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La calda estate di Salvador de Bahia

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Academic year: 2022

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La calda estate di Salvador

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Gennaio a Salvador de Bahia vuol dire estate, ma un’estate un po’ anomala quest’anno: molta pioggia, molto caldo e,

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soprattutto, tantissima umidità (niente nebbia per carità, ma quel senso di “appicicaticcio” costante). Essendo mese di vacanza le attività sono per ora ferme, ma non è mancata la distribuzione della “cesta basica” alle famiglie bisognose, la ripresa dei giochi per i ragazzi la domenica dopo la Messa e le classiche partite di calcio nei pomeriggi infrasettimanali.

Proprio in questi giorni stanno terminando le iscrizioni per la scuola di danza, che ricomincerà a breve con un aumento considerevole delle presenze.

In questi ultimi giorni si è riscontrato un aumento di casi di Covid e di una particolare influenza, anche se normalmente il tutto si risolve curandosi in casa per una settimana circa.

Sono chiaramente ancora obbligatorie le mascherine, il distanziamento e l’uso del gel igienizzante nei luoghi chiusi.

Estate vuol dire anche Grest, o “Colonia de ferias” come si dice qui, e anche quest’anno, per l’undicesimo anno, la parrocchia di Gesù Cristo Risorto ha organizzato una settimana di giochi e attività intorno alla figura di don Bosco.

Chiaramente non è mancata la gita sull’isola, per la gioia di piccoli e grandi. La partecipazione è stata elevata e proprio per questo, e soprattutto a causa della situazione pandemica, si è deciso di dividere bambini e ragazzi: di mattina i più piccoli fino ai 10 anni e i più grandi fino ai 15 anni di pomeriggio, arrivando più o meno ad un centinaio di iscrizioni per turno. La situazione a inizio gennaio permetteva questi numeri e, soprattutto, lo spazio esterno della parrocchia viene in aiuto: avere uno spazio ampio, curato, e a disposizione è quasi un lusso da queste parti dove la

“mancanza di spazio” è una delle prime cose che saltano all’occhio guardando tutte queste case una vicino all’altra, a volte una sopra l’altra, attraversate e collegate da vicoli talmente stretti che si fatica a pensare che dietro l’angolo ci siano altre case!

Tante persone e piccole case, famiglie numerose e sicuramente poco spazio per giocare per tutti quei bambini che per la

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strada corrono, saltano, fanno partite di calcio e tutto quello che si potrebbe fare in un parco giochi, considerando il fatto poi che il caldo elevato è un elemento costante della quotidianità che non aiuta certamente a rimanere in spazi stretti e quindi in casa. Ecco perché lo spazio della parrocchia diventa allora un luogo importante per i più piccoli, dove possono esprimere il loro bisogno naturale di giocare, correre, saltare (e anche urlare) come tutti i bambini del mondo, in un luogo che certamente non è neutro ma in cui il pensiero educativo è radicato nel Vangelo. Avere un luogo dove poter esprimersi e sperimentarsi, in cui non mancano regole e limiti, ma in cui ci si sente accolti e rispettati, è sicuramente importante, proprio perché il luogo fisico aiuta a fare spazio a quello mentale che permette di aprire il pensiero, lo sguardo e il cuore.

Per i bambini giocare significa crescere: dar loro uno spazio per farlo significa non solo aiutarli nella loro crescita ma mostrare loro che può esistere anche un altro modo di vivere o l t r e a q u e l l o c h e v e d o n o e v i v o n o i n s t r a d a , c h e un’alternativa è possibile. Può forse sembrare una banalità ma avere spazio aiuta anche a pensare al proprio posto nel mondo, soprattutto per adolescenti e giovani: sono loro che in questa fase della vita hanno bisogno di pensare al proprio futuro.

Agli adulti il compito di accompagnare bambini e ragazzi a vivere questi spazi, accompagnando e regolando con la pazienza di chi sa che l’errore può essere anch’esso occasione di crescita, ma soprattutto accogliendo e indicando a ognuno che c’è una strada possibile di bene per loro. Come diceva don Bosco: “In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”.

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