strada è quella di confrontare i risultati ottenuti con altri studi per poter così meglio che comprendere l’effettiva funzione di queste case isolate.

La ricerca effettuata da Santangeli Valenzani sugli insediamenti produttivi del suburbio di Roma nella tarda Antichità nasce con il desiderio di capire e rispondere a un paradosso nato dal confronto delle fonti scritte con il dato archeologico. Le prime testimoniano la presenza di molte proprietà rurali appartenenti alla Chiesa e all’aristocrazia; le seconde evidenziano al di là delle chiese e degli insediamenti funerari, un paesaggio abbandonato e desolato, ricco di rovine e con la sporadica presenza di grandi ville isolate. Lo studioso trova quindi una possibile risposta nell’insediamento stagionale. La città di Roma nel VI secolo è circondata da coltivazioni estensive che richiedevano una manodopera solo in alcuni periodi dell’anno. Il mancato riconoscimento di evidenze archeologiche si può spiegare con la natura con cui erano realizzate le abitazioni, temporanee, costruite in legno e paglia per ospitare i contadini, e quindi difficilmente riconoscibili a livello materiale. Inoltre, a questo tipo di abitazioni è associabile una cultura materiale povera ed essenziale, composta da strumenti a perlopiù in materiale deperibile, affiancati da pochissime forme ceramiche20.

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La situazione di San Giovanni d’Asso, a mio avviso, è molto simile a quella evidenziata per le campagne romane. Le fonti scritte basso medievali rivelano un paesaggio antropizzato, caratterizzato dalla presenza di castelli e poderi, non documentato attraverso le ricognizioni di superficie21. Nelle rare occasioni in cui è stata individuata una casa rurale, essa è risultata costruita in materiale deperibile e con una quantità di reperti ceramici limitata22. Con molta probabilità, anche in questo caso, l’assenza di evidenze superficiali si spiega con l’insediamento di tipo stagionale, sebbene con caratteristiche differenti rispetto a quelle evidenziate per il suburbio di Roma.

Tra il XII e il XIII secolo nel territorio qui studiato si assiste alla stabilizzazione della rete dei castelli. In questa fase la popolazione si concentra principalmente all’interno di questi poli, organizzati per ospitare grosse quantità di popolazione. All’inizio del XIII secolo la maggior parte dei castelli entra nell’orbita Senese che da questo momento impone la propria politica economica, dando impulso alla diffusione del podere a conduzione mezzadrile, attestato solo attraverso le fonti scritte.

La domanda da porsi è la seguente: come è possibile identificare a livello archeologico questa tipologia insediativa? Da un punto di vista materiale la risposta può arrivare affermando che l’insediamento sparso può essere stagionale. Nel suburbio di Roma Santangeli Valenzani individua nell’insediamento nomade dell’Agro romano del XX secolo alcune caratteristiche che possono corrispondere all’insediamento rurale della stessa area nel VI secolo. Gli stessi requisiti, analizzando la tabella sottostante, sono riscontrati anche per nove siti indagati del territorio di San Giovanni d’Asso: insediamenti formati da una o più abitazioni costruite in materiale deperibile, collocate per lo più in un terreno in declivio,

21 FELICI 2012, pp. 15, 231.

22 Ivi, Schedario Topografico: Sito 7 UT 1; Sito 13 UT 1; Sito 55 UT 1; Sito 10 UT 1; Sito 76 UT

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vicino a edifici preesistenti, costituiti in alcuni casi dalle dimore di proprietà dei residenti.

Risultati analisi immagini raster

INSEDIAMENTO SPARSO Comprensorio Quota Pendenza Esposizione Assolazione

Cella (Valcella) Val d'Asso-Crete senesi 373 22 33 1152

Cetinali Val d'Asso-Crete senesi 307 4 0 1725

Genestrelle (Ginestrelle) Val d'Asso-Crete senesi 368 11 184 2459

Pieve a Salti Val d'Asso 278 8 0 1725

Renaiole Val d'Asso-Crete senesi 309 10 339 1415

Scorcina (Scorcinina) Val d'Asso-Crete senesi 254 19 214 2396

Ludimena (Olimena) Val d'Asso-Crete senesi 275 5 0 1725

Lampolla (Ampella) Val d'Asso-Crete senesi 360 7 0 1725

Galatina (Calatina) Val d'Asso-Crete senesi 295 11 0 1725

Porrena (Porrona) Val d'Asso-Crete senesi 492 7 0 1725

Tortomeno (Tordovana) Val d'Asso-Crete senesi 347 15 265 1962

Monte Comboli (Montegomboli) Val d'Asso-Crete senesi 319 29 121 2370

Vernine Val d'Asso-Crete senesi 321 18 212 2396

Cornetta (Corneta) Val d'Asso-Crete senesi 338 9 0 1725

Poggio a Valle Malbione Val d'Asso-Crete senesi 260 6 0 1725

Aguignani (Laugnano) Val d'Asso-Crete senesi 269 1 0 1725

Pogiuli (Poggioli) Val d'Asso-Crete senesi 309 19 247 2138

Podere Vernine di Sopra Val d'Asso 283 14 247 2138

Lucignano d'Asso Val d'Asso 369 48 136 2487

Poggio Rotondo Val d'Asso-Crete Senesi 314 8 0 1725

Podere La Fonte Val d'Asso-Crete Senesi 341 6 0 1725

Podere Picciolo Val d'Asso-Crete Senesi 402 10 0 1725

Valore Medio 327 13 200 1892

Le località di Renaiole, Tortomeno, Monte Comboli e Vernine individuati dalla Tavola delle Possessioni presentano abitazioni appartenenti a forestieri, e questo induce a pensare che fossero utilizzate da contadini o famiglie salariate che migravano in alcuni periodi dell’anno, durante la mietitura, l’aratura o la semina, in aiuto alla popolazione contadina locale che risiedeva nelle vicinanze. Per due siti riconosciuti in ricognizione nelle località di Podere Vernine di Sopra e

In corsivo i toponimi presenti nella Tavola delle Possessioni In giallo i possibili insediamenti stagionali

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Lucignano d’Asso, non disponiamo di informazioni storiche pertinenti le proprietà delle abitazioni. Per gli altri siti evidenziati, quelli di Genestrelle, Scorcina e Pogiuli le fonti segnalano che le abitazioni presenti sono di proprietari locali, ma non possiamo escludere che anch’essi siano stagionali, vista i valori affini i precedenti siti elencati.

Infine, i restanti siti studiati, in cui i documenti scritti segnalano la presenza di abitazioni di proprietari locali, riportano dei valori molto simili tra di loro. Sono localizzati in aree pianeggianti e con una buona esposizione alla luce del sole e questo può indurci a pensare che, con molta probabilità, siano a carattere stanziale e siano identificabili probabilmente con i poderi individuati nelle fonti scritte.

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