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Academic year: 2021

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I

NTRODUZIONE

In Italia i lettori di quotidiani non sono mai stati tantissimi, anche perché hanno sempre avuto scarso successo i cosiddetti giornali “popolari”, quelli che in altri paesi riescono quasi a monopolizzare il mercato editoriale, puntando tutto sulla cronaca rosa o nera. Anche negli anni settanta, nonostante un notevole aumento delle vendite, il principale quotidiano, il

CORRIERE DELLA SERA, solo in casi eccezionali riesce a superare le 700mila copie vendute in un giorno. Ma, in compenso, cresce il numero dei giovani lettori, grazie soprattutto ai giornali dell’estrema sinistra e al rinnovamento di quelli tradizionali. La pubblica opinione mostra in questi anni un notevole interesse per quanto accade nel mondo, per la politica e l’economia: i quotidiani spesso sono la voce e in alcuni casi anche l’avanguardia di una società che non trova il modo di esprimersi attraverso i canali ufficiali.

Di conseguenza la scelta di guardare attraverso le pagine dei giornali come veniva vissuta la violenza, soprattutto quella politica, si può rivelare interessante, soprattutto per avere un quadro non mediato dai ricordi e dalle reticenze dei “superstiti” di quella stagione fondamentale del Novecento. Esiste molta pubblicistica sul decennio che va dal ’68 al ’77, ma, soprattutto nelle molte testimonianze dei protagonisti, è rielaborata e ripensata con un “senno di poi” che rende difficile il lavoro di discernere le idee di allora con l’emozioni di oggi. E quindi forse solo una ricerca su materiale inerte come i giornali in edicola all’epoca, con una contemporanea tabula rasa dei pregiudizi può permettere di fare un passo avanti nella comprensione della conflittualità sociale in Italia.

Si analizzerà il periodo compreso tra il novembre 1969 ed il settembre 1977, cioè otto anni in cui la violenza politica tocca i suoi apici, diventando un episodio praticamente costante

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4 della vita italiana. Il 12 dicembre 1969 è un giorno che non ha bisogno di altro per poter esprimere un significato, un po’ come altre date periodizzanti nella storia come il 14 luglio 1789, il 6 agosto 1945 o per rimanere confinati in Italia l’8 settembre del ’43 e il 28 ottobre 1922. E’ la “perdita dell’innocenza” della Repubblica italiana, l’inizio del decennio della strategia della tensione che ha prodotto centinaia di vittime, tra morti e feriti, di cui ancora non abbiamo un quadro preciso delle responsabilità coperte in molti casi dagli omissis. Pochi settimane prima c’era stato un prologo della stagione di violenza, con la morte in una piazza di Milano dell’agente Antonio Annarumma durante una manifestazione, e da questo fatto inizierà l’analisi che attraverserà gli anni soffermandosi su alcuni punti specifici, come l’omicidio del commissario Calabresi, 17 maggio 1972, considerato l’ultima vittima della bomba di piazza Fontana, o come il rogo di Primavalle che nella notte tra il 15 e il 16 aprile del ’73 costò la vita ai fratelli Mattei, figli di esponente del Msi, uccisi dal fuoco “proletario”, per concludersi nel settembre del 1977, dopo il congresso di Bologna contro la repressione, termine ultimo del Movimento di contestazione in bilico tra la lotta armata e la creatività.

Se la scelta del momento iniziale è praticamente ovvia, più interrogativi può generare l’aver escluso dall’analisi quello che è considerato l’apice dell’attacco al cuore dello Stato da parte dell’eversione, il rapimento e l’esecuzione del presidente Dc Aldo Moro. La scelta è dovuta all’idea che, nonostante il risalto della vicenda Moro (comprese tutti i misteri irrisolti che ci sono dietro), il culmine della violenza politica si era già raggiunto con il Movimento del ’77, con la sua ribellione di massa contro lo Stato e anche contro i partiti “amici”, con il suo nichilismo che preoccupava sia i “benpensanti” sia i compagni operai. I vari partiti armati, che da quel magma di posizioni nascono o si sviluppano, non troveranno

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5 mai un consenso vasto tale portare in fondo i loro ideali di rivoluzione, costretti ad agire, più per spirito di conservazione, che per raggiungere un fine.

La ricerca si articola nella lettura di sette quotidiani (CORRIERE DELLA SERA, LA STAMPA, IL

GIORNO, L’UNITÀ, IL SECOLO D’ITALIA, IL MANIFESTO e LOTTA CONTINUA) e tre settimanali (L’ESPRESSO, PANORAMA e IL BORGHESE) che rappresentano modi diversi, sia stilistici, sia politici, di interpretare le notizie e di riproporle ai lettori; i periodi di analisi vanno dal 1 novembre al 31 dicembre 1969, dal 2 maggio al 30 giugno 1972, l’aprile del 1973 e due spezzoni del 1977, il bimestre febbraio – marzo e tutto settembre.

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