2°classificato PROSA MEDIE
UNO SGUARDO
Con le braccia a sorreggermi, sporgo un po' il viso fuori dalla finestra.
È un mattino autunnale, il sole già tinge con luce e colori i viali alberati che incorniciano le strade del mio paese. Un ragazzo in bicicletta si stringe nella felpa grigia che porta addosso, infreddolito. Forse un postino?, mi chiedo, vagamente incuriosita. Oltre i palazzi scuri si estende un mare di alberi con foglie rosse e arancioni. All'orizzonte si scorgono i profili delle montagne che increspano il suo fragile filo, increspano quella sottile linea infinita.
Mi chiedo come sarebbe essere là, sulle montagne, ma non riesco a darmi una risposta, per quanto la domanda sia semplice.
All'improvviso mi viene una voglia, come nostalgica, di volare lontano, lasciarmi tutto alle spalle, di crearmi una nuova storia e apdare, come le montagne, a increspare quella fragile linea che è la fine. La fine del paesaggio, forse, o la ricerca della fine di quella che è la mia piccola e insignificante esistenza. Calde lacrime cominciano a scendere sul mio viso, come tutti quei sogni che pian piano scivolano via dalle vite di tutti.
Il sole sale sempre più in alto, tingendo il cielo di un timido azzurro che fa venir voglia di dipingerlo. Il calore mi inonda delicatamente il viso, come una carezza, forse cercando di arginare quel fiume in piena che diventerà la mia sofferenza, forse cercando di consolarmi.
Il mio sguardo torna sulla strada, in particolare sull'albero sotto casa che ogni giorno osservo, in silenzio, con cui ogni tanto parlo, in attesa dell'autobus che mi porta a scuola. Mi asciugo il viso con un fazzoletto e, in parte singhiozzando, riporto la mia attenzione all'interno della stanza. Voltandomi, il mio sguardo cade sulla foglia variopinta che ho raccolto ieri sera dall'albero sotto casa. Ci appoggio delicatamente un libro sopra, per proteggerlo come farei con un sogno, poi chiudo la finestra e scendo di sotto a fare colazione.