• Non ci sono risultati.

Parte II Una nuova passerella sull’Arno per il centro storico pisano “A new footbridge over the Arno in the historic center of Pisa”

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Parte II Una nuova passerella sull’Arno per il centro storico pisano “A new footbridge over the Arno in the historic center of Pisa”"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

Parte II

Una nuova passerella sull’Arno per il

centro storico pisano

“A new footbridge over the Arno in the

historic center of Pisa”

(2)
(3)

Capitolo 3

Masterplan

In urbanistica, in genere, il Masterplan è una sorta di Piano d’Azione: vi sono delineati gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti da impiegare, vi sono inoltre definite le competenze e le responsabilità dei singoli attori del processo decisionale. Solitamente esso delinea indirizzi di settore: ad esempio il “Masterplan della Logistica”, il “Masterplan della portualità”, il “Master-plan del Turismo” ecc.

A differenza degli strumenti urbanistici di programmazione territoriale, come ad esempio il Piano di Indirizzo Territoriale PIT (Regionale), il Piano Territoriale di Coordinamento PTC (Provinciale), il Piano Strutturale PS ed il Regolamento Urbanistico RU (Comunali), il Ma-sterplan è uno strumento di carattere volontario, non soggetto ad alcuna procedura di ado-zione/approvazione; ciò non toglie il fatto che, trattandosi di un documento di indirizzo, sia comunque soggetto generalmente a presentazioni pubbliche, che mirano ad un coinvolgimento attivo della comunità interessata.

Pisa nel 2007, nella volontà di attuare una politica urbanistica di sensibile rinnovamento, si è dotata di due Masterplan distinti: il primo relativo al progetto di riqualificazione urbanistica del complesso ospedaliero universitario di Santa Chiara a Pisa, il secondo finalizzato a rego-lamentare ed indirizzare tutta quella serie di decisioni politico-urbanistiche che porteranno a breve (2015), alla realizzazione di quella che gli addetti ai lavori chiamano la “Nuova Pisa”. Sebbene questi due progetti siano entrambi di notevole rilievo, ci soffermeremo in questa sede unicamente sul secondo, limitandoci a dire riguardo al primo che esso è di fondamentale impor-tanza in quanto interessa un’area enorme (quella attualmente occupata dal complesso di Santa Chiara, in corso di dismissione), di oltre 10 ettari, situata nel cuore del centro storico di Pisa e per di più confinante direttamente con la Piazza del Duomo (inserita tra i siti UNESCO come patrimonio dell’umanità).

Il masterplan relativo alla ristrutturazione e alla riqualificazione della città non è comunque meno importante del primo. Esso costituisce il “progetto madre” cui fanno capo tutti e 18 i pro-getti PIUSS (Piani di Sviluppo Urbano Sostenibile), finalizzati a produrre uno sviluppo urbano sostenibile per la città di Pisa, dei quali parleremo nel capitolo successivo.

Questo masterplan si fa carico dell’individuazione dei punti nevralgici dell’aggregato urbano, delle problematiche in esso sorte, e sviluppa quindi le strategie di soluzione e di sviluppo glo-bali, che dovranno poi essere specializzate e messe in pratica attraverso il potente strumento dei PIUSS.

Chipperfield suddivide il progetto, di per sè a carattere rigorosamente unitario, in due sotto-41

(4)

progetti che chiama rispettivamente “Masterplan delle Mura” e “Masterplan degli Assi”, con la volontà di evidenziare in maniera ancor più marcata quali sono gli elementi cardine della sua idea di ristrutturazione del Centro Storico Pisano. Questi due Masterplan interpretano la forma urbana all’interno della cinta muraria, nella sua articolazione in due parti di città: una a nord ed una a sud dell’Arno.

La parte a nord si struttura attraverso l’Asse Nord-Sud da Piazza Garibaldi a Porta a Lucca, e attraverso due Assi orizzontali Est-Ovest. Il primo Asse orizzontale va da via Bonanno Pisano fino a Piazza Pontecorvo, in un succedersi di piazze e strade. Il secondo Asse orizzontale porta da Porta Nuova a Porta San Zeno passando attraverso Piazza del Duomo.

L’insieme urbano fin qui descritto identifica il nucleo storico fondativo più denso, l’antica civi-tasmedievale e quindi la parte più rappresentativa della città.

La parte a sud si struttura attraverso l’Asse Nord-Sud che si estende da Piazza XX Settem-bre a Piazza della Stazione. Quest’asse costituisce la prosecuzione di quello suo omonimo nella parte nord, e lungo di esso si articolano gli spazi civici più importanti della città. Intersecando poi l’Asse orizzontale Sud-Est costituito dalla via S.Martino, si forma l’infrastruttura urbana della parte sud.

Il Masterplan delle Mura ed il Masterplan degli Assi sono stati così pensati con la volontà di interpretare e potenziare il sistema urbano costituito dai due “anelli” sopracitati.

In quest’ottica sono state analizzate le problematiche che emergono dal tessuto cittadino, al fine di poter poi individuare le metodologie migliori per la soluzione delle stesse. Tra queste in particolare sono state evidenziate:

• la pressione di una periferia priva di servizi ed infrastrutture adeguate, che quindi grava interamente sul centro;

• l’occupazione del centro da parte di attività produttive, che in certi casi entrano in contra-sto con l’immagine consolidata della città e con la sua struttura sociale;

• l’allontanamento dal centro di alcune fasce di popolazione a causa prevalentemente della lievitazione del mercato immobiliare;

• la necessità di una riorganizzazione e di un ripensamento delle condizioni di alloggio della nutrita popolazione studentesca;

• il turismo, non diversificato e caratterizzato da una fugace presenza giornaliera.

Nella ricerca delle soluzioni migliori a questa serie di tematiche, Chipperfield analizza ed individua le sinergie disponbili, da potenziare e da sfruttare, con spazi e luoghi esterni alle mura. Nel Masterplan delle Mura riconosce agli spazi della ex-Cittadella Nuova una significativa cen-tralità nel tratto sud-est delle mura: nel progetto quindi essa assume un ruolo di primo piano per la rigenerazione dell’intera parte urbana sud.

In maniera analoga, la parte urbana a nord ritrova nella Cittadella Vecchia una centralità ad ove-st che, adeguatamente inserita ed integrata nell’anello nord ed esaltata nelle sue potenzialità e nelle diverse possibili relazioni all’interno del più ampio Sistema della Mura, avrà un forte va-lore di rigenerazione e di riqualificazione. Va sottolineato, inoltre, che la Cittadella Vecchia può assumere nell’anello nord un ruolo simile a quello assegnato alla Cittadella Nuova nell’anello sud, soprattutto in relazione alla vicinanza della linea ferroviaria ed alla possibilità di creare una nuova stazione turistica nella parte nord, da mettere a servizio diretto del “terminal turistico” da

(5)

Cap.2 - L’odierno PonteNovo o Ponte Gualandi 43 di 222

realizzarsi nell’area dell’ex-Caserma Bechi-Luserna.

Il Masterplan cerca di fornire così, nei modi citati ed in altri, una nuova attenzione verso i luoghi storici centrali e verso il loro patrimonio storico-artistico, un’attenzione non contempla-tiva ma operante, tesa a riconoscere condizioni, problematiche, delineare strategie di riqualifi-cazione e proporre azioni all’interno di una visione chiara che coinvolge tutto il Centro Storico ed il suo ruolo nell’ambito dell’intera città di Pisa.

FIGURA (3.1) Il Masterplan di Pisa - tavola di inquadramento. David Chipperfield Architects (2007)

(6)

FIGURA (3.2) Il Masterplan delle Mura ed il Masterplan degli Assi - vista complessiva. David Chipperfield Architects (2007)

FIGURA(3.3) Il Masterplan delle Mura ed il Masterplan degli Assi - vista della zona della Cittadella

(7)

Capitolo 4

PIUSS

I “PIUSS”, ovvero i “Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile”, sono degli strumenti urbanistici ideati dalla Regione Toscana finalizzati alla progettazione di un insieme coordinato di interventi, pubblici e privati, per la realizzazione di obiettivi di sviluppo socioeconomico at-traverso il miglioramento della qualità urbana ed ambientale.

I PIUSS vengono stilati dalle amministrazioni dei Comuni interessati, in modo tale che i loro contenuti siano quanto più possibile aderenti alle esigenze della realtà urbana in esame. In parti-colare a Pisa i PIUSS si sono configurati, oltre che come modello di crescita della città, delle sue attività economiche e culturali, anche come quell’insieme di interventi attesi dal dopoguerra per affrontare il colpevole quanto necessitato abbandono di una parte essenziale dei valori storico-monumentali e ambientali della città. Dunque a Pisa i PIUSS sono improntati innanzitutto al recupero ed alla riqualificazione dei beni culturali, mentre si rivolgono al sociale ed al turismo solo in seconda battuta.

La strategia d’intervento dei PIUSS prevede quindi la realizzazione di progetti di riqualifica-zione e rifunzionalizzariqualifica-zione di aree di cerniera, di valorizzariqualifica-zione dell’identità storica pisana, nonchè della nuova identità di città “innovativa e creativa” nel settore della scienza e della ricerca. Tra questi progetti, di particolare rilievo sono quelli relativi a:

1. la ridefinizione dei percorsi turistici, con la realizzazione del sistema museale dei lungarni e di una nuova porta turistica di accesso alla città, laddove oggi è collocata la caserma Bechi-Luserna;

2. la riqualificazione dell’asse commerciale dalla Stazione alla Piazza dei Miracoli;

3. la valorizzazione dei beni culturali con particolare riguardo al circuito delle mura urbane; 4. il miglioramento della qualità della vita dei cittadini attraverso il recupero di aree di

criticità sociale;

5. il recupero della residenzialità, garantendo la sicurezza e l’accesibilità ai residenti nelle forme adeguate;

6. la valorizzazione della risorsa rappresentata dagli studenti ospitati a Pisa; 7. l’attrazione di attività economiche legate ai centri di ricerca.

Con un unico strumento: i PIUSS, si è quindi voluto convogliare all’interno di un progetto unitario le tematiche più sensibili dell’intera materia urbanistica. Essi consentono di realizzare

(8)

una politica anticiclica importante per la città. Infatti sono stati affidati lavori per un valore di oltre 35 milioni di euro, il 60 per cento dei quali provenienti dai fondi dell’Unione Europea; questi sensibili investimenti andranno a modificare profondamente la struttura della città e le sue caratteristiche di vivibilità, decoro e sicurezza, nonchè le sue potenzialità di sviluppo eco-nomico. I PIUSS quindi sono strumenti capaci di fornire opportunità di lavoro nell’immediato, mentre favoriscono lo sviluppo urbano nel lungo periodo in ragione degli effetti strutturali con-naturati ad interventi ed investimenti di questa entità.

L’introduzione del Piano Urbano di Sviluppo Sostenibile, il quale a primo impatto può ap-parire come un semplice insieme di progetti distinti ma che ovviamente non lo è, è poi motivato sostanzialmente da una presa di coscienza della progressiva, crescente inadeguatezza dei pre-gressi strumenti urbanistici. L’urbanistica italiana è sempre vissuta seguendo una doppia logica assieme quantitativa e risarcitoria. Quella quantitativa connaturata ad una concezione della cre-scita come base unica di una possibile redistribuzione della ricchezza. Quella risarcitoria intesa come restituzione di infrastrutture e servizi al Comune, e quindi alla collettività, a compenso del lucro maturato beneficiando della possibilità di costruire.

Negli anni questa logica ha evidenziato tutti i propri limiti: essa ha portato ad un consumo di suolo inadeguato nella quantità e soprattutto nei modi, generando di conseguenza costi sociali inaccettabili (basti pensare ai tempi della mobilità sempre più dilatati o all’incongrua spesa ne-cessaria per sostenere la rete di infrastrutture a servizio di tale urbanizzazione).

Con il PIUSS oggi si vuole inaugurare una nuova “stagione della qualità” (in contrapposizione alla precedente che invece può essere definita della quantità), che abbia quali valori fondativi la gestione accorta ed accurata del suolo e del territorio. Questo strumento rifiuta la crescita quan-titativa ed un’urbanistica risarcitoria, mentre favorisce lo sviluppo di una “qualità” culturale, simbolica, capace di generare altre forme di ricchezza che non siano quelle derivanti dal classi-co binomio: classi-costruisci ed in cambio paghi. Una crescita qualitativa capace di mutare i modelli di consumo e di riaffermare che lo spazio è un bene limitato, ricco di risorse al punto che lo si può valorizzare (e se ne può trarre profitto) senza esaurirlo; che sia in grado di configurare la città come fulcro del processo di sviluppo economico e sociale, della produzione di ricchezza, in modo da far si che lo sviluppo stesso non si identifichi più univocamente con l’espansione urbanistica, con il consumo di territorio e con il costruire dissennato in genere.

Per far si che ciò accada il PIUSS dovrà promuovere la crescita e l’evoluzione della città in tutte le sue forme, ovvero dovrà avere l’animo di un “motore dello sviluppo urbano” come scrive Albino Caporale.

Una volta innescato tale processo, allora sarà la citta stessa che a sua volta diverrà uno dei mo-tori del processo di crescita e di innovazione dell’intero sviluppo regionale: la città assumerà un ruolo centrale per lo sviluppo della conoscenza, dell’innovazione, della valorizzazione del capitale umano.

E’ forse questa la tematica che registra la svolta più significativa, operata dal PIUSS rispet-to ai precedenti strumenti urbanistici: la scala. La scala è uno degli strumenti essenziali del governo di un territorio poichè le politiche di sviluppo economico si devono necessariamente incrociare con la logica della dimensione territoriale: è per questo che i Comuni hanno intelli-gentemente scelto insieme di adottare un comune disegno urbanistico.

La scala dei problemi è infatti quella dell’area vasta ed è a quella scala che va prioritariamente riferita la programmazione urbanistica. E’ infatti possibile riconoscere la presenza in Toscana di una diffusa realtà urbana di tipo policentrico, che si sviluppa in tre principali macro-aree:

(9)

Cap.2 - L’odierno PonteNovo o Ponte Gualandi 47 di 222

l’area settentrionale (Area metropolitana Firenze Prato Pistoia), l’area costiera (Livorno -Pisa - Lucca), l’area meridionale; solo con una politica urbanistica di larga scala si può far si che le funzioni in esse localizzate raggiungano un adeguato livello qualitativo e quantitativo, e che vi sia tra di esse una forte integrazione sistemica, in modo da garantire a tali aree e quindi alla regione intera, una capacità competitiva adeguata e di livello internazionale.

I PIUSS si innestano all’interno di questa pianificazione urbanistico-territoriale innovativa e mi-rata: essi non costituiscono qualcosa di diverso dalla strategia di sviluppo che il Comune si era dato attraverso i suoi strumenti di governo. Nella grande parte dei casi hanno rappresentato la fase di urbanistica operativa.

E’ proprio questo che Pisa ha cercato di fare: mentre il Piano Strutturale dell’Area Pisana (stilato tra i Comuni di Calci, Cascina, Pisa, San Giuliano Terme, Vecchiano, Vicopisano e la Provincia di Pisa) si sviluppa, il PIUSS ridisegnerà concretamente il volto del Centro Storico. Dalla ridefinizione dei percorsi turistici alla riqualificazione degli assi commerciali, dalla va-lorizzazione dei luoghi di sapere alla rivitalizzazione delle mura urbane, dalla vava-lorizzazione della presenza studentesca a una residenzialità improntata all’inclusione sociale, lo sviluppo del PIUSS avverrà secondo i piani stabiliti collocandosi in una strategia di lunga durata, accom-pagnando e in alcuni casi anticipando le trasformazioni ed i cambiamenti delineati nel Piano d’Area. I PIUSS fungeranno quindi proprio da motore dello sviluppo urbano, come già detto in precedenza, ed a sua volta lo sviluppo urbano di Pisa farà da volano all’economia ed alla crescita globale dell’intera area pisana.

La sfida principale del Piano Strutturale d’Area sta nel fare dello sviluppo di qualità l’elemento guida delle politiche urbane, accettando la sfida della riorganizzazione territoriale della città, centro di reti, luogo in grado di accrescere capitale sociale, occupazione, economia, ambiente capace di sfruttare le nuove tecnologie per non aumentare la propria configurazione spaziale.

Al di là di quanto detto finora poi, per Pisa i PIUSS rappresentano anche qualcosa in più. Pisa col PIUSS va a porre rimedio a tutta quella serie di interventi edilizi o urbanistici, più in generale catalogabili come interventi di ricostruzione, seguiti alla distruzione portata della seconda guerra mondiale, che con Pisa parve essersi accanita più che con altre città. Scriveva l’architetto Piccinato, nel 1963, all’atto della pubblicazione della relazione del primo Piano Re-golatore di Pisa nel dopoguerra: Pisa è brutta là dove non ha saputo essere alla pari della sua storia, alla pari della sua edilizia, là dove si è lasciato per errore, per incapacità di compren-sione, molte volte per forza di cose, che un quadro così equilibrato e perfetto quale è quello che ha rappresentato la città si può dire fino alla fine del secolo scorso, venisse in gran parte sconvolto.

Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, la stabilità di governo cittadino che garantisce il respiro strategico delle scelte, ha permesso di porre in opera quanto finora si è detto: ovvero di proget-tare ed appalproget-tare lavori di ristrutturazione della facies del Centro Storico per oltre 35 milioni di euro. Una cifra senz’altro significativa che fa ben sperare, come asserisce orgogliosamente lo stesso Mario Pasqualetti, direttore del settore Urbanistica del Comune di Pisa: Fra quattro an-ni, quando il cronoprogramma del bando regionale scandirà la fine delle operazioni saremo di fronte ad un’altra realtà e sapremo allora se avevamo visto giusto e quindi affermare convinti: “che bella questa città”.

Ed io mi permetto di aggiungere: certo i segni dell’impetuosa ricostruzione post-bellica non potranno essere cancellati con questo singolo atto, basti pensare alla scadente qualità dei ponti cittadini odierni se confrontati con quelli storici dell’ante-guerra, ma è comunque un piacevole

(10)
(11)

Cap.2 - L’odierno PonteNovo o Ponte Gualandi 49 di 222

4.1

Le schede dei progetti PIUSS

“The project fiches of the PIUSS”

Beni Culturali

• I. Arsenali Repubblicani

• II. Torre Guelfa e annesse fortificazioni • III. Il Giardino Scotto

• IV. Progetto Mura. Restauro e valorizzazione del sistema fortificato • V. Piazza dei Cavalieri

Turismo

• VI. Riqualificazione del centro commerciale naturale di Corso Italia • VII. Percorsi Turistici

Sociale

• VIII. Polo scolastico San Francesco. Realizzazione di un asilo nido • IX. Officine Porta Garibaldi

• X. Ristrutturazione del centro polifunzionale San Zeno

• XI. Riqualificazione del centro “oltre il muro” in Piazza Toniolo a Pisa Attività Produttive

• XII. Cittadella Galileiana. Riqualificazione ex macelli pubblici in Sedi di Impresa, Ludo-teca Scientifica e Museo di Calcolo

(12)
(13)

Capitolo 5

Il progetto Uffizi Pisani

The project “Uffizi Pisani”

Il progetto degli Uffizi Pisani è in fase di gestazione da almeno tre anni, ma merita di essere ricapitolato per la sua particolarità.

II percorso degli Uffizi Pisani è una sopraelevata nascosta di collegamento tra gli edifici di piaz-za Carrara, i suoi palazzi e le sue chiese. In questo modo si forma un sistema organico come ai tempi dei Medici e dei Lorena. A quell’epoca i granduchi, per non mescolarsi alla folla, usava-no questi corridoi sopraelevati per andare dalle proprie residenze di Palazzo Reale alla chiesa di San Nicola, proseguendo poi fino al teatro Rossi dove c’è un appartamento granducale.

Allora la parola privacy non andava di moda, ma in sostanza tutti i palazzi erano uniti per garantire riservatezza e soprattutto sicurezza ai signori. Tutto questo sistema è stato scoperto dall’ex-soprintendente Malchiodi qualche anno fa, dopo una serie di studi su documenti con-servati negli archivi della soprintendenza. II corridoio del percorso del Granduca, come gia ha avuto modo di raccontare il soprintendente, «si celava dietro una vecchia porta murata». L’ac-cesso al corridoio granducale è stato ritrovato dietro il grande organo della chiesa di San Nicola. In questi anni si è lavorato per restaurare, per quanto possibile, gli edifici di piazza Carrara, a cominciare dall’ex intendenza di finanza, arrivando allo stesso teatro. Il progetto complessivo avrebbe poi come punto d’eccellenza il ripristino della passerella pedonale sull’Arno (e che sa-rebbe anche ciclabile) che da Palazzo Reale, lato via Santa Maria, arrivesa-rebbe alla Chiesa della Spina, unendo le parti di Tramontana e Mezzogiorno. Un ponte fatto di cristallo secondo una prima idea sempre di Malchiodi, e dunque con particolare pregio. Sarebbe un modo, molto turistico e suggestivo, di collegare Piazza dei Miracoli, centro storico e zona stazione.

“Nonostante il suo costo sia, per così dire, importante, ed è questo il problema più serio che dobbiamo discutere, il mio incoraggiamento è a procedere perché l’ipotesi progettuale è molto suggestiva e non è lontana dalla fattibilità”, questo è quanto dichiarava il Sindaco Marco Filippeschi durante un suo intervento al convegno “Il Progetto Uffizi Pisani e la rinascita del centro storico di Pisa” tenutosi il 22 ottobre 2010 a Palazzo Reale .

Ed ancora questi proseguiva, con riferimento ai progetti PIUSS che proprio in quel periodo ve-devano prendere forma in maniera concreta: “È vero che in questa città sta accadendo qualcosa di straordinario sul piano dell’offerta museale: c’è un enorme cantiere aperto che vede al suo interno, in prospettiva, anche il progetto che oggi presentiamo. Marchiamo un ritardo storico nella valorizzazione del patrimonio storico-culturale, quello in atto è un recupero che può rap-presentare un volano per tutta l’area della toscana costiera”.

(14)

Un progetto quello degli Uffizi Pisani che in una prima stima sarebbe dovuto costare all’incirca tra gli 8 ed i 10 milioni di euro. Una cifra ritenuta evidentemente troppo onerosa in rapporto ai vantaggi conseguibili, poichè come si è potuto constatare nel capitolo precedente riguardante i PIUSS, ancora ad oggi il progetto degli Uffizi Pisani non ha preso piede.

Ma non ci si deve meravigliare di quanto accaduto: le difficoltà che si sarebbero incontrate nel reperire i fondi necessari per l’intervento era già note a priori. Già nel 2010 Mario Pilade Chiti, presidente dell’Associazione “Amici degli Uffizi Pisani”, asseriva : “Un progetto di que-sto genere non può essere unicamente di iniziativa pubblica, è necessario un partenariato con i privati”.

Per di più si deve ricordare che non tutti hanno visto di buon occhio questo nuovo disegno. Basta ad esempio citare la Compagnia dello Stile Pisano e l’articolo del Tirreno di martedi 29 luglio 2008, in cui si riporta l’intervento di un membro della compagnia (Fabio Vasarelli): Con tutto ciò che c’è da valorizzare mi sembra che le leve di comando della nostra città si concentrino soltanto ed esclusivamente su Pisa schiava dei medici e dei Lorena. Pisa Repubblicana che fine ha fatto?

Non siamo contrari aprioristicamente a progetti del tipo Uffizi Pisani e mostra dei Lorena, ma è pur vero che ci dimentichiamo di Galileo Galilei, delle mura di Pisa, delle catacombe di San Pierino in Vinculis e dunque della grandezza pisana, per omaggiare la storia che nei fatti ha ridotto Pisa a una mera provincia, buona forse per andare al mare o fare divertire i signorotti di turno. Testimonianza ne è il corridoio granducale che si sta ricostruendo in piazza Carrara e che serviva appunto a far sì che il signorotto non si mescolasse con il volgo pisano che avesse potuto, lo avrebbe probabilmente aggredito. Se vogliamo veramente recuperare qualcosa che appartiene alla città che si inizi dagli Arsenali repubblicani e dai ponti di Pisa, visto che quelli che ci sono attualmente sono un insulto paesaggista e storico alla nostra bella e importante città.

Oggi, a distanza di oltre tre anni da quell’intervento e alla luce dei progetti PIUSS, già appaltati dal Comune di Pisa ed ormai pronti per la cantierizzazione, quel membro della Compagnia sa-rebbe probabilmente meno critico nei confronti dell’idea Uffizi Pisani in virtù del significativo piano di recupero dei beni culturali che ha avuto luogo, in particolar modo di quelli risalenti all’età repubblicana (Arsenali Repubblicani, Torre Guelfa, Cittadella Nuova, Progetto Mura, Piazza dei Cavalieri).

(15)

Capitolo 6

Perchè una nuova passerella sull’Arno

“Why a new footbridge over the Arno”

Dopo quanto è stato detto ed illustrato nei precedenti capitoli, dovrebbero risultare chiare le ragioni che hanno spinto ad intraprendere il percorso di progettazione di una nuova passerella sull’Arno nel centro storico pisano, il quale di fatto costituisce l’argomento stesso di questo appassionante (almeno per lo scrivente) lavoro di tesi.

Una passerella ciclo-pedonale ubicata in prossimità del Palazzo Reale, posta a collegamento delle due importanti arterie stradali che sono la via Santa Maria nel quartiere di Tramontana e la via Sant’Antonio in quello di Mezzogiorno, avrebbe indubbiamente dei risvolti positivi sull’as-setto urbano, con riguardo alla pressochè totalità delle problematiche cittadine affrontate con impegno e coerenza dai PIUSS.

Innanzitutto sarebbe un’opera di primaria importanza all’interno di un progetto organico, teso alla ridefinizione dei percorsi turistici ed alla realizzazione di un sistema museale dei lun-garni. Difatti il Ponte Solferino, seppur ubicato nelle immediate vicinanze, ha carattere pretta-mente autostradale cosicchè la sua inclusione in percorsi pedonali appositapretta-mente studiati risulta poco soddisfacente. Inoltre anche volendo, questo, proprio per il suo carattere di percorso stret-tamente veicolare, risulta delocalizzato rispetto ai percorsi turistici sia esistenti che prevedibili nel futuro. La presenza della Chiesa di Santa Maria della Spina immediatamente a ridosso della nuova passerella costituirebbe inoltre un elemento qualificante per l’intero progetto; si verrebbe per di più a ricreare quel rapporto un tempo inscindibile tra Ponte ed Oratorio ad esso dedicato. E’ curioso notare infatti come di tutti i ponti storici cittadini presenti (rispettivamente Ponte della Fortezza, di Mezzo, a Mare), nessuno abbia conservato il proprio Oratorio. Al contrario invece dell’unico ponte cittadino storico oggi scomparso, ovvero il PonteNovo, si è conservato proprio l’Oratorio ovvero la Chiesa di Santa Maria del PonteNovo (oggi detta della Spina).

E non solo, la presenza di un collegamento diretto tra le vie di Santa Maria e Sant’Antonio sarebbe in grado di assurgere queste vie a percorso di indubbio rilievo nell’ambito cittadino, sotto i profili commerciale, sociale e turistico.

In seconda battuta la passerella potrebbe anche favorire un parziale recupero della residen-zialità. Pisa oggi vede la stragrande maggioranza delle attività commerciali polarizzarsi sul-l’asse viario che dalla Stazione porta a Piazza dei Miracoli passando per Corso Italia, Piazza Garibaldi, Borgo Stretto, via Ulisse Dini, Piazza dei Cavalieri, Via dei Mille. Una tale adunanza di attività all’interno di una così ristretta porzione della città, ha come conseguenza quella di concentrare l’intera vita collettiva della popolazione, residente e non, nonchè i loro interessi

(16)

specificamente commerciali, su quella singola frazione di centro urbano. La restante parte del Centro Storico resta automaticamente esclusa sia dalle logiche commerciali, sia dalla vita comu-nitaria. Questa porzione di città diviene quindi meno attrattiva sotto l’ottica della residenzialità, in un circolo vizioso che spinge i proprietari degli immobili ivi collocati a trasformare gli stessi in alloggi per gli studenti, allontanando dunque in via definitiva la popolazione residente. La passerella in ordine di progetto ubicata sul sedime dell’antico PonteNovo, potrebbe riportare a nuova vita, sotto ciascuno degli aspetti citati, l’intera zona del quartiere di Santa Maria e della parte alta del quartiere di Sant’Antonio.

E’inutile sottolineare poi come la concretizzazione di un percorso ciclo-pedonale unitario ed organico, capace di collegare efficacemente i Lungarni con la parte storica della città, porte-rebbe ad una valorizzazione globale dei beni culturali con particolare riguardo a quelli contenuti nel circuito delle mura urbane, sia per i turisti che per i pisani residenti.

La nuova “Passerella Gualandi” dispone di tutte queste potenzialità, e ciò, come abbiamo visto nei tre precedenti capitoli, è noto sia all’ Amministrazione Comunale sia alla Soprinten-denza. Basti notare come la prima abbia già contemplato la passerella in questione all’interno degli elaborati grafici dei Masterplan delle Mura e Masterplan degli Assi (vedi Figura 3.1 e Fi-gura 3.2). Ed analogamente come la Soprintendenza, in particolare l’ex-soprintendente, abbia previsto la realizzazione di un intero sistema museale strutturato e completo denominato “Uffizi Pisani”, che trova il proprio punto di eccellenza proprio nella realizzazione, anzi nel ripristino della “Passerella Gualandi”.

Riferimenti

Documenti correlati

Tenuto conto dei pareri favorevoli espressi, ai sensi dell'Art. 267 e dal vigente Regolamento Comunale di Contabilità, dal Dirigente del Servizio e dal Dirigente del

- al comma 753, che per gli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D l'aliquota di base è pari allo 0,86 per cento, di cui la quota pari allo 0,76

Individuata nella misura del 15% l’aumento da applicare alle vigenti tariffe della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, con l'unica eccezione

2013 in esercizio provvisorio (Raccolta e trasporto R.S.U.) ove sarà iscritta sufficiente disponibilità e sui quali costituisce vincolo definitivo salvo

147 del 2013 che dispone che il consiglio comunale deve approvare, entro il termine fissato da norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione,

Monoforo bidet bocca tubo orientabile, senza scarico Bidet monobloc with swivel tube spout, without waste Mélangeur bidet bec tube orientable, sans vidage Mezclador bidé con

The aim of this paper is a general description of the floods of the Arno River, with particular focus on the 4 November 1966 flood that inundated the city of Florence.. In

c) avocare a sé gli atti di competenza dirigenziale nei casi di necessità ed urgenza, od in caso di conflitto di interesse del titolare. Il Segretario Comunale svolge le sue