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Capitolo 6 Dietro l offerta: le imprese in un mercato concorrenziale

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Capitolo 6

Dietro l’offerta: le imprese in un mercato concorrenziale

Dottoressa Emanuela Macrì Corso Integrato di Economia (Modulo di Economia Politica)

A.A.2017/2018

(2)

Un mercato si definisce CONCORRENZIALE quando venditori e compratori hanno dimensioni irrilevanti rispetto a quelle del mercato e quindi non possono influenzare i prezzi

(3)

Le imprese devono sostenere dei costi per produrre i beni o i servizi che offrono. Questi sono un fattore determinante nelle decisioni di produzione e di prezzo.

(4)

Il COSTO di un bene è ciò a cui si deve rinunciare per ottenerlo.

Si parla quindi di COSTO-OPPORTUNITÁ

(5)

I COSTI-OPPORTUNITÁ di produzione di un’impresa possono essere:

ESPLICITI: quando vi è un esborso di denaro

IMPLICITI: quando non c’è un movimento di denaro

(6)

Quando paliamo di COSTI DI PRODUZIONE dobbiamo ricordarci che esistono due livelli di analisi:

Lungo periodo = orizzonte temporale entro il quale tutti i fattori di produzione possono essere variati (la dimensione di impresa può crescere, possono variare sia la dimensione dell’impianto che il numero dei macchinari).

(7)

Breve periodo = orizzonte temporale entro il quale alcuni fattori di produzione non possono essere variati

I fattori che nel breve periodo non possono

variare si definiscono input fissi.

(8)

FUNZIONE DI PRODUZIONE:

Relazione che intercorre tra la quantità di fattori di produzione e la quantità di prodotto

(9)

La funzione di produzione può essere rappresentata mediante la seguente funzione matematica:

Q= f (K, L)

(10)

PRODOTTO MARGINALE: l’aumento di produzione generato da un incremento unitario dei fattori di produzione

PRODOTTO MARGINALE DECRESCENTE:

proprietà per la quale il prodotto marginale di un fattore di produzione diminuisce all’aumentare della quantità del fattore stesso

(11)

COME SI CALCOLA IL PRODOTTO MARGINALE DECRESCENTE?

variazione della produzione totale variazione della quantità del fattore di

produzione

(Si può utilizzare il calcolo differenziale per misurarlo)

(12)

La pendenza della funzione di produzione indica la variazione della quantità di pizze (dislivello) associata a ogni unità addizionale di lavoro (distanza).

Quindi: LA PENDENZA DELLA FUNZIONE DI

PRODUZIONE MISURA IL PRODOTTO

MARGINALE DEL LAVORO. (nel nostro caso)

(13)

Se si osserva il grafico della funzione di

produzione ci si renderà conto di come al

crescere del numero dei lavoratori la curva

tende ad appiattirsi

(14)

CURVA DI COSTO TOTALE

Rappresenta il rovescio della medaglia rispetto alla funzione di produzione. Sull’asse dell’y troviamo il costo totale (costo fisso + costo variabile) mentre sull’asse delle x abbiamo la quantità prodotta.

Data la FdP, il costo totale (CT) relativo a una certa produzione Q è dato da:

CT(Q) = PL × L(Q) + PK × K(Q)

(15)

LE DIVERSE MISURE DI COSTO

Nell’analisi di decisione e di prezzo di un’impresa il costo totale non

rappresenta l’unica misura da valutare Da esso infatti si possono dedurre

altre importanti misure di costo

(16)

COSTI FISSI: non variano al variare della quantità prodotta

COSTI VARIABILI: variano al variare della quantità prodotta

COSTO TOTALE

(somma dei costi fissi + i costi variabili)

CT(Q) = CV(Q) + CF

(17)

COSTO MEDIO

Si ottiene dividendo il costo totale per la quantità prodotta.

CMT = CT/Q

(Può anche essere espresso come somma del costo medio fisso e del costo medio variabile)

(18)

COSTO MEDIO FISSO:

totale dei costi fissi (CF) diviso per la quantità prodotta (Q)

CMF = CF/Q

COSTO MEDIO VARIABILE:

totale dei costi variabili (CV) diviso per la quantità prodotta (Q)

CMV = CV/Q

(19)

COSTO MARGINALE

esprime l’aumento del costo totale quando l’impresa produce una unità aggiuntiva di un determinato bene

C’ = ΔCT/ΔQ

(20)

CURVE DI COSTO

Si utilizzano per studiare il comportamento delle imprese, nello specifico si utilizzano quelle di:

Curva di costo marginale

Curva di costo medio

(21)
(22)

COSTO MARGINALE

è crescente perché chiaramente il costo

marginale aumenta all’aumentare della

quantità prodotta a causa del prodotto

marginale decrescente

(23)

COSTO MEDIO TOTALE

ha la forma di U, esso è espresso dalla somma tra:

costo medio fisso (diminuisce progressivamente all’aumentare della produzione, perché viene ripartito su un numero maggiore di unità prodotte)

costo medio variabile (aumenta all’aumentare della produzione a causa del prodotto marginale decrescente)

(24)

Perché la curva di Costo medio totale assume questa forma?

Il processo può essere spiegato in tre fasi:

1) A livelli bassi di produzione

il costo medio totale è elevato perché il costo fisso si ripartisce su un numero molto esiguo di unità prodotte

(25)

2) Il costo medio totale diminuisce

progressivamente fino a raggiungere un minimo

3) Alla ripresa della produzione

e quindi all’aumento della quantità prodotta, il costo medio totale ricomincia a salire spinto al rialzo dalla crescita del costo medio variabile.

(26)

SCALA EFFICIENTE dell’impresa

Il punto più basso della curva a U corrisponde alla quantità che minimizza il costo medio totale.

Questa quantità è detta scala efficiente dell’impresa, in quanto il costo medio totale interseca la curva di costo marginale.

(27)

LE CURVE DI COSTO

(28)

Nell’analisi svolta fino a qui abbiamo utilizzato degli esempi di impresa dove il prodotto marginale era decrescente e quindi il costo marginale era crescente, questo è vero solo nella teoria.

Nel mondo reale invece può accadere che il prodotto marginale sia crescente fino ad un certo numero di unità (esempio macchinario che funziona con tre operai fino a tre quindi il prodotto è crescente).

Quindi laddove il prodotto marginale è crescente la curva di C’ ha pendenza negativa, dove invece il prodotto marginale è decrescente il C’ ha pendenza positiva poiché i costi crescono.

(29)

Le curve di Costo hanno quindi le seguenti proprietà:

IL C’ a partire da un certo punto cresce all’aumentare della quantità prodotta

La curva di CMT ha forma ad U

La curva di C’interseca la curva di CMT nel suo punto minimo

(30)

I COSTI NEL BREVE E NEL LUNGO

PERIODO

(31)

Molte decisioni sono fisse nel breve periodo e variabili nel lungo periodo quindi la curva di costo di lungo periodo di un’impresa risulta essere diversa da quella di breve periodo

(32)

CARATTERISTICHE DELLE CURVE DI CMT

- Nel lungo periodo hanno una forma più appiattita che nel breve periodo

- Nel breve periodo giacciono al di sopra o sulla curva di lungo periodo

Nel lungo periodo l’imprese sceglie la curva di breve periodo che vuole usare

Nel breve periodo l’impresa deve usare la curva di breve periodo scelta nel passato.

(33)
(34)

Come si calcolano gli archi temporali ovvero LUNGO E BREVE PERIODO?

Dipende dal settore e in cui una determina

impresa si trova a produrre e dalle

dimensioni della stessa

(35)

RENDIMENTI DI SCALA

Nel lungo periodo essendo possibile

variare tutti i fattori di produzione le

imprese possono operare su scale

diverse

(36)

Dall’incremento della scala di produzione possono derivare tre risultati diversi:

1) RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI 2) ECONOMIE DI SCALA

3) DISECONOMIE DI SCALE

(37)

RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI

Il costo medio totale di lungo periodo non

varia al variare del livello di produzione.

(38)

RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI

L’aumento proporzionale della quantità prodotta è maggiore di quella del costo totale

ECONOMIE DI SCALA

Il costo medio totale di lungo periodo diminuisce al crescere della quantità prodotta

(39)

RENDIMENTI DI SCALA DECRESCENTI

Il costo totale aumenta in misura proporzionalmente maggiore rispetto alla quantità prodotta

DISECONOMIE DI SCALA

Il costo medio totale di lungo periodo cresce all’aumentare della quantità prodotta

(40)

Quando parliamo di scale facciamo riferimento ai costi medi

Il concetto di scala si riferisce ad un

aumento proporzionale di tutti i fattori

produttivi ed alla conseguente variazione

della produzione

(41)

PERCHÉ SI GENERANO LE ECONOMIE DI SCALA?

Perché volumi più elevati di produzione consentono di:

- sfruttare la specializzazione del lavoro e di usare più efficacemente la tecnologia

(42)

-

negoziare tassi di finanziamento più favorevoli

-

ottenere prezzi più bassi dai fornitori grazie all’acquisto di quantità elevate

-

ottenere vantaggi legati alla crescita del

settore anziché scala di produzione della

singola impresa

(43)

PERCHÉ SI GENERANO LE DISECONOMIE DI SCALA?

Possono insorgere a causa dei problemi di coordinamento e di comunicazione tipici delle grandi organizzazioni

- gestione difficile

- comunicazione e processo decisionale inefficienti

- conseguente inefficacia dei tentativi di contenere i costi

(44)

RICAVI DI IMPRESA

(45)

CONCORRENZA= si riferisce ad una situazione nella quale la presenza di più produttori rivali permette al consumatore di operare una scelta

- più di un’impresa offre un prodotto identico o simile

- più di un’impresa offre bene sostituti

- le imprese possono influenzare il livello di concorrenza costruendo rapporti con i consumatori

(46)

MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE

- Nel mercato sono presenti una moltitudine di venditori e compratori

- I beni offerti sono perfetti sostituti, o identici ovvero omogenei

- Le imprese sono price taker

- Non esistono restrizioni all’ingresso o all’uscita del mercato

- Compratori e venditori sono perfettamente informati

(47)

Nella realtà esistono pochi esempi di mercati in cui tutte queste ipotesi si verificano, uno ad esempio è il mercato del grano o del latte.

(48)

IL RICAVO DI UN’IMPRESA IN

REGIME DI CONCORRENZA

(49)

Un’impresa in un mercato concorrenziale

ha per obiettivo la massimizzazione del

profitto che è uguale alla differenza tra

RICAVO TOTALE e COSTO TOTALE

(50)

RICAVO MEDIO

RM= RT/Q

(Per tutte le imprese non solo quelle che operano in concorrenza perfetta Il ricavo medio è sempre uguale al prezzo del bene)

(51)

RICAVO MARGINALE

(variazione del ricavo totale generato da un aumento unitario della quantità venduta)

R’ = ˄Rt / ˄Q

Per le imprese operanti in regime di concorrenza il ricavo marginale è sempre uguale al prezzo

quindi

un incremento unitario di Q determina l’aumento del ricavo totale di P (ovvero del prezzo)

(52)

PROFITTO

(53)

Il profitto di un’impresa è dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo totale.

π = RT- CT

(54)

- PROFITTO ECONOMICO= l’economista sottrae al ricavo totale tutti i costi-opportunità (espliciti ed impliciti)

- PROFITTO CONTABILE= il contabile sottrae al ricavo totale solo i costi espliciti

(55)

LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO

(56)

In base a cosa l’impresa effettua le sue decisioni per massimizzare il profitto?

1) Si può scegliere la quantità che corrisponde alla massimizzazione della differenza tra ricavo totale e costo totale

(57)

2) Si possono mettere a confronto il costo marginale e il ricavo marginale corrispondenti ad ogni quantità prodotta.

Fino a quando il costo marginale è inferiore al ricavo marginale il profitto AUMENTA, quando il costo marginale è superiore al ricavo marginale il profitto DIMINUISCE e quindi è auspicabile ridurre la quantità prodotta.

LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO si ottiene quando R’=C’.

(58)

PROFITTO NORMALE ED

EXTRAPROFITTO

(59)

Il ricavo dell’impresa deve compensare l’imprenditore del tempo e del denaro che dedica all’attività aziendale dunque bisogna tenere in considerazione anche il COSTO OPPORTUNITÁ

PROFITTO NORMALE: ammontare minimo di profitto necessario a indurre l’imprenditore a continuare la propria attività di impresa

(È quindi una situazione di PROFITTO NULLO perché anche se il profitto è prossimo allo zero l’imprenditore ricava ciò che lo compensa dal suo costo-opportunità)

(60)

Da un punto di vista contabile invece nell’equilibrio di profitto nullo è il profitto economico ad avere valore 0 mentre il profitto contabile è positivo

EXTRAPROFITTO è invece quella situazione in cui nel breve periodo il profitto è maggiore di 0 quindi maggiore del profitto normale.

(61)

CURVA DI COSTO MARGINALE E

OFFERTA

(62)

Quali erano le caratteristiche delle curve di costo?

- C’

- CMT

- Intersezione tra le due

(63)

Per stabilire come si determina la curva di offerta di un’impresa in concorrenza perfetta dobbiamo tenere in considerazione l’impresa è price taker e quindi il suo ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato

La quantità che massimizza il profitto può essere individuata dall’intersezione del livello del prezzo con la curva di costo marginale

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(65)

Inoltre la curva di costo marginale determina la quantità offerta dell’impresa concorrenziale ad ogni dato livello di prezzo e corrisponde quindi alla sua curva di offerta (ne conserva le caratteristiche)

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(67)

DECISIONE DI SOSPENDERE TEMPORANEMANTE LA

PRODUZIONE

(68)

SOSPENSIONE: è la decisione di non produrre nel breve termine, durante un periodo specifico a causa di condizioni presumibilmente contingenti del mercato.

(i costi sommersi connessi ai costi fissi continuano ad esistere, mentre quelli variabili vengono eliminati)

USCITA DAL MERCATO: è invece una decisione di lungo periodo che riguarda la sopravvivenza stessa dell’impresa (anche i costi sommersi vengono eliminati)

(69)

L’impresa sospende la produzione se il RICAVO CHE OTTERREBBE risulta essere inferiore ai costi variabili di produzione.

(ricavo totale) (costo variabile) RT < CV

DIVIDIAMO PER Q

RT/Q < CV/Q

RM(ricavo medio) CMV

In concorrenza perfetta è uguale al prezzo

Quindi se P < CMV

L’impresa sospende la produzione

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(71)

La curva di offerta di breve periodo dell’impresa concorrenziale è la porzione della sua curva di costo marginale che giace al di sopra del costo medio variabile

Nel determinare questa curva non verranno presi in considerazione i costi fissi nel breve periodo che vengono definiti COSTI SOMMERSI

(72)

LA DECISIONE DI ENTRARE O USCIRE

DAL MERCATO NEL LUNGO PERIODO

(73)

Uscendo dal mercato l’impresa perde tutto il ricavo derivante dalla vendita del prodotto ma risparmia i costi di produzione sia fissi sia variabili. L’impresa quindi esce dal mercato se il ricavo che ottiene dalla produzione è minore del costo totale.

RT < CT

dividendo per Q otteniamo RM < CM

In concorrenza perfetta RM è uguale al prezzo Quindi si esce dal mercato se

P < CMT

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Graficamente questa decisione può essere descritta come la porzione di curva di Costo marginale che giace al di sotto di quella di costo medio totale.

Nel lungo periodo quindi la curva di offerta dell’impresa in regime di concorrenza corrisponde al tratto della curva di costo marginale che si trova al di sopra dell’intersezione con la curva ci costo medio totale

(76)

Il profitto dell’impresa in regime

di concorrenza

(77)

Profitto= RT - CT poi si moltiplica e divide per Q

(RT/Q – CT/Q) x Q

(RM-CMT) x Q

(RM in concorrenza perfetta è uguale a P)

Profitto= (P-CMT) x Q

(78)
(79)

L’impresa massimizza il profitto producendo la quantità per la quale il prezzo è uguale al costo marginale.

Parte a). L’altezza del rettangolo è pari a (P- CMT), ovvero alla differenza tra il prezzo e il costo medio totale, la sua base è pari alla quantità Q.

La superficie del rettangolo è data dal prodotto di base e altezza è pari quindi a (P - CMT) x Q, che corrisponde al profitto dell’impresa

(80)

FINE

(81)

BIBLIOGRAFIA:

N. Gregory Mankiw, Mark P. Taylor, Principi di Economia, Bologna, Zanichelli, ultima edizione (SESTA) 2015.

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