Capitolo 1.5: I combustibili alternativi: Energie rinnovabili
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I COMBUSTIBILI ALTERNATIVI: ENERGIE
RINNOVABILI
Si definisce energia rinnovabile una qualsiasi fonte energetica che si rigenera con un tempo quantomeno confrontabile con quello del suo utilizzo.
Secondo l’International Energy Agency (IEA) rientrano nella suddetta definizione: • Energia eolica • Energia solare • Energia geotermica • Energia da biomassa • Energia idroelettrica
All’interno della classe delle fonti rinnovabili viene spesso fatta un’ulteriore distinzione tra fonti rinnovabili “classiche” (idroelettrica e geotermica) e fonti rinnovabili “nuove” (dette anche “NFER”), in cui vengono incluse l’energia solare, eolica e da biomassa.
Le fonti di energia rinnovabile si differenziano dalle fonti di energia fossili tradizionali sia per una loro potenziale infinita disponibilità, sia perché hanno un minore impatto sull’ambiente.
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Alcuni tipi di energia precedentemente citati oltre che abbattere sensibilmente l’inquinamento dell’aria e porre un freno ai gas responsabili dell’effetto serra sono fonti cosiddette “a zero emissioni”. Per promuovere il loro uso in genere si fa leva sui seguenti punti:
a) Permettono di ridurre le emissioni di CO2 e gas serra, riduzione fissata come obiettivo dai trattati internazionali (Protocollo di Kyoto).
b) con lo sviluppo di nuove tecnologie di utilizzo sarà possibile un uso, dell’energia rinnovabile a prezzi competitivi con una ricaduta sociale positiva rivalutando, così, le regioni agricole e creando infine, nuovi posti di lavoro.
Tra queste nuove fonti di energia, quella che andiamo a considerare più da vicino è la biomassa, perché è quella con le più alte credenziali per contribuire ad un futuro approvvigionamento energetico sostenibile, soprattutto per quattro ragioni fondamentali:
1) maggior rapporto rendimento/costo. Tra le rinnovabili, è seconda solo all’energia idroelettrica;
2) é possibile convertire le infrastrutture esistenti per la lavorazione dei combustibili fossili alla lavorazione delle biomasse e dei prodotti da esse generati con costi contenuti;
3) dalle biomasse è possibile inoltre, ottenere una grande varietà di prodotti solidi, liquidi e gassosi utilizzabili in vari altri processi;
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4) nostante che nei processi di conversione della biomassa in energia vi sia l’emissione di CO2, la biomassa non contribuisce all’effetto
serra; infatti la CO2 prodotta è paragonabile quantitativamente a
quella assorbita durante la crescita delle piante.
A completezza dell’ultimo punto, dobbiamo aggiungere che la biomassa ha un impatto ambientale molto minore rispetto ai combustibili fossili, anche se il suo ciclo produttivo non si esaurisce con i processi di conversione della materia prima e di utilizzazione dell’energia prodotta, ma comprende anche precedenti operazioni di produzione, colture energetiche, raccolta e trasporto, che risultano in alcuni casi energicamente costosi e inquinanti.
L’utilizzo attuale delle biomasse nel mondo non è soddisfacente, ed è comunque un dato da valutare e analizzare con attenzione; difatti nei paesi cosiddetti sottosviluppati copre il 9-14% del consumo totale di energia, anche se poco sfruttata ed in modo inefficiente.
Al contrario, nei paesi sviluppati, dove si dovrebbe attendere un maggior utilizzo, si attesta intorno al 3% del fabbisogno energetico, eccezion fatta per l’Austria e i paesi Scandinavi.
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Paese Utilizzo di biomassa
Stati Uniti 4% Austria 11% Finlandia 20%
Svezia 17%
Italia 2%
Tabella 2 - Utilizzo di biomassa per il fabbisogno energetico (2001)
È da sottolineare, quindi, che il dato sull’utilizzo delle biomasse oggettivamente basso, non può che non crescere, considerando che i margini di miglioramento sono ampi, soprattutto nei paesi più industrializzati.
Altro filone interessante, su cui indirizzare gli sforzi a livello mondiale, è quello di promuovere tutte le iniziative tecnologiche e di organizzazione industriale verso i paesi meno sviluppati per aumentare l’efficienza dei processi produttivi e di utilizzo delle biomasse.