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Dinamiche di mercato e prospettive per i non vedenti

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Academic year: 2021

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Capitolo 5

Dinamiche di mercato e prospettive per i non

vedenti

5.1 Disabilità e nuove tecnologie

La presenza e la pervasività delle nuove tecnologie nella vita quotidiana ha determinato l’avvento della cosiddetta “Società dell’Informazione”, una società in cui le nuove tecnologie permettono l’accesso a nuovi sistemi di interazione con la Pubblica Amministrazione, nuove modalità di fruizione dei servizi, nuove forme di comunicazione.

Il superamento dei propri limiti spaziali e temporali, garantito dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, non potrà mai essere apprezzato fino in fondo da un “abile” nella stessa misura in cui lo sia da un diversamente abile o da un anziano. Molto spesso le categorie disabile ed anziano coincidono: si stima che più del 10% di tutti i cittadini europei è disabile (circa 37 milioni) e che di questi il 70% ha un’età superiore ai 60 anni.

La tecnologia rappresenta senza dubbio un efficace strumento per assicurare la valorizzazione delle capacità residue dei disabili e per sopperire, privilegiando altri canali di riconoscimento, le specifiche “mancanze” sensoriali o fisiche: un non vedente può, ad esempio, istruire un PC per leggere ad alta voce il contenuto dello schermo.

Anche se, comunque, i benefici appaiono evidenti non è altrettanto scontato definire come i disabili possano acquisire non solo una piena consapevolezza delle potenzialità della tecnologia ma ne possano usufruire nel pieno delle funzionalità.

Infatti, nonostante la meritevole opera di alcune associazioni, l’impegno di diverse istituzioni e la presenza di buone prassi, moltissime sono le barriere sociali, organizzative, economiche ed individuali che impediscono una piena fruizione da parte di tutti delle possibilità offerte dalla rivoluzione digitale.

La tecnologia sta diventando sempre più immediata e disponibile ma ancora non sufficientemente intuitiva per i disabili; fattori socio-demografici quali l’età, la disponibilità all’apprendimento ed il reddito influiscono in maniera determinante nell’adozione e nella diffusione delle nuove tecnologie ed in particolare nell’utilizzo del PC e di Internet.

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5.1.1 Opportunità legate alla tecnologia

Le cosiddette tecnologie assistive possono compensare specifiche disabilità, innate o acquisite nel tempo, e sono ampiamente utilizzate come uno strumento riabilitativo e di compensazione delle abilità residue.

Se i non vedenti (ed i disabili in generale) avessero a disposizione ausili adeguati a superare il loro deficit visivo, anche l’utilizzo di un PC diventerebbe molto praticabile; anzi l’avvento del PC e la realizzazione di software ed hardware specifici ha dato ad ognuno la modalità più consona alle proprie possibilità di accesso allo strumento stesso. Ormai da più di 15 anni si realizzano diversi tipi di ausili, hardware o software, capaci di fornire aiuto sia nel campo riabilitativo sia nell’accesso al computer.

Nel caso di disabilità fisico/sensoriale, il PC rappresenta un ausilio che consente di svolgere alcune funzioni che altrimenti sarebbero precluse, una sorta di protesi che permette di sopperire ad una funzione organica compromessa; la verifica dell’utilità e la validità dell’ausilio sono date semplicemente dal criterio di funzionalità, direttamente accertabile dall’utente.

Le disabilità sensoriali riguardano principalmente gli ipovedenti e i non vedenti. La distinzione è importante perché, mentre gli ipovedenti usano il monitor con accorgimenti particolari quali l’ingrandimento dei caratteri o il forte contrasto dei colori, i non vedenti hanno bisogno di supporti esterni. I primi non riescono a coordinare i movimenti occhio-mano che guidano il mouse, a riconoscere immagini più complesse sullo schermo, a leggere testi scritti in modo non chiaro; i secondi invece hanno bisogno di uno strumento (o di una combinazione di strumenti) che traduca i segni raffigurati sullo schermo in un codice a loro comprensibile.

Gli ausili rendono, quindi, potenzialmente in grado i disabili visivi di usare in completa autonomia un PC e riducono sensibilmente, anche se di certo non annullano, la loro disabilità; questo determina un aumento di persone che possono svolgere una vita “normale” sia a livello scolastico, sia comunicativo che lavorativo.

Ma se da un lato l’informatica, l’elettronica e la telematica offrono moltissime possibilità di valorizzazione, esse stesse possono creare nuove barriere: alcuni dei problemi che l’utente incontra nell’utilizzo della tecnologia nascono dal fatto che i prodotti standard spesso non tengono conto dei particolari bisogni dell’utente stesso.

Queste difficoltà possono evitarsi in fase di sviluppo del prodotto: le limitazioni, infatti, non sono inerenti alla tecnologia che è caratterizzata da un’enorme flessibilità ma, paradossalmente, da mancate richieste poste alla tecnologia stessa.

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Se si pensa, ad esempio, alle odierne interfacce grafiche esse possono apparire semplici per un utente che abbia piena funzionalità delle capacità sensitive ma possono, contemporaneamente, diventare un grosso ostacolo per chi non può vedere la freccia del mouse muoversi sullo schermo: un’icona sul desktop sembra un apprezzabile passo avanti verso la semplificazione dell’uso del PC, ma può rappresentare un problema difficilmente superabile per un utente che non la vede e pertanto non riesce a selezionarla.

I non vedenti hanno problemi con le presentazioni multimediali, i caratteri troppo piccoli, i particolari contrasti di colore, le immagini miniaturizzate. Poiché non esistono precisi standard che definiscano le caratteristiche dei siti web, molti disabili della vista possono essere esclusi da siti potenzialmente loro utili a causa di un design non appropriato.

Dunque un design accessibile è essenziale, anche in presenza di dispositivi di supporto adeguati, per rendere Internet realmente universale: un sito accessibile dovrebbe dunque sfruttare equivalenti testuali, concepiti come parte integrante delle pagine del sito, associati alle componenti non testuali quali grafici, immagini ed animazione, in modo da inserire quella ridondanza di informazione che permetta una presentazione alternativa ed adeguata alle diverse esigenze. Con un equivalente testuale, infatti, la pagina può essere presentata al non vedente in forma vocale o in rappresentazione braille.

5.1.2 La tecnologia in supporto alla disabilità: gli ausili

L’ausilio permette l’adattamento della persona all’ambiente mentre un adeguato intervento di accessibilità favorisce l’adattamento dell’ambiente alla persona; in altre parole più alto è il grado di accessibilità, minore è la necessita di dotare la persona di ausili specializzati e specifici per le diverse funzioni.

Per ausilio si intende più specificamente un sistema hardware o software elettronico o informatico utilizzabile da un disabile per prevenire, compensare, alleviare od anche eliminare una menomazione, disabilità ed il conseguente svantaggio.

Gli obiettivi che può prefiggersi un ausilio sono i seguenti:

1. Facilitare l’autonomia o minimizzare la dipendenza da altri nell’esecuzione di una particolare attività: in questo caso l’ausilio può agire in modo compensativo, ovvero servendosi delle residue abilità della funzione lesa, oppure in modo sostitutivo, ovvero sfruttando risorse sensoriali diverse da quelle compromesse; 2. Assistere una strategia didattica per il conseguimento di determinati obiettivi di

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3. Stimolare lo sviluppo di abilità motorie, sensoriali, cognitive, etc.; 4. Seguire i livelli di abilità e monitorare processi.

Per i disabili della vista, per i quali è al momento impossibile acquisire o riacquisire la competenza visiva, l’ausilio lavora in particolar modo attraverso modalità di facilitazione dell’azione prevista, potendo contare sulla normalità intellettiva dell’utente che è quindi sostanzialmente in grado di sfruttare a fondo le potenzialità della macchina.

Il soggetto non vedente, infatti, è perfettamente capace di concepire il significato fonetico di un segno (lettera, sillaba o parola) e di comprenderne il senso, ma manca del segmento funzionale, ovvero la vista, che mette insieme le fasi di riconoscimento e comprensione. Se egli viene messo in condizione di assolvere alle funzioni visive tramite un canale sensitivo sostitutivo che supplisca a tali funzioni, le due fasi citate possono comunque essere connesse in modo adeguato. La facilitazione messa in atto dal dispositivo di ausilio utilizza, in sostanza, le capacità residue senza alcuna necessità di modificare la struttura individuale.

All’ausilio si richiede una facile utilizzazione, un buon grado di affidabilità anche a lungo termine, dimensioni tollerabili da un eventuale trasporto e un livello di apprendimento non eccessivamente impegnativo.

Oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante ma resta, comunque, la necessità di studiare ed analizzare ogni singolo caso per poter personalizzare le soluzioni. In questo senso il primo passo è rappresentato da un’accurata valutazione fisica e cognitiva soprattutto per quanto riguarda la capacità di raggiungere il massimo livello di integrazione tra le capacità residue e quelle rese possibili dal dispositivo di ausilio.

5.2 Il mercato dell’Assistive Technologies

Si vuole, ora, cercare di fare un’analisi del mercato dei dispositivi elettronici nel settore dell’Assistive Technologies, individuando il campo dei potenziali acquirenti attraverso un’indagine demografica e selezionando le aziende produttrici e distributrici che operano in tale settore.

5.2.1 Una finestra sul mercato americano

I non vedenti ed i soggetti con una qualche forma di impedimento della vista formano un gruppo eterogeneo che varia in termini di percezione della fonte di luce, di acutezza visiva e di estensione del campo visivo. Il grado di impedimento visivo è valutato su una scala graduata che varia dalla non percezione assoluta della luce alla percezione di una

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debole fonte di luce. I soggetti hanno percezione della luce quando riescono a distinguere una camera buia da una luminosa e sono in grado di effettuare proiezioni se riescono anche a localizzare la fonte di luce.

Negli Stati Uniti, ad esempio, il termine non vedente legale (legally blind) identifica la classe dei non vedenti con acutezza visiva minore o uguale di una certa soglia (20/200) e/o un campo visivo minore o uguale di 20°.

Il termine “non vedente” è talvolta utilizzato in senso restrittivo per riferire quella categoria di soggetti che al più percepiscono deboli fonti di luce, mentre i soggetti con impedimenti della vista alla categoria dei non vedenti legali.

La Fig.1 illustra la correlazione tra l’età del soggetto e l’impedimento visivo. Una piccola percentuale di persone con età compresa tra i 18 ed i 44 anni hanno un impedimento visivo mentre il 20% della popolazione totale con 75 anni e più presenta una qualche forma di impedimento della vista. La sproporzione della distribuzione ha implicazioni sul mercato delle offerte di dispositivi e dei servizi: infatti, i potenziali acquirenti che rientrano all’interno di uno specifico range di età possono preferire o richiedere differenti tipologie di dispositivi tecnologici rispetto a potenziali utenti collocati in un’altra fascia d’età.

Fig.1: Popolazione con impedimenti della vista in USA [72].

Secondo la Lighthouse National Survey on Vision Loss, nel 2010 si stima che circa 8.3 milioni di americani con età superiore ai 65 anni presenteranno una qualche forma di impedimento visivo. Si stima, inoltre, che questa cifra possa crescere rapidamente nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2030 fino ad arrivare ad un totale di 14.8 milioni di anziani americani con un impedimento visivo, 7.7 milioni dei quali presenteranno forme di impedimento molto acute (Fig.2).

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Fig.2: Previsioni sulla popolazione americana con 65 anni e più con disabilità della vista.

Le stime riportate dalla National Federation of the Blind affermano che ogni anno circa 50.000 americani risultano affetti da qualche forma di ritardo visivo [73].

Secondo le indagini della National Health Interview Survey on Disability circa 600.000 non vedenti americani utilizzano qualche tipo di dispositivo di ausilio alla visione. Di questi soltanto 110.000 utilizzano display Braille [74].

La Tab.1 riporta i costi dei vari ausili potenzialmente utilizzabili da un non vedente; risulta evidente la quasi totale inaccessibilità di alcuni dispositivi per le classi economicamente meno agiate.

Tipo di dispositivo Modello Prezzo

(in $)

Screen Reader JAWS for Windows Professional 1095.00

Window-Eyes Professional 795.00

Dolphin Supernova Reader Magnifier Standard 1195.00 Dolphin Supernova Reader Magnifier Pro 1495.00 Dolphin Hal Screen Reader Standard 795.00 Dolphin Hal Screen Reader Professional 1095.00

Sintetizzatori di voce Triple Talk PCI 395.00

Triple Talk USB 495.00

Ingranditori di testo ZoomText Magnifier 395.00 ZoomText Magnifier/Screen Reader 595.00

MAGic for Windows Standard 345.00

MAGic for Windows Professional 395.00

Dolphin Lunar Screen Magnifier 395.00

Dolphin LunarPlus Enhanced Screen Magnifier 595.00

Scanner Kurzweil 1000 995.00

ScannaR Reading Machine 2995.00

Extreme Reader – XR-10 3500.00

K-NFB Reader 3495.00

Display Braille Focus 40 3495.00

Focus 80 6995.00

PAC Mate portable Braille display, 20 cell 1400.00 PAC Mate portable Braille display, 40 cell 3200.00

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Brailliant 40 4795.00

Brailliant 80 8995.00

Easy Braille 40 (Handy Tech) 4495.00

ALVA Delphi MultiMedia 480 9995.00

ALVA 544 Satellite Classic 5495.00

ALVA 574 Satellite Pro 9995.00

Braille Express 100 (with ET Speaks & Sound Full) 11995.00 Braille Express 150 (with ET Speaks & Sound Full) 16995.00

Tiger Pro 9750.00

Tiger Cub 4995.00

Emprint 5995.00

Tab.1: Listino Prezzi (da ALVA: Adaptive Technology Consulting, Price List, Effective August 2006)

Alcune tecnologie rientrano nella categoria delle “realizzazioni universali” in quanto possono essere utilizzate da utenti con o senza disabilità visive (sintetizzatori di voce, apparecchiature di segnalazione sonora o vibratoria). Questa classe di dispositivi ha la capacità di creare mercati aggiuntivi con conseguente più alta concorrenza e costi più accessibili.

5.2.2 Assistive Technologies in Italia: analisi della domanda

In Italia una ricerca ISTAT del 2001 (Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000) mette in evidenza che le persone disabili nel 1999/2000 risultano essere poco più di 2.600.000 (pari quasi al 5% dell’intera popolazione), considerando la popolazione con più di 6 anni che vive in famiglia; non vengono, dunque, contemplate in questa indagine i disabili che vivono stabilmente in istituti specializzati e quelli che non hanno compiuto i 6 anni di età.

Su 2.600.000 persone disabili, le donne sono circa 1.700.000, mentre gli uomini circa 900.000 per cui una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere ancora 20 anni ma di questi 5 saranno vissuti in condizione di disabilità; per gli uomini di 65 anni, invece, sono 2 gli anni, rispetto ai 16 di vita attesa, che saranno probabilmente vissuti con una qualche disabilità.

L’indagine effettuata dall’ISTAT, che fa esplicito riferimento alle definizioni di “menomazione”, “disabilità ed “handicap” illustrate dall’Organizzazione Mondiale Della Sanità, include quattro tipologie di disabilità:

1) Confinamento individuale (costrizione a letto, su una sedia a rotelle o in casa) 2) Disabilità nelle funzioni (difficoltà nel vestirsi, nel lavarsi, nel mangiare) 3) Disabilità nel movimento (difficoltà nel camminare, nel muoversi in genere)

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4) Disabilità sensoriali (difficoltà nel sentire, vedere o parlare)

In questo lavoro, l’interesse è rivolto verso la quarta fascia citata, alla quale appartengono i non vedenti: le difficoltà nella sfera della comunicazione, quali l’incapacità di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa l’1% della popolazione di 6 anni e più.

Dall’indagine risultano circa 352.000 non vedenti totali o parziali, 877.000 persone con problemi all’udito e circa 92.000 sordi prelinguali (sordomuti).

Va anche rimarcato che ben il 33% dei disabili è portatore di almeno due disabilità contemporaneamente fra disabilità nelle funzioni, nel movimento o nel campo sensoriale. Particolarmente interessante, per avere un’idea delle proporzioni, è la rilevazione effettuata sul Casellario Centrale Pensionati circa la distribuzione su base regionale dei disabili visivi (Tab.2).

Regione Soggetti con sola prestazione di disabile

visivo

Soggetti con una prestazione di disabile visivo ed una in qualità di invalido civile

Piemonte 6659 1558 Valle D’Aosta 0 0 Lombardia 11005 2290 Liguria 2813 697 Trentino A.A. 3 1 Veneto 5682 1322 Friuli V. Giulia 1801 469 E. Romagna 5939 1507 Toscana 6222 1510 Umbria 1351 713 Marche 2426 830 Lazio 6488 1541 Abruzzo 2539 925 Molise 799 99 Campania 7803 1564 Puglia 7876 1334 Basilicata 1028 229 Calabria 3573 729 Sicilia 12317 2836 Sardegna 3621 1528 TOTALE 89945 21712

Tab.2: Distribuzione su base regionale dei disabili visivi (Fonte: CASELLARIO CENTRALE PENSIONATI, data rilevazione: 1/3/2003)

Il totale dei non vedenti che percepiscono una pensione sociale è 111.657, pari circa al 31,7% della quota di non vedenti parziali o totali ricavata nell’indagine ISTAT.

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5.2.3 Il comparto produttivo: la dinamica di imprese

Tra le componenti fondamentali della filiera sono compresi necessariamente i diversi comparti del sistema produttivo che realizzano e commercializzano prodotti e dispositivi per il sistema sanitario.

Il mercato dei prodotti biomedicali o dispositivi medici comprende un’ampia gamma di beni tra i quali gli ausili per disabili, le apparecchiature elettromedicali ed altri prodotti. Si tratta in molti casi di prodotti di nicchia e ciascuno di essi può dunque rappresentare una quota modesta dell’intero mercato; ciò spiega la presenza, a fianco delle multinazionali leader a livello globale, di una miriade di imprese di piccole e medie dimensioni specializzate su una singola linea di prodotti o su una determinata area geografica.

In Italia il numero di imprese nel settore manifatturiero di fabbricazione di apparecchi elettromedicali è aumentato da 523 del 1991 a 609 del 2001 (dati ISTAT); in particolare le imprese sia produttrici che distributrici presenti sul territorio italiano risultano essere circa 1000, concentrate prevalentemente al Nord (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto).

In Fig.3 è riportato il numero di aziende rispetto alla tipologia di ausilio prodotta:

Fig.3: numero di aziende presenti sul territorio italiano per tipologia di ausilio prodotta.

5.2.4 L’internazionalizzazione commerciale

L’analisi dell’import/export dei comparti che, sulla base della classificazione ISTAT, rientrano nella fabbricazione di apparecchi biomedicali, chirurgici ed ortopedici, fornisce

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ulteriori elementi di valutazione sul posizionamento all’interno del mercato dell’industria italiana.

Per quanto riguarda l’Import si è assistiti nel corso del quinquennio 2000-2004 ad una crescita del 24,4% nonostante la battuta di arresto del 2003, dove l’import cala dell’1,3%; in particolare, sul totale delle importazioni, il 25,3% riguarda il comparto elettromedicale, mentre il 44,2% il comparto biomedicale.

La domanda si concentra presumibilmente laddove si verifica un’elevata concentrazione demografica, si concentrano grandi strutture, sono insediate multinazionali che commercializzano dispositivi prodotti all’estero.

A Milano confluisce circa il 50% della domanda nazionale di prodotti importati; tale quota si assesta intorno al 65% se a Milano si aggiungono Roma e Genova e supera l’80% se si considerano le prime 10 province in termini di richiesta di importazioni. I Paesi dell’Unione Europea rappresentano il primo mercato di approvvigionamento per l’Italia con una quota che nel 2004 supera il 71% (oltre 2 miliardi di €): Olanda, Germania, Francia e Belgio sono infatti, insieme agli USA, i primi 5 mercati di import e vedono rafforzare significativamente il loro peso aggregato rispetto al partner americano, la cui quota sull’Import scende dal 20,3% nel 2000 al 14,7% nel 2004.

I Paesi dell’Unione Europea coprono oltre il 68% dell’import di prodotti elettromedicali, ma cambia il peso degli Stati Membri: l’Import dalla Germania, che si conferma primo fornitore dell’Italia, si riduce in termini sia assoluti che relativi, passando dal 29,3% nel 2000 (circa 203 mln di €) al 23,5% nel 2004 (circa 180 mln di €). Scendono anche le importazioni dagli USA cha passano da 120 mln di € nel 2000 a 105 mln, mentre è significativo l’aumento delle quote di Giappone e Svizzera, rispettivamente del 7,1% e del 4,5%. La Cina, pur rientrando tra i primi 20 mercati di approvvigionamento, ha una quota inferiore all’1%.

Anche nel mercato dell’Import di prodotti biomedicali, i Paesi dell’Unione Europea si confermano leader con una quota che dal 2000 al 2004 si rafforza dal 65,4% al 69,5%: la Germania è il primo fornitore con oltre 273 mln di €, seguita dagli USA (230 mln di €) in calo rispetto al 2000, da Olanda, Francia e Belgio. Stabile, invece, la quota dei Paesi Asiatici, dove crescono le importazioni da Cina, Corea del Sud e Taiwan, mentre si riduce il peso del Giappone, in termini sia assoluti che relativi.

Per quanto riguarda l’Export si è assistiti ad una crescita del 33,2% nel quinquennio 2000-2004, nonostante il forte rallentamento registrato nel 2003; questi dati non devono ingannare in quanto l’Italia è e resta comunque un importatore netto in questo settore

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industriale. Il disavanzo commerciale cresce da 1,1 miliardi di € nel 2000 a 1,25 miliardi di € nel 2004.

Sul totale dell’Export italiano si riduce il peso del comparto biomedicale ed ancor più dell’elettromedicale: nel 2004 rappresentano rispettivamente il 49,2% e il 37,45 del totale, a fronte del 51% e del 40,3% nel 2004.

L’Unione Europea rappresenta il primo mercato di sbocco con oltre 870 mln di €, seguita dall’Europa centro-orientale (dove dal 2000 al 2004 raddoppia l’Export verso la Russia) e dagli altri Paesi europei, dove spicca la Svizzera.

Si riduce sensibilmente l’Export dei prodotti elettromedicali in Francia e in Germania entrambe superate dagli USA, dove nel 2004 l’Italia ha esportato prodotti elettromedicali per 83,8 mln di €.

L’Unione Europea resta il bacino di riferimento anche per l’Export di prodotti biomedicali (69,5%): la Germania è il primo partner commerciale (quasi 114 mln di €), seguita a distanza dagli USA (67,17 mln di €), Francia, Spagna e Belgio; tra i mercati di sbocco emergenti si distinguono Turchia, Messico e Ungheria con quote intorno all’1%.

5.4.5 Riferimenti legislativi

Il punto di riferimento legislativo in Italia è il Nomenclatore tariffario in cui sono indicati i vari tipi di ausili e protesi a cui possono accedere le persone disabili in possesso di una richiesta firmata da un medico specialista dell’Asl. Il testo del Nomenclatore, come i testi di tutta la legislazione in materia di disabilità, si trova nel sito www.handylex.org.

L’ultimo Nomenclatore, pubblicato nel 1999, prevederebbe la concessione gratuita dell’ausilio, invitando le singole Regioni a promuovere gare di appalto per i diversi tipi di dispositivi.

Nel Nomenclatore vigente sono presenti ausili tecnici pensati in relazione a specifiche menomazioni ma latitano ancora ausili tecnici finalizzati a garantire funzioni come quelle della comunicazione, sicurezza, autonomia. I disabili non sono quindi ancora pienamente tutelati per un numero consistente di possibili interventi tecnologici.

Va, altresì, sottolineato che il Nomenclatore è sempre indietro nel tempo rispetto alle innovazioni tecnologiche: ad esempio è oggi disponibile sul mercato il navigatore di mobilità GPS che permette ad una persona non vedente di orientarsi in una città indicandogli tramite auricolare le strade e gli incroci che deve attraversare per raggiungere il luogo desiderato. Questo apparecchio non è contemplato dal Nomenclatore e probabilmente lo sarà al prossimo aggiornamento.

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Nei confronti delle ditte private non c’è alcuna strategia nè di controllo tecnologico nè tantomeno di controllo dei prezzi: il contributo pubblico, pur costituendo un forte incentivo alla domanda, non è collegato a nessuna strategia pubblica a questo riguardo. In aggiunta, non esiste una coerente strategia governativa nel cercare di qualificare le imprese italiane nell’area della Assistive Technology così come manca una strategia razionale per incentivare la ricerca in questa direzione.

Dunque, in mancanza di una regìa pubblica, in Italia il mercato degli ausili tecnologici innovativi per persone disabili e per non vedenti in particolare è un mercato sostanzialmente privato con qualche contributo pubblico.

Detto questo, è però ugualmente importante segnalare che in diverse strutture e sedi universitarie e private ci sono in Italia progettualità e realizzazioni molto creative nell’ambito della Assistive Technology così come vi sono Comuni, Provincie e Regioni più sensibili al problema e imprese che si stanno avvicinando sempre con maggior decisione a questa area di mercato.

Diviene, dunque, rilevante analizzare ciò che accade in determinate aree per individuare gli “attori” che possono insieme definire una politica più favorevole ai disabili tenendo conto della ricerca e delle realizzazioni: nel settore informatico, ad esempio, strutture quali Asphi, Anastasis, Ausilioteca, Istituto Cavazza hanno permesso realizzazioni tecnologiche a favore dei non vedenti, mentre, nel campo puramente imprenditoriale, la Cna permette l’aggregazione di diverse imprese nella direzione dell’Assistive Techology. E’, altresì, indicato redigere un “inventario” di buone pratiche di Assistive Technology in modo da contribuire alla visibità dei mutamenti tecnologici ed alla creatività delle realizzazioni, espresse nell’area del mercato sperimentale in cui rientrano in particolare gli studi sulle interfacce per non vedenti.

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