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Astronomia greca

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Astronomia greca

Atlante Farnese - (statua romana del II secolo d.C. autore ignoto, Museo Archeologico Nazionale Napoli

Nella Teogonia e più

particolarmente nella parte di essa in cui è descritta la lotta dei Titani contro gli Dei dell' Olimpo (la

Titanomachia), Esiodo (poeta

della Grecia antica) narra, in versi, che Zeus ha punito Atlante perchè si è alleato con Crono

costringendolo a reggere sulle spalle la volta celeste.

La Teogonia è il terzo poema epico della Grecia antica (VIII – VII

secolo a.C.) ad essere giunto fino a noi nella sua forma integrale.

Gli altri due poemi più antichi di un secolo c.a. sono l'Iliade e

l'Odissea.

(2)

Lo scudo di Achille -

liade (libro XVII, vv. 671-679)

Plaustro è il carro agricolo (plaustrum in latino).

Come potete constatare la confusione fra Orsa e Carro risale già all'epoca di Omero (...che forse non è nemmeno mai esistito...riferimento scherzoso alla

“questione Omerica”)

L'l'Orsa è la sola (fra le costellazioni citate) a non gettarsi mai nel mare essendo circumpolare .

Ivi ei fece la terra, il mare, il cielo E il Sole infaticabile, e la tonda

Luna, e gli astri diversi onde sfavilla Incoronata la celeste volta,

E le Pleiadi, e l’Iadi, e la stella

D’Orïon tempestosa, e la grand’Orsa

Che pur Plaustro si noma. Intorno al polo Ella si gira ed Orïon riguarda,

Dai lavacri del mar sola divisa. 

Le Pleiadi (in alto a destra) e le Iadi (in

basso a sinistra). La stella rossa luminosa davanti alle Iadi è Aldebaran (l'occhio della costellazione del Toro)

(3)

Chi sarà la stella tempestosa di Orione?

Forse Betelgeuse (alpha Orionis) che è l'unico caso di stella alpha meno luminosa della stella beta (Rigel).

Betelgeuse ci appare di colore rosso (tempestosa?) è variabile su un periodo di circa 6 anni (con una variazione pari a circa 1 magnitudine).

Penso che se è lei la stella tempestosa sia stato più il colore che la variazione di luminosità a valerle l'epiteto di tempestosa.

(4)

Il terribile presagio di Priamo e la cattiva fama di Sirio

Iliade (libro XXII vv. 25-33) […] Primo lo vide

Precipitoso correre pel campo

Priamo, e da lungi folgorar siccome L’astro che cane d’Orion s’appella, E precorre l’Autunno: scintillanti Fra numerose stelle in densa notte

Manda i suoi raggi; splendissim’astro, Ma luttuoso e di cocenti morbi

Ai miseri mortali apportatore

Lo scudo di Achille riluce da lontano come fa Sirio

(5)

Ulisse lascia la ninfa Calipso Odissea (libro V vv 345-355)

Il tardo tramontare della costellazione di Boote (detta anche il Bifolco) indica anche il periodo in cui avviene il

viaggio.

Lieto l'eroe dell'innocente vento, La vela dispiegò. Quindi, al timone Sedendo, il corso dirigea con arte, Nè gli cadea su le palpébre il sonno, Mentre attento le Plejadi mirava,

E il tardo a tramontar Boóte, e l'Orsa, Che detta è pure il Carro, e là si gira, Guardando sempre in Orïóne, e sola Nel liquido Oceàn sdegna lavarsi:

L'Orsa, che Ulisse, navigando, a manca Lasciar dovea, come la Diva ingiunse.

La Ninfa si raccomanda che tenga sempre l'Orsa alla sua sinistra. Poichè Calipso si

trovava nell'Isola di Ogigia (la cui collocazione è tuttora oggetto di controversia) il fatto di

tenere l'Orsa sempre a sinistra indica un viaggio da Ovest verso Est.

(6)

Oltre ad aver scritto la Teogonia (cfr. slide n.1) , Esiodo nato molto probabilmente ad Ascra in Beozia (Grecia) fra l’ VIII e il VII secolo a.C.

ci ha lasciato un poema didascalico Le opere e i giorni che ha una parte dedicata ad illustrare il collegamento fra fenomeni celesti agricoltura e navigazione.

In esso leggiamo (VV 383-387):

Quando le Plèiadi, figlie d’Atlante, si levano in cielo, tempo è di mietere; quando tramontano, è tempo d’arare.

Esse quaranta giorni rimangono ascose, e quaranta notti e di nuovo, poi, volgendosi il giro dell’anno,

quando si arrotan le falci, ritornano, e brillano in cielo.

e ai VV 663-665 :

Per cinquanta giorni dopo il volger del sole,

quando volge alla fine l'estate, faticosa stagione, è il tempo propizio ai mortali per navigare

e anche (VV 478-482):

Se invece arar la terra vorrai nel solstizio d’Inverno, seduto mieterai, stringerai poche spighe nel pugno,

le legherai cosí, come vengono, fra il polverone, senza eccessiva allegria, sufficiente sarà per portarle

un solo cesto; e oggetto d’invidia a ben pochi sarai.

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Il primo “astronomo” greco

Talete di Mileto Filosofo (624 – 546 a.C ca )

Mileto fondata attorno al 1000 a.C. alla foce del fiume Meandro (da cui deriva la terminologia associata alla forma sinuosa) era una città della Caria, che poi

divenne una colonia ionica. Nel VII secolo a.C. formò con altre 11 città (fra cui Samo e Efeso) la lega ionica per resistere all’invasione dell’impero persiano.

Alla fine del VII secolo durante la guerra con la Lidia Trasibulo divenne il tiranno di Mileto. Alla

morte di Trasibulo (590 a.C.) Mileto subì l’ingerenza di Creso, re della Lidia.

(8)

Non è chiaro se Talete fosse nato a Mileto o se fosse di origine fenicia.

(La civiltà fenicia raggiunse il massimo della propria potenza/grandezza intorno all' VIII/VII sec a.C. Furono i fenici a fondare la città di Cartagine grande antagonista di Roma)

(9)

Erodoto di Alicarnasso (484 – 434 a.C.) famoso storico greco attribuisce (*) a Talete la previsione dell'eclissi solare che si verificò il 28 maggio del 585 a.C. e che impressionò talmente i Medi e i Lidi, in guerra tra loro da diversi anni, che smisero di combattere (la battaglia è nota come

battaglia dell’eclissi o di Halys essendo avvenuta nei pressi di questo fiume che attualmente si chiama Kizilirmak)

(*) secondo Pannekoek questa attribuzione è frutto di una leggenda.

Erodoto riporta inoltre che Talete deviò il letto del fiume Halys per

consentire all’esercito di Creso (re della Lidia in guerra contro il persiano Ciro il Grande che aveva conquistato il territorio dei Medi) di guadare il fiume.

Se l’episodio fosse vero se ne dovrebbe dedurre che Talete non credeva alla presenza delle divinità dei fiumi(**).

(**) nella Teogonia Esiodo attrbuisce al Titano Oceano, figlio di Urano (il cielo) e di Gea, (la terra), la paternità di tutti i fiumi che avrebbe avuto assieme a Teti, sua sorella e

moglie. Nella visione di Esiodo i Titani erano le forze primordiali che imperversavano nel cosmo prima dell' azione ordinatrice/regolatrice degli Dei dell'Olimpo.

(10)

Lo storico greco Diogene Laerzio (180-240 d.C.) famoso per la sua Opera Vite dei filosofi (da cui derivano molte delle

informazioni sulla storia della filosofia greca ) dipinge Talete come un uomo estremamente saggio.

Laerzio scrive che a chi chiedeva a Talete se fosse venuta prima la notte o il giorno egli rispondeva che era precedente la notte, di un giorno; e a chi chiedeva a Talete

quale fosse la cosa più semplice egli rispondeva dare consigli a un altro.

Altre affermazioni che Laerzio attribuisce a Talete sono:

- la cosa più piacevole è avere successo mentre la più

sgradevole è vedere un tiranno che è riuscito ad invecchiare;

- il divino è ciò che non ha né inizio né fine;

- gli ingiusti non possono sfuggire all'attenzione degli dei, neanche solo pensando di fare un'ingiustizia;

- non bisogna abbellirsi nell'aspetto ma nei comportamenti, - bisogna aspettarsi dai figli gli stessi benefici arrecati ai genitori.

(11)

Aristotele invece nella Politica riporta quello che è divenuto noto come l’aneddoto dei frantoi.

“Talete era criticato dai suoi concittadini, per lo stato di povertà in cui lo

relegava la pratica della filosofia. Pertanto, dopo aver raggranellato una piccola somma di denaro, avendo previsto con le sue conoscenze scientifiche

un’abbondante raccolto di olive, affittò con largo anticipo (in inverno) tutti i frantoi di Mileto e dell’isola di Chio. La richiesta era scarsa e lui li ottenne versando solo un piccolo anticipo.

Giunta la stagione della raccolta (che si rivelò copiosa come da previsioni)

Talete affittò a caro prezzo i frantoi ricavando un abbondante guadagno”.

Commentando l’aneddoto Aristotele sottolineava come un filosofo volendo può arricchirsi utilizzando le sue

conoscenze ma il fine ultimo della filosofia è la ricerca libera e

disinteressata e non la crematistica (da χρήματα, ricchezza), ossia

l'arricchimento personale

(12)

Platone nel Teeteto riporta invece un aneddoto che testimonia gli interessi astronomici di Talete, e la sbadataggine che

contraddistingue gli uomini di scienza e i pensatori.

“Egli osservava gli astri e, avendo lo sguardo rivolto al cielo, cadde in un pozzo. Si dice che una spiritosa e graziosa servetta tracia l'abbia preso in giro dicendogli che si preoccupava di

conoscere quel che succede nel cielo senza preoccuparsi di quel che gli avveniva davanti e sotto i piedi. La stessa ironia è riservata a chi passa il tempo a filosofare […] provoca il riso non solo delle schiave di Tracia, ma anche del resto della gente, cadendo per inesperienza nei pozzi e in ogni difficoltà.”

Questo aneddoto di Platone è stato ripreso, molti secoli più tardi, da Jean de La Fontaine (L'Astrologue qui se laisse tomber dans un puits) e trasformato in una critica verso gli astrologi.

(13)

E' ancora Diogene Laerzio (nella sua Vite dei filosofi) a riportare su Talete quanto asserito da Ieronimo di Rodi (290-230 a.C. ca, filosofo paripatetico) in relazione alla misura dell’altezza della

piramide di Cheope . (Questo stesso episodio è stato ripreso in seguito da Plutarco e da Plinio il Vecchio)

“Il faraone Amasis (XXVI dinastia, 520 a.C. ca) avrebbe voluto mettere alla prova le abilità scientifiche di Talete sfidandolo a misurare l’altezza della grande piramide.

Ammirato per il modo con cui senza esitazione e senza strumenti Talete gli fornì il risultato, il faraone concesse al filosofo greco

l’accesso alle loro biblioteche e alla consultazione delle opere ivi conservate”.

OK ma come ha fatto Talete ?

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(15)

Secondo Diogene Laerzio, Talete conosceva il giorno in cui l’ombra è uguale alla nostra altezza e quindi non avrebbe piantato un paletto nel suolo ma

semplicemente misurato l’ombra e dedotto da tale valore l’altezza della piramide…. Questa storia è plausibile ?’ (la latitudine di Giza è circa 30°).

(16)

A Talete sono state attribuite diverse opere: Astronomia Nautica (che secondo Diogene Laerzio sarebbe invece del filosofo Foco di Samo e entrambi i filosofi ne avrebbero rivendicato la paternità), Sul solstizio, Sull’equinozio e Dei principi (un’opera in due libri). Tuttavia non ne è pervenuta alcuna e pare che nemmeno Aristotele le abbia mai viste.

Aristotele nella Metafisica asserisce che Talete identificò il principio originario (archè) nell'acqua, in quanto tutte le cose (ad esempio i semi) sono nutrite dall’umido e da esso traggono origine. Il calore stesso in forma di vapore ha origine dall’ umido.

Secondo questa visione anche la Terra tonda e piatta (un disco) galleggerebbe sull’acqua: un Oceano infinito.

L’acqua sarebbe la sostanza primordiale che sta sotto (materia) e che sostiene (forza),

Aristotele definisce Talete come il primo filosofo naturale:

abbandonando il mito ha cercato di trovare una relazione di causa effetto ai fenomeni naturali.

(17)

anch’egli di Mileto identifica il principio primo (archè) nell’ apeiron (infinito, indeterminato).

Tutto è nell’ apeiron in armonia ma poi avviene la separazione (forse è la rotazione dell’apeiron a provocarla) si genera il cosmo e le coppie dei contrari (giorno notte, vita morte, caldo freddo, secco umido, ecc). La vita stessa è espiazione per la rottura dell’ equilibrio, fino al ritorno

all’armonia del apeiron.

Anassimandro (610-540 a.C ca)

Potrebbe anche esserci stata una cattiva traduzione del termine (si veda L’infinito un

equivoco millenario di Giovanni Semerano. Mondadori ed. 2000 ca) se così fosse l’apeiron di Anassimandro sarebbe la Terra….

Semeraro sostiene che il significato originario del termine apeiron (di origine mesopotamica) in Ionia era polvere per cui la famosa affermazione di Anassimandro “Tutto nasce

dall’infinito e torna all’infinito”, sarebbe più semplicemente: “tutto nasce dalla polvere e alla polvere ritorna.

(18)

La Terra per Anassimandro è al centro dell’universo che ha forma sferica.

La forma della Terra è cilindrica con un’ altezza è pari a 1/3 del diametro di base . Gli abitanti della Terra si trovano su una delle due facce del cilindro.

La terra è ferma perché non ha ragione di muoversi in una o in un’altra direzione essendo equidistante da tutto.

Sole, Luna e Stelle non sono corpi fisici ma fori entro dei “cerchioni” pieni di fuoco che ruotano. Il fuoco è visibile solo attraverso i buchi. Le eclissi e le fasi della Luna si

generano quando i buchi sono totalmente o parzialmente occlusi (da cosa?)

La terra è abitata solo su una delle due basi del cilindro. Il fiume Phasis (l'odierno Rioni in Georgia) citato per la prima volta da Esiodo

secondo gli antichi divideva l'Europa dall' Asia.

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Interessante notare che le distanze dei bordi interni dei cerchioni di Stelle

Luna e Sole sono rispettivamente pari a 9 18 e 27 volte il diametro della Terra ( il loro spessore invece è pari a un diametro della terra).

I valori scelti per le distanze mostrano come il modello si fondi sulla volontà di

“perfezione” (legata al numero 3) non motivata da osservazioni scientifiche.

Il pregio del modello di

Anassimandro è aver eliminato il sostegno per la Terra : la Terra è ferma nello spazio e gli astri

possono girare attorno ad essa.

(20)

Anassimene

( 585- 526 a.C.)

anch’egli di Mileto probabilmente discepolo di Anassimandro.

“Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero”.

Fa un passo indietro rispetto al maestro identificando come archè l’aria anche se attribuisce al suo archè le caratteristiche dell’ apeiron di Anassimandro ossia infinità e movimento incessante. Tuttavia il

principio originario resta concreto (come l’acqua di Talete) e non astratto come per Anassimandro

(almeno secondo l'interpretazione piu' accreditata ) . Nell’ unico frammento di Anassimene che ci è

pervenuto si vede come nell’aria identificasse anche qualcosa di spirituale.

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“L’ aria si distingue per via di rarefazione e di condensazione nelle varie sostanze. E rarefacendosi diventa fuoco, condensandosi

invece diviene vento, poi nuvola, e ancora più condensata, acqua, poi terra, e quindi pietra.”

Simplicio (filosofo e matematico bizantino 490-560 ca) citando Teofrasto (filosofo e botanico greco 371- 287 a.C. ca) a proposito di Anassimene scrive:

Secondo Teofrasto la Terra per Anassimene era piatta e galleggiava sull'aria.

Anche il Sole e i corpi celesti avevano forma piatta ed erano stati generati dalla Terra: l’umidità salendo verso l’alto si era fatta fuoco.

Le stelle non si muovevano circolarmente attorno alla terra ma giunte all’orizzonte contornavano il disco terrestre fino al luogo da cui sarebbero risorte il mattino successivo.

Nemmeno il Sole girava sotto la terra ma veniva nascosto dalle montagne e rimaneva invisibile a causa della grande distanza.

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Pitagora (Samo 580 a.C ca – Metaponto 495 a.C ca)

Pitagora in un dettaglio del dipinto La scuola di Atene, Raffaello, Musei Vaticani.

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Isola di Samo o Samo in Calabria ?

Senofane (filosofo greco 570- 475 a.C) , Eraclito (filosofo greco 535-475 a.C) , Erodoto (cfr. slide n.10)

Tommaso d’ Aquino

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Fonda nel 530 a.C. ca a Crotone la scuola pitagorica.

La scuola è una sorta di ordine monastico con strette regole che riguardano la vita e il cibo.

Pitagora non ha lasciato nulla di scritto e la sua vita è avvolta nel mistero così come la sua morte. E’ perito in seguito

all’assalto e all’incendio ordito dagli amici di Cilone ( il Tiranno di Crotone)? O si è ritirato nel Metaponto ?

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A Pitagora è attribuita la conoscenza della sfericità della Terra e dell’obliquità dell’ eclittica. Informazioni che si diffusero fra i navigatori e che fecero

comprendere le ragioni delle variazioni climatiche fra i diversi luoghi.

Diogene Laerzio attribuisce a Bione di Abdera (430 – 370 a.C ca, filosofo democriteo) l’affermazione che sulla terra esistevano luoghi in cui la notte e il giorno duravano sei mesi.(Ci sarà anche un navigatore Pitea di Marsiglia,vissuto fra il 380 e il 310 a.C. che compierà un viaggio verso Nord giungendo fino ad un luogo ove mare e ghiaccio si fondono. Marsiglia era una colonia greca)

Pitagora riconobbe la stessa identità per la stella del mattino e della sera.

Per Pitagora i numeri erano estremamente importanti

La tetraktys, numero triangolare

La tetraktys è una disposizione geometrica che rappresenta un numero (10) o un numero (10) rappresentato in forma geometrica.

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La tetraktys è un triangolo equilatero col lato pari a 4 e risulta come somma dei primi 4 numeri (1+2+3+4)

La tetraktys aveva un carattere sacro per i pitagorici, che giuravano su di essa la loro adesione alla scuola, in quanto rappresentava anche una sorta di modello per l’universo che non era dominato dal caos o da forze oscure ma dall’ordine e dall’armonia dei numeri e dei loro rapporti.

Per i pitagorici esisteva una relazione stretta fra i numeri e le forme geometriche che potevano rappresentare attraverso di essi.

In noi rimane reminiscenza (inconscia) di questa tradizione quando ad esempio diciamo che 25, 9, 16 sono dei quadrati. Why?

l numero diveniva così una sorta di archè :

- se la qualità delle sostanze è soggettiva la quantità essendo misurabile non lo è più.

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- 4 o Tetrade. Rappresenta la giustizia in quanto si può dividere equamente da entrambe le parti. Geometricamente è un solido.

-5 o Pentade. Rappresenta vita e potere, era il simbolo di riconoscimento dei pitagorici.

-10 o Decade era il numero perfetto.

I pitagorici avevano una sorta di venerazione per la sfera, un solido che per loro era la rappresentazione dell’ armonia essendo tutti i punti equidistanti dal centro.

Alcuni numeri erano particolarmente importanti per i pitagorici

- 1 o Monade . Rappresenta il principio primo. La sua forma geometrica è il punto.

- 2 o Diade. Rappresenta il femminile: indefinito e illimitato. Rappresenta inoltre l’opinione che è sempre duplice. Geometricamente è la linea.

- 3 o Triade. Rappresenta il maschile: definito e limitato. Geometricamente è il piano

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Il modello pitagorico dell’ Universo si deve a Filolao di Crotone, (Crotone 470 a.C., Tebe 390 a.C.) pitagorico di seconda generazione (secondo Diogene Laerzio) che si sarebbe rifugiato a Tebe (Grecia) in seguito al rovesciamento (450 a.C.) del regime aristocratico di Crotone che era appoggiato dai pitagorici. In quell’ occasione i pitagorici si

recarono in altre città della Magna Grecia (Taranto, Siracusa) o a Tebe.

Il modello di Universo ha una sola novità nel ruolo marginale della Terra ma per il resto risente fortemente dell’ impostazione pitagorica.

Al centro è un grande Fuoco, la sede di Zeus, centro dell'attività cosmica. Attorno ad esso ruotano dieci corpi: Terra, Antiterra, Luna, Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, e il cielo delle stelle fisse.

I dieci corpi si trovavano lontani dal Fuoco centrale secondo distanze proporzionali a multipli di 3 .

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Il Sole è una sorta di grossa lente (più che lente uno specchio ndA) che riflette verso la terra la luce del fuoco centrale (detto anche

Hestia, questa è figlia di Crono e Rea, fratelli, figli di Urano e Gea e sposi).

La Terra ruota attorno al fuoco volgendo sempre la stessa parte verso l'esterno (dell'universo) quindi non vede il Sole (nè la luce di Hestia) quando si trova opposta ad esso. Non vede mai nemmeno l'antiterra poichè l'unica parte abitata della Terra è quella verso

l'esterno.

L'antiterra è un artificio di questo modello per dare sacralità al numero dieci in quanto senza di essa I corpi ruotanti attorno al grande Fuoco sarebbero stati 9.

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Anassagora

(Clazomene 496 a.C, Lampsaco 428 a.C)

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- la Luna splende di luce ricevuta dal Sole

- le eclissi lunari accadono quando la Terra (o un altro corpo scuro) intercetta la luce del sole (*)

(*) l'affermazione è di Anassagora (ho verificato) ed è corretta: le eclissi di Luna

avvengono quando la Terra si frappone fra Sole e Luna e proietta la sua ombra sulla Luna

La Terra di Anassagora è nuovamente piatta ma le stelle ruotano attorno ad essa.

Del pensiero di Anassagora, restano soltanto 22 frammenti (del suo primo libro sulla Natura). Da essi si deduce che il filosofo era convinto dell' esistenza

nell'universo di altri corpi celesti analoghi a Sole, Luna e Terra generati

dall’unione e dalla separazione dei “semi” sparsi ovunque, spinti e ordinati dal Nous una forza e intelligenza divina che non appartiene alla materia.

a vent’anni si reca ad Atene dove diviene amico e maestro di Pericle, ma gli

avversari politici di quest’ultimo (Cleone, Tucidide) lo accusano di empietà per le sue opinioni sul Sole e sulla Luna

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