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Re-immaginare la politica: spazi, pratiche, diritti

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Academic year: 2021

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Re-immaginare la politica: spazi, pratiche, diritti di Giorgia Serughetti

Quanto abbiamo bisogno oggi di immaginazione per ripensare le forme della convivenza civile oltre l’aggravarsi delle diseguaglianze, per reinventare spazi pubblici e pratiche politiche collettive oltre l’individualismo che mina ogni vincolo sociale, per estendere e garantire i diritti di cittadinanza e i diritti umani oltre la frantumazione del corpo sociale in clan, tribù, cerchie di privilegio?

Nel Novecento la facoltà dell’immaginazione, tradizionalmente studiata nell’ambito dell’estetica e della gnoseologia, ha acquisito nuovi significati nella riflessione etica e politica. Questa forza “irrealizzante” per Sartre permette alla

coscienza di andare oltre la materialità ed esprimere la propria libertà

1

. Filosofi e filosofe nel corso dell'ultimo secolo ne hanno descritto ed enfatizzato il valore civile e politico, il rapporto fondamentale con la giustizia sociale e con le forme dell’azione collettiva, mostrando la sua centralità nel pensiero, nella sfera delle emozioni, nella relazione con gli altri, nella vita pubblica.

Kant introduce l'immaginazione produttiva come facoltà trascendentale in grado di tracciare un ponte tra intelletto e sensibilità, e in Fichte questa facoltà diviene creatrice rispetto ai contenuti dell'intuizione. Ma in Hannah Arendt la ripresa della tradizione kantiana conduce oltre i limiti della teoria della conoscenza e ne La vita della mente

l'immaginazione assume un valore morale e politico, come facoltà che rende possibile immedesimarsi negli altri, quindi pensare criticamente dentro uno spazio pubblico di condivisione.

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Simone Weil scava lungo tutto il suo percorso nell'ambiguità profonda dell'immaginazione, che contiene un rischio di distruttività legato all'errore, al fanatismo, alla propaganda ideologica. I “paradisi immaginari” sono una fuga del duro corpo a corpo con il reale. Eppure la stessa capacità umana dell'immaginazione opera anche in senso opposto, verso l'apertura, il riconoscimento delle cose, la compassione nei confronti dell’altro

3

.

Martha Nussbaum sottolinea il ruolo dell’immaginazione letteraria nel promuovere la compassione verso l’Altro, un’emozione che intrattiene un rapporto fondamentale con la giustizia sociale

4

. Charles Taylor va in cerca degli immaginari sociali che rendono possibili e dotano di senso modalità tipicamente moderne di azione comune, come l’economia, la sfera pubblica, l’esercizio della sovranità popolare

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. L’immaginazione politica e il suo rapporto con la realtà

6

e la verità

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non smettono di suscitare interrogativi filosofici e di sollecitare l’apertura di spazi di possibilità che guardino al futuro, riconnettendosi al passato, per sfuggire alla dittatura del presente e all’amministrazione opaca dell’esistente.

Il progetto dell’Università di Milano-Bicocca intitolato “Immaginazione politica e confini dell’Alto. Passioni di appartenenza e sentimenti di estraneizzazione” (PRIN 2009), ha esplorato il tema presentato in questo dossier

monografico da prospettive diverse e multidisciplinari, evidenziando le declinazioni utopiche e distopiche della facoltà immaginativa, l’apertura verso modelli sempre più inclusivi di convivenza civile a livello locale e globale, e i rischi di radicalizzazione violenta dei sentimenti d’appartenenza.

Come mostra Marina Calloni nel contributo raccolto in questo dossier, il lavoro concettuale ha avuto nel passato e ha ancora nel presente bisogno di ricorrere talvolta ad espressioni fantastiche e rappresentazioni immaginative, non solo al fine di rendere più persuasiva l'argomentazione, ma anche con intenti euristici. La figura del lupo, riletta prima

attraverso i classici del pensiero politico e poi attraverso le fiabe, viene scelta per mostrare come l'ancoraggio della fantastico e dell'immaginario alla concretezza dell'esperienza vissuta apra alla comprensione non solo delle relazioni umane e della violenza nello spazio tradizionalmente pubblico ma anche in quel privato (la casa) che solo in tempi molto recenti è divenuto oggetto del discorso politico.

“Gli immaginari sociali prodotti dall’immaginazione e dalla fantasia”, scrive Calloni, “non sono solo caratterizzati da contenuti progressivi, bensì da elementi regressivi e violenti. Le utopie si trasformano dialetticamente nel loro contrario distopico”. Questo processo è anche all’origine della costruzione di entità (più o meno illusorie) super-individuali, della posizione di confini tra il Noi e l'Altro che producono le passioni dell'appartenenza e dell'esclusione. I processi

immaginativi, di costruzione del sé individuale e collettivo, possono dunque essere trasformativi o regressivi. Offrono l’opportunità di un ripensamento dei modelli di democrazia, oggi contestati e in crisi, in una prospettiva globale, ma

1

J.P. Sartre, L'immaginazione. Idee per una teoria delle emozioni, Bompiani, Milano 2004.

2

H. Arendt, La vita della mente, il Mulino, Bologna 1987; Id., Teoria del giudizio politico. Lezioni sulla filosofia politica di Kant, il Nuovo Melangolo, Genova 2005.

3

S. Weil, Quaderni, vol. I, Adelphi, Milano 1982; Id., Quaderni, vol. II, Adelphi, Milano 1985; Id., Quaderni, vol.

IV, Adelphi, Milano 1993.

4

M. Nussbaum, Il giudizio del poeta. Immaginazione letteraria e vita civile, Feltrinelli, Milano 1996.

5

C. Taylor, Gli immaginari sociali moderni, Meltemi, Roma 2005.

6

S. Veca, L'immaginazione filosofica, Feltrinelli, Milano 2012.

7

A. Ferrara (a cura di), La politica tra verità e immaginazione, Mimesis, Milano 2012.

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sono anche alla radice di violenze politiche e discorsi dell’odio, illusioni populistiche fondate sulla contrapposizione tra il “dentro” e il “fuori”, gli “appartenenti” e i “nemici”.

Contro le passioni tristi del presente, l’immaginazione è allora chiamata a trovare in se stessa il proprio antidoto.

Innanzitutto, per distinguere le fantasie derealizzanti del discorso demagogico dal lavoro di una facoltà produttiva che rianimi l’immaginario democratico verso il superamento di limiti che oggi appaiono insormontabili. “Si pensi solo a quanto tempo c’è voluto per digerire autentici pilastri del nostro modello di civiltà quali l’emancipazione femminile o il suffragio universale o quanto oggi appaia velleitaria la fiducia nell’emergere di una laicità islamica o di un’autentica sfera pubblica europea”, ricorda Paolo Costa nel contributo contenuto in questo numero, in cui riflette sulle possibilità di futuro delle odierne democrazie.

L’immaginazione di cui scrivono Simone Weil, Hannah Arendt, Martha Nussbaum, stimola la comprensione partecipante di altri gruppi umani, di quell'Altro che vive al di là del confine o dell'outsider interno alle società

multiculturali, lo straniero simmeliano che oggi viene e domani resta. Solo così la figura dello straniero, centrale anche nella tradizione biblica, “esce dall’alternativa ‘oppresso-oppressore’ per diventare realmente altro con cui dobbiamo imparare a costruire un ordinamento sociale e politico diverso”, scrive Debora Tonelli nel suo contributo, analizzando questo luogo teologico come quello in cui prende forma la tensione tra violenza e religione.

Da tutte queste prospettive, lo studio dell'immaginazione apre all'invenzione di pratiche politiche e spazi pubblici di

pensiero e azione, contribuendo all’estensione e all’applicazione dei diritti di cittadinanza e dei diritti umani in senso

globale.

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