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Academic year: 2021

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(1)CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE FACOLTÀ DI ECONOMIA R.GOODWIN UNIVERSITÀ DI SIENA PROF.SSA. MARIA ALESSANDRA ROSSI. ALESSANDRA.ROSSI@UNISI.IT. . Innovazione, competitività e crescita. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(2) SCHEMA DELLA LEZIONE. • • • • . Cosa si intende per competitività?. Cosa determina la competitività di lungo periodo?. Le teorie della crescita e l’innovazione. Implicazioni per le politiche pubbliche. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(3) LA NOZIONE DI COMPETITIVITÀ (DI UN PAESE). • A livello intuitivo, la nozione di competitività è legata a:. – Confronto relativo tra tassi di crescita o performance. – Evoluzione dei pattern di commercio internazionale e dei vantaggi competitivi . • Due accezioni principali di competitività. – Competitività di prezzo di breve periodo. • Aumento del tasso di cambio reale. • Diminuzione dei costi unitari di produzione. – Competitività di lungo periodo/tecnologica. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(4) COMPETITIVITÀ DI PREZZO/1. Tasso di cambio nominale: prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale.. Tasso di cambio reale (R): rapporto tra il prezzo del bene di produzione nazionale, espresso in valuta locale, e il prezzo del bene di produzione estera, anch’esso espresso in valuta locale.. R = P1/EP2. P1 prezzo del bene di produzione nazionale in valuta nazionale (es.€). P2 prezzo del bene di produzione estera in valuta estera (es. $). E tasso di cambio nominale (es.€ / $). R. crescente (apprezzamento) indica una diminuzione della competitività . internazionale di prezzo del produttore locale. R. decrescente (deprezzamento) indica un aumento della competitività . internazionale di prezzo del produttore locale. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(5) COMPETITIVITÀ DI PREZZO/2. • La competitività di prezzo può essere ottenuta con: . – Una svalutazione del cambio nominale, ovvero un aumento di E. – una diminuzione del prezzo dei beni di produzione locale (P1) ottenuta mediante riduzione dei costi unitari. • Il deprezzamento del cambio reale si può ottenere con una riduzione del debito (↓debito→↓tasso interesse→↑investimenti all’estero→↓valore valuta nazionale). • Non è una strategia sostenibile nel lungo periodo, infatti: . ↑ prezzi beni importati→↑ inflazione →↓ investimenti interni→↓ produttività. • La riduzione dei costi unitari è una strategia più sostenibile (↓costi→↑esportazioni→ apprezzamento cambio) ma limitata. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(6) I LIMITI DEL CONTENIMENTO DEI COSTI:  IL CASO DEL COSTO DEL LAVORO IN ITALIA/1. Fonte:  US  Government  Department  of  Commerce,  BLS  Novembre  2005  . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(7) I LIMITI DEL CONTENIMENTO DEI COSTI:  IL CASO DEL COSTO DEL LAVORO IN ITALIA/2. Costo del Lavoro Paesi (anno 2005). Cuneo Fiscale. % crescita del PIL (previsioni su crescita media annua 2001-2007). Quota delle esportazioni sul PIL. (Dollari USA a parità di potere di acquisto). Germania. 53.278. 51,8%. 0,9%. 40,2%. Francia. 47.824. 50,1%. 1,7%. 26,3%. Italia. 36.011. 45,4%. 0,8%. 26,3%. EU-15. 42.317. 42.1%. 1,7%. 36,2%. Fon&:  costo  del  lavoro  e  cuneo  fiscale,  OECD  Economic  Outlook  N°  77,  june  2005;  PIL  ed  esportazioni,  Eurostat  StaKsKcal   annex  spring  2006.  . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(8) L’ANDAMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ. Fonte:  US  Government  Department  of  Commerce,  BLS  Novembre  2005  . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(9) COMPETITIVITÀ TECNOLOGICA DI LUNGO TERMINE. • Determinata dall’innovazione, che implica aumento della produttività e delle esportazioni. • È compatibile con: . – prezzi dei prodotti più elevati (indicatori di maggiore qualità). – un valore più elevato della valuta nazionale. • È compatibile con l’idea che le relazioni fra paesi possano essere caratterizzate come un ‘gioco a somma positiva’ piuttosto che un ‘gioco a somma zero’. – Crescita →↑ ‘dimensioni torta’ → possibilità ↑benessere . • Come aumentare la competitività di lungo periodo è la domanda principale che si pone la teoria della crescita. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(10) LE QUESTIONI PRINCIPALI AFFRONTATE  DALLA TEORIA DELLA CRESCITA. • Cosa spiega la crescita delle economie?. • Perché alcune economie crescono più di altre?. • E’ possibile che ci sia convergenza nei tassi di crescita delle diverse economie o i ricchi sono destinati ad essere sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri?. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(11) I PRINCIPALI APPROCCI DELLA TEORIA DELLA CRESCITA. • Le origini: Malthus, Ricardo, Smith. • Approccio keynesiano. – Harrod&Domar. – Kaldor. • Approccio neoclassico. – Esogeno (Solow&Swan). – Endogeno (Romer, Aghion&Howitt, ….). • Approccio evolutivo/neoschumpeteriano. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(12) I PRECURSORI: LA SCUOLA CLASSICA/1. • La questione della crescita era fondamentale nel pensiero degli economisti classici (Smith, Ricardo, Malthus e Mill). • Il motore della crescita è l’investimento. • L’investimento è possibile se il prodotto generato dalla produzione consente di pagare rendite e salari, di rimborsare il capitale circolante iniziale e di generare un surplus rispetto al valore delle risorse impiegate.. • Tale surplus coincide con il profitto dei capitalisti e può essere investito incrementando di anno in anno il capitale impiegato al fine di espandere la produzione.. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(13) I PRECURSORI: LA SCUOLA CLASSICA/2. • In un’economia agricola esiste un fattore fisso - la terra - che determina l’arresto nel corso del tempo del processo di sviluppo. • Ricardo: . – l’espansione della produzione conseguente all’accumulazione di capitale fa sì che terre sempre meno fertili siano messe a coltura.. – la produttività marginale del capitale decresce con l’accumulazione ed arriva al punto in cui nessun profitto viene generato.. • L’economia è destinata a raggiungere uno stato stazionario in cui la crescita si interrompe se altri fattori non intervengono a contrastare la produttività marginale decrescente del capitale.. • Il progresso tecnico sostiene la crescita dopo il suo avvio.. • Smith: l’introduzione di nuove tecnologie (ad es. una maggiore divisione del lavoro) è possibile quando esiste una domanda effettiva sufficientemente ampia.. • Indicazione di policy: la politica economica deve occuparsi principalmente di incoraggiare l’investimento.. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(14) L’APPROCCIO DI HARROD (1939) E DOMAR (1946)/1. • Harrod e Domar si chiedono quale sia il tasso di crescita del reddito compatibile con le condizioni di offerta (produzione) e quale debba essere la crescita della domanda per avere un tasso di crescita bilanciato (NB: scrivono dopo la Grande Depressione). • Il modello che elaborano, in modo indipendente:. – Fa un’ipotesi forte sulla tecnologia: input utilizzabili in proporzioni fisse. – Enfatizza il ruolo cruciale dell’investimento (e del risparmio) . (↑risparmio →↑investimento→↑accumulazione capitale→↑crescita). – Spiega che non c’è alcuna ragione per cui la crescita debba essere necessariamente su un sentiero bilanciato. – Tuttavia, spiega che esiste un sentiero di crescita dell’investimento e dell’economia in grado di generare una crescita bilanciata.. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(15) L’APPROCCIO DI HARROD (1939) E DOMAR (1946)/2. • Tecnologia a coefficienti fissi. Kt/Yt = v. v >0 = intensità capitalistica della produzione. s>0 = propensione marginale al risparmio. • Risparmio. St = sYt. • Equilibrio macroeconomico in economia chiusa. St = It. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(16) L’APPROCCIO DI HARROD (1939) E DOMAR (1946)/3. • Tasso di crescita garantito o di equilibrio (gw). – Si verifica quando le imprese fanno previsioni esatte sulla domanda, calcolano gli incrementi necessari di produzione e fanno gli investimenti corrispondenti. • gw dipende da s (↑s →↑ gw) e da v (↑v →↓ gw) . • Tasso di crescita naturale (gn) = tasso di crescita produttività del lavoro (Δπ/π) + tasso di crescita della forza lavoro ( ΔN/N). • Nulla assicura che gw = gn . – gw < gn → disoccupazione strutturale. • N cresce troppo velocemente, s è insufficiente, la domanda attesa è bassa e I è insufficiente. – gw > gn → depressione. • S e I sono eccessivi, la domanda attesa è alta e si accumula troppo (dato N e tecnologia) . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(17) IMPLICAZIONI PER LA POLITICA ECONOMICA. • La politica economica è importante per stabilizzare l’economia. • Non tutte le variabili su cui si può intervenire sono efficaci:. – N – politiche demografiche – poco efficaci. – Δπ/π – interventi sulla produttività del lavoro (R&S) – efficaci ma di lungo periodo. – s – propensione al risparmio – difficile da influenzare attraverso la politica economica. – v – intensità capitalistica della produzione – più facile da influenzare (es. industria pesante vs. industria leggera). CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(18) LA ‘CONTABILITÀ DELLA CRESCITA’. • Abramovitz (1956) ed altri negli anni ‘50 e ‘60 hanno cercato di scomporre la crescita del PIL a livello empirico . • La crescita del PIL si spiega solo in minima parte (4,7%) con l’aumento della quantità di fattori produttivi (K e L). • La maggior parte della crescita (95,3%) si spiega con un insieme di ‘fattori invisibili’ – il ‘residuo’:. – – – – – – . Organizzazione del lavoro e della produzione. Economie di scala. Investimento in R&S e uso di conoscenze più avanzate. Formazione dei lavoratori. Caratteristiche istituzionali. …. • Il ‘residuo’ è spesso chiamato la ‘produttività totale dei fattori’ (Total Factor Productivity - TFP). CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(19) IL MODELLO DI SOLOW (1954)/1. • Solow riporta il progresso tecnologico al centro dell’analisi della crescita. – Abbandona l’ipotesi di fattori in proporzioni fisse. – Introduce la possibilità di perfetta sostituibilità fra gli input. – Ipotizza che il progresso tecnologico (esogeno) determina la crescita determinando innovazioni negli strumenti e nelle tecniche di produzione. • Diversamente da Harrod e Domar, Solow conclude che l’accumulazione capitalistica non è sufficiente a garantire la crescita del reddito pro-capite, in assenza di progresso tecnico. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(20) IL MODELLO DI SOLOW (1954)/2. • Assunzioni di base:. – Funzione di produzione con:. • Rendimenti di scala costanti. • la produttività marginale del lavoro e del capitale decrescenti. – Concorrenza perfetta. – Tecnologia esogena (‘manna dal cielo’). – Tecnologia come "free good” (costo di accesso alla tecnologia = 0). CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(21) IL MODELLO DI SOLOW (1954)/2. • Implicazioni:. – Il sistema dei prezzi è in grado di rendere coerenti le scelte degli agenti economici con il raggiungimento e la permanenza su un sentiero di crescita bilanciato;. – Lungo periodo: dal momento che il capitale fisso ha una produttività marginale descrescente, e in assenza di progresso tecnologico, c’è convergenza delle economie su un unico sentiero di crescita di lungo periodo – lo stato stazionario – determinato dalla disponibilità di forza lavoro e dal progresso tecnico;. • ↑K → ↓incentivo ad investire. • I paesi poveri hanno <K e quindi > incentivo ad investire e a crescere. – Breve periodo: si possono avere tassi di crescita al di sopra del tasso stabile di lungo periodo utilizzando in modo più efficiente il capitale ed il lavoro, data la tecnologia. . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(22) IMPLICAZIONI PER LE POLITICHE PUBBLICHE . • Il modello di Solow porta ad un risultato per certi versi paradossale:. – Individua nel progresso tecnologico la chiave della crescita. – Ma, assumendo produttività marginale decrescente dei fattori e convergenza, suggerisce che l’intervento di politica economica è inutile e che si debbano lasciar operare le forze del mercato. – Inoltre, ipotizzando che il progresso tecnologico è esogeno, non esplora la cruciale questione di come possa essere stimolato il progresso tecnologico. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(23) NEW GROWTH THEORY O TEORIA DELLA CRESCITA ENDOGENA/1. • Le teorie della crescita endogena cercano di individuare fattori endogeni (quindi: modificabili) che determinano il progresso tecnologico e dunque la crescita. • La crescita economica è garantita dalla presenza di esternalità positive derivanti dalla conoscenza tecnologica che comportano rendimenti di scala crescenti anche in presenza di produttività marginale decrescente dei fattori. • La funzione di produzione tipica di questi modelli è:. Y = F(A, K, L). • dove A sono le conoscenze tecnologiche e i rendimenti crescenti di scala si hanno solo se si considera la presenza di A. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(24) NEW GROWTH THEORY O TEORIA DELLA CRESCITA ENDOGENA/2. • Le conoscenze tecnologiche possono avere diverse forme. – Conoscenze incorporate nel capitale fisico attraverso il learning by doing ed imitabili da altre imprese (Romer, 1986). – Capitale umano (Lucas, 1988). – Stock di idee prodotte dall’attività di R&S (Romer, 1990). • Le conoscenze tecnologiche sono, almeno in parte, non escludibili e possono essere accumulate . • L’accumulazione delle conoscenze complementari al capitale fisico dipende dalle scelte degli agenti economici del sistema (è endogena all’economia) ed evita che la crescita rallenti nel corso del tempo.. • esistenza di una divergenza nell’equilibrio di lungo periodo fra i diversi sistemi economici. Le economie con condizioni iniziali migliori sono destinate a prevalere, anche nel lungo periodo, su quelle già in partenza svantaggiate.. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(25) DUE TIPI DI MODELLI. • Modelli di ‘scala di qualità’ o differenziazione verticale (es. Aghion e Howitt, 1992). – Ogni innovazione successiva rimpiazza la precedente. – Le imprese hanno un monopolio temporaneo che svanisce se un’altra impresa introduce un’innovazione. – Le conoscenze si diffondono in modo intertemporale da un innovatore al successivo. • Modelli di ‘varietà di beni’ o differenziazione orizzontale (es. Romer, 1990). – L’innovazione introduce nuovi beni capitale in concorrenza con i beni precedenti. – Le imprese competono per produrre tali innovazioni. – Le innovazioni aumentano il livello generale delle conoscenze disponibili nell’economia. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(26) GENERAL PURPOSE TECHNOLOGIES E CRESCITA (HELPMAN, 1998). • GPT indicano tecnologie pervasive che influenzano intere economie (es. motore a vapore, elettricità, ICT). • Implicano la diffusione nell’economia di molti beni (capitali) intermedi. • Sono associati ad una crescita ciclica. – Fase di bassa crescita: GPT scoperta ma non operativa perché non sono ancora sufficientemente diffusi i beni intermedi necessari. – Fase di alta crescita: GPT pienamente sviluppata per la presenza di molti beni capitali, soppianta vecchia GPT. • Questa teoria ha elementi in comune con alcuni aspetti della teoria evolutiva (v. sotto) . CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(27) IMPLICAZIONI PER LE POLITICHE PUBBLICHE. • La concorrenza non è sufficiente ad assicurare l’ottimo sociale per via della presenza di esternalità (le scelte individuali non prendono in considerazione gli effetti positivi sugli altri agenti economici). • L’intervento pubblico può (deve) correggere il problema di esternalità introducendo stimoli all’investimento in conoscenza . • Forme di intervento:. – – – – – – . Incentivi all’investimento in capitale fisico e umano. Protezione dei diritti di proprietà (sia fisici che intellettuali). Stabilità del quadro macroeconomico. Stabilità e qualità delle istituzioni finanziarie. Apertura dei mercati agli scambi (per internalizzare spillover). Importanza degli assetti istituzionali (che influenzano le scelte individuali). CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(28) MODELLI DI CRESCITA CUMULATIVA O NEO-KEYNESIANI. • Lo sviluppo è caratterizzato dall’esistenza di circoli viziosi o virtuosi di causazione cumulativa che causano crescita economica permanentemente accelerata o rallentata.. • Importante modifica delle assunzioni: la conoscenza non è un “free good” ma è di proprietà di chi la crea. • Le economie tendono a percorrere sentieri di crescita divergenti:. – I paesi che riescono a generare un circolo virtuoso cresceranno a tassi crescenti;. – I paesi intrappolati in un circolo vizioso cresceranno a tassi via via decrescenti.. • Si tratta di modelli di equilibrio economico parziale perché necessitano dell’ipotesi che le risorse necessarie a sostenere i cicli virtuosi:. – siano disponibili ed inutilizzate nell’economia (es. disoccupazione) . – oppure possano essere permanentemente “importate” da altre economie.. • Il processo di crescita in questo contesto viene avviato e sostenuto dalla domanda estera.. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(29) L’APPROCCIO EVOLUTIVO ALLA CRESCITA:  RIPASSO DEGLI ELEMENTI CHIAVE. • Razionalità limitata e routines. • Incertezza forte. • La crescita è spiegata da:. – Selezione (mercati). – Generazione di novità (innovazione). • L’insieme di possibilità di produzione è limitato:. – Paradigmi tecnologici. – Traiettorie tecnologiche – governate da circostanze specifiche. • Eterogeneità delle imprese rispetto alle scelte tecnologiche e alle attività di ricerca. • Lo stimolo all’innovazione viene dalla riduzione del tasso di rendimento di un’impresa al di sotto di un certo valore. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(30) L’APPROCCIO EVOLUTIVO ALLA CRESCITA: IMPLICAZIONI. Differenze rispetto all’approccio neoclassico:. • Instabilità temporale del cambiamento tecnologico → l’economia tende a gravitare lontano dallo stato stazionario. • I processi di crescita non sono deterministici, ma influenzati da fattori causali. • L’innovazione tecnologica può introdurre dinamiche discontinue (cfr. ‘sciami’ di Schumpeter, ‘onde lunghe’, gruppi di innovazioni complementari). • Anche l’approccio evolutivo ritiene importanti le politiche pubbliche, ma sottolinea che esse comportano forti complementarietà e che quindi è difficile prevederne esattamente gli impatti. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(31) CONCENTRAZIONE DELLE INNOVAZIONI, CICLI E CRESCITA. Introduzione innovazione e rapido progresso. Riduzione delle opportunità tecnologiche. Fase di normalizzazione, in cui i profitti Schumpeteriani si riducono progressivamente. Il tasso di crescita economica varia nel tempo in funzione del tasso di innovazione, generando cicli. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

(32) METODOLOGIA DI ANALISI. • I modelli evolutivi ricorrono molto alle simulazioni, per analizzare gli effetti della eterogeneità delle imprese. • Nelson e Winter (1982). – Le imprese utilizzano tecniche produttive con un rapporto fisso tra capitale e lavoro.. – Varietà introdotta con attività di ricerca. • Ricerca locale (possibilità di successo che diminuisce in funzione della distanza tecnologica con le tecnologie esistenti). • Ricerca imitativa (tecniche impiegate dalle altre imprese).. – Simulato al computer con i dati di Solow fornisce risultati qualitativamente simili. • Modelli “history-friendly” (Malerba et al., 1999).. – Partono dalla descrizione delle variabili di settore (crescita, concentrazione, occupazione) e attraverso simulazioni descrivono le dinamiche (insieme ristretto di valori di riferimento).. CORSO DI POLITICA ECONOMICA PER L’INNOVAZIONE . Prof. M.A.Rossi.

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