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Associazione La Piccola Famiglia onlus - Bollettino del Sostegno a Distanza n 1 settembre Briciole

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Academic year: 2022

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Q uando con il Concilio Vaticano II si è reintrodotto il ministero del diaconato, si sperava che lo Spirito Santo chiamasse tanti alla missione della Carità. Maurizio Bertaccini è stato uno dei primi diaco- ni di Rimini che ha aperto questa via di Amore e l’ha portata a piena maturazione col dono della sua stessa vita.

il Briciolo

Briciole Briciole

POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 2 E 3 CN/RN

Associazione “La Piccola Famiglia onlus” - Bollettino del Sostegno a Distanza

n°1 — settembre 2020

(2)

C

arissimi amici,

scrivere di Maurizio è un onore, ma anche una responsabilità dal momento che so che non riuscirò a raccontare tutto quello che ha fat- to per la nostra missione in Albania, per il nostro nucleo e per i poveri che ogni giorno bussano alla nostra porta.

Maurizio Bertaccini è stato un servo missionario fedele: da quando siamo arrivati 15 anni fa a Uzno- ve non ha saltato un anno senza venire. Le sue ferie le spendeva per la missione e cercava di non man- care mai soprattutto per i battesimi, per i nuovi figli di cui il Signore ci ha fatto dono ogni anno.

Il primo a farci visita, appena arrivate nel 2005, è stato il vescovo Hil, poi don Lanfranco, ma il terzo posto l’ha conquistato Maurizio nell’aprile 2006 in- sieme al suo figlio più piccolo, Giuseppe.

Il suo desiderio di fare il missionario, come è emerso dalle testimonianze dei suoi “fratelli”, l’ha

trasmesso anche alla sua bella e allargata famiglia, tanto che in questi anni, un po’ alla volta, è riuscito a portare tutti i suoi figli e la moglie Mariuccia a tra- scorrere dei periodi con noi. Ricordo con nostalgia come ogni volta entrava a casa nostra: ci salutava uno ad uno lasciando sull’ingresso la sua insepara- bile borsa da dottore. I primi ad abbracciarlo erano sempre i nostri Nicola e Mario che con i loro slogan dimostravano la gioia di rivederlo: “il babbo!” per Mario; “il dottore Mauricio” per Nicola.

Come primo fratello della Comunità, appena ar- rivava a casa nostra, si immergeva nella routine di casa, soprattutto con la sua presenza puntualissima ai momenti di preghiera insieme… Era lui il primo anche a preparare il caffè per tutti. Sin dai primis- simi tempi, ha voluto immergersi nella cultura di questo caldo popolo tanto che aveva imparato a

Un medico in missione

ALBANIA

18 settembre 2016. Maurizio scambia un sim- patico bicchierino di rakì con Klajdi a Poliçan dopo avergli eseguito una toilette chirurgica

(3)

Briciole – Settembre 2020 3 distribuire la Comunione con la formula in albane-

se, l’augurio della Pace del Signore e anche il salu- to finale e per questo la nostra gente l’ha sempre stimato. Aveva anche imparato a recitare il rosario tutto in albanese. Negli ultimi tempi aveva iniziato persino un corso di lingua albanese insieme a sua moglie e ad un’altra coppia, ma a noi diceva: “Sono un testone: non mi ricordo niente”.

Il suo stare in missione era discreto e silenzioso, condito di tanto ascolto. Le sue giornate erano or- ganizzate già prima che arrivasse e quando gli pre- sentavamo la lista di tutto sorrideva dicendo: “Non so se la Mariuccia mi lascia qua un mese!”. Al mat- tino normalmente riceveva le persone malate della comunità cristiana e non, e tutti si stupivano della sua grande pazienza. Dedicava loro tutto il tempo necessario e chiedeva con gran precisione il decor- so della malattia, poi spiegava il perché i medici di qua avevano dato quelle medicine. Può sembrare una cosa scontata, ma generalmente in Albania i medici non danno spiegazioni: prescrivono solo il tal farmaco e basta. Maurizio ascoltava, ascoltava e spiegava. In questi momenti, da semplice medico di famiglia si trasformava in medico psichiatra, oppu- re psicologo, fisiatra, o chirurgo pulendo delle pia- ghe necrotiche a domicilio. In un’occasione l’avevo accompagnato a casa di Klajdi per la toilette chirur- gica. Rientrando a casa, lui aveva notato il colore del mio volto notevolmente impallidito a causa del cattivo odore che emanava la piaga, ma mi ha detto:

“Io non ho sentito niente, e te?”. Ogni anno le suore di Berat lo invitavano nella loro scuola a tenere in- contri di formazione-prevenzione sull’igiene orale dei bambini sia con le insegnanti che con i genitori.

Il pomeriggio si trasformava in un factotum per ogni necessità di casa: dall’aggiustare i termosifo- ni portatili al riempimento delle bottiglie del vino di San Pio; oliare le serrature cigolanti; cambiare le lampadine fulminate; aggiustare la preziosissima

scatolina di Nicola... Che dire, se non che era un vero babbo di casa? Ma il momento più bello era quando da babbo diventava un nonno paziente che durante la recita del rosario si lasciava “pettinare”

dalla nostra piccola Daniela oppure la imboccava quando non finiva il suo piatto.

Un’altra sua passione era far visita ai villaggi e così lo ricordiamo nella sua ultima venuta del 27 novembre 2019 nel villaggio di Bilçe dove ha spez- zato la Parola del Signore in modo molto semplice a quelle persone semplici. Maurizio sapeva adattarsi e parlare alla gente che aveva davanti.

Tante famiglie lo invitavano a casa per un caffè oppure per un rakì (grappa) che tanto apprezza- va, e lui trovava sempre il tempo per assecondarli.

Il “nonno” si lascia “pettinare”

dalla piccola Daniela

Con i cristiani del villaggio di Bilçe dopo aver celebrato insieme la liturgia della Parola

(4)

Se i nostri giovani lo invitavano da qualche parte, non rifiutava mai, e se i tempi erano stretti loro lo

“adescavano” proponendogli una gita in montagna come quel 25 giugno 2015 sullo Skrapar con Toni e Luka.

Maurizio aveva conosciuto anche tutti gli altri missionari del Sud, dato che spesso partecipava ai nostri incontri di formazione e un’amicizia parti- colare aveva instaurato soprattutto con mons. Hil, tanto che non mancava mai la sua telefonata il 6 gennaio, giorno del suo compleanno e così anche

per gli auguri di Pasqua e Natale: un’amicizia reci- proca avvolta di tanto rispetto.

Maurizio in Albania ha messo in pratica la sua diaconia, il suo servire gli ammalati nel corpo e nel- lo spirito per ben 15 anni e ora chiedo a voi: “Chi desidera ricevere la sua eredità di medico missiona- rio?”. Spero tanto che qualcuno di voi l’accolga con gioia come disse san Giovanni Bosco alla morte del suo parroco: “Io prenderò il suo posto”.

Monica

Maurizio ha conosciuto tutti i membri della mis- sione, veramente tutti e questi tutti si sono fatti vi- cini alla sua famiglia e a noi nel momento della sua malattia e poi della sua nascita al Cielo con innume- revoli messaggi. Ve ne scrivo solo alcuni:

“Che abbiano una vita lunga i suoi figli e che il suo spirito riposi in pace”

Liliana

“Che possiate sempre ricordarlo”

Najada 25 giugno 2015. Con Luka e Toni in gita sulle

montagne dello Skrapar

Settembre 2016. La famiglia Bertaccini in visita a Valona dal vescovo Hil

(5)

Briciole – Settembre 2020 5

“Non sia dimenticato, che il Signore gli doni un Paradiso luminoso”

Riku, mamma di un ragazzo disabile

“Sia illuminata la sua anima dov’è e che non sia dimenticato nella vostra memoria”

Dott. Arben Konomi

“Sarai sempre nei nostri cuori, sei sta- to un babbo per mio figlio Mario che non l’ha mai avuto e per il mio piccolo Malo. Il Signore ti accolga in Paradiso”

Raimonda, mamma di Mario

Marzo 2006. La sua prima visita alla missione, insieme alla figlia Agnese

Con Klajdi tre anni fa

(6)

ALBANIA

Q

uando è scoppiata la pandemia a causa del coronavirus, il governo albanese ha adot- tato misure restrittive molto severe, anche se la diffusione del virus era appena all’inizio, principalmente nel Nord del Paese.

La chiusura di scuole, fabbriche, uffici, l’impossi- bilità di uscire se non con un permesso, che la poli- zia il più delle volte negava, ha fatto sì che la fascia più povera della popolazione si sia trovata a passa- re da una condizione di povertà ad una di povertà estrema.

Chi era abituato a rovistare nei bidoni della spaz- zatura per cercare qualche lattina da rivendere per guadagnare a volte 200 lek al giorno (un euro e mezzo), non poteva più farlo… E così anche chi raccoglieva erbe da vendere seccate per strada o chi vendeva panni usati ai bordi delle strade veniva cacciato via dalla polizia.

Un esempio è il caso di F., mamma di tre figli di cui uno disabile, il cui marito alcolizzato e violento ha fatto un tentativo prima dell’inizio della pande- mia di lavorare all’estero con la speranza di guada- gnare qualcosa. Poi è rimasto bloccato a causa della chiusura dei confini e non è potuto rientrare in Al- bania. F. è rimasta senza quella minima entrata che portava in casa il marito (che in gran parte andava a finire in rakì...) e senza la pensione di invalidità del figlio, perché non era stato possibile presentarsi alla Commisione medica a Tirana per il rinnovo. Il suo unico lavoro, che era quello di spennare le galline

per un piccolo ristorante vicino a casa sua, è stata costretta ad abbandonarlo. Si è trovata totalmen- te senza niente. Veniva a bussare alla nostra porta dicendoci: “Ho solo voi. Siete voi la mia famiglia”.

Tuttavia, sulle sue labbra non è mai mancato il bel detto albanese: “Zoti para, ne prapa”, cioè “Il Signore davanti a noi e noi dietro a Lui”.

Purtroppo in questi mesi, oltre a lei, a tantissime famiglie, che già vivevano in condizioni precarie, tutto è crollato e si sono ritrovate senza nessuna prospettiva per il futuro.

Il Covid in Albania non ha fatto tante vittime. Ma ha ucciso tante speranze.

Alle porte della nostra missione venivano conti- nuamente a bussare persone disperate. Molti non avevano da mangiare per i loro figli.

Abbiamo dovuto adottare una forma di aiuto mai usata in questi anni, cioè quella di dare alla gente una busta con l’equivalente in lek del cibo che pri- ma garantivamo loro mensilmente. Però, in questa situazione, la distribuzione è stata fatta ogni due mesi.

Abbiamo dovuto chiudere i centri diurni a Kuçove e ad Uznove e il doposcuola di Kuçove. Molte fami- glie sono venute a dirci che i loro figli, che erano abituati a consumare un pasto da noi, erano tornati a mangiare una sola volta al giorno. Allora per le fa- miglie più povere dei nostri Centri, abbiamo prov- veduto a dare loro un aiuto ai loro (e nostri) figli.

Chi è più felice ?

Berat deserta

(7)

Briciole – Settembre 2020 7

Famiglie in difficoltà

Se vuoi sostenere le famiglie in difficoltà in

Albania, scrivi a Chiara c.bertac@gmail.com

o Stefania stefi.montetauro@gmail.com.

Bastano 7,50 euro al mese , versati all’associazione

“La Piccola Famiglia

onlus”

, per sollevarle da tante fatiche.

È stato molto doloroso non poter stare vicino fi- sicamente alla nostra gente in un momento tanto difficile. Abbiamo cercato di esprimere la nostra vicinanza a loro con telefonate, messaggi, parole di incoraggiamento... ma soprattutto con la nostra preghiera.

Eppure, in questa situazione di grande prova per tutti, ci hanno sorpreso tante persone che si presen- tavano alla nostra porta non per chiedere, ma per donare. Chi ci portava cipolle, chi insalata, i porri del suo orto, chi un byrek caldo... Tanti poveri che nella loro povertà hanno sperimentato che è “più beato colui che dà di colui che chiede”.

Micaela

Con questo arco tricolore, la città di Berat ha voluto esprimere solidarietà con l’Italia du- rante le fasi critiche della pandemia

Micaela distribuisce gli aiuti

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"PRISHJE DHE NDERTIM OBJEKT BANIMI ME SHTESE KATI", PROJEKTI:

OBJEKTI:

PROJEKTUES:

ARK. MIRANDI DADO INFINITE R S LIC.N.6613/2

ING. GENTJAN KARAJ LIC.K.1843/1 NENTOR

2019 SHOQATA "FAMILJA E VOGEL", MICAELA MUSSONI.

ZHVILLUES: ARK. ARMELA TAGANI

LIC.A.0995/2 ARKITEKTURA

UZNOVE, BERAT.

EMËRTIMI I FLETËS:PAMJE 3D Shkalla 1:75

ALBANIA

E

ra il 18 maggio del 2020. Il permesso di de- molizione e ricostruzione del Centro Diurno per i disabili a Uznova, con un ampliamento di un piano rispetto al progetto originale, era stato rilasciato dal Comune di Berat da appena dodici giorni, dopo una lunga battaglia. Quattordici gior- ni prima era stato firmato l’accordo di finanzia- mento parziale per 54.000 euro con la Conferenza Episcopale Italiana. Ma soprattutto... si era ancora in tempo di lockdown!

Quella mattina sulla strada polverosa da cui arri- vavano sempre i ragazzi disabili del centro diurno, una piccola ruspa si affacciava con una squadra di quattro uomini, la ditta che doveva demolire e rico- struire il Centro Diurno.

Dopo pochi minuti arrivò il poliziotto di quartie- re a domandare se avevamo il permesso. Una volta consegnato, non avendo nulla da eccepire, salutava cordialmente. Forse era la prima volta che leggeva un permesso di costruzione regolare a Uznova... A noi sembrava proprio un sogno: iniziare i lavori in regola e senza problemi!

Però Monica quel giorno non venne sul cantiere per paura che l’emozione di vedere demolire il Cen- tro Diurno fosse troppo grossa da sopportare.

Da quel giorno i lavori sono andati avanti spediti, come sono capaci di fare gli albanesi. Pian piano tut- ti i soggetti coinvolti, architetto, ingegnere, impren- ditore, carpentieri, manovali, tecnici degli impianti, scalpellini della pietra, ecc... hanno compreso che si

A tempo di record

Il nuovo progetto

Demolizione e ricostruzione

(9)

Briciole – Settembre 2020 9

DA RACCOGLIERE

€ 37.500

OFFERTE

€ 500

CONTRIBUTO CEI

€ 54.000

doveva fare un “bel lavoro” perché i poveri hanno diritto di avere il meglio e le cose belle aprono il cuore.

A metà agosto abbiamo concluso il progetto con la CEI, dopo aver ricevuto in tre rate l’importo previ- sto e dopo aver corrisposto con tutte le fatture giu- stificative. Un grazie alla CEI!

Carissimi, ora tocca ancora a noi!

Da una parte, dobbiamo continuare a procede- re speditamente con i lavori perché solo quando il nuovo edificio sarà completato si potranno ripren- dere le attività con i disabili. E abbiamo buone spe- ranze che entro ottobre tutto sarà pronto.

Dall’altra parte, la nuova previsione di spesa per completare l’edificio è di 92.000 euro e finora sono stati raccolti solo 500 euro: mancano all’appello 37.500 euro.

Il Signore è grande e siamo sicuri che sarà Lui a suscitare cuori generosi per donare un luogo bello e accogliente per coloro che Lui predilige.

Un saluto e un grazie a tutti voi!

don Giuseppe

Il nuovo

Centro Diurno di Uznova

Per contribuire alla realizzazione del

nuovo centro diurno di Uznova, fai

un’offerta alla

“Piccola Famiglia onlus”

. Scrivi nella causale del versamento:

nuovo CD Uznova 2020.

(10)

Avanti !

Anche in mezzo alle difficoltà

CINA

西

安备修院是培养那些准备终生献 身于教会事业的公教男青年,使 他们在此做准备,将来成为教会 的神职人员。因此备修院也有“圣召的摇 篮”之称。

I

l Seminario minore di Xi’an cresce ragazzi cat- tolici che si apprestano a dedicare tutta la vita all’opera della Chiesa. Li prepara perché di- ventino ministri della Chiesa. Perciò, il seminario minore viene chiamato anche “culla di vocazioni”.

Il defunto mons. Li Du’an, vescovo della Diocesi di Xi’an, nel 1995 aprì il Seminario minore presso la Chiesa Nord della città, in via Tangfang. Poiché il posto era piccolo e i seminaristi molti, nel 1999 il ve- scovo acquistò la scuola abbandonata di Gaotiezhai situata nella periferia nord della città (a est del vil- laggio di Shijiazhuang nel quartiere di Weiyang), su un’area di più di un ettaro. E agli inizi del 2000, il Seminario si trasferì da via Tangfang alla periferia nord. In quella zona fuori mano, allora il semina- rio era circondato soltanto da case di contadini e campi coltivati, le strade erano semplici gettate di cemento, le scuole ancora quegli edifici di mattoni con i tetti ricoperti di tegole, costruiti negli anni ’70 del secolo scorso. Le condizioni di vita erano molto dure.

In questi ultimi anni, spostandosi gli edifici del governo della città verso nord, anche il circondario del seminario ha cominciato gradualmente a svi- lupparsi, sono spuntati grattacieli, le strade si sono allargate, ed è cresciuto anche il numero di cristiani che hanno comprato casa in quell’area. Per favo- rire la loro partecipazione alla Messa e la loro vita

di fede, la Diocesi ha istituito una parrocchia nella zona del seminario, dedicata al patrono dei giovani san Luigi Gonzaga.

Con lo sviluppo della modernità, le vocazioni nella Chiesa oggi stanno calando. Per varie ragio- ni, in tutta la Cina chiudono uno dopo l’altro tutti i seminari minori. Nonostante grosse difficoltà, il Seminario minore di Xi’an tiene fede alla sua mis- sione di formare i ministri della Chiesa. Le spese annuali del seminario si aggirano sui 500.000 RMB (63.000 euro). Con le rette scolastiche entrano circa 150.000 RMB (19.000 euro). Bisogna, perciò, chie- dere 350.000 RMB (44.000 euro) di offerte all’anno.

Ringraziamo la misericordia di Dio che ha toccato il cuore di tante comunità e singoli fedeli che han- no offerto un grande sostegno economico al nostro Seminario minore di Xi’an. Soprattutto a partire da

La chiesa della parrocchia del Seminario

Seminaristi in classe

(11)

Briciole – Settembre 2020 11

OFFERTE

€ 1.665

CONTRIBUTO DELLA PICCOLA

FAMIGLIA

€ 6.335

settembre 2019, dopo che sono stato mandato come rettore del Seminario, si è cominciato a far doman- da di aiuti alla comunità Piccola Famiglia dell’As- sunta di Rimini. Ringrazio don Lanfranco e tutti i fedeli che hanno risposto generosamente alla no- stra richiesta, con la decisione di coprire con 60.000 RMB (circa 7.500 euro) all’anno le spese vive di 6 mesi per 42 seminaristi. “La grazia di una sola goc- cia d’acqua viene ricambiata con una sorgente zam- pillante”. I nostri seminaristi pregano ogni giorno per i benefattori. E questi fondi li usiamo, secondo le intenzioni dei donatori, per le spese del vitto dei seminaristi, perché crescano forti con alimenti sani.

All’inizio del 2020, a causa dello scoppio della pandemia di polmonite causata dal nuovo coro- navirus, tutte le scuole in Cina sono state chiuse e hanno interrotto le lezioni. Gli studenti non poteva- no più andare a scuola. Anche il nostro seminario è rimasto chiuso fino a maggio. Abbiamo passato davvero un periodo molto difficile. Da febbraio a maggio potevano frequentare ogni giorno le lezioni in seminario soltanto undici seminaristi, quelli del- la nostra provincia di Shaanxi. Leggevamo insieme la Bibbia, pregavamo, partecipavamo alla Messa. Si pregava specialmente per la fine della pandemia.

La parrocchia del seminario ha potuto celebrare la Messa domenicale aperta ai parrocchiani, solo con l’inizio di maggio. A metà maggio abbiamo visto che alcuni studenti universitari avevano comin- ciato ad andare a lezione. Allora, abbiamo prova- to a pensare che la classe dei diciotto seminaristi dell’anno del diploma avrebbe potuto riprendere le lezioni, portando a termine il loro corso. Ma il Dipartimento per le religioni non ce l’ha permes- so. Tuttavia, superando moltissime difficoltà, li

abbiamo fatti arrivare di nascosto fino al seminario utilizzando non i mezzi pubblici, ma auto private.

Dopo un mese di studio, sono riusciti finalmente a diplomarsi il 30 giugno.

Sinceramente ci aspettiamo che ancor più cristia- ni possano interessarsi del nostro seminario mino- re, prendersi a cuore le vocazioni, e pregare molto perché aumentino! Che gli insegnanti e gli studenti crescano ancor più nell’amore per Dio e il nostro seminario minore educhi sempre più zelanti operai e bravi seminaristi per la vigna del Signore!

don Giuseppe Tong

Seminaristi di Xi’an

Se vuoi dare una mano ai seminaristi

di Xi’an in Cina, scrivi nella causale del

versamento alla

“Piccola Famiglia onlus”:

seminaristi cinesi.

In pellegrinaggio al Monte della Madonna

I diplomati di quest’anno

(12)

La generosità dei cinesi

“C

arissimi fratelli e sorelle,

la polmonite cau- sata dal nuovo coronavirus sta imperversando in tutto il mondo. Noi soltanto da poco abbiamo vissuto le sofferen- ze dell’epidemia. Ora molte nazioni europee iniziano a trovarsi in uno stato preoccu- pante. E specialmente in Italia, dove molti vescovi, preti, frati e suore e fedeli sono stati infet- tati dal virus, e alcuni per la gravità della malattia ci han- no lasciati. Guardando alla sofferenza di questi fratelli e sorelle che per Dio hanno offer- to la vita intera, come possia- mo noi stare in pace?”

Comincia così la lettera con cui il 27 marzo don Giuseppe Tong, nostro carissimo amico e rettore del seminario minore di Xi’an in Cina, ha lanciato una raccolta fondi per fornirci 7.500 mascherine. Dopo soltanto un’ora aveva raccolto l’intera somma di circa 3.000 euro!

Come lui, tanti altri amici cinesi, in Italia e in Cina, compresi i sacerdoti che ricevono l’aiuto annuale at- traverso il sostegno a distanza, con pari sollecitudi- ne e tempestività, ci hanno contattato per informar- si della nostra situazione, incoraggiarci e mandare aiuti. Avevano saputo infatti che il virus era entrato anche nella Piccola Famiglia.

Negli stessi giorni, anche don Savio Yan ha atti- vato la sua fitta rete di contatti per un’importante mobilitazione di donatori e volontari. Ha subito fatto appello alle famiglie cattoliche cinesi di Rimi- ni di cui è il cappellano. Quindi ha coinvolto Jinde

Charities, l’organizzazione ca- ritativa cattolica cinese in pri- ma fila nella distribuzione di mascherine e altri aiuti sanitari in Cina e all’estero. Migliaia e migliaia di cristiani cinesi, cat- tolici e non, con solidarietà im- mensa e commovente hanno offerto il loro denaro e il loro tempo in questa operazione.

Nel primo mese sono stati rac- colti più di 120.000 euro.

Frutto di queste amicizie, della generosità e dell’ottima organizzazione è stato un flus- so continuo di pacchi, pieni di mascherine, tute, occhiali pro- tettivi e altri dispositivi, arri- vati in Italia e in particolare a Rimini. Il Comune ha ricevuto quasi 90.000 mascherine, 1.000 tute e 2.000 occhiali.

La Polizia stradale, venuta di persona a porgere i suoi ringraziamenti, nel biglietto per don Savio ha definito l’aiuto “un segno concreto e tangibile che garantisce a tutti i poliziotti di incrementare serena- mente la loro tutela garantendo un migliore servi- zio alla comunità”.

Sono arrivate alla Piccola Famiglia quasi 80.000 mascherine, oltre che tute, occhiali e guanti. Una quantità di materiale al di là dei nostri bisogni. Per- ciò, ne abbiamo donata una larga parte a quelli che si trovavano come noi ad affrontare l’emergenza:

l’Ospedale “Infermi” di Rimini, la sezione di Ric- cione della Croce Rossa Italiana, la Diocesi, la Que- stura, le Maestre Pie, il Comune di Coriano, varie famiglie, oltre che la missione e il Comune di Berat in Albania.

CINA ITALIA

Preparazione degli aiuti in Cina

(13)

Briciole – Settembre 2020 13 Non solo aiuti materiali, così abbondanti e oppor-

tuni, ma soprattutto una calda vicinanza di affetti che i nostri amici cinesi hanno dimostrato scriven- doci e telefonandoci ogni giorno.

“Spero che la vostra comunità possa portare consolazione e sostegno a quelli che soffrono attorno a voi”

H-Y.

“Dal capodanno cinese non si celebra più la Messa e non ci si può riunire.

Anche le università, le scuole e il se- minario diocesano sono tutti chiusi”

P. YH

“Com’è la situazione da voi? In que- sto periodo così speciale, il Signore vi protegga!”

G. NXP

“E ricorda che qui c’è sempre una fa- miglia cinese che ti è amica, ti pensa, ti augura salute, pace e gioia!”

TJG

“Vi stiamo aiutando con impegno.

Che Gesù sofferente accresca in voi la forza e la speranza nella resurre- zione, per affrontare tutto!”

A. DMY

Al Comune di Rimini

Alla Croce Rossa

Al Comune di Coriano Alla Questura

(14)

Buio e luce nella pandemia

LESOTHO

L

ife in Lesotho during the Covid-19 pande- mic has been difficult to say the least. At its core it has revealed a slight incompetence by governance and most importantly has shown how lacklustre the public health care system is.

L

a vita in Lesotho durante la pandemia di Co- vid-19 è stata a dir poco difficile. Il gover- no ha dimostrato una certa incompetenza e specialmente la sanità pubblica è stata del tutto incapace.

Il Lesotho, in realtà, sembrava molto fortunato all’inizio, essendo tra gli ultimi Paesi del mondo a registrare casi di Covid-19. Ma forse presagivamo che era solo questione di tempo e anche noi avrem- mo ricevuto la notizia del nostro primo malato. Il Paese è entrato in lockdown insieme al Sudafrica, come misura per prevenire la diffusione del virus, o meglio il suo arrivo. Il 13 maggio 2020 si seppe del primo caso. La sfiducia nel governo non ha giova- to perché la gente non ha creduto alla notizia del primo caso di Covid. Inoltre, le norme stabilite dal governo insieme all’Organizzazione Mondiale del- la Sanità non sono state rispettate: moltissimi non volevano indossare le mascherine e disinfettarsi, finché le autorità sono intervenute in modo deciso.

Muoversi nei luoghi pubblici senza mascherina è stato dichiarato illegale. I negozi e i centri commer- ciali pian piano si sono adeguati al “senza masche- rina non si entra”. Ma tutto questo è avvenuto trop- po tardi, perché il numero di casi è esploso: erano 24 alla fine di giugno; 604, già alla fine di luglio, e 13 i morti. Numeri che possono sembrare piccoli, ma in realtà si tratta di una crescita impressionante per un Paese che ha meno di 2 milioni e duecentomila abi- tanti. Combinando questo con una serie di scandali politici relativi agli aiuti Covid-19 e l’insignificante supporto dato dal Governo a chi ha perso il lavoro per la pandemia, il Lesotho si è trovato in un terri- bile stato di fame, paura e rabbia.

Le principali vittime della pandemia in Lesotho sono stati i bambini, perché pochissimi sono gli aiu- ti a loro destinati. Il Ministero dell’Istruzione non ha fatto granché perché si continuassero le lezioni online, così i bambini sono rimasti bloccati in casa con ben poco da fare. La cosa triste è che la gran

parte degli studenti della scuola pubblica cercava soltanto di andare a scuola per procurarsi il cibo donato dai programmi di alimentazione scolastica.

Tanti bambini sono morti di fame. Anche prima del- la pandemia, poiché i genitori non riuscivano a la- vorare, le famiglie si sono trovate in gravi difficoltà.

Ma c’è qualche piccola luce in questo buio. In que- sto periodo, alcuni imprenditori privati e “buoni samaratani” hanno collaborato con la grazia di Dio per sostenere le famiglie in difficoltà. Il loro aiuto si è tradotto in pacchi alimentari e anche vestiario [NdR: in Lesotho siamo nei mesi invernali]. Un ric- co uomo d’affari ha aiutato a creare un laboratorio per gli esami necessari in caso di coronavirus. Il go- verno finora non ne ha allestito nessuno. Il 20 ago- sto il Primo ministro ha annunciato che alla metà di settembre riprenderanno le lezioni per gli studenti della scuola primaria e secondaria che devono so- stenere gli esami, così come per gli universitari. Le altre classi riapriranno successivamente, dopo che il Ministero dell’istruzione avrà disposto tutto per la sicurezza degli studenti. Lo stesso Ministero ha programmato lo stanziamento di fondi per l’anno prossimo, in modo da ridurre le tasse scolastiche, in proporzione al tempo che i ragazzi hanno passato lontano da scuola a causa della pandemia.

Ma sono ancora spesse le tenebre che coprono il Lesotho in questa pandemia. L’alto tasso di disoc- cupazione e la crescita dei crimini dimostrano che c’è ancora molta strada da fare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il tasso di mortalità non ha ancora raggiunto il suo picco. Ma con la gra- zia di Dio e il duro lavoro, il Lesotho saprà superare tutto questo.

Dennis

Studenti in Lesotho

Se vuoi sostenere lo studio di bambini

e ragazzi in Lesotho, scrivi a Stefania

stefania.tesone@gmail.com.

7,50 euro al mese, versati all’associazione

“La Piccola Famiglia onlus”

, bastano per

contribuire a una borsa di studio.

(15)

WWW.CASAITALIACINA.IT

Briciole – Settembre 2020 15

“E

ra la fine di febbraio quando, come le scuole, abbiamo dovuto interrompere le attività delle nostre Case Italia Cina, a causa del coronavirus. E purtroppo ancora non siamo riusciti a riprenderle appieno.

In realtà non ci siamo mai fermati neanche duran- te il lockdown. Infatti il legame tra i minori e noi edu- catori e volontari non si è spezzato, anzi ha ricevuto un ulteriore impulso nel periodo di emergenza.

Quando le scuole hanno cominciato a intrapren- dere la nuova via della didattica a distanza, i bam- bini ci hanno contattato per l’aiuto nei compiti.

Anche diversi insegnanti che non riuscivano a rin- tracciare i propri alunni si sono rivolti a noi perché facessimo da ponte. Una maestra ci ha chiesto come stava un suo alunno andato in Cina con la mamma per le vacanze di Natale e non ancora tornato. Una professoressa voleva sapere perché due fratellini non a partecipavano alle lezioni.

Chi era ancora incerto nella lingua italiana, duran- te la chiusura ha fatto passi indietro; chi era timido, si è chiuso ancora di più. Siamo convinti perciò che gli studenti abbiano un gran bisogno di riprendere a studiare in maniera normale, fare i compiti, pra- ticare la lingua italiana e incontrarsi dal vivo con i coetanei.

Ma sono accaduti due episodi che mi hanno dato una grande speranza al di là delle difficoltà di non potersi vedere e incontrare. Due ragazzine di terza media hanno fatto una sorta di tutor nei confronti di diversi bambini delle elementari. Con il passare del tempo, quando si è capito che la chiusura del- le scuole sarebbe stata definitiva, alcune insegnanti mi hanno contattato preoccupate dicendo che dei bambini cinesi che frequentavano il nostro centro non partecipavano alle videolezioni, alle classro- om, non inviano mai i compiti... Allora, queste due

CINA ITALIA

ragazzine spontaneamente si sono rese disponibili a contattare le famiglie e a tradurre le comunica- zioni che ricevevano dalla scuola, in modo da far partecipare anche i loro “fratellini”. Il secondo fatto è avvenuto a giugno. Finita la scuola, un ragazzino mi ha mandato una grande quantità di foto con i compiti di italiano svolti durante tutto il periodo di chiusura per dimostrarmi il suo impegno. E le ha mandate anche alla volontaria che lo seguiva prima al Centro...

Due fatti tra tanti che rinnovano in noi il desi- derio di riprendere le attività e di rivedere i nostri bambini.

Mattia

“I

o credo che sono nato con la terra e sassi, sottoterra, io credo ci sono i dinosauri, ma anche i vermi. Io credo che quando sono nato, non so mia mamma cosa pensava, forse che giorno era del calendario, per contare quanti giorni man- cavano a quello del pagamen- to....”

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