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RIORDINO E AGGIORNAMENTO TASSONOMICO DELLA “COLLEZIONE DI MALACOLOGIA ECOLOGICA” DI PIETRO PARENZANPRIMA PARTE

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MARCELLO EMILIO POSI1, DANILO SCUDERI2, ANNA MARIA MIGLIETTA1, GENUARIO BELMONTE1

1 Museo di Biologia Marina “Pietro Parenzan”, DiSTeBA, Università del Salento, Via Vespucci, 73010 Porto Cesareo (LE)

[email protected]

2 Dipartimento di Biologia Animale “Marcello La Greca”, Università di Catania, Via Androne, 95124 Catania

RIORDINO E AGGIORNAMENTO TASSONOMICO DELLA

“COLLEZIONE DI MALACOLOGIA ECOLOGICA”

DI PIETRO PARENZAN

PRIMA PARTE

RIASSUNTO

Numerosi autori hanno recentemente posto in evidenza l’importanza dei musei relativamente alla ricerca nei settori della ecologia, biodiversità e conservazione della natura. Le collezioni museali rappresentano un vasto archivio di informazioni, relative ad intervalli di tempo particolarmente lun-ghi, utili ad implementare l’efficacia di indagini scientifiche attuali. Nella sua pluridecennale attività di ricerca, il Prof. Pietro Parenzan, fondatore del-l’omonimo Museo di Biologia Marina, a Porto Cesareo, mediante dragaggi effettuati soprattutto lungo le coste pugliesi ed attraverso attività di scambio di reperti con quelli di altri noti collezionisti, ha costituito una collezione malacologica che contava 1556 specie e varietà di molluschi marini, rappre-sentati da migliaia di esemplari. Il presente lavoro rappresenta un primo con-tributo per la restituzione alla comunità scientifica, ed alla collettività, del patrimonio storico e documentario rappresentato dalla “Collezione di Mala-cologia Ecologica” del Prof. P. Parenzan. Tale finalità è stata perseguita attra-verso attività di riordino, documentazione fotografica e rinnovamento della conservazione dei reperti, nonché attraverso la realizzazione di un catalogo informatico ed un primo aggiornamento della collocazione tassonomica dei reperti, limitatamente a 1241 lotti di materiale malacologico monospecifico (su un totale di 6794). 43 Thalassia Salentina Thalassia Sal. 34 (2012), 43-115 ISSN 0563-3745, e-ISSN 1591-0725 DOI 10.1285/i15910725v34p43

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SUMMARY

Many authors have recently evidenced the importance of museums relatively to the research in the fields of the ecology, biodiversity and nature conserva-tion. Collections represent vast archives of information useful to implement the effectiveness of scientific surveys. In many decades of research activities, Prof. Pietro Parenzan, who founded the Marine Biology Museum in Porto Cesareo, has constituted a shell collection of 1556 species represented by thousands of specimens. The Collection was realized dredging sea bottoms along the coasts of Apulia and through specimens exchange activities with other famous malacologists. The present work represents a first contribution to the restitution of the historical and documentary heritage named “Ecologi-cal Malacology Collection” by the Prof. P. Parenzan to the scientific com-munity. Such a purpose has been pursued through photographic documen-tation, ordering and conservation renewal activities, but also through the realization of a digital catalogue and by a modernization of the taxonomical positioning of specimens which, by now, is limited to 1241 mono specific shell groups (on a total of 6794).

INTRODUZIONE

Uno dei più importanti argomenti a sostegno della utilità dei musei di storia naturale afferma che questi, considerati nella loro totalità, rappresentano una risorsa unica di informazioni sulla ricchezza in specie (biodiversità), sia su scala storica che attuale (KRISHTALKA and HUMPHREY, 2000; SUAREZ and TSUTSUI,

2004).

Il valore delle collezioni dei musei naturalistici, per ciò che concerne la ricerca nei settori della ecologia e della biodiversità, è stato recentemen-te posto in evidenza da numerosi autori (si veda, ad esempio: HOAGLAND,

1989; HAWKSWORTH and MOUND, 1991; NIELSEN and WEST, 1994; DAVIS, 1996).

Le collezioni rappresentano un vasto archivio di informazioni, relative ad intervalli di tempo particolarmente lunghi, che possono risultare utili ad im-plementare l’efficacia di indagini scientifiche attuali, fornendo dati relativi ad un orizzonte temporale più ampio (PONDER et al., 2001). Tale potenzialità

risulta particolarmente efficace in attività di ricerca riguardanti gli organismi invertebrati. Questi, infatti, pur rappresentando la maggior parte delle forme di vita animale, sono stati spesso ignorati all’interno dei programmi di con-servazione e gestione della natura, e sebbene la necessità di porre attenzione agli invertebrati, nella redazione di tali programmi, abbia ricevuto una mag-giore considerazione negli ultimi anni (DISNEY, 1986; MAJER, 1987; HEYWOOD,

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causa della ridotta quantità di dati pubblicati, ma anche del tempo e dei costi relativi allo sviluppo di piani di campionamento su larga scala geogra-fica, nonché della necessità di coinvolgere nel gruppo di lavoro un elevato numero di tassonomi specialisti.

I dati storici custoditi dalle collezioni museali, soprattutto se includono informazioni utili, come la precisa indicazione dell’area geografica di re-perimento degli esemplari, possono fornire linee guida attraverso le quali comprendere e quantificare le conseguenze ecologiche dell’impatto di atti-vità antropiche in area costiera, su ampia scala temporale (JACKSON and SALA,

2001; ROY et al., 2003).

I dati provenienti dalle collezioni museali sono stati di recente utili in lavori di mappatura della distribuzione delle specie e determinazione di aree geografiche meritevoli di vincoli di tutela (PRENDERGAST et al., 1993; VÄISÄNEN

and HELIÖVAARA, 1994; DRINKROW and CHERRY, 1995; SKELTON et al., 1995; WIL -LIAMS et al., 1996; KRESS et al., 1998; MCCARTHY, 1998).

Nella sua pluridecennale attività di raccolta, il Prof. Pietro Parenzan, fondatore dell’omonimo Museo di Biologia Marina a Porto Cesareo (LE), mediante dragaggi effettuati soprattutto lungo le coste pugliesi ed attraverso attività di scambio di reperti con quelli di altri noti collezionisti, ha messo insieme una collezione malacologica di 1556 specie e varietà di molluschi marini, rappresentati da migliaia di esemplari (FANELLI et al., 2002).

La Collezione, per l’imponente mole di reperti che comprendeva, permise al Prof. P. Parenzan di acquisire informazioni relative alla totalità della fauna malacologica del Mar Mediterraneo, in seguito raccolte nella pubblicazione dal titolo Carta d’identità delle conchiglie del Mediterraneo (PARENZAN, 1970;

1974a; 1976a; b) che, unica guida completa alla identificazione delle specie, si collocò in un momento di stasi degli studi malacologici in Italia e tutt’ora è consultata dagli studiosi del settore. Pietro Parenzan catalogò il materiale malacologico raccolto in 3 dattiloscritti, realizzando il primo di questi nel 1974, il secondo nel 1977, il terzo nel 1985 (PARENZAN 1974b, 1977, 1985).

Ciascuno di tali documenti comprendeva una breve prefazione consistente nella descrizione delle peculiarità dell’elenco di specie che seguiva e delle attività di ricerca degli esemplari svolte dal collezionista. Nei primi 2 volumi Parenzan conferisce all’insieme dei reperti malacologici la denominazione:

Collezione di Malacologia Ecologica, in riferimento alle modalità costitutive

della raccolta, che non prevedevano alcun restauro né pulizia degli esem-plari (ottenuti attraverso la diretta attività di ricerca del professore), i quali potevano essere stati raccolti sia quando erano ancora vivi che in qualità di individui spiaggiati, integri o già danneggiati.

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di quelli seguenti. I cataloghi contengono la denominazione scientifica alla quale erano riferibili i lotti di reperti, l’autore della specie (anche se questo non è sempre indicato) e numerose note del collezionista (e/o di suoi collaboratori) riguardanti le caratteristiche e la provenienza dei singoli esemplari.

È chiaro che il Parenzan, nel costituire la propria collezione, non fu tanto interessato ad ottenere esemplari che potessero essere esposti nel proprio museo, quanto a costituire un vero e proprio archivio della fauna malacolo-gica mediterranea (e mondiale) che potesse essere consultato da ricercatori di qualunque nazionalità (FANELLI et al., 2002).

I reperti erano contenuti, singolarmente o in gruppi generalmente mono-specifici (ossia riferibili ad una singola specie), all’interno di contenitori di differente tipologia (buste e capsule in materiale plastico, provette in vetro, tubicini in gomma). Ciascun contenitore era generalmente corredato di un cartellino che nella maggior parte dei casi era compilato, in maniera auto-grafa, dal Professor Parenzan, nel resto dei casi era compilato da altri studiosi a cui egli aveva affidato il compito della determinazione. I lotti di reperti (sia quelli costituiti da una sola conchiglia che quelli comprendenti più esempla-ri) erano stati stipati alla rinfusa nei cassetti e sugli scaffali di alcuni mobili metallici, oppure raccolti in scatole (adattate allo scopo, come i contenitori per camicie), presso due vani, adibiti a deposito, all’interno del Museo di Biologia Marina di Porto Cesareo e della sede del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento (fig. 1).

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Negli anni che hanno seguito la scomparsa del collezionista e preceduto l’inizio del presente lavoro, i lotti costituenti la Collezione sono stati nella maggior parte dei casi trascurati e lasciati in condizioni di abbandono. Tal-volta, tuttavia, questi sono stati interessati da tentativi di riordino condotti se-condo criteri non appropriati, che hanno comportato la dispersione di alcuni reperti o dei cartellini.

La Collezione, quindi, all’inizio del lavoro in oggetto si presentava in condizioni tali da non risultare possibile neppure stimare quanto di ciò che il Parenzan aveva raccolto fosse ancora rinvenibile.

Il presente lavoro rappresenta un primo contributo per la restituzione alla comunità scientifica ed alla collettività del patrimonio storico e documenta-rio rappresentato dalla Collezione di Malacologia Ecologica del Prof. Pietro Parenzan.

A tal fine si è provveduto a studiare e rendere in formato digitale i tre ca-taloghi storici, analizzare in maniera approfondita il materiale malacologico disponibile, valutare l’entità dei danni riportati dalla Collezione nel corso degli anni, ripristinare l’integrità dei contenitori delle conchiglie o rinnova-re completamente la conservazione degli stessi secondo i moderni canoni della corretta conservazione, offrire una testimonianza fotografica digitale di una porzione dei lotti di reperti disponibili che fosse rappresentativa della Collezione. Il materiale malacologico selezionato in funzione del piano spe-rimentale è stato, in seguito, riordinato per una immediata fruibilità dei lotti da parte degli studiosi del settore, anche attraverso la realizzazione di un archivio informatico (unico) dei dati disponibili. Al completamento di queste attività è stato condotto un primo aggiornamento della collocazione tassono-mica dei reperti, limitatamente a 1241 lotti (18%) di materiale malacologico monospecifico, su un totale di 6794 lotti.

MATERIALI E METODI

Per assicurare la permanenza di una testimonianza storica della produzione da parte del collezionista dei tre volumi di cui si compone il Catalogo storico (dattiloscritto) della Collezione (PARENZAN, 1974b; 1977; 1985) si è deciso di

acquisire le singole pagine come file di immagine (attraverso l’uso di uno

scanner HP PSC 1510s) e, in seguito, di riunirle e convertirle in 3 documenti

per Acrobat Reader corrispondenti, ciascuno, ad uno degli originari catalo-ghi.

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disponi-48

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bili attraverso lo studio dei cataloghi e l’esame diretto dei lotti costituenti la Collezione nonché funzionale al loro completamento con l’introduzione di eventuali note del revisore. Tale strumento informatico permetterà, peraltro, una ricerca veloce ed automatica dei dati (disposti in colonne), attraverso l’imposizione di alcune query. È stato così prodotto un foglio di lavoro le cui righe corrispondono ciascuna ad un lotto di reperti segnalato da Pietro Parenzan.

I dati del file Excel sono stati organizzati in alcune colonne, delle quali una è relativa al Genere (o Taxon superiore), una alla specie, una all’autore della specie, alla sottospecie (o variante) ed all’autore della sottospecie, una alle note del collezionista, l’ultima al numero progressivo identificativo del catalogo storico dattiloscritto (PARENZAN, 1974b; 1977; 1985) da cui il record

è stato tratto. Si è scelto pertanto di assegnare il numero “1” al catalogo battuto per primo, il numero “2” al secondo ed il “3” al terzo. I record del file di catalogo sono stati ordinati alfabeticamente rispetto al Genere, ed in seguito rispetto alla specie ed alla variante, o sottospecie, qualora queste fossero menzionate.

Non tutti i campi descritti e costituenti il foglio di lavoro hanno ospitato dati perché i cataloghi storici non presentavano informazioni complete per tutti i lotti segnalati.

Successivamente si è provveduto ad assegnare ad ogni record del file di catalogo un codice identificativo di lotto, definito “n. SBM” (numero del-la Stazione di Biologia Marina), che ha permesso di conferire un maggiore ordine ai reperti della collezione, riunendo sotto una comune indicazione lotti differenti ma relativi alla stessa specie, nonché di ovviare a sinonimie delle specie ed errori nella battitura commessi dal Parenzan. Questo dato è andato a costituire la prima colonna del database. Attraverso l’imposizione del codice di lotto (n. SBM), l’ordine dei record nel catalogo informatico è, quindi, diventato in primo luogo alfabetico e poi tassonomico.

Seguono le regole per l’assegnazione del codice (n. SBM): 1) Il codice consiste in un numero decimale.

2) La parte del codice che compare prima della virgola (parte intera) indi-ca la specie (o un Taxon ad essa superiore, quando la determinazione storiindi-ca non si spinge sino al rango di specie), mentre le cifre decimali indicano il lotto. Così, ad esempio: 1,00 è il primo lotto della specie Abra alba; 1,01 è il secondo lotto della stessa specie; 2,00 è il primo lotto della specie Abra

longicallus.

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di appartenenza di più lotti, indicasse con “sp.” ed “spp.” specie diverse per le quali non era riuscito a giungere ad una determinazione più precisa. Nei cataloghi storici, infatti, non vi sono indicazioni quali, ad esempio: sp. 1, sp.2, sp.3, che facciano immaginare che P. Parenzan volesse indicare lotti differenti di una stessa specie a lui non nota (ad es.: sp. 1, sp.2, sp.3) ma riconducibile ad uno stesso Genere.

4) Lotti di specie contrassegnati da un punto interrogativo (“?”) hanno parte intera del codice differente da quella della specie a cui, con una certa indecisione, sono riferibili, così “Alvania geryonia” è 61,00 mentre

“Alva-nia geryo“Alva-nia?” è 62,00. Quest’ultimo lotto, infatti, potrebbe non contenere

esemplari di “Alvania geryonia”, essendo la determinazione del collezionista incerta.

5) Lotti recanti nomi che sembrerebbero indicare specie differenti, ma che sono riconducibili facilmente ad una stessa specie, perché rappresen-tano chiari errori di battitura, oppure scientificamente riconosciuti come si-nonimi, vengono contrassegnati con la stessa porzione intera del numero di codice. Così, ad esempio: Amiantis purpurata ed Amiantis purpurea, ambe-due descritte da Lamarck, sono ora accomunate dalla stessa parte intera del codice identificativo e, nella fattispecie, sono indicate con n. SBM: 83,00 ed 83,01. Allo stesso modo Trunculariopsis trunculus e Murex trunculus sono individuati dalla stessa porzione intera del codice (il numero 984).

I lotti di materiale malacologico disponibili sono stati vagliati integral-mente e selezionati con la finalità di reperire almeno un lotto per ciascuna delle specie segnalate dai cataloghi storici per le quali Pietro Parenzan ave-va dato una determinazione tassonomica certa. Il disegno sperimentale ha previsto, quindi, la costituzione di una collezione rappresentativa di quella originaria che tralasciasse solo eventuali differenze riscontrabili a livello di sottospecie tra i lotti ed i reperti riferibili a gruppi tassonomici di determina-zione non chiara per il collezionista. Una volta selezionati i lotti si è passati al reperimento di reperti con caratteristiche particolari (ad es.: lotti di oper-coli e reperti di differenti dimensioni ed età) ma riconducibili a specie già considerate.

I lotti isolati sono stati oggetto di attività di ripristino della integrità dei contenitori originari oppure sostituzione degli stessi con nuovi contenitori in materiale plastico (rigido o flessibile), adatti ad una migliore conservazione (si veda SCUDERI, 2007). I cartellini che accompagnavano i reperti sono stati

conservati in buste di dimensioni adeguate ed introdotti nel contenitore del lotto corrispondente. Quando le dimensioni del reperto lo hanno consentito, il cartellino ed il reperto, singolarmente conservati, sono stati a loro volta posti in un contenitore plastico di maggiori dimensioni che li raccoglieva entrambi.

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dei reperti (o parte di essi) per garantire una testimonianza dei principali metodi originari di conservazione e delle note del collezionista, o del deter-minatore, quando risultavano impresse sugli stessi. In questo caso un conte-nitore nuovo, di maggiori dimensioni, raccoglieva al suo interno il materiale malacologico ed il cartellino originale (entrambi singolarmente conservati), nonché il contenitore originario o parte di esso (se consistente in una bustina recante delle annotazioni).

Sul contenitore esterno di ogni lotto di reperti è stato apposto con penna indelebile il codice numerico identificativo (n. SBM), per un rapido rinveni-mento finalizzato a successive attività di studio.

Per ogni lotto selezionato è stata annotata la eventuale provenienza da raccoglitori di gruppi di lotti, distinguibili attraverso note del collezionista. All’interno del catalogo informatico è stata perciò introdotta una sigla identi-ficativa di tali informazioni che è andata a costituire la colonna denominata “contenitore”.

Durante lo studio del materiale costituente la Collezione è stata notata l’esistenza di lotti non segnalati nel Catalogo storico (PARENZAN, 1974b; 1977;

1985), perché sfuggiti all’attività di catalogazione svolta dal Parenzan o per-ché raccolti dallo stesso solo dopo la stesura dell’ultimo catalogo.

Si è quindi proceduto al completamento del file di catalogo Excel con le informazioni relative a tali reperti, segnalati come “fuori catalogo storico (FC)”, nella colonna relativa al numero di catalogo.

La numerazione di questi reperti è stata apposta secondo le regole de-scritte e con porzione decimale del “n. SBM” consequenziale rispetto al-l’ultimo lotto menzionato in Catalogo storico, quando il lotto rinvenuto era riferibile, da cartellino, ad una specie già presente nel catalogo dattiloscritto, oppure “n. SBM” seguente rispetto a quello dell’ultima specie segnalata in Catalogo storico quando il lotto rinvenuto risultava riferibile ad una specie storicamente non nota per la Collezione. Nel caso dei reperti non menziona-ti dal catalogo datmenziona-tiloscritto la nota storica è stata tratta dal cartellino.

Le note del catalogo storico non risultavano sempre totalmente coerenti con quelle presenti in cartellino (evidenziando probabili errori di stesura dei cataloghi da parte del collezionista). Di conseguenza, per alcuni lotti di reperti presenti in Collezione (e riferibili a specie segnalate in Catalogo storico) non è stato possibile accertare una corrispondenza con i dati del catalogo dattiloscritto. Tali reperti sono stati introdotti in elenco in qualità di lotti non compresi nei cataloghi storici (FC), seguendo le regole già descritte, per scongiurare imprecisioni di documentazione.

La collezione è stata oggetto di attività di aggiornamento della nomencla-tura, in accordo con l’attuale collocazione tassonomica delle specie.

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(“Bino-51

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mio proposto”) ed alle “note del revisore”, organizzate in 2 specifiche colonne. La colonna delle “note del revisore” ha accolto informazioni relative allo stato ed alla importanza dei reperti, alla loro trattazione nell’opera “La Carta

di Identità dei Molluschi del Mediterraneo” (PARENZAN, 1970; 1974; 1976a;

b), nonché alle informazioni aggiuntive reperibili attraverso lo studio del car-tellino e ad ulteriori dati impressi sui contenitori originari.

La stessa colonna ha accolto note per i lotti ancora non sottoposti ad attività di aggiornamento tassonomico, perché anche in questo caso risul-tava importante scongiurare la dispersione di informazioni utili che non era possibile trarre dai cataloghi storici ma si rendevano disponibili attraverso un esame diretto del lotto.

Il catalogo informatico Excel è stato, infine, proposto in un formato fun-zionale alla stampa, attraverso la sua conversione in documento per

Micro-soft Word (allegato). Si è scelto, in questo caso, di escludere le informazioni

relative alle note del revisore, nonché agli originari contenitori che racco-glievano più lotti di specie, e di introdurre nell’elenco i soli reperti oggetto di revisione tassonomica, per motivi editoriali.

Al fine di realizzare un archivio fotografico della Collezione sono stati effettuati scatti digitali ad alta risoluzione (8 Mega Pixel; fotocamere digitali:

Panasonic Lumix DMC – TZ4, Canon EOS 350D, Nikon Coolpix S210, dotate

all’occorrenza di ottica Macro), relativi alla conservazione storica, ai reperti ed alla nuova conservazione, per almeno un lotto rappresentante di ciascuna specie menzionata in Catalogo storico. Si è operato sulla “collezione rap-presentativa” di quella storica, ormai costituita, e proceduto alla selezione di almeno un lotto di reperti per ogni specie nota, escludendo alcuni lot-ti che, pur presentando una denominazione differente, erano riconducibili alla stessa specie perché individuavano sinonimie di specie oppure errori di battitura operati dal Parenzan durante la stesura dei cataloghi. Gli scatti sono stati organizzati in cartelle digitali rappresentanti, ciascuna, un lotto di reperti e recanti, ognuna, il codice numerico identificativo del lotto presente nel catalogo informatico della Collezione. Il file di catalogo per Microsoft

Word è stato pertanto implementato attraverso l’introduzione di una colonna

intitolata “foto” i cui record comprendono l’indicazione “SI” quando il lotto corrispondente è stato oggetto di archiviazione fotografica.

RISULTATI

I cataloghi storici (Fig. 2a-b) descrivono una collezione composta da 6438 lotti di materiale sia malacologico che riconducibile ad altri gruppi tassonomici.

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Tra i 355 lotti di materiale malacologico fuori catalogo storico è stata ve-rificata l’esistenza di 151 specie e di un genere (la cui specie è indetermina-ta) che non erano stati menzionati da Parenzan per la sua collezione, perché sfuggiti all’attività di catalogazione o ottenuti dallo stesso dopo la battitura dell’ultimo volume del catalogo storico (PARENZAN, 1985).

Fig. 2a: copertina del primo volume del Catalogo storico (PARENZAN, 1974b).

Fig. 2b: prima pagina del primo volume del Catalogo storico (PARENZAN, 1974b). Sono stati selezionati e conservati 2928 lotti della collezione malacolo-gica di Parenzan, che ora costituiscono la “Collezione Rappresentativa” di quella storica.

Il catalogo unico informatico e testuale della collezione, al termine del lavoro, comprendevano 6794 lotti di reperti, dei quali alcuni sono riferibili a specie di brachiopodi (organismi che costruiscono una struttura calcarea simile a quella di una conchiglia) segnalati in catalogo storico e 2 a specie algali (calcaree) rinvenute tra i lotti della collezione.

155 specie elencate nei cataloghi storici non sono state rinvenute tra i lotti disponibili, quindi sono state considerate disperse.

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L’attività di determinazione tassonomica dei lotti di reperti, in questi casi e per alcuni particolari gruppi tassonomici, non è stata sempre portata avanti dal collezionista. Pietro Parenzan affidava spesso i reperti allo studio da parte di esperti di specifici gruppi. Tali studiosi hanno lasciato importanti testimo-nianze del loro lavoro all’interno della collezione, così che questa, oggi, non rappresenta solo una raccolta di conchiglie, ma soprattutto una finestra sul pensiero tassonomico dei malacologi operanti al tempo. Tali informa-zioni sono rappresentate, oltre che dall’interpretazione delle specie offerta da parte degli specialisti, anche dai cartellini originali che affiancano quelli prodotti da P. Parenzan e da alcune note apposte dagli stessi sui contenitori storici dei reperti. Tra gli autori che hanno collaborato col Parenzan figurano esperti italiani e stranieri di rilievo, quali: Di Geronimo, Settepassi, Bom-bace, Palazzi, Micali, Panetta, Dell’Angelo, Binnekamp (Olanda), Carauso (Romania), Maldonado (Spagna), Salvini-Plaven (Austria).

Si veda, ad esempio, il lotto n. SBM: 371,02 relativo ad esemplari della specie Clausinella paphia (fig. 3a-f).

Fig. 3a: conservazione storica e nota di autore diverso da P. Parenzan.

Fig. 3b: cartellino autografo di P. Paren-zan.

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In questo caso (fig. 3a-f) è evidente una nota direttamente vergata, con penna indelebile, sulla bustina contenente il lotto di reperti, che reca la dicitura “C. brogniarti”, ovvero la determinazione della specie Clausinella

brogniarti in contrapposizione alla identificazione proposta dal Parenzan

che aveva riconosciuto, nel lotto di reperti, la specie Clausinella paphia. La calligrafia della nota sul contenitore è chiaramente quella di persona altra rispetto al professore, ed è pertanto ipotizzabile che la nota rappresentasse la correzione, nella determinazione della specie, operata da un malacologo al quale il professore si era rivolto per ottenere un confronto circa l’identifi-cazione della specie.

1241 lotti della collezione rappresentativa, scelti casualmente, sono sta-ti studiasta-ti presso il Diparsta-timento di Biologia Animale “Marcello La Greca” dell’Università degli Studi di Catania, al fine di proporre una determinazione aggiornata, in accordo con le attuali conoscenze in campo tassonomico. La nuova interpretazione delle specie è ora disponibile per ciascuno dei lotti studiati nel catalogo informatico, alla colonna denominata “Binomio propo-sto”. Si veda in allegato.

È stato realizzato un archivio fotografico di 1750 lotti della collezione. Per ogni lotto fotografato, fatta eccezione per quelli danneggiati o mancanti in uno degli elementi costituenti, è stata offerta una testimonianza della con-servazione storica e di quella attuale. Per i lotti di conchiglie di dimensione massima superiore a 3 mm sono state effettuate alcune fotografie di dettaglio dei reperti costituenti il lotto e/o dell’esemplare più grande e meglio conser-vato tra questi (quando il lotto includeva più di un reperto) (fig. 4a-f: lotto n. SBM 1028,00). L’archivio è stato strutturato in cartelle digitali denominate, ciascuna, con il n. SBM corrispondente al lotto rispetto al quale le immagini si riferiscono.

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CONCLUSIONI

Il presente lavoro, assieme all’allegato catalogo dei lotti della Collezione Malacologica di Pietro Parenzan per i quali è attualmente disponibile l’ag-giornamento della collocazione tassonomica, rappresenta un primo contri-buto al recupero di un importante patrimonio scientifico e documentario. La “Collezione rappresentativa” di quella storica è inoltre già visionabile da

Fig. 4a: conservazione storica. Fig. 4b: cartellino.

Fig.4c: dettaglio del reperto. Fig. 4d: dettaglio del reperto.

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parte degli studiosi del settore che potranno reperire, attraverso l’ausilio del catalogo informatico, una considerevole porzione di reperti (circa il 43%), oculatamente selezionata, che può quindi tornare ad offrirsi in qualità di archivio di dati ecologici storici.

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