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DIOCESI DI NUORO VEGLIA DI PREGHIERA PER IL PAPA E PER LA CHIESA. 28 febbraio a cura di don Gianfranco Nieddu

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DIOCESI DI NUORO

VEGLIA DI PREGHIERA

PER IL PAPA E

PER LA CHIESA

28 febbraio 2013

a cura di don Gianfranco Nieddu

(2)

Il celebrante apre la celebrazione:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

L’assemblea risponde:

Amen.

Il celebrante saluta il popolo:

La grazia e la pace di Dio nostro Padre

e del Signore nostro Gesù cristo, sia con tutti voi.

Assemblea:

E con il tuo spirito.

Il celebrante dice:

In un momento tanto delicato per la Chiesa, fiduciosi nella promessa del Signore Gesù che non fa mancare la sua assistenza e la sua guida amorevole per il suo gregge, ci ritroviamo insieme per elevare a Dio la preghiera per la Chiesa e per il Papa, rendere grazie per il dono di Benedetto XVI e supplicare il Signore perché doni alla Chiesa un nuovo Pastore secondo il suo cuore.

Preghiamo.

O Dio,

luce e pastore dei credenti

che hai chiamato papa Benedetto XVI

ad illuminare la comunità cristiana con la Parola e a formarla con la testimonianza della vita,

fa’ che custodiamo la fede che ci ha trasmesso e seguiamo la via che ha tracciato

con l’esempio nel suo ministero petrino.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Assemblea:

Amen.

[

Esposizione  del  SS.  Sacramento

]

 

(3)

Dalla  Chiesa  saliva  incessantemente  a  Dio     una  preghiera  per  Pietro  

Celebrante:

Papa Benedetto XVI ci ha donato un grande insegnamento: “resterò accanto a voi, anche se nascosto al mondo”: oggi noi tutti [presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, consacrate, movimenti ecclesiali e fedeli laici], in unione al nostro vescovo, e idealmente con tutta la Chiesa, ci ritroviamo per esprimergli piena comunione di affetto e filiale vicinanza in quest'ora di grande sofferenza. Ma più che una solidarietà generica, vorremmo esprimere a lui la nostra gratitudine profonda per ciò che egli testimonia; per la sua storia arrivata limpida e fedele ad oggi; per la sensibilità che si incontra nelle sue parole, nei suoi libri, nei discorsi e nelle Encicliche. Una sensibilità che va diritta alle domande e ai dubbi dei cristiani di questo momento storico. Noi sappiamo bene che egli paga oggi, anche per noi tutti, la radicale opposizione della Chiesa alla mentalità del "mondo". La pretesa cristiana di insegnare un altro senso della vita e tutta un’altra logica, alimenta una tale ostilità che cova e lievita, e a tratti sbuca alla superficie. È la fedeltà al «non conformatevi» di Paolo, il duro antico nodo dello scontro. Quel «non conformatevi» che vede nel Papa un testimone tenace. Questo momento di preghiera ci riporti stasera alle nostre radici, al ricordo dell’esperienza e del rapporto dei primi cristiani con Pietro.

Dal libro degli Atti degli Apostoli 12,1-11

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.

Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse:

«Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse:

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«Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo ...

Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Parola di Dio.

Assemblea:

Rendiamo grazie a Dio.

Canto: IL SIGNORE E’ IL MIO PASTORE Il Signore è il mio pastore:

nulla manca ad ogni attesa;

in verdissimi prati mi pasce, mi disseta a placide acque.

È il ristoro dell'anima mia, in sentieri diritti mi guida

per amore del santo suo nome, dietro lui mi sento sicuro.

Pur se andassi per valle oscura non avrò a temere alcun male:

perché sempre mi sei vicino, mi sostieni col tuo vincastro.

Quale mensa per me tu prepari sotto gli occhi dei miei nemici!

E di olio mi ungi il capo:

il mio calice è colmo di ebbrezza!

Bontà e grazia mi sono compagne quanto dura il mio cammino:

io starò nella casa di Dio

lungo tutto il migrare dei giorni.

Silenzio di meditazione Dal Discorso sull’Ordinazione Episcopale di S. Agostino

(Discorso 340)

Come conviene a noi di essere scrupolosamente solleciti a pregare la misericordia di Dio per la vostra salvezza, così è opportuno che anche voi siate intenti a pregare il Signore per noi [...] Evidentemente, come noi dobbiamo riflettere con grande timore e apprensione in qual maniera poter adempiere senza biasimo l'ufficio pontificale, così anche voi dovete studiarvi di avere umile obbedienza in riferimento a tutte le cose che vi siano state prescritte. Di conseguenza, preghiamo insieme, dilettissimi, perché il mio episcopato giovi a me ed a voi: a me infatti gioverà se dirò le cose che si devono fare; gioverà a voi, purché mettiate in pratica quanto ascoltate. D'altra parte, se avremo pregato di continuo noi per voi e voi per noi, con perfetto slancio di carità, con l'aiuto dei Signore, raggiungeremo felicemente la beatitudine eterna. Che si degni concederla egli che vive e regna per i secoli dei secoli.

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Silenzio di meditazione Celebrante:

O Dio, che hai chiamato alla fede i nostri padri con la predicazione degli Apostoli,

donaci di onorare sempre con la coerenza di vita, secondo l’insegnamento di papa Benedetto XVI, il dono di chiamarci cristiani.

Per Cristo nostro Signore.

Assemblea:

Amen.

Vogliamo  seguire  Dio  o  l’io?  

Celebrante:

Papa Benedetto XVI ci ha invitati a puntare cuore e mente a Cristo, il Vero ed Unico Pastore. Lo ha fatto con le parole forti e convinte del suo penultimo Angelus: “siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?”. Nessuno può dire: ho la verità - questa è l’obiezione che si muove - e, giustamente, nessuno può avere la verità.

È la Verità che ci possiede, è qualcosa di vivente! Noi non siamo suoi possessori, bensì siamo afferrati da Lei. Solo se ci lasciamo guidare e muovere da Lei, rimaniamo in Lei, solo se siamo, con lei e in lei, pellegrini della verità, allora è in noi e per noi Dobbiamo imparare a farci muovere da Lei, a farci condurre da Lei. E allora brillerà di nuovo: se essa stessa ci conduce e ci compenetra.

Questo è portare la gioia di essere cristiani in tutti gli ambienti della vita quotidiana.

Dal vangelo secondo Luca 4,1-13

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto:

“Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà

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tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore.

Assemblea:

Lode a te, o Cristo.

Canto: SEI TU SIGNORE IL PANE Sei tu, Signore, il pane,

tu cibo sei per noi.

Risorto a vita nuova, sei vivo in mezzo a noi.

Nell’ultima sua cena Gesù si dona ai suoi:

«Prendete pane e vino, la vita mia per voi».

Verranno i cieli nuovi, la terra fiorirà.

Vivremo da fratelli:

la Chiesa è carità.

Silenzio di meditazione Celebrante:

Papa Benedetto, come l’Apostolo Paolo, ha condotto a termine la sua corsa e il servizio che gli fu affidato dal Signore Gesù di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio. Gli esprimiamo la nostra profonda gratitudine per l’alto magistero con cui ha guidato la Chiesa di Cristo e per il nobile gesto di umiltà e coraggio che lascia in eredità al popolo di Dio.

La nostra preghiera, ora, continua affinché la luce di Cristo si rifletta sul volto della Chiesa e su di essa si effonda ancora una volta la potenza dello Spirito Santo. Ascoltiamo ora l’insegnamento della costituzione conciliare Lumen Gentium e di Benedetto XVI sulla natura e la missione della Chiesa.

Dalla Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II

Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il

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Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo.

Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino.

Per una analogia che non è senza valore, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cfr. Ef 4,16).

Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15).

Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica. Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo « che era di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo » (Fil 2,6-7) e per noi « da ricco che era si fece povero » (2 Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l'umiltà e l'abnegazione. Come

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Cristo infatti è stato inviato dal Padre « ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito » (Lc 4,18), « a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, « santo, innocente, immacolato » (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr. 2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr. Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa « prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio », annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce.

Silenzio di meditazione Dalle Catechesi di Benedetto XVI

Le note caratteristiche della Chiesa rispondono al disegno divino, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica: «È Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche» (n. 811). Nello specifico, la Chiesa è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità. Mentre la missione di Gesù nella sua vita terrena era limitata al popolo giudaico, «alle pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 15,24), era tuttavia orientata dall’inizio a portare a tutti i popoli la luce del Vangelo e a far entrare tutte le nazioni nel Regno di Dio. Davanti alla fede del Centurione a Cafarnao, Gesù esclama: «Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli» (Mt 8,11).

Questa prospettiva universalistica affiora, tra l’altro, dalla presentazione che Gesù fece di se stesso non solo come «Figlio di Davide», ma come «figlio dell’uomo» (Mc 10,33).

Gesù poi invia la sua Chiesa non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo, come esprime bene il Concilio Vaticano II nella Costituzione

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dogmatica Lumen gentium: «Tutti gli uomini sono chiamati a far parte del nuovo Popolo di Dio. Perciò questo Popolo, restando uno e unico, deve estendersi a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si compia il disegno della volontà di Dio» (n. 13). L’universalità della Chiesa attinge quindi all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio. Così, la Chiesa, fin dai suoi inizi, abbraccia tutto l’universo. Gli Apostoli rendono testimonianza a Cristo rivolgendosi a uomini provenienti da tutta la terra e ciascuno li comprende come se parlassero nella sua lingua nativa (cfr At 2,7-8). Da quel giorno la Chiesa con la «forza dello Spirito Santo», secondo la promessa di Gesù, annuncia il Signore morto e risorto «a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (At 1,8). La missione universale della Chiesa, pertanto, non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura»

(Mc 16,15); «fate discepoli i popoli tutti», dice il Signore (Mt 28,19).

Con queste parole Gesù invia gli Apostoli a tutte le creature, perché giunga dovunque l’azione salvifica di Dio. Ma se guardiamo al momento dell’ascensione di Gesù al Cielo, narrata negli Atti degli Apostoli, vediamo che i discepoli sono ancora chiusi nella loro visione, pensano alla restaurazione di un nuovo regno davidico, e domandano al Signore: «è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?» (At 1,6). E come risponde Gesù? Risponde aprendo i loro orizzonti e donando loro la promessa e un compito: promette che saranno ricolmi della potenza dello Spirito Santo e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere, per aprirsi al Regno universale di Dio. E agli inizi del cammino della Chiesa, gli Apostoli e i discepoli partono senza alcuna sicurezza umana, ma con l’unica forza dello Spirito Santo, del Vangelo e della fede. È il fermento che si sparge nel mondo, entra nelle diverse vicende e nei molteplici contesti culturali e sociali, ma rimane un’unica Chiesa. Intorno agli Apostoli fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono «la» Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale. E quando gli Apostoli

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parlano di Chiesa, non parlano di una propria comunità, parlano della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità.

Celebrante:

Concludiamo la nostra preghiera facendo memoria della professione di fede dell’Apostolo Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente” e invocando la protezione del Signore su colui che sarà chiamato a essere il successore di Pietro e guidare il popolo di Dio nella verità e nella carità.

Dal vangelo secondo Matteo 16,13-23

In quel tempo Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Parola del Signore.

Assemblea:

Lode a te, o Cristo.

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Dal discorso di Benedetto XVI ai parroci e al clero di Roma

E’ per me un dono particolare della Provvidenza che, prima di lasciare il ministero petrino, possa ancora vedere il mio clero, il clero di Roma.

E’ sempre una grande gioia vedere come la Chiesa vive, come a Roma la Chiesa è vivente; ci sono Pastori che, nello spirito del Pastore supremo, guidano il gregge del Signore. E’ un clero realmente cattolico, universale, e questo risponde all’essenza della Chiesa di Roma: portare in sé l’universalità, la cattolicità di tutte le genti, di tutte le razze, di tutte le culture. Nello stesso tempo, sono molto grato al Cardinale Vicario che aiuta a risvegliare, a ritrovare le vocazioni nella stessa Roma, perché se Roma, da una parte, dev’essere la città dell’universalità, dev’essere anche una città con una propria forte e robusta fede, dalla quale nascono anche vocazioni. E sono convinto che, con l’aiuto del Signore, possiamo trovare le vocazioni che Egli stesso ci dà, guidarle, aiutarle a maturare, e così servire per il lavoro nella vigna del Signore.

Oggi avete confessato davanti alla tomba di san Pietro il Credo:

nell’Anno della fede, mi sembra un atto molto opportuno, necessario forse, che il clero di Roma si riunisca sulla tomba dell’Apostolo al quale il Signore ha detto: “A te affido la mia Chiesa. Sopra di te costruisco la mia Chiesa” (cfr Mt 16,18-19). Davanti al Signore, insieme con Pietro, avete confessato: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo” (cfr Mt 16,15-16). Così cresce la Chiesa: insieme con Pietro, confessare Cristo, seguire Cristo. E facciamo questo sempre. Io sono molto grato per la vostra preghiera, che ho sentito – l’ho detto mercoledì – quasi fisicamente. Anche se adesso mi ritiro, nella preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimango nascosto.

Silenzio di meditazione Celebrante:

Ora, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo con le quali un giorno ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?

Assemblea:

Credo.

Celebrante:

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Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?

Assemblea:

Credo.

Celebrante:

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?

Assemblea:

Credo.

Celebrante e assemblea insieme dicono:

Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

Celebrante:

Con la preghiera che il Signore Gesù ha posto nei nostri cuori e sulle nostre labbra e che ci è stata consegnata con il Battesimo rinnoviamo la nostra adesione a Dio e al suo Vangelo: Padre nostro…

Celebrante:

Preghiamo.

O Dio, pastore eterno,

che governi il tuo popolo con sollecitudine di padre, dona alla tua Chiesa

un pontefice a te accetto per santità di vita,

interamente consacrato al servizio del tuo popolo.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Assemblea:

Amen.

[

Tantum  ergo  e  benedizione  eucaristica

]    

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oppure:

Celebrante:

Il Signore sia con voi.

Assemblea:

E con il tuo Spirito.

Celebrante:

Dio onnipotente, che ci ha fatto rinascere alla vita nuova dall’acqua e dallo Spirito Santo, vi benedica perché, sempre e dovunque, siate membra vive del suo popolo. Per Cristo nostro Signore.

Assemblea:

Amen.

Celebrante:

E vi doni la sua pace Dio onnipotente, Padre e Figlio X e Spirito Santo.

Assemblea:

Amen.

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