Capitolo 6
Dietro l’offerta: le imprese in un mercato concorrenziale
Dottoressa Emanuela Macrì Corso Integrato di Economia (Modulo di Economia Politica)
A.A.2017/2018
Un mercato si definisce CONCORRENZIALE quando venditori e compratori hanno dimensioni irrilevanti rispetto a quelle del mercato e quindi non possono influenzare i prezzi
Le imprese devono sostenere dei costi per produrre i beni o i servizi che offrono. Questi sono un fattore determinante nelle decisioni di produzione e di prezzo.
Il COSTO di un bene è ciò a cui si deve rinunciare per ottenerlo.
Si parla quindi di COSTO-OPPORTUNITÁ
I COSTI-OPPORTUNITÁ di produzione di un’impresa possono essere:
ESPLICITI: quando vi è un esborso di denaro
IMPLICITI: quando non c’è un movimento di denaro
Quando paliamo di COSTI DI PRODUZIONE dobbiamo ricordarci che esistono due livelli di analisi:
Lungo periodo = orizzonte temporale entro il quale tutti i fattori di produzione possono essere variati (la dimensione di impresa può crescere, possono variare sia la dimensione dell’impianto che il numero dei macchinari).
Breve periodo = orizzonte temporale entro il quale alcuni fattori di produzione non possono essere variati
I fattori che nel breve periodo non possono
variare si definiscono input fissi.
FUNZIONE DI PRODUZIONE:
Relazione che intercorre tra la quantità di fattori di produzione e la quantità di prodotto
La funzione di produzione può essere rappresentata mediante la seguente funzione matematica:
Q= f (K, L)
PRODOTTO MARGINALE: l’aumento di produzione generato da un incremento unitario dei fattori di produzione
PRODOTTO MARGINALE DECRESCENTE:
proprietà per la quale il prodotto marginale di un fattore di produzione diminuisce all’aumentare della quantità del fattore stesso
COME SI CALCOLA IL PRODOTTO MARGINALE DECRESCENTE?
variazione della produzione totale variazione della quantità del fattore di
produzione
(Si può utilizzare il calcolo differenziale per misurarlo)
La pendenza della funzione di produzione indica la variazione della quantità di pizze (dislivello) associata a ogni unità addizionale di lavoro (distanza).
Quindi: LA PENDENZA DELLA FUNZIONE DI
PRODUZIONE MISURA IL PRODOTTO
MARGINALE DEL LAVORO. (nel nostro caso)
Se si osserva il grafico della funzione di
produzione ci si renderà conto di come al
crescere del numero dei lavoratori la curva
tende ad appiattirsi
CURVA DI COSTO TOTALE
Rappresenta il rovescio della medaglia rispetto alla funzione di produzione. Sull’asse dell’y troviamo il costo totale (costo fisso + costo variabile) mentre sull’asse delle x abbiamo la quantità prodotta.
Data la FdP, il costo totale (CT) relativo a una certa produzione Q è dato da:
CT(Q) = PL × L(Q) + PK × K(Q)
LE DIVERSE MISURE DI COSTO
Nell’analisi di decisione e di prezzo di un’impresa il costo totale non
rappresenta l’unica misura da valutare Da esso infatti si possono dedurre
altre importanti misure di costo
COSTI FISSI: non variano al variare della quantità prodotta
COSTI VARIABILI: variano al variare della quantità prodotta
COSTO TOTALE
(somma dei costi fissi + i costi variabili)
CT(Q) = CV(Q) + CF
COSTO MEDIO
Si ottiene dividendo il costo totale per la quantità prodotta.
• CMT = CT/Q
(Può anche essere espresso come somma del costo medio fisso e del costo medio variabile)
COSTO MEDIO FISSO:
totale dei costi fissi (CF) diviso per la quantità prodotta (Q) CMF = CF/Q
COSTO MEDIO VARIABILE:
totale dei costi variabili (CV) diviso per la quantità prodotta (Q) CMV = CV/Q
COSTO MARGINALE
esprime l’aumento del costo totale quando l’impresa produce una unità aggiuntiva di un determinato bene
C’ = ΔCT/ΔQ
CURVE DI COSTO
Si utilizzano per studiare il comportamento delle imprese, nello specifico si utilizzano quelle di:
Curva di costo marginale
Curva di costo medio
COSTO MARGINALE
è crescente perché chiaramente il costo
marginale aumenta all’aumentare della
quantità prodotta a causa del prodotto
marginale decrescente
COSTO MEDIO TOTALE
ha la forma di U, esso è espresso dalla somma tra:
costo medio fisso (diminuisce progressivamente all’aumentare della produzione, perché viene ripartito su un numero maggiore di unità prodotte)
costo medio variabile (aumenta all’aumentare della produzione a causa del prodotto marginale decrescente)
Perché la curva di Costo medio totale assume questa forma?
Il processo può essere spiegato in tre fasi:
1) A livelli bassi di produzione
il costo medio totale è elevato perché il costo fisso si ripartisce su un numero molto esiguo di unità prodotte
2) Il costo medio totale diminuisce
progressivamente fino a raggiungere un minimo
3) Alla ripresa della produzione
e quindi all’aumento della quantità prodotta, il costo medio totale ricomincia a salire spinto al rialzo dalla crescita del costo medio variabile.
SCALA EFFICIENTE dell’impresa
Il punto più basso della curva a U corrisponde alla quantità che minimizza il costo medio totale.
Questa quantità è detta scala efficiente dell’impresa, in quanto il costo medio totale interseca la curva di costo marginale.
LE CURVE DI COSTO
Nell’analisi svolta fino a qui abbiamo utilizzato degli esempi di impresa dove il prodotto marginale era decrescente e quindi il costo marginale era crescente, questo è vero solo nella teoria.
Nel mondo reale invece può accadere che il prodotto marginale sia crescente fino ad un certo numero di unità (esempio macchinario che funziona con tre operai fino a tre quindi il prodotto è crescente).
Quindi laddove il prodotto marginale è crescente la curva di C’ ha pendenza negativa, dove invece il prodotto marginale è decrescente il C’ ha pendenza positiva poiché i costi crescono.
Le curve di Costo hanno quindi le seguenti proprietà:
• IL C’ a partire da un certo punto cresce all’aumentare della quantità prodotta
• La curva di CMT ha forma ad U
• La curva di C’interseca la curva di CMT nel suo punto minimo
I COSTI NEL BREVE E NEL LUNGO
PERIODO
Molte decisioni sono fisse nel breve periodo e variabili nel lungo periodo quindi la curva di costo di lungo periodo di un’impresa risulta essere diversa da quella di breve periodo
CARATTERISTICHE DELLE CURVE DI CMT
- Nel lungo periodo hanno una forma più appiattita che nel breve periodo
- Nel breve periodo giacciono al di sopra o sulla curva di lungo periodo
Nel lungo periodo l’imprese sceglie la curva di breve periodo che vuole usare
Nel breve periodo l’impresa deve usare la curva di breve periodo scelta nel passato.
Come si calcolano gli archi temporali ovvero LUNGO E BREVE PERIODO?
Dipende dal settore e in cui una determina
impresa si trova a produrre e dalle
dimensioni della stessa
RENDIMENTI DI SCALA
Nel lungo periodo essendo possibile
variare tutti i fattori di produzione le
imprese possono operare su scale
diverse
Dall’incremento della scala di produzione possono derivare tre risultati diversi:
1) RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI 2) ECONOMIE DI SCALA
3) DISECONOMIE DI SCALE
RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI
Il costo medio totale di lungo periodo non
varia al variare del livello di produzione.
RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI
L’aumento proporzionale della quantità prodotta è maggiore di quella del costo totale
ECONOMIE DI SCALA
Il costo medio totale di lungo periodo diminuisce al crescere della quantità prodotta
RENDIMENTI DI SCALA DECRESCENTI
Il costo totale aumenta in misura proporzionalmente maggiore rispetto alla quantità prodotta
DISECONOMIE DI SCALA
Il costo medio totale di lungo periodo cresce all’aumentare della quantità prodotta
Quando parliamo di scale facciamo riferimento ai costi medi
Il concetto di scala si riferisce ad un
aumento proporzionale di tutti i fattori
produttivi ed alla conseguente variazione
della produzione
PERCHÉ SI GENERANO LE ECONOMIE DI SCALA?
Perché volumi più elevati di produzione consentono di:
- sfruttare la specializzazione del lavoro e di usare più efficacemente la tecnologia
-
negoziare tassi di finanziamento più favorevoli
-
ottenere prezzi più bassi dai fornitori grazie all’acquisto di quantità elevate
-
ottenere vantaggi legati alla crescita del
settore anziché scala di produzione della
singola impresa
PERCHÉ SI GENERANO LE DISECONOMIE DI SCALA?
Possono insorgere a causa dei problemi di coordinamento e di comunicazione tipici delle grandi organizzazioni
- gestione difficile
- comunicazione e processo decisionale inefficienti
- conseguente inefficacia dei tentativi di contenere i costi
RICAVI DI IMPRESA
CONCORRENZA= si riferisce ad una situazione nella quale la presenza di più produttori rivali permette al consumatore di operare una scelta
- più di un’impresa offre un prodotto identico o simile
- più di un’impresa offre bene sostituti
- le imprese possono influenzare il livello di concorrenza costruendo rapporti con i consumatori
MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE
- Nel mercato sono presenti una moltitudine di venditori e compratori
- I beni offerti sono perfetti sostituti, o identici ovvero omogenei
- Le imprese sono price taker
- Non esistono restrizioni all’ingresso o all’uscita del mercato
- Compratori e venditori sono perfettamente informati
Nella realtà esistono pochi esempi di mercati in cui tutte queste ipotesi si verificano, uno ad esempio è il mercato del grano o del latte.
IL RICAVO DI UN’IMPRESA IN
REGIME DI CONCORRENZA
Un’impresa in un mercato concorrenziale
ha per obiettivo la massimizzazione del
profitto che è uguale alla differenza tra
RICAVO TOTALE e COSTO TOTALE
RICAVO MEDIO
RM= RT/Q
(Per tutte le imprese non solo quelle che operano in concorrenza perfetta Il ricavo medio è sempre uguale al prezzo del bene)
RICAVO MARGINALE
(variazione del ricavo totale generato da un aumento unitario della quantità venduta)
R’ = ˄Rt / ˄Q
Per le imprese operanti in regime di concorrenza il ricavo marginale è sempre uguale al prezzo
quindi
un incremento unitario di Q determina l’aumento del ricavo totale di P (ovvero del prezzo)
PROFITTO
Il profitto di un’impresa è dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo totale.
π = RT- CT
- PROFITTO ECONOMICO= l’economista sottrae al ricavo totale tutti i costi-opportunità (espliciti ed impliciti)
- PROFITTO CONTABILE= il contabile sottrae al ricavo totale solo i costi espliciti
LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO
In base a cosa l’impresa effettua le sue decisioni per massimizzare il profitto?
1) Si può scegliere la quantità che corrisponde alla massimizzazione della differenza tra ricavo totale e costo totale
2) Si possono mettere a confronto il costo marginale e il ricavo marginale corrispondenti ad ogni quantità prodotta.
Fino a quando il costo marginale è inferiore al ricavo marginale il profitto AUMENTA, quando il costo marginale è superiore al ricavo marginale il profitto DIMINUISCE e quindi è auspicabile ridurre la quantità prodotta.
LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO si ottiene quando R’=C’.
PROFITTO NORMALE ED
EXTRAPROFITTO
Il ricavo dell’impresa deve compensare l’imprenditore del tempo e del denaro che dedica all’attività aziendale dunque bisogna tenere in considerazione anche il COSTO OPPORTUNITÁ
PROFITTO NORMALE: ammontare minimo di profitto necessario a indurre l’imprenditore a continuare la propria attività di impresa
(È quindi una situazione di PROFITTO NULLO perché anche se il profitto è prossimo allo zero l’imprenditore ricava ciò che lo compensa dal suo costo-opportunità)
Da un punto di vista contabile invece nell’equilibrio di profitto nullo è il profitto economico ad avere valore 0 mentre il profitto contabile è positivo
EXTRAPROFITTO è invece quella situazione in cui nel breve periodo il profitto è maggiore di 0 quindi maggiore del profitto normale.
CURVA DI COSTO MARGINALE E
OFFERTA
Quali erano le caratteristiche delle curve di costo?
- C’
- CMT
- Intersezione tra le due
Per stabilire come si determina la curva di offerta di un’impresa in concorrenza perfetta dobbiamo tenere in considerazione l’impresa è price taker e quindi il suo ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato
La quantità che massimizza il profitto può essere individuata dall’intersezione del livello del prezzo con la curva di costo marginale
Inoltre la curva di costo marginale determina la quantità offerta dell’impresa concorrenziale ad ogni dato livello di prezzo e corrisponde quindi alla sua curva di offerta (ne conserva le caratteristiche)
DECISIONE DI SOSPENDERE TEMPORANEMANTE LA
PRODUZIONE
SOSPENSIONE: è la decisione di non produrre nel breve termine, durante un periodo specifico a causa di condizioni presumibilmente contingenti del mercato.
(i costi sommersi connessi ai costi fissi continuano ad esistere, mentre quelli variabili vengono eliminati)
USCITA DAL MERCATO: è invece una decisione di lungo periodo che riguarda la sopravvivenza stessa dell’impresa (anche i costi sommersi vengono eliminati)
L’impresa sospende la produzione se il RICAVO CHE OTTERREBBE risulta essere inferiore ai costi variabili di produzione.
(ricavo totale) (costo variabile) RT < CV
DIVIDIAMO PER Q
RT/Q < CV/Q
RM(ricavo medio) CMV
In concorrenza perfetta è uguale al prezzo
Quindi se P < CMV
L’impresa sospende la produzione
La curva di offerta di breve periodo dell’impresa concorrenziale è la porzione della sua curva di costo marginale che giace al di sopra del costo medio variabile
Nel determinare questa curva non verranno presi in considerazione i costi fissi nel breve periodo che vengono definiti COSTI SOMMERSI
LA DECISIONE DI ENTRARE O USCIRE
DAL MERCATO NEL LUNGO PERIODO
Uscendo dal mercato l’impresa perde tutto il ricavo derivante dalla vendita del prodotto ma risparmia i costi di produzione sia fissi sia variabili. L’impresa quindi esce dal mercato se il ricavo che ottiene dalla produzione è minore del costo totale.
RT < CT
dividendo per Q otteniamo RM < CM
In concorrenza perfetta RM è uguale al prezzo Quindi si esce dal mercato se
P < CMT
Graficamente questa decisione può essere descritta come la porzione di curva di Costo marginale che giace al di sotto di quella di costo medio totale.
Nel lungo periodo quindi la curva di offerta dell’impresa in regime di concorrenza corrisponde al tratto della curva di costo marginale che si trova al di sopra dell’intersezione con la curva ci costo medio totale
Il profitto dell’impresa in regime
di concorrenza
Profitto= RT - CT poi si moltiplica e divide per Q
(RT/Q – CT/Q) x Q
(RM-CMT) x Q
(RM in concorrenza perfetta è uguale a P)
Profitto= (P-CMT) x Q
L’impresa massimizza il profitto producendo la quantità per la quale il prezzo è uguale al costo marginale.
Parte a). L’altezza del rettangolo è pari a (P- CMT), ovvero alla differenza tra il prezzo e il costo medio totale, la sua base è pari alla quantità Q.
La superficie del rettangolo è data dal prodotto di base e altezza è pari quindi a (P - CMT) x Q, che corrisponde al profitto dell’impresa
FINE
BIBLIOGRAFIA:
N. Gregory Mankiw, Mark P. Taylor, Principi di Economia, Bologna, Zanichelli, ultima edizione (SESTA) 2015.