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Cap. 1.3 – Regolazione della liberazione dei
glicocorticoidi
La secrezione dei glicocorticoidi è sotto il controllo del sistema nervoso, mediante la liberazione in circolo di corticotropina (ACTH), tramite l’asse ipotalamo-ipofisario la cui attivazione dipende da vari fattori, interni ed esterni al soggetto.
Si riscontrano differenze in base a specie, razza, sesso ed all’individualità degli individui.
L’ACTH esercita un’azione trofica sulla corteccia delle surrenali: incentiva la sintesi e la liberazione di tutti gli ormoni (mineralcorticoidi, glicocorticoidi ed ormoni sessuali).
L’azione perciò è comune alla zona glomerulosa, fascicolata e reticolare. Ma la sintesi di aldosterone, a livello della zona glomerulosa, è dipendente anche dal controllo da parte dell’Angiotensina II: ne deriva che l’effetto è particolarmente manifesto solo sulle altre due zone.
La corticotropina agisce tramite l’attivazione dell’adenilato ciclasi.
L’effetto immediato è la sintesi e la liberazione di ormoni, mediante l’attivazione di enzimi preesistenti.
Con azione più protratta l’ACTH stimola anche la sintesi di DNA, RNA e proteine; inoltre induce la moltiplicazione cellulare con conseguente ipertrofia ed iperplasia della ghiandola.
La steroidogenesi, a partire dal colesterolo, ha un primo passo limitante nella trasformazione, attivata dall’ACTH, del colesterolo in pregnenolone.
L’ACTH incentiva l’utilizzazione del colesterolo ematico attivando la colesterolo esterasi e stimola, eventualmente, la sintesi del colesterolo a partire dall’acetato a livello surrenalico.
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La liberazione di ACTH è regolata dal feed-back negativo, sia a livello ipotalamico che ipofisario, esercitato dai glicocorticoidi: il cortisolo è l’ormone più efficiente a questo proposito.
Il meccanismo di controllo è duplice.
In un primo caso consiste nell’inibizione temporanea della liberazione di ACTH, esercitata da un aumento della cortisolemia.
Questo meccanismo è indipendente dalla concentrazione iniziale di cortisolo e dura pochi minuti dopo una somministrazione o dopo una scarica di secrezione.
Il secondo è assai più duraturo, ed è dipendente dalla concentrazione iniziale di cortisolo e dalla durata dello stimolo.
Tale effetto può provocare la totale inibizione della liberazione di ACTH e può portare all’atrofia della zona reticolata e fascicolata delle surrenali, come nell’ipofisectomia.
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In tal caso la ghiandola diviene incapace di rispondere adeguatamente anche a stimoli intensi di ACTH ed occorre un tempo considerevole perché le ghiandole riacquistino una normale funzionalità.
La somministrazione prolungata di glicocorticoidi di sintesi (prednisolone, desametasone) produce gli stessi effetti e si devono usare accorgimenti (somministrazione intervallata, diminuzione graduale della somministrazione) per non lasciare il soggetto incapace di una normale reattività ad eventuali agenti stressanti (Aguggini et coll., 1998).
La secrezione di ACTH non è continua ma avviene per picchi di secrezione, più o meno intensi e ravvicinati a seconda delle ore della giornata, con un ritmo collegato alle fasi di attività e riposo dell’animale durante le 24 ore; di conseguenza anche il cortisolo è rilasciato nel sangue tramite onde secretorie.
Infatti la secrezione di glicocorticoidi segue quella dell’ACTH e, sebbene, anch’essa presenti notevoli oscillazioni giornaliere, ha andamento meno episodico.
Il numero degli impulsi secretori nel cane è circa 10 nell’arco delle 24 ore (Kemppainem e Sartin, 1984), mentre nell’uomo sono da 5 a 10 nel giro di 24 ore (Krieger e coll., 1971) o da 7 a 13 nelle 24 ore (Weitzman e coll., 1971).
Si riscontrano però differenze a livello della suddetta secrezione: nell’uomo la distribuzione degli impulsi di ACTH è irregolare, con livelli massimi nella prima mattina e minimi nel tardo pomeriggio (Krieger e coll., 1971); nel cane, invece, presentano una distribuzione piuttosto regolare nell’arco dell’intera giornata (Kemppainem e Sartin, 1984; Orth e coll., 1988).
Alla base di ciò c’è il diverso numero di episodi di sonno nelle 24 ore. E’ ormai appurato che i cani dormono in più riprese, in più episodi (Takahashi e coll., 1981).
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Ciò potrebbe spiegare la possibile mancanza di differenze nel ritmo circadiano (comparato all’uomo) o la sua totale assenza.
Se parliamo di animali ad abitudine diurne, così come nella specie umana, il livello di glicocorticoidi è massimo nelle prime ore del mattino e precede il risveglio (che però non ne è la causa), oscilla durante la giornata intorno a valori medi, con picchi secondari in corrispondenza dei pasti (nei bovini ed in altri animali da latte in occasioni delle mungiture), sino a raggiungere i valori minimi nelle ore serali o nel pieno delle notte.
Al contrario, negli animali ad attività prevalentemente notturna, come il gatto, i livelli massimi dell’ormone si osservano invece nelle ore serali (Aguggini et coll., 1998).