La Caritas Parrocchiale:
una comunità in cammino
Domenico Iannascoli Responsabile Formazione
Corso di formazione per
“operatori Caritas”
11-01/15-02-2011
Significato ed osmosi tra:
Parrocchia, Caritas e Territorio
Parrocchia
come comunità missionaria.
Luogo di testimonianza
ORIZZONTE
Rilanciare la costruzione di una comunità
che sia realmente missionaria nel proprio territorio.
“il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia” (2005).
“I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini, né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita.
Essi non si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano. La dottrina di un Dio è la loro filosofia. Dimorano in città sia civili che barbare, come capita.
Partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera.
Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi. Sono poveri, ma arricchiscono molti. Mancano di ogni cosa, ma trovano tutto in sovrabbondanza. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo.
Pur facendo il bene sono puniti come malfattori e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita. Gli eretici fanno loro guerra come a gente straniera e i pagani li perseguitano, ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia.
In una parola, i cristiani sono nel mondo quello che è l'anima nel corpo. L'anima si trova in tutte le membra del corpo; anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L'anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo; anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo.”
“Dalla Lettera a Diogneto: Il mistero cristiano.
Primo ordine di criticità:
■ La parrocchia rifugio sicuro, più che la fede in Cristo, prevale rapporto affettivo con
il gruppo e/o con il parroco.
Scarsità dei preti, la loro sempre più avanzata età e quindi la difficoltà di
adempiere i già gravosi compiti istituzionali.
■ Difficoltà di taluni parroci a conferire pari dignità a catechesi, liturgia e carità.
■ La chiesa raramente rappresenta riferimento abituale per la gente del
territorio. Offre quasi soltanto
“servizi religiosi”.
Molti preti sono stati formati per essere “pastori unici”,
“indiscussi”; gli organi di partecipazione laicale non sono una realtà diffusa e viva.
1) Parrocchia e territorio: significato e criticità della Parrocchia.
“Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”
Secondo ordine di criticità
Cosa sappiamo delle esperienze che porta avanti ciascun gruppo?
Quali i progetti comuni con valenza sociale ?
“quanto sono conosciute le condizioni di disagio presenti sul territorio?
Quali i luoghi di confronto ?
La missione costituisce l’impegno prioritario di ogni parrocchia, intorno al quale tutto il resto ruota, si organizza, e da cui tutto il resto dipende”.
Parrocchia come comunità missionaria.
O la parrocchia è missionaria e perciò o è al servizio della missione di Cristo o non è Chiesa, non è parrocchia….
Non a caso, la parrocchia, fin dalla sua etimologia
“parà oikìa” «casa accanto», richiama il significato di “Chiesa tra la gente” .
Concilio Vaticano II°: parrocchia, “volto di Cristo nel territorio”
e la Carità (traduzione nei fatti della Parola di Dio), esercizio di testimonianza da realizzarsi, per l’appunto, nel luogo privilegiato per
eccellenza per questa funzione, il territorio.
“La parrocchia è dunque una scelta storica
della Chiesa, una scelta pastorale.
2) Parrocchia e territorio:
significato e criticità del Territorio
■ forma dell’organizzazione sociale che assume una comunità,
■ punto di identificazione
■ punto di appartenenza, perché è somma di tradizioni, di culture.
■ “dimora” che è molto più dell’abitare: non solo vivere in un territorio, ma “vivere quel territorio” e “far vivere quel territorio”.
Rapporto non solo fisico ma anche spirituale, da collocare nella prospettiva del Regno di Dio: la parrocchia come,
“la fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete”.
Giovanni XXIII
Partire dagli ultimi, per riscoprire il senso della nostra missione. Condividere il disagio ed aiutare l’altro, motivo di conversione e di crescita umana anche per noi, (lasciarsi evangelizzare dai poveri) oltreché di contagiosa trasmissione dei valori della Carità su tutto il territorio.
Il territorio ha uno specifico:
E’ lo spazio della relazione con l’altro concreto.
Dove ha luogo la vita degli esseri umani, soprattutto quando è fragile.
Pertanto, per abitare efficacemente il territorio è necessario recuperare un atteggiamento, un metodo, uno stile progettuale che dovrebbe caratterizzare tutto il servizio pastorale.
DON S. FERDINANDI:
Percorso Equipe Roma, 30 novembre 2 dicembre 2009
CHI:
Assetto organizzativo
COME :
Metodologia attraverso
l’Ascolto, l’Osservazione ed il Discernimento
COSA:
Azioni attraverso l’animazione con l’ausilio di strumenti operativi
3) La Caritas Parrocchiale
LA PARROCCHIA, UNA SOLA VOCAZIONE:
ESSERE CASA E SCUOLA DI COMUNIONE E MISSIONE
La Caritas parrocchiale è l'organismo pastorale istituito per animare la parrocchia.
Il parroco nomina un gruppo di animatori pastorali, impegnati non solo ad operare direttamente, ma a "fare, per mettere altri nelle
condizioni di fare”
(servizio di animazione alla comunità).
E’ Presieduta dal parroco.
Struttura
Caritas Parrocchiale
1) In assenza di un consiglio
pastorale, il parroco individua tra i cristiani alcune persone con
l’incarico specifico dell’animazione.
Due tipologie:
2) Gruppo di Animatori della Carità, istituiti dal Consiglio pastorale
parrocchiale, con il consenso del Parroco, rappresentato da componenti dei tre
organismi pastorali
(catechesi, liturgia e carità) e, se presenti da più realtà operative (Azione
Cattolica, Agesci, gruppo liturgico,
COME:
Metodologia attraverso l’animazione all’Ascolto,
all’Osservazione ed al Discernimento
Animazione alla testimonianza della carità (Pastorale della carità)
Promuovere nelle chiese particolari l’animazione del senso della Carità (art 3 a statuto Caritas Italiana) non significa unicamente creare opere e servizi, ma è attenzione e azione da far entrare in ogni proposta , progettualità, esperienza, cammino, servizio, opera,…..come stile.
L’animazione è nel modo in cui portiamo nella parrocchia la proposta di realizzare una mensa, nel modo con cui accogliamo i fedeli prima di una celebrazione. Nel tipo di
incontri, nelle modalità che scegliamo per accompagnare le decisioni, nel modo in cui curiamo i volontari.
L’animazione del territorio ed in Parrocchia attraverso
L’Osservazione, l’Ascolto e il Discernimento
Osservare.
Le realtà presenti nella propria parrocchia: le persone, i comportamenti, comprendendone le dinamiche,
verso il proprio territorio: l’arredo urbano, gli spazi verdi, le realtà economiche, le scuole, le situazioni di indigenza, di marginalità o di solitudini.
Ascoltare
Conoscere le persone : chiamarle per nome, riconoscerne i volti, le storie, almeno in parte.
Imparare a dare ascolto ai soggetti del territorio sopra indicati.
Discernere
Dopo un’adeguata osservazione ed un attento ascolto, è necessario saper scegliere, prendere delle decisioni, assumersi delle responsabilità
Finalizzati alla
Pedagogia dei fatti:
un modo di insegnare ed apprendere attraverso
una molteplicità di esperienze dirette
COSA:
Due i percorsi progettuali:
■“PEDAGOGICA”
■ DELLE “BUONE PRASSI”
“Azioni “
Attraverso l’animazione
con l’ausilio di strumenti operativi
1) FUNZIONE PEDAGOGICA
■ condivisione del bene comune,
■ della giustizia,
■ della corresponsabilità,
■ della pace,
■ della salvaguardia del Creato,
■ sulle nuove povertà;
a) Sensibilizzazione sui temi della carità.
Rivolti al territorio oltre che alla comunità
Nonché all’interno (se non già previsti) dei percorsi formativi già posti in essere (“azione cattolica”, Agesci, preparazione alla catechismo, alla Cresima o al
matrimonio, etc.).
Dio non va cercato nelle strutture di potere che avviliscono l’uomo, ma, al contrario, in coloro che in esse non hanno posto. “Quando lo cerchiamo nel tempio, Lui si trova nella stalla; quando lo cerchiamo tra i sacerdoti, si
trova in mezzo ai peccatori; quando lo cerchiamo libero, è prigioniero;
quando lo cerchiamo rivestito di gloria, è sulla croce ricoperto di sangue”
(Frei Betto).
superando un concezione distributiva,
per promuovere relazione, ascolto, Accompagnamento.
curando gli obiettivi, il metodo di lavoro, i ruoli, il clima di lavoro e di relazioni, la comunicazione interna, le verifiche,
nonché il metodo pastorale della “pedagogia dei fatti”, insegnando
ad “essere e saper essere”, “a saper fare e saper far fare”.
e la comunicazione tra le diverse realtà caritative presenti in parrocchia e tra queste
e l’intera comunità.
b) Educare la comunità alla comprensione
del carattere ecclesiale-comunitario del servizio di carità
c) Promuovere la pastorale unitaria
d) Promuovere il lavoro di gruppo
2) FUNZIONE DELLE “BUONE PRASSI”
(“Pedagogia dei fatti”: imparare operando)
Al fine di promuovere l’idea di quartiere come comunità locale di cui ci si prende cura, per rendersi
conto delle molteplici problematiche e povertà.
a) Acquisire strumenti di lettura del territorio, anche utilizzando testimoni privilegiati (es. anziani, medici di base).
Per agevolare aggregazione e coinvolgimento e valorizzare esperienze di animazione e solidarietà presenti in parrocchia. Es. Coordinare iniziative di carità già esistenti (es. banco alimentare, distribuzione
vestiti, etc.), senza sostituirsi a nessuna di esse.
b) Animare il territorio e la parrocchia.
per il sostegno alle famiglie bisognose, anche attraverso la valorizzazione finalizzata della colletta.
c) Ipotizzare forme di autofinanziamento
■ forme di sostegno di vicinanza per famiglie bisognose.
■ Momenti di condivisione con i poveri.
■ Iniziative nei periodi più significativi, quali avvento, quaresima, etc.
e) Costruzione di un lavoro di rete.
Tra le realtà associative extra e intraparrocchiali, e con i soggetti
istituzionali (il comune, la Asl, le associazioni, le scuole, …).
d) Proporre esperienze di relazione, gratuità e servizio
Ai singoli e alle famiglie:
PROPOSTA DI LAVORO
1) Costituzione del gruppo Caritas, con l’avallo del consiglio pastorale e del parroco secondo le modalità ritenute più opportune.
2) Scheda sintetica Territorio:
a) Origine e composizione demografica b) Realtà economiche e aggregative, c) Arredo urbano
Testimoni privilegiati (es. anziani, vigili, commercianti,etc)
3) Autofinanziamento
a) Collette domenicali
b) Aste o Cene di beneficenza
c) Vendita articoli vari:oggettistica, piante etc.
4) Studio sussidi Caritas 2) Schedario: Risorse umane (nome/cognome/tel./email).
Competenze territorio (in collaborazione con il CdA).
QUESTIONARIO “FOTOGRAFA LA TUA PARROCCHIA”
E IL TUO TERRITORIO”
ELEMENTI DI ANALISI
CRITERI POSSIBILI
A B I T A N T I
□ PICCOLA □ GRANDE
□ REDDITI ALTI □ BASSI
□ PREVAL.DI IMMIGRATI
□ “ DI ITALIANI
□POPOLAZ. GIOVANE □ANZIANA
□ “ PREV. STABILE □ MOBILE T
E R R I T O R I O
□ CENTRO □ PERIFERIA
□ CITTA’ □ CAMPAGNA
□ ZONA TRANQUILLA □ SI □ NO
□ PROBLEMI SOCIALI □ SI □ NO
□ NEGOZI □ MOLTI □ POCHI
□ SERVIZI □ MOLTI □ SCARSI
□ SPAZI VERDI □ MOLTI □ POCHI
□ SPAZI DI AGGREGAZ. □ SI □ NO
□ ASSOCIAZIONI □ SI □ NO
□ ARR.URBANO CURATO □SI □ NO
□ PULIZIA □ SI □ NO
P A R R O C C H I A
OPERATORI:
□ POCHI □ MOLTI
□ STABILI □ CAMBIANO SPESSO
LIVELLO DI CONFLITTUALITA’:
□ ALTO □ BASSO
□ GESTIONE □ BUONA □ CARENTE GRUPPI:
□ MOLTI □ POCHI
□ COLLABORANO, □ SI □ NO
□ SINERGIA CON LITURGIA E CATECHESI
□ SI □NO
□ SINERGIA CON ALTRE ARROCCHIE □ SI □ NO
□ SINERGIA CON LA DIOCESI □ SI □ NO INFORMAZIONE:
□ SITO WEB □ SI □ NO
□ GIORNALINO PARROCC. □ SI □ NO
□ SEMINARI,CONVEGNI, etc. □ SI □ NO PECULIARITA’
□ ACCOGLIENZA □ SI □ NO
□ DINAMISMO □ SI □ NO
□ APERTURA AL TERRITORIO □ SI □ NO
□ PARTECIPAZIONE □ MOLTA □ POCA C P
A A R R I R T O A C S C H I A L E
□ C.P. □ Si □ No
□ GRUPPI CARITATIVI ORGANIZZATI □ SI □NO
□ GRUPPO GIOVANE □ ANZIANO
□ FA ANIMAZIONE □ ASSISTENZA
□ COLLABORA CON ALTRI GRUPPI □ SI □NO
□ COLLABORA CON LE ISTITUZIONI □ SI □NO
□ COLLABORA CON ASSOCIAZIONI) □ SI □NO
□ COLLABORA CON LA DIOCESI) □ SI □NO
□ CdA □ Si □ No
□ LETTURA TERRITORIO □ SI □NO
□ ATTIVITA’ CON I POVERI □ SI □NO
Sarebbe bello immaginare tale incontro come l’avvio di un percorso che possa condurre ad un traguardo:
costruire insieme una comunità parrocchiale unita, coesa capace di
porsi in ascolto e fare proprie le tante condizioni di sofferenza presentinel proprio territorio e contribuire realizzare un modello di convivenza basato su solida rete solidarietà.
Un utopia?...è possibile.
Ma se ci si crede e si lavora tutti
insieme, non è un’impresa impossibile.
Ma per costruirla, va prima sognata, quindi pensata, infine progettata.
Un Sogno
L’ A U G U R I O
Va’ e fa germogliare con le tue mani sul territorio, il seme della carità
posto da Dio nel tuo cuore
■ “Perdita del centro” e frammentazione della vita delle persone.
Il “nomadismo”: diversa e variata dislocazione della vita familiare, del lavoro, delle relazioni sociali, del tempo libero, ecc., si appartiene contemporaneamente a mondi diversi, distanti, perfino contraddittori. Da tempo la vita non è più circoscritta, fisicamente e idealmente, alla parrocchia; è raro che si nasca, si viva e si muoia dentro gli stessi confini parrocchiali.
Parrocchia e territorio: I mutamenti.
Le profonde trasformazioni sociali, il restringimento degli spazi di relazione (x-box, playstation, internet, facebook), hanno radicalmente modificato le abitudini di vita.
A soffrirne sono le relazioni personali e sociali sul territorio e, quindi, la vitalità delle parrocchie.
Rischio di fine della “civiltà parrocchiale”,
per il venire meno della parrocchia come centro della vita sociale e religiosa.
■ Cambiamenti sociali
Inoltre
Sono cambiati i luoghi della socialità: gli ipermercati prendono il posto delle piazze o delle fabbriche. Ma tutto ciò ha un costo: l’indebolimento della memoria collettiva e, per conseguenza, una tendenza allo sradicamento culturale.
Se il territorio di competenza della Parrocchia, è il luogo naturale dove esprimere questo impegno, Se i poveri sono i naturali interlocutori
come chiunque sia in condizioni di bisogno,
Se la Carità è la traduzione nei fatti della Parola di Dio che ascoltiamo durante la Liturgia,
Riepilogando
Dobbiamo imparare a riscoprire e coltivare il nostro territorio, poichè
• Il territorio è il luogo
– dove le persone abitano e vivono le relazioni (luogo antropologico).
– dove Dio ci parla e si manifesta fino all’incarnazione ( luogo teologico).
– dove la Chiesa opera e serve
(luogo ecclesiologico)
• Pertanto, per abitare efficacemente il territorio è necessario recuperare un atteggiamento, un metodo, uno stile progettuale che dovrebbe caratterizzare tutto il servizio pastorale.
DON S. FERDINANDI: Percorso Equipe Roma, 30 novembre 2 dicembre 2009
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O b i e t t i v o:
1) Costruire la comunità come luogo in cui CREARE COMUNIONE, favorendo relazioni concrete tra i membri di una parrocchia, affinchè diventi “la casa e la scuola della comunione” (Giovanni Paolo II°), partendo da fatti concreti:
i bisogni delle persone,
le risorse del territorio,
le emergenze.
per realizzare percorsi educativi finalizzati al cambiamento concreto negli stili di vita ordinari dei singoli e delle comunità, in ambito ecclesiale e civile.
2) Crescita degli animatori pastorali nella capacità di animare percorsi form-attivi e processi di cambiamento.
3) incoraggiare ed abilitare gli adulti a studiare i documenti ecclesiali e a lavorare in gruppo promuovendone la creatività, la fantasia e mettendo a disposizione tecniche e strumenti per un buon apprendistato.
Il fatto
.“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto”
(Ascoltare)
La constatazione del fatto
.“Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe
compassione” (Osservare)
Il prendersi cura
.“Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi, caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui”
(Discernere)
La parabola del buon samaritano
(Lc10, 30ss),
ci presenta un metodo pastorale in quattro fasi.
Il metodo nello stile di Dio
Il coinvolgimento della comunità.
“Il giorno seguente estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo:
«Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò al mio ritorno».
“Va e anche tu fa’ lo stesso”
(animare)
La P. crocevia tra il territorio, la comunità dei credenti.
Sul territorio si gioca la doppia dimensione complementare della carità: quella dei rapporti interpersonali e quella dell’
impegno sociale.
I l c o n t e s t o
Le parrocchie sono attrezzate a questo compito, come antenne sul territorio, capaci di ascoltare attese
e bisogni della gente?
P. prigioniera di due tendenze,
parzialmente contrastanti, ma
poco aperte alla missionarietà:
■
comunitàautoreferenziale
(ove ci si accontenta di trovarsi bene
insieme)
■
“stazione di servizio” per l’amministrazionedei sacramenti
(da per scontata una fede spesso
assente).
(Cardinale Ruini- Consiglio Permanente della C.E.I. del settembre 2003)
Oggi è la parrocchia a dover andare in
cerca del proprio
territorio, della gente che lo compone, dei
giovani,delle famiglie, degli anziani, di tutte
le persone che non entrano
nelle nostre
chiese.
PRINCIPALI ATTENZIONI
▪ cura della comprensione del carattere ecclesiale-comunitario del servizio di carità
▪ accompagnamento del parroco nell’assunzione del ruolo di presidente della dimensione della testimonianza della carità (come di annuncio e celebrazione)
▪ proposta di coinvolgimento in concrete azioni di animazione, al di là delle parole:
campagne, microprogetti, piccoli servizi, impegni mirati e azioni di volontariato, iniziative di sensibilizzazione, ….
▪ cura della corretta comprensione dell’identità della Caritas, organismo pastorale
▪ accompagnamento delle Caritas parrocchiali nella realizzazione della funzione pedagogica:
- negli obiettivi (carità di popolo, più che carità di qualcuno),
- nelle modalità di lavoro (agire coinvolgendo, facendo fare, più che operando direttamente)
V.Nozza :Promuovere Caritas nelle comunità parrocchiali: il laboratorio 2007-2008
AZIONI DELLA CARITAS PARROCCHIALE
Alcune azioni della Caritas parrocchiale, solo a mo’ di esempio:
- valorizzare esperienze di animazione e solidarietà presenti in parrocchia;
- offrire al Consiglio pastorale parrocchiale strumenti per leggere la comunità e il territorio;
- conoscere e far conoscere le povertà e le risorse della comunità e del territorio;
- promuovere il lavoro unitario e la comunicazione tra le diverse realtà caritative presenti in parrocchia, e tra queste e l’intera comunità;
- richiamare l’attenzione su povertà "scoperte", sensibilizzando alla gratuità e al servizio;
- collaborare con altri soggetti del territorio (il comune, la Asl, le associazioni, le scuole,
…);
- proporre ai singoli e alle famiglie esperienze di relazione, di gratuità, di servizio, di impegno concreto a favore dei poveri;
- informare sulle situazioni di ingiustizia e sui fenomeni di povertà in Italia e nel mondo;
- realizzare momenti formativi sulla testimonianza della carità e su aspetti specifici del servizio ai poveri e dell'animazione della comunità;
V.Nozza :Promuovere Caritas nelle comunità parrocchiali: il laboratorio 2007-2008
Riconoscersi e legittimarsi reciprocamente tra persone e gruppi che operano nel e per il quartiere nonostante le diversità
Costruire forme di confronto e
collaborazione (avviare un pensare e un fare assieme)
Sperimentare forme di progettualità condivisa
Continuare l’osservazione dei propri contesti di vita
Superare l’approccio prestativo (erogazione
di servizi?) per promuovere relazione, ascolto, accompagnamento
Avviare percorsi di empowerment superando definitivamente la logica assistenzialistica
Attivare una microsocialità interna diffusa
Allestire spazi di incontro e di conoscenza
delle persone e dei gruppi dove sperimentare
benessere
Promuovere un “pensare e fare assieme”
delle persone
Inventare spazi di convivialità e di festa
Risintonizzare i tempi individuali e promuovere quelli collettivi
Suscitare desiderio dell’Altro
Costruire comunità aperte e plurali
Sensibilizzare alla fratellanza e alla corresponsabilità
Promuovere l’idea di quartiere come comunità locale di cui ci si prende cura
Mantenere viva la vision del progetto
Formare le persone a farsi intercettatori di disagi
Attivare microreti protettive
“Sali sul campanile della tua parrocchia e da lì guarda il mondo”
(Claudel).
• Di là si vedono le colonne di schiavi affamati e malnutriti su
veloci gommoni o scricchiolanti barconi, incatenati dal capitale straniero che continua ad investire nelle terre del terzo mondo, spesso con il pretesto di portarvi aiuto.
• Si vedono i faraoni di oggi che continuano ad invadere ed occupare le terre, per poi sfruttarle, utilizzando strumenti
sempre più moderni. Si vede “il quinto” dell’umanità che sta impoverendo gli altri quattro quinti.
• Si vedono gli Erode di oggi che continuano a decidere sulla vita degli altri, impedendo le nascite, permettendo che le donne
siano violentate per inquinare la razza, decretando genocidi.
• Dal campanile si sente ancora il grido della valle del Nilo: sono i milioni di uomini e donne che in questi ultimi trent’anni hanno dovuto pagare, loro malgrado, un prezzo alto alle oltre
centocinquanta guerre scoppiate nelle varie parti del mondo o che, eternando l’esodo biblico, cercano la ‘terra promessa’
dove poter ridare dignità alla loro vita. Si vede che spesso la loro voglia di libertà si trasforma in nuova schiavitù:
prostituzione, vendita di organi, turismo sessuale, cameriere, o meglio serve a poco prezzo, …