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Comune di SAVONA (Provincia di Savona)

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Academic year: 2022

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Comune di SAVONA

(Provincia di Savona)

EVENTO ALLUVIONALE 23-24 NOVEMBRE 2019 LAVORI RIPRISTINO IN REGIME DI SOMMA URGENZA

VIA SAN NAZARIO – SNAZ2

RELAZIONE TECNICA

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RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA 1. PREMESSA

Nei giorni 23 e 24 novembre 2019 il territorio del Comune di Savona è stato interessato da una fortissima perturbazione atmosferica, con piogge di fortissima intensità ed elevata cumulabilità che hanno creato diffusi dissesti, frane e smottamenti con notevoli disagi e danni alle infrastrutture viarie su tutto il territorio comunale; le piogge hanno interessato un territorio già saturo e sottoposto a particolare stress a seguito delle piogge cadute nei primi 20 giorni del mese di novembre.

In questa sede si sono presi in esame i dissesti manifestatisi a carico della Via San Nazario, che a causa delle precarie condizioni del fondo stradale e la presenza di cedimenti locali diffusi, era già stata interdetta al transito con precedenti ordinanze sindacali (nello specifico la n. 60 del 22/08/2018 e la n. 382 del 11/04/2019).

In particolare, a seguito dei suddetti eventi meteorici lungo la via San Nazario si è verificato un diffuso peggioramento di numerose criticità determinate da dissesti del fondo stradale, locali cedimenti del ciglio di valle, caduta di materiale detritico lungo il piano viario, unitamente al crollo di un intero tratto della carreggiata stradale in corrispondenza del mappale 459 (foglio catastale 44, CT).

Il Comune di Savona con Verbale di Somma Urgenza del 28/11/2019 ha incaricato l’Ing. Desalvo Roberto (StAigeS Ingegneria s.r.l.) di individuare i lavori necessari per il ripristino delle condizioni di sicurezza della strada vicinale nel tratto denominato SNAZ 2, come indicato nel Verbale di Somma Urgenza citato.

In accordo con il Comune di Savona il suddetto tecnico ha richiesto al sottoscritto di individuare le problematiche geologiche e definire specificatamente le caratteristiche stratigrafiche e geotecniche di due specifici tratti di strada su cui saranno realizzati gli interventi di mitigazione del rischio denominati “SNAZ2 - Interventi 1, 2 e 3”.

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

L’indagine fa riferimento ai seguenti disposti normativi:

 Decreto Ministeriale 17.01.2018 Testo Unitario – Norme Tecniche per le Costruzioni

 Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche per le costruzioni” di cui al D.M.14 gennaio 2008. Circolare 2 febbraio 2009

 Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Pericolosità sismica e Criteri per la classificazione sismica del territorio nazionale. Allegato al voto n.36 del 27.07.2007

 Eurocodice 8 (1988) Indicazioni progettuali per la resistenza fisica delle strutture- Parte 5:

Fondazioni, strutture di contenimento ed aspetti geotecnici (stesura finale 2003)

 Eurocodice 7.1 (1997) -Progettazione geotecnica – Parte I : Regole Generali. – UNI

 Eurocodice 7.2 (2002) –Progettazione geotecnica- Parte II : Progettazione assistita da prove di laboratorio (2002). UNI

 Eurocodice 7.3 (2002) –Progettazione geotecnica- Parte II : Progettazione assistita con prove in sito (2002). UNI

 L.R. n L.R. n°4/99 della Regione Liguria

 D.G.R. n°216 del 17/03/2017 della Regione Liguria

 Piano di Bacino “Torrente Letimbro”

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3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CARTOGRAFICO

I tre tratti stradali interessati si sviluppano nella zona di testata del rio Corsiggi (Intervento 1 e 2) e del rio Repusseno (Intervento 3), affluenti di sinistra del Torrente Letimbro, in corrispondenza della zona collinare posta nella porzione settentrionale del territorio comunale, come meglio identificato sullo stralcio della Carta Tecnica Regionale 229060, scala 1:10.000 e nella fotografia aerea allegate qui di seguito.

Intervento 2

Intervento 3

Carta Tecnica Regionale Intervento 2

Intervento 3

Foto aerea Intervento 1

Intervento 1

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Dal Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) dell’ISPRA, aggiornato per la Liguria al 2016, risulta che nella testata del rio Corsiggi sia censita un’area soggetta a crolli o a frane superficiali diffuse, identificativo 0090025600, codice frana 0090025600, come da cartografia qui di seguito allegata.

La carta geomorfologica del PUC di Savona, risalente al 1988 rileva la presenza di:

Intervento 2 Intervento 3

Intervento 2 Intervento 3

Intervento 1

Intervento 1

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La più recente carta litotecnica (2011) riporta la seguente situazione:

La Carta della Suscettività al Dissesto del Piano di Bacino, classifica l’area di intervento 1 in PG2 (suscettività al dissesto media) mentre le aree degli altri 2 interventi sono in classe PG1.

Tutta la strada si sviluppa in area sottoposta a vincolo per scopi idrogeologici.

Intervento 2 Intervento 3

Intervento 2 Intervento 3

Intervento 1

Intervento 1

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4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO

Sotto il profilo morfologico la Via San Nazario si snoda su un versante molto articolato in una sequenza di dossi e vallecola più o meno incise, con inclinazione dell’ordine di 30-35 gradi che costituiscono rispettivamente a levante, la testata del rio Corseggi, ed a ponente, quella del Rio Repusseno.

I deflussi superficiali sono solo in parte organizzati in solchi di ruscellamento concentrato, ma la forte pendenza e l’accentuata acclività favoriscono anche fenomeni di ruscellamento diffuso.

La strada taglia trasversalmente il versante ed intercetta parte di tali deflussi; la stessa è priva di vere e proprie opere di presidio, quali muri di sostegno e/o di contenimento a monte e a valle e dotata di opere di attraversamento per i deflussi solo in corrispondenza delle maggiori concavità. Essa risulta inoltre chiaramente deficitaria anche per quel che riguarda la regimazione delle acque provenienti dal versante, per ruscellamento diffuso.

Il versante risulta essere costituito da un’ossatura rocciosa costituito da quelli che la Carta Geologica Regionale con elementi di Geomorfologia (CGR) sc. 1:25000 - tav. 229.4 – Savona individua come paragneiss e micascisti polimetamorfici in facies anfibolitica intercalate con anfiboliti vere e proprie.

I paragneiss sono rocce a tessitura finemente scistosa, talora altamente micacei, spesso costituiti da meta-peliti e meta-areniti associate e spesso intercalate alle anfiboliti. Queste ultime risultano caratterizzate da una tessitura listata, di colore da grigio-verde a verde oliva, con frequenti livelli biancastri. Si tratta comunque di rocce del basamento cristallino del Savonese, ricche in quarzo ed in miche di mesozona o di epizona, marcatamente listate e fortemente interessate da sistemi di fratturazione a giacitura dispersa.

Si tratta di litotipi strettamente associati, caratterizzati da intensa alterazione e marcata fratturazione, talora cataclasati, che sono stati oggetto di fenomenologie tettoniche di varia epoca manifestatesi, in funzione della reazione fragile del litotipo, con l'instaurarsi di numerosi sistemi di fratturazione e faglie. Di conseguenza la roccia mostra una tendenza all'alterazione e una più marcata tendenza alla disarticolazione in prismi le cui caratteristiche geometriche risultano strettamente legate alla frequenza delle famiglie di discontinuità dell'ammasso roccioso.

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Tali caratteristiche facilitano la formazione di coltri eluviali e di orizzonti superficiali del substrato particolarmente disarticolati e potenti, e allo stesso modo favoriscono l’innescarsi di fenomeni di tipo gravitativo con la formazione di coltri detritiche più o meno potenti ed estese.

Dette condizioni sono del resto confermate dalle allegate cartografie, che evidenziano una marcata propensione al dissesto con diffusi fenomeni gravitativi di tipo areale e/o puntuale e vere e proprie frane attive sul versante sotteso dalla Via San Nazario.

L’articolazione del versante in una sequenza di dossi e vallecole fa sì che i deflussi superficiali si sviluppino prevalentemente lungo i solchi di ruscellamento; tttavia, l’acclività del versante fa si che sui fianchi degli impluvi i deflussi savvengano per ruscellamento diffuso.

Va inoltre messo in luce che la strada comunale taglia trasversalmente il versante ed intercetta tutti i deflussi provenienti da monte. La strada non risulta dotata né di opere di presidio delle scarpate artificiali ricavate lungo il lato di monte, e risulta carente di opere di regimazione delle acque meteoriche provenienti da monte o cadenti sulla stessa sede stradale, fatto salvo per qualche attraveraamento di vallecola.

Per quanto riguarda le acque subsuperficiali, si ritiene che una falda idrica temporanea e limitata a flussi presenti in corrispondenza ed a seguito di eventi meteorici importanti e persistenti; essa è localizzata nel livello detritico grossolano e nella porzione più disarticolata del substrato roccioso, stante la permeabilità per porosità dei materiali sciolti che costituiscono le coltri sciolte di copertura.

5. DISSESTI E CONSEGUENTI INTERVENTI PREVISTI

Si mette in luce che le numerose criticità presenti lungo la Via San Nazario non sono facilmente risolvibili se non con interventi di entità significativa; gli interventi previsti in questa sede, in regime di somma urgenza, hanno pertanto lo scopo prioritario di consentire il ripristino della viabilità attraverso la realizzazione di opere che garantiscano la messa in sicurezza di locali dissesti del ciglio di valle, unitamente alla sistemazione del fondo stradale e al miglioramento delle condizioni di regimazione delle acque bianche, ad oggi deficitaria.

Ulteriori interventi potranno essere individuati e programmati in una dimensione temporale più ampia, per risolvere le criticità esistenti e pregresse e per prevenire dissesti futuri a seguito di eventi piovosi similari a quelli manifestatisi negli scorsi giorni.

In questa sede ci si limita pertanto ad esaminare le criticità che verranno interessate dai lavori in somma urgenza. L’allegata documentazione fotografica fornisce un ulteriore ausilio alla comprensione di quanto verrà descritto qui di seguito.

Intervento 1

Nel tratto individuato con l’intervento 1, la problematica individuata è costituita da un impluvio in cui si sviluppa un solco di ruscellamento concentrato che, in assenza di opere di attraversamento stradale, accumula il materiale mobilizzato in corrispondenza della sede stradale; le acque defluiscono a valle e si infiltrano nel rilevato stradale, con conseguente cedimento della banchina (cfr. Intervento 1 - Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:100).

E’ prevista la realizzazione di un nuovo attraversamento sottostradale in corrispondenza del compluvio naturale, e consolidare il ciglio di valle, regolarizzando in tal modo i deflussi in corrispondenza dell’impluvio, limitando il trasporto di materiale detritico sulla carreggiata stradale ed evitando possibili nuovi dissesti al ciglio di valle.

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Intervento 2

Nel tratto stradale identificato con l’intervento 2, sono presenti alcune criticità sottolineate da evidenti indicatori morfologici (cfr. Intervento 2 - Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:200):

- la marcata pendenza della scarpata sottostrada, con locali inclinazioni anche dell’ordine di 50- 60°, per altezze plurimetriche;

- la presenza di vegetazione arborea marcatamente inclinata verso valle;

- evidenti lesioni lungo tutto il margine di valle della sede stradale, con cedimenti e richiami che talora si sviluppano anche fino quasi alla mezzeria;

- marcato disordine e carenza nella regimazione dei deflussi in corrispondenza di due canaloni che convergono verso la zona centrale del tratto di interesse, con accumulo del materiale mobilizzato, ristagno delle acque ed impregnazione del terreno.

Nella situazione di dissesto attuale dei luoghi e considerate le cause che la hanno indotta e provocata, le criticità evidenziate sono suscettibili di estendersi e peggiorare. In particolare:

1 - E' evidente che eventuali piogge di una certa intensità potrebbero mobilizzare i materiali più esterni e a minor grado di addensamento presenti lungo le scarpate.

2 – I cedimenti presenti lungo la strada e le fessurazioni evidenziano cigli di distacco in condizioni di quiescenza con evidenti sintomi di arretramento in atto e potenziali.

3 - Nuovi eventi piovosi, soprattutto per gli scarichi idrici disordinati presenti all’intorno dell’area che si riversano nell’area dissestata, potrebbero provocare ulteriori mobilizzazioni dei materiali, con ampliamento del fenomeno verso monte, comportando l’inevitabile crollo della sede stradale.

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E’ prevista la realizzazione di due tratti di cordoli stradali fondati su micropali, necessari per la stabilizzazione di altrettanti tratti del ciglio di valle: i cordoli saranno dotati in testa di una nuova barriera stradale.

Intervento 3

Nel tratto stradale identificato con l’intervento 3 (cfr. Intervento 3 - Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:200) la problematica è ancora costituita dal cedimento della banchina di valle, con una scarpata marcatamente acclive, in condizioni di equilibrio limite, suscettibile, in caso di nuovi eventi meteorici, di collassare con conseguente crollo della sede stradale, in questo tratto particolarmente ristretta.

Analogamente a quanto evidenziato per la situazione dell’intervento precedente, anche in questo caso la situazione di dissesto attuale dei luoghi e le criticità evidenziate sono suscettibili di estendersi e peggiorare. In particolare:

1 - E' evidente che eventuali piogge di una certa intensità potrebbero mobilizzare i materiali più esterni e a minor grado di addensamento presenti lungo le scarpate.

2 – I cedimenti presenti lungo la strada e le fessurazioni evidenziano cigli di distacco in condizioni di quiescenza con evidenti sintomi di arretramento in atto e potenziali.

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3 - Nuovi eventi piovosi, soprattutto per gli scarichi idrici disordinati presenti all’intorno dell’area che si riversano nell’area dissestata, potrebbero provocare ulteriori mobilizzazioni dei materiali, con ampliamento del fenomeno verso monte, comportando l’inevitabile crollo della sede stradale.

E’ prevista la realizzazione di due tratti di cordoli stradali fondati su micropali per la stabilizzazione di altrettanti tratti del ciglio di valle, con elementi di unione costituiti da cordoli cementizi, previsti sempre a margine della carreggiata lato valle.

6. INDAGINI DI DETTAGLIO

Sotto il profilo geologico, per caratterizzare l’assetto lito-stratigrafico dell’area al fine di verificare la natura e lo spessore dei terreni interessati dai dissesti denominati interventi 2 e 3, sono stati realizzati due stendimenti sismici a rifrazione in modalità tomografica ad alta definizione con individuazione del profilo di velocità delle onde di compressione Vp,

Il posizionamento delle indagini è stata effettuato tenendo conto sia della necessità di ottenere un quadro sufficientemente dettagliato delle caratteristiche geologiche in corrispondenza del ciglio di valle della sede stradale, soggetto ad evidente cedimento, e della sottostante scarpata. L’ubicazione degli stendimenti sismici è riportata sulle allegate planimetrie in scala 1:200.

Tomografia sismica SS1 Tomografia sismica SS2

Gli stendimenti sismici tomografici ad alta definizione hanno avuto come obiettivo la caratterizzazione stratigrafica e fisico-meccanica dei terreni. L'elaborazione ha consentito di individuare la successione stratigrafica locale: le velocità di propagazione delle onde sismiche (Vp) sono infatti correlabili con le caratteristiche fisico-meccaniche del sottosuolo investigato (individuabile, presso lo stendimento, come il semipiano verticale confinato "a tetto" dall'array geofonico, e sviluppato in profondità fino ad 1/4 - 1/3 della lunghezza dell'array stesso).

Questo tipo d’indagine fornisce una sezione “tomografica” bidimensionale e cioè un grafico in cui, ad ogni coppia distanza/profondità, corrisponde un valore di velocità sismica. Tale campo di velocità sismiche (V=(x,z), rappresentato mediante una gamma di colori, viene associato alle caratteristiche litostratigrafiche del sottosuolo indagato in relazione alle informazioni geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche del sito stesso.

Descrizione del metodo

Come ogni prospezione geofisica, anche per l’esecuzione della tomografia sismica di superficie su onde P si possono distinguere due fasi: 1) l’acquisizione dei dati sul terreno; 2) l’elaborazione degli stessi. La prima fase prevede l’utilizzo di ricevitori (geofoni) infissi sulla superficie del terreno lungo un allineamento e comunicanti con un registratore (sismometro); il sismometro registra le onde elastiche generate

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mediante una energizzazione impulsiva del terreno (in genere il colpo di una mazza su di una piastra) ripetuta più volte lungo la linea dei geofoni (tali punti vengono denominati “shot point”). La posizione nello spazio dei geofoni e degli shot point costituiscono la “geometria di acquisizione”, che nel nostro caso risulta essere bidimensionale. Sempre in questa fase occorre impostare i corretti parametri per l’acquisizione che sono in funzione della geometria, dello scopo dell’indagine, del disturbo ambientale.

L’elaborazione si svolge secondo i seguenti passi: trasformazione della geometria di acquisizione in un profilo topografico; lettura dei tempi di arrivo delle onde sismiche (dati reali); costruzione di un “modello di velocità”; impostazione dei parametri per l’esecuzione del programma di “inversione”; esecuzione iterativa del programma di inversione (vedi nel seguito).

Il risultato della tomografia viene presentato sotto forma di una sezione bidimensionale in cui ad ogni coppia distanza/profondità, corrisponde un valore di velocità sismica che viene rappresentato mediante una gamma di colori, viene associato alle caratteristiche litostratigrafiche del sottosuolo indagato in relazione alle informazioni geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche del sito stesso.

Modalità operative

L’indagine è stata sviluppata mediante l’esecuzione di un profilo tomografico così realizzato:

 12 geofoni

 g-spacing (interdistanza geofonica) di 3 m (SS1) e 4 m (SS2)

 5 shot (energizzazioni)

 lunghezza totale stesa compresi i punti di energizzazione 36 m (SS1) e 46 m (SS2) L’acquisizione dei dati è stata eseguita con la seguente attrezzatura:

 sismografo GEODE Geometrics 24 canali;

 geofoni Geospace di frequenza centrale di 13 Hz;

 mazza da 10 Kg e piastra di acciaio

Dopo la fase d’acquisizione in campagna, si è proceduto alla lettura dei tempi d’arrivo, delle onde di compressione (picking), di tutti gli “shot” eseguiti. L’elaborazione dei dati è svolta utilizzando una metodologia non-lineare, al fine di modellizzare correttamente la potenziale presenza di eterogeneità laterali di velocità, all’interno della sezione tomografica.

L’elaborazione dei dati, è stata condotta utilizzando il software commerciale Seis Opt Pro (2D) della SeisOpt. I principali “step” d’analisi sono i seguenti:

- Scelta del modello di propagazione iniziale che risulta non critico con il metodo Generalized Simulated – Annealing, in quanto il modello finale ottenuto non dipende dal modello iniziale (Sathish K.

Pullammanappallil - John N. Louie, October 1994).

- una soluzione alle differenze finite dell'equazione eikonal calcola il percorso dei raggi attraverso il modello di velocità prescelto, attraverso la suddivisione del sottosuolo in griglie di una determinata dimensione e determina il least-square error E0.

- partendo da un modello di velocità costante e definita una griglia 2D, il modello è perturbato casualmente, cioè, vengono inserite casualmente aree con differenti velocità e di conseguenza parte del modello è variato.

- I tempi sono calcolati utilizzando l’algoritmo del simulated-anealling. Viene calcolato l'errore least- square-error E1 tra i tempi misurati e quelli teorici. Nel caso in cui l'errore sia minore della ripetizione precedente il modello perturbato è accettato. Anche se il modello ha errore più grande, potrebbe essere

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- Con il programma Pro SeisOpt (2D), vengono provati vari parametri nei modelli per assicurare una buona convergenza del risultato.

Parametri di Elaborazione:

- Modello di velocità iniziale per entrambi crescente con la profondità da 100 m/s a 2500 m/s.

- Le celle utilizzate per il calcolo dei tempi teorici hanno lato di 1 m.

- Numero d’iterazioni pari a 97.000 per il Profilo SS1 e 99.000 per Profilo SS2

TOMOGRAFIA SISMICA SS1

Tempi di arrivo delle onde di compressione in funzione della distanza (Dromocrone)

Interdistanza

geofoni Shot 1 Shot 2 Shot 3 Shot 4 Shot 5 lunghezza (m) tempi

(ms)

tempi (ms)

tempi (ms)

tempi (ms)

tempi (ms)

0 1,6 5,4 17 20,6 23,5

3 3,3 2,5 15,5 19,6 23

6 5,2 2,8 12,4 18,9 21,1

9 7,1 2,8 9,5 18 19,4

12 10,5 4,2 5,4 15,3 16

15 13,4 7,4 2,3 13,1 13,4

18 15,3 11,9 2,3 8,8 11

21 17,2 15,1 4,9 7,8 7,4

24 18,7 16,3 7,1 3,7 5,9

27 21,6 18,7 10,2 4,2 5,7

30 22,5 21,1 15,1 7,6 4

33 23 21,3 18 9 3

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TOMOGRAFIA SISMICA SS2

Tempi di arrivo delle onde di compressione in funzione della distanza (Dromocrone)

Risultati

Nella sezione ottenuta dall’interpretazione della tomografia sismica allegata alla presente relazione, i ricevitori (geofoni) e gli shot utilizzati per l’interpretazione sono quelli indicati nella stessa. Nel profilo finale sono indicate le variazioni di velocità con la profondità e con la distanza.

Interdistanza

geofoni Shot 1 Shot 2 Shot 3 Shot 4 Shot 5 lunghezza (m) tempi (ms) tempi (ms) tempi (ms) tempi (ms) tempi (ms)

0 2,5 8,6 24,9 33,6 38

4 5,2 2,8 24,7 32,9 37,5

8 10,5 3 22,8 31,2 34,6

12 19,2 8,6 21,3 29 29,5

16 24,5 17 13,1 23,5 27,8

20 27,1 25,7 4 17,7 24,2

24 29,8 29,3 1,8 12,9 21,1

28 33,9 31,4 11,9 8,3 18,7

32 38,7 33,4 15,3 2,1 13,4

36 41,6 36 21,1 2,1 10,7

40 43 36,5 22,8 5,2 6,4

44 43,5 37,2 23,3 9 2,8

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SS1

Da p.c a 1.00-1.50 m circa

livello superficiale (colore blu-azzurro), caratterizzato da velocità sismiche Vp inferiori a 700 m/s, ascrivibili al terreno vegetale e/o a una coltre detritica ed eluviale poco addensata;

Da 1,0-1,5 fino a 2,0--2,5 m circa

sottostante livello (colore verde), caratterizzato da velocità sismiche Vp comprese tra 800 e 1200 m/s, riferibile ad una coltre detritico-eluviale a medio grado di addensamento;

Da 2,0-2.5 m fino a 3,0-4,0 m circa

ulteriore livello (colore giallo-arancione), caratterizzato da velocità sismiche Vp comprese tra 1200 e 1500 m/s, rappresentato da coltri eluviali molto addensate/substrato roccioso marcatamente alterato e destrutturato (cappellaccio di alterazione);

A profondità maggiori di 3,0-4,0 m

- livello di fondo (colore rosso), caratterizzato da velocità sismiche Vp superiori a 1.500 m/s, crescenti con la profondità, costituito dal substrato roccioso moderatamente fratturato ed alterato in discrete condizioni di conservazione.

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SS2

Da p.c a 1.50-2.50 m circa

livello superficiale (colore blu-azzurro), caratterizzato da velocità sismiche Vp inferiori a 700 m/s, ascrivibili al terreno vegetale e/o a una coltre detritica ed eluviale poco addensata;

Da 1,5-2,5 fino a 6,0--7,0 m circa tra G1 e G6 e fino a 3,5-4,0 m tra G7 e G12

sottostante livello (colore verde), caratterizzato da velocità sismiche Vp comprese tra 800 e 1200 m/s, riferibile ad una coltre detritico-eluviale a medio grado di addensamento;

Da 6,0--7,0 m circa tra G1 e G6 e da 3,5-4,0 m tra G7 e G12 per spessori di circa 1,0-1,5 m

ulteriore livello (colore giallo-arancione), caratterizzato da velocità sismiche Vp comprese tra 1200 e 1500 m/s, rappresentato da coltri eluviali molto addensate/substrato roccioso marcatamente alterato e destrutturato (cappellaccio di alterazione);

A profondità maggiori di 7,5-8,0 m tra G1 e G6 e 4,0-5,0 m tra G7 e G12

- livello di fondo (colore rosso), caratterizzato da velocità sismiche Vp superiori a 1.500 m/s, crescenti con la profondità, costituito dal substrato roccioso moderatamente fratturato ed alterato in discrete condizioni di conservazione.

7. MODELLO GEOLOGICO DI RIFERIMENTO

I dati provenienti dal rilevamento di superficie, unitamente alle risultanze delle indagini di dettaglio sviluppate sull’area di intervento hanno permesso di definire le caratteristiche litostratigrafiche dell’area, ed in particolare le condizioni medie del terreno in esame.

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È stato pertanto possibile redigere alcune sezioni geologiche interpretative, in scala 1:100, scelte sia in funzione della rappresentatività delle condizioni della porzione di versante in esame, seppure con modeste variazioni locali, sia per le caratteristiche dell’intervento ivi previsto.

Le sezioni, la cui posizione è stata rappresentata sull’allegata planimetria, appaiono allegate in calce alla presente.

Con riferimento alle suddette sezioni, si illustra qui di seguito la situazione stratigrafica emersa:

 livello superficiale, costituito da terreno vegetale e coltri detritiche rimaneggiate, a basso grado di addensamento, con spessori limitati, crescenti da monte verso valle, in generale con spessori dell’ordine di 1.5 - 2.0 m;

 sottostante livello costituito da coperture detritiche a granulometria medio grossolana, con abbondante matrice limoso argillosa, a grado di addensamento medio, con spessore variabile

 eluvio/cappellaccio di alterazione del substrato roccioso, in condizioni di intensa alterazione e quasi totalmente destrutturato;

 substrato roccioso ancora alterato e fratturato, ma che migliore le sue caratteristiche con la profondità.

Per quanto concerne la falda idrica, come già esposto in precedenza, una modesta circolazione idrica può essere presente all’interno delle coperture sciolte e dell’orizzonte più alterato e destrutturato del substrato roccioso.

8. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA.

Sulla base delle risultanze delle indagini ai terreni interessati dalle opere in progetto, in via preliminare possono essere assegnati i seguenti valori medi dei principali parametri geotecnici:

A - Livello superficiale – terreno vegetale e coltri detritiche rimaneggiate poco addensate - peso di volume naturale: 18 kN/mc

- angolo di attrito interno: 30°

- coesione efficace = 10 kPa

B - Livello superficiale - coltri detritiche ed eluviali a granulometria eterogenea - peso di volume naturale: 19 kN/mc

- angolo di attrito interno: 32°

- coesione efficace = 10 kPa

C – Substrato roccioso marcatamente alterato e destrutturato - Cappellaccio di alterazione

Il substrato roccioso completamente alterato e destrutturato può essere considerato un mezzo “continuo equivalente” e come tale essere assimilato geotecnicamente ad una sabbia con ghiaia mediamente addensata in abbondante matrice fine, e come tale dotato di resistenza al taglio associata sia all’angolo di attrito, sia alla coesione, per il quale possono essere assegnati i seguenti valori:

- peso di volume naturale: 25 kN/mc - angolo di attrito interno: 30°

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- coesione efficace = 20 kPa

D – Substrato roccioso debolmente alterato e fratturato

Sulla base dei risultati dei rilievi geomeccanici di dettaglio, alla classificazione degli ammassi rocciosi attraverso il metodo GSI (Geological Strength Index), si è provveduto a determinare i seguenti valori dei parametri del substrato roccioso:

- peso di volume naturale: 26 kN/mc - angolo di attrito interno: 35°

- coesione = 200 kPa

9. STIMA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE E DI SITO

Pericolosità sismica di base

L’area in esame è classificata in Zona Sismica 3 sulla base della D.G.R. n° 216/2017.

Il quadro sismotettonico locale e le analisi eseguite dall’INGV individuano per il territorio di Savona un grado medio-basso di rischio sismico, risentendo la zona, in modo più o meno marginale, degli effetti di propagazione e attenuazione di sismi con epicentro nel settore del Mar Ligure occidentale (Prov. Imperia), nelle Alpi occidentali, nell’Appennino settentrionale e, in misura minore, nelle Langhe e nel Monferrato. Nell’immagine satellitare riportata sono indicate, con fasce di colore arancione, le zone sismogenetiche riconosciute dell’Italia Nord-Occidentale.

Nella carta probabilistica di pericolosità sismica, redatta dall’INGV (2006), adottata nell’Ordinanza P.C.M. 3519 del 28 aprile 2006, in gran parte del Comune di Savona sono attese accelerazioni al bed rock comprese tra 0.05 e 0.075g. Le azioni sismiche sono calcolate con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni, corrispondente allo stato limite di salvaguardia della vita (SLV), come descritto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del 14/01/2008.

Di seguito vengono riportati i PARAMETRI DEL TERREMOTO DI SCENARIO, ossia i valori medi della coppia Magnitudo (M) - Distanza (R) e relativa deviazione standard (ε) della sorgente che maggiormente

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Pericolosità sismica di sito

Il moto generato da un terremoto in un sito dipende dalle particolari condizioni locali, cioè dalle caratteristiche topografiche e stratigrafiche dei depositi di terreno e degli ammassi rocciosi e dalle proprietà fisiche e meccaniche dei materiali che li costituiscono. Per la singola opera o per il singolo sistema geotecnico la risposta sismica locale consente di definire le modifiche che un segnale sismico subisce, a causa dei fattori anzidetti, rispetto a quello di un sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale su substrato rigido.

Con riferimento al D.M. 17 gennaio 2018 e alla Circolare dell’11 febbraio 2019 del Ministero delle Infrastrutture “Istruzioni per l’applicazione delle N.T.C.”, si è caratterizzata la pericolosità sismica specifica del sito, in quanto l’accelerazione massima attesa per il sito in esame può essere valutata con riferimento alla condizione topografica e stratigrafica attraverso la relazione Amax = Ss x ST x ag

Categoria del suolo di fondazione

Secondo le Norme Tecniche sulle Costruzioni (D.M. 17/01/2018), in base a quanto emerso sotto il profilo stratigrafico, che mette in luce la presenza di depositi alluvionali sciolti o poco addensati poggianti sul substrato roccioso posto ad una profondità superiore a 4 m dal p.c., si individua un suolo di tipo B (Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa addensati o terreni a grana fine molto consistenti caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 360 e 800 m/s)

La stima della pericolosità sismica è stata effettuata attraverso il software on line Geostru PS Parametri Sismici; nelle tabelle alle pagine successive sono riportati i parametri da utilizzare per le verifiche di progetto per i tre interventi.

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Intervento1

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Intervento2

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Intervento3

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10. COMPATIBILITÀ CON LA NORMATIVA E I VINCOLI DI ORDINE GEOLOGICO

La presente relazione costituisce adempimento alle Norme Tecniche di cui al D.M. 17.01.2018.

Con riferimento alla presenza sul terreno del vincolo idrogeologico, sulla scorta di quanto precedentemente esposto, si rileva:

 che l’intervento è compatibile con la natura dei luoghi;

 che i deflussi superficiali e sotterranei non risulteranno alterati dagli interventi realizzati;

 che l’intervento influisce positivamente sulla stabilità del versante, andando a ripristinare le condizioni di equilibrio locali del versante.

In base a quanto precedentemente esposto, si certifica che l’intervento in progetto rispetta le condizioni poste a tutela dell’assetto idraulico, idrogeologico e delle falde acquifere e pertanto compatibile e non in contrasto con la presenza sul terreno del vincolo idrogeologico.

In relazione alla normativa del Piano di Bacino del Torrente Letimbro, le opere in progetto:

 non sono ubicate in area con problematiche di rischio idrogeologico;

 migliorano la stabilità dell’area;

 non sono ricomprese nell’alveo attuale, nè nella fascia di riassetto fluviale;

 non pregiudicano la possibilità di attuare le previsioni di piano e la sistemazione idrogeologica definitiva del bacino.

È possibile quindi attestare che non si hanno elementi di rischio legati a problematiche di tipo geologico, geomorfologico e idraulico per cui, sotto i profili esaminati, l’intervento risulta ammissibile e compatibile con i contenuti del Piano di bacino e le Norme di attuazione del Piano stesso, così come aggiornate con DDG n°176/2018 (anche con specifico riferimento all’art.5bis) e al correlato Regolamento Regionale n°3/2011 e s.m. e i.

Savona, 17 dicembre 2019

Allegati:

Intervento 1 – Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:100 Intervento 2 – Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:200 Intervento 3 – Planimetria con elementi geologici di insieme, scala 1:200 Sezioni geologiche interpretative, scala 1:100

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