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Academic year: 2022

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Lab – Pag. 74 1 febbraio 207

La Sardegna ha la sua stella

Si chiama Polaris ed è un parco tecnologico. Ma soprattutto è l'astro attorno al quale ruotano le politiche dell'innovazione in Sardegna tra Ict e biomedicina.Oltre 40 aziende insediate,centinaia di ricercatori stranieri e cervelli locali, 9 piattaforme tecnologiche creano un promettente luogo di sviluppo della ricerca e delle sue applicazioni commerciali.

Puntare dritti alla frontiere ma con un occhio alla tradizione. Sta qui, in uno sguardo che cerca di abbracciare passato, presente e futuro la ragion d'essere di Polaris, parco tecnologico che sorge a Pula, in Sardegna, a 25 chilometri da Cagliari. Ispirato al modello francese di Sophia Antipolis, Palaris offre in un unico luogo infrastrutture per la ricerca scientifica a disposizione di imprese private e centri di ricerca che operano nel settore lct e biomedicale. Con nove piattaforme tecnologiche - dalla proteomica alle tecnologie alimentari passando per il genotyping - polaris, inaugurato nel 2003, è il fulcro attorno al quale la Sardegna vuole costruire un ambiente favorevole agli investimenti nei settori più innovativi dell'economia della conoscenza. Finora, a quanto pare, l'operazione è riuscita:

sono 44 infatti le aziende che hanno deciso di insediarsi da queste parti. Alcune hanno deciso di trasferirsi armi e bagagli dal "continente" o dall'estero, altre sono start-up che hanno visto nell'humus sardo il terreno più stimolante per compiere i primi passi.

«Non dobbiamo essere un'isola ma costruire un rapporto con una realtà che non è necessariamente coinvolta nella filiera dell'informatica o della biomedicina», avverte Francesco Marcheschi, direttore generale di Consorzio 21,l'agenzia regionale che gestisce il parco. Non potrebbe essere diversamente, dopo tutto, in una regione che ha dato vita al primo sito web d'Italia (quello del CRS4, il celebre centro di ricerche applicate concepito per aiutare l'industria guardando al mercato) e a un fenomeno come Tiscali, ma la cui economia resta in gran parte legata a settori tradizionali. La sfida di Polaris è dunque tracciata: cavalcare l'onda dell'innovazione senza dimenticare un territorio circostante che non viaggia alla stessa velocità.

Un ambiente glocal

Quasi a conferma di questo tentativo alchemico di tenere insieme obiettivi in apparenza opposti, le strade che attraversano il parco offrono un mix di ricercatoristranieri e cervelli locali.Un manipolo di "teste" assoldate da aziende sarde doc e imprese "forestiere". In questo amalgama molto glocal si incontra così qualcuno che ha deciso di lasciare la produttiva Lombardia, attratto dalla qualità delle infrastrutture di Polaris."Qui ho trovato un'ottima logistica,laboratori pronti ad accoglierci a un terzo del prezzo di Milano », racconta Giancarlo Tonon, amministratore delegato di Bio-Ker, società di 35 dipendenti con un budget R&D di 8 milioni di euro all'anno che svolge ricerca nel campo delle biomolecole e produce farmaci in aree come i tumori e le malattie cardiovascolari.

Poco più in là Mario Pirastu guida Shardna, società pioniera nella ricerca sugli isolati genetici, popolazioni come quelle dell'Ogliastra nel sud-est della Sardegna che, in virtù di un isolamento prolungato hanno mantenuto un patrimonio di geni omogeneo. «In alcuni paesi - spiega Pirastu - l'80% della popolazione discende da non più di 4 o 5 linee materne e paterne». Una varianza limitata che aiuta non poco nello studio delle malattie complesse, quelle che derivano dall'influsso di numerosi geni. Di qui il valore, commerciale oltre che scientifico, degli studi sull'Ogliastra. «Se cerchiamo qui l'associazione tra difetto genetico e malattia - spiega Pirastu - siamo avvantaggiati. Nel caso in cui due persone abbiano la stessa patologia è probabile che questa derivi dalla stessa mutazione genica; e in una popolazione limitata è più agevole trovare la correlazione». Seguendo l'intuizione originaria, il business di Shardna è quello di mettere questo tesoro dati a disposizione di oltre 15mila persone a disposizione di aziende che siano interessate a cercare legami tra dna e malattie.

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Se il cuore di Shardna è sardo e il suo insediamento nel parco quasi scontato, c'è chi per mettere radici a Polaris ha dovuto compiere un tragitto un pò più complesso. Come EDX Diagnostics che per il sole della Sardegna ha detto addio agli inverni artici della Svezia.

Secondo l'amministratore delegato, Per Lindstrom, è questo il luogo migliore per far fruttare il portafoglio di brevetti per diagnostica predittiva dell'azienda in un mercato appetibile come è quello italiano. Lindstrom, che qui si è trasferito con la famiglia, si spinge fino a paragoni illustri. «L'ambiente scientifico e imprenditoriale che sta nascendo intorno a Polaris mi ricorda l'atmosfera originaria di Lajolla, nei pressi di San Diego», come a dire il punto di riferimento mondiale per tutto quel che riguarda la biomedicina.

La sfida della bioinformatica

A far sognare la California nel mezzo del Mediterraneo e a rendere Polaris un punto di attrazione per imprese e centri di ricerca c'è, come detto, la qualità delle infrastrutture a disposizione degli ospiti. Un patrimonio che si è arricchito quest'anno di un tassello su cui il Parco e tutta la regione scommettono forte: il nuovo laboratorio di bioinformatica,disciplina che sfrutta la potenza di calcolo dei computer per indagare la crescente massa di dati prodotta dalla ricerca biologica. Il tutto con l'obiettivo di sviluppare ipotesi da far sfociare in prodotti farmaceutici, vaccini o in una migliore attività diagnostica.

Punto di raccordo tra le due filiere del parco (ict e biomedicina), la struttura, gestita dal Crs4, conta su 25 ricercatori (diventeranno 50 nei prossimi anni) impiegati in ambiti di ricerca che vanno dalla genomica computazionale (analisi e il confronto di genomi differenti) alla biologia dei sistemi (modellizzazione di sistemi complessi). «Il nostro focus principale - racconta Anna Tramontano, direttore del laboratorio e nome di spicco della bioinformatica europea – è la medicina personalizzata, vale a dire diagnosi più rapide grazie alla possibilità di analizzare le differenze tra i genomi individuali». Il tutto al servizio di centri di ricerca e imprese che vogliano risolvere problemi biomedici. «Siamo a disposizione di chi ha bisogno di ricerca in questi ambiti. Nei prossimi 3 anni avremo successo se troveremo un tot di imprese che hanno usato i nostri strumenti », conclude Tramontano.

Dalla tradizione al distretto

Strumenti al servizio di imprese che facciano ricerca d'avanguardia, dunque. Ma non solo.

Polaris è, come detto, lo sforzo di mettere l'innovazione al servizio del patrimonio tradizionale. «Cerchiamo di restare in alto nei settori nuovi e avanzati dell'economia della conoscenza creando però ricadute per ambiti meno innovativi ed evitare che il divario si accentui», ripete Marcheschi. Tradotta in pratica questa missione significa, per esempio, che le ricerche biomedicali finiscono, seguendo una precisa politica istituzionale, per interessare anche comparti come l'agroalimentare, grazie a tecnologie per la conservazione e la valorizzazione che allungano la vita dei prodotti tradizionali. Significa, poi, che nel settore della filigrana, la collaborazione tra gli orafi locali e un guru come Angelo Mangiarotti porta a una nuova linea di gioielli le cui parti sono prodotte da una macchina progettata dal centro di prototipazione del parco. Come a dire, uno spruzzo di società dell'informazione nella tradizione, per liberare gli orafi dalle attività manuali e più costose per lasciare spazio alla loro capacità di creare. Dopo tutto questa vocazione Polaris ce l'ha scritta nelle sue origini. Deriva da un processo cominciato oltre 10 anni fa con la nascita di due istituzioni chiave dell'innovazione locale: Consorzio 21 e Crs4.

Questo processo ha trovato nel parco il luogo dove aggregare fisicamente le realtà e le competenze emerse negli anni per metterle in rete e sfruttare economie di scala. Non è dunque un caso che Polaris diventi oggi il fulcro del nuovo distretto della biomedicina, approvato dal ministero per l'Università e la Ricerca. «Distretto significa allargarsi al sistema sanitario locale, puntare sulle sperimentazioni cliniche coinvolgendo l'industria», spiega Marcheschi. «Significa porre le basi perché la conoscenza e la ricerca prodotte qui abbiano ripercussioni reali sul territorio ». È sempre nell'ambito di questo ragionamento, dunque, che la giunta regionale ha appena approvato la creazione di Fase 1 Srl, una società che promuoverà le sperimentazioni cliniche di fase 1, il primo stadio del ciclo di

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creazione di un prodottp farmacologico e quello fondamentale per la determinazione della paternità della proprietà intellettuale. In questo modo i frutti del lavoro di ricerca effettuato sul suolo sardo non saranno goduti a centinaia di chilometri di distanza ma beneficeranno il territorio. Tutto il territorio: quello avanzato e quello più legato alla tradizione.

GENETICA: DNA E ACQUA SANTA

È possibile mettere insieme tradizione e innovazione? Certe volte sì. Lo studio degli isolatigenetici dell'Ogliastra, nella Sardegna orientale, portato avanti da Shardna ne è esempio concreto. Non solo per il rapporto di fiducia stabilito con le popolazioni del luogo.

Ma anche per il ruolo decisivo per la ricerca svolto da preziosi documenti storici come i Quinque libri, registri istituiti dal Concilio di Trento sui quali le autorità ecclesiastiche locali tenevano traccia di battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e morti. Grazie a questi documenti i ricercatori hanno potuto incrociare la ricerca sul dna degli abitanti dell'Ogliastra con gli alberi genealogici locali dalla fine del 1500 a oggi, ottenendo così informazioni altrimenti inaccessibili sul patrimonio genetico degli individuidella zona.

A CACCIA DEL MODELLO GOOGLE

Se nel curriculum hai il primo sito web d'Italia sei obbligato a cercare di essere sempre sulla frontiera dell'innovazione. E se ieri questo significava essere nella rete, oggi significa sfruttare le dinamiche dell'economia dell'internet. È quel che cerca di fare il Crs4, il centro di ricerche applicate di proprietà di Consorzio 21, che si cimenta in una sfida ambiziosa: replicare, da soggetto istituzionale, l'ecosistema che caratterizza realtà ome Google attraverso un distretto Ict regionale. Ovvero: applicazioni a getto continuo e rapido confronto con il mercato, giudice supremo e spietato della bontà delle idee.

"Quello che vogliamo fare - spiega Pietro Zanarini, direttore Ict del Crs4 - è realizzare una piattaforma web comune da mettere a disposizione delle imprese che abbiano delle idee. Pensiamo a periodi brevi di sperimentazione (tre mesi) e poi il confronto con il mercato che deciderà che cosa deve sopravvivere e cosa no».

Ambiti di intervento: turismo, digital media, georeferenziazione sul web. "In rete è finita l'ora dei mega progetti pluriennali basati su una missione che rischia di essere obsoleta in pochi mesi», conclude Zanarini. "L'innovazione passa per un approccio che potremmo definire della beta perenne».

Raffaele Mastrolonardo

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