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BIBLIOGRAFIA RAGIONATA

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Academic year: 2022

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“Il pluralismo religioso è oggi una sfida per tutte le grandi religioni, soprattutto per quelle che si definiscono come vie universali e definitive di salvezza: se non si vuole giungere a nuovi scontri, occorrerà promuovere con forza un serio e corretto dialogo interreligioso”

(Carlo Maria Martini)

UNA CRITERIOLOGIA PER LA LETTURA

Di fronte al complesso fenomeno del pluralismo religioso e alla letteratura, ormai assai vasta, che tenta di leggere il fatto, capirne le caratteristiche, descriverne le cause e decodificarne le conseguenze, in conclusione vorremmo qui offrire, come criterio per orientare il lettore davanti a tanta produzione – teologica e non solo –, quello delle ragioni del pluralismo1. La scelta è operata a partire da un a-priori, certo discutibile ma secondo noi necessario: l’assunzione del pluralismo non solo de facto, ma anche e soprattutto de iure, perché la teologia del futuro, a nostro parere, sarà quella che indagherà il pluralismo come paradigma irrinunciabile. Al riguardo una prima introduttiva referenza bibliografica ci è offerta da Claude Geffré, Credere e interpre- tare. La svolta ermeneutica della teologia, Queriniana, Brescia 2002, dove fin dall’introduzione l’autore non dubita di “pensare che il pluralismo religioso svolga il ruolo di un nuovo paradigma teologico e confermi la dimensione ermeneutica della teologia...

1 Questa sezione, con alcune correzioni e modifiche, gli opportuni aggiorna- menti, riprende una ricerca bibliografica sul tema da noi curata e apparsa sulla rivista Studi Ecumenici, n. 1, 2012, 111-132.

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esso (il pluralismo religioso) ci invita a superare la teologia delle religioni nel senso di una teologia interreligiosa” (p. 8). Convin- zione precisata ulteriormente in un suo successivo contributo, di cui abbiamo già riferito in precedenza: se “l’ateismo ha potuto essere l’orizzonte in funzione del quale la teologia della seconda metà del secolo XX reinterpretava le grandi verità della fede cristiana, (...) il pluralismo religioso tende a diventare l’orizzonte della teologia del XXI secolo” (C. Geffré, “Verso una teologia delle religioni”, in R. Gibellini, a cura, Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queriniana, Brescia 2003, 353).

LE RAGIONI DEL PLURALISMO: LA “RAGIONE SOCIALE”

Davanti all’assolutizzazione delle differenze prodotta dall’os- sessione identitaria, ma anche superando l’indifferenza omolo- gante del mercato-globo, la comunità del domani dovrà mostrarsi capace di valorizzare le differenze, non confondendole con pato- logiche disuguaglianze e conservando la molteplicità delle pre- senze senza volerle rendere tutte uguali. Un’etica oltre la paura e il rifiuto, peraltro, è anche un’etica che ripensa la sfera pubblica come spazio dove agire insieme e non solo per necessità o per mera utilità, come le antropologie tradizionali hanno proposto.

La nuova umanità è quella in cui l’agire comune è per la cura del mondo e per la convivenza con gli altri: la convivialità delle differenze (T. Bello). L’etica di cui avremo/abbiamo bisogno sarà disponibile a ripensare il tema dell’altro e delle differenze anche a partire dal pathos del contatto e non solo dal pensiero dell’incontro e del dialogo. Molto futuro davanti. Cui possono, se vogliono, contribuire anche le religioni. Esiste, insomma, una ragione per così dire sociale del pluralismo.

Di questo si occupano, a vario titolo, i testi qui segnalati.

Accanto ai classici di impostazione sociologica che hanno dato inizio all’interpretazione della religione nella società contempo- ranea (Acquaviva, Balducci, Berger), ai riferimenti obbligati in ordine alle scienze religiose (Durkheim, Eliade, Otto), all’antro- pologia delle religioni (Girard, Lanternari), alla portata culturale delle stesse (Bosetti, Galimberti, Magnani, Sen) e anche a testi più recenti che reinterpretano il fatto religioso nello spazio della post-modernità nel suo complesso (Aldridge, Casanova, Delu- meau, Kepel, Introvigne, Jenkins, Lenoir, J. Melloni, Marchisio,

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Naso, Rémond, Rivera, Sudbrack, Scarpi, Stark) e specifica- mente nel territorio italiano (Allievi, Ballabio, Fabris, Gallizioli, Garelli, Pace, Politi, Salvarani), segnaliamo alcuni materiali di sintesi sul sacro (Filoramo, Ries, Tussi) e alla sua valenza storica (ancora Filoramo, Kippenberg, Spineto, Terrin).

Acquaviva S., L’eclissi del sacro nella civiltà industriale, Edizio- ni di Comunità, Milano 1961.

Aldridge A., La religione nel mondo contemporaneo. Una pro- spettiva sociologica, Il Mulino, Bologna 2005 (ed.or. 1999).

Allievi S., Guizzardi G., Prandi C., Un Dio al plurale. Presen- ze religiose in Italia, EDB, Bologna 2001.

Balducci E., L’uomo planetario, ECP, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1990 (ed. or. Camunia, Milano 1985).

Ballabio F., Salvarani B., a cura, Religioni in Italia, EMI, Bologna 2001.

Berger P. L., Il brusio degli angeli. Il sacro nella società con- temporanea, Il Mulino, Bologna 1970 (ed.or. 1969).

Idem, Una gloria remota. Avere fede nell’epoca del pluralismo, Il Mulino, Bologna 1994.

Idem, I molti altari della modernità. Le religioni al tempo del pluralismo, EMI, Bologna 2017.

Bosetti G., Fedi in dialogo, il mondo ne ha bisogno. Il punto di vista di un laico, EMI, Bologna 2015.

Botta S., Ferrara M., Saggioro A., a cura, La storia delle religioni e la sfida dei pluralismi, Morcelliana, Brescia 2018.

Casanova J., Oltre la secolarizzazione. Le religioni alla ricon- quista della sfera pubblica, Il Mulino, Bologna 2000 (ed.or.

1994).

Delumeau J., a cura, Il fatto religioso, SEI, Torino 1997 (ed.or.

1993).

Durkheim E., Le forme elementari della vita religiosa, Meltemi, Roma 2005 (ed. or. 1912).

Eliade M. (dir.), Enciclopedia delle religioni, Marzorati-Jaca Book-Città nuova, Settimo Milanese-Milano-Roma, 1993- 2010.

Idem, Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Torino 2001.

Eliade M., Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri, Torino 1973 (ed.or. 1967).

Fabris A., Gronchi M., a cura, Il pluralismo religioso, San Pao- lo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998.

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Filoramo G., a cura, Dizionario delle religioni, Einaudi, Torino 2003.

Idem, Che cos’è la religione. Temi metodi problemi, Einaudi, Torino 2004.

Filoramo G., Le vie del sacro. Modernità e religione, Einaudi, Torino 1994.

Idem., Ipotesi Dio. Il divino come idea necessaria, Il Mulino, Bologna 2016.

Filoramo G., Massenzio M., Raveri M., Scarpi P., a cura, Manuale di storia delle religioni, Laterza, Roma-Bari 1998.

Filoramo G., Prandi C., Le scienze delle religioni, Morcelliana, Brescia 1987.

Flores D’Arcais P., La guerra del Sacro. Terrorismo, laicità e democrazia radicale, Raffello Cortina, Milano 2016.

Galimberti U., Orme del sacro, Feltrinelli, Milano 2000.

Gallizioli M., La religione fai da te. Il fascino del sacro nel postmoderno, Cittadella, Assisi (Pg) 2004.

Garelli F., Guizzardi G., Pace E., a cura, Un singolare plurali- smo. Indagine sul pluralismo morale e religioso degli italiani, Il Mulino, Bologna 2003.

Girard R., La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1992.

Jenkins P., La terza Chiesa. Il cristianesimo nel XXI secolo, Fazi Editore, Roma 2004 (ed.or. 2002).

Idem, I nuovi volti del cristianesimo, Vita e Pensiero, Milano 2008.

Idem, Il Dio dell’Europa. Il cristianesimo e l’islam in un conti- nente che cambia, EMI, Bologna 2009.

Kepel G., La rivincita di Dio. Cristiani, ebrei e musulmani alla riconquista del mondo, Garzanti, Milano 1991.

Kippenberg H. G., La scoperta della storia delle religioni. Scien- za delle religioni e modernità, Morcelliana, Brescia 2002 (ed.

or. 1977).

Lanternari V., Antropologia religiosa, Dedalo, Bari 1997.

Lenoir F., Le metamorfosi di Dio. La nuova spiritualità occiden- tale, Garzanti, Milano 2005.

Magnani G., Storia comparata delle religioni; principi fenome- nologici. Cittadella, Assisi (Pg) 1999.

Marchisio R., Religione e religiosità, Carocci, Roma 2002.

Melloni J., Verso un tempo di sintesi, Lindau, Torino 2015.

Naso P., Il mosaico della fede. Le religioni degli italiani, Baldini

& Castoldi, Milano 2000.

Idem, L’incognita post-secolare. Pluralismo religioso, fondamen- talismi, laicità, Guida, Napoli 2015.

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Otto R., Il sacro. L’irrazionale nell’idea del divino e la sua relazione al razionale, Feltrinelli, Milano 1976 (ed.or. 1917).

Pace E., Credere nel relativo. Persistenze e mutamenti nelle reli- gioni contemporanee, UTET, Torino 1997.

Idem, Perché le religioni scendono in guerra? Laterza, Roma- Bari 2004.

Idem, Vecchi e nuovi dei: la geografia religiosa dell’Italia che cambia, Paoline, Milano 2011.

Politi M., Il ritorno di Dio. Viaggio tra i cattolici d’Italia, Mon- dadori, Milano 2004.

Poupard P., a cura, Grande dizionario delle religioni, Cittadella- Piemme, Assisi (Pg)-Casale Monferrato (Al) 1990.

Rémond R., La secolarizzazione. Religione e società nell’Europa contemporanea, Laterza, Roma-Bari 1999.

Ries J., La scienza delle religioni. Storia, storiografia, problemi e metodi, Jaca Book, Milano 2008.

Idem, Metamorfosi del sacro: acculturazione, inculturazione, sincretismo, fondamentalismo, Jaca Book, Milano 2009.

Idem, Alla ricerca di Dio. La via dell’antropologia religiosa, Jaca Book, Milano 2009.

Rivera A. M., La guerra dei simboli, Dedalo, Bari 2005.

Salvarani B., Il fattore R. Le religioni alla prova della globaliz- zazione, EMI, Bologna 2012.

Scarpi P., Si fa presto a dire Dio. Riflessioni su un multicultura- lismo religioso, Ponte alle Grazie, Milano 2010.

Sen A., Identità e violenza, Laterza, Roma-Bari 2006.

Spineto N., “Religioni. Studi storico-comparativi”, in A. Mel- loni, a cura, Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento, Il Mulino, Bologna 2010, vol. II, pp. 1256-1317.

Stark R., Introvigne M., Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003.

Sudbrack J., La nuova religiosità. Una sfida per i cristiani, Queriniana, Brescia 1988 (ed.or. 1987).

Terrin A. N., Introduzione allo studio comparato delle religioni, Morcelliana, Brescia 1991.

Idem, New Age. La spiritualità del postmoderno, EDB, Bologna 1993.

Tussi L., Sacro, EMI, Bologna 2009.

Waldenfels H., a cura, Nuovo dizionario delle religioni, ed. it. a cura di P. Branca et al., San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1993.

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LA RAGIONE FILOSOFICA

Mentre la sociologia, soprattutto nel XX secolo, ha interpretato le religioni tanto per il loro impatto sulle pratiche sociali, educative quando non sessuali dei membri delle comunità, quanto per la sua presenza all’interno di una società sulla via della secolarizzazione, o ancora per la loro presenza politica nel contesto geopolitico (qui occorre citare almeno il politologo statunitense Samuel Huntington e il suo Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzan- ti, Milano 1997), tocca al pensiero filosofico offrire altri punti di vista sul fatto religioso. Quando, infatti, da Friedrich Schleierma- cher (1768-1834) in poi, l’analisi ermeneutica guadagna consenso dentro la ragione filosofica, allora le religioni possono essere ac- colte nella loro diversità irriducibile.

Il paradigma ermeneutico, in effetti, induce i saperi occidenta- li – spesso ancora intrisi di pregiudizi etnocentrici – a valorizzare il pluralismo e la differenza, nella de-costruzione paziente delle proprie precomprensioni.

Rimane vero, però, che il contribuito più efficace in vista della costruzione di una coscienza nuova davanti all’alterità è stato offerto dalla razionalità ebraica, allorché afferma che la fede in Dio è indissociabile dall’amore al prossimo. Qui, e poi ancora nella riflessione neotestamentaria, non emerge in realtà un sistema religioso, ma piuttosto un nuovo pensiero religioso in grado di dire e interpretare in altro modo la condizione uma- na. Pensiero accolto dalla ragione filosofica in riferimento al pluralismo religioso.

La ragione filosofica del pluralismo religioso, allora, tra i tanti titoli, ci sembra ben interpretata dalla riflessione sul paradosso conosciuto come l’universale concreto (il riferimento è al testo classico dell’illuminista G.E. Lessing), ma anche da quella che viene definita come filosofia del sospetto (i cui lavori più recenti sono quelli di Assmann), o ancora, a metà strada con l’antropo- logia, dal pensiero anti-sacrificale (Girard). A essa appartengono i lavori sul pensiero dialogico: dai classici di riferimento che proprio dalla teologia ebraica ragionano (Buber, Lévinas, Ro- senzweig, Hartman), a quelli di interpretazione più sistematica anche in campo cristiano (Fabris, Mancini, Martini, Pagano, Porzio, Spano, Zucal) come riflessioni ad ampio raggio sul co- smopolitismo religioso (Beck, Bori), sul pluralismo delle culture religiose (Cunico) nonché su quelle post-religiose (Vattimo).

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Assmann J., Potere e salvezza, Einaudi, Torino 2002.

Idem, Non avrai altro Dio, Il Mulino, Bologna 2007.

Baccarini E., La soggettività dialogica, Aracne, Roma 2002.

Beck U., Il Dio personale. La nascita della religiosità personale, Laterza, Roma-Bari 2009.

Bori P.C., Per un consenso etico tra culture, Marietti, Genova 1994².

Idem, Universalismo come pluralità delle vie, Marietti, Genova 2004.

Buber M., Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo, Milano 1997³.

Cunico G., Venturelli D., a cura, Culture e religioni, Il Melan- golo, Genova 2011.

Fabris A., Introduzione al pensiero dialogico, Edioffset, Pisa 1995.

Girard R., Il capro espiatorio, Adelphi, Milano 1987 (ed.or.

1982).

Idem, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 2008 (ed. or. 1972).

Grondin J., Introduzione alla filosofia della religione, Querinia- na, Brescia 2011 (ed.or. 2009).

Hartman D., Sub specie humanitatis. Elogio della diversità religiosa, a cura di R. Fontana, Aliberti, Reggio Emilia 2004.

Lessing G. E., Nathan il saggio, Garzanti, Milano 1992.

Lévinas E., Etica e Infinito, Città Nuova, Roma 1984.

Mancini R., La struttura dialogica dell’uomo, in Servitium, III 166 (2006), pp. 21-34.

Martini M., a cura, La filosofia del dialogo. Da Buber a Lévinas, Cittadella, Assisi (Pg) 1995.

Pagano M., “Filosofia e teologia di fronte alla sfida del plurali- smo”, in Filosofia e Teologia 6 (1992), n.1, 3-12.

Porzio E., Il pluralismo religioso, ETS, Pisa 2011.

Rosenzweig F., La stella della redenzione, a cura di G. Bonola, Vita e Pensiero, Milano 2005.

Spano M., Vinci D., a cura, L’uomo e la parola. Pensiero dialogico e filosofia contemporanea, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2007.

Trigg R., Diversità religiosa. Dimensioni filosofiche e politiche, Queriniana, Brescia 2017.

Vattimo G., Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non reli- gioso, Garzanti, Milano 2002.

Zucal S., Lineamenti di pensiero dialogico, Morcelliana, Bre- scia 2004.

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LA RAGIONE PEDAGOGICA

Se è vero che il pluralismo religioso (oltre che culturale) ha indirettamente favorito l’insorgere di numerosi conflitti, è altret- tanto indubitabile che la grammatica religiosa porti con sé anche una proposta nuova e insieme radicale di soluzione dei conflitti stessi. Alla pedagogia interculturale essa aggiunge, infatti, lo specifico religioso: quello che davanti al conflitto “osa la pace per fede” (D. Bonhöffer). Per costruire pace davanti ai conflitti, la pedagogia interreligiosa punta a tre diversi obiettivi: restaura- re la giustizia, risanare la memoria, costruire la riconciliazione.

Non una giustizia retributiva, ma riparativa; non una memoria dei vincenti, ma quella delle vittime; non una riconciliazione centrata sul passato, ma aperta al futuro. Sono cose di Dio, eppure suggerite in vista di un umano riuscito (e non alienato).

Perché, appunto, nelle visioni religiose in dialogo appare chiaro che l’umano non si esaurisce nella logica dell’essere, ma nel suo superamento.

A proposito di un pensiero pedagogico del pluralismo religio- so occorre subito segnalare che, accanto a ricerche generali, molti lavori e prodotti si concentrano, come non poteva non essere, sul problema dell’insegnamento della religione a scuola. Al primo gruppo, quindi, appartengono le riflessioni pedagogiche ad ampio respiro: da quelle di competenza interculturale (Claris, Delors, Demetrio) a quelle più direttamente in tema di pluralismo religio- so (Claris, De Vita, Pace), come a opere di carattere narrativo con chiaro intento pedagogico (Keshavjee, Stefani). Al secondo grup- po, che ragiona invece sul tema del pluralismo religioso a scuola, appartengono altre opere di carattere collettivo o comunque a più voci (Ballabio, Dal Corso, Genre, Giorda, Pedrali, Salvarani).

In questo senso occorre segnalare la ricerca portata avanti dal CEM (Centro di Educazione alla Mondialità) attraverso la rivista omonima e con una serie di contributi di diversi suoi redattori.

Ballabio F., Mantegazza R., Salvarani B., Il cielo è qui. La religione cristiana sui sentieri della mondialità, EMI, Bolo- gna 2004.

Bertoni E., a cura, Il dialogo interreligioso come fondamento della civiltà, Marietti, Genova 2009.

Bongiovanni A., Il dialogo interreligioso: orientamenti per la formazione, EMI, Bologna 2008.

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Branca P., Chayo M., Zidane El Amrani M., Figli di Abramo.

Conoscenza, confronto e dialogo secondo un’ebrea, un cri- stiano e un musulmano, Marietti, Genova 2017.

Claris S., Educare alla competenza interculturale, La Scuola, Brescia 2005.

Curci S., La pedagogia del volto. Educare dopo Lévinas, EMI, Bologna 2002.

Dal Corso M., Damini M., Insegnare le religioni. In classe con il cooperative learning, EMI, Bologna 2011.

De Vita R., Berti F., Dialogo senza paure. Scuola e servizi so- ciali in una società multiculturale e multi religiosa, Franco Angeli, Milano 2002.

De Vita R., Berti F., Nasi L., a cura, Identità multiculturale e multireligiosa. La costruzione di una cittadinanza pluralisti- ca, Franco Angeli, Milano 2004.

Delors J., Nell’educazione un tesoro, Armando Editore, Roma 1997.

Demetrio D., Nel tempo della pluralità, La Nuova Italia, Scan- dicci (Fi) 1997.

Filoramo G., Pajer F., Di che Dio sei? Tante religioni un solo mondo, SEI, Torino 2011.

Genre E., Pajer F., L’unione Europea e la sfida delle religioni.

Verso una nuova presenza della religione nella scuola, Clau- diana, Torino 2005.

Giorda M.C., Saggioro A., La materia invisibile. Storia delle religioni a scuola: una proposta, EMI, Bologna 2011.

Keshavjee S., Il Re, il Saggio e il Buffone. Il gran torneo delle religioni, Einaudi, Torino 1998.

Moda A., “Per una corretta metodologia del dialogo interreli- gioso”, in Nicolaus. Rivista di teologia ecumenico-patristi- ca XXXIX/1-2 (2012), 187-243 (con esauriente bibliografia che comprende gli anni 1980-2010).

Pace E., Raccontare Dio. Le religioni come comunicazione, Il Mulino, Bologna 2008.

Pajer F., Europa, scuola, religioni. Monoteismi e confessioni cri- stiane per una nuova cittadinanza europea, SEI, Torino 2005.

Pedrali L., a cura, È l’ora delle religioni, EMI, Bologna 2002.

Saggioro A., a cura, I Princìpi di Toledo e le religioni a scuola.

Traduzione, presentazione e discussione dei Toledo Guiding Principles on Teaching about Religions and Beliefs in Public Schools – OSCE/ODIHR, Aracne, Roma 2015.

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Salvarani B., a cura, Perché le religioni a scuola? Competenze, buone pratiche e laicità, EMI, Bologna 2011.

Salvarani B., Educare al pluralismo religioso. Bradford chiama Italia, EMI, Bologna 2006. Idem, Vocabolario minimo del dialogo interreligioso. Per un’educazione all’incontro tra le fedi, EDB, Bologna 2008².

Scognamiglio E., Dia-logos, vol. I: Prospettive. Verso una pedagogia del dialogo, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2009.

Stefani P., Le religioni spiegate ad Andrea, Laterza, Roma-Bari 2007.

LA RAGIONE TEOLOGICA

Il pluralismo religioso richiede alla teologia di ripensarsi. Da- vanti alle religioni, infatti, ogni teologia è chiamata a rinunciare al proprio imperialismo religioso.

Il pluralismo chiede di ripensare il dialogo interreligioso come condizione intrinseca alla verità. Dialogo non solo e non tanto co- me strumento, scelta strategica o ancor peggio puramente tattica, quanto come condizione ontologica per accedere alla verità. Come condizione etica: il dialogo impedisce alle religioni di impadronirsi della verità, poiché essa non è mai possesso esclusivo di nessuna teologia e cosmovisione. Come condizione storica: la verità stessa delle religioni, insegna la storia, è costruita sul dialogo.

Ripetiamolo in maniera più distesa: la posizione largamente dominante, per i lunghi secoli che vanno dalle origini della co- munità cristiana fino alla vigilia dell’ultimo concilio, può essere definita esclusivista, o ecclesiocentrica, esemplificata efficace- mente dal celebre assioma Extra ecclesiam nulla salus (su cui si vedano almeno J. Ratzinger, “Nessuna salvezza fuori della Chiesa?”, in Id., Il nuovo popolo di Dio, Queriniana, Brescia 1971, B. Sesboüé, Fuori della Chiesa nessuna salvezza. Storia di una formula e problemi di interpretazione, San Paolo, Cini- sello Balsamo (Mi) 2009, ed.or. 2004, e G. Canobbio, Nessuna salvezza fuori della Chiesa? Storia e senso di un controverso principio teologico, Queriniana, Brescia 2009). La questione decisiva era squisitamente soteriologica, e riguardava la possibile (ancorché improbabile, salvo situazioni particolari) salvezza dei non cristiani. Anzi, degli infedeli... Durante questo tempo esteso,

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l’annuncio missionario rimase collegato a una visione esclusiva della salvezza: o Cristo, o Satana; o Dio o l’idolo; o la verità che salva, o l’errore che perde. Solo nell’immediato dopoguerra è stata elaborata, da autori quali Jean Daniélou (Il mistero della salvezza delle nazioni, Morcelliana, Brescia 1954), Yves Congar, Henri De Lubac (sul pensiero di questo teologo si può vedere I. Morali, La salvezza dei non cristiani: l’influsso di Henri de Lubac sulla dottrina del Vaticano II, EMI, Bologna 1999) e Karl Rahner (di quest’ultimo si vedano in particolare “Cristianesimo e religioni non cristiane”, in Id., Saggi di antropologia sopran- naturale, Paoline, Roma 1965, 533-571 e “Gesù Cristo nelle religioni non cristiane”, in Id., Teologia dell’esperienza dello Spirito, Paoline, Roma 1978, 435-469; sulla posizione rahneriana a proposito delle religioni, rimandiamo a A. Röper, I cristiani anonimi, gdt 6, Queriniana, Brescia 1966 (ed.or. 1963), e a R. Gi- bellini, “La teologia di Karl Rahner nel contesto della teologia delle religioni”, in Itinerarium n.12 (2004), n.28, 19-32), con l’i- dea dei cosiddetti cristiani anonimi, la tesi per cui i valori positivi delle religioni altre (allora chiamate normalmente non-cristiane,

“quasi che queste si definissero unicamente in senso negativo rispetto al cristianesimo”) trovavano il loro compimento nel cristianesimo e in particolare nel Cristo escatologico. In partico- lare, gli autori della Nouvelle Théologie parlavano delle religioni come preparazione al vangelo e leggevano il cristianesimo come la risposta fornita da Dio al desiderio profondo che Egli stesso suscita nell’umanità, ma al quale da sola l’umanità non è in grado di dare risposta; in quest’ottica, lo Spirito di Cristo che innerva la Chiesa rappresenta l’asse portante della storia salvifica, nonché la componente unificatrice dell’intero processo. Si tratta della posi- zione cosiddetta inclusivista, o cristocentrica, che troverà piena attuazione nei documenti del Vaticano II. Tra i primi, in ambito cattolico, a mettere a fuoco il tema, segnaliamo il contributo di H.R. Schlette, Le religioni come tema della teologia, Morcel- liana, Brescia 1963, mentre – anche per la rilevanza dell’autore sul piano della storia della teologia novecentesca – ricordiamo quello di H.U. Von Balthasar, Cristianesimo e religioni uni- versali, Piemme, Casale Monferrato (Al) 1987 (ed. or. 1979).

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LA TEOLOGIA PLURALISTICA DELLE RELIGIONI La sfida del pluralismo religioso, quindi, nel dibattito teolo- gico sarà introdotta solo dalle ricerche offerte dalla cosiddetta teologia pluralista delle religioni: si tratta della proposta di cambiare radicalmente il modo di considerare le altre religioni, superando non solo la ricordata visione ecclesiocentrica ed esclu- sivista della salvezza; ma anche una visione inclusivista e cristo- centrica (tutti sono salvati in relazione a Cristo), per accedere a una visione teocentrica e pluralista (al centro del piano salvifico di Dio c’è il mistero trascendente, al di là di ogni mediazione umana, e quindi l’esperienza salvifica universale e non una de- terminata dottrina religiosa). Occorre ormai riconoscere il valore salvifico delle altre religioni, sia pur operante in maniera miste- riosa, in una logica pluralista e dialogica. Il punto di vista del magistero cattolico, dopo le aperture conciliari tradizionalmente cauto al riguardo, è reperibile nel documento della Commissione Teologica Internazionale (CTI), Cristianesimo e religioni, del 1997, in La Civiltà Cattolica, I (1997), e nella dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Dominus Iesus.

Dichiarazione circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, 6/8/2000, in AAS, 92 (2000), 742-765 (Paoline, Milano 2000, cfr. l’edizione commentata da vari teologi Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione

“Dominus Iesus”, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002 e M. Gagliardi, La dichiarazione “Dominus Iesus” a dieci anni dalla promulgazione. Atti del Convegno tenuto presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma, 11-12 marzo 2010, Lindau, Torino 2010). A un livello certo diverso, ma con un buon grado di autorevolezza è “Il pluralismo religioso: una sfida al cristianesimo”, in La Civiltà Cattolica 3741 (6/5/2006), 209-218. A firma di Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e futuro Benedetto XVI, è poi Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2003.

Documenta ampiamente tale svolta la raccolta di saggi cu- rata da A. J. Hick – P.F. Knitter, a cura, L’unicità cristiana:

un mito? Per una teologia pluralista delle religioni, Cittadella, Assisi (Pg) 1994 (ed.or. 1987); del solo Knitter ricordiamo altri due testi importanti al riguardo, Nessun altro nome? Un esame critico degli atteggiamenti cristiani verso le religioni mondiali,

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Queriniana, Brescia 1992 (trad. parziale dell’ed.or. 1985), e Una terra, molte religioni. Dialogo interreligioso e responsabilità globale, Cittadella, Assisi (Pg) 1998 (ed.or. 1995). Si tratta di una raccolta di contributi che vogliono argomentare la necessità del passaggio del Rubicone verso una comprensione teocentrica o regnocentrica del rapporto tra le religioni. La svolta implica la relativizzazione di certezze quali la mediazione unica di Cristo e il ruolo costitutivo della Chiesa nell’economia salvifica. Ri- sponde frontalmente (e polemicamente) a questa provocazione la raccolta di saggi curata da G. D’Costa, La teologia pluralista delle religioni: un mito? L’unicità cristiana riesaminata, Citta- della, Assisi (Pg) 1994 (ed. or. 1990), che studia le buone ragioni dell’affermazione del cristocentrismo inclusivista e contesta i presupposti filosofici e teologici della visione pluralista. Merita una particolare attenzione il saggio introduttivo di C. Molari, La fede cristiana in tensione tra lo specifico e l’universale, contenu- to nel primo volume citato (pp. 11-48; ne approfittiamo per citare, nello stesso autore, la corposa voce “Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso”, in Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento, vol. II, a cura di A. Melloni, Il Mulino, Bologna 2010, 1554-1578 e il più recente volume Teologia del pluralismo religioso, Pazzini, Villa Verucchio [Rn] 2013). Si tratta di una buona panoramica sintetica dei vari modelli teologici in gioco (esclusivista, inclusivista e pluralista), attento alle implicazioni cristologiche ed ecclesiologiche di ogni modello. Per un’analoga presentazione delle diverse posizioni in gioco, con una partico- lare attenzione al rapporto di Cristo con le religioni, si vedano il volume di A. Amato, Gesù è il Signore. La specificità di Gesù Cristo in un tempo di pluralismo religioso, LAS, Roma 1992, e il suo saggio Bibliografia su Cristo e le religioni non cristiane, in Ricerche Teologiche, 4 (1993) 197-237, ripreso e aggiornato negli ampliamenti del suo corso di cristologia: Id., Gesù il Si- gnore. Saggio di Cristologia (Corso di Teologia Sistematica 4), EDB, Bologna 1999. Si possono vedere anche, al riguardo, M.

Dhavamony, Teologia delle religioni. Riflessione sistematica per una comprensione cristiana delle religioni, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1997 e Id., Pluralismo religioso e missione della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, oltre a C. Duquoc, L’unico Cristo. La sinfonia differita, Queriniana, Brescia 2003. Così come il volume del filosofo e teologo A. Riz- zi, Gesù e la salvezza. Tra fede, religioni e laicità, Città Nuova,

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Roma 2001, puntuale e ottimamente documentato; quello del teo- logo E. Castellucci, oggi arcivescovo di Modena e Nonantola, Annunciare Cristo alle genti. La missione dei cristiani nell’oriz- zonte del dialogo tra le religioni, EDB, Bologna 2008, partico- larmente utile per una cronistoria ragionata del cammino svolto dalla teologia cattolica in merito al rapporto con le religioni altre;

quelli di M. Di Tora, Cristianesimo e religioni. Il cristianesimo a confronto con le grandi religioni (induismo, buddismo e islam).

Le ragioni della fede cristiana (1 Pt 3,15), Editrice Domenicana Italiana, Napoli 2008 e di M.A. Kopiec, Il cristianesimo e le religioni. Verso un inclusivismo cristologico-trinitario, Aracne, Roma 2016. Un contributo originale è firmato da P. Sequeri,

“Assolutezza e relatività del cristianesimo: universalità della fede che salva e particolarità storica della testimonianza”, in Aa.Vv., Cristianesimo e religione, Glossa, Milano 1992, 135- 165. Un ottimo inquadramento dal punto di vista teologico è offerto poi da G. Ruggieri, “La diversità dell’altro. La Chiesa e il pluralismo, in Il Regno-Attualità 14 (2003), 484-500. In forma più stringata si può vedere la panoramica delle posizioni autore- volmente proposta da M.L. Fitzgerald, Teologia delle religioni:

una panoramica in Il Regno-Documenti, 3 (1997) 90-95, e, più distesamente e successivamente, in Dialogo interreligioso. Il punto di vista cattolico, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007. Per i riflessi, per nulla secondari, che la svolta descritta produce a livello di missiologia, rinviamo a quattro volumi di grande rilie- vo: D.J. Bosch, La trasformazione della missione. Mutamenti di paradigma in missiologia, BTC 109, Queriniana, Brescia 2000 (ed.or. 1991), G. Collet, “Fino agli estremi confine della terra”, BTC 128, Queriniana, Brescia 2004 (ed.or. 2002), S.B. Bevans – R.P. Schroeder, Teologia per la missione oggi. Costanti nel contesto, BTC 148, Queriniana, Brescia 2010 (ed.or. 2004) e M.

Sievernich, La missione cristiana. Storia e presente, BTC 160, Queriniana, Brescia 2012.

Ciò che va chiarito, a questo livello del dibattito, è proprio il fattore che induce una simile svolta e le sue buone ragioni. Il sospetto potrebbe essere che si tratti di un’espressione di relati- vismo scettico sulla questione della verità, in sintonia più con le esigenze della cultura post-moderna che con le istanze proprie della fede. Mentre ancora utile per una breve panoramica dei problemi in campo può risultare il sintetico volumetto del socio- logo S. Allievi, Pluralismo, EMI, Bologna 2006, l’esigenza di

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dare un senso adeguato al pluralismo religioso è sviluppata da vari punti di vista (psicologico, filosofico, teologico) negli atti del convegno promosso dall’Associazione Teologica Italiana e curati da A. Fabris – M. Gronchi, a cura, Il pluralismo religioso. Una prospettiva interdisciplinare, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998, in cui si trova una preziosa appendice bibliografica curata da F. Gaiffi (Il pluralismo religioso nella riflessione teologica recente: appendice bibliografica). L’intento della ricerca è quello di raccogliere la questione del pluralismo religioso a livello teori- co, superando cioè il puro dato storico e favorendo un approccio psicologico, filosofico e teologico, che valorizzi il contributo che possono offrire le varie discipline che si occupano di tematiche religiose. La riflessione che ne emerge è concentrata sul nesso tra particolarità e universalità, unità e molteplicità dell’esperien- za religiosa. Interessante il contributo di P. Stefani sulle visioni ebraiche del pluralismo religioso, che mediano la coscienza dell’elezione particolare e l’universalità della rivelazione nella consapevolezza che “tutti sono chiamati a riconoscere il Dio di Israele, non tutti, però, sono chiamati a diventare ebrei”.

Nella stessa direzione propone spunti interessanti la rifles- sione di K.-H. Menke, L’unicità di Gesù Cristo nell’orizzonte della domanda di senso, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, che cerca un dialogo critico con la teologia pluralista delle religioni (J. Hick, P.F. Knitter) sul terreno della domanda di senso nella cultura moderna. La vera difficoltà attuale non si troverebbe nell’affermazione dell’unicità di Gesù Cristo, ma nella ricerca di un senso oggettivo valido per tutti. È questa la crisi moderna:

Cristo rappresenta il “senso per me”, “catalizzatore della mia autoredenzione”, senza essere il senso per tutti gli uomini di tutti i tempi (“senso in sé”). Gesù Cristo ha valore in funzione della mia relazione con Dio, non invece in sé, in quanto realizza una relazione con Dio in cui Dio stesso si incarna.

A questi studi va aggiunta la lucida analisi dell’attuale sfida del pluralismo religioso al cristianesimo proposta da H. Walden- fels, Il fenomeno del cristianesimo. Una religione mondiale nel mondo delle religioni, (gdt 236), Queriniana, Brescia 1995. La ricerca, dopo aver fatto il punto sulla situazione del cristianesimo nel mondo secolarizzato, cerca di cogliere l’identità cristiana sullo sfondo del contesto multireligioso. Analizza pertanto le grandi religioni mondiali per riprendere, alla luce di questa nuova precomprensione, il contributo insostituibile del cristianesimo.

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La sua originalità sta nella relazione con Gesù che apre nuove capacità di dialogo e confronto sulla verità dell’uomo e di Dio.

Intende offrire una sorta di via media tra l’istanza della teolo- gia pluralista e lo schema cristocentrico-inclusivista la riflessione di J. Dupuis, Verso una teologia cristiana del pluralismo reli- gioso, (BTC 95), Queriniana, Brescia 1997. L’ampio studio del gesuita belga, che rappresenta un punto di riferimento sul tema, raccoglie riflessioni già avviate in Id., Gesù Cristo incontro alle religioni, Cittadella, Assisi (Pg) 1989. La lettura di quest’opera precedente fa capire lo sfondo da cui emergono alcune esigenze teologiche, dando l’idea degli interlocutori principali (soprattutto di ambito hinduista) della riflessione. La proposta di Dupuis è animata da due esigenze maggiori: anzitutto quella di raccogliere l’istanza pluralista di ripensare al senso e alla funzione delle altre religioni nel piano di Dio. Non si tratta più solo di pensare a co- me si possono salvare i non-cristiani, oppure se vi siano elementi di verità nelle altre religioni. Si tratta ora di capire il loro ruolo salvifico (di diritto) nel piano di Dio. Solo se si riesce a scoprire questo ruolo il dialogo diventa vero, perché reciproco: i cristiani, infatti, possono ricevere frammenti di verità salvifica dalle altre religioni, che li arricchiscono poiché provengono da Dio stesso e non solo dall’anelito religioso dell’uomo. La seconda esigenza è quella di proporre una teologia attenta ai diversi contesti e quindi inculturata: ma l’attenzione al contesto implica una valutazio- ne positiva dell’universo di senso in cui inscrivere l’annuncio evangelico, un universo già animato dalla presenza dello Spirito.

Queste due esigenze condizionano la ricerca di Dupuis, soprat- tutto nella parte positiva-storica sulla comprensione del rapporto tra la Chiesa e le altre religioni. Di questa prima parte dell’opera, storico-positiva, va apprezzata la coerenza e vastità della rico- struzione, attenta a segnalare le svolte epocali nelle relazioni della Chiesa con le religioni (interpretazione agostiniano-pessi- mista della condizione dell’uomo al di fuori della Chiesa; svolta legata alla scoperta del Nuovo Mondo; innovative intuizioni del Vaticano II e di Giovanni Paolo II). La seconda parte, sintetico- tematica, si apre con il tema della storia della salvezza, intesa quale prospettiva per armonizzare le religioni nel piano divino.

Si propone una complementarietà delle religioni, ricondotte alle diverse alleanze (noachica, abramitica, mosaica, nuova) che man- tengono il loro valore (non sarebbero abolite) e da qui l’autore rilegge il senso della rivelazione nei diversi testi sacri e il riman-

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do al mistero divino, inteso come orizzonte trascendentale dell’e- sperienza religiosa umana (ispirazione rahneriana). In questa prospettiva egli rilegge il ruolo di Cristo nell’economia salvifica, il valore salvifico delle altre religioni e il ruolo della Chiesa nella realizzazione del Regno di Dio. Ne derivano le indicazioni finali sul dialogo e la missione. Riprende le stesse intuizioni, tenendo conto delle obiezioni fatte dalla Congregazione per la dottrina della fede al riguardo (Congregazione per la dottrina della fede, Notificazione a proposito del libro del P. Jacques Dupuis S.J. “Verso una teologia del pluralismo religioso”, 24/1/2001, in AAS, 93, 2001, 742-765), l’opera successiva di J. Dupuis, Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all’incontro, (gdt 283), Queriniana, Brescia 2001.

Un’originale proposta su questi temi viene anche dalla rifles- sione della Pontificia Università Lateranense, che raccoglie un’e- redità teologica di tutto rispetto, legata ai nomi di P. Rossano, Il problema teologico delle religioni, Paoline, Catania 1975 e, postumo, Dialogo e annuncio cristiano. L’incontro con le grandi religioni, Paoline, Milano 1993, e di V. Boublik, Teologia delle religioni, Studium, Roma 1973.

Una più recente reinterpretazione del senso del pluralismo religioso è legata in particolare ai nomi di Piero Coda e Marcello Bordoni, le cui riflessioni sono raccolte negli atti di un Convegno del 1996: P. Coda, a cura, L’Unico e i molti. La salvezza in Gesù Cristo e la sfida del pluralismo, Mursia - PUL, Roma 1997. (di Bordoni segnaliamo anche il saggio “L’universalità della salvezza in Cristo e le mediazioni partecipate”, in Pontificia Accademia Teologica n. 2, 2003, pp. 375-399, e sullo stesso tema M. Ser- retti, Le mediazioni partecipate e l’unica mediazione di Cristo, Lateran University Press, Roma 2004). Si tratta di una rilettura trinitaria e quindi relazionale del cristocentrismo: se l’identità cristiana è legata all’atto di Cristo che si dona (croce) e quindi a una logica di kenosi che rivela la relazionalità quale verità ultima su Dio (Trinità) e sull’uomo (carità), la sfida del pluralismo di- venta una provocazione a recuperare il cuore della fede cristiana.

Diversi saggi uniti da questa prospettiva sono ora raccolti nella corposa opera di P. Coda, Il Logos e il Nulla. Trinità, religioni, mistica, Città Nuova, Roma 2003, che offre un’abbondante in- formazione su molte problematiche connesse alla teologia delle religioni. Il titolo dell’opera rimanda alle due piste centrali della riflessione: la Parola della rivelazione di Dio (Lògos), che riman-

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da all’originale pretesa cristiana dell’incarnazione del Verbo, e l’esperienza mistica dell’incontro dell’uomo con l’alterità di Dio (nulla), in cui si realizza l’abbandono creaturale al Mistero. I due movimenti, dall’alto (rivelazione) e dal basso (tensione a Dio fino all’unione mistica) si incontrano nella fede. I saggi mostrano come in questi movimenti si articola diversamente l’incontro tra cristianesimo e altre esperienze religiose. Dello stesso autore segnaliamo anche L’amore di Dio è più grande del nostro cuore.

Il dialogo interreligioso, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000 nonché Gesù Cristo e il futuro delle religioni, Europress, Lugano 2004.

A questa già ricca e articolata letteratura sul tema specifico del pluralismo religioso bisognerà aggiungere i lavori dell’A- TI, soprattutto Cristianesimo, religione e religioni a cura di M.

Aliotta, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999 e A. Russo, Dio a colori. Pensare Dio nell’orizzonte del pluralismo, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2002; e ancora il volume curato da M.

Gronchi, La salvezza degli altri: soteriologia e religioni, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2004. Sulla stessa linea, attenti e ben documentati sono i libri di G. Favaro, Il dialogo interreligio- so, Queriniana, Brescia 2002, di G. Canobbio, Chiesa religioni salvezza. Il Vaticano II e la sua recezione, Morcelliana, Brescia 2007, di M. Naro, a cura, La teologia delle religioni. Oltre l’i- stanza antropologica, Città Nuova, Roma 2013 e di F. Iannone, Una Chiesa per gli altri. Il Concilio Vaticano II e le religioni non cristiane, Cittadella, Assisi (Pg) 2014. Di metodo teologico per fare teologia delle religioni ragiona il volume curato da M.

Crociata, Teologia delle religioni. La questione del metodo, Città Nuova, Roma 2006 (per la cura dello stesso autore, un buon compendio è quello offerto da Teologia delle religioni. Bilanci e prospettive, Paoline, Milano 2001); intorno al tema cristologico, invece, la ricerca offerta da R. Gäde, Cristo nelle religioni. La fede cristiana e la verità delle religioni, Borla, Roma 2005. Sui riflessi liturgici della prospettiva pluralista rinviamo a S. Ubbia- li, a cura, Teologia delle religioni e liturgia, EMP – Abbazia di Santa Giustina, Padova 2001. In ordine all’etica e ad una teologia ecumenica delle religioni sono i lavori di H. Küng, in particolare Cristianesimo e religioni universali, Mondadori, Milano 1986, Progetto per un’etica mondiale, Rizzoli, Milano 1991 e Ricerca delle tracce. Le religioni universali in cammino, Queriniana, Brescia 2003. Da segnalare, invece, fra i pochi lavori di ricerca,

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almeno in lingua italiana, sul fondamento biblico del pluralismo religioso quelli di G. Odasso, Bibbia e religioni. Prospettive bi- bliche per la teologia delle religioni, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 1998 e di G. O’Collins, Salvezza per tutti. Gli altri popoli di Dio, (gdt 352), Queriniana, Brescia 2011 (questo autore, introducendo il suo studio, annota significativamente:

“Avendo compiuto letture piuttosto ampie nell’ambito degli studi interreligiosi, non penso che gli autori cristiani (per non parlare degli altri) abbiano esplorato e apprezzato fino in fondo l’intera gamma delle testimonianze scritturali che risultano rilevanti per il ruolo di Gesù ai fini della redenzione della razza umana”, p. 7).

Mentre un’interessante ricostruzione storica delle modalità epo- cali di rapporto tra cristianesimo e religioni è offerta dall’ottimo lavoro di J. Ries, I cristiani e le religioni, Queriniana, Brescia 1992. Di questo autore, Jaca Book ha pubblicato l’opera omnia:

segnaliamo in particolare il vol, 1/2. Incontro e dialogo. Cristia- nesimo, religioni e cultura, Milano 2009. L’urgenza e insieme l’indispensabilità anche per la teologia di ripensare i caratteri del pluralismo religioso sono suggeriti poi dal prezioso libretto di R.

Panikkar, L’incontro indispensabile: il dialogo delle religioni, Jaca Book, Milano 2001, autore del quale ricordiamo inoltre Dialogo culturale e interreligioso, Jaca Book, Milano 2013 (que- sto tomo VI/2 della sua Opera omnia raccoglie fondamentali e ispiranti scritti che lo hanno reso universalmente popolare come uomo del dialogo). Mentre l’interpellanza, come direbbe lo stes- so Panikkar, del pluralismo religioso alla teologia è raccolta dai lavori della rivista Concilium, da tempo attenta alle ragioni del pluralismo religioso, soprattutto con il volume monografico cura- to da L. C. Susin e A. Torres Queiruga con il titolo Teologia e pluralismo religioso in Concilium 1 (2007; del secondo, teologo e filosofo galiziano di vasta rinomanza internazionale, occorre ricordare almeno Dialogo delle religioni e autocomprensione cristiana, EDB, Bologna 2007, ed.or. 2005). Ad affiancare queste ricerche, infine, è necessario segnalare anche quelle offerte, tra altri, dal già citato C. Geffré, Verso una nuova teologia delle religioni, in Aa.Vv., a cura di R. Gibellini, Prospettive teologiche per il XXI secolo, (BTC 123), Queriniana, Brescia 2003 dove, come introdotto, si propone il pluralismo come nuovo paradigma per la teologia del XXI secolo. Ancora con carattere di sintesi si propone il lavoro di P. Selvadagi, Teologia delle religioni, in Aa.Vv. (P. Coda - G. Canobbio) La teologia del XX secolo. Un

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bilancio. Vol 3. Prospettive pratiche, Città Nuova, Roma 2003 e, sempre dello stesso autore, Teologia, religioni, dialogo, LUP, Roma 2009 e, a sua cura, Le vie del dialogo. Teologia e prassi, Esperienze, Fossano 2009 (sono raccolti in questo volume gli interventi al convegno organizzato alla Pontificia Università La- teranense di Roma, nel novembre 2006, in occasione del XV anniversario della morte di Piero Rossano).

Dal punto di vista della raccolta sistematica del pensiero ma- gisteriale sul dialogo, utile il monumentale lavoro di F. Gioia, Il dialogo interreligioso nel magistero ufficiale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana 2013. Infine, partecipano a questa bibliografia anche i lavori di A. Cozzi, in particolare Gesù Cristo tra le re- ligioni. Mediatore dell’originario, Cittadella, Assisi (Pg) 2005 (autore, quest’ultimo, al quale dobbiamo diverse delle segnalazioni bibliografiche che hanno composto fin qui il percorso della ragione teologica), di J.-M. Ploux, Il dialogo cambia la fede?, Qiqajon, Magnano (Bi) 2011, di B. Salvarani (in particolare Il dialogo è finito? Ripensare la Chiesa nel tempo del pluralismo e del cristia- nesimo globale, EDB, Bologna 2012²) e di T. Kuruvachira, Dia- logo interreligioso. Il punto di vista cattolico, LAS, Roma 2015.

Ora, mentre lo stesso P.F. Knitter in Introduzione alle teo- logie delle religioni, (gdt 315), Queriniana, Brescia 2005 (ed.or.

2002), riprende e sviluppa una nuova classificazione ed interpre- tazione del percorso della teologia cristiana delle religioni secon- do un modello più fenomenologico (sostituzione, compimento, reciprocità e accettazione) rispetto a quello classico tripartitico (esclusivismo, inclusivismo e pluralismo), una panoramica sulla teologia delle religioni vista soprattutto a partire dalle comunità del sud del mondo è quella offerta da J. M. Vigil in Teologia del pluralismo religioso, Borla, Roma 2008. Sempre in ordine al tentativo di classificazione dei modelli e atteggiamenti della teologia davanti al pluralismo sono le proposte di R. Panikkar, Il dialogo intrareligioso, Cittadella, Assisi (Pg) 1988 (di questo fondamentale autore, come già riferito, è in via di pubblicazione presso la Jaca Book l’intera opera omnia prevista in dodici vo- lumi, alcuni dei quali già pubblicati) e quella, già segnalata, del filosofo e teologo galiziano A. Torres Queiruga, Dialogo delle religioni e autocomprensione cristiana, EDB, Bologna 2007 (ed.

or. 2005), dove si opta per una prospettiva pluralista capace di ri-fondare le cifre della teologia cristiana. In dialogo con autori quali Jacques Dupuis e lo stesso Panikkar e con l’obiettivo di

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superare le tradizionali teorie dell’esclusivismo e dell’inclusi- vismo, Torres Queiruga propone la categoria di universalismo asimmetrico: universalismo, da una parte, per affermare che nella loro origine e nel loro sviluppo storico tutte le religioni sono in se stesse veri cammini di rivelazione e di salvezza, poiché Dio sin dalla creazione del mondo “vuole che tutti siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4); asimmetrico, dall’altra, perché è impossibile ignorare il fatto delle differenze reali nelle acquisizioni delle diverse religioni (e non, una volta di più, perché Dio discrimini, ma perché da parte dell’uomo la disuguaglianza appare inevitabile).

Fin qui abbiamo cercato di dare conto della ormai vasta pub- blicista sul tema. Mancano all’appello le ricerche oltremanica, soprattutto di autori come John Cobb oppure David Tracy, per citarne solo alcuni. E manca soprattutto l’apporto asiatico che pure di dialogo e teologia del pluralismo religioso si è insisten- temente occupato e pre-occupato (vedi alla voce M. Amaladoss, Rinnovare tutte le cose: dialogo, pluralismo ed evangelizzazione in Asia, Arkeios, Roma 1993, Il volto asiatico di Gesù, EDB, Bologna 2007 e Costruire pace in un mondo pluralista, EDB, Bologna 2008; A. Pieris, Una teologia asiatica della liberazione, Cittadella, Assisi (Pg) 1990 e F. Wilfred, curatore del numero 5 del 2004 della rivista Concilium sul tema Un altro mondo è possibile). Ottima, al riguardo, la rassegna curata dallo stesso M. Amaladoss e da R. Gibellini dal titolo Teologia in Asia, Queriniana, Brescia 2006. In riferimento al contesto asiatico, è importante segnalare la poderosa opera di G. Sabetta, Metodica dell’incontro tra religioni. Cristianesimo, induismo, buddismo, Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2014.

Nel complesso tuttavia manca ancora, nel panorama italiano che pure ha tradotto e pubblicato molto, una raccolta di riflessioni sul tema del pluralismo religioso visto a partire dal sud, là dove, ci dicono i sociologi, è ormai il baricentro della vita cristiana, ma anche delle altre religioni. Crediamo di poter riempire tale caren- za descrivendo almeno a volo d’uccello, l’interessante, magari ancora incipiente, riflessione che i teologi e le teologhe del sud del mondo hanno messo in cantiere con il progetto editoriale de- nominato Per i molti cammini di Dio, tradotto finalmente anche in italiano. Intendiamo, per concludere, rendere conto, allora, di alcuni spunti e pensieri divergenti prodotti da tale ricerca.

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UN CONTRIBUTO DAL SUD GLOBALE

Come ha messo felicemente in luce Philip Jenkins, nel sopra citato La terza chiesa, e come abbiamo abbondantemente riferito nelle pagine precedenti, stiamo oggi attraversando un momento di trasformazione profonda nella storia delle religioni, un mu- tamento silenzioso che il cristianesimo ha conosciuto già nel secolo scorso, col suo centro di gravità spostatosi notevolmente verso il Sud: Africa, America Latina, Asia (si badi, trattasi di aree soggette a vaste migrazioni tanto intra-continentali quanto inter- continentali). Questa tendenza è, con ogni probabilità, destinata a divenire più visibile, e di molto, nei prossimi decenni: col cri- stianesimo che dovrebbe godere di un autentico boom mondiale, anche se la grande maggioranza dei credenti non sarà bianca, né europea, né euroamericana. Anzi – come ipotizza l’autore sulla base delle proiezioni statistiche attualmente disponibili – nel 2050 solo un quinto dei tre miliardi di cristiani (delle diverse con- fessioni, sempre più omologate) sarà costituito da bianchi non- ispanici: eppure, ancora, le chiese dell’emisfero australe cristiano permangono pressoché invisibili agli osservatori del nord, mentre lo stesso già citato Samuel P. Huntington, nel best-seller che ha fondato nella vulgata corrente la teoria dello scontro fra le civiltà, si riferisce comunemente al cristianesimo come fenomeno occi- dentale e come se non potessero darsene altri. Da segnalare che la prima voce teologica a riflettere sul fenomeno è venuta dallo Sri Lanka: T. Balasuriya, Teologia planetaria, EMI, Bologna 1986.

In questo scenario decisamente in progress, ci pare impor- tante presentare l’imponente progetto editoriale di iniziativa della commissione teologica sudamericana dell’associazione ASETT/EATWOT (Associazione dei teologi e delle teologhe del terzo mondo). Esso si compone di cinque volumi pubblicati in spagnolo e portoghese, in inglese e ora anche in italiano (l’ul- timo volume è del 2012 per conto della casa editrice Pazzini di Villa Verucchio che ha ripreso la pubblicazione degli ultimi tre volumi dopo che i primi due erano stati editi da EMI). Secondo il progetto dei curatori, J.M. Vigil, L. Tomita, M. Barros, i cinque tomi intendono proporre al lettore un percorso intorno al tema del pluralismo religioso decisamente articolato: mentre il primo vo- lume della serie Por los muchos caminos de Dios (titolo italiano:

I volti del Dio liberatore, EMI, Bologna 2003) cerca, attraverso il sottotitolo: Sfide del pluralismo religioso alla teologia della

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liberazione, di indicare appunto le prospettive che si aprono alla riflessione teologica con il riconoscimento del pluralismo, una prima risposta a tali sfide è quella raccolta con il secondo volume (anch’esso tradotto per i tipi EMI, 2004) con il sottotitolo: Verso una teologia cristiana latinoamericana del pluralismo religio- so. Un terzo libro, invece, suggerisce un salto epistemologico, nell’intenzione di descrivere un’iniziale Teologia latinoamerica- na pluralista della liberazione, come recita il sottotitolo anche dell’edizione italiana ora edita da Pazzini, Villa Verucchio (Rn), 2010, che conserva il titolo originario del libro Per i molti cam- mini di Dio. Il quarto volume apre la stessa prospettiva teologica in ambito intercontinentale e non più solo latinoamericano, men- tre il quinto e ultimo traccia, non senza coraggio, la costruzione di una futura “teologia multireligiosa e pluralista della liberazio- ne” in prospettiva mondiale. Il volume quarto è edito da Pazzini (2011), con il sottotitolo Teologia liberatrice intercontinentale del pluralismo religioso, mentre il quinto volume, pubblicato nel 2012 dallo stesso editore, propone come titolo complessivo Per i molti cammini di Dio: verso una teologia planetaria.

Presentando la logica interna al percorso, dopo i titoli, nelle intenzioni di curatori e autori dei materiali (sono articoli di un gruppo variegato di teologi e teologhe) il primo volume si limita a segnalare le sfide del pluralismo, mentre i quattro successivi mirano a costruire positivamente una teologia del pluralismo.

I primi due sono ancora alla ricerca di un paradigma pluralista, mentre gli altri tre lo assumono interamente; i primi tre sono lati- noamericani, mentre gli altri due sono mondiali e, infine, i primi quattro sono di teologia cristiana, mentre il quinto si propone come teologia interreligiosa. Resta il fatto, sottolineano i curatori, che tutti sono volumi di teologia della liberazione.

Se questo impianto così articolato si sostiene vorremmo qui, anche se brevemente, provare a dare conto del quinto volume, dal momento che esso – almeno nell’intenzione degli autori – si propone come novità: quella rappresentata da una riflessione non più solamente cristiana sulle religioni e sul pluralismo, ma ora addirittura multireligiosa se non pluralista. Insomma: una teologia pluralista del pluralismo religioso. Strada non agevole, certo. Anche per un’oggettiva difficoltà metodologica se non epistemologica (da quale punto di vista? con quale metodo?).

Per questo, la scelta da parte dei tre curatori del progetto editoriale è quella, nel tomo finale, di lanciare una domanda

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di partenza: dopo aver precisato il contesto da cui essi scrivo- no (quello della liberazione d’accordo, ma anche quello delle presenze multireligiose oppure ancora e tanto più della doppia appartenenza visto come identità religiosa che trascende l’iden- tità confessionale), si chiedono se, mentre è possibile per l’espe- rienza religiosa del credente, non possa essere possibile anche per quella del teologo ragionare in termini transconfessionali.

Oltretutto, sostengono ancora i curatori, se è vero che siamo in presenza di un nuovo tempo assiale, di un cambiamento d’epoca dove le religioni per come le abbiamo conosciute hanno esauri- to il loro compito (quello di servire alle domande della società agricola che sta scomparendo lasciando repentinamente il posto alla società della conoscenza), non è il caso di pensare ad una sorta di teologia post-religiosa, ossia più in là delle religioni agricole? E non dovrebbe essere questa nuova teologia, davanti alle domande nuove, una teologia laica, pubblica, interreligiosa, planetaria e appunto pluralista? Questo si chiedono e chiedono a una serie di specialisti di diversa confessione, religione e compe- tenza. I quali rispondono, con risposte che compongono, a mo’ di cantiere aperto, il volume in questione. Con evidenti conclusioni altrettanto aperte.

Risponde, per esempio, M. Amaladoss, sostenendo, questo il titolo del suo articolo, di “essere cristiano indù”: cosa che si sente di affermare anche a partire dalla propria biografia di indiano-cristiano. Egli si sente cristiano-hinduista, precisando che quest’ultimo non è un sostantivo, ma un aggettivo, perché la meta non è il pluralismo, ma il non-dualismo; una lezione orientale in ordine all’identità. M. Barros, fra i curatori dell’opera, propone alla ricerca quella che egli definisce una spiritualità trans-religiosa capace di custodire la fragile trasparenza dell’Assoluto. Diversa- mente dalle parole paludate delle teologie ufficiali che dicono per noi, l’esperienza religiosa personale sa che non trova mai tutte le parole per dire l’Eterno. Esso è confessato in tante e diverse espe- rienze spirituali: che posso conoscere senza abbandonare la mia.

A. Brighenti, egli pure teologo sudamericano, segnala, in risposta alle domande iniziali, i problemi metodologici di una teologia pluralista. Se essa si presenta come trans-confessionale dobbiamo prima capire se sia possibile una teologia trans-culturale per poter rispondere, dal momento che ogni grammatica religiosa si esprime in linguaggi culturali. La sfida davanti a noi è quella di procedere con rigore usando la sintassi (il che cosa) e insieme la semantica

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(il come) della teologia. Prima di pensare a una teologia transcon- fessionale, spiega l’autore, ciò che possiamo fare è una teologia pluriconfessionale e magari pluriculturale, finalmente in grado di occuparsi dell’esistenza e non solo dell’essenza delle persone.

Il volume prosegue raccogliendo gli spunti e le intuizioni di un fedele baha’i (A. Egea) che s’interroga sulla possibilità di una teologia transreligiosa; le brevi riflessioni di un buddhista (D.

Loy), di un musulmano (I. Omar) e anche di un hinduista (K. L.

Seshagirirao), ciascuno a suo modo disponibile a una teologia o anche solo a una riflessione che tenga nel dovuto conto la di- mensione del pluralismo. Come intermezzo a questi contributi è presentata la proposta di un autorevole teologo pluralista quale il già citato P. Knitter, che riflette attorno al mistico e al profetico di ogni religione, in cui appare evidente che è “molto più importante fare fedelmente la verità che conoscerla pienamente”, rivendi- cando una priorità dell’ortoprassi sull’ortodossia. Al dibattito partecipa anche un rappresentante del pensiero africano che, con L. Magesa, mette in guardia dal trasformare una religione in ideologia, incapace questa di includere i punti di vista degli altri.

Qui il contributo africano appare proprio quello di un certo alle- namento nell’ascoltare e imparare da ciò che gli altri dicono. Alla domanda sulla possibilità di una teologia trans-confessionale non si esime neppure un contributo autorevole quale quello tracciato da R. Panikkar. Egli sostiene la necessità di una confessione di fede aperta e non fanatica, umile e non apodittica, dialogica e non solipsistica aiutando a interpretare la propria confessione di fede e liberandola dal rischio di ridursi a dottrina. Su una cri- stologia pluralista ragiona il pensiero di A. Pieris, offrendo qui come possibilità quella di una “cristologia della liberazione delle religioni”. Di una teologia post-religiosa e post-cristiana si occu- pa, invece, il saggio di J. A. Robles, da intendersi come spazio nel quale accogliere tutte le espressioni genuinamente religiose.

Finalmente, dal mondo del sud viene una voce divergente anche in ordine al tema-problema del sincretismo. Infatti il lavoro di M. L. Soares ha l’obiettivo di aiutare a ripensare il sincretismo oltre l’accezione occidentale che lo pensa come equivalente di

“c’è posto per tutto” e dentro la pratica delle esperienze religiose del sud che vivono la doppia appartenenza e il sincretismo in generale come esperienza dove “c’è posto per tutti”. Oltre a una mistica religiosa disegnata da F. Texeira (già autore di un articolo illuminante, Il pluralismo religioso come nuovo paradigma per le

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religioni, in Concilium n. 1, 2007), il futuro della teologia è de- scritto da J.M. Vigil, dove, secondo l’autore, la teologia che verrà non sarà segnata tanto dal teo come non sarà più tanto logia.

Essa, invece, potrà essere ancora confessionale, ma saprà essere sempre di più ecumenica e sovra confessionale e in ogni caso pluralista. Una teologia comparativa capace di farsi carico delle parole degli altri; ancora di più sarà interreligiosa e sicuramente liberatrice. Insomma, tanto seducente futuro davanti.

Accogliere nel dibattito sul pluralismo religioso queste voci, magari ancora incipienti, può aiutare lo stesso a confrontarsi con una diversa interpretazione del tema-problema, invitare a vedere da altre prospettive, suggerire il futuro che abbiamo davanti e non solo il patrimonio che ci portiamo dietro. E se queste ragioni non fossero sufficienti, lo dovrebbe essere, invece, come abbiamo delineato sopra, una consapevolezza demografica quando non democratica che ci avverte del “nuovo indirizzo di Dio” e della vitalità, certo sempre ambivalente, delle comunità religiose del sud globale, cristiane e non solo: “Se si guarda alla recente sto- ria della Chiesa e della sua teologia, si potrebbe definire il XIX secolo come il secolo missionario, il XX secolo come il secolo ecumenico, e già si può intravedere il XXI secolo come il secolo di una Chiesa mondiale, che si realizza nelle diverse culture e nei diversi contesti sociali, praticando un’inculturazione, che appella nella reciprocità, alla pratica dell’inculturalità: la Chiesa mondiale è una comunità di apprendimento, una comunità dove si apprende reciprocamente” (R. Gibellini).

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