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1. INQUADRAMENTO E ANALISI DEL LUOGO ... 2

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INDICE

INTRODUZIONE ... 1

1. INQUADRAMENTO E ANALISI DEL LUOGO ... 2

1.1 Cenni storici ... 2

1.2 La Basilica ... 3

1.3 Istituto Comprensivo “N. Pisano” ... 6

1.3.1 Scuola Primaria “F. Rismondo” di San Piero A Grado ... 8

2. EVOLUZIONE DELL’EDILIZIA SCOLASTICA ... 9

2.1 La nascita dell’istruzione e della scuola... 9

2.2 L’evoluzione dell’edilizia scolastica italiana tra il XIX e XXI secolo ... 12

2.3 Il Metodo Montessori ... 20

3. FUNZIONALITA’ ED OBIETTIVI DEL PROGETTO ... 21

3.1 Stato attuale del lotto ... 21

3.2 Obiettivi ... 22

3.3 Classi di esigenza ... 24

3.4 Requisiti funzionali e spaziali ... 28

3.5 Progetto ... 33

4. LEGNO: MATERIALE DA COSTRUZIONE ... 42

4.1 Generalità ... 42

4.2 I prodotti in legno per la costruzione ... 43

4.2.1 Il legno massiccio ... 45

4.2.2 Le travi DUO/TRIO ... 47

4.2.3 Il legno lamellare incollato ... 48

4.2.4 I Pannelli ... 49

4.3 La costruzione di edifici in legno ... 52

4.3.1 XLAM, Sistema costruttivo a pannelli in legno massicio ... 53

4.3.2 Blockbau, sistema costruttivo massiccio ... 54

4.3.3 Platform Frame, sistema a telaio con pannelli chiodati ... 55

4.3.4 Timber Frame, struttura a travi e pilastri ... 57

5 PREDIMENSIONAMENTO DELLA STRUTTURA ... 58

5.1 Strutture lignee: sistemi di calcolo ... 58

5.2 Descrizione dell’opera ... 65

(2)

ii

5.3 Caratteristiche dei materiali utilizzati ... 67

5.4 Analisi dei carichi ... 68

5.4.1 Carichi permanenti non strutturali ... 68

5.4.2 Carichi variabili ... 68

5.4.3 Azione della neve ... 68

5.4.4 Azione del vento ... 70

5.4.5 Azioni eccezionali ... 74

5.5 Elementi strutturali ... 76

5.5.1 Arcarecci di copertura ... 76

5.5.2 Travi Principali ... 81

5.5.3 Travi Principali a doppia pendenza ... 85

5.5.4 Pilastri ... 89

5.6 Piano di manutenzione Legno Lamellare ... 95

5.6.1 Manuale di Manutenzione ... 95

5.6.2 Programma di Manutenzione ... 97

6. ANALISI DELLE CLASSI DI ESIGENZA ... 101

6.1 Sicurezza Antincendio ... 101

6.1.1 Caratteristiche costruttive ... 102

6.1.2 Resistenza al fuoco delle strutture ... 102

6.1.3 Misure di evacuazione in caso di emergenza ... 109

6.1.4 Spazi a rischio specifico ... 111

6.1.5 Impianti elettrici ... 112

6.1.6 Sistemi di allarme ... 113

6.1.7 Mezzi ed impianti fissi di protezione ed estinzione degli incendi ... 113

6.1.8 Segnaletica di sicurezza ... 116

6.1.9 Norme di esercizio ... 116

6.2 Benessere Termoigrometrico ... 119

6.2.1 Parete esterna ... 126

6.2.2 Solaio di copertura a +3,50 m ... 131

6.2.3 Solaio di copertura a +6,20 m ... 133

6.2.4 Solaio piano terra ... 135

6.3 Benessere Illuminotecnico ... 136

6.3.1 Rapporto Aeroilluminante ... 136

6.3.2 Fattore Medio di Luce Diurna ... 137

(3)

iii

6.3.3 Accorgimenti per evitare disturbo dovuto alla luce diretta ... 140

6.4 Benessere Acustico ... 141

6.4.1 Tempo di Riverberazione ... 141

6.4.2 Requisiti acustici passivi ... 145

6.5 Fruibilità ed Accessibilità ... 153

6.6 Salvaguardia dell’ambiente ... 156

6.6.1 Impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica e solare termico per ACS ... 156

6.6.2 Recupero delle acque meteoriche ... 157

7. IL METODO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA) ... 162

7.1 LCA: Origini e sviluppo ... 163

7.2 Il metodo LCA nel settore delle costruzioni ... 168

7.3 Applicazione metodo LCA al sistema costruttivo adottato... 170

7.3.1 La parete esterna: a telaio e Xlam. ... 171

7.4 Profili ambientali dei prodotti ... 176

7.4.1 LEGNO LAMELLARE _ Campigli Legnami ... 176

7.4.2 INTONACO ESTERNO AI SILICATI _ Sto Italia S.r.l. ... 178

7.4.3 ISOLANTE IN FIBRA DI LEGNO _ BetonWood Srl ... 180

7.4.4 TELO DI TENUTA AL VENTO _ Ursa Italia S.r.l. ... 182

7.4.5 PANNELLO OSB _ Campigli Legnami ... 184

7.4.6 ISOLANTE IN FIBRA DI LEGNO _ BetonWood Srl ... 186

7.4.7 FRENO AL VAPORE _ Ursa Italia S.r.l. ... 188

7.4.8 ISOLANTE IN LANA DI ROCCIA _ Rockwool Spa ... 190

7.4.9 LASTRA IN GESSOFIBRA _ Knauf S.r.l. ... 192

CONCLUSIONI ... 194

RIFERIMENTI NORMATIVI ... 195

BIBLIOGRAFIA ... 197

SITOGRAFIA ... 198

ALLEGATI ... 199

RINGRAZIAMENTI ... 200

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1

INTRODUZIONE

Oggetto della presente tesi è la progettazione di una scuola primaria nel comune di Pisa, in località San Piero a Grado, nata da un’esigenza della stessa amministrazione comunale di dotare la zona di un nuovo complesso scolastico adiacente alla scuola media esistente.

Nel proporre un’ipotesi progettuale, si è partiti dall’idea in base alla quale progettare una scuola non vuol dire semplicemente creare degli spazi che rispettino le dimensioni minime prescritte dalla norma, ma creare una struttura edilizia che segua i modelli di organizzazione dell’insegnamento, andando di pari passo con essi .

Dopo un breve approfondimento sul contesto in cui la scuola andrà ad inserirsi, viene trattata l’evoluzione dell’edilizia scolastica e del concetto di istruzione nel corso della storia, soffermandosi in particolare sulle scuole primarie. La loro osservazione è servita a fornire indicazioni sulla filosofia progettuale e sugli aspetti distributivi e tecnici, fornendo spunti e linee guida.

Il presente lavoro si prefissa di elaborare una soluzione architettonica che si adatti al contesto, che ricordi e reinterpreti in chiave moderna la forma della Basilica di San Pietro Apostolo, principale edificio della località.

Alla base di tutte le scelte progettuali, le determinanti sono quelle di dotare le classi di un’esposizione ottimale, ma non da meno l’opportunità di un continuo contatto con l’esterno con ampie vetrate e un porticato, che oltre ad ampliare lo spazio fruibile ha la funzione di schermatura solare.

La semplicità del sistema costruttivo in legno funziona perfettamente con lo schema planimetrico a pianta libera, che vede la totalità delle aule, dei laboratori e degli spazi polifunzionali senza elementi strutturali, che possono interferire con il dinamismo dei loro utenti.

Obiettivo principale è quello di garantire la qualità ambientale, intesa come comfort per

l’uomo e come uso sostenibile delle risorse naturali. Ponendo l’attenzione su aspetti quali il

benessere termoigrometrico, luminoso, acustico, nonché sicurezza antincendio e fruibilità

degli spazi, il fine è quello di definire una soluzione progettuale che garantisca la

sostenibilità del progetto, ovvero un edificio efficiente energeticamente e strutturalmente

lungo l’intero ciclo di vita dell’opera.

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1. INQUADRAMENTO E ANALISI DEL LUOGO

1.1 Cenni storici

San Piero a Grado è una delle frazioni litoranee del comune di Pisa, situata nei pressi di Marina di Pisa e a circa sette chilometri dalla città.

Il fulcro di questo piccolo centro è la Basilica, da cui si è sviluppato in seguito il tessuto urbano costituito prevalentemente da edilizia residenziale.

Figura 1.1 : La Basilica di San Piero a Grado

Come riportato su antichi documenti in deposito presso l’Archivio di Stato di Pisa, diversamente dalla situazione attuale, la linea di costa era molto arretrata rispetto ad oggi e Pisa si trovava al centro del cosiddetto sinus Pisanus, ovvero un vasto golfo, a pochi chilometri dal punto in cui l’Arno sfociava in mare con un ampio delta.

Alla città faceva capo un articolato complesso portuale che aveva i sui punti di forza nel marittimo Portus Pisanus, localizzabile nei pressi dell’attuale Livorno, e nel porto fluviale cittadino, alcune delle cui strutture sono tornate alla luce negli scavi iniziati nel 1998 nei pressi della stazione ferroviaria di Pisa San Rossore. Erano presenti anche scali intermedi lungo la costa. Tra questi aveva particolare importanza quello che si trovava sul ramo più settentrionale del delta dell’Arno, nella località che assunse in epoca cristiana la denominazione di San Piero a Grado, legata al culto del presunto sbarco di San Pietro sul territorio italiano.

Secondo un’antica tradizione, documentata a partire dal XIII secolo ma che sembra risalire

almeno all’età carolingia o tardolongobarda (secoli VIII-IX), il capo del collegio apostolico,

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3 proveniente dalla Siria, in particolare dall’odierna Antiochia in Turchia, sarebbe infatti sbarcato alle foce dell’Arno, appunto presso l’attuale San Piero a Grado, intorno agli anni 42-44 d.C., prima tappa del suo itinerario verso Roma. Appena approdato, avrebbe qui eretto il primo altare di pietra in Italia, che sarebbe poi stato consacrato con il sacro crisma da uno dei suoi successori, il papa Clemente I. San Pietro sarebbe rimasto a Pisa per ben sei mesi, avrebbe costruito ad gradus maris la chiesa che poi S. Clemente gli avrebbe dedicato e finalmente sarebbe partito con molti discepoli per Roma, ove avrebbe addirittura ricordato la Chiesa pisana in punto di morte.

Al di là dei numerosi elementi fantasiosi, la narrazione è comunque manifestazione di un culto petrino che a San Piero a Grado si sviluppò precocemente e che fece della chiesa ivi eretta una tappa di rilievo lungo le vie di pellegrinaggio che attraversavano la nostra penisola.

1.2 La Basilica

La Basilica di San Piero a Grado in stile romanico, iniziata nel X° sec. e terminata nel XI°, fu costruita sul medesimo sito sabbioso dove già in precedenza erano state erette due chiese, di cui la prima del IV secolo, sulle fondazioni di una villa o di una struttura portuale d’epoca romana.

La denominazione “a grado” (ad gradus, ad gradus arnensis) si deve al fatto che la località era un antico scalo portuale già utilizzato in età etrusco-arcaica e poi in epoca romana presso la foce principale dell’Arno (gradus= passo, accesso).

In origine la Basilica aveva la facciata ad occidente e tre absidi ad oriente, in omaggio alla consueta simbologia; alla fine del XII secolo, a seguito del crollo della facciata forse danneggiata da inondazioni, fu modificata costruendo un’altra abside al posto della facciata stessa, venendo così ad avere absidi contrapposte e ad essere più corta di circa dodici metri.

In tale secolo nell’area della facciata ebbe collocazione il campanile, solidissima torre di 37

metri, dalla cui sommità si poteva scoprire tutta la pianura pisana e livornese, le isole

dell’arcipelago toscano fino ai confini della Liguria. Questo campanile fu minato dalle

truppe tedesche in ritirata nel 1944 e ricostruito in parte negli anni ’50-’60 con materiale

originario.

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4 L’attuale Basilica si presenta oggi come un imponente edificio a tre navate con copertura a capriate, chiusa con tre absidi a levante e una a ponente, con l’accesso principale sul lato nord, in mancanza di una vera e propria facciata.

Figura 1.2: Vista della Basilica

L’interno della basilica è diviso da due ordini di colonne di granito orientale e di marmo greco che sorreggono archi su cui poggiano le pareti delle navate. Tali colonne, dodici per parte, sono sormontate da capitelli antichi di recupero di diversa fattura e dimensione, di epoca romana ed alto medievale. I capitelli sono compositi, corinzi, a foglie d’acqua, ionici e perfino uno siriaco con sfinge e palmette.

La differente altezza delle colonne e dei capitelli viene compensata da un basamento di spessore variabile che permette il perfetto livellamento degli archi che sono tutti regolari e tutti allo stesso livello. La continuità del colonnato è interrotta da due pilastri in tufo che separano in due parti l’edificio basilicale. Questa divisione a prima vista fa capire che la Chiesa è stata costruita in più tempi. La diversa destinazione delle due parti è certamente legata alla diversa funzione di ciascuna: quella ad oriente con il compito di accogliere le consuete cerimonie di culto, mentre quella ad occidente era il vero santuario dove l’altare di San Pietro, entro il ciborio di pietra serena nella sua posizione decentrata, era il centro della sacralità e richiamo per i pellegrini.

Lo spazio riservato al Santuario era costituito in origine dalla prima parte della Basilica e vi

si accedeva dalla facciata. In seguito al crollo della stessa fu ridotto di quattro arcate e chiuso

dall’abside occidentale, con una nuova porta di accesso a settentrione.

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5 Al centro dell’abside orientale, invece, c’è l’Altare, ricostruito in forme semplici negli anni

’60. Un altro altare anche questo ricostruito come quello centrale, è collocato nell’abside di destra davanti al tabernacolo in pietra poggiante su colonna e bel capitello antico rinvenuto negli scavi.

Nell’abside di sinistra trova la sua collocazione il fonte battesimale scolpito su pietra nel 1985 dallo scultore Mario Bertini.

Le pareti esterne erano fino al 1929 ricoperte da intonaco. Esse sono intervallate da lesene regolarmente distribuite sulle pareti laterali e sulle absidi poste ad oriente.

Un elegante fregio di archetti ciechi, formato da bozze di tufo sagomate sostenute da mensole di tipo e disegno diverso, corre lungo le pareti dell’edificio. All’altezza e all’interno di questi spicca la vivace decorazione dei bacini ceramici, numerosi nel fianco nord della Basilica.

In passato questi bacini erano oltre duecento, provenienti da mercati locali, dalla Tunisia, dall’Egitto, dal Marocco e dalla Sicilia. Oggi ne sono rimasti solo 63, conservati nel Museo Nazionale di S. Matteo in Pisa. Quelli visibili in situ sono copie.

Con la demolizione della facciata originaria la parte a settentrione è stata sempre la più importante. Su questo lato, già inizialmente ornato più dell’altro, sono ubicate le aperture di accesso alla Basilica. La più antica, tuttora esistente, è quella piccola, certamente originale.

Figura 1.3: Lato settentrionale della Basilica

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1.3 Istituto Comprensivo “N. Pisano”

L’Istituto Comprensivo “Niccolò Pisano” rappresenta la realtà scolastica del litorale e comprende quattro frazioni del comune di Pisa: Calambrone, Tirrenia, Marina di Pisa e S.

Piero a Grado.

L’Istituto è composto da:

- 2 scuole dell’Infanzia: “Maddalena” a Calambrone - 3 sezioni

“Ceccherini” a Marina di Pisa - 3 sezioni - 4 Scuole Primarie: “Quasimodo” a Calambrone - 5 classi

“Newbery” a Marina di Pisa - 5 classi

“Viviani” a Marina di Pisa - 5 classi

“Rismondo” a San Piero a Grado - 5 classi

- 2 Scuole Secondarie di 1° grado: “Pisano” a Marina di Pisa - 9 classi

“Castagnolo” a San Piero a Grado - 4 classi - 1 Scuola dell’Infanzia speciale “Stella Maris” - 4 sezioni

- 1 Scuola Primaria speciale “Stella Maris” - 2 classi.

Figura 1.4: Istituto Comprensivo Niccolò Pisano

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7 Gli alunni che frequentano le scuole dell’Istituto sono 832, di cui 108 di nazionalità straniera.

Queste scuole, pertanto, rappresentano un polo importante per l’inserimento e l’integrazione delle realtà multietniche presenti nel territorio.

Nelle tre frazioni litoranee del comune di Pisa è presente una realtà socioculturale composita:

ci sono, tra i residenti, sia famiglie appartenenti al ceto medio, legate ad attività produttive commerciali e turistiche del litorale, sia famiglie legate al settore dei servizi pubblici. A queste si aggiungono nuclei familiari disomogenei di immigrati che necessitano di un’adeguata integrazione con la popolazione e le istituzioni locali. L’insufficienza delle infrastrutture locali, spazi di aggregazione, impianti sportivi, etc. pone la scuola al centro dell’attenzione sociale e la rendono oggetto di molte aspettative da parte dell’utenza stessa.

Leggermente diversa è la situazione di San Piero a Grado, dove l’utenza è prevalentemente del ceto medio. Il territorio, pur carente di infrastrutture, è però ricco di iniziative legate alla vita associativa del quartiere e la scuola ne è parte integrante in ogni appuntamento.

Pertanto, dopo un’attenta analisi delle caratteristiche e delle risorse del territorio, emerge che Marina di Pisa, Tirrenia e Calambrone sono tre frazioni decentrate del comune di Pisa con identità turistico-balneare ed un’economia terziaria, mentre San Piero a grado è caratterizzata da una realtà prevalentemente agricola e industriale.

L’esigenza fondamentale della continuità è rappresentata dalla necessità di garantire il diritto al bambino/alunno un percorso formativo organico e completo. Il diritto allo studio, infatti, non è soltanto diritto all’istruzione, ma anche diritto all’educazione, alla formazione completa dell’alunno; in quest’ottica è necessario quindi che la scuola ponga un’attenzione particolare all’organicità del percorso scolastico.

I docenti di tre ordini di scuola, pertanto, promuovono la continuità del processo educativo

mediante momenti di raccordo pedagogico, curricolare ed organizzativo al fine di rendere

significativo e di facilitare il passaggio del bambino/alunno da una scuola all’altra.

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8 1.3.1 Scuola Primaria “F. Rismondo” di San Piero A Grado

Figura 1.5: Scuola Primaria F. Rismondo

La Scuola Primaria “Rismondo”, situata in via Livornese, conta 5 classi per un numero totale di alunni pari a 111, di cui n°2 alunni con disabilità.

Il plesso “F. Rismondo” di San Piero a Grado è collocato in un territorio che, pur carente di infrastrutture, è però ricco di iniziative legate alla vita associativa, parrocchiale e del quartiere e la scuola ne è parte integrante in ogni appuntamento.

La scuola è frequentata sia da alunni abitanti nel quartiere sia da alunni provenienti da eterogenee zone della città o della provincia.

Nel corso degli ultimi anni la scuola è stata oggetto di diversi interventi di manutenzione urgenti più o meno onerosi per problemi di infiltrazioni di acqua piovana dal tetto, problemi ai riscaldamenti, alla struttura e presenza di topi. Un elenco di criticità, denunciate anche dai genitori degli stessi bambini frequentanti la scuola, che caratterizzano un ambiente insalubre, aule non fruibili, vetrate enormi rotte da molto tempo, infiltrazioni d’acqua dalle coperture ed intonaci fortemente ammalorati.

Da qui l’esigenza della stessa amministrazione comunale di dotare San Piero a Grado di una nuova scuola primaria nell’area adiacente alla scuola media “Castagnolo” esistente.

L’intento è, quindi, quello di realizzare un nuovo complesso scolastico, che comprenda la scuola elementare e la scuola media, nella zona posta a sud del centro abitato, tra via E.

Scauro e via di Castagnol

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2. EVOLUZIONE DELL’EDILIZIA SCOLASTICA

Prima di definire nel dettaglio l’organizzazione degli spazi del complesso, è opportuno dare uno sguardo all’evoluzione dell’edilizia scolastica, in particolare delle scuole primarie.

2.1 La nascita dell’istruzione e della scuola

La scuola è un’istituzione che ha il ruolo fondamentale di educare ed istruire le nuove generazioni e di trasmettere loro le conoscenze che garantiscono lo sviluppo della civiltà.

Il termine deriva dalla parola latina schola, derivata a sua volta dal greco antico σχολεῖον (scholèion), da σχολή (scholḗ). Il temine greco significava inizialmente “tempo libero”, per poi evolversi in “luogo in cui veniva speso il tempo libero”.

Il progetto degli edifici scolastici è dunque un tema importante e delicato, nel quale entrano in gioco oltre al rapporto con il luogo, il pensiero pedagogico adottato e le norme esistenti nelle varie epoche. È opportuno quindi indagare sulla nascita e lo sviluppo di tale tipologia architettonica, analizzando le soluzioni proposte dai progettisti nei diversi periodi storici.

In origine, e per molto tempo non esisteva un edificio destinato esclusivamente all’istituzione scolastica, in quanto l’istruzione avveniva, oltre che nel tempio o nella stessa casa del maestro, anche attraverso il contatto diretto con la vita della città. Era questo il modello di organizzazione della scuola greca, che appunto non possedeva sedi specifiche ma utilizzava gli spazi pubblici per le sue attività.

Il modello educativo greco, i suoi spazi, e perfino i nomi dei suoi luoghi sono sopravvissuti attraverso la storia, presso i Romani, nei monasteri medioevali, nel Rinascimento e nell’Illuminismo fino al neoclassicismo e ai giorni nostri, costituendo il fondamento stesso della civiltà occidentale. È nel monastero medioevale, che nascono molti degli elementi che ancora oggi si trovano nelle scuole: il refettorio, la biblioteca, i laboratori tecnici ecc.

Con la Rivoluzione francese la scuola, come luogo di educazione e di istruzione, assume

quella configurazione giuridica e quei fondamenti filosofici che la caratterizzano nei secoli

successivi, fino ad oggi. L’istruzione e l’educazione vengono infatti riconosciute come

DIRITTI dell’uomo e del cittadino. In parallelo viene attribuito al potere politico il dovere

di rendere effettivo l’esercizio del diritto attraverso l’istituzione di scuole pubbliche, laiche,

con frequenza obbligatoria e gratuite. Il carattere pubblico della scuola ne garantisce

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10 l’universalità. La laicità ne assicura la libertà rispetto ad ipoteche religiose o filosofiche di tipo dogmatico; mentre la gratuità ne rende possibile l’accesso a tutti, indipendentemente dalle differenze di classe, di sesso, di ceto di appartenenza.

L’obbligatorietà, infine, trasforma quel che può apparire una costrizione, imposta al singolo dallo Stato, in strumento per tutti di liberazione dall’ignoranza, dal bisogno, dall’emarginazione sociale e politica.

La rivoluzione francese stabilì, quindi, dei nuovi principi rispetto al passato, trasferendo responsabilità e il controllo dell’insegnamento dagli istituti religiosi allo Stato, in base al principio che l’istruzione dovesse essere pubblica e alla portata di tutti, proprio per consentire il loro passaggio dal ruolo di sudditi a quello di cittadini liberi e uguali fra loro.

Dopo il 1814, con la Restaurazione, la politica scolastica in Italia subì un regresso. La Restaurazione, infatti, incrinò le basi che l’impero napoleonico aveva dato all’istruzione e il giovane istituto della scuola cominciò a vacillare.

Dal 1839 al 1847, in varie città italiane, si tennero congressi scientifici in cui la discussione dei problemi scolastici ebbe parte preminente, e portarono alla formazione di una commissione permanente a cui fu affidato l’incarico di studiare le condizioni dell’istruzione in Italia. A tale commissione si deve la prima, accurata indagine sulle condizioni della scuola in ogni parte della penisola.

L’inizio della storia della Scuola Elementare Italiana si può far risalire al 1859, prima quindi del raggiungimento dell’Unità d’Italia, anno in cui il ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna, Gabrio Casati, presentò e fece approvare una legge nota come “legge Casati”. Lo scopo principale della legge Casati era che i bambini dovevano saper “…leggere, scrivere e far di conto…” e la stessa legge sanciva l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione elementare per il corso inferiore, impartita dallo stato per mezzo dei comuni, ai quali spettava anche il compito di assumere i maestri.

Egli progettò una scuola elementare articolata in due bienni, il primo dei quali era obbligatorio, e un successivo percorso formativo che si divaricava in formazione tecnica e formazione ginnasiale, quest’ultima solo a pagamento.

L’ordinamento realizzato con tale legge fu integrato successivamente nel 1877 con

l’affermazione dell’obbligatorietà dei tre anni di scuola elementare inferiore, sancita con la

legge Coppino. Tale obbligatorietà salì poi fino al dodicesimo anno d’età dell’allievo con la

legge Orlando del 1904. Nel 1911 la scuola elementare venne definita come una scuola di

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11 tipo statale e i maestri diventarono quindi impiegati dello Stato. Tale trasformazione mirava ad un maggior controllo sulla frequenza degli scolari, e ad una più efficace lotta all’analfabetismo, puntando anche all’unificazione del sistema scolastico nazionale.

La percentuale degli analfabeti in Italia, cominciò infatti a diminuire, e dal 75% del 1861 scese al 62% del 1881, fino ad arrivare al 40% del 1911.

Le linee fondamentali dell’organizzazione scolastica furono integralmente sostituite solo nel 1923 con la riforma Gentile, in cui vennero istituite: la scuola materna, la scuola elementare, la scuola secondaria e l’istruzione superiore (universitaria).

La scuola elementare con la riforma Gentile assunse una struttura più autoritaria e gerarchizzata. La religione cattolica venne posta come base dell’educazione e moralità del fanciullo che attraverso essa doveva saper essere da esempio alle generazioni future.

Al maestro venne concesso di usare tutti i mezzi che riteneva più opportuni per l’insegnamento in relazione alla cultura e alla tradizione popolare del luogo in cui si trovava ad insegnare. Egli doveva sapere accostare “il sapere del libro al sapere del popolo” anche attraverso l’uso del dialetto. Il maestro doveva essere non solo il punto di riferimento per i suoi allievi e modello a cui essi dovevano ispirarsi ma doveva anche rappresentare il centro di tutta la cultura del paese, ragion per cui viene stabilito con la circolare n°49 del 19 Aprile 1923 “l’Obbligo di residenza” per i maestri nel comune della loro scuola.

Altro punto saliente della riforma fu l’innalzamento dell’obbligo scolastico sino al quattordicesimo anno di età. Dopo i primi cinque anni di scuola elementare uguali per tutti, l’alunno doveva scegliere tra liceo scientifico, ginnasio e scuola complementare per l’avviamento al lavoro. Solo la scuola media consentiva l’accesso ai licei e a sua volta solo il liceo classico permette l’iscrizione a tutte le facoltà universitarie. Inoltre furono disciplinati i vari tipi di istituzioni scolastiche, statali, private e parificate e fu creato l’istituto magistrale per la formazione dei futuri insegnanti elementari

Le conseguenze che le vicende della guerra 1940-45 portarono nel campo scolastico sono facilmente intuibili: fabbricati distrutti, occupati da sfollati, ridotti a dormitori o a cucine popolari, insegnanti dispersi, disorganizzati, studenti disorientati.

La Riforma Gentile rimase sostanzialmente in vigore inalterata anche dopo l’avvento della

Repubblica fino a quando il Parlamento italiano nel 1962 diede vita alla scuola media

unificata.

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12 Negli anni sessanta del XX secolo fu gradualmente resa obbligatoria la frequenza dei tre anni della scuola media inferiore per i bambini dagli undici ai quattordici anni, abolendo le scuole di avviamento commerciale e di avviamento industriale che erano state istituite nei comuni più popolosi ed altresì abolendo le classi sesta, settima e ottava della scuola elementare, che ancora erano in funzione nei piccoli centri (spesso in pluriclasse, cioè con una sola maestra che curava l'insegnamento per più classi contemporaneamente, data la scarsità del numero di alunni dei piccolissimi centri).

2.2 L’evoluzione dell’edilizia scolastica italiana tra il XIX e XXI secolo

L’Italia è un paese di recente scolarizzazione, infatti solo alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, l’istruzione pubblica ha assunto un nuovo e importante ruolo nello sviluppo delle città.

Nella maggior parte delle scuole ottocentesche, gli ambienti scolastici erano rappresentati della sola aula per l’insegnamento normale, molte volte veniva chiamata scuola l’aula stessa.

Agli inizi del Novecento si iniziano a convertire alcuni edifici dismessi, quali caserme ed ospedali, a nuove funzioni come quella scolastica. Vengono così inaugurate le prime grandi costruzioni destinate ad ospitare unicamente le scuole.

Iniziò a delinearsi, a poco a poco, una tipologia architettonica specifica ed indipendente.

Questi primi edifici scolastici rappresentarono un modello sia dal punto di vista architettonici che nella concezione degli spazi interni: aule ampie e luminose, aule speciali per il disegno, laboratori di fisica e chimica, palestre, sale per la musica, e così via.

Figura 2.1: La scuola elementare alla fine degli anni '20

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13 L’architettura unisce i dettagli neoliberty a nuove tecniche costruttive, in un insieme in cui si vuol sottolineare l’importanza civile dell’istituzione scolastica.

La ricerca architettonica per gli edifici scolastici degli anni venti apporta nuovi approcci e soluzioni. Con l’affermarsi del fascismo, in Italia si diffondono nuovi ideali. L’ubbidienza e la devozione allo Stato influenzano i caratteri culturali, l’allenamento ginnico ed i nuovi ideali educativi. Le architetture sono caratterizzate e stilisticamente definite; in particolare hanno una forte identità formale e monumentale.

Parallelamente al fascismo si sviluppa il Razionalismo, che finisce per identificarsi totalmente nel regime, diventandone così la diretta espressione artistica. Il Razionalismo propone un distacco netto dal passato, recuperandone solo alcuni elementi classici, che vengono resi in chiave nazionalistica. L’architettura fascista ha uno scopo propagandistico, cioè tesa a rendere l’Italia in linea con gli altri paesi europei maggiormente sviluppati dal punto di vista economico. Vengono così promosse molte iniziative architettoniche ed urbanistiche, come il ridisegno di intere aree urbane, la costruzione di edifici pubblici, tra cui le scuole, coerenti con la riforma scolastica del filosofo Giovanni Gentile.

Vengono chiuse così le scuole della prima riforma, mentre sorgono nuove scuole con rigorosi corpi di fabbrica ricche di forme classiche, interpretate in chiave ideologica nazionalistica, e monumentali, testimonianza dell’idea di grandezza che il regime aveva di sé: volumi geometrici elementari, coperture piane, elementi cilindrici e aperture di luce circolare. Lo sforzo del regime di lasciare delle impronte tangibili e celebrative si estende da nord a sud, realizzando tantissimi edifici scolastici. Lo stile architettonico, semplice e privo di decorazioni, si ripete sul territorio nazionale con poche varianti estetiche e distributive.

Figura 2.2: Arch. Ignazio Guidi, Scuola elementare Mario Guglielmotti, Roma, 1932

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14 Esperienze significative e fuori dal coro sono comunque numerose.

Uno dei principali interpreti del razionalismo italiano è Giuseppe Terragni (1904-1943), che con la sua realizzazione dell’asilo Sant’Elia a Como fornisce un notevole esempio di edilizia scolastica, tanto che come sottolineato in un articolo comparso nella rivista Casabella, l’asilo doveva essere l’esempio per tutti gli edifici scolastici fascisti.

“una scuola bella, sana, chiara e luminosa, pulitissima creerà nel bambino un senso naturale dell’igiene, una spontanea predilezione per l’ordine e la pulizia, una decisiva impronta di civiltà…”

frammento dell’articolo di G. Pagano, L’asilo infantile di Como, Costruzioni-Casabella n.150 giugno 1940

Figura 2.3: Arch. Giuseppe Terragni, Asilo infantile Sant'Elia a Como, 1934-1936

Durante la seconda guerra mondiale gli edifici scolastici diventano i luoghi dove far affluire uomini, mezzi e attrezzature di carattere bellico e militare.

Dopo l’8 settembre del 1943 le conseguenze della guerra investono completamente la scuola.

Il conflitto, fino ad allora combattuto fuori dai confini italiani, entra nel perimetro nazionale.

La frequenza cala e alcune scuole vengono requisite; gli edifici scolastici cominciano anche

a registrare la sempre più massiccia presenza di profughi e sfollati.

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15 Nell’immediato dopoguerra, le città italiane sono caratterizzate dalla necessità di fare i conti con i danni subiti dagli edifici scolastici a causa dei bombardamenti e quindi lo sforzo è teso alla ricostruzione e al risanamento. Durante questo periodo numerosi sono gli studi condotti in ambito legislativo e architettonico-compositivo, con l’obiettivo di ridisegnare i caratteri dell’architettura scolastica, influenzata fino ad allora dagli ideali del razionalismo e del governo fascista.

Nei progetti degli edifici per l’infanzia e la scuola dell’obbligo entrano in gioco il rapporto con il luogo, i caratteri distributivi, l’indagine tipologica, le relazioni fra spazi collettivi ed unità minime di associazione, le modalità di aggregazione fra le parti, la questione della flessibilità, dell’ergonomia, la definizione di un sistema costruttivo, il controllo bioclimatico, la ricerca iconografica, il conseguimento di un’economia finale,… tutte questioni importanti legate all’architettura civile moderna.

La prima fase si estende dal secondo dopoguerra fino agli anni Sessanta ed ha come obiettivo la definizione di nuovi caratteri dell’edificio scolastico nell’Italia Repubblicana e antifascista riconfigurandone le scelte progettuali, con un’attenzione particolare al dibattito pedagogico di quegli anni.

Al centro del dibattito ci sono da una parte la visione dello spazio scolastico come luogo privilegiato della vita sociale e centro del quartiere, dall’altra il passaggio dal funzionalismo fisico a quello psicologico. Tutti questi punti del dibattito si traducono in uno spazio non più autoritario, come nella tipologia corrente della “scuola caserma”, organizzata secondo lo schema convenzionale “a corridoio”, ma in una nuova immagine rappresentata dall’”unità funzionale”.

Torna l’idea dell’aula all’aperto, metafora della liberazione dalle regole autoritarie. Si costruiscono ampie tipologie a padiglione con aule caratterizzate da un’illuminazione bilaterale e flessibilità nella disposizione degli arredi.

Negli anni Cinquanta, nell’Italia Repubblicana e antifascista, l’attività legislativa e le

politiche di riforma, si pone l’obiettivo di definire nuovi caratteri dello spazio scolastico,

riconfigurandone lo statuto progettuale. Oltre agli aspetti puramente metrici ed igienici si

aggiungono quelli spaziali, della luce e del colore; la nuova scuola così si arricchisce di

ambienti di vita collettiva e si apre verso la comunità e la città. Tra le esperienze italiane

bisogna ricordare il notevole contributo delle opere di Ciro Cicconcelli, Mario Ridolfi e

Ludovico Quaroni.

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16 Ciro Cicconcelli, vincitore del concorso del 1949 e direttore del Centro Studi per l’Edilizia Scolastica (1952), si impegna nei molteplici aspetti dell’edilizia scolastica: l’individuazione del tipo edilizio più pertinente allo svolgimento delle attività didattiche, la redazione delle Norme Tecniche e la sperimentazione di nuove proposte per la realizzazione di strutture scolastiche basate sui criteri di prefabbricazione e industrializzazione.

Ma è con l’opera realizzata sempre ad Ivrea da Ludovico Quaroni, che troviamo esemplificati tutti i caratteri della ricerca teorica sull’edilizia scolastica: l’integrazione socio- funzionale (nel complesso scolastico era prevista anche una parte a negozi) e l’equilibrio fra gli elementi e la chiarezza figurativa, che chiudono questa prima fase di rinnovamento.

Figura 2.4: Arch. Ludovico Quaroni, Scuola elementare, Ivrea, 1955

La seconda fase si svolge tra gli inizi degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta,

durante la quale l’organizzazione gerarchica del sistema scolastico viene messa

definitivamente in dubbio: si propone un nuovo tipo di edificio scolastico, dovuto alla

riforma della scuola media unica del 1962, oltre che l’investimento di numerose risorse

finanziarie destinate alle nuove scuole medie delle città. Proprio di quegli anni è la prima

legge che affronta direttamente il problema dell’edilizia scolastica, ma purtroppo priva di

esisti facili, anche perla mancanza di una vera e propria Normativa Tecnica e di standard

funzionali adeguati, per i quali bisognerà aspettare il decennio successivo. Nel frattempo il

dibattito architettonico sul tema della scuola entra nelle facoltà di architettura, che iniziano

a farne oggetto di studio. Già dai primi anni Sessanta, e poi negli anni Settanta a causa delle

misure economiche restrittive, si va approfondendo la ricerca sulla prefabbricazione come

sistema indispensabile per razionalizzare il processo edilizio. Infatti la prefabbricazione è

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17 considerata uno strumento basilare per conseguire gli obbiettivi della qualità diffusa e della flessibilità: la scuola è pensata non più solo come una struttura spaziale ed inoltre i nuovi metodi pedagogici e la naturale tendenza degli scolari al lavoro in piccoli gruppi necessitavano della creazione di aree centrali collettive.

Lo studio di nuovi sistemi costruttivi libera e approfondisce i temi dell’aula modificabile, delle unità didattiche accorpabili, dell’intercambiabilità, In questi anni si assiste così al passaggio dal cantiere tradizionale a procedure di costruzione industrializzate, ma anche alla crescente standardizzazione. Gli architetti più coinvolti in questa sperimentazione sono Luigi Pellegrin, Gino Valle e Aldo Rossi.

Figura 2.5: Arch. Aldo Rossi,, Scuola elementare di Fagnano Olona, Varese, 1972-1976

Aldo Rossi (1931-1997) a partire dagli anni Settanta, presenta diversi progetti di scuole in cui è evidente una rilettura del “monumentalismo”, con disegni che ne riprendono il rigore tipologico e ne rievocano la forza. Rossi critica le scuole che propongono modelli d’uso che condizionano l’autonomia dell’esperienza scolastica del bambino: le tre scuole realizzate da Aldo Rossi di questo periodo diventeranno vere e proprie icone dell’architettura italiana.

Nel 1975 vengono approvate le Norme per l’edilizia scolastica, con l’obiettivo di omogeneizzare la situazione su tutto il territorio nazionale e adeguare i cantieri ad un processo tecnologico più avanzato.

Sul finire degli anni Settanta il tema dell’edilizia scolastica è orientato per lo più verso la

semplice manutenzione. I vantaggi del processo di prefabbricazione e le tecnologie

costruttive economiche e rapide furono presto dimenticate per una fase di sperimentazione,

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18 per lo più incentrata sulla memoria storica come elemento conduttore del progetto, che apre una terza fase a partire dai primi anni Ottanta.

Negli anni Novanta subentra un progressivo disinteresse sul tema dell’edilizia scolastica, e come conseguenza non sono state prodotte particolari innovazioni rispetto a quanto già sperimentato negli anni passati.

Da tutto questo si sono delineate due diverse tendenze: la prima, che riprende e continua la tradizione degli anni Ottanta e Novanta, che riguarda la progettazione di edifici in cui si sperimentano le nuove tecnologie di progettazione finalizzate al controllo bioclimatico degli ambienti scolastici, che offrono un’ampia molteplicità di relazioni spaziali, con pochi spazi qualificanti, ma perlopiù “neutrali”, e un uso più razionale delle risorse energetiche; la seconda, l’urgente riorganizzazione e recupero degli edifici scolastici esistenti, gran parte dei quali edificati nel secondo dopoguerra (1965), riprogettando gli spazi per ottenere ambienti adeguati per l’esplicazione delle attività formative, e di riqualificarli attraverso interventi che tengano conto contemporaneamente di aspetti funzionali, distributivi, strutturali, ambientali, architettonici e tecnologici.

In conclusione queste tre fasi dal secondo dopoguerra mostrano un notevole sviluppo sul tema dell’edilizia scolastica investito dalle nevralgiche questioni sull’architettura civile, quali il rapporto con il luogo, i caratteri distributivi e l’indagine tipologica.

Accanto al dibattito puramente architettonico si affianca la discussione sui programmi istituzionali d’intervento e le modalità operative, sollevando questioni più ricche e complesse, integrate con le tematiche didattiche e pedagogiche.

Da tutto questo ne derivano progetti di nuovi edifici scolastici esclusivamente dettati dagli standard istituzionali, che risultano spesso essere inadeguati ai cambiamenti della società, come il numero e caratteristiche dimensionali, e dalle scarse risorse finanziarie. Ma nonostante ciò emergono realizzazioni singolari, che a fronte dei vincoli normativi ed economici, apportano nuove riflessioni sul linguaggio formale e distributivo della scuola.

Attualmente lo sviluppo dell’architettura scolastica italiana è spinto sempre più verso la sostenibilità ambientale. Vediamo nel seguito alcuni dei numerosi esempi.

La loro osservazione è servita a fornire indicazioni sulla filosofia progettuale e sugli aspetti

distributivi e tecnici, fornendo spunti e linee guida.

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19 Scuola primaria di Ponzano Veneto, Treviso, Arch. C+S Associati, 2008-2009

Scuola primaria di Mirabello, Treviso, Arch. Mario Cucinella, 2012

Scuola primaria Margherita Hack, Montelupo F.no, Firenze, 2013

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20 Scuola primaria Sandro Pertini, Fornacette, Pisa, 2016

2.3 Il Metodo Montessori

Maria Montessori (1870-1952) è stata una delle prime donne laureate in medicina in Italia, ma è stata soprattutto pedagogista, scienziata, filosofa ed educatrice, svolgendo molte attività di volontariato per aiutare il prossimo.

È conosciuta in tutto il mondo per il metodo che ha sviluppato sulla tecnica educativa e la vita dei bambini all’interno della scuola.

Il sistema montessoriano possiede tuttora una sua attualità e vitalità nel considerare

fondamentali nell’educazione i motivi della libertà e della dignità della persona umana e a

tali motivi subordina, in modo funzionale, l’intera tecnica educativa. Il metodo consiste

essenzialmente nell’esercitazione del movimento, all’uso e al controllo dell’ambiente,

considerando l’educazione sensoriale tanto importante quanto quella intellettuale, insieme

allo sviluppo morale, umano e sociale. Le scuole montessoriane sono organizzate come delle

case nelle quali l’alunno non trova banchi e cattedre, ma un ambiente familiare fatto a misura

di bambino, un ambiente in cui può muoversi in totale libertà. La filosofia educativa permise

di introdurre gradualmente, anche nelle scuole di tipo tradizionale dei nuovi modi di

insegnamento che comportavano una differente organizzazione sia dei singoli spazi che degli

interi complessi scolastici. Il diffondersi delle idee della scuola attiva ha comportato

un’influenza molto vasta e immediata per quanto riguarda sia le realizzazioni sia le

normative e queste nuove esigenze spaziali e organizzative della didattica hanno prodotto

sia dei tipi edilizi nuovi sia delle rielaborazioni molto importanti dei tipi già esistenti, tutte

in ogni caso tendenti a rompere l’uniformità spaziale dell’edificio in modo da renderlo

partecipe del processo educativo.

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3. FUNZIONALITA’ ED OBIETTIVI DEL PROGETTO

3.1 Stato attuale del lotto

L’area oggetto di intervento si trova nella zona sud di San Piero a Grado, in particolare provenendo da Pisa si percorre via Livornese (via di vecchia Marina), superata la Basilica si prosegue fino al primo incrocio, a sinistra si imbocca la via E. Scauro. Alla fine di questa strada, sulla destra troviamo l’area destinata alla nuova scuola primaria e proseguendo sulla destra, in Via Di Castagnolo, la scuola media immersa in una pineta.

Figura 3.1: Estratto Catasto San Piero a Grado

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22 L’area è appena al di fuori del centro abitato, in una zona di recente edificazione. Infatti molti degli edifici presenti, che si affacciano sulla via E. Scauro, sono piuttosto recenti.

Attualmente il lotto interessato dalla realizzazione dell’edificio è costituito da un campo da calcio e area a verde di pertinenza della scuola secondaria di 1° grado.

L’intera zona non è sottoposta a vincoli.

Il terreno presenta un andamento pianeggiante.

Figura 3.2: Scuola secondaria1° grado e area di progetto

3.2 Obiettivi

Obiettivo fondamentale è il raggiungimento della qualità del progetto, condizione necessaria anche se non sufficiente per la qualità del prodotto edilizio.

Il concetto di qualità coinvolge numerosi aspetti che possono essere raggruppati in:

- Aspetti ambientali relativi all’inserimento delle opere nell’ambiente naturale e costruito, all’accessibilità per tutta, alla fruibilità;

- Aspetti distributivo-funzionali in relazione alla fruizione degli spazi, all’analisi dei percorsi, al dimensionamento delle varie parti e al loro collegamento, alla flessibilità, alla versatilità richiesti ad una struttura, ma anche agli aspetti impiantistici che devono garantire condizioni di benessere, ma nello stesso tempo limitare i consumi e soprattutto gli sprechi;

- Aspetti tecnici in termini di scelta dei materiali, di sicurezza, di durabilità, di

affidabilità, di costi di manutenzione a garanzia del mantenimento nel tempo di un

elevato valore del bene.

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23 - Aspetti socio-economici in relazione alla richiesta da parte della società di opere

capaci di soddisfare i propri bisogni in relazione alle risorse disponibili.

Infatti spesso le scuole sono fatte o organizzate per le esigenze di altri, venendo meno quelle degli studenti, così che lo “stare bene a scuola” diventa un aspetto secondario rispetto alla priorità di una gestione puramente economica. Per esempio, questo porta ad incrementare il numero di alunni per classe così da ridurre il corpo docente, causando però il sovraffollamento delle aule, con conseguente malessere degli alunni e degli insegnanti, e il mancato rispetto delle norme di igiene e sicurezza imposte dal D.M. 18/12/1975.

Nel proporre un’ipotesi progettuale, si è partiti dall’idea in base alla quale progettare una scuola non vuol dire semplicemente creare degli spazi che rispettino le dimensioni minime prescritte dalla norma, ma creare una struttura edilizia che segua i modelli di organizzazione dell’insegnamento, andando di pari passo con essi, e che consideri la funzione dello spazio didattico valorizzando le esperienze di ciascun alunno, facendo acquisire valori importanti, come il senso del dovere, la solidarietà e la responsabilità, ed assicurando il benessere fisico e psichico dell’alunno, dando importanza alla relazione e all’affettività.

La scuola, infatti, non può essere pensata come la mera aggregazione di aule-uditorio, fatte per alunni destinati ad ascoltare passivamente e invitati a star fermi il più possibile, ma vengono, invece, attivati laboratori didattici in cui si progetta, si sperimenta, si verifica situazioni cooperative.

Obiettivo principale è stato quello di garantire la qualità ambientale, intesa come comfort per l’uomo, l’uso sostenibile delle risorse naturali e soprattutto l’inserimento nel contesto.

Questo aspetto oltre a nascere da un’esigenza pratica, ovvero la facilità nel raggiungere l’edificio, consente anche ai bambini di restare in rapporto con ciò che li circonda ed è alla base delle scelte relative alla forma dell’edificio, all’orientamento e alla definizione spaziale sulla valutazione delle caratteristiche del luogo: conformazione del suolo, esposizione solare e vista.

Le numerose funzioni che dovranno essere svolte nell'organismo scolastico e le diverse

richieste che dovranno essere soddisfatte, suggeriscono, in una fase preliminare alla

progettazione, di concentrarsi su uno studio analitico delle funzioni per poi individuare le

attività che dovranno essere svolte, definendo quelle che sono le classi di esigenze, il tutto

senza dimenticare i vincoli e le normative da rispettare.

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24

3.3 Classi di esigenza

Le classi di esigenza sono definite dalla UNI 8289/1981 “Edilizia. Esigenze dell’utenza finale. Classificazione”.

Esse sono viste come esplicitazione dei bisogni dell’utenza finale tenuto conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito. La loro individuazione passa attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare confrontati con i fattori di ambientale, culturale ed economico.

Le classi di esigenza definite nella norma sono:

- Sicurezza;

- Benessere;

- Fruibilità;

- Integrabilità;

- Aspetto;

- Gestione;

- Salvaguardia dell’ambiente.

Sicurezza

Per sicurezza si intende “l’insieme delle condizioni relative alle incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione dei danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio” (UNI 8289:1981).

In particolare la sicurezza riguarda le condizioni che possono determinare pericolo per tutte le categorie di utenza, sia all’interno dell’edificio sia nelle zone di pertinenza.

Per garantire la sicurezza di edifici scolastici, occorre preoccuparsi in fase di progettazione di diversi ambiti:

- sicurezza statica dell’organismo edilizio;

- sicurezza dei materiali;

- sicurezza d’utenza;

- sicurezza in caso di incendio;

- sicurezza impiantistica;

- protezione degli occupanti da intrusioni esterne.

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25 L’ottenimento del livello desiderato di sicurezza al fuoco e degli impianti è subordinato al soddisfacimento delle normative tecniche riguardanti ciascun ambito.

Per quanto riguarda la sicurezza d’utenza bisogna tenere in conto prima di tutto che i principali fruitori dell’edificio sono bambini, che quindi tendono per loro natura ad essere movimentati, di conseguenza gli spazi e gli arredi devono essere tali da non costituire pericolo per loro stessi. Particolare attenzione va posta all’adeguatezza degli spazi di distribuzione, infatti uno dei momenti a maggior rischio di cadute è l’uscita da scuola o la ricreazione.

Benessere

Per benessere si intende “l’insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti” (UNI 8289:1981).

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla gestione della qualità ambientale degli spazi interni caratterizzati da livelli adeguati di:

- Termo-igrometrico: raggiungibile andando ad operare sulla temperatura e l’umidità relativa degli ambienti;

- Acustico: ottenibile attraverso lo studio di materiali e forme architettoniche dell’ambiente, in grado di riuscire a gestire al meglio l’andamento delle onde sonore, ottenendo così risultati di tipo amplificativo o di barriera al rumore;

- Visivo: ottenibile definendo con razionalità e buon senso gli spazi di fruizione;

- Iluminotecnico: garantibile attraverso una adeguata progettazione ed un costante controllo dei flussi di illuminazione;

- Igienico olfattivo: raggiungibile garantendo all’ambiente un giusto numero di ricambi d’aria, operando in modo naturale e non.

BENESSERE TERMOIGROMETRICO

La necessità dell’uomo di mantenere, dal punto di vista termico, una temperatura interna

stabile, impone, da parte del progettista, il controllo di tutti i fattori che influenzano gli aspetti

riguardanti la trasmissione del calore tra il corpo e l’esterno. Il controllo dell’umidità e del

calore determinano condizioni di salubrità degli ambienti; a tale scopo vengono preferiti

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26 materiali igroscopici, che contribuiscono a regolare naturalmente il tasso di umidità interna, e impianti termici radianti in grado di migliorare il comfort termico.

Nello specifico saranno da ricercare i seguenti requisiti:

- Temperatura interna invernale: 20°C ± 2°C - Umidità relativa dell’aria in inverno: 45-55%

- Coefficiente di ricambio d’aria: aule scolastiche elementari 0,005 m 3 /s per persona BENESSERE ACUSTICO

Il benessere acustico degli ambienti si persegue valutando le emissioni sonore (interne e esterne) che interessano la struttura, e cercando di renderle idonee in rapporto alle funzioni da svolgere.

BENESSERE VISIVO

Il benessere visivo è legato alla percezione umana della realtà visiva. Dipende dai colori, dalla forma della struttura tenendo conto del campo visivo della persona. Per conseguirlo è necessario porre attenzione ad aspetti architettonici ed estetici come le proporzioni, le distanze, i cambiamenti di prospettiva.

BENESSERE ILLUMINOTECNICO

In questo caso è rilevante l’influenza delle seguenti grandezze: l'illuminamento sull'area di osservazione, il contrasto di luminanza e/o di colore tra dettaglio e sfondo e le dimensioni angolari del dettaglio e la difficoltà del compito.

BENESSERE IGIENICO-OLFATTIVO

È un aspetto da controllare particolarmente negli spazi destinati alla produzione e consumazione di cibi, progettando le varie funzioni dell’edificio con lo scopo di garantire la lavabilità delle superfici e il controllo di eventuali emissioni odorose tra i vari ambienti.

Fruibilità

Per fruibilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio

ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività” (UNI

8289:1981) .

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27 Questa classe di esigenze si rapporta al tema del superamento delle barriere architettoniche:

un edificio per essere completamente fruibile da chiunque, anche da chi temporaneamente disabilitato, deve presentare dei requisiti di accessibilità, comodità d’uso e di manovra tali da soddisfare le vigenti normative. Inoltre deve avere la caratteristica di essere flessibile all’uso, non fossilizzandosi su schemi precostituiti.

Integrabilità

Per integrabilità si intende “l’insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi dei sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro” (UNI 8289:1981).

L’edificio dovrà essere caratterizzato dalla coesistenza di spazi sia interni che esterni, finalizzati ciascuno alla propria specifica funzione, e, al tempo stesso, suscettibili di essere posti in relazione gli uni con gli altri. La flessibilità spaziale e funzionale dovrà costituire infatti un requisito fondamentale per le aule e lo spazio polifunzionale, che dovrà essere appunto aperto ad accogliere esigenze non preordinate e sempre diverse.

L’accoglienza e il comfort degli ambienti fa riferimento alla realizzazione di spazi in cui gli utenti possano facilmente identificarsi, in modo tale da evitare l’effetto alienazione tipico di molte strutture. La progettazione farà quindi riferimento all’impiego di materiali, quali il legno, che possano contribuire a rendere la struttura più accogliente e familiare con il contesto in cui è inserita.

Aspetto

Per aspetto si intende “l’insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti” (UNI 8289:1981).

Colori, intonaci, rivestimenti, pavimenti creano con l’architettura un’intima alleanza. Lo

strato superficiale dell’architettura è una “pelle” in grado di trasmettere e di far percepire

forme espressive e di sottolineare le tecniche costruttive. Con il termine “colore” possiamo

pertanto racchiudere tutti quei materiali che caratterizzano le superfici dell’architettura e

contribuiscono a formare il volto dei suoi spazi esterni ed interni. L’edificio deve risultare

gradevole all’occhio del visitatore che vi si troverà in tal modo più a suo agio.

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28 Gestione

Per gestione si intende “l’insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio” (UNI 8289:1981).

I parametri di tale classe sono i seguenti:

-Manutenzione: facilità nella pulizia, nella sostituzione e nella riparazione, etc.

-Esercizio: regolarità di funzionamento, contenimento di consumi, etc.

- Mantenimento integrabilità, etc.

Salvaguardia dell’ambiente

Per salvaguardia dell’ambiente si intende “l’insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte”

(UNI 8289:1981).

Ciò si traduce in interventi non invasivi verso l’ambiente, in linea con le normative attuali.

Nella fattispecie del nostro intervento tale aspetto assumerà un ruolo di primaria importanza per quanto riguarda determinate scelte progettuali, atte alla progettazione di un intervento il più possibile vicino ai canoni dell’edilizia sostenibile.

3.4 Requisiti funzionali e spaziali

Secondo la definizione della norma UNI 10838 del 1999, il requisito è “la traduzione di un’esigenza in fattori atti ad individuarne le condizioni di soddisfacimento da parte di un organismo edilizio o di sue parti spaziali o tecniche, in determinate condizioni d'uso e/o di sollecitazione”.

In fase di progettazione le varie classi di esigenze devono essere tradotte in requisiti per soddisfare gli obiettivi del processo edilizio e le prestazioni attese dall’utenza, definite, secondo norma UNI 10838: “il comportamento reale dell’organismo edilizio e/o delle sue parti nelle effettive condizioni di uso e di sollecitazione”.

In particolare il requisito funzionale spaziale è “la traduzione di un’esigenza in fattori

geometrico-dimensionali e di organizzazione degli spazi, atti ad individuare le condizioni di

soddisfacimento da parte di un elemento spaziale”.

(32)

29 Per definire gli spazi necessari da individuare nel progetto è necessario per prima cosa analizzare le attività che i vari utenti andranno a svolgere.

Le funzioni principali che dovranno essere svolte nel complesso scolastico, riguardano gli aspetti della didattica, delle attività di laboratorio, di amministrazione del nucleo scolastico, e così via. Tali funzioni primarie derivano dagli obiettivi che ci si è prefissati nel progetto ed è possibile raggrupparle per omogeneità in uno spazio, definito unità ambientale.

L’insieme delle unità ambientali omogenee dal punto di vista delle funzioni, è chiamato

“Ambito Funzionale Omogeneo” (AFO). Dall’insieme dei vari ambiti omogenei si ha l’organismo edilizio nel suo complesso.

L’unità ambientale, infatti, è caratterizzata dall’insieme degli attributi che deve possedere lo spazio fisico per consentire il miglior svolgimento delle attività in essa previste. Lo spazio relativo a ciascuna attività prevista nell’unità ambientale viene dimensionato in funzione dei parametri imposti dalla normativa tecnica per l’edilizia scolastica.

Tabella 3.1: Normativa per edilizia scolastica

Nel passare al progetto tali unità ambientali saranno tradotte in unità spaziali, “Ambiti Spaziali Omogenei” (ASO).

In definitiva, quindi, con l’individuazione degli AFO (Ambiti Funzionali Omogenei) e degli ASO (Ambiti Spaziali Omogenei) è possibile individuare gli spazi necessari ad ogni singola attività, ma anche le possibili aggregazioni in gruppi omogenei funzionali. L’elenco di tali funzioni costituisce dunque il primo input per il progettista, che attraverso un procedimento decisionale iterativo, deve arrivare alla definizione del progetto architettonico.

Di seguito riportiamo degli schemi e tabelle che correlano ogni AFO alle proprie funzioni

specifiche e ai rispettivi ASO. Da notare che sono stati predisposti anche spazi esterni per

attività di gruppo e consentire la socializzazione e lo svago durante i momenti di intervallo.

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Figura 3.3: Schemi AFO e ASO

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31 ASO 1: Spazi per attività didattiche

Sono gli spazi destinati sia alle attività didattiche normali che a quelle pratiche. Le aule ordinarie, sono destinate allo svolgimento del programma, ad attività di apprendimento individuale ed a lavori di gruppo. Per lo svolgimento delle attività pratiche sono stati destinati un laboratorio artigianale e un laboratorio multimediale.

ASO 2: Spazi per attività collettive

Lo spazio polifunzionale dovrà essere progettato come uno spazio piuttosto ampio e dotato di una notevole flessibilità; infatti sarà opportuno che in questo spazio si svolgano le più svariate attività collettive, quali rappresentazioni teatrali e musicali, ma anche riunioni ed attività ludiche.

Estensioni dell’aula saranno il corridoio, la corte interna e il porticato esterno, non visti solo come luoghi di transito, ma come luoghi di riposo e svago con una propria funzione didattica.

ASO 3: Spazi per attività di ristoro

Lo spazio destinato alla mensa deve essere dimensionato in relazione al numero massimo di commensali presenti, tenendo presente che i pasti saranno consumati in più turni. Nel caso in oggetto è stato ipotizzato che i cibi non siano cucinati in sede, ma portati dall' esterno; per questo motivo la cucina della mensa potrà avere delle dimensione più ridotte, necessarie solo per distribuire il cibo nei piatti. Naturalmente saranno poi predisposte delle dispense ed una cella frigorifera. In generale lo spazio per la mensa è costituito da:

- una sala per la consumazione dei pasti;

- una zona per sporzionare il cibo e lavaggio stoviglie;

- spazi per la conservazione del cibo.

Saranno inoltre predisposti dei servizi igienici con annesso spogliatoio per il personale addetto.

ASO 4: Spazi per attività direzionale

All'interno delle scuole è sempre presente un nucleo, all'interno del quale avviene l'amministrazione e la gestione del complesso scolastico.

Tale zona dovrà comprendere:

- Ufficio del preside;

- Aula insegnanti;

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- Uno o più uffici di segreteria, che dovranno essere aperti al pubblico e consentire attraverso banconi o scrivanie la comunicazione con soggetti esterni all'ambito scolastico;

- Archivio per i documenti;

- Servizi igienici per personale.

ASO 5: Spazi per servizi igienici

Il numero e la collocazione dei servizi igienici, oltre che le dimensioni dovranno essere adeguati e rispettare i vincoli di legge. Gli spazi per i servizi igienici, devono avere le seguenti caratteristiche:

- deve essere disposta almeno un WC per ogni classe, costituito da un box di altezza minima pari a 2,10 m e massima 2,30 m

- i bagni devono essere separati per sesso;

- le porte devono essere apribili verso l'esterno, sollevate da terra ed avere chiusura;

In relazione a quanto previsto dalla norma del Ministero dei Lavori, ogni scuola dovrà essere dotata di un bagno per persone con disabilità, le cui caratteristiche sono fissate dal D.M 236 del 1989.

ASO 6: Spazi per attività di distribuzione

Questi spazi dovranno avere la funzione di connettere i diversi ambienti e locali del nucleo scolastico. Inoltre essi rappresentano una sorta di tessuto connettivo, visivo e spaziale di tutto l'organismo architettonico. Essi dovranno consentire rapporti di scambio, fra tutti i fruitori della scuola e consentire il collocamento di armadietti, vetrine per collezione, librerie etc… La larghezza dei corridoi, dovrà essere tale da consentirne l'attraversamento con agilità.

ASO 7: Spazi per attività di servizio

Naturalmente è necessario che siano predisposti dei locali adeguati per gli impianti, che

dovranno rispettare tutti i requisiti di sicurezza ed essere accessibili per la manutenzione.

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3.5 Progetto

Come già detto precedentemente, la scuola verrà realizzata in un lotto di circa 4700 m 2 , appena fuori del centro abitato di San Piero a Grado, in una zona di recente edificazione contornata da campi coltivati e non. In particolare essa sarà collocata nella zona a nord del lotto, indipendente, ma comunque collegata alla scuola secondaria di 1° grado, che si trova nella parte più a sud dell’area.

Attualmente il lotto interessato dalla realizzazione dell’edificio è costituito da un campo da calcio e area a verde di pertinenza della scuola media.

L’intera zona non è sottoposta a vincoli ed il terreno presenta un andamento pianeggiante.

La scuola media preesistente, come già detto, risulterà strutturalmente indipendente dalla nuova costruzione, con il proprio ingresso e parcheggio per docenti e collaboratori didattici.

Il progetto della nuova scuola primaria prevede un accesso carrabile e uno pedonale sulla via E. Scauro. Per consentire l’intervento dei mezzi dei VVF, l’accesso carrabile ha larghezza di 6 m e altezza completamente libera. Tale accesso sarà utilizzato anche dal furgone della mensa, poiché infatti è stato ipotizzato che i pasti vengano portati da un’azienda esterna, che avrà modo di far manovra all’interno dell’area della scuola nella zona ovest del lotto.

Il complesso sarà dotato di un certo numero di parcheggi per auto sulla via E.Scauro, in particolare saranno previsti n°32 parcheggi di dimensioni 2,5 x 5,0 e 2 per diversamente abili aventi caratteristiche previste dalla Legge n°236/89. La loro disposizione è stata pensata in modo da servire l’ingresso principale della scuola primaria, l’area verde comunale e i campi sportivi. A servizio della scuola è stata prevista, inoltre, anche la collocazione di una fermata dell’autobus con pensilina vicino all’ingresso pedonale.

L’inserimento di nuovi campi sportivi, costituiti da una pista per la corsa da 6 corsie (60 m), campo da calcetto (42m x 25 m) e campo da pallavolo/basket, costituisce un arricchimento e una sistemazione del lotto, attualmente lasciato andare, a servizio di tutto il complesso scolastico, scuola primaria e secondaria esistente. I campi hanno dimensioni regolamentari, quindi potranno essere usati anche per un uso diverso da quello scolastico, in quanto dotati di ingressi indipendenti dalle scuole. Il manto dei campi sarà realizzato in erba sintetica.

A separare l’area sportiva e l’area di accesso alla scuola da quella carrabile e dei parcheggi,

un largo marciapiede con pista ciclabile a doppia corsia, delle aiuole con alberi fanno da

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