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Scriptoria beneventani

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Academic year: 2021

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Scriptoria beneventani

L’esistenza di uno o più scriptoria a Benevento può essere solo ipotizzata, dal momento che mancano prove documentarie1; contestualmente, però, la critica attribuisce alla città una intensa

attività culturale e artistica, anche se discontinua, a partire dall’età di Arechi II (853-877)2. La città

longobarda fu sicuramente un centro di trascrizione dei testi, se gli studi vi localizzano lo sviluppo di un tipo peculiare di scrittura, detta ‘beneventana’3; secondo l’opinione di Cavallo4, a Benevento

operavano più laboratori di copia, in un ambiente in cui probabilmente si disponeva di fondi librari tardo antichi, risalenti ai secoli IV, V e VI, conservati in biblioteche o archivi ecclesiastici e privati5.

La presenza di raccolte di manoscritti è confermata dall’attività di un bibliothecarius, cui competevano la gestione della cancelleria vescovile e la custodia di libri e documenti d’archivio6;

1 Cfr. J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits en écriture bénéventaine de la Bibliothèque

Capitulaire de Bénévent, I, Paris 1984, p.93-94; R. F. GYUG, Les bibliothéques du chapitre et de l’Archevêque, in La Cathédral de Bénévent, a cura di T. F. KELLY, Gand-Amsterdam 1999, p.136 ; V. BROWN, Origine et provenance des manuscrits bénéventains conservés à la bibliothèque capitulaire, in La Cathédral de Bénévent, a cura di T. F. KELLY, Gand-Amsterdam 1999, p.149-163.

2 Per un quadro generale sull’attività artistica di Benevento cfr. H. BELTING, Studien zur

beneventanischen Malerei¸Wiesbaden 1968; F. BOLOGNA, Momenti della cultura figurativa nella Campania Medievale, in Storie e civiltà della Campania. Il Medioevo, a cura di G. PUGLIESE

CARRATELLI, Napoli 1992, p.171-275; G. BERTELLI BUQUICCHIO, Benevento. Scultura e arti suntuarie,

Enciclopedia dell’Arte Medievale, III, Roma 1992, p.378-385, con bibliografia; F. ACETO, Beneventano-cassinese, Arte, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, III, Roma 1992, pp.366-370, con bibliografia; F. ABBATE,, Storia dell’arte nell’Italia meridionale, Roma 1997, I, p.26-57.

3 E. A. LOEW, The Beneventan Script. A History of the South Italian Minuscule, Second edition

prepared and enlarged by V. BROWN, Roma 1980 (Sussidi Eruditi 33-34), p.67-69;

4 G. CAVALLO, Dallo scriptorium senza biblioteca alla biblioteca senza scriptorium, in Dall’eremo

al cenobio. La civiltà monastica in Italia dalle origini all’età di Dante, a cura di G. PUGLIESE

CARRATELLI, Milano 1987, p.394.

5 G. CAVALLO, La trasmissione dei testi antichi nell’Italia meridionale, in La cultura antica

nell’Occidente latino dal VII all’XI secolo, XXII settimana del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1975, p.412.

6 A. CAMPANA, Per la storia della Biblioteca della Cattedrale di Benevento, in “Bullettino

dell'Archivio Paleografico Italiano”, n. s. 2-3, 1956-57, part. I, p. 156-158; R. F. GYUG, Les bibliothéques du chapitre et de l’Archevêque, in La Cathédral de Bénévent, a cura di T. F. KELLY, Gand-Amsterdam 1999, p.136.

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questa figura fu istituita dopo l’elevazione della città a sede arcivescovile nel 969, ed è piuttosto rara, riscontrabile nel X secolo solo a Roma e a Capua7.

Nei secoli IX e X Benevento disponeva verosimilmente almeno di una cancelleria ducale o vescovile, risalente all’epoca del vescovo Davide (782-796)8; altri centri scrittori esistevano presso

la cattedrale9 e il monastero di S. Sofia10. Uno scriptorium adiacente alla cattedrale fu organizzato

dal vescovo Orso (831-841), e alla curia episcopale era annessa una scuola scrittoria destinata al clero11; secondo Belting quest’ultima toccò il culmine della sua evoluzione nel X secolo, con

l’elaborazione di ornati librari12. I manoscritti riconducibili all’attività di Orso sono manuali di

grammatica, quali il Casin. 299, il Vat. lat. 3313, il Vat. lat. 3320 e il Casanatense 108613. L’eredità

di Orso venne raccolta da Ilderico, “philosophus Christi” e dai suoi trenta compagni14; lo scrittorio,

secondo Orofino, rimase attivo ancora nella prima metà del X secolo, come fanno ipotizzare i capit. 6I e 11, le cui soluzioni ornamentali richiamano modelli del secolo precedente15. Nello scriptorium

della cattedrale potrebbero essere stati eseguiti anche i rotoli liturgici della Biblioteca Casanatense (Pontificale e Benedictio Fontis 724 [B I 13] 1, 2)16 voluti da Landolfo, primo arcivescovo di

Benevento dal 969, e l’Exultet della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat. 9820)17

commissionato tra il 981 e il 987 dal prete e preposito Iohannes, per il monastero femminile di S. Pietro. La critica quasi unanime18 ha attribuito i due rotoli della Casanatense e l’Exultet vaticano a 7 A. CAMPANA, Per la storia cit., p. 156-158.

8 C. LEPORE, L’église de Bénévent et la puissance publique: relations et conflits (des origines au XIIe

siècle), in La Cathédral de Bénévent, a cura di T. F. KELLY, Gand-Amsterdam 1999, p.54.

9 V. BROWN, Origine et provenance cit., p. 162-163.

10 V. BROWN, Origine et provenance cit., p.162-163; C. LEPORE, L’église de Bénévent cit., p.48 11 C. LEPORE, L’église de Bénévent cit., p.57.

12 H. BELTING, Studien cit., passim.

13 G. OROFINO, La miniatura a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, atti del

XVI Congresso Internazionale di studi sull’Alto medioevo, Spoleto 2003, p.551-552.

14 V. BROWN, Origine et provenance cit., p.154; C. LEPORE, L’église de Bénévent cit., p.56-58. 15 G. OROFINO, La miniatura cit., p.553.

16 Exultet. Rotoli liturgici del Medioevo meridionale, Catalogo della mostra a cura di G. OROFINO -

O. PECERE, Roma 1994, schede di B. BRENK, p.75-100.

17 Exultet. Rotoli liturgici cit., scheda di V. PACE, p.101-118.

18 Ad eccezione di M. AVERY, The Exultet Rolls of South Italy London 1936, t. II, p. 27-29; e F. DE

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Benevento19, sottolineando, però, l’eccezionalità e l’estraneità dei manufatti in relazione alla coeva

produzione decorativa locale20. Responsabili dell’ornamentazione potrebbero essere sia artisti

richiamati da Montecassino, come ritiene Brenk21, che maestranze locali, i cui modelli decorativi si

riallacciano alla tradizione cassinese e volturnense, oltre che beneventana22. Mallet e Thibaut hanno

messo in risalto la difficoltà di attribuire con certezza manoscritti allo scriptorium vescovile23,

eccetto qualche manufatto24, rimarcando, pertanto, che l’eventuale attività del centro di copia

sarebbe stata occasionale o del tutto assente.

Maggiore incertezza si registra sull’esistenza nel X secolo di un centro di copia nel monastero di S. Sofia, la cui attività è ampiamente attestata solo dalla fine del secolo successivo25; secondo Brown

sarebbe stato attivo già nel X secolo, in grado di sopravanzare lo scrittorio della cattedrale e di altomedievale nel Molise. San Vincenzo al Volturno, a cura di F. AVAGLIANO , Montecassino 1985 (Miscellanea cassinese, 51), che attribuiscono i rotuli all’abbazia di S. Vincenzo al Volturno.

19 H. BELTING, Studien cit., p.168 e 180-183; G. CAVALLO, Struttura e articolazione della minuscola

beneventana libraria tra i secoli X-XII, in “Studi medievali”, s.III, 11 (1970), p.347 e n.16; ID., Rotoli di Exultet dell’Italia meridionale, Bari 1973, p.29, 34-35 e n.78 e 90, 42-43; M. ROTILI, L’«Exultet» della cattedrale di Capua e la miniatura «beneventana», in Il contributo dell’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione (Atti del Convegno Nazionale di Studi Storici promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, 26-31 ottobre 1966), Roma 1967, p.202 n.24; ID., La miniatura nella Badia di Cava dei Tirreni, Cava dei Tirreni 1976, p.55-56; R. ZUCCARO, Les miniatures des rouleaux liturgique. L’illustration de la prose “Exultet”, in L’art dans l’Italie méridionale.Aggiornamento dell’opera di Émile Bertaux, sotto la direzione di A. Prandi, Roma 1978, p.445; S. ADACHER, La miniatura cassinese in alcuni codici conservati nell’Archivio dell’Abbazia, in “Miscellanea Cassinese” 47 (Monastica III), Montecassino 1983, p.198 n.18; A. PERICCIOLI SAGGESE, La miniatura nel Mezzogiorno, in Storia del Mezzogiorno, XI, Napoli 1991, p.370; F. ACETO, Beneventano-cassinese cit., p.368-369; F. ABBATE,, Storia dell’arte nell’Italia meridionale, Roma 1997, I, p.51-52; G. OROFINO, La miniatura cit., p.554.

20 G. OROFINO, La miniatura cit., p.554.

21 B. BRENK, Bischöfliche und Monastiche ‘Committenza’ in Süditalien am Beispiel der

Exultetrollen, in Committenti e produzione artistico-letteraria nell’Alto Medioevo occidentale, XXXIX settimana del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1992, p.286; Exultet. Rotoli liturgici cit., scheda di B. BRENK, p.89-90.

22 Exultet. Rotoli liturgici cit., p.77, 106; G. OROFINO, La miniatura cit., p.554-555. 23 J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.93-94.

24 Mallet - Thibaut riconoscono allo scriptorium vescovile “probablement les trois roleaux Casanat.

724(I et II […]; III), ainsi peut-être que le lectionnaire de l’office Casanat. 457, que nous n’avons pas de motif de croire commandés à un scriptorium extérieur”, J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.93.

25 G. OROFINO, L’apparato decorativo, in Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. lat. 4939 ), a cura di

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evadere richieste esterne di manoscritti26, mentre per Lepore ancora a metà dell’XI secolo doveva

avere una importanza modesta, limitata alla soddisfazione degli immediati bisogni liturgici27.

Non si conosce molto sugli altri monasteri cittadini o extra moenia28, dipendenti da Montecassino o

da S. Vincenzo al Volturno29, e per nessuno di essi è mai stata avanzata l’ipotesi della presenza di

scriptoria. I cenobi più importanti, come S. Modesto, S. Lupo, S. Vittorino o S. Pietro fuori le mura30, possedevano sicuramente fondi librari31, di cui non è possibile stabilire la provenienza; parte

di questi è confluita, secondo Mallet e Thibaut, in epoche successive nella biblioteca della cattedrale32.

I manoscritti della Biblioteca Capitolare di Benevento, difatti, costituiscono un insieme eterogeneo, “provenant en majeure partie de monastères de la ville ou de diocèse”, in cui non è possibile enucleare un gruppo specificamente destinato alla cattedrale33. Quasi nessuno dei manoscritti oggi

presenti è citato nel primo inventario della biblioteca, stilato nel 1447 dal bibliotecario Luigi Theuli34, che ha firmato e annotato una serie di codici poi dispersi35. L’elenco quattrocentesco 26 V. BROWN, Origine et provenance cit., p.155.

27 C. LEPORE, L’église de Bénévent cit., p.48.

28 Sulle fondazioni monastiche beneventane cfr. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum. Italia

Pontificia, VIII, Regnum Normannorum – Campania, … 1935, p.109-230 …; C. LEPORE, Fondazioni monastiche beneventane di IX-X sec.: il monastero di S. Lupo, in CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO XVI, p.1513-1524; MARC. ROTILI, Benevento romana e longobarda. L’immagine urbana, Benevento 1996, p.110-124.

29 Il monastero di S. Sofia era soggetto a Montecassino, e aveva tra le sue dipendenze il secondo

più importante monastero beneventano, S. Modesto; a S. Vincenzo appartenevano i monasteri di S. Vittorino e di S. Adeodato; il monastero di S. Pietro fuori le mura, per cui fu confezionato l’Exultet Vat. lat. 9820, è stato una dipendenza volturnese fino al X sec. exeunte, prima di diventare parte del patrimonio cassinese. Cfr. KEHR, Regesta Pontificum cit., p.109-230.

30 Cfr. la stima dei patrimoni fondiari riportata da J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.82

n.9.

31 Secondo Lepore ogni monastero necessitava per l’ufficio ecclesiastico di almeno cinque libri

liturgici. Cfr. LEPORE, Fondazioni monastiche cit., p1513-1524.

32 J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.19-20, 83, 93-94. 33 J. MALLET –A. THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.93.

34 A. ZAZO, L’«inventario dei libri antichi» della biblioteca capitolare di Benevento (sec. XV), in

“Samnium”, 8 (1935), p.5-7; MALLET – THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.9-20; GYUG, Les bibliothéques du chapitre cit., p.133-135; BROWN, Origine et provenance cit., p.149-151.

35 I manoscritti del X/XI secolo notati da Theuli si trovano a Napoli, Biblioteca Nazionale (V F 34;

VI AA 5; VIII B 7, c.1-109), a Roma, Biblioteca Casanatense (ms. 641, c.1-81), e Biblioteca Apostolica Vaticana (Reg. lat. 1267, c.139-150), a Vienna, Österreichische Nationalbibliothek

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faceva riferimento ad un patrimonio librario composito, anche perché vi si registrano serie parallele per contenuto liturgico di lezionari o di passionari36, sicuramente appartenuti a comunità monastiche

locali. Sembra difficile ipotizzare che i manoscritti provengano da un unico fondo massicciamente trasferito in cattedrale, di cui le fonti avrebbero dato notizia37.

Più fondi, dunque, e più stili ‘beneventani’, sia paleografici che decorativi, convivono in un unico centro scrittorio a dimostrazione, secondo quanto scrive Brown38, di una domanda in grado di

stimolare una produzione differenziata e continuata.

(ms.903). Per la lista completa cfr. MALLET – THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.17-18

36 MALLET – THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.68-69.

37 L’unico fondo confluito nella cattedrale di cui si ha notizia è quello del monastero di S. Lupo,

unito al capitolo da Nicola V nel 1450. Cfr. MALLET – THIBAUT, Les manuscrits cit., I, p.69 e n.16.

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