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Academic year: 2021

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La relazione tra la conformazione della tibia prossimale e la patogenesi della rottura del LCA è a tutt’oggi complessa ed oggetto di controversie tra vari Autori.

Nonostante le cause traumatiche e degenerative siano alla base della rottura del LCA, molti Autori identificano nelle alterazioni della conformazione tibiale un ruolo fondamentale nell’eziopatogenesi di questa lesione, anche se pochi hanno cercato di caratterizzarle.

A tal proposito il nostro studio si è proposto di osservare, sia attraverso i sistemi di misurazione già considerati da altri Autori, sia mediante una nuova metodica sperimentale, da noi introdotta, se specifiche conformazioni della tibia prossimale possano predisporre alla rottura del LCA .

In seguito agli studi sulla biomeccanica del ginocchio condotti da Slocum nel 1983, e all’ideazione dell’osteotomia livellante del piatto tibiale dello stesso Autore (1993), la maggior parte delle discussioni si sono focalizzati sulla relazione tra il TPA e la rottura del LCA. Secondo Slocum il carico ponderale, scaricandosi sul piatto tibiale, si scompone in due forze: una che agisce sulla tibia ed è diretta a terra ed un’altra che spinge la tibia in avanti, il “cranial tibial thrust”, spinta che è tanto maggiore quanto più è inclinato il plateau, e che rappresenta il principale elemento predisponente alla rottura del LCA.

Nella nostra popolazione di cani, disomogenea per età, sesso e taglia, il TPA nei soggetti con rottura del LCA è di 25° ± 3.19° , mentre in quelli sani è di 24.64 ± 3.39°, differenza non significativa (p = 0.44) per dimostrare una correlazione tra

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rottura del LCA e maggiore inclinazione del plateau tibiale, in accordo con gli studi condotti da Reif nel 2001, Vicki nel 2002 e Osmond nel 2006 e in disaccordo con quanto detto da Slocum nel 1983.

A tal proposito Reif ha riportato un TPA di 25° in cani senza la rottura del LCA, e Vicki ha dimostrato che in soggetti con rottura del LCA il TPA è di 25.5°, mentre in quelli senza rottura è di 27.9°, evidenziando che un TPA alto non necessariamente determina la rottura del LCA. Tale affermazione si contrappone alle conclusioni a cui giunsero Slocum ed altri Autori, negli anni precedenti, circa la correlazione tra l’inclinazione del piatto tibiale e la rottura del LCA, definendo come valore soglia un TPA maggiore di 22.6°.

Osmond, oltre a valutare il TPA, ha provato ad introdurre l’angolo DTA/PTA per misurare l’asse prossimale della tibia, che potrebbe indirettamente influire sul TPA ed eventualmente sulla rottura del LCA. La differente angolazione della porzione prossimale della tibia può essere il risultato di problemi legati ad un alterato accrescimento, come una prematura chiusura delle cartilagini della porzione caudale della fisi della tibia prossimale (tibial plateau deformity), o una deformazione plastica della tibia prossimale in relazione all’asse tibiale (proximal shaft deformity).

Nello studio condotto da Osmond (2006) il 9% dei cani con rottura del LCA aveva un DTA/PTA, indice della deformità dell’asse prossimale, maggiore di 11,23°, dimostrando, in questo modo, la presenza di un distinto gruppo di cani con rottura del LCA che non può essere identificata solo con il TPS.

I risultati ottenuti da questo studio sono paragonabili a quelli della nostra popolazione in cui, in ginocchi con rottura del LCA, il DTA/PTA è 10 ± 3.14°, superiore (7 ± 3.34°) rispetto a quello dei ginocchi sani, confermando che l’angolazione della porzione prossimale dell’asse tibiale può essere un fattore predisponente alla rottura del LCA (p = 0.002) .

Il nostro studio, oltre a considerare le misurazioni sopra descritte, ha provato a valutare, basandosi sulla biomeccanica proposta da Tepic, le dimensioni della

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tuberosità tibiale come un eventuale fattore predisponente alla rottura del LCA in cani di grossa taglia.

Secondo Tepic il cane non carica l’arto con un momento puro (come riportato da Slocum) ma con una vera e propria forza. Quindi, se l’arto viene compresso da una forza, l’insieme delle forze agenti sul ginocchio è parallelo al legamento tibio-rotuleo. L’annullamento della forza di scivolamento si può ottenere mantenendo α (angolo compreso tra il TPA e il legamento patellare) sotto i 90° durante tutto il carico ponderale, in modo da rendere la risultante delle forze agenti sull’articolazione parallela alla componente perpendicolare al piano, in modo da sopperire alla deficienza del LCA, coinvolgere il LCP ed ottenere un’articolazione funzionalmente stabile.

Per valutare e confrontare la lunghezza della tuberosità tibiale, questa è stata rapportata alla lunghezza totale della porzione prossimale della tibia (LTT/LTP). I risultati ottenuti sono di 0.80 ± 0.041 nei cani con rottura del LCA e di 0.81 ± 0.035 nei ginocchi sani dimostrando un’assenza di una variazione significativa tra i due valori (p = 0.13) e, quindi, nessuna correlazione tra le dimensioni della cresta tibiale e la rottura del LCA.

Inoltre abbiamo analizzato i valori ottenuti e suddiviso i soggetti in gruppi omogenei per verificare se specifiche conformazioni possano rappresentare un fattore predisponente alla rottura del LCA.

Separando i valori del LTT/LTP, sopra e sotto la media, per verificare se a creste più o meno pronunciate corrispondano determinati valori di TPA e DTA/PTA, si può notare che sia nei ginocchi con rottura del LCA che in quelli sani non c’è una differenza significativa tra i valori .

Infatti dai test statistici (test T) nelle articolazioni senza rottura il valore p del TPA è 0.72 e del DTA/PTA 0.18, mentre in quelle con rottura è per il DTA/PTA di0.74 e per il PTA di 0.88 (vedi tab. 3 e 4 nel capitolo 6).

Analizzando, inoltre, i valori medi dei soggetti con rottura bilaterale del LCA e quelli dei soggetti con entrambi gli arti sani, per ricercare una eventuale predisposizione individuale (tab. 5 del capitolo 6), non è possibile evidenziare una

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differenza significativa tale da far pensare che specifiche conformazioni individuali della porzione prossimale della tibia possano predisporre alla rottura del LCA (tra DTA/PTA, p = 0.16; tra LTT/LPT, p = 0.62 e tra PTA, p = 0.43).

A questo punto è interessante analizzare se un arto con rottura presenti delle differenze rispetto al collaterale sano.

Dai risultati, non è possibile, anche in questo caso, rilevare differenze significative tra i valori, quindi non vi sono differenze di conformazione tra gli arti esaminati (tab.6 del capitolo 6). (DTA/PTA, p = 0.07; tra LTT/LPT, p = 0.97 e tra PTA, p = 0.7).

Dal nostro studio è emerso che, utilizzando le attuali metodiche di misurazione, non è presente alcuna associazione tra la diversa lunghezza della cresta tibia, l’inclinazione del piatto tibiale e l’asse della porzione prossimale della tibia tale da identificare un gruppo distinto di soggetti con e senza rottura del LCA. Ciò indica che, nonostante sul ginocchio agiscano numerose forze in grado di sovraccaricare il LCA (legate al TPA e all’angolo α), gli attuali sistemi di misurazione non sono stati in grado di rilevare il loro ruolo nella patogenesi della rottura. Tuttavia occorre considerare anche la presenza di eventuali variabili finora non considerate e probabilmente rilevanti nell’insorgenza della lesione. Quindi, anche se dai nostri risultati si può escludere l’influenza della cresta tibiale sulla rottura del LCA, il sistema di misurazione LTT/LTP potrebbe fornire uno spunto per ulteriori approfondimenti.

Sulla base delle ultime tecniche chirurgiche, TPLO e TTA, è intuibile l’importanza che assume l’inclinazione del plateau tibiale, sia rispetto al tendine di Achille sia rispetto al legamento tibio-rotuleo, nell’annullare la forza di scivolamento craniale della tibia.

Gli ottimi risultati ottenuti con questi interventi hanno spinto numerosi Autori a ricercare la causa della rottura del LCA nell’inclinazione del piatto tibiale (TPLO) e, nel nostro caso, nella lunghezza della tuberosità tibiale (TTA), anche se non è possibile affermare che una variazione di questi parametri possa influire sulla biomeccanica del ginocchio tanto da predisporre o proteggere il LCA dalla rottura.

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Infatti le variazioni morfologiche tra soggetti predisposti e non sono minime e non paragonabili a quella indotte chirurgicamente, dove l’alterazione della biomeccanica del ginocchio risulta notevole.

Quindi la patogenesi della rottura del LCA è a tutt’oggi complessa e la strada per individuare delle cause specifiche potrebbe essere lunga.

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