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Per te cosa significa credere in Dio? Quanto spazio ha nella tua vita la superstizione?

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Academic year: 2022

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Forse sei qui perché “spinto” dai genitori, forse perché devi sposarti, forse per “toglierti il pensiero”; tutte motivazioni diverse e “umanamente” valide. Ma se al termine di questi incontri e dopo la celebrazione della Cresima tu tornassi ad essere “cristiano anonimo” sarebbe stato tutto inutile e gli “effetti” della pienezza dello Spirito Santo non si vedrebbero perché lo Spirito non violenta la tua libertà né ti obbliga ad essere e a fare ciò che la tua volontà non vuole.

Per te cosa significa credere in Dio?

Quanto spazio ha nella tua vita la superstizione?

1.

Per me credere in Dio è credere in un’entità che mi accompagna per tutta la giornata e mi aiuta a viverla, è come una persona che conosci da tanto tempo e con cui puoi confidarti. Ognuno di noi ha un Dio in sé e ci parli ogni momento della giornata, ti aiuta a rialzarti quando sei giù, a combattere per il tuo ideale, è come se fosse metà di te stesso, due facce sulla stessa medaglia, diverse ma uguali. Per me Dio è un vecchietto sorridente che ci sta sempre vicino, ci aiuta a decidere cosa è buono senza che ce ne accorgiamo. Certe volte l’altra metà, “l’ombra,” prende il sopravvento su di noi e commettiamo azioni che di certo non sono belle, tutti noi abbiamo luce e oscurità (anche le persone più buone del mondo), dipende da che parte decidiamo di agire.

Leonardo Sist

2.

Credere in Dio non so cosa significa per me. In passato, forse, era naturale credere in Dio, in Gesù, nella Madonna… poi crescendo tutto cambia. Quello che mi chiedo è: se esiste un Dio (che oltretutto può chiamarsi in diversi modi), perché esistono cose spiacevoli e tristi? Parecchi amici, dopo aver subito una grave perdita o dopo aver sofferto per un particolare motivo, hanno cominciato a disprezzare Dio, Madonna e Santi nel modo più comune: bestemmiando; non solo, hanno cominciato a rinnegare qualsiasi forma di credo negli altri. Non so cosa rispondere alla domanda su cosa significa per me credere in Dio…, forse perché sono in un momento della mia vita dove tutto è confuso e una domanda così grande, per ora, rimane senza risposta. Non nego però che vorrei che esistesse qualcuno, di qualunque nome, superiore al genere umano, in grado di aiutarci e sostenerci.

Riguardo la superstizione per me è una parola che non esiste e non sopporto chi è particolarmente superstizioso.

Nicole Di Vito

3.

Per me credere in Dio significa vivere secondo i dettami della religione cristiana. vivere cristianamente significa quindi avere un comportamento che si rifà a ciò che Gesù Cristo ci ha insegnato durante i suoi trentatre anni. Egli ha dato la sua vita per gli altri con la crocifissione; da questo capisco che vivere cristianamente significa soprattutto amare e rispettare gli altri anche se la cosa molto spesso può risultare difficile. Penso che Dio sia una figura di riferimento che protegge tutti noi; a volte però ho alcuni dubbi CR. – 2011

Fascicolo N° 1

Nome e cognome……..………..………

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su quanto detto poiché, molto spesso, accadono eventi, fatti talmente crudeli e orribili che fanno vacillare in me la fiducia sulla sua protezione. Rabbrividisco quando in televisione vedo tanta povertà e miseria nella quale vivono tante persone e soprattutto bambini innocenti. Sono in difficoltà a darmi delle risposte, anche se con questo non voglio mettere in discussione la sua esistenza nella mia vita.

La superstizione non ha nessuno spazio, in quanto penso sia una credenza insensata, sciocca e dettata dalla nostra ignoranza. Penso che la superstizione sia nata in tempi antichi in cui gli uomini, non sapendo spiegare il perché di tanti fatti, si rifugiavano in atteggiamenti che potessero allontanare cose negative come malattie, tempeste e spiriti malvagi. Oggi con la nostra cultura e conoscenza, ritengo puerile credere ancora nella superstizione.

Susanna Trovini

4.

Inizialmente la mia idea era quella di fare la Cresima poco prima del mio Matrimonio, se mai ce ne sarà uno. Sono stato “spinto” invece dai miei genitori a fare questo Sacramento obbligatorio per la Chiesa. Io sono un credente ma non particolarmente praticante come dovrebbe essere; per me credere in Dio significa credere in una figura che è al di sopra di tutti noi, che ci guida durante la nostra vita a seconda della nostra volontà. Credere quindi è sinonimo di fede con la quale ci si avvicina sempre di più a questa figura attraverso la preghiera. Credere si distingue da “sapere” perché manca la certezza: non so esattamente se pioverà mi limito a ritenerlo possibile.

Invece per quanto riguarda la superstizione nella mia vita non ha tanto spazio, sono dell’idea che se una cosa accade, capita perché siamo solo noi a farlo capitare.

Gianmarco Germini

5.

Inizio rispondendo alla domanda più semplice: lo spazi che nelle mia vita ha la superstizione. Diciamo che oramai è diventata un luogo comune al quale diamo importanza solo quando vorremmo che le cose andassero a nostro favore. Quindi la si tira in causa in determinate circostanze per esempio: l’esito di un compito in classe, il rito prima di affrontare una competizione sportiva, o il venerdì 17 però, a parte questo, nella mia vita non c’è molto spazio per la superstizione in quanto cerco sempre di dare il meglio di me ed ogni risultato credo dipenda solo ed esclusivamente dalle mie capacità.

Per quanto riguarda Dio mi hanno insegnato a riconoscere e rispettare questa figura fin da quando ero piccolo e quindi oggi fa parte della mia vita, e ci credo perché altrimenti non avrei sentito il grande desiderio di ricevere la Prima Comunione. In conclusione spiegare cosa significa credere in Dio non è assolutamente facile, anzi riflettendo penso quanto sarebbe difficile affrontare una vita intera senza credere in qualcuno.

Lorenzo Germini

6.

Sì, è vero, sono qui per togliermi il pensiero della Cresima e forse perché un giorno mi

sposerò, ma è vero anche che sono qui perché credo in Dio. Per me credere in Lui

significa credere nell’amore e nel bene che ci lega tutti. significa credere in qualcuno

che sa ascoltare chiunque, senza fare distinzioni e critiche e che riesce a “colmare” gli

animi delle persone nei momenti di difficoltà. Credere in Lui non significa però andare

solo a Messa ma anche saper riconoscere il suo amore, tutti i giorni anche al di fuori

della Chiesa.

(3)

Ilaria Cascapera

7.

Per me credere in Dio significa credere in qualcosa di superiore, in qualcosa a cui una persona si può affidare per ogni cosa della sua vita e affidargli la propria vita. Per me Dio è un sinonimo di felicità, amore, perdono e lo considero come un fratello o un amico al quale confidare qualsiasi cosa. Sinceramente però, alcune volte, mi sono fatta delle domande. Perché Dio in alcuni momenti della nostra vita ci fa soffrire? Ci mette di fronte a delle cose orrende che purtroppo fanno parte della nostra vita? Questo in alcuni momenti mi ha portato a dubitare di Lui e della sua esistenza. Adesso però non mi pongo più queste domande perché credo in Lui, sento che mi protegge sempre e che mi accompagna in ogni momento della mia vita.

Al momento non do spazio alla superstizione perché non è una cosa in cui credo.

Chiara Miliucci

8.

Sono qui perché devo ricevere il Sacramento della Cresima. Non sono stato spinto né dai miei genitori né da altre persone della famiglia a me care. Dio ci insegna che nella vita dobbiamo essere rispettosi degli altri, ci fa capire che se non di sangue alla fine siamo tutti fratelli. Penso che Dio sia come un angelo custode che tutti hanno a fianco, ogni tanto gioca con i nostri sentimenti e controlla le nostre emozioni ma, allo stesso tempo, ci fa riflettere su cosa stiamo facendo. Poiché ero molto piccolo i miei genitori mi hanno offerto il primo Sacramento cioè il Battesimo. All’età di dieci anni non avevo ancora le idee chiare ma ho voluto ugualmente ricevere il Sacramento della

Comunione. oggi ho diciassette anni e mi sento fiero di me stesso, delle scelte che ho fatto e che ho condiviso con i miei genitori ma, soprattutto, con Dio.

Non sono superstizioso.

Alessio Battistini

9.

E’ più probabile che sia qui per togliermi il “pensiero,” una scelta libera, ma relativamente… per quanto ne so la Cresima non è altro che la conferma del primo Sacramento (il S. Battesimo). Quello che ho e che non ho scelto di fare, non credo pienamente che sia necessaria questa (la Cresima) a fortificare la mia fede e farmi diventare una cristiana completa. Essere qui non è solo una prassi ma è certamente un motivo di crescita, per questo mi piacerebbe, come dice lei, che al termine di questi incontri io non tornassi ad essere una cristiana anonima, anche se so che lei non ama i paragoni e l’essere esaltato mi sento di dirle che confido in lei per uscire un attimo fuori dagli schemi e interpretare la questione diversamente. Mi è stato chiesto cosa significa credere in Dio. All’inizio ho avuto un vuoto, un’incapacità proprio di impostare il discorso, ci ho riflettuto un po’, poi mi sono detta che se noi siamo stati creati da Dio, vuol dire che facciamo parte di Lui e Lui di noi. Secondo me credere in Dio vuol dire anche un po’ credere in me stessa, alla mia famiglia che mi ha generato con amore, al mio compagno che amo, a tutto quello che nel mio piccolo ho realizzato e per tutto quello che dovrò fare nella vita che verrà. Credo che queste poche cose che ho detto siano espressioni del suo amore che mi porto dentro. Credere in Dio allora per me vuol dire: amare prima di tutto, mantenere sempre vive le certezze e le aspettative.

Non credo assolutamente alla superstizione.

Simona Battistini

(4)

10.

Credere in Dio significa avere fiducia nel prossimo e amarlo, anche se stanno

succedendo cose non belle, come guerre, carestie e vigliaccherie. Tutto è stato prodotto da noi uomini che stiamo distruggendo tutto ciò che Dio ha creato, ma non per questo bisogna perdersi d’animo, ma cercare di amare Dio che perdona e ama tutti allo stesso modo. Mi auguro che il futuro sia sempre migliore.

La superstizione è qualcosa nella quale io non credo anche se qualche volta per istinto, se vedo un gatto nero, non passo e aspetto che passi un’altra persona, oppure se ho uno specchio sto attento a non romperlo per evitare la sfortuna.

Pierfrancesco Mariani

11.

Per me credere in Dio significa avere una persona accanto con cui posso confidarmi e raccontargli tutti i miei sogni. Con Lui mi confido attraverso la preghiera, ma lo invoco principalmente quando mi sento sola, quando sono giù di morale o quando porto dei brutti voti. Per me Dio assomiglia ad un amico immaginario, solo che è presente con lo Spirito e mi è sempre affianco in qualsiasi momento.

Riguardo alle superstizioni, non ci credo più di tanto, anche se una volta mi è capitato che si avverasse una superstizione. Era il 6 giugno 2006, stavo andando in bicicletta e indossavo le ciabatte. Ad un tratto ho strusciato il piede sul cemento e sono caduta.

Guardai il piede e ho visto il sangue. Sono andata da mia madre che mi portò al pronto soccorso. Mi ricordo che quel giorno al pronto soccorso c’erano molte persone. Anche se a me si è avverata una superstizione, non ci crederò mai e poi mai.

Sofia Nicosanti

12.

Per me credere in Dio significa credere in un’idea che ci accomuna quasi tutti, ovvero affidarsi in un momento di disperazione a qualcuno che ci possa “tirare” su il morale.

Credere in Dio può anche significare credere in un essere superiore che ha creato la terra, l’uomo e la donna e credere che tutto questo non sia stato solo il risultato di una combinazione biologica. Credere in Dio è anche riconoscere che Gesù Cristo è morto in croce per caricarsi di tutte le nostre negatività, di tutti i nostri errori e delle nostre colpe.

Sicuramente si può credere in Dio per vari motivi, quello nel quale io mi riconosco di più è nel credere in Dio per avere un punto di riferimento al quale posso confidare dei segreti o delle speranze, al quale posso chiedere aiuto nel momento del bisogno, al quale quando mi sento solo posso chiedergli di farmi compagnia, e so con certezza che a tutte queste domande Lui risponderà di sì e che mi aiuterà sempre.

Io nella mia vita non do molto peso alla superstizione, anche perché non credo molto nel “caso”, ovvero non butto i centesimi per terra perché dicono che porta male, ma se vedo un gatto nero che mi attraversa la strada non ci faccio caso, anche perché non vedo la differenza tra un gatto nero e uno bianco che attraversano la strada. Per me non porta sfortuna l’uno come non la porta l’altro, perché a cambiare è solo il colore, niente di più.

Juri Mastrostefano

13.

In realtà io non so se credere o meno nell’esistenza di Dio per il semplice fatto che prima di crederci avrei bisogno di conferme. Credere in Dio secondo me è come

“credere in se stessi”, ovvero, fin da piccoli ci hanno detto che affianco abbiamo il

nostro Dio che ci protegge e che ci aiuta ad andare avanti, e secondo me questo in parte

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è vero, ma credo che Dio ci dia solo “indicazioni” da seguire per poter avere una vita più naturale, ma poi chi decide se seguire queste indicazioni siamo solo ed

esclusivamente noi. Da questo deduco che il mio vero Dio siano i miei genitori, ma non ne sono molto convinto. Questa mia descrizione è molto contorta perché ammetto di essere molto confuso.

Però sono convinto che nella mia vita c’è e ci sarà sempre spazio per la superstizione, purchè prima, come ripeto, tocchi con mano ciò a cui vorrei credere.

Francesco Martini

14.

Per me credere in Dio significa credere che dopo la morte la vita continua, anche se il corpo non c’è più, l’anima vive. Chi crede in Dio deve seguire i suoi insegnamenti, deve amarlo ed imparare a rispettarlo e aiutare il prossimo.

Io superstiziosa non lo sono, non credo che i gatti neri portano sfortuna, né che venerdì 17 sia un giorno sfortunato.

Noemi Bottoni

15.

Allora, iniziamo con il definire cosa si intende per Dio, perché ci sono molti conflitti su chi sia Dio. La figura classica di Dio è quella in versione greco-latina: un gigante di mezza età con la barba, vestito con una tunica bianca che fa miracoli come gli pare.

Questa versione è senza ombra di dubbio la più carina, è bello pensare che chi ti è superiore sia simile a te di aspetto, vizi e compagnia. Tuttavia andando a sentire Don Gaetano, che essendo un prete dovrebbe capirci un po’ di più sull’argomento, Dio non è altro che amore allo stato puro, tipo concentrato. Allora la domanda non è più “credi in Dio” ma “credi nell’amore”. Personalmente io credo nell’amore e in una mia blanda interpretazione penso che l’amore sia il mettere il bene di un’altra persona prima del proprio, quindi visto che nel mio piccolo io provo amore, dire di non crederci è come toccare un tavolo e dire che quel tavolo non esiste. È un po’ contorto come discorso, ma spero di aver reso l’idea.

Per quanto riguarda la superstizione posso tranquillamente affermare di fare le corna quando un gatto nero mi taglia la strada, ma chi non l’ha mai fatto? Anche se questa mia piccola “superstizione” non mi ha impedito di bagnarmi per salvare un gatto, nero, che salito sul tetto durante un diluvio, non riusciva più a scendere (a essere sinceri è stato mio fratello a tirarlo giù assieme a qualche santo, dopo che io avevo rischiato un paio di volte di ammazzarmi). Quindi posso dire che per me la superstizione è come esprimere i desideri la notte di San Lorenzo: lo faccio, ma non ci credo molto, o per lo meno non a tal punto da condizionare il mio comportamento.

Gioia Moretti

16.

Credere in Dio per me significa che tutto quello che esiste, la natura, la terra, gli

animali, gli esseri umani, è stato tutto creato da Lui ed è per questo che si dice “credere in Dio”. Dio è Colui che può fare tutto, è Lui la persona che decide il destino degli uomini. Alcune persone si rivolgono a Dio anche con delle preghiere, chiedendogli un aiuto. Per me la vita non finisce quando una persona muore, la vita da morto continua su nel cielo con Dio.

Secondo me la superstizione ha poco spazio nella mia vita perché le cose accadono anche senza superstizione.

Gabriele D’Annibale

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17.

Credere in Dio… Beh, sono nata in una famiglia cattolica che fin da piccola mi ha educato nel credere nel Signore, da sempre faccio religione, ormai sono sette anni che frequento questa parrocchia, quindi teoricamente dovrei essere molto felice di credere in Dio. Però non è così. Spesso mi domando se esista veramente qualcuno che ci guardi da lassù, spesso penso alla vita dopo la morte, spesso penso: “se fosse pura invenzione di noi uomini?” Questi dubbi mi pervadono la mente e a volte penso che io non credo veramente in Dio, non perché non voglio crederCi, ma perché mi dà fastidio che la mia credenza sia basata su nulla di concreto, che allo stesso tempo però è anche consistente di prove: il Vangelo, la Bibbia e chi più ne ha più ne metta. Ma chi ci dice però che questi testi antichissimi non siano stati inventati dall’uomo per il bisogno di credere in qualcosa di superiore a lui? Questi sono tutti i miei dubbi, che secondo quello che dice Don Gaetano, sono proprio quelli che rafforzano la propria credenza. Quindi dovrei dire che per me credere in Dio è porsi continuamente delle domande che insinuano dubbi e in questo modo rafforzano la propria fede. Credere in Dio per me non vuol dire affatto pregare continuamente tutto il giorno, ma per me anche una sola buona azione è molto più grande di tante preghiere messe insieme. Secondo me credere in Dio non vuol neanche dire frequentare la Chiesa perché chi pensa che non ci sia bisogno di un intermediario per interagire con Dio, non ha bisogno di andare in Chiesa, ma nel suo piccolo è sempre un credente.

Per quanto mi riguarda nella mia vita, la superstizione su una scala che va da 0 a 10, occupa 0. Fin da piccola non sono mai stata superstiziosa, non ho mai avuto

portafortuna, non ho mai toccato ferro e quando passa un carro funebre, mi faccio il segno della croce invece di fare le corna. Io penso che la nostra vita la stabiliamo noi giorno per giorno e che Dio ci dia un piccolo aiuto nel farlo. La superstizione è una cosa sciocca per quanto mi riguarda, per questo non la percepisco e non ci credo, ma rispetto le persone superstiziose.

Mariagiovanna D’Auria

18.

Per me credere in Dio significa avere sempre la sensazione che Lui ti sia sempre accanto, sensazione che io poco a poco sto perdendo. Con questo io non dico di non credere in Dio, ma purtroppo mi sono reso conto che molte, troppe volte si è assentato nel momento del bisogno. Quando vedo qualcuno rinnegare il cielo, mi chiedo sempre dov’è Dio, dov’è Dio in tutta questa sofferenza. Personalmente io credo in Dio ma diversamente dagli altri perché loro credono che Lui si trovi nei luoghi sacri. Non è così per me, si trova in ognuno di noi anche se in piccola parte, è presente anche negli uomini che dicono di non credere in Lui, ci aiuta nel bisogno ma a volte l’uomo non comprende tutto questo e scatena guerre in nome di una chiesa d’oro o di scritture inutili.

La superstizione non esiste, è solo una creazione dell’uomo con cui scaricare le proprie colpe sul destino. A volte l’uomo pensa solo a rifugiarsi in essa invece di preoccuparsi e reagire.

Cristian D’Andrea

19.

Per me credere in Dio significa molto: innanzitutto so che Lui ci sarà sempre per me e

sarà sempre pronto ad aiutarmi. Non importa andare tutti i giorni a Messa, secondo me,

la fede bisogna averla nel cuore.

(7)

La superstizione nella mia vita non ha molta importanza, ma in quei giorni “meno fortunati” non posso fare a meno che crederci, meglio essere previdenti.

Jennifer Di Pardo

20.

Per me credere in Dio è molto importante perché sarà sempre un punto di riferimento e posso sempre rivolgermi a Lui con una preghiera.

Non sono superstizioso, per me la superstizione ha poca importanza.

Simone Salvini

21.

Secondo me credere in Dio significa imparare ad amarLo, a conoscerLo e a mettersi in contatto con Lui tramite la preghiera. Credere in Dio ci fa essere felici e ci dà anche la voglia di cambiare la nostra vita e di essere liberi di prendere le proprie decisioni senza i condizionamenti degli altri. Noi Cristiani siamo pronti a correre insieme a Dio nella difficoltà, nel lutto, nelle malattie, nel bisogno e speriamo nel Suo aiuto su questa terra e nell’aldilà.

Io non ho nessuno spazio per le superstizioni perché non ci credo.

Simone Pieragostini

22.

Per me credere in Dio significa qualcosa di più di andare in Chiesa la domenica, di pregare ogni sera. Credere in Dio per me è sinonimo di speranza, di non restare mai sola, ma di avere un punto fermo che mi dia la forza per andare avanti nei momenti difficili, che mi illumini la strada quando farà buio.

Per quanto riguarda la superstizione, sono perseguitata dai gatti neri, passo ogni giorno sotto una scala e ho rotto due specchi in un giorno, però sto ancora qui.

Beatrice De Marzi

23.

Qui è molto difficile spiegarlo, in primis perché è un argomento molto difficile da spiegare, allora, in Dio ci credo, ma non tutto quello che si dice credo sia vero, anche perché credo molto nella scienza. Credo anche che non si debba scrivere sui muri se si crede in un Dio, ma tenerlo molto stretto. Un momento che non si può descrivere è quello in cui si prega e che può avvenire in qualunque momento del giorno.

Nella mia vita non so se c’è troppo spazio per la superstizione, anzi credo sia totalmente assente.

Daniele Salimei

24.

Credere in Dio è importante perché per me Lui è qualcuno che ci protegge dall’alto, è qualcuno che ti sta sempre ad ascoltare. Per me non c’è bisogno di andare tutti i giorni a Messa a fare, svariate volte al giorno, le preghiere, ma avere un diretto “colloquio”

sempre con Lui. Credere in qualcosa anche se non è davanti a noi concretamente, ci fa superare alcuni ostacoli che la vita ci presenta.

Io non credo nella superstizione, sono convinta che una cosa se deve accadere, accada e non perché si dice che…

Chiara Salimei 25.

(8)

Fin da piccola, grazie ai miei genitori cattolici, ho avuto la possibilità di integrarmi in un mondo a me sconosciuto, dove si ama Colui che chiamiamo Dio. Dio è amore, solidarietà, altruismo, piacere e capacità di accettare e stare insieme a chi non ha le tue stesse possibilità materiali o un’origine e pensiero diverso dal proprio. Credere in Dio significa anche sapere di non essere soli in momenti di difficoltà e anche nei momenti di gioia. Molto spesso non ci accontentiamo delle persone che ci sono vicine e andiamo alla ricerca di un’entità superiore in grado di darci sostegno e forza.

Cresciuta con questa fede e con questi significati, la superstizione ha uno spazio molto limitato nella mia vita. Certo è che i fatti o i comportamenti che si possono definire superstizioni attraggono la mia attenzione per semplice curiosità e in forma di gioco.

Alessandra Guidi

26.

Ultimamente sento spesso che molte persone hanno perso la fede in Dio e tutti sono stati capaci di darmi delle risposte valide sul perché di questa scelta. Io però, a differenza di questi, non perdo questa fede anche se a volte possono sorgere dubbi, anche se credo che questi sono sorti a tutti i cristiani. Non ho mai detto e mai dirò di essere una cristiana doc ma per me credere in Dio è importante e non è da trascurare.

Poi credo anche che credere in qualcosa è sempre stata una fonte di sicurezza per ogni singolo individuo sulla terra. C’è gente che ha abbandonato questa idea ma io ancora la sostengo.

A volte può capitare di dare spazio alle superstizioni ma penso che sia solo un modo per non assumerci la responsabilità di quello che succede intorno a noi. Le cose belle e brutte della vita non sono accadute a causa dell’oroscopo o per il gatto nero, ma tutto dipende dalle nostre azioni, speranze e comportamenti.

Francesca Ruberti

27.

Io credo molto nei santi e specialmente nel Signore Dio nostro Padre. Lui ha dato alle famiglie il cibo per andare avanti con la vita.

Io non credo alle superstizioni perché sono cose stupide: se incontri un gatto nero e per sbaglio ti si rompe il telefonino, pensi che sia la sfortuna che ti danno i gatti, ma invece non è vero perché se ti cade un oggetto e si rompe è perché non hai fatto attenzione.

Giacomo Arpaia

28.

Per me credere in Dio significa essere coscienti dell’esistenza di un essere supremo che ha creato il mondo e tutto ciò che lo compone. Credo anche nel destino; penso che la vita di ognuno di noi sia scritta in un grande libro redatto dal Signore che ha deciso la nostra data di nascita e quella di morte. Nonostante io creda in Dio, però, non riesco a spiegarmi perché avvengano delle cose atroci, come la morte di bambini e ragazzi molto giovani. Non sono mai riuscita a trovare una risposta e nessuno ha mai saputo darmela.

La superstizione, invece, è molto relativa. Di certo non credo nel gatto nero però ammetto che qualche volta le mie azioni sono condizionate un pochino dalla superstizione, nonostante non ci creda poi molto, perché magari si tratta di una coincidenza o di un qualcosa creato esclusivamente dal nostro inconscio.

Nunzia Arpaia 29.

(9)

Per me credere in Dio significa credere un po’ anche in se stessi; credere in un’identità divina può aiutare in parte coloro che sono più insicuri o, magari, offrire una piccola speranza alla quale aggrapparsi nei momenti più difficili. Come dicevo prima, credere in Dio può aiutare, ma non si può fare completo affidamento su di Lui, ognuno deve agire per conto proprio, solo così riuscirà a raggiungere i propri obbiettivi.

Per me la superstizione non influisce sulle vicende umane, sono le persone a far si che le cose accadano.

Alessandro Toto

30.

Io penso che molto abbiamo il concetto di “credere nello Spirito Santo” come stare tutto il giorno a pregare e ad aspettare che succeda qualcosa. Secondo me invece Dio vuole che noi viviamo la vita di tutti i giorni con coerenza facendo cose che sono per il bene di noi stessi e di tutti gli altri. Conosco un ragazzo che è cristiano-pentecostale e devo dire che non mi piace il suo modo di pensare: dice che l’uomo nasce già con mille peccati addosso, anche se non è tanto lontano dalla realtà, mi sembra un modo piuttosto azzardato di giudicare l’uomo. È proprio questa perpetua ottusità della gente che

impedisce dei pensare. Io sono stato troppe volte giudicato a causa dei capelli lunghi e del mio abbigliamento, un satanista, e poi perché non parlo molto con i miei coetanei, non per disprezzo ma perché ho paura di essere troppo invadente o troppo noioso, e perché ho gusti diversi dagli altri. Ma ripeto non si devono avere troppi pregiudizi verso il prossimo o magari essere troppo insistenti religiosamente parlando, perché alla fine entriamo in uno stato di completa ermetizzazione mentale, diventando persone ipocriti e superficiali.

Giovanni Toto

31.

Diciamo che io non ho problemi nel credere in Dio, ma i dubbi sono forti e ricorrenti ed alcune volte bombardano la mia fede che (non per mancata educazione dal punto di vista cristiano) ha già delle fondamenta abbastanza precarie. Io credo poi che la

religione cristiana sia nata con l’intento di essere aperta ai bisognosi e, la cosa che mi fa

ribollire il sangue è che la Chiesa fatta dagli uomini non è come Cristo avrebbe voluto,

poiché ci sono dei preti bigotti che parlano tanto ma poi sono i primi a peccare; si parla

di apertura della Chiesa cattolica verso tutti, ma io questa apertura non la riscontro

quasi mai, anzi c’è una chiusura, un’ermetizzazione dei concetti ecclesiastici e anche

nella testa di maggior parte dei preti, ed è purtroppo anche questo che mi fa perdere la

voglia di avvicinarmi alla Chiesa e mi fa perdere un po’ quella che potrebbe essere la

curiosità. Inoltre io non credo nella resurrezione, ovviamente non la vedo come il morto

che ad un certo punto si alza dalla tomba e ti abbraccia e ti parla. Io credo di più nella

reincarnazione, quindi secondo me ognuno di noi ha avuto, prima di questa altre vite. Io

affermo questo perché me lo sento dentro, come se lo avessi passato ed alcune volte,

attraverso sogni o magari cose che vedo, riconduco momenti delle mie vite passate

nella mia mente. È un po’ come ricordare quello che si è fatto prima di andare a letto la

sera, ma riguarda fatti accaduti molto prima. Poi ho anche la mia interpretazione della

figura di Dio e di Satana nella vita di ogni giorno, siccome Dio è amore e Satana è odio,

cattiveria, vedo loro presenti in ognuno di noi. Infatti prendiamo d’esempio il momento

in cui magari stiamo con la nostra famiglia e siamo felici di trovarci in un luogo pieno

d’amore puro e sincero, lì emerge la parte di Dio che risiede in noi; prendiamo invece

d’esempio un momento in cui ci gira male e vorremmo ammazzare quello che ci ha

fatto arrabbiare, lì invece emerge il nostro Satana interno. Un’altra cosa che mi dà

(10)

fastidio sono le bestemmie, purtroppo un paio di volte mi è successo di dirne un paio, ma poi mi sono andato a confessare; comunque io sono contro questo tipo di

espressioni, poiché potrebbero disturbare coloro che credono fermamente (sono pochi quelli sinceri, ci sono invece molti “fuffaroli”, ovvero gente che sa solo parlare), quindi non condivido assolutamente queste imprecazioni.

Davide Brocca

32.

Significa sentirsi protetti dal male che ci circonda, ci aiuta a superare le difficoltà della vita.

La superstizione non fa parte della mia vita.

Cristian Cascapera

33.

Per me credere in Gesù significa credere in una Divinità con infinita bontà e

misericordia. Inoltre Gesù, durante il corso della vita, ha sofferto moltissimo per salvare noi umani peccatori. Credo che questa azione che ha fatto bisogna ricambiarla, secondo me, andando a Messa e soprattutto comportandosi bene durante il corso della vita.

Nella mia vita non credo nella superstizione, ad esempio se un gatto nero attraversa la strada porta sfortuna, ma non credo molto nella fortuna e nella sfortuna, anche se ci sono molti eventi che alcune volte non hanno causa e che possono essere favorevoli o sfavorevoli. In questi casi credo che Dio ci voglia far capire e anche insegnare che quegli eventi di cui ho parlato prima, sono una conseguenza dei nostri comportamenti nella vita terrena.

Marco Romani

34.

Credere in Dio vuol dire avere fede su qualcosa di astratto e andare oltre la scienza, ma per me non significa molto poiché non credo molto in Dio, ma molte volte sono in dubbio.

Nella mia vita non do spazio alle superstizioni, per questo non ci credo.

Gabriele Iacobelli

35.

Secondo me credere in Dio significa credere nel Cristianesimo e in una persona che ci ascolta, ci protegge e ci benedice dall’alto.

Nella mia vita la superstizione è poco importante e non occupa molto spazio.

Daniele Iacobelli

36.

Per me credere in Dio significa avere degli ideali cattolici e credere in Lui anche se a noi non si presenta fisicamente.

Nella mia vita la superstizione è presente in piccola quantità.

Ludovico Priori

37.

La questione di Dio è stata sin dall’inizio una delle questioni più dibattute da filosofi e

artisti. Ogni corrente filosofica aveva un modo diverso di concepire ed immaginare

Dio. Per alcuni, come Sant Agostino, Dio era un creatore, per altri, ad esempio Plotino,

era un fine. Durante la vita si dovevano superare numerose tappe e solo alla fine si

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poteva arrivare a Dio. Era una scala da salire pian piano. Feurbech invece è arrivato ad ipotizzare che Dio è l’uomo, vedeva questo intreccio tra sacralità e carnalità che

secondo lui era inscindibile. Dio è stato anche rappresentato come arte, musica, ritmo e danza, basti guardar la cultura africana che con i loro balli invocano i loro protettori. Ed è proprio così, per me Dio è un protettore. È una semplice entità che mi sostiene e mi ascolta nei momenti di bisogno. Non so, è come se riuscisse a capire i miei problemi, mi osserva e poi mi aiuta a prendere la giusta decisione. Mi indirizza per fare sempre la scelta più opportuna. Anche se purtroppo penso che ultimamente il vero senso della religione si sia trasformato. Non approvo che la Chiesa possieda tutti quei beni con i quali sfamerebbe molte persone povere. La vera Chiesa, quella di S. Francesco, era povera, semplice ed umile. Ecco, io credo in quella Chiesa, credo nel Cristianesimo, alle origini di questa religione e non alle trasformazioni che sono avvenute nel corso dei secoli.

La superstizione nella mia vita ha poco spazio. Non credo alle dicerie che sono state trasmesse nei secoli come leggende. Purtroppo la vita mi ha messo davanti a prove troppo dure da poter superare con la superstizione. Sono cresciuta con l’idea che l’oggettività era uno dei valori fondamentali per poter affrontare tutto. Ma quando mi trovo in situazioni tragiche, è obbligatorio affrontare tutto con coraggio, ma è

necessaria anche la preghiera. Questo ci dà una speranza e anche il più ateo, in una brutta situazione, prega! Prega il suo Dio! Io sono così, cerco di affrontare tutto con la ragione, ma poi quando vedo che la speranza si affievolisce sempre più, mi affido a Dio e prego affinché per un’altra volta mi consigli sempre la strada adeguata.

Francesca Volpatto

38.

Per me credere in Dio è come avere una persona a te cara a cui puoi parlare di tutto senza alcun segreto e forse è più importante di un amico perché sai che non ti tradirà mai.

Io non credo alla superstizione, come quando ti si rompe uno specchio e hai sette anni di sfortuna, o quando passa un gatto nero davanti, oppure come quelle catene che ti inviano su Facebook che alla fine della lettera c’è scritto: “Se non lo mandate ad altre dieci persone, ti succederà qualcosa di grave”. Per me la superstizione è solo una cosa tramandata da generazione in generazione.

Alessia Cantalini

39.

Per me significa ricercare la verità, comprendere ciò che avviene. Credere per me è tutto ciò che mi porta ad amare e a riconoscere l’amore.

Sabrina Ciarla

40.

Per me credere in Dio significa amare, dare amore al prossimo in tutti i modi. Senza questo non si può nulla, tantomeno credere in Dio perché l’insegnamento che io credo di avere percepito è proprio questo.

Alla superstizione io non do molto spazio anche perché non ci credo.

Francesco Fagnani

41.

Non è semplice definire un significato così importante, anche perché ora non saprei

stabilire con esattezza cos’è Dio per me. Credo, comunque, che credere in Dio

(12)

significhi coraggio e dedizione, speranza e tranquillità. Quando sento parlare gente particolarmente fedele, mi vengono i brividi, mi sento una pazza per non riuscire ad avere gli occhi così pieni di gioia. Mi è rimasta impressa la Professione Solenne di un frate, amico di famiglia. È stata una Messa straordinaria, emozionante. In quel

pomeriggio mi sono sentita serena e Figlia di Dio anch’io, forse per la prima volta.

Peccato che quella sensazione non sia rimasta con me per molto tempo, infatti mi sono chiesta il motivo e tuttora non riesco a capirlo. Ho pensato che soltanto pochi eletti possano avere la fortuna e l’onore di vivere con la certezza di un lume sempre acceso, anche quando il buio prende il sopravvento e ci annienta. Forse è proprio questo il significato dell’espressione “credere in Dio”.

Per quanto riguarda la superstizione devo dire che un pochino l’assecondo. Ad esempio, al collo porto sempre una catenina con una coccinella e un ciondolo che mi ricorda i miei amici: non faccio nulla di importante senza questa! Credo nella fortuna e nella sfortuna anche se, in fondo, entrambe sono frutto del nostro operato.

Ilenia Pennacchi

42.

La mia famiglia alla mia nascita mi hanno battezzata e così hanno fatto anche per mia sorella più grande e per mio fratello. Loro non hanno fatto come tanti altri genitori che mandano per forza i figli a Catechismo anche se loro non vogliono. Mia mamma ci ha lascito scegliere a tutti e tre, e abbiamo deciso che i Sacramenti li avremmo presi quando saremmo stati più grandi. Io sono sicura che i bambini a dieci anni, quando fanno la Comunione, sono felici perché faranno una grande festa e riceveranno tanti regali e non perché capiscono il vero senso della Comunione. È vero, dovrò sposarmi, prima o poi dovrò togliermi il pensiero, ma lo sto facendo anche perché è una cosa che mi sentivo di fare. Per me credere in Dio significa innanzitutto credere in me stessa e poi negli altri, perché Dio ci rappresenta in quello che siamo.

La superstizione occupa pochissimo spazio nella mia vita perché non ci credo.

Sara Assogna

43.

Beh, credere in Dio, se devo dire la verità, non so cosa vuol dire, se vuol dire andare in Chiesa, pregare, non bestemmiare e quant’altro. Ma secondo me credere in Dio non è solo questo, è tutt’altro, è avere fede in Lui, sentirlo accanto.

Nella mia vita la superstizione non ha un grande spazio. Non credo al gatto nero che ti passa davanti e ti porta sfortuna, allo specchio che si rompe e porta sette anni di sfortuna, non credo a questo. Una persona, molte volte, credendo a tutto questo, si può far influenzare e alla fine se succede una piccola cosa, viene subito ricondotta a queste

“credenze”. Non ci credo, anche perché secondo me il destino lo decidiamo noi e quindi per me non può essere influenzato da queste cose.

Erika Olla

44.

L’uomo, ed io come tale, ha difficoltà a credere in qualcosa di non tangibile, pertanto ho difficoltà a rispondere alla domanda. Penso ci sia qualcosa di soprannaturale che abbia dato inizio all’universo, al nostro pianeta e alla vita su esso. La semplice combinazione casuale di tanti eventi non mi basta per spiegare l’origine della vita.

Certo la scienza ci da tante spiegazioni ma ci sono tante domande senza risposta. Inoltre

penso che l’uomo abbia bisogno di credere in qualcosa, indipendentemente dal NOME

che gli si vuole attribuire. Credere può essere un rifugio, un sollievo, una protezione.

(13)

Non sono superstizioso.

Basilio Paolo Iuliano

45.

È molto difficile rispondere a questa domanda, per me credere in Dio significa sentirmi bene con me stessa e con gli altri, apprezzando tutto ciò che di bello c’è al mondo, rimanere affascinata da un bel paesaggio, da un posto in mezzo alla natura in cui posso sentirmi una piccola parte di qualcosa più grande e perfetta di quanto non possiamo concepire. Essere sempre cordiale con chi mi sta intorno, essere disponibile, cercare di aiutare amici, familiari, essere un punto di riferimento per gli altri, cercare di cogliere il meglio da ogni situazione, apprezzando quello che si ha, cercare di impegnarmi sempre per raggiungere i miei obiettivi.

Per quanto riguarda la superstizione non occupa nessun posto nella mia vita. Penso che gli artefici del nostro destino siamo noi stessi e che dobbiamo fare affidamento sulle nostre forze per giungere ad avere ciò che desideriamo, e se le cose non vanno come abbiamo sperato, la motivazione deve essere ricercata nelle cause che ci hanno condotto all’insuccesso senza scaricare la responsabilità su cause esterne.

Federica Iuliano

46.

Ho letto questa prima domanda davanti all’Avvocato con il quale collaboro, fervente cattolico e appartenente al filone filosofico degli umanisti e non so perché non ho voluto rispondere davanti a lui. Ho avuto sempre un modo introspettivo di rivolgermi a Dio, personale, ed era come violare la mia intimità nel confidare a lui il significato del mio credo in Dio. Perché per me credere in Dio è un’ancora di salvezza, una speranza che esista una giustizia divina, visto che sulla terra di giustizia non ce n’è o ce n’è poca;

un desiderio che la vita non finisca in questo breve lasso di tempo che c’è concesso nel nostro corpo umano; una sensazione di benessere nel pensare che una volta che il nostro essere mortale non ci sarà più, potrò davvero riabbracciare le anime delle persone che ho amato nel corso della vita e che sono morte prima di me. Guardarmi dentro, scavare nella mia anima e capire se veramente credo è un viaggio che non ho mai fatto, perché ho sempre sentito che qualcosa di superiore sussiste, senza troppe elucubrazioni mentali. Mio padre afferma che l’uomo ha creato la religione per darsi una speranza… e se anche fosse? Fa così male appigliarsi a qualcosa, credere senza razionalizzare, è così difficile? Ho sempre frequentato, da adolescente, ambienti cristiani, dall’oratorio agli scout e ho tratto solo che giovamento dalle letture del Vangelo (che purtroppo ho dimenticato) o dalle letture laiche, però piene di morale, fatte intorno ai fuochi. Poi sono cresciuta e non ho più coltivato la mia fede: mi spiego meglio. Ho litigato con il catechista che mi stava preparando per la Cresima all’età di 14 anni, e a 16, con gli scout termina il percorso ludico e si approfondisce l’aspetto religioso, ed io da brava 17enne, ho preferito divertirmi e ho mollato tutto. Non mi rimprovero nulla, ho sempre creduto in Dio, pur non andando più in chiesa e adesso vorrei solo che LUI benedisse il mio matrimonio.

Per quel che concerne la superstizione non gli ho mai dato peso, perché sono tutte stupidaggini. Io ho vissuto con un meraviglioso gatto nero che ho amato e che non mi ha portato alcuna sciagura.

Sara Moretti 47.

(14)

Credere in Dio significa credere che il corso delle cose e della vita abbia sempre un senso, tanto nel bene quanto nel male. Credere in Dio significa avere la speranza che ci sia un domani e un aldilà oltre la vita terrena. Purtroppo oggi molte persone, soprattutto giovani, si allontanano dalla fede perché, a mio parere, la Parola e il Verbo di Dio non sono sempre degnamente diffuse e rappresentate dalla Chiesa, intesa come istituzione, che è rimasta ancora troppo ancorata su vecchi dogmi (a difesa di precisi interessi), non ho rivisto antiche convinzioni ormai sorpassate, mancando così di adeguarsi ai tempi che cambiano.

La superstizione non ha alcuno spazio nella mia vita. Ritengo la superstizione essere sinonimo di ignoranza e molto spesso le persone si mostrano superstiziose più per consuetudine (“aspetta ad attraversare che è passato un gatto nero, non lo sai che porta male!”), che per convinzione.

Marco Campanelli

48.

Credere in Dio significa avere fede in Lui, riporre la mia fiducia, la mia vita nelle sue mani. Oggi è difficile credere in Lui perché non c’è tempo, o non lo si vuole ritagliare, tutto viene prima di Lui. Quando però ci si trova in difficoltà, lo si incolpa

ingiustamente del male, della sofferenza che si sta vivendo. Nella vita c’è bisogno di credere in un essere divino che ci ha creati, che ci assiste ma che ci è vicino nei momenti luminosi e bui, belli e brutti.

La superstizione è infondata, ma le persone hanno bisogno di cose materiali, credenze tangibili su cui appoggiarsi come l’oroscopo, le carte. Si cercano le più strampalate ideologie per riempire dei vuoti.

Simona Piscopo

49.

Credere in Dio, per me, significa rifugiarsi in uno Spirito superiore che ci segue, ci consiglia e ci guida nella buona e cattiva sorte, nel bene e nel male.

Pietro Pipolo

50.

Io credo in Dio. Dio mi da la forza di affrontare, quotidianamente, la vita e tutti i problemi che la vita stessa ci riserva.

Per quanto riguarda la “superstizione,” intesa come coloro che insistentemente si rivolgono alla divinità con preghiere (Cicerone), nella mia vita occupa molto spazio dato che io quotidianamente mi rivolgo a Dio attraverso le preghiere.

Valentina Cavallo

51.

Credere in Dio per me significa avere un appoggio nel momento del bisogno, sapere consciamente e inconsciamente che la fede esiste; ma anche sentirmi felice e bene, perché credere in Dio è un po’ come credere in sé stesso, e di conseguenza mi aiuterebbe a superare i momenti più difficili o aiutarmi.

Sinceramente non credo nella superstizione, ho sempre pensato che se una cosa deve accadere, accade e basta.

Massimo Maraffa 52.

Per me credere in Dio significa sapere che c’è sempre qualcuno accanto a me.

(15)

Nella mia vita la superstizione ha poco spazio perché quando ho bisogno so che c’è qualcuno per me.

Sara Lorenti

53.

Fede, questa parola per me significa PATTO. Nel momento in cui una persona dice di credere in Dio, si instaura un rapporto mistico tra l’essere umano e Dio. Credere, oltre ad essere un totale affidamento della persona nei confronti della religione è anche la forma più chiara e limpida di abbandono della superstizione. Io credo in Dio e ciò che apprezzo di più della mia affermazione è che a me piace e ho voglia di crederci.

Sono lontana dalle superstizioni.

Marica Falso

54.

Quando ero piccola credevo in Dio perché ero indirizzata dalla mia famiglia; poi, crescendo, è diventata una mia scelta. Io comunque sono portata a credere alla teoria sull’evoluzione, cioè che ci siamo evoluti dalle scimmie, ma credo che non ci sia solo questo; perché se ci fosse solo questo noi penseremmo e ci comporteremmo ancora come fanno gli animali, secondo me invece c’è stata un’entità superiore che ci ha dato la facoltà di pensare, di agire, non come degli animali ma come esseri umani. L’uomo spesso tende a “colpevolizzare” Dio per ciò che gli succede nella vita; ammetto di essere una di queste persone (non dico che sia giusto, lo faccio soprattutto riguardo la salute), penso che si tenda a “colpevolizzare” Dio per cose di cui non abbiamo

controllo. Con questo non voglio dire che a Dio si attribuiscano solo le “colpe” ma lo si ringrazia per le cose belle che accadono. Dio è sempre con noi, nel bene e nel male, questo pensiero mi fa stare bene e mi fa sentire protetta, penso che non mi giudica per ciò che faccio ma mi guarda e mi aiuta come può. Per esempio, un aiuto che mi ha dato è stato quello di “mandarmi” mio nonno, e anche se ora non è più qui, sono sicura che continua a guardarmi e a ridere e piangere con me.

Io non sono molto superstiziosa nella vita. Per esempio, l’oroscopo lo leggo ogni tanto ma non ci credo molto perché siamo noi responsabili delle nostre azioni, non credo che il nostro destino sia scritto in una stella ma ce lo creiamo noi.

Chiara Ognibene

55.

Per me credere in Dio significa avere una speranza, qualcuno a cui rivolgersi, qualcuno d’amare per il “semplice” fatto di aver creato; alcune persone attribuiscono la creazione della terra, dell’uomo, di ogni essere vivente alla scienza, per me è impossibile perché alcune cose sono inspiegabili, non hanno un senso logico. Io sono cresciuta con un orientamento cattolico, impostato soprattutto da mia nonna; anche se alcuni

avvenimenti, come la perdita di qualcuno, mi hanno fatto pensare e domandare perché Dio facesse accadere tutto ciò e mi sono data la risposta che la colpa non si può dare a nessuno, perché secondo me Dio ha uno schema per tutti e nulla è casuale e lo

scopriremo solo quando passeremo oltre.

Per quanto riguarda la superstizione, non fa affatto parte della mia vita, alcune cose accadono perché devono accadere e non dobbiamo attribuire la colpa ad un gatto nero o ad uno specchio rotto.

Martina Giansanti 56.

(16)

Per me credere in Dio equivale a dare un senso alla vita. Non è concepibile che tutto abbia avuto inizio per una semplice coincidenza, per pura casualità! Tutto deve aver avuto inizio da un qualcosa, da un entità superiore che già allora aveva ben predisposto ogni cosa. Tutto dall’uomo (macchina perfetta) alla natura (orologio perfetto). Certo non dico di soffermarmi a credere alla storia di Adamo ed Eva ma, di sicuro, credo che se oggi siamo qui è perché la nostra vita debba avere un significato che va oltre la nostra concezione e che potrà trovare una risposta solo dopo la morte!

La superstizione è un argomento che non ha spazio nella mia vita (se non a livello allegorico) credo che la superstizione trovi spazio solo nella vita di persone ignoranti e povere di cuore, che non trovando spazio o non sapendo esprimere i propri pensieri e idee si sminuiscono a ridurre la propria vita con credenze dure a morire perché incapaci e codardi nel ribadire il loro credere!

Tulena Lombardo

57.

Per credere in un futuro migliore e superare di giorno in giorno le difficoltà che la vita, in quanto tale, ci riserva. Credere in Dio significa inoltre nutrire la speranza che ci consente di vivere una vita migliore con noi stessi e con gli altri.

Non credo nell’oroscopo, figuriamoci nella superstizione. Le piccole manie che spesso noto nelle persone mi fanno sorridere (viva i gatti neri).

Alessio Santocchi

58.

Credere ad una figura astratta come punto di riferimento nella nostra vita. accettare il nostro destino, affrontando il bene e il male nel modo in cui Lui ci ha insegnato.

Nessuna, non ci credo.

Valentina Santocchi

59.

Significa credere in qualcosa di grande, credere in un simbolo o punto di riferimento che aiuta e sostiene nel momento del bisogno.

Nessuno, non credo in queste cose.

Fabio Santocchi

60.

Secondo la mia esperienza personale credere in Dio è, prima di tutto, una ricerca di un punto di riferimento che ognuno di noi dovrebbe ascoltare e seguire; in secondo luogo è un appoggio e una forza positiva utile nei momenti più brutti della vita. dal mio punto di vista, dati gli avvenimenti che si sono succeduti nel mio percorso di vita, mi sento più vicina alla seconda definizione che ho precedentemente dato: molte volte credere in Dio mi ha fatto sperare in una futura risoluzione o in un miglioramento di alcune situazioni.

La superstizione ha poco spazio nella mia vita e quando, involontariamente, mi trovo a darle più spazio (per esempio con un portafortuna o leggendo l’oroscopo) mi rendo conto, successivamente, che in realtà si tratta solo di pensieri, sensazioni, e azioni irrazionali. Tuttavia, se accadono avvenimenti strani, apparentemente privi di logica, non escludo a priori che ci possa essere qualcosa di misterioso dietro di essi.

Antonella Piazza 61.

(17)

Dio = speranza. Credere in Lui mi da sicurezza, protezione, è per me un fondamentale punto di riferimento.

Nella mia vita la superstizione non ha alcun peso. Le tradizioni popolari inducono a fare gesti bizzarri, a cui però non attribuisco alcun valore reale.

Emanuele Bonotto

62.

Per me credere in Dio vuol dire avere qualcuno su cui contare nel momento del

bisogno. So che se ho bisogno Lui c’è, da aiuto a chi ha bisogno, pregando. Con la fede e amando Dio mi sento sereno e sono cosciente che questo Sacramento al quale mi sto avvicinando mi legherà ancora di più a Lui.

Nella mia vita non credo e non ha alcun tipo di spazio la superstizione. Per me non esiste anche perché il mio destino è scritto da Dio e Lui solo è artefice della mia vita.

Bruno Antonini

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.

Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

CR. – 2011

Fascicolo N° 2

Nome e cognome……..………..………

(18)

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”

(Mt 5,1-12)

Pensi di conoscere abbastanza Gesù? Hai mai letto il Vangelo? Ne hai una copia da qualche parte?

1.

Io penso che Gesù sia una persona come tutti noi, e spesso ho attribuito le Sue parole e il Suo modo di essere a tanti importanti personaggi storici, come ad esempio Gandhi o Martin Luther King. Nella loro vita non hanno fatto altro che volere il bene delle persone pagando un carissimo prezzo, perciò mi capita spesso di rispecchiarli in Cristo che è morto sulla croce per tutti noi. Quindi per me Gesù sono tutte le persone che nella loro vita fanno del bene senza nuocere a nessuno.

Giovanni Toto

2.

Io non penso di conoscere abbastanza Gesù, ma sono convinto della sua presenza, so che Lui ha un progetto per me come lo ha per tutti i suoi fedeli.

Cristian Cascapera

3.

Io penso di non conoscere abbastanza Gesù perché la mia conoscenza si ferma a quella

dell’insegnamento religioso a scuola, in Chiesa e a quello che ho imparato ascoltando i discorsi su Gesù dei miei familiari quando ero piccola. Sinceramente no, non ho mai letto il Vangelo ma ho una copia riposta in un armadio.

Chiara Miliucci

4.

Non penso di conoscere molto bene Gesù e quel poco che so, lo so grazie al Vangelo che leggiamo la domenica a Messa. Quel che credo è che una piccola parte di Gesù sia dentro ognuno di noi, la parte buona intenda. Inoltre credo che Gesù sia per me ciò che Allah rappresenta per un musulmano e Javè per un ebreo, tanto per sottolineare il fatto che la religione unisce e non divide. Comunque si, ho una copia del Vangelo in camera mia.

Beatrice De Marzi

(19)

5.

Se questa domanda mi fosse stata posta quando ero più piccola, qualche anno fa, avrei risposto:

“Certamente, gli chiedo qualcosa tutti i giorni, e poi è mio fratello!” In questo momento questa risposta non ce l’ho, al suo posto c’è un grande punto interrogativo. Ho una tale confusione nella testa! Secondo le mie idee da bambina, Gesù dovrebbe essere quell’uomo alto e magro, con la barba e i capelli lunghi, che era seguito da schiere di persone, uomini, donne e bambini; gentile con tutti, umile e generoso. Con queste poche informazioni su di Lui io credevo e pensavo di conoscerlo al massimo. Pensavo che tra Lui e me non ci fossero segreti. Crescendo però questa realtà è sfumata all’improvviso… Io ci credo ancora, ma penso che di Gesù conosco una minima parte. Penso che al momento conosco Gesù sottoforma di amore per la famiglia, per il prossimo, per gli amici e per i conoscenti, e in un futuro, per il mio compagno e per i figli. Ora come ora, Gesù non lo immagino come una persona fisica, nei miei pensieri non possiede un corpo, ma è tutto ciò che esiste nel nostro mondo, dalle cose più piccole alle cose più grandi, da quelle belle a quelle brutte. Fino ad ora non ho mai letto il Vangelo. Sinceramente non ne sento il bisogno. Frequentando la Chiesa e

ascoltando la Messa, ho seguito molti brani tratti dal Vangelo e per quanto mi riguarda mi basta, almeno per il momento. Poi chissà, in un futuro prossimo, magari avvertirò quella curiosità, quel bisogno che mi spingerà a leggere il Vangelo e a quel punto soddisferò questo mio desiderio. Anche se non ho mai letto il Vangelo, a casa ci sono varie copie, stanno nella libreria vicino alle due copie delle Bibbie che ci hanno regalato degli amici dei miei genitori, che sono Testimoni di Geova. Lì diciamo, c’è il reparto religioso, e quindi ribadisco, quando avrò voglia e curiosità di leggerlo, basta che lo prenda dalla libreria.

Mariagiovanna D’Auria

6.

Si, credo di conoscere Gesù anche se lo penso come quando ero bambino: un uomo vestito di bianco di mezza età con la barba e i capelli abbastanza lunghi. Credo che ogni cristiano abbia il suo Dio e che lo possa immaginare in modo diverso. La prima volta che ho letto il Vangelo è stato cinque anni fa, ovvero quando facevo la Prima Media. Il mio ex professore ci aveva detto di portare il Vangelo da casa per leggerlo in classe. Io credo di immaginare un Dio ancora infantile come dice Don Gaetano.

Sto impegnandomi per farlo “maturare”, per diventare un Dio più “serio”.

Marco Romani

7.

Si, penso di conoscere Gesù. Ho letto il Vangelo in cui si racconta la sua storia che è molto interessante perché narra di come Gesù ha cercato di insegnare la Parola di Dio. Io credo che bisogna seguire ciò che ha fatto Gesù nell’amare e dare tanto ai suoi fratelli senza chiedere nulla in cambio. Nella domanda se ho una copia del Vangelo, la risposta è sì! Non è molto grande ma se una persona vuole leggerlo può farlo. Io non lo leggo molto sesso ma posso dire che so per certo che Gesù ha fatto molte cose buone e vorrei che qualche volta potessimo eseguire tutti, quello che ci ha insegnato (ad amare e amare).

Pierfrancesco Mariani

(20)

8.

Secondo me non lo conosco ancora bene perché mi è capitato di vedere Gesù come un personaggio di fantasia, come ha detto il nostro parroco Don Gaetano. A volte invece mi è capitato di vederlo come una persona vera, nei sogni e in altri momenti, anche se nessuno lo ha mai visto dal vivo e nessuno sa com’è. A me non è mai capitato di leggere un Vangelo perché non ho avuto mai l’opportunità di leggerlo in Chiesa e a casa non ne ho una copia.

Gabriele D’Annibale

9.

Non so se conosco bene Gesù, secondo me abbastanza. Conosco la sua storia e anche grazie alla lettura del Vangelo conosco alcune delle sue gesta. Dico alcune perché nonostante io abbia una copia del Vangelo a casa che mi è stata regalata dalle catechiste da cui ho fatto la Comunione, non l’ho mai letto tutto. Però conoscere Gesù non vuol dire solamente sapere che è nato da Maria e Giuseppe ed è Figlio di Dio. Conoscere Gesù significa sentirlo nell’anima quando si fa un gesto di pace, quando si regala un sorriso, quando si aiuta un amico in difficoltà. Significa guardare il mondo con occhi diversi, essendo consapevoli che, se ognuno di noi facesse un gesto di bontà al giorno, sarebbe di sicuro un mondo migliore. Significa avere un dialogo aperto con chi ci sta intorno in modo da imparare a rispettare (anche se magari non lo si condivide) il pensiero altrui.

Nunzia Arpaia

10.

Anche essendo molto giovane, penso di conoscere abbastanza la figura di Gesù. Nelle scuole viene spiegata la figura di Gesù, ma non viene spiegata la differenza tra Lui e Cristo. Gesù è un uomo, nasce da Maria ed ha come padre Giuseppe. Esso ha molti fratelli (fratelli è il nome delle persone indicate nel Vangelo). Viene indicato come il Cristo dai suoi discepoli dopo l’evento del Battesimo di Giovanni Battista. Cristo è riconosciuto come il Signore nel Battesimo di Giovanni, come Re di Israele, ma anche come il servo di Javè, colui che viene per portare la Parola di Dio e portare il Regno di Dio in terra. Una copia del Vangelo in casa è presente, ma disperso con i libri di scuola. Il Vangelo lo conosco come figura, ma personalmente non l’ho mai letto.

Alessio Battistini

11.

Ricordo vagamente di aver letto qualche passo del Vangelo quando andavo a scuola durante l’ora di religione. Oggi, sinceramente, ho dimenticato anche quel poco. Ma quasi sicuramente, se mi mettessi a frugare da qualche parte salterebbe fuori perché ho ancora tanti libri che non ho avuto modo di usare come avrei dovuto, non si mai che un giorno potrebbero riuscirmi utili. Diciamo che sto rispolverando pian piano la questione, visto che durante la celebrazione della Messa della domenica questo viene annunciato secondo delle Letture che sembrano essere notizie vere sulla vita di Gesù. Egli ha sempre figurato nella mia testa come uno di noi ma che si distingue allo stesso tempo per la sua vera bontà. Dal secondo Matteo (5, 1-12) mi sembra di capire che Gesù annuncia la

(21)

beatitudine, cioè lo stare bene assoluto che secondo la religione cattolica avverrà alla nostra morte sulla terra per mezzo della Resurrezione nel Regno dei Cieli.

Simona Battistini

12.

Si, io penso di conoscere abbastanza Gesù. Secondo me conoscere Gesù è la migliore decisione che un essere umano può fare. Non hai bisogno di fare l’università per essere in grado di conoscerlo.

Non hai bisogno di essere ricco o famoso per essere suo amico. Non hai bisogno di essere perfetto o addirittura chiudere con tutte le cattive abitudini per venire a Lui. Puoi semplicemente venire a Lui proprio nello stato attuale in cui ti trovi adesso, infatti in passato Gesù disse: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati”. Io ho letto il Vangelo una volta e devo dire che mi ha entusiasmato molto perché parla della storia di Gesù.

Simone Pieragostini

13.

Io conosco abbastanza Gesù da capire la sua opera dell’antichità, Gesù era una persona che pensava soltanto al bene dell’umanità e aiutava i deboli e gli oppressi, e come sappiamo tutti Gesù era il Messia, colui che libererà la pace nel mondo. La domanda sorge spontanea: ma chi era veramente Gesù? Tutti sanno che Gesù era il Figlio di Dio ed altri dicono che era un uomo normale, figlio di un falegname che andava in giro a predicare un nuovo culto. Uomo ma non divino. Da secoli ci sono stati conflitti sulla divinità di Gesù e si è perfino ucciso in suo nome (come nelle crociate) e tuttora cc’è questo conflitto. Nella mia vita non ho mai letto il Vangelo, avrò letto qualche verso ma non il libro per intero. A casa non ce l’ho, però alle elementari mi interessava tantissimo e ne avevo anche uno, ma no l’ho più ritrovato.

Leonardo Sist

14.

Ho una copia del Vangelo ed avendone letti alcuni passi quando ero più piccola, ho conosciuto e memorizzato solo le opere buone e i miracoli che Gesù ha compiuto durante la sua vita. Oggi, più grande, ho cominciato a conoscere e comprendere meglio il messaggio che viene dalle sue

predicazioni. Dagli studi scolastici relativi al cristianesimo e anche dalle letture del Vangelo durante le Messe, ho approfondito la conoscenza di Gesù e di quanto ha voluto diffondere. Gesù ha

predicato amore e fratellanza, per realizzare una società più onesta e più giusta, sempre pronta a sostenere i più deboli e meno fortunati.

Alessandra Guidi

15.

Il Vangelo non lo conosco molto ma è sin dalle elementari che ho cominciato ad informarmi sulle sue letture. Ne ho una copia ma non ne faccio uso. Cominciando ad andare più spesso in Chiesa, la mia

(22)

conoscenza del Vangelo si sta ampliando; quindi conoscendo questo, inizierò a conoscere sempre di più Gesù. Quando ero bambina adoravo ascoltare le parabole di Gesù e quindi con diversi

ragionamenti riuscivo a capire anche i suoi insegnamenti. Io ho sempre pensato e ancora continuo a pensare che Gesù si è mostrato sottoforma di uomo per farci capire ciò che è giusto fare. E

attraverso le sue azioni e i suoi insegnamenti ci ha mostrato come comportarci non solo con gli altri ma anche con noi stessi per trovare la pace interiore che tutti noi vorremmo sempre.

Francesca Ruberti

16.

Per me Gesù è un personaggio storico su cui ancora si sa molto poco riguardo al fatto che sia realmente esistito. Comunque ascoltando più volte il Vangelo che narrava di Lui e delle sue azioni, l’ho visto come un personaggio che ha dato molto a coloro che più ne avevano bisogno, ma che sfortunatamente è stato messo a tacere perché considerato un elemento “scomodo” per i potenti.

Magari ce ne fossero tante di persone come Lui, al giorno d’oggi, molti problemi non tormenterebbero più nessuno.

Alessandro Toto

17.

Io penso di conoscere abbastanza Gesù, come tutti del resto. L’ho cominciato a conoscere alle elementari attraverso l’insegnamento della religione cattolica, e lo continuo a conoscere ancora oggi, in modi differenti. Lo continuo a conoscere attraverso l’alba,oppure il pomeriggio durante il tramonto, anche attraverso una splendida giornata di sole, di pioggia, o una notte completamente stellata. Ecco, questi sono i miei modi in cui conosco e continuerò a conoscere Gesù. Riguardo al Vangelo, se non mi ricordo male, non l’ho mai letto ma me lo lesse la mia vecchia insegnante di religione alle elementari, Suor Giuliana. In casa posseggo molte copie del Vangelo, oltre alla Bibbia.

Sofia Nicosanti

18.

Io non penso di conoscere abbastanza Gesù, anche perché non ho mai avuto la necessità

incontrollata di averlo vicino a me e sorreggermi nel momento del bisogno. Però sono sicuro che se mi trovassi in un periodo della mia vita in cui avessi bisogno di conforto, potrei benissimo contare su di Lui, sui miei amici e anche sui miei genitori. Io finora non ho mai letto il Vangelo, forse per

curiosità avrò sbirciato qualche pagina ma niente di più, ovvero non l’ho mai letto per informarmi, ma avrò visto qualche pagina perché in quel momento non avevo niente da fare. Ho una copia del Vangelo ma come ho già scritto non ho mai sentito il bisogno di leggerlo e quindi non l’ho fatto.

Juri Mastrostefano

19.

(23)

Si, penso di conoscere bene la vita di Gesù. Sto incominciando a leggerlo e ne ho una copia sul mio comodino.

Giacomo Arpaia

20.

Ho letto parecchie volte diversi versetti del Vangelo a scuola, dopodiché è rimasto tra gli altri libri e non mi è mai venuto in mente di rileggerlo. Non l’ho letto tutto, quindi di conseguenza, non credo di conoscere tutto sulla vita di Gesù.

Nicole Di Vito

21.

Non penso di conoscere abbastanza Gesù poiché non ho mai letto in modo approfondito il Vangelo.

Basandomi sulle mie conoscenze posso dire che il Vangelo è diviso in quattro libri, quattro sono i discepoli di Gesù che hanno scritto la sua vita: Marco, Matteo, Luca, Giovanni. Ho una copia della Bibbia, ma purtroppo i passi che conosco li ho appresi nelle funzioni religiose in cui il sacerdote ci ha letto e spiegato varie parti di esso. Il Vangelo si trova nella Bibbia, precisamente nel Nuovo

Testamento.

Susanna Trovini

22.

Non penso di conoscere abbastanza Gesù perché non è figura vivente oggigiorno, ma un’immagine concreta vissuta tanti anni fa che, ognuno di noi, esseri umani, crea a proprio piacimento secondo i propri desideri. Ogni scelta, ogni azione quotidiana viene rappresentata dalla mia persona

raggiungendo obbiettivi voluti secondo un disegno divino, che secondo me, dalla mia nascita alla mia morte, è come un destino che mi accompagna per tutta la vita e che è già stato scritto da colui che è nato dalla Vergine Maria. Tutto ciò potrebbe essere conosciuto, apprezzato, inteso da tutti noi tramite la lettura del Vangelo che io personalmente in casa ho e che però non ho mai letto, ma ascoltato nelle poche volte che sono venuto in Chiesa ad ascoltare la Santa Messa.

Gianmarco Germini

23.

Come è normale che sia mi hanno insegnato la storia della vita di Gesù, fin da quando ero poco più di un bambino. Quando frequentavo le scuole materne mi hanno fatto conoscere l’evento della nascita e mi hanno raccontato quella storia fantastica su cui si basavano ogni anno le recite natalizie.

Crescendo, durante le scuole primarie, le maestre mi hanno insegnato i valori che Gesù mirava a trasmettere e i sacrifici che ha fatto perché noi oggi potessimo essere liberi e senza paura di mostrarci al mondo per quelli che siamo. Tutte le storie che conosco, devo essere sincero, le ho imparate dai libri scolastici perché anche se in casa , nella mia libreria posseggo ben due Vangeli, non so perché ma non li ho mai letti. Quindi posso dire con certezza di conoscere Gesù per quel poco che

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ho imparato nel corso degli anni scolastici e sono sicuro che se leggessi solo una parte del Vangelo mi accorgerei che le mie conoscenze sono davvero limitate.

Lorenzo Germini

24.

Conosco Gesù: per me è come un caro amico a cui affidarsi quando non si hanno più idee, è come un piccolo momento di pace dopo un periodo storto. Non ho mai letto il Vangelo, o almeno non tutto, a volte mi soffermavo su alcune righe per capire a fondo il vero significato delle storie. Io posseggo una copia che credo sia riposta in qualche cassetto in camera mia, ma suppongo che non sia più in buone condizioni, purtroppo…

Cristian D’Andrea

25.

Sinceramente non penso di conoscere bene Gesù. La sua storia in parte la so, anche se fino a poco tempo fa pensavo, senza esserne convinto però, che Gesù e Dio erano la stessa “cosa”, ma poi, riflettendo e studiando ho capito che Gesù è il nostro Salvatore e che invece, Dio è il creatore del cielo e della terra. Una volta fatta questa distinzione, penso di aver fatto già un passo avanti, ma comunque sia, non penso di conoscere Gesù fino in fondo, conosco a malapena la sua vita. Per quanto riguarda il Vangelo non l’ho mai letto, certo, ovviamente l’ho sentito recitare molte volte a Messa ma, personalmente non l’ho mai letto, anche se a casa ho l’intera “collezione”.

Francesco Martini

26.

Non so se conosco abbastanza Gesù, cioè a grandi linee la vita di Gesù, le sue opere di grande aiuto per le persone più povere, ma non era una di quelle persone “esaltate” come ce ne sono tante al giorno d’oggi e che centinaia di anni fa hanno provocato tanti, come ad esempio le crociate fatte nel nome della Chiesa, ma la Chiesa cristiana non è contro qualsiasi forma di violenza? E allora perché erano consentite le crociate che spargevano il sangue di milioni di civili che non c’entravano nulla?

Gli estremismi e le persone “esaltate” sono in qualsiasi caso sbagliate. Sia ora alle superiori che alle medie ho letto qualche pagina del Vangelo, ma mai per mia spontanea volontà. Si, dentro casa dovrei avere da qualche parte, ma non so dove, una copia del Vangelo che non so da quanti anni non viene aperto.

Daniele Salimei

27.

Non conosco né il Vangelo né la Bibbia a memoria però avendo frequentato il catechismo per la Prima Comunione con te e alcune Messe domenicali e avendo praticato la religione a scuola penso di conoscerne qualche passo. Si, ho una copia del Vangelo ma non l’ho mai aperto di mia spontanea volontà, lo abbiamo leggermente studiato il primo anno delle medie. Penso d conoscere Gesù, il mio

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