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Il giallo ricomincia da Treviso

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Academic year: 2022

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[TREVISO]

Al via il 30 settembre la terza edizione del festival Treviso Giallo presso la sede del museo Luigi Bailo. Non solo Treviso. Diverse altre città della provincia saranno luogo d’interventi, lectiones magistrales, tavole rotonde e proiezioni cinematografiche dedicate ai temi scelti per questa edizione. Figure cardinali di quest’anno, in occasione del centenario dalla loro nascita, sono tre grandi nomi della letteratura di genere in Europa e nel mondo: Leonardo Sciascia, Friedrich Dürrenmatt e Patricia Highsmith.

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Aperto al pubblico con ingresso gratuito fino a esaurimento posti, il festival è organizzato da Accademia Veneta in collaborazione con il Comune di Treviso e la Regione Veneto, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell’Ufficio italiano del Consiglio d’Europa e di moltissimi altri enti pubblici, italiani e internazionali, oltre a ben cinque università italiane.

Treviso “capoluogo” della letteratura gialla e noir è una realtà che diventa di anno in anno più concreta, grazie al successo delle precedenti edizioni, cui hanno presenziato ospiti di grandissimo rilievo nel panorama letterario italiano ed europeo. Tra gli ospiti, invece, più attesi di quest’anno, Giancarlo De Cataldo, autore dei bestseller, Suburra e Romanzo criminale, che l’1 ottobre

presenterà il suo ultimo libro: Il suo freddo pianto. Ma anche François Morlupi, Anna Vera Sullam, Gilda Policastro, Andrea Vitali, Cristina Cassar Scalia, Massimo Carlotto, Piergiorgio Pulixi e tanti altri. Tutti loro saranno chiamati a presentare i loro ultimi lavori e a raccontare cosa significa fare letteratura gialla e noir oggi.

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L’evento sarà caratterizzato da un “approccio che tenga insieme l’impostazione letteraria e quella scientifica”, come spiega Elvio Guagnini, critico letterario, saggista, professore emerito presso l’Università di Trieste e presidente del Comitato scientifico di Treviso Giallo. Infatti, nell’ottica di un dialogo d’ampio respiro, che valorizzi il genere letterario giallo e noir nelle sue declinazioni peculiari, saranno affiancate agli autori invitati, varie figure professionali il cui lavoro si intersechi con le tematiche più comuni delle narrazioni di genere, come sociologi, psicologi, magistrati e giornalisti.

Nella terra di confine col giallo, il giornalismo d’inchiesta. Occasione per un incontro formativo per giornalisti iscritti all’ordine: Sciascia e il giornalismo d’inchiesta: una lezione ancora attuale.

Vogliamo dare al festival un taglio internazionale, europeo, per riunire professionisti, professori e scrittori in un unico luogo a dialogare. Perché crediamo sia l’unico modo, quello di far conversare le discipline, per affrontare queste tematiche in maniera veramente organica

dichiara Lisa Marra, organizzatrice, insieme a Pierluigi Granata, di Treviso Giallo. Secondo questa prospettiva auspicata da Marra, avverrà la tavola rotonda, sempre di venerdì 1 ottobre, durante la quale si discuterà dell’influenza della letteratura francese, in particolare quella di Émile Zola, sulle opere di Sciascia.

Lo spazio di confronto, quest’anno , è decisamente ampio, dai temi più classici della letteratura di genere, fino ad arrivare a quelli indissolubilmente legati alla società contemporanea, come i cyber-

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crimini e le ecomafie. Sui crimini digitali, organizzato dalla collana Digital Investigation,

s’incentrerà l’incontro del 2 ottobre a Roncade, presso la biblioteca del campus H-Farm: Giallo e crimini in rete. L’evento conclusivo del festival, domenica 3 ottobre, sarà invece dedicato ai

crimini ambientali e alle ecomafie, argomenti più che mai attuali, anche a fronte del recente arrivo alle pendici delle Dolomiti delle 21.000 tonnellate di rifiuti plastici dalla terra dei fuochi.

Sempre nella giornata di domenica, novità di questa edizione, l’inserimento della sezione bambini Giallo Kids, con la presentazioni di libri gialli per l’infanzia e un incontro tutto al femminile tenuto da Maristella Cerato, giudice della Corte d’Appello di Venezia: Giallo e l’investigazione al

femminile.

Affrontare oggi con la letteratura problemi moderni è veramente importante. Sono questioni estremamente complesse e ineffabili, che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, senza

magari concretamente rendercene conto. Con questi incontri speriamo di fare cultura e risvegliare consapevolezza nelle persone che vorranno partecipare

continua Marra, ribadendo quanto un approccio scientifico e comparativo possa rendere conto del valore sociale della letteratura gialla e noir, forse oggi fin troppe volte declinata in una forma più

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appetibile per il grande pubblico, asservita alle produzioni di massa. Il mercato di questo genere letterario molto vario, che normalmente inscriviamo entro la nomenclatura di giallo e noir, in Italia e in Europa è molto florido.

Qualunque sia la sottocategoria, giallo classico, deduttivo, hard boiled, police procedural, i tópoi di cui il genere s’avvale per costruire le proprie narrazioni risultano molto appetibili a un vasto pubblico di lettori. Secondo Roberto Cotroneo, non ha più senso, anzi risulta addirittura dannoso, ingabbiare i romanzi entro i limiti del genere, e l’utilizzo di schemi esageratamente rigidi, figli delle scuole di scrittura, danno adito a una bolsa reiterazione delle trame.

Roberto Cotroneo – commenta Guagnini – punta il dito sui problemi nella sostanza dei romanzi, dovuti alla necessità di mercato. Rimarca il senso di stanchezza per la ripetitività di certe formule.

Bisogna capire che c’è una divaricazione ampissima tra quella che è la produzione di consumo per il largo pubblico e quella che è una produzione originale. Certo un genere necessita di regole fisse, ma serve sempre cercare un’impronta originale. Una scolasticità eccessiva alla lunga depotenzia l’interesse per il genere, anche se poi in Italia quello giallo va forte. A noi però, come comitato scientifico del festival e come critici letterari, interessano libri che usino questo schema come schema conoscitivo. Che il tipo non diventi maniera insomma, ma apra gli occhi ai lettori.

In molti casi infatti, le narrazioni gialle riescono ad avvicinare il lettore a mondi che gli sono incredibilmente lontani e a stimolare in lui una riflessione. Non sempre però il fruitore di una narrazione, sia essa gialla o d’altro genere, in forma di libro, fiction o fumetto, possiede sufficiente spirito critico per estrarre da essa una “verità”, o meglio, una consapevolezza, e rischia invece di rimanere infatuato dalla finzione che esperisce.

Walter Benjamin sostiene che il romanzo è il primo stadio della morte della verità, ovvero una finzione verosimile, che, parafrasando, lascia il tempo che trova. Il filosofo berlinese arriva ad affermare che le disavventure del cavaliere della Mancia, protagonista del primo grande romanzo,

“sono affatto prive di consiglio e non contengono un briciolo di saggezza”.

Dalle parole di Benjamin, anche se decontestualizzate, è possibile mutuare una riflessione sopra i rischi che i romanzi gialli e tutti i prodotti d’intrattenimento da essi generati comportano. Pur considerando le posizioni di Benjamin magari esageratamente modulari, non si può negare che sia facile, in particolar modo per il lettore o lo spettatore annoiato, soffermarsi sull’estetica del

prodotto d’intrattenimento, senza scorgerne la volontà etica. Le trame dei gialli e dei noir, soprattutto di quelli più recenti, difficilmente mancano di proporre situazioni e scene molto

violente, descritte con minuzia di particolari e spesse volte scelgono di raccontare il punto di vista dei criminali stessi. Cosa accade però se, per esempio, nell’osservare la vita criminosa del

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Libanese, del Freddo e degli altri personaggi del fortunato romanzo di Giancarlo De Cataldo, il lettore non riesce a superare il naturale processo d’identificazione e a percepire lo scandalo? Cosa accade se non coglie il filtro dello scrittore e rimane affascinato dal “male”?

Sostiene Guagnini:

È semplice sentirsi distanti dai mondi criminali, nonostante la terrificante cronaca che li racconta sia sempre sotto i nostri occhi. Certo la cronaca è piena di giallo, ma non racconta davvero questi mondi, sarebbe più corretto dire che li descrive. Per affrontare allora un romanzo che invece racconta davvero la dimensione criminale, i problemi che si pongono sono due: Quello dell’autore che deve trasmettere un modo morale dei fatti presentati e quello del lettore, che deve possedere un’educazione tale da permettergli di discernere il senso intrinseco della narrazione.

Sarebbe bello a questo punto se i libri gialli e noir contenessero delle “istruzioni per l’uso”. Un po’

come i libri di Camilleri contenevano i mezzi per permettere ai lettori di comprendere una lingua nuova come il siciliano. Allo stesso modo dovrebbe accadere per l’universo etico e morale. Il giallo, nelle sue firme più alte quantomeno, dovrebbe essere una lente per capire la società.

Una lente, strumento dello scienziato per vedere meglio qualcosa di difficile comprensione, qualcosa che la cronaca da sola non riesce a raccontare. Vale la pena ricordare che, sempre Benjamin, considerava l’informazione, quella dei giornali, come la forma di narrazione più pericolosa, lo stadio finale della morte della verità e della narrazione stessa, ovvero un racconto non verificabile, che pretende di essere vero.

Puntualizza Guagnini:

A volte la finzione narrativa può essere utile per cercare la verità. Non sono pochi gli scrittori, i giornalisti che hanno utilizzato il romanzo come medium per spingersi in delle illazioni che rischiavano di risultare scomode se presentate agli atti pubblici.

Il romanzo giallo non deve essere, quindi, un vanitoso specchio della società, ma appunto una lente, uno strumento privilegiato di analisi della società contemporanea e l’obiettivo del Festival è proprio questo: costruire un percorso metodologico per fornire al pubblico una nuova chiave di lettura e valorizzare il genere, con un dialogo multidisciplinare che riesca a svelare la complessa realtà nascosta tra le appassionanti righe di quello che è molto più di un semplice racconto.

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