RASSEGNA STAMPA 17-01-2019
1. IL FATTO QUOTIDIANO Cellulari, il Tar: "I ministeri devono informare sui rischi"
2. CORRIERE DELLA SERA Il mio telefono è sicuro?
3. TEMPO Tar: informare subito gli italiani sui rischi dei cellulari 4. AVVENIRE Cellulari, «i ministeri devono informare sui pericoli»
5. GIORNALE Cellulari e rischi di danni alla salute Il Tar obbliga i ministeri a informare
6. GIORNO - CARLINO – NAZIONE Int. a Roberto Moccaldi - «Per la scienza non c'è nesso col cancro»
7. ANSA La sanità integrativa diventa sostitutiva del SSN
8. HEALTH DESK I fondi sanitari si stanno mangiando il servizio sanitario
9. QUOTIDIANO SANITÀ “Pari doveri, ma anche pari diritti con il pubblico. Siamo anche noi Servizio sanitario nazionale”
10. AVVENIRE Nei farmaci una dose di buonsenso
11. LIBERO QUOTIDIANO Trecentomila cause contro i medici 12. AVVENIRE Liste d'attesa, l'Italia delle cure impossibili
13. STAMPA Il numero del giorno - 2,2 milioni Gli italiani a letto con l'influenza 14. MESSAGGERO Dal 2017 aumentati i casi di meningococco «Sottoporsi alle
profilassi non obbligatorie»
15. LA VERITA' Dopo l'obbligo vaccini costano 62% in più
16. AVVENIRE Quando una nuova cura apre il paracadute e rallenta la malattia 17. MATTINO Colpita dall’influenza prof. muore a 32
18. LA VERITA' Per la meningite non esiste la protezione totale 19. REPUBBLICA Vaccini - Over 50 il vaccino che salva la vita
20. MESSAGGERO «Meningite, stop ai decessi i vaccini anche in classe»
21. REPUBBLICA Alimentazione - Cambiamo menù per salvare il pianeta
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16-01-2019 513.678
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/
La Sanità integrativa diventa sostitutiva del Ssn
Gimbe, deregulation mina sostenibilità Sistema pubblico
Presentato il Report dell'organizzazione no-profit Gimbe – RIPRODUZIONE RISERVATA
“La sanità integrativa è progressivamente diventata sostitutiva, permettendo all'intermediazione finanziaria e assicurativa di utilizzare detrazioni fiscali per incrementare i profitti, aumentando iniquità e diseguaglianze, oltre che alimentare il consumismo sanitario e la medicalizzazione della società accrescendo i rischi per la salute delle persone". Ne parla l'organizzazione no-profit
Gimbe nel Report 2019 sulla "Sanità integrativa".
Obiettivo dell'analisi è "diffondere la consapevolezza che oggi la sanità integrativa è un sistema caratterizzato da un'estrema deregulation che contribuisce a minare la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale". Infatti - sostiene Gimbe - nel contesto di un imponente
definanziamento del Ssn, "l'intermediazione finanziaria e assicurativa si è abilmente insinuata tra le crepe di una normativa frammentata generando profitti e utilizzando anche il denaro pubblico sotto forma di detrazioni fiscali per fornire, tramite i fondi sanitari integrativi, prestazioni
prevalentemente sostitutive". Il Report ricorda poi che nel periodo 2012-2015 le manovre
finanziarie hanno sottratto al Ssn circa 25 miliardi di euro e nel periodo 2015-2019 l'attuazione
degli obiettivi di finanza pubblica ha determinato, rispetto ai livelli programmati, una riduzione
cumulativa del finanziamento del Ssn di 12,11 miliardi di euro. Il rapporto spesa sanitaria-Pil è
stato progressivamente ridotto sino a toccare i minimi storici con il Def 2018: 6,6% nel 2018,
6,4% nel 2019, 6,3% nel 2020 e nel 2021. "In questo contesto - si legge - l'aumento della spesa
out-of-pocket e il fenomeno della rinuncia a prestazioni sanitarie sono stati opportunisticamente
utilizzati per promuovere forme alternative di copertura sanitaria". (ANSA).
16-01-2019 LETTORI
10.000
http://www.healthdesk.it/
LA DENUNCIA GIMBE
I fondi sanitari si stanno mangiando il servizio sanitario
Il 70% delle prestazioni offerte sono già nei LEA. In compenso alimentano il consumismo sanitario
I benefici per i sottoscrittori sono minimi: a guadagnarci sono le imprese, che risparmiano sul costo del lavoro, l’intermediazione finanziaria e assicurativa che genera profitti e la sanità privata che aumenta la produzione di prestazioni sanitarie
Si chiama integrativa, ma in realtà il suo nome dovrebbe essere sanità sostitutiva.
Il 70% delle risorse che i fondi privati erogano per prestazioni sanitarie riguardano infatti prestazioni che sono ricomprese nei LEA (e di cui dunque i cittadini avrebbero comunque diritto). Meno di un terzo sono spese invece per prestazioni realmente integrative, per esempio l’odontoiatria o l’assistenza a lungo termine.
È uno dei paradossi che la Fondazione GIMBE ha illustrato in un report dedicato alla sanità integrativa realizzato in occasione dell’indagine conoscitiva sui fondi sanitari annunciata dalla Commissione Affari Sociali della Camera.
Da qualche tempo, a fronte di un pesante contingentamento dell’impegno pubblico in sanità,
sta crescendo l’idea che il cosiddetto “secondo pilastro” (generato da un complicato intreccio
tra fondi sanitari, assicurazioni e welfare aziendale) possa garantire la sostenibilità del servizio sanitario nazionale e allo stesso tempo preservare il diritto alla salute dei cittadini.
Tuttavia, per la Fondazione GIMBE proprio l’espansione del “secondo pilastro” potrebbe essere tra le cause della crisi di sostenibilità del SSN.
«Considerato che, dopo anni di silenzio politico la Commissione Affari Sociali della Camera ha annunciato l’avvio di un’indagine conoscitiva sulla sanità integrativa abbiamo realizzato un report indipendente da cui emerge l’inderogabile necessità di un riordino legislativo, in quanto i fondi sanitari sono diventati in prevalenza sostitutivi di prestazioni già offerte dal SSN», afferma il presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta. «In particolare le crepe di una normativa frammentata e incompleta hanno permesso all’intermediazione finanziaria e assicurativa di cavalcare l’onda del welfare aziendale, generando profitti grazie alle detrazioni fiscali di cui beneficiano i fondi sanitari e proponendo prestazioni che alimentano il
consumismo sanitario e aumentano i rischi per la salute delle persone».
I dati parlano da sé.
Nel periodo 2010-2016 il numero dei fondi sanitari è aumentato da 255 a 323, con
incremento sia del numero di iscritti (da 3.312.474 a 10.616.847), sia delle risorse impegnate (da € 1,61 a 2,33 miliardi).
A saltare agli occhi sono tre fenomeni: innanzitutto, la percentuale delle risorse destinate a prestazioni realmente “integrative” rimane stabile intorno al 30%; in secondo luogo a fronte di un incremento medio annuo degli iscritti del 22,3%, quello delle risorse impegnate è del 6,4%: «sostanzialmente i fondi incassano sempre di più, ma rimborsano sempre meno»;
afferma GIMBE. Infine, i fondi che intrattengono “relazioni” con compagnie assicurative sono passati dal 55% nel 2013 all’85% nel 2017.
Nel 2016 la spesa privata intermediata ammonta a € 5.600,8 milioni ed è sostenuta da varie tipologie di terzi paganti: € 3.830,8 milioni da fondi sanitari e polizze collettive, € 593 milioni da polizze assicurative individuali, € 576 milioni da istituzioni senza scopo di lucro e € 601 milioni da imprese.
I fondi sanitari registrati all’anagrafe ministeriale sono 323 per un totale di 10.616.847 iscritti
(73% lavoratori, 22% familiari e 5% pensionati).
Non si conosce, però, né l’ammontare dei contributi versati dagli iscritti, né l’entità del mancato gettito per l’erario connesso alle agevolazioni fiscali, mentre sono noti i rimborsi effettuati dai fondi sanitari, pari a € 2,33 miliardi.
Di queste risorse, quelle destinate a prestazioni integrative (es. odontoiatria, assistenza a lungo termine) sono poco più del 32%; quindi quasi il 70% delle risorse copre prestazioni già incluse nei LEA.
«Un dato inconfutabile – puntualizza Cartabellotta – invita a frenare gli entusiasmi per i fondi sanitari: il 40-50% dei premi versati non si traducono in servizi per gli iscritti perché erosi da costi amministrativi, fondo di garanzia (o oneri di ri-assicurazione) e da eventuali utili di compagnie assicurative. A fronte della crescente bramosia sindacale e imprenditoriale per le varie forme di welfare aziendale, i fondi sanitari offrono dunque ai lavoratori dipendenti solo vantaggi marginali, mentre a beneficiare dei fondi sanitari sono le imprese che risparmiano sul costo del lavoro, l’intermediazione finanziaria e assicurativa che genera profitti e la sanità privata che aumenta la produzione di prestazioni sanitarie», dice ancora Cartabellotta.
“A beneficiare dei fondi sanitari sono le imprese che risparmiano sul costo del lavoro, l’intermediazione finanziaria e assicurativa che genera profitti e la sanità privata che aumenta la produzione di prestazioni sanitarie”
Non è tutto: nel report sono presenti anche tutti gli “effetti collaterali” dei fondi sanitari «che favoriscono la privatizzazione, generano iniquità e diseguaglianze, minano la sostenibilità, aumentano la spesa sanitaria delle famiglie e dello Stato, alimentano il consumismo sanitario tramite il sovra-utilizzo di prestazioni sanitarie che possono anche danneggiare la salute delle persone, generano frammentazione dei percorsi assistenziali e compromettono una sana competizione tra gli operatori del settore», prosegue GIMBE.
«Le nostre analisi – conclude Cartabellotta – confermano che oggi le potenzialità della sanità
integrativa sono compromesse da un’estrema deregulation che da un lato ha permesso ai
fondi integrativi di diventare prevalentemente sostitutivi mantenendo le agevolazioni fiscali,
dall’altro alle compagnie assicurative di intervenire come “ri-assicuratori” e gestori dei fondi in
un contesto creato per enti no-profit».
17/1/2019 “Pari doveri, ma anche pari diritti con il pubblico. Siamo anche noi Servizio sanitario nazionale”, l’ospedalità privata accreditata chied…
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quotidianosanità.it
Mercoledì 16 GENNNAIO 2019
“Pari doveri, ma anche pari diritti con il pubblico.
Siamo anche noi Servizio sanitario nazionale”, l’ospedalità privata accreditata chiede un nuovo Patto con Governo e Regioni
Presentato oggi a Roma il 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”
promosso dall'Aiop. Focus su liste d'attesa e Pronto soccorso. La presidente
Cittadini: “La presenza in Italia di una grande rete di aziende ospedaliere di diritto privato è una opportunità rilevante per il Ssn, per erogare prestazioni di qualità, una riserva di operatività e di flessibilità a servizio di tutto il sistema”. Coletto e Siri: “Nessun pregiudizio da parte di questo governo. Per noi anche voi siete il Ssn”. LA RELAZIONE. LA SINTESI DEL RAPPORTO
“Siamo una componente essenziale e integrante del Ssn. E vogliamo fare la nostra parte, per questo siamo pronti e disponibili ad aprire un tavolo di concertazione con il Ministero della Salute per risolvere le criticità del Ssn a partire dal problema delle liste di attesa. Il Governo deve assumere consapevolezza che va rimosso il tetto imposto dal Decreto legge del 2012, anche per consentire il rinnovo dei contratti nazionali per quei lavoratori che operano nella componente di diritto privato del Ssn. Una rapida e positiva chiusura del contratto darebbe un segnale forte di efficienza e attenzione al mondo del lavoro”.
Ha messo le carte sul tavolo Barbara Cittadini, Presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop) nella sua relazione per la presentazione, oggi in Senato, del 16° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2018”
promosso dall’Associazione e realizzato dalla società Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema. Un’opportunità questa della presentazione del Rapporto, ha sottolineato la Presidente: “Per rilevare le criticità del Ssn ma anche le soluzioni che potrebbero consentire di arrivare ad una loro risoluzione”.
La crisi del sistema. È un Ssn sottoposto a un definanziamento costante ed ingravescente in rapporto al Pil, quello descritto dalla Cittadini. Un Servizio sanitario che si sta allontanando dai principi dettati dal legislatore 40 anni fa, quando fu istituito, dalle necessità del Paese e dai bisogni dei cittadini.
“Oltre all’esiguità dei fondi destinati al Ssn rispetto al Pil – ha detto– occorre rilevare l’adozione di scelte di politica sanitaria che non consentono di investire nell’ambito dell’innovazione, garantendo uno sviluppo del settore; presupposti indispensabili, perché il nostro Sistema mantenga quei livelli di qualità, che l’hanno sempre caratterizzato”.
E ancora, aggiunge “va considerato il progressivo logoramento dei servizi garantiti dalla componente pubblica che, sovente, presenta fenomeni di riduzione quantitativa e di indebolimento qualitativo delle prestazioni;
fenomeni che portano non solo disagi ai pazienti e alle loro famiglie ma, anche, dei rimandi o delle rinunce alle cure, come pure il ricorso, in costante crescita, all’out-of-pocket o alla mobilità sanitaria extraregionale”.
“Al riguardo – aggiunge – occorre precisare come il ripristino della libertà di scelta del luogo di cura per tutte le patologie e in tutte le regioni significherebbe, anche, innescare un meccanismo virtuoso che, se correlato ad una reale e generale applicazione del pagamento a prestazione nel finanziamento di tutti gli erogatori pubblici e privati, potrebbe incentivare l’investimento, la competizione virtuosa e lo sviluppo di centri e di reti di eccellenza, contribuendo, in modo determinante, a mantenere il nostro Ssn equiparabile con i migliori sistemi di welfare sanitario in Europa”.
Le criticità del sistema sono molteplici, ha quindi ricordato la presidente Aiop. Si va dalla rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa, come indicato dai dati Istat e confermato dal Rapporto Aiop, per passare all’evidente differenziazione dell’offerta sui territori e all’interno di essi. Il risultato? Il profilarsi di
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diseguaglianze sociali sempre più gravi e inaccettabili.
Liste di attesa e Pronto soccorso. Non a caso il Rapporto Aiop 2019 ha puntato i riflettori su liste di attesa e utilizzo improprio del pronto soccorso, cartine al tornasole delle criticità che gravano sulla sanità italiana In particolare sul fenomeno delle liste di attesa, che in un anno ha interessato una o più volte quasi 4 persone adulte su 10, è “improcrastinabile”, suggerisce Cittadini “l’esigenza di aumentare l’offerta di servizi erogati, consentendo ai cittadini di operare la libertà di scelta del luogo di cura e implementare l’erogazione dei nuovi Lea”.
Da qui, l’invito al Governo a rimuovere il tetto di spesa alle prestazioni sanitarie dei privati accreditati imposto dal DL 95 del 2012, sulla spending review, pieta di inciampo per l’ospedalità accreditata.
Un’eliminazione che consentirebbe anche, rimarca Cittadini “Il rinnovo dei contratti nazionali per quei lavoratori che operano nella componente di diritto privato del Ssn, per garantire un Servizio che sia all’altezza delle aspettative di un Paese moderno e civile”.
Il Ssn è una risorsa preziosa per il Paese che rischia di essere smarrita, sottolinea quindi con forza la Presidente:
“È indispensabile che tutti coloro che hanno responsabilità di sistema ne assumano piena consapevolezza:
Governo, Regioni e operatori a tutti i livelli. Sono necessari un rinnovato impegno finanziario e una maggiore condivisione d’intenti fra la componente di diritto privato e quella di diritto pubblico del Ssn, che dovrebbero lavorare insieme in maniera più sinergica”.
Insomma, pubblico e privato, hanno un obiettivo comune: assicurare un’assistenza sanitaria in termini universalistici, efficiente ed efficace. Per questo, sottolinea l’Aiop “bisogna lavorare insieme”.
“La presenza in Italia, infatti, di una grande rete di aziende ospedaliere di diritto privato è una opportunità rilevante per il Ssn, un prezioso strumento per erogare prestazioni di qualità, una riserva di operatività e di flessibilità a servizio di tutto il sistema – ha ricordato Cittadini – le nostre strutture sanitarie si avvalgono della professionalità di 12mila medici, 26mila infermieri e tecnici e di oltre 32mila operatori socio- sanitari, impegnando meno del 7% delle risorse che il Ssn assegna all’attività ospedaliera e con indicatori di performance
sovrapponibili a quelli delle strutture pubbliche”.
Ma, avverte “senza l’adozione di politiche sanitarie adeguate, la rete Aiop da sola, così come tutto il resto degli altri operatori privati, non è in grado di garantire l’universalità delle prestazioni”.
Per l’Aiop, il Sistema necessita di una manutenzione, mettendo a sistema responsabilità e riconoscimenti economici sia dell’ospedalità pubblica che di quella privata accreditata e “non solo perché lo prevede la legge ma, anche, perché è interesse oggettivo del Paese valorizzare entrambe le componenti delle quali occorre utilizzare e rendere efficienti le rispettive potenzialità”.
E le strutture private accreditate, rimarca Cittadini “fanno parte del sistema ospedaliero”.
Molto ha fatto l’ospedalità privata accreditata: ha reagito adattandosi alla contrazione delle fonti di finanziamento e all’evoluzione dei modelli organizzativi. “A differenza di quanto registrato nella componente pubblica – prosegue Cittadini – non ci si è, infatti, concentrati sulla contrazione dei costi, ma sulla
razionalizzazione degli stessi, investendo sul cambiamento, efficientando l’offerta, rispondendo a requisiti e setting assistenziali nuovi, e continuando a capitalizzare in strutture, tecnologie, farmaci innovativi e formazione dei professionisti”.
Soluzioni, aggiunge “che, dalle strutture accreditate, potrebbero - e anzi dovrebbero - essere estese alle strutture pubbliche, in modo da contribuire ad aumentare l’efficienza dell’intero sistema, trasferendo indicatori di qualità ed attrattività che, nel tempo, divengono pratica comune e standard condiviso per tutti gli operatori”.
In sostanza “valorizzare entrambe le componenti consentirebbe di migliorare il livello complessivo del sistema, adottando soluzioni che siano realmente di pari trattamento, di pari valutazione dei risultati e di pari trasparenza della gestione.
Le proposte Aiop. Cittadini lancia quindi le sue proposte per uscire dall’impasse. “Prima di pensare alle modifiche strutturali, che richiedono tempo, nell’immediato, si potrebbe pensare ad efficientare il Sistema, incentivando alcuni settori e/o prestazioni dei quali si avverte maggiore bisogno, in base al dato epidemiologico.
E per questo, al fine di un reale efficientamento del Sistema, da tempo, AIOP propone di:
1) tornare a riprendere quel percorso di aziendalizzazione, intrapreso e mai completato, con il ritorno al pagamento a prestazione, anche per il comparto pubblico, che deve essere ricondotto con efficaci piani
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industriali all’equilibrio fra costi e ricavi in tempi certi e misurabili;
2) attivare un vero sistema premiale, che riconosca gli sforzi delle organizzazioni e dei manager migliori, e che al contempo disincentivi, in modo netto, le gestioni disfunzionali o inefficaci;
3) inserire elementi crescenti di competizione virtuosa, tra erogatori con diversa natura giuridica all’interno di un unico percorso di accreditamento;
4) prevedere la terzietà dei controlli, per superare il conflitto di interessi di un erogatore pubblico che è, al contempo, controllore e controllato.
“Il futuro è una scelta e non una fatalità – aggiunge – speriamo, che per una volta, il Paese scelga di scegliere.
Ignorare i problemi di oggi, infatti, significherebbe sprecare l’opportunità di poterli governare. Aiop, come sempre, è disponibile ad un confronto virtuoso e sinergico per individuare, con chi è stato chiamato ad operare la
programmazione sanitaria, la migliore soluzione possibile tenuto conto delle risorse necessarie ma, anche, di quelle disponibili e, soprattutto, delle non poche e irrilevanti mutazioni di contesto intervenute in questi quarant’anni. Una soluzione – ha chiosato – che, condividiamo tutti, deve avere come obiettivo un diritto che, ancora oggi, la nostra Costituzione tutela: la salute”.
Ester Maragò
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