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NESSUNO PUÒ FARCELA DA SOLO

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Academic year: 2022

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“Oggi più che mai, è necessario proteggere l’unità e la coesione europea, cioè il contesto nel quale diverse generazioni hanno

fatto esperienza di pace e hanno saputo costruire un modello che per una lunga stagione ha favorito benessere, crescita economica, diritti sociali e civili”.

È quanto sostiene il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli che, a Panorama della Sanità, racconta le complesse sfi de che attendono l’Unione

“NESSUNO

PUÒ FARCELA DA SOLO”

di EMILIA DE BIASI

DAVID

SASSOLI

Conver

sando

con

(2)

D

e al cambiamento climatico, dalla crisi economica alle nuove emergenze sanitarie.

Sono questi i temi toccati dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli che ci spiega come l’Unione europea deve farsi trovare pronta e attrezzarsi per affrontare le sfide presenti e quelle del futuro. Una conversazione che parte con la richiesta di un commento a quanto recentemente ha dichiarato a Panorama della Sanità il Prof. Enrico Letta:

“Prima dell’emergenza la Sanità non faceva parte delle politiche europee: ventisette sistemi sanitari molto diversi tra loro, poco comunicanti,se non a compartimenti stagni. Sulla Sanità è mancata soprattutto l’iniziativa. Con l’epidemia scoppiata a febbraio senza nessun protocollo, l’Unione si è trovata costretta a fare fronte a questa novità della sua storia.

La crisi è stata anche la prova del nove per l’Ue per dimostrare che la dimensione europea è imprescindibile. Seppur con ancora frammentazione e mancanza di coordinamento l’emergenza sanitaria è stata una grandissima occasione per tuffarsi dentro un mondo nuovo e trasformarsi. Da qui è nata più

Nato a Firenze il 30 maggio del 1956, fin da giovane David Sassoli ha lavorato come giornalista per piccoli quotidiani e agenzie stampa, per poi passare alla redazione romana del quotidiano Il Giorno, dove è rimasto per sette anni. Nel 1992 ha inizio la sua carriera come cronista televisivo e corrispondente per il Tg3. Nel 1999 entra a far parte della redazione del Tg1 come inviato speciale. Nei dieci anni successivi è stato responsabile della gestione dei telegiornali in prima serata e si è occupato della copertura dei maggiori eventi e servizi nazionali e internazionali. Nel 2007 è diventato vicedirettore del Tg1 e responsabile dei programmi di approfondimento “TV7”

e “Speciale Tg1”. Quando nel 2007 è nato il Partito Democratico (Pd), Sassoli ha deciso di entrarvi a farne parte ritenendolo il posto giusto per dar voce al suo impegno politico. Il 7 giugno 2009 è stato eletto deputato del Parlamento europeo nella circoscrizione per l’Italia centrale. Durante la legislatura 2009-2014 è stato capo delegazione del Partito Democratico. Nel 2014 si ricandida alle elezioni europee dove viene eletto eurodeputato per il Partito democratico. Il 1 luglio dello stesso anno viene eletto Vicepresidente del Parlamento Europeo. Il 26 maggio 2019 è stato eletto per la terza volta parlamentare europeo e dal 3 luglio 2019 è il Presidente del Parlamento europeo.

CHI è

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Il Parlamento europeo, oltre ad aver sostenuto e approvato il Recovery Fund, ha proseguito i negoziati sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e

ha garantito la continuità di programmi fondamentali quali EU4health ed Erasmus Plus, che rischiavano di essere trascurati nel corso del dibattito sulla ripresa.

La nostra priorità, fin dall’inizio di questa pandemia, è

stata proteggere l´attività parlamentare e difendere gli interessi dei cittadini europei.

Come abbiamo detto più volte, nessun virus può bloccare la democrazia.

Il giorno della sua elezione a presidente dell’europarlamento lei ha rilasciato la seguente dichiarazione “Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento”. In tal senso, dal luglio 2019, quali passi sono stati fatti?

Nel corso degli ultimi anni, l’Unione Europea ha dovuto affrontare delle prove

particolarmente complesse e, sin dal primo giorno di questa legislatura, abbiamo detto che questa sarebbe stata una stagione di forte discontinuità Europa, un’Europa più forte dopo

che poco prima aveva rischiato di esplodere”.

Il Covid-19 ha creato incertezza e paura per la sopravvivenza e le nostre società hanno risposto in modi diversi. Come ha reagito il Parlamento europeo?

Condivido molto quanto detto da Enrico Letta. In questi mesi così difficili i nostri Paesi si sono trovati ad affrontare una crisi inedita da cui è emersa un’Europa più forte.

Carenza di farmaci nell’Ue

Ad aprile 2020 l’Alleanza degli ospedali universitari europei ha avvertito che la crescente richiesta da parte delle unità di terapia intensiva di anestetici, antibiotici, rilassanti muscolari e farmaci “off-label” (cioè utilizzati per indicazioni diverse da quelle per le quali sono autorizzati) per curare Covid-19 potrebbe portare a un esaurimento delle scorte. Con il

calo della produzione, problemi logistici, divieti di esportazione e stoccaggio dovuti all’attuale crisi sanitaria, è aumentato il rischio di carenze.

Il 17 settembre 2020 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede che l’Ue diventi più autosufficiente in tema di sanità. Nel testo i deputati chiedono di assicurare scorte, ripristinare la produzione locale di farmaci e garantire un miglior coordinamento europeo delle strategie sanitarie nazionali. Inoltre i deputati chiedono di introdurre incentivi finanziari per incoraggiare i produttori di ingredienti farmaceutici attivi a stabilire la produzione in Europa. Viene chiesta anche la creazione di una

“farmacia europea d’emergenza”, cioè una riserva d’emergenza dell’UE per ridurre il rischio di carenze. Tra le altre richieste ci sono lo scambio di buone pratiche sulla gestione delle scorte, un aumento dell’acquisto comune di medicinali e la semplificazione del trasferimento dei farmaci fra stati membri.Tra il 2000 e il 2018 la carenza di farmaci nell’Ue è cresciuta fino a venti volte.

L’UE È SEMPRE PIÙ DIPENDENTE DA PAESI TERZI, in particolare India e Cina, per la produzione di principi attivi farmaceutici, materie prime chimiche e medicinali.

DIMENSIONE GEOPOLITICA DELLA CARENZA

DI MEDICINALI

80% dei principi

farmaceutici attivi provengono da India e Cina

40% dei farmaci che sono venduti in Europa provengono da Cina e India

60% di paracetamolo,

90% di penicillina e 50%

di buprofene nel mondo sono prodotti da India e Cina

Conver sando con

DAVID

SASSOLI

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all’anno è la principale minaccia alla salute in Europa.

Seguono l’inquinamento acustico, responsabile di 12.000 morti premature, e gli effetti del cambiamento climatico, in particolare le ondate di calore.

Il carico di inquinamento e cambiamento climatico assume proporzioni diverse in Europa e si notano differenze nette tra i paesi dell’Europa orientale e occidentale.

La maggior parte delle morti a livello nazionale, 27 %, è attribuibile all’ambiente in Bosnia-Erzegovina, mentre i tassi più bassi si registrano in Islanda e in Norvegia con il 9 %.

Fonte: Relazione Ambiente sano, vita sana: come l’ambiente influenza la salute e il benessere in Europa, Agenzia europea dell’Ambiente

con i modelli economici, sociali e politici del passato. Se è vero che gli egoismi nazionali ci frenano e che le istituzioni hanno bisogno di maggiore coraggio politico, è altrettanto vero che non esiste una strada alternativa rispetto all’Europa. Nessuno può farcela da solo e quindi, oggi più che mai, è necessario proteggere l’unità e la coesione europea, cioè il contesto nel quale diverse generazioni hanno fatto esperienza di pace e hanno saputo costruire un modello che per una lunga stagione ha favorito benessere, crescita economica, diritti sociali e civili. Sappiamo che la globalizzazione non può essere fermata, ma nostro dovere è lavorare affinché vi siano regole e diritti fondamentali garantiti.

Ecco perché abbiamo bisogno di rendere più efficienti le nostre istituzioni, proteggere i nostri valori e sostenere la nostra indipendenza.

Per affrontare le prossime pandemie, quali strumenti ha individuato l’Europa?

La pandemia da Covid-19 ha dimostrato che la salute e il benessere, oltre a rappresentare una delle massime priorità dei cittadini europei, sono essenziali per lo sviluppo economico e sociale. Di fronte a nuove emergenze sanitarie,

l’Unione europea deve farsi trovare pronta e attrezzarsi per il futuro. Il programma EU4Health nelle intenzioni della Commissione europea vuole essere la risposta europea alla necessità di rafforzare i sistemi sanitari e di gestione delle crisi emersa durante l’emergenza Covid-19. Il programma si propone di rafforzare la preparazione dell’Ue in caso di gravi minacce sanitarie transfrontaliere e di rendere i sistemi sanitari resilienti e in grado di far fronte a epidemie e a sfide a lungo termine, quale ad esempio, l’invecchiamento della popolazione.

Quale ricetta per uscire

dalla crisi economica innescata dalla pandemia?

Dalle istituzioni europee sono arrivate risposte ambiziose. Il Piano per la Ripresa presentato dalla Commissione europea scommette sul rilancio delle nostre economie con uno

sguardo al futuro e alle prossime generazioni. Questa pandemia, ovvero un fenomeno mondiale che è riuscito a fermare e condizionare la vita del pianeta, ci ha insegnato una lezione:

siamo tutti interdipendenti, legati gli uni agli altri.

Avviata una consultazione pubblica aperta sul piano d’azione dell’Ue

“Verso l’obiettivo di inquinamento zero dell’aria, dell’acqua e del suolo. Un pianeta più sano per persone più sane”. Il piano d’azione sarà il prossimo passo importante verso l’attuazione dell’obiettivo “inquinamento zero”.

La consultazione resterà aperta fino al 10 febbraio 2021. I commenti saranno integrati nelle prossime fasi di sviluppo e perfezionamento dell’iniziativa.

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ma anche a fornire agli Stati gli strumenti necessari per prevenire e affrontare al meglio eventuali pandemie future.

Si è sentito parlare spesso della creazione di uno spazio europeo dei dati sanitari.

Qual è la posizione del Parlamento europeo?

La creazione dello spazio europeo dei dati sanitari sarà parte integrante della costruzione di un’Unione europea della salute.

Il Parlamento Europeo ritiene che questa possibilità possa migliorare notevolmente l’accesso e lo scambio di informazioni sia per quanto riguarda l’erogazione dei servizi sanitari, sia per la ricerca e l’elaborazione delle politiche sanitarie. Come abbiamo ribadito più volte, l’accesso a questi dati deve basarsi sulla trasparenza e nel quadro di una governance affidabile. Oltre a migliorare l’accesso digitale all’assistenza sanitaria, sono sicuro che questo processo possa consentire a milioni di cittadini un migliore accesso alle cure e ai servizi sanitari.

Passiamo alle sfide ambientali e a quelle del cambiamento climatico che richiedono azioni urgenti. Come è

possibile declinare il concetto di sostenibilità nel contesto europeo?

La nostra Unione ha

l’ambizione di diventare il primo continente a emissioni zero entro il 2050.

In virtù di questo dobbiamo valorizzare ancora di più l’identità della cittadinanza europea. Con l’esperienza degli ultimi dieci anni abbiamo capito che non è accettabile un’economia senza morale, uno sviluppo senza giustizia, una crescita a scapito delle generazioni future. In questo senso l’Europa sarà utile, non solo ai nostri Paesi e ai nostri cittadini ma al mondo intero.

L’11 novembre la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per la

creazione di un’Unione europea della salute. Ci potrebbe

spiegare meglio di cosa si tratta concretamente?

L’idea della Commissione europea è quella di creare un’Unione Europea della salute in cui tutti gli Stati membri si preparano in maniera unitaria alle crisi sanitarie e nella quale le forniture mediche siano

facilmente reperibili, innovative ed a buon mercato. In questo senso, gli Stati membri si impegnano a rafforzare la collaborazione per migliorare la prevenzione, le terapie e fasi post-cure.

Questo progetto servirà non solo a consolidare la resilienza dei sistemi sanitari europei

Conver sando con

Previsioni cupe per l’economia

Le previsioni economiche presentate dalla Commissione europea a novembre scorso mostrano che la crisi sanitaria ha causato un grave shock all’economia. A seguito dell’interruzione delle attività economiche e delle restrizioni al movimento delle persone protratte per mesi, si prevede una contrazione superiore al 7% per l’economia dell’UE nel 2020. Si tratta di una contrazione notevolmente peggiore rispetto a quella dell’autunno del 2009.

DAVID

SASSOLI

NON POSSIAMO PORRE FINE ALLA CRISI ECOLOGICA MENTRE PERSISTONO ALTI LIVELLI

DI POVERTÀ E DI SUGUAGLIANZA

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con l’obiettivo di immaginare una nuova Europa dopo la pandemia. Come è nata questa idea?

Di fronte alla crisi, abbiamo avvertito la

necessità di instaurare un dialogo con filosofi, scrittori, economisti, esponenti della società civile europea, rappresentanti del mondo del lavoro, affinché ci aiutassero ad analizzare meglio le prospettive future verso le quali andiamo incontro.

L’obiettivo è quello di ragionare insieme sull’Europa post- Covid-19, un’Europa più utile e più vicina ai suoi cittadini in un momento che richiede immaginazione, azione e coraggio politico per abbandonare le ricette del passato e affrontare le sfide del presente con strumenti nuovi.

Sono convinto che le idee costituiscono la base per sviluppare dei paradigmi diversi dal passato. Siamo tutti consapevoli che la nostra società non potrà tornare quella di prima della pandemia, ma dobbiamo comunque cercare di cambiarla rendendola migliore.

nuova Europa, più equa, più verde, più digitale e proiettata verso il futuro.

Siamo davanti ad una trasformazione ecologica e digitale che implicherà un cambiamento profondo degli stili di vita, dei consumi, della produzione, del mondo del lavoro nonché della vita quotidiana delle persone.

Pertanto dobbiamo capire che il progresso ecologico e il progresso sociale non sono in contraddizione ma, al contrario, devono andare di pari passo e alimentarsi a vicenda.

Non possiamo porre fine alla povertà e costruire una società più giusta, lasciando che la crisi ecologica distrugga il nostro pianeta. Ma non possiamo porre fine alla crisi ecologica mentre persistono alti livelli di povertà e disuguaglianza.

Per questa ragione è fondamentale mettere le persone al centro del dibattito e affrontare subito la dimensione sociale di questa transizione epocale che presuppone un utilizzo efficace delle energie rinnovabili, maggiori investimenti nei progetti di economia circolare, di agricoltura sostenibile e di gestione concreta degli ecosistemi terrestri.

Recentemente, per sua iniziativa, è stata lanciata una serie di dialoghi denominata

“Idee per un mondo nuovo”,

Con l’accordo di Parigi, l’Ue si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Inoltre, con il Green Deal europeo, l’Ue si impegna a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Per raggiungere questi obiettivi, sono state prese una serie di misure. A novembre 2019 il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica. Il Parlamento ha chiesto alla Commissione di assicurare che tutte le proposte siano in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento climatico sotto 1,5°C e che le emissioni di gas a effetto serra siano ridotte in modo significativo. In risposta alle richieste del Parlamento, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato il Green Deal europeo, una tabella di marcia per rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. Il Green Deal comprende anche un quadro normativo per il clima: la legge europea sul clima. Inoltre a gennaio 2020 la Commissione ha presentato il piano di investimenti del Green Deal europeo. Si tratta di una strategia per attrarre almeno 1000 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati durante i prossimi dieci anni.

52%

Cambiamento climatico

35%

Inquinamento atmosferico

31%

Inquinamento marino

28%

Quiantità crescente

di rifiuti

28%

Deforestazione

59

% dei cittadini dell’UE ritiene che le azioni dimostrative guidate dai giovani per il clima abbiano avuto un impatto sulla politica dell’UE

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