• Non ci sono risultati.

«identità» sociali, religiose e giuridiche – non esiste al di fuori del mondo concreto che lo ha generato e che lo ridefinisce continuamente nella storia

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "«identità» sociali, religiose e giuridiche – non esiste al di fuori del mondo concreto che lo ha generato e che lo ridefinisce continuamente nella storia"

Copied!
8
0
0

Testo completo

(1)

1 INTRODUZIONE

L’oggetto del nostro lavoro di ricerca è il processo migratorio da Leonforte – paese dell’entroterra siciliano, ai piedi dei monti Erei – in Argentina, per analizzare l’influsso che questa comunità immigrata ha avuto nella formazione della società di destinazione. La tesi che sorregge il nostro studio è che i migranti leonfortesi abbiano contribuito alla formazione della società argentina, attraverso una partecipazione attiva alle sue dinamiche culturali, sociali ed economiche. A questo proposito, riteniamo che la mobilità umana sia stata e sia un elemento centrale nella ridefinizione non solo dell’identità dei migranti stessi, ma anche di quella dei Paesi di destinazione, dato che lo Stato – coi suoi apparati e le sue

«identità» sociali, religiose e giuridiche – non esiste al di fuori del mondo concreto che lo ha generato e che lo ridefinisce continuamente nella storia

1

.

Da un punto di vista cronologico, si è ritenuto utile delimitare l’analisi della vicenda migratoria dei leonfortesi al periodo compreso tra il 1880 e il 1930, per motivi riconducibili sia a quanto suggerito dalle fonti e sia ad una precisa e personale scelta interpretativa. In termini più chiari, le fonti consultate hanno mostrato con chiarezza che l’emigrazione leonfortese iniziò relativamente tardi, rispetto alle altre zone del Regno – Veneto, Piemonte e Liguria in testa – assumendo proporzioni significative proprio nei primi tre decenni del Novecento. Quanto alla scelta del limite temporale finale vale la pena di sottolineare come sia stata frutto soprattutto di una nostra opzione critica che - tenendo conto, tanto degli scenari storici internazionali, quanto delle vicende interne all’Italia e all’Argentina – ha inteso conferire un quadro storico e interpretativo più omogeneo alla parabola migratoria dei leonfortesi. Nonostante tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, non siano mancati avvenimenti che mutarono gli orientamenti internazionali dei singoli Stati e le strategie dei migranti

2

, fu solamente con la crisi del 1929 che si

1

Sulla concezione «dinamica» dell’identità un utile punto di partenza è: K. Conzen, D.

Gerber, W. Morawska, R. Pozzetta, R. Vecoli, The invention of the ethnicity: una lettura americana, in “Altreitalie”, Torino, Edizioni Fondazione Agnelli, n. 3, 1990.

2

Sui mutamenti della politica immigratoria dell’Argentina, passim: F.J., Devoto, El

reves de la Trama: politicas migratorias y praticas administrativa en la Argentina

(1919-1949), in “Desarollo Economico”, vol. 41, n. 162, 2001, pp. 281-304.

(2)

2 ridisegnarono significativamente i rapporti di forza e gli equilibri internazionali, esistiti fino a questo momento, specie per il consolidamento da parte degli Stati Uniti d’America del loro ruolo alla guida della politica economica internazionale, a scapito della Gran Bretagna.

In merito all’Italia, il limite del 1930 andrebbe spostato indietro di tre anni, sia per le limitazioni imposte dal regime fascista alla libertà di espatriare e sia per l’ingresso nei flussi degli esuli politici – antifascisti – in un primo momento e – dopo la caduta di Mussolini - collaborazionisti col regime, per i quali andrebbero fatte considerazioni e valutazioni differenti.

In considerazione al contesto argentino, invece, si è ritenuto che il

«golpe» di Uruburu ai danni di Yrigoyen del 1930, segnasse un momento di cesura non solo nella vita politica del Paese platense, ma anche in merito alle scelte più restrittive adottate in materia immigratoria che inaugurarono una fase di discontinuità, rispetto agli orientamenti precedenti.

Da un punto di vista storiografico, l’emigrazione leonfortese in Argentina s’inscrive nel complesso fenomeno dell’emigrazione italiana di massa

3

, sulla quale la letteratura degli ultimi due decenni ha prodotto un nutrito numero di lavori che hanno contribuito a ridisegnare i tradizionali modelli interpretativi, attraverso importanti rivoluzioni metodologiche

4

.

3

Fenomeno che tra la seconda metà del XIX secolo e gli anni Settanta del Novecento, ha portato all’espatrio oltre venticinque milioni di connazionali. Per una lettura generale del fenomeno passim: G. Rosoli (a cura di), Un secolo di emigrazione italiana. 1876- 1976, Roma, CSER, 1978; E. Sori, L’emigrazione italiana dall’unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1979.

4

Nell’impossibilità di dar conto della vastissima letteratura sull’argomento, ci si limita a segnalare solamente alcune delle opere più innovative:

AA.VV., L’emigrazione italiana:1870-1970. Atti dei colloqui di Roma, Roma, Ministero per i Beni Culturali, 2002; A. Arru, D.L. Caglioti, F. Ramella (a cura di), Donne e uomini migranti, Roma, Donzelli, 2008; P. Bevilacqua, A. De Clementi, E.

Franzina (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana. volume I, Partenze, Roma, Donzelli, 2001; Id, Storia dell’emigrazione italiana. volume II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002; P. Corti, L’emigrazione italiana e la sua storiografia: quali prospettive?, in

“Passato e presente”, n. 64, 2005, pp. 89-95; P. Corti, M. Sanfilippo (a cura di), Storia d’Italia. Annali 24. Migrazioni,Torino, Giulio Einaudi Editore, 2009; E. Franzina, Emigrazione transoceanica e ricerca storica in Italia: gli ultimi dieci anni (1978-1988), in “Altreitalie”, Torino, Edizioni Fondazione Agnelli, n. 1, 1989; Id, Merica! Merica!

Emigrazione e colonizzazione nelle lettere dei contadini veneti in America Latina:

1876-1902, Milano, Cierre edizioni, 2000; M. Sanfilippo, Problemi di storiografia

dell’emigrazione italiana, Viterbo, Sette Città, 2002; Id, Emigrazione italiana: il

(3)

3 A questo proposito, crediamo che tra gli assunti più interessanti, emersi da questo rinnovato panorama storiografico, vi sia il riconoscimento - non scontato - del fatto che la mobilità ha da sempre caratterizzato la specie umana, ancora prima dell’affermazione del capitalismo su scala mondiale, rappresentando una delle componenti fondamentali del rapporto tra l’uomo e il territorio

5

. Altrettanto indiscutibile ci appare, tuttavia, il fatto che le migrazioni di massa abbiano un carattere specifico e non comparabile ai movimenti di popolazione verificatesi nei secoli precedenti. In termini quantitativi si è trattato, infatti, del maggiore movimento di popoli registratosi in tutta la storia dell’umanità e, soprattutto, esso si è sviluppato in concomitanza ai grandi mutamenti politici, sociali ed economici di fine Ottocento e inizio Novecento, quando il nuovo ordine economico mondiale spinse ogni Paese a specializzarsi nella produzione di singoli prodotti, per integrarsi nel nuovo mercato globale. In relazione a questo nuovo scenario, l’ingresso di nuovi Paesi nel nuovo ordine internazionale generò una forte domanda di manodopera che – complice la maggiore facilità dei viaggi transatlantici e l’eccedenza demografica registratasi in Europa – contribuì alla massiccia emigrazione europea nelle «Americhe»

6

. Nella stessa epoca si assistette al consolidamento dello Stato quale nuovo soggetto politico, dotato di moderni strumenti per espletare i suoi inediti compiti

dibattito storiografico nel nuovo millennio, in “Studi Emigrazione/Migration Studies”, n. 150, 2003; Id, Una produzione sterminata: 2009-2010, in www.asei.eu.

5

Su questo tema, si rimanda ad alcune delle opere che ne hanno sottolineato in modo specifico l’importanza: K.J. Bade, L’Europa in movimento. Le migrazioni dal Settecento a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2001; P. Bevilacqua, A. De Clementi, E.

Franzina, Storia dell’emigrazione italiana. Partenze, e Arrivi…, op. cit P. Corti, M.

Sanfilippo (a cura di), Storia d’Italia …,op. cit; E. Franzina, Gli italiani al nuovo mondo. L’emigrazione italiana in America (1492-1942), Milano, Mondadori, 1995;

D.R., Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italiani dal Medioevo a oggi, Torino, Einaudi, 2003; G. Pizzorusso, Mobilità e flussi prima dell’età moderna: una lunga introduzione, in “Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana”, d’ora in poi “ASEI”, anno 3, n. 1, Viterbo, Sette Città, 2007, pp. 205-222.

6

Per un’analisi dettagliata del ruolo dell’America Latina in questo nuovo ingranaggio

mondiale ci limitiamo a fornire solo alcuni dei testi più significativi: G. Armillotta,

Imperialismo e rivoluzione latinoamericana, Roma, Aracne, 2011; M. Carmagnani,

L’Altro Occidente. L’America Latina dall’invasione europea al nuovo millennio,

Torino, Einaudi, 2003; V. Castronovo, Piazze e Caserme. I dilemmi dell’America

Latina dal Novecento ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2007: L. Incisa di Camerana, I

caudillos, biografia di un continente, Milano, Corbaccio, 2001; G. Rosoli, Un quadro

globale della diaspora italiana nelle Americhe, in “Altreitalie”, n. 8, 1992; A. Rouquié,

L’America Latina. Introduzione all’Estremo Occidente, Milano, Bruno Mondadori,

2000; L. Zanatta, Storia dell’America Latina contemporanea, Roma-Bari, Laterza,

2010.

(4)

4 tanto in campo nazionale, quanto in quello internazionale. Un elemento, questo, che appare rilevante soprattutto nell’interpretazione dei processi migratori che coinvolgono Paesi come l’Italia e l’Argentina che affrontarono questo processo di consolidamento in contemporanea, ma nel quale, naturalmente, entrarono in gioco problematiche e soluzioni differenti. A questo proposito, ci è apparso importante studiare «il caso»

dei leonfortesi tanto in riferimento al contesto storico di partenza, quanto a quello di destinazione, dato che essi maturarono le loro scelte e agirono all’interno di queste congiunture, alle quali tuttavia risposero secondo le loro proprie strategie.

Il nostro lavoro di ricerca si pone in continuità con la letteratura più recente in materia migratoria che - rinunciando ai vetusti paradigmi universalistici, che facevano del capitalismo ora la causa dell’«espulsione», ora quella dell’«attrazione» della popolazione in movimento

7

– ha avuto il merito di sottolineare il ruolo attivo dei migranti nell’elaborazione delle più disparate strategie, basate su multiformi trame relazionali. Non crediamo valga la pena di rimanere invischiati nelle numerose e, a volte, sterili polemiche sulle questioni terminologiche e metodologiche che contrappongono le letture politiche ed economiche del fenomeno a quelle sociali e narrative. Seguendo la pratica indicazione di Devoto, riteniamo infatti che los múltiples y siempre limitados instrumentos de que dispone el historiador para conocere el pasado non tienen por qué contraporse

8

e che, nel caso dell’emigrazione, le cause coinvolgano un eterogeneo numero di fattori che sono tanto economici e politici, quanto sociali e personali. Non si

7

Il modello interpretativo noto come «push and pull» proviene dall’approccio economico al tema delle migrazioni. Secondo le teorie classiche, neoclassiche, così come per quelle «dello sviluppo» e «del mercato duale», in ogni economica esisterebbero un settore moderno che «attira» manodopera e uno arretrato che la

«espelle». Frutto di un’analisi comparata tra l’andamento del mercato del lavoro e il fenomeno dell’emigrazione di massa è, quindi, un’interpretazione che fa della stessa emigrazione il mero risultato dei fattori d’attrazione dei Paesi d’arrivo e di espulsione di quelli di partenza. Nel corso del secolo scorso questo modello è stato recepito da diverse scuole di pensiero che, riadattandolo alla luce delle diverse impostazioni teoriche e ideologiche, hanno messo in evidenza la funzione prioritaria ora dei fattori d’attrazione, ora di quelli d’espulsione. Su questo argomento passim: E. Franzina, La grande emigrazione. L’esodo dei rurali dal Veneto durante il secolo XIX, Venezia, Marsilio, 1976.

8

F. J. Devoto, Historia de la Inmigración en la Argentina, Buenos Aires, Editorial

Sudamericana, 2009, cit. p. 12.

(5)

5 tratta di decidere quali di questi ambiti abbia avuto di volta, in volta, maggiore peso né, tantomeno, crediamo utile effettuare la semplice somma dei vari elementi. Se è vero, ad esempio, che la circolazione delle informazioni o le catene migratorie hanno avuto un peso determinante nel processo migratorio leonfortese, è altrettanto vero che per la prima volta nella storia, uomini e informazioni poterono circolare con relativa facilità, grazie al progresso tecnologico; inoltre, se è vero che le politiche argentine e, ancor più, le informazioni che giunsero da oltreoceano resero

«attraenti» questi nuovi territori, non si può disconoscere che le cause dell’emigrazione da Leonforte furono connesse anche a precisi fattori sociali ed economici che investirono il territorio dalla seconda metà dell’Ottocento, in evidente correlazione con le modalità di collegamento della Sicilia con la situazione economica internazionale. Nel caso specifico della Sicilia, infatti, è valsa la pena di sottolineare – prima ancora delle modalità di collegamento – l’esistenza stessa della connessione delle sue vicende con il quadro storico internazionale, dato che il tema migratorio si è da sempre intrecciato con l’annosa e cronica

9

«questione meridionale», piuttosto che con le conseguenze dell’industrializzazione ritardata del Mezzogiorno e, insomma, con una lettura dei soli fattori di espulsione esistenti in Sicilia, slegata dalle contemporanee congiunture che si affermavano sul piano internazionale.

Il «meridionalismo gramsciano»

10

ha contribuito, o quantomeno tollerato nel tempo, il permanere di una concezione mitica della Sicilia, detentrice di una presunta diversità biologica e quasi metafisica che si mantiene, anche in epoca attuale, nell’immaginario dei discendenti. Per sfatare tali stereotipi è apparso vantaggioso, nella prima parte del lavoro, ricondurre il «caso studio» dei leonfortesi dentro i confini di un’analisi storica che non si riducesse solamente a considerazioni sulla demografia, sulla statistica o sull’economia arretrata dell’isola, ma che facesse riferimento, ad esempio, anche al nuovo carattere dell’economia in epoca

9

A. Gramsci, Il grido del popolo, 1° aprile 1916, in www.antoniogramsci.com.

10

Prima della decade del 1970 esistono, infatti, solo pochi tentativi di accostarsi al tema

migratorio, molti dei quali circoscritti all’interno della storiografia sul movimento

operaio italiano. Su questo punto, passim: E. Franzina, Emigrazione transoceanica e

ricerca storica in Italia …, op. cit.

(6)

6 postunitaria, alla nuova geografia delle opportunità di lavoro, all’importanza dei rientri e delle rimesse.

Nello specifico, al contesto di partenza è stato dedicato il primo capitolo del lavoro, nel quale si sono affrontate le problematiche connesse al quadro storico siciliano di fine XIX e inizio XX secolo, per comprendere, ad esempio, se realmente l’emigrazione fu un evento esclusivo delle zone arretrate del latifondo; se il ritardo che si registrò nei flussi isolani fu dovuto ad un isolamento della regione rispetto alle vicende nazionali e internazionali, o se non fu legato, invece, alla capacità dell’isola di contenere gli espatri, grazie ad un’economia eterogenea e all’affermazione di un ceto commerciale e industriale più dinamico.

Il secondo capitolo è stato dedicato alla disamina storica delle vicende argentine - dall’indipendenza del 1811, fino al colpo di stato militare del 1930 – dato che i leonfortesi, come gli altri immigrati giunti nel Paese, non andarono a «conquistare il deserto», ma s’inserirono in una realtà in formazione sotto il profilo istituzionale ed economico che ebbe proprio nell’immigrazione di massa uno dei suoi principali elementi propulsori.

A questo proposito, vale la pena di sottolineare quanto sia stato difficile sviluppare un discorso organico sull’Argentina, così come sulla formazione di una coscienza di appartenenza dei suoi abitanti – in prevalenza immigrati italiani – chiamati non solo a lavorare, ma anche a

«popolare» per contribuire alla costruzione dello Stato. Una particolarità tutta platense che lega in modo inscindibile la sua storia a quella italiana e che, pertanto, meritava di essere raccontata in modo approfondito.

La seconda e più ampia parte del lavoro è stata invece dedicata allo studio e all’approfondimento della vicenda migratoria leonfortese, anche attraverso le tante e concrete «storie» che sono emerse dalle fonti orali e narrative.

In termini più precisi, il terzo capitolo della tesi è stato dedicato

all’immigrazione leonfortese nelle zone rurali dell’Argentina che, proprio

in quegli anni, era impegnata nella promozione delle sue politiche di

colonizzazione e popolamento. La storia degli immigrati leonfortesi

s’intrecciò concretamente con la storia dei progressi e dei cambiamenti

della campagna argentina, in un dialogo che tra molte difficoltà mutò sia

(7)

7 le strategie e gli obiettivi dei leonfortesi e sia il volto della stessa realtà rurale platense.

Il quarto capitolo ha avuto come protagonisti i leonfortesi immigrati a Paraná, capoluogo della Provincia di Entre Ríos. Una realtà che proprio tra il XIX e il XX secolo iniziò il suo percorso di espansione urbana ed economica, offrendo agli immigrati inaspettate possibilità di ascesa sociale, ma ricevendo dagli stessi contributi importanti per la sua vita sociale, culturale e professionale.

La scelta metodologica di suddividere il lavoro in una prima parte teorica – allo scopo di analizzare le congiunture economiche, politiche e sociali affermatesi in ambito internazionale e locale tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo – e in una seconda parte empirica – dedicata al «case study» dell’emigrazione leonfortese in Argentina ha reso opportuno l’utilizzo e l’incrocio di fonti di diversa natura, ovvero di quelle istituzionali così come di quelle di tipo orale e narrativo

11

. In questo modo è stato possibile sganciare il fenomeno migratorio dalla correlazione esclusiva con fattori generali e universalizzanti e comprenderlo all’interno di precisi contesti storici, geografici e culturali.

Attraverso le storie concrete dei leonfortesi è stato, così, possibile stabilire alcune continuità con altri modelli migratori esaminati nel tempo dalla storiografia e individuarne anche le peculiarità, rispetto agli stessi

12

.

11

Sull’utilizzo delle fonti «non istituzionali» nella storia delle migrazioni un valido punto di riferimento è: E. Franzina, Merica! Merica! … op. cit., pp. 17-66.

12

Sono stati proprio gli studi condotti su base regionale e locale a far emergere numerose questioni, poi rivelatesi fondamentali nello studio dei fenomeni migratori. Per il caso italiano, ad esempio, i primi lavori condotti sull’emigrazione dal Veneto misero in luce le difficoltà di fornire modelli unici di spiegazione dell’emigrazione italiana, dato che - specie per le prime fasi di svolgimento dell’emigrazione di massa – un modello unitario non poteva esistere, proprio per la frastagliata situazione delle aree territoriali di partenza. Nell’impossibilità di fornire un elenco esaustivo dell’ormai vasta letteratura regionale sulle migrazioni, ci limitiamo a citare alcuni dei lavori più interessanti: AA.VV., Emigrazione piemontese all’estero. Rassegna bibliografica, in

“Quaderni della Regione Piemonte”, Torino 1999; AA.VV., L’emigrazione italiana:

1870-1970 …, op. cit.; AA.VV., Modelli di emigrazione regionale dall’Italia Centro- Meridionale, in “ASEI”, anno 3, n. 1, 2007; S. Baily, The village outward approach to the study of social networks: a case study of the Agnonesi disapora abroad, 1885-1989, in “Studi Emigrazione/Etudes Migrations”, n.105, 1992, pp. 43-67; S. Cinotto, Villaggi globali. Emigrazione e storia locale, Biella, Ecomuseo Valle Elvo-Serra, 2005; P. Corti, L’emigrazione piemontese: un modello regionale?, in “Giornale di storia contemporanea”, III, 2, 2000, pp. 22-41; E. Franzina, La grande emigrazione … op. cit;

E. Sori, Le Marche fuori dalle Marche. Migrazioni interne e migrazioni all’Estero tra

XVIII e XIX secolo, Ancona, Quaderni monografici di Proposte e Ricerche, 1998. Per un

bilancio generale passim: M. Sanfilippo, Problemi di storiografia … op. cit.

(8)

8 E’ stato inoltre utile non vincolare il campo della ricerca all’Italia, per coinvolgere anche gli istituti di conservazione e le comunità argentine.

Questa scelta metodologica – oltre al reperimento di documenti importanti per lo studio del fenomeno, inesistenti in Italia, come le liste di sbarco e d’imbarco – ha reso possibile un contatto diretto con i discendenti dei leonfortesi in Argentina. Dalle loro interviste sono emersi interessanti scenari di ricerca per ulteriori lavori che volessero riflettere in modo approfondito, ad esempio, sul tema della cittadinanza o sul rapporto che le nuove generazioni hanno con l’Italia. A questi temi abbiamo voluto dedicare l’ultima parte del lavoro, dove le storie personali degli emigrati e dei loro discendenti sono servite da stimolo per un’analisi delle attuali vicende politiche ed economiche dell’Argentina e per una riflessione sulla politica estera italiana nei confronti degli

«italiani all’estero».

Le memorie, le testimonianze e le considerazioni che sono emerse non

solo pongono numerose questioni sul rapporto che molti discendenti

hanno con il paese dei loro antenati – per la maggior parte dei casi

confinato in un esclusivo legame di tipo nostalgico – ma suggeriscono,

anche, diverse iniziative che potrebbero essere intraprese con la

collaborazione di entrambi i Paesi, per un incontro reale tra questi due

popoli diversi, ma che condividono un passato comune.

Riferimenti

Documenti correlati

Articolo unico.. Al fine di sostenere il processo di riorganizzazione della pubblica amministrazione, con l'obiettivo di supportare la popolazione nelle procedure

[r]

  Visto il decreto del Ministro dell'istruzione,  dell'universita'  e 

[r]

“Definire, nel rispetto dei livelli generali di tutela di cui alla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, misure dì semplificazione degli adempimenti

Ai fini del rispetto del limite delle disponibilità finanziarie, individuato dai precedenti articoli, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, le Regioni e le Province

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI DECRETO 9 gennaio 2015  Fondo  di  solidarieta'  bilaterale  alternativo  per  l'artigianato..

VISTO il Decreto ministeriale 20 marzo 2014, pubblicato nel sito web del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, concernente la determinazione del costo