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IO MI FIDO DI TE DIALOGO A DUE VOCI: LA FIDUCIA

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Academic year: 2022

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IO MI FIDO DI TE

DIALOGO A DUE VOCI: LA FIDUCIA

Non è sempre facile dare una definizione ad una determinata parola e così anche con il termine “fiducia” le prime cose a cui ho pensato sono la speranza di poter contare su qualcuno o qualcosa, impegnarsi a dare se stessi tramite amore, speranza, dimostrazioni e momenti di condivisione. Può capitare di essere in difficoltà e di vivere momenti difficili, e questo ci fa avvicinare alle persone alle quali siamo più legati, su cui sappiamo di poter contare.

Tutti noi abbiamo accanto familiari e amici, magari un compagno o una compagna, con loro possiamo essere noi stessi, perché ci conosciamo bene. Con qualcuno abbiamo condiviso anni, altri invece li abbiamo conosciuti in momenti non ben definiti o per caso.

Siamo noi che decidiamo con quali persone creare un rapporto più o meno intenso e a chi concedere la nostra fiducia.

Nonostante tutto l’impegno dato, non sempre siamo ripagati nello stesso modo e capita di concedere la fiducia alla persona sbagliata.

Io ho deciso di immaginare un dialogo tra me e una ragazza, Michela, (mai vista prima), con la quale mi sono sentita subito in sintonia.

Ogni persona ha una energia diversa, che ci attrae per curiosità, per affinità… al “primo sguardo”, Un fattore fondamentale è “la prima impressione”, ciò che una persona ci trasmette tramite il

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comportamento, lo sguardo, un discorso o una semplice stretta di mano. Con Michela è successo questo.

Sono sul treno, carrozza 27, direzione Roma… Michela piange.

Io: Posso fare qualcosa per aiutarti?

Michela: No, non ho bisogno di aiuto, grazie.

Io: Mi dispiace che tu stia piangendo… vuoi sfogarti? magari parlare con me, sconosciuta, può farti star meglio proprio perché alla fine del viaggio ridiventeremo ancora sconosciute.

Michela: Piango perché ho dato troppa fiducia alla persona sbagliata, ho perso tre anni della mia vita con Simone, che è riuscito a farmi credere di non valere niente.

Io: Può capitare di vivere una relazione fatta di alti e bassi, non tutto va sempre come vorremmo ma ciò non vuol dire che sia andato tutto male.

Michela: A me è andato tutto male, io credevo in alcuni valori, ho dato tutta me stessa con fiducia e sincerità perché pensavo ne valesse la pena, ma lui ha approfittato del mio amore.

Io: Avrete pur passato dei momenti di serenità e di amore!? Se siete stati insieme tre anni qualcosa che vi univa ci sarà stato..!!?. Alla fine di una relazione si è sempre molto severi nel giudicarsi e nel giudicare.

Michela: All’inizio era una persona diversa, mi voleva bene, mi dimostrava amore… poi tutto è cambiato… quando si è accorto che io avevo piena fiducia in lui e che mi aveva fatta innamorare, ha iniziato a manipolarmi, a farmi credere che non valevo niente senza di lui e a ferirmi. Non mi ha mai ferita fisicamente ma psicologicamente sì.

Io: Non dobbiamo permettere a nessuno di sovrastarci perché abbiamo una dignità. È bello poter contare su qualcuno che

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amiamo ma non è giusto concedersi completamente annullando se stessi.

Michela: È vero, ma quando si è coinvolti non ci rendiamo conto della realtà e ci perdiamo in relazioni malate. Avevo talmente fiducia in lui che ho perso fiducia in me stessa. Ma adesso basta, non voglio più amare nessuno, non concederò più la mia fiducia agli altri.

Io: Anch’io sono stata ferita più volte ma ho realizzato che se non ci mettessimo in gioco non sarebbe vivere ma sopravvivere, ci escluderemmo di conseguenza dal mondo. Per non star male non è giusto proibirci di amare.

Michela: Anche amare in modo sbagliato? Al punto di annullarsi e non credere più in un futuro? Non ho nemmeno progetti per me stessa!!

Io: Noi dobbiamo credere nella nostra autorealizzazione, puntare su noi stessi per poi stare bene con gli altri. Probabilmente anche Simone non stava bene con se stesso e di conseguenza aveva bisogno di indebolirti per sentirsi forte. La differenza tra te e lui è che tu non sei stata debole, hai avuto la forza di lasciare andare una persona che ti stava ferendo.

…il dialogo finisce qui, lascio a voi lettori la possibilità di immaginarvi il finale.

Io, Chiara, credo in tutto ciò che ho scritto, nei valori e nei principi che ho cercato di comunicare.

La priorità per se stessi è fondamentale ma questo non ci deve togliere la possibilità di iniziare un percorso con qualcuno che scegliamo di avere accanto. Michela ci fa capire che la consapevolezza è la base di tutto, sulla quale costruire rapporti di fiducia.

Chiara Bonoldi Cedola

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* * *

Fatima è una giovane ragazza che vive a Rabat, in Marocco, con i suoi genitori e sua sorella. Apparentemente la sua famiglia sembra unita e amorevole, ma la verità è purtroppo un’altra: Fatima viene abusata psicologicamente e sessualmente dai suoi genitori, dall’età di sei anni.

Nonostante la sua maggiore età, non riesce ad abbandonare la propria famiglia perché pensa di poter proteggere sua sorella e, a causa di questa esperienza così tragica ha acquisito una fragilità in questi anni che le impedisce qualsiasi scelta autonoma.

Whilelm è un ragazzo americano di ventidue anni che attualmente si trova in Marocco in vacanza. Durante la sua permanenza nella città di Rabat, il ragazzo ha modo di conoscere Fatima.

La sua bellezza lo colpisce dal primo momento, ma prima di riuscire a instaurare un rapporto di amicizia, deve faticare per abbattere i muri che Fatima ha creato, a causa delle sue insicurezze e della sua sfiducia.

Whilelm: Fatima, fare la tua conoscenza è stato un grandissimo piacere e, ormai, penso tu abbia capito i veri sentimenti che provo nei tuoi confronti.

Nonostante i tuoi continui rifiuti, sono venuto qui da te, per offrirti la possibilità di partire insieme per l’America. Perché tu hai diritto ad una vita migliore e degna di essere vissuta da una ragazza in gamba come te.

Ti scongiuro, per una volta nella tua vita fidati e lasciati andare!

Fatima: Non saprei Whilelm… sono confusa. E se non riuscissi ad integrarmi nella tua città? E se i tuoi genitori ed i tuoi amici non mi accettassero?

E poi lo sai che non posso abbandonare mia sorella con quei mostri …

Non ho né la possibilità, né le capacità per andarmene, io resto a Rabat.

Whilelm: So che in passato non hai vissuto serenamente e ciò che ti

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hanno fatto i tuoi genitori ti segnerà per tutta la vita, ma io sono qui.

Sono qui per te Fatima, per restituirti la fiducia e la sicurezza che hai perso in tutti questi anni!

Fatima: Come faccio a sapere che non mi stai mentendo? Come faccio a fidarmi di te, se prima non mi fido di me stessa?

Whilelm: Fatima, amore mio, sei la ragazza più forte al mondo, più bella, più simpatica che io conosca, ma devi trovare il coraggio di andare avanti e poter aiutare le ragazze che si trovano in una situazione simile alla tua.

Rompi quelle catene di insicurezza che ti appesantiscono il cuore e lascia che io riempia i tuoi vuoti.

Fatima: Oh Whilelm, le tue parole riescono sempre a strapparmi un sorriso. Questi giorni passati con te sono stati i più belli e spensierati di tutta la mia vita.

Lo sai che se potessi lascerei subito questa città e questa vita che mi avvelenano da sempre per scappare con te! Ma....

Whilelm: E allora facciamolo! Metti da parte i pensieri negativi, prendi tua sorella, una valigia carica di amore e fiducia e scappiamo tutti e tre insieme.

Io per te ci sarò sempre per essere la tua forza, il tuo coraggio e il tuo appoggio. Vedrai che col tempo ti accorgerai di quanto sei importante, speciale e di tutte le qualità che ti caratterizzano.

Perché non siamo tutti uguali, ci differenziamo per le nostre abilità e le nostre conoscenze ed è giusto che anche tu scopra le tue.

Ti prego Fatima, vieni con me.

Fatima: Il mio cuore mi suggerisce di fidarmi di te, ma la mia testa mi fa pensare solamente alle conseguenze negative... io e mia sorella potremmo riscontrare una serie di problemi: lingua nuova, abitudini nuove, cultura diversa. Puoi capirmi?

Ho sempre ascoltato la mia testa, la quale era influenzata e oppressa dai miei genitori, ma penso di dover ascoltare il mio

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cuore....

È così leggerlo, libero, mi fa sentire viva, tu mi fai sentire viva!

E...

Whilelm: E.?

Fatima: Sì Whilelm, partirò con te! Ho capito che la fiducia, anche se è difficile da ritrovare, va offerta nuovamente sia a sé stessi, sia agli altri.

Essa permette di vivere con tranquillità e spesso può portare qualcosa in cambio.

Perché io ti ho dato fiducia e tu, Whilelm, mi hai dato il mondo.

Annamaria Cristina Petra Bresciani

* * *

Questo dialogo immaginario avviene tra due fratellini, un maschio e una femmina rispettivamente di uno e due anni. I loro genitori litigano spesso e tra i due è venuta a mancare la fiducia e il rispetto.

Non si definisce violenza solo ciò che lascia dei lividi perché, a volte, quelle che fanno più male sono le ferite dell’anima causate da violenza psicologica. Inoltre, subisce anche chi osserva e questo dialogo, spiega proprio gli effetti che può avere su chi la vive indirettamente e, come spesso accade, tali persone sono proprio dei bambini…

Lilia: Ehi Alex, hai sentito? Mamma e papà stanno litigando ancora.

Alex: Sì, ho sentito. Parlano sempre di questa fiducia e che tra loro non c’è più. Ma tu sai cos’è?

Lilia: Beh, io con esattezza non lo so, però, per me è riuscire a chiudere gli occhi senza avere paura, perché sai di avere accanto una persona che ti coprirà le spalle.

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Alex: Io non so cosa pensare. I nostri genitori litigano spesso e la mamma sta sempre più male per colpa di papà. Forse è giusto non avere fiducia, almeno non rischi di soffrire, almeno…

Lilia: No! Non avere fiducia vuol dire essere soli e io non voglio essere sola.

Alex: Ma tu non sei sola! Ci sono io e c’è la mamma… e anche papà.

Lilia: Papà?

Alex: Sì papà! Lui tratta male mamma ma con noi è buono.

Lilia: Papà dice sempre alla mamma che non vale niente, che senza di lui sarebbe nessuno e che a casa è lui l’uomo e lei deve obbedirgli.

Una persona così non può essere buona e a noi non insegna nulla di positivo. Fidarsi di qualcuno è come tenere dell’acqua nelle mani chiuse a coppa: è facile perderla irrimediabilmente e papà ha perso la fiducia di mamma per sempre.

Alex: Non sapevo fosse così facile perdere la fiducia di una persona.

Posso chiederti una cosa?

Lilia: Cosa?

Alex: Se quello che fa papà è così sbagliato e ha perso la fiducia di mamma perché non lo lascia definitivamente e ci porta via con lei?

Lilia: Perché ha troppa paura. È questo l’effetto della violenza psicologica su una persona. È come una spugna, assorbe tutto ciò che resta di te finché non sei più in grado di pensare con la tua testa. E inoltre prima non ti ho detto tutto della fiducia. Esiste una cosa che si chiama autostima.

Alex: Autostima? E che cos’è?

Lilia: L’autostima è la fiducia in sé stessi. Averla significa piacersi, amarsi così come si è, senza volersi migliorare, cambiare o correggere in alcun modo. La nostra mamma non ha fiducia nelle sue capacità. Ha paura di non essere abbastanza brava da

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crescerci da sola e non riesce a trovare abbastanza forza dentro sé per lasciare papà.

Alex: Povera mamma! Ma se da sola non ce l’ha fa noi cosa possiamo fare?

Lilia: Non credo possiamo fare qualcosa fratellino. La mamma dovrebbe chiedere aiuto a persone di cui lei si fida come la zia o la nonna, ma anche questo passo è difficile da fare.

Alex: Ma allora…?

Lilia: Io la notte non dormo molto e ho sentito, da quella scatola luminosa, che situazioni come quelle della nostra mamma peggiorano sempre. I papà arrivano a ferire fisicamente le donne e a volte anche peggio…

Alex: Mi stai dicendo che noi dobbiamo aspettare che papà faccia talmente male alla nostra mamma così che non potendone più riesca a reagire, a chiedere aiuto e a liberarsi dalla sua tirannia?

Lilia: Sì purtroppo. Ma vedrai che quel momento arriverà presto. La mamma ci ama tantissimo e capirà che il nostro posto non è qui con papà ma in un’altra casa da soli, felici e contenti come nella canzone che ci canta tutte le sere prima di dormire; e anche se è malinconica le parole sono bellissime e provengono dal suo cuore ed è questo ciò che conta.

Alex: Ehi guarda Lilia arriva mamma.

Lilia: Ma sta piangendo.

Alex: Sì. Ma cos’ha sulla guancia? È tutta rossa!

Lilia: Dev’essere stato papà!

Alex: Avevi ragione tu Lilia. Le cose sono peggiorate, le ha dato uno schiaffo. Non possiamo non fare nulla, cerchiamo di attirare la sua attenzione e di rallegrarla.

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In quel momento i due bambini, non potendo sopportare di vedere la mamma piangere e star male, cercano di richiamare la sua attenzione e provano a coinvolgerla nei loro giochi quando…

Lilia: Non ti preoccupare mamma ci siamo qua noi…

In quel momento i due bambini appoggiano le loro manine sulla guancia della mamma e lei, per un lunghissimo attimo, fissa i suoi bambini.

Lilia: Lo so mamma che non puoi sentirci ma spero che dai nostri occhi tu possa capire tutto…

Alex: …noi ti vogliamo bene e vogliamo la tua felicità. Non sei costretta a sopportare tutto questo. Fidati di noi e fidati di stessa.

Metti la parola fine a questa storia!

In quel momento, come se la mamma avesse sentito i suoi bambini, mette le cose essenziali in un borsone prende Lilia e Alex, li mette nel passeggino ed esce di casa approfittando del fatto che il marito fosse uscito con gli amici…

Alex: Lilia guarda! Siamo dalla nonna.

Lilia: Sì è vero! Finalmente potremmo vivere felici con la mamma e lei tornerà ad essere quella di un anno fa, col suo bellissimo sorriso e i suoi occhi pieni di gioia di vivere.

Due ore più tardi…

Lilia: Oggi è stata una giornata importante ma non vedevo l’ora che finisse.

Alex: Già, però io non voglio sentire anche stasera la tristezza che prova mamma sapendo che non posso fare nulla…

In quel momento la mamma iniziò a cantare, ma le parole erano diverse, com’era diversa la melodia…

Lilia: Alex senti? La canzone di mamma è diversa.

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Alex: Sì la sento!

Lilia: La canzone che ci sta cantando sono parole d’amore e di ringraziamento.

Alex: Sta dicendo che l’abbiamo salvata. Ma in realtà è stata lei a salvarci. Si è fidata di noi e di se stessa e ciò l’ha portata a fare la cosa giusta.

Lilia: Sono d’accordo! Buonanotte fratellino…

Alex: …Buonanotte sorellona.

Elena Cavalleri

* * *

Maria: Dopo quattro anni rieccomi single.

Emma: Ti sei decisa a lasciarlo?

Maria: Sì...

Emma: Cos’è quella faccia? Non sei felice? Lo volevi lasciare già da tempo o sbaglio?

Maria: È difficile da spiegare...

Emma: Tranquilla, spiegami con calma.

Maria: Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato questo momento.

Emma: Poche coppie resistono così tanto tempo senza stancarsi l’uno dell’altra... Siete stati un’eccezione.

Maria: Stavo sopportando tanto negli ultimi due anni, ho dovuto lasciarlo... La mia vita girava intorno a lui e ai suoi cambi d’umore, quando faceva qualcosa di sbagliato mi incolpavo io, perché pensavo che in qualche modo potevo evitare quello sbaglio, ero

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sempre io a mettere da parte l’orgoglio, lui era diventata parte integrante della mia vita, era come un tassello del puzzle, se quel pezzetto mancava, sarebbe stato incompleto.

Emma: L’hai lasciato tu, perché soffri?

Maria: Perché lo amo ancora…

Emma: Non capisco...

Maria: Non so come spiegartelo a parole, davvero... Sono sempre stata una ragazza insicura, avendo poca autostima, mi sono sempre vergognata di vestirmi diversamente dalla solita tuta e il classico felpone XL, lui si era innamorato di me, non sono mai dovuta cambiare, perché mi accettava così com’ero... Si era innamorato di una semplice ragazza goffa e timida, che quando la guardavi negli occhi automaticamente le sue guance si tingevano di rosso... Lui era perfetto, lo è sempre stato... O almeno così ho sempre pensato; ogni volta che stavo con lui mi trasmetteva tutta la sicurezza necessaria, la sicurezza di cui tanto avevo bisogno e del quale non potevo fare a meno. E vuoi sapere la cosa peggiore?

Sono in questo stato non perché mi penta di ciò che ho fatto, ma perché non riesco tutt’ora a rispondermi alla domanda che mi porta solo a fare incubi la notte.

Emma (spaventata decide di chiederle): Che domanda?

Maria: Come ho fatto a non accorgermi che la persona che nell’ultimo anno mi è stata affianco giorno e notte fosse un mostro?

Emma: Le persone sono brave a mentire, non tutte… ovviamente, ma la maggior parte.

Maria: Lui non mentiva, è sempre stato chiaro sulle sue intenzioni, era sincero... Ero io che negavo la realtà a me stessa per paura di soffrire, o di tornare la solita persona di prima... Ero completamente dipendente da lui... Sembra disperato dirlo ma era vero. Passavo ogni singolo giorno solo con lui, avevo messo tutti i miei amici da parte perché era tremendamente geloso, mi voleva

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solo per lui e questo mi rassicurava perché era la dimostrazione che mi amava, o almeno cosi credevo, mi dispiaceva per i miei amici ma io avrei fatto di tutto per lui. Ormai è passato e devo lasciarmelo alle spalle.

Emma: Scusa la domanda fuori luogo, ma… come hai preso la decisione di lasciarlo se lo amavi così tanto?

Maria: Vuoi la verità?

Emma: Certo.

Maria: Un sabato sera, (non ricordo precisamente quando), uscita dal lavoro, le mie colleghe mi hanno proposto di andare al bar vicino a casa, siccome ero sola perché lui lavorava fino a tardi ho deciso di accettare. Sono andata a cambiarmi e a mettermi un vestito che avevo comprato da poco e le ho raggiunte. Dopo un paio d’ore sono tornata a casa e l’ho trovato seduto sul divano, l’ho salutato e lui sviando il mio saluto, alzando la voce, è andato subito al sodo chiedendomi: Dove sei stata? Con la più totale sincerità l’ho informato che ero andata a bere qualcosa al bar con alcuni colleghi... Ha iniziato ad inveirmi contro, non sembrava più lui.

Ovviamente io avendo bevuto qualche drink di troppo ho risposto impulsivamente: Faccio quello che voglio… e ancora prima di rimangiarmi quelle parole mi sono ritrovata con la guancia rossa e con le lacrime agli occhi.

Emma: Ha osato picchiarti?

Maria annuisce.

Emma: Quella volta che sei venuta a casa mia, con un livido in faccia era stato lui… vero!!? Non eri caduta dal motorino come mi avevi raccontato? Quante altre volte l’ha fatto?

Maria: Altre due volte, poi ho deciso di lasciarlo.

Emma: Quando e perché?”

Maria: Non ricordo precisamente quando, però la seconda volta

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credevo di averlo provocato io in un certo senso e quindi mi sono data la colpa scusandomi, ma la terza volta ho chiuso del tutto.

Emma: Qualsiasi cosa tu abbia fatto nessuna donna merita di essere picchiata o anche solo essere sfiorata.

Maria: Lo so, infatti hai ragione.

Emma: Dovresti fargliela pagare.

Maria: Non lo farei mai, per il semplice fatto che nonostante tutto lui non si è nemmeno degnato di scusarsi, pur avendo sbagliato nei miei confronti, fargliela pagare significherebbe dare a lui l’importanza che non merita. Voglio andare avanti, dimenticare tutto e farmi una nuova vita, tutto ciò mi ha maturata e voglio lasciarmelo alle spalle.

Emma (riflette e commenta per smorzare la tensione): Puoi dire quello che vuoi ma non è affatto vero che non sei una ragazza forte e determinata, anzi, lo sei perché ti sei lasciata alle spalle una situazione del genere.

Maria: Non sono forte e nemmeno determinata, ma a questo mondo o lo diventi o vieni ucciso.

Martina Riccobono

* * *

Due generazioni a confronto…sul tema della fiducia.

Y: Siamo una generazione ingenua, che spesso cela il proprio senso critico intimorita dalla solitudine. Per questo chiedo a te, di generazione lontana dalla mia: come si capisce quando ci si può fidare dell’altro?

A: La fiducia nell’altro presuppone il sapersi approcciare con i sensi

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all’erta, con il proprio spirito di osservazione attivo, pronti ad accogliere l’altro ma non dimenticando mai di esercitare il senso critico. L’altro che si avvicina a noi è anch’egli spaventato, nutre delle riserve, e quando non è così, se egli fosse completamente ingenuo, qualsiasi nostra azione sarebbe una prevaricazione nei confronti del suo essere inerme. Ci si avvicina ad una persona per empatia, per ammirazione magari, perché si hanno interessi comuni, ma anche perché si è attratti dalla personalità dell’altro.

Y: L’attrazione presuppone già una forma di fiducia?

A: Sarebbe un errore limitarsi all’uso dei sensi per sancire la fiducia nell’altro. Sicuramente l’attrazione è un punto di partenza che può espandersi in una relazione di fiducia, ma è anche un’arma a doppio taglio: talvolta i sensi oscurano la razionalità, ad esempio uno spirito romantico si trova spesso a fare i conti con le proprie delusioni per la fiducia tradita. L’altro è sempre diverso dalle nostre proiezioni mentali: solo in un’ottica oggettiva noi possiamo comprendere se fidarci.

Y: Quanto tempo ci vuole per capire che possiamo fidarci di un’altra persona?

A: A volte pochi giorni, a volte anni, salvo poi rimanere profondamente rattristati e rabbiosi quando l’altro in qualche modo non corrisponde alle nostre aspettative. Non è una questione di tempo, anche se esso permette di approfondire la conoscenza.

Y: Quindi se ci fidiamo dell’altro è perché abbiamo fiducia in noi? È vero? E lo è anche il contrario?

A: Avere fiducia in se stessi è un processo lungo e tortuoso, porta con se tante componenti: il carattere, l’educazione, l’ambiente, ma è chiaro che se una persona ha un modo d’essere forte e deciso, se si vuole bene, sarà più facile comprendere quando e come fidarsi.

Le persone fragili sono quelle che più spesso incappano in situazioni in cui la loro fiducia negli altri è disattesa.

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Y: Spesso noi ragazzi ci facciamo abbindolare dalle apparenze, come possiamo imparare a capire quando e di chi fidarci?

A: Non siate troppo severi con voi stessi: tutte le generazioni, nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta hanno dovuto affrontare lo stesso percorso ad ostacoli. Già la presa di coscienza di un problema porta con sé le risorse di trovare soluzioni. Come dicevo all’inizio risulta fondamentale osservare l’altro, mantenendo lo spirito critico, senza indulgere in giudizi approssimativi, ma chiedendo con sensibilità quali messaggi l’altro ci sta lanciando.

Fidarsi è il lasciarsi cadere perché l’altro impedirà che tu ti faccia del male, ma chi si fida di te non cerca di calpestare la tua autonomia. Il dono della fiducia all’altro è un sentimento profondo, un sentimento d’amore e senza fiducia non può esserci amore per l’altro.

Ylenia Venturelli

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