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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1282, 27 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXV - Yol. XXIX

Domenica 27 Novembre 1898

N. 1282

SULLA ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Veniamo tardi ad esprimere il nostro giudizio sulla esposizione finanziaria che Mercoledì scorso l’ on. Vacchelli pronunciò alla Camera e ormai sin­ teticamente quel discorso è stato apprezzato ; i più benevoli hanno dovuto mantenere molto basso il tono delle lodi.

E infatti non si può negare che esisteva una certa aspettativa, non solo per quella specie di mistero che sulle mire e sulle tendenze del Governo si era creato, ma anche perchè i più ritenevano che le dolorose vicende del maggio e giugno decorso a- vrebbero spinto il Governo ad entrare risolutamente su una nuova via.

Invece da questo lato la delusione fu completa, al punto da ritenere che il Ministero avesse bensì ap­ parecchiato delle novità anche radicali, ma poi, di fronte alle prime manifestazioni della Camera, abbia creduto prudente di non pregiudicare a fondo nes­ suna questione. E così l’esposizione finanziaria che do­ veva essere a forti e gagliarde tinte, diventò slavata e come detta a malincuore.

Ce ne dispiace, perchè è un’ altra occasione favo­ revole che si perde per abbandonare un sistema dal quale non si sono ricavati buoni frutti, nè se ne ricaveranno, mentre da tutte le parti salgono lamenti sulla oppressione del fisco, sulla irrazionalità di molti tributi, sul desiderio di qualche principio di pere­ quazione, sul bisogno di rinnovare un edificio tr i­ butario che venne in fretta e in furia raffazzonato e che poi fu via via peggiorato nei suoi difetti, da empirici, che seguirono l’empirico per eccellenza.

Ma per non ripetere ancora cose che l’Economista ha già tante volte dette ai suoi lettori, riepiloghiamo il nostro pensiero dicendo che siamo ancora in at­ tesa dell’uomo politico, il quale abbia qualche con­ cetto finanziario adegualo alla situazione.

Venendo a quello che disse l’ on. Vacchelli

accer-nel consuntivo 1897-98 quanto sulle previsioni del­ l’esercizio in corso come in quelle del futuro esercizio

L ’on. Vacchelli, con metodo nuovo, non ha forniti nella sua esposizione finanziaria gli elementi per giudicare come stieno le cose ; ma accettando le cifre, che egli stesso ha annunciato, il consuntivo 1897-98 si chiuderebbe con un solo milione dì disavanzo, anche inscrivendo la categoria « movimento di ca­ pitali » due partite che erano tra le entrate effet­ tive per circa 11 milioni.

Intorno al bilancio dell’ esercizio in corso, le cifre sono meno confortanti, ma stringe il cuore il vedere la cecità del Governo, che non si perita di aumen­ tare le spese, portando da 5 ad 8 quelle d’ Africa, aumentando di 4 m ilioni e mezzo le spese per la marina, prevedendo una spesa maggiore di uri m i­ lione per le pensioni, infine portando nei diversi capitoli di spesa una maggior cifra di oltre 20 milioni.

Non possiamo che lamentare questo atto di debo­ lezza del Ministero, il quale è così costretto a pro­ porre due provvedimenti inopportuni e pericolosi : — l’aumento del dehito ; e le nuove gravezze. E non solo il Ministro propone di far nuovi debiti per co­ prire gli aumenti delle spese, ma propone di con­ vertire una parte dei buoni del Tesoro in consoli­ dato 4 1/2 per cento, il che vuol dire coprire i d i­ savanzi passati con emissione di rendita e quindi apparecchiare il Tesoro ad aumentare un’ altra volta il proprio debito. Siamo ai soliti infingimenti.

Un ministro fa ì debiti larvati e l’ altro li svela con orrore e li cambia in debito perpetuo. E così gli uomini di finanza, dandosi il turno, continuano nel sistema di accrescere i debiti pubblici e quindi l’ onere passivo del bilancio, che a sua volta viene coperto da nuove asprezze nei tributi.

Il contribuente italiano ha così la triplice gioia di vedere crescere ogni anno il debito; di veder stre­ mati i servizi pubblici ; di veder aumentare le tasse e le imposte.

Attendiamo che sieno resi pubblici i documenti finanziari presentati dal Ministro del Tesoro; come attendiamo i progetti di legge sulle nuove tasse — e si annunciano: la nuova tassa Militare, inaspri­ menti della tassa sui fiammiferi, sulle tasse di fab­ bricazione e quelle sugli affari, e ritocchi sui tributi locali — allora solo potremo giudicare la situazione e gli apprezzamenti fatti dal Ministro.

In compenso 1’ on. Vacchelli ha promesso delle modificazioni di sgravio alla imposta di Ricchezza mobile e sui fabbricati.

Ma ha terminato solo minacciando la tassa com­ plementare progressiva sull’ entrate.

In conclusione l’ esposizione finanziaria dell’ ono­ revole Vacchelli si può riassumere così:

aumento di spese aumento di tributi.

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754 L ’ E C O N O M I S T A 27 novembre 1898

GLI ACCORDI COMMERCIALI COLLA FRANCIA

Non è certo l’ Economista che ha bisogno di ma­ nifestare la sua letizia per il felice annuncio di un accordo commerciale stipulato tra l’ Italia e la Francia ; PEconomista ha deplorata la denuncia del trattato di commercio avvenuta nel decembre 1886; ha deplo­ rato che non si desse opera a stringerne uno nuovo dopo denunziato l’ esistente; ha deplorato la appli­ cazione delle tariffe differenziali nel 1888, e da al­ lora non ha lasciato sfuggire occasione per raccoman­ dare che si venisse in un modo o nell’ altro alla stipulazione di una nuova convenzione.

Per il fatto in sè, quindi, diamo lode ai due Go­ verni di aver trovato una nuova base di accordo e ci congratuliamo sopratutto coll’ on. Luzzatti, il quale, e per le molte simpatie che gode in Francia e per il convincimento che si era formato nell’ animo, seppe mantenere viva la speranza di vincere gli ostacoli che sembravano insuperabili, e finalmente seppe riportare la vittoria.

Noi abbiamo sempre sostenuto il principio che, in tesi generale, tanto più è ricco un paese quanto maggiore è la entità dei suoi commerci, e sia che venda, sia che compri, un guadagno effettivo deve sempre essere conseguito ; - la divisione del traffico in compre e vendite è naturalmente e necessaria­ mente determinata da una serie svariata di cause e condizioni, che è molto diffìcile valutare, anche perchè muta frequentemente e rapidamente. Ma siccome non si può solamente vendere, nè solamente comprare, così, a lungo andare, non si può vendere più che comprare o comprare più che vendere. Se vi sono delle nazioni che hanno costantemente la bilancia delle importazioni più alta di quella delle esportazioni o viceversa, vuol dire che altri fatti, che sfuggono alla indagine quantitativa, producono il compenso.

Ora uno dei mali, da cui è afflitto già da lungo periodo il commercio internazionale italiano, è quello di una specie di cristallizzazione ; tranne qualche oscillazione più o meno ampia, non si verifica quel movimento ascendente che si osserva in m olti altri paesi.

Basta dare un’ occhiata al movimento complessivo del commercio internazionale dal 1871 per convin­ cersi che la stazionarietà è la caratteristica dei nostri tra ffic i; il triennio 1871-75 dà:

1871 milioni 2036 ) 1872 » 2344 > media 2257 milioni. 1873 » 2392 ) . 6772 ed il triennio 1895-97 dà: 1895 milioni 2224 ) 1896 » 2232 > media 2246 milioni. 1897 » 2283 ) 6739

Non si è sorpassata la cifra di due m ilia rd i e mezzo che in due anni:

1876... 1886...

i mìnimi sono dati dagli anni: 1871... milioni 2036

1877 ... » 2075

1878 ... 2083

1888... » 2066

1891... » 2003

11 che vuol dire che malgrado le vicende di ogni specie che si sono verificate nei ventisette anni dal 1871 al 1897 la oscillazione del commercio italiano non è andata al di là del mezzo miliardo e che le medie dei lunghi periodi non sono molto dissimili ; infatti se si dividono in tre novenni i ventisette anni si ha :

1 8 7 1 - 7 9 .... 20273 milioni, media annuale 2252 1 8 8 0 - 8 8 .... 21511 » » 2390 1 8 8 9 -9 7 .. . 19708 » » 2190 e trascurando le piccole differenze, si può dire che in ventisette anni non si è fatto un passo avanti.

Nè ciò è diverso gran fatto, se si esamina la sola esportazione; il triennio 1871—73 aveva dato:

1871 milioni 1074 ) 1872 » 1162 > media 1122 milioni 1873 » 1131 ) 3367 il triennio 1895-97 ha dato: 1895 milioni 1037 ) 1896 » 1052 > media 1090 milioni 1897 » 1091 ) 3180

Il massimo di 1208 m ilioni venne toccato nel 1876, il minimo di 876 m ilioni nel 1891,

E se anche per la esportazione facciamo la d iv i­ sione in tre novenni abbiamo :

1 8 7 1 -7 9... 9603 milioni, media annuale 1065 1880—8 8 ... 9553 » » 1061 1889 -9 7 ... 8851 » » 983

Trascuriamo pure, per abbondanza, le minori d if­ ferenze, ma si può senza pericolo di errore conclu­ dere che per la esportazione nel novennio 1889-97 siamo un passo indietro a paragone del 1871-79, ormai remoto.

Ci sia permesso derivare da queste considerazioni che la politica doganale ultra-protezionista inaugu­ rata colla tariffa del 1887 non ha migliorato certo nè il complesso del nostro commercio, nè in parti­ colare la nostra esportazione.

Ed ora un breve sguardo alla provenienza ed alla destinazione delle merci oggetto di questi scambi in ­ ternazionali.

I l miliardo, circa, di importazioni dall’ estero in Italia proviene da sei paesi principali, la Gran Bret­ tagna, la Francia, la Germania, la Russia, l’ Austria- Ungheria e gli Stati U niti d’ America col Canadà.

Ècco le cifre di importazione dei detti sei Stati nel quinquennio 1871-1875:

Gran Brettagna . milioni 1458 media annuale 292 Francia... » 1680 » 336

Germania . . . . » 116 » 23

R u s s ia ... » 235 » 47

Austria-Ungheria. » 1105 » 221

Stati Uniti e Canadà » 235 » 47

4829 966

milioni 2515

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27 novembre 1898 L ’ E C O N O M I S T A 755

Il totale della importazione nel quinquennio fu di 5953 m ilioni, cioè in media di 1191 l’anno; per cui si vede che i sei anzidetti paesi abbracciavano i nove decimi del totale.

Se ora prendiamo l ’ultimo quinquennio 1893-97, che rappresenta 5845 m ilioni e in media annuale 1169 m ilioni, troviamo che esso si divide, nei sei paesi di provenienza anzidetti, nelle seguenti cifre : Gran Brettagna .

Francia Germania . Russia . . . . Austria Ungheria Stati Uniti e Canadà

quennio per

milioni 1191 media annuale 238

775 » 155 727 » 145 533 » 106 634 » 127 574 » 115 4434 887 proporzionali del si avrebbe : quin-Gran Brettagna . 1871-75 30 •/. 1893-97 27 •/, 17 » Francia . . . . 35 » Germania. 2 .4 » 16 » Russia . . . . 4. 8 » 12 » Austria-Ungheria . 23. » 14 » Stati Uniti e Canadà 4. 8 » 13 » Appare chiaro da queste cifre che la trasforma­ zione avvenuta nelle provenienze della nostra im­ portazione sta in ciò: che Germania, Russia e Stati Uniti d’America, hanno rimpiazzato la Francia e l’Austria-Ungheria nel fornire i nostri mercati dei loro prodotti.

Passiamo ora alla esportazione ; i principali paesi di destinazione sono sei : Austria-Ungheria, Francia, Germania, Gran Brettagna, Svizzera, Stati U niti, e nel quinquennio 1871-75 davano:

Austria Ungheria . milioni 1043 media annuale 208

Francia . » 2058 » 412 Germania . » 71 » 14 Gran Brettagna » 659 » 132 Svizzera . 2> 709 » 142 Stati Uniti . » 146 » 29 4686 937

Sopra ¡ 5404 m ilio n i di esportazione del quin­ quennio, cioè in media 1081 l’ anno, i sei paesi anzidetti ne assorbivano quasi di otto decimi.

Nel quinquennio 1893-97 la esportazione si d i­ stribuiva invece : Austria Ungheria Francia . Germania . Gran Brettagna Svizzera. Stati Uniti .

milioni 618 media annuale 123

» 698 > 139 » 797 » 159 » 564 > 113 » 936 » 187 » 454 » 91 4067 "8l3

Il totale della esportazione nel quinquennio è stato di 5572, cioè in media annuale 1034, perciò i sei paesi anzidetti abbracciano quasi nove decimi del totale.

E paragonando con le cifre proporzionali si ha :

1871-75 1893-97 Austria Ungheria 23 "/« 15 % Francia . 43 » 17 » Germania . 1 .4 » 19 » Gran Brettagna. 13 > 14 » Svizzera . 15 » 23 » Stati Uniti . . 4 » 11 »

Qui lo spostamento è maggiore ; mentre la Francia nel 1871-75 comprava da noi pressoché la metà del totale della nostra esportazione, è scesa al 17 per cento, come pure ha diminuito molto i suoi acquisti l’Austria-Ungheria ; una parte della differenza fu presa dalla Germania che dall’ 1 1|2 percento passò al 12, dalla Svizzera e dagli Stati U n iti.

Abbiamo voluto riassumere queste cifre per ten­ tare una sola dimostrazione che poniamo qui a modo di conclusione : — non speriamo, nè possiamo spe­ rare che il nuovo accordo riporti il nostro com­ mercio colla Francia alle condizioni in cui era prima del 1887; ma però vi è tanto margine per arrivare a quelle cifre, che se dai 139 milioni in media di esportazione avuta nell’ ultimo quinquennio, arrive­ remo anche solo al doppio, saremmo sempre lontani dai 412 che si ebbero in media nel quinquennio 1871-75.

In qualunque caso adunque l’ accordo non può che tornare utile, anche se dovesse portare un au­ mento nella importazione dalla Francia.

Si potrà pertanto discutere quando le notizie sa­ ranno precise sulla entità delle reciproche conces­ sioni, ma intanto appare chiaramente che se l’ ac­ cordo abbassa alcuni dazi e facilita gli scambi, potrà forse ferire gli interessi di Tizio o di Caio, ma gio­ verà certamente a quelli del complesso della nazione.

FACCENDE PETROLIERE

Ai prim i di questo mese, una corrispondenza da Malta al Giornale di S icilia recava le seguenti notizie.

L ’ on. De Felice Giuffrida, applicatosi ad assidui studi di chimica industriale, è riuscito a rettificare il petrolio russo in modo da ottenere una qualità superiore a qualunque altro petrolio, anche all'ame­ ricano piò raffinato. Il suo sistema, facile e econo­ mico, sarebbe desinato a produrre una vera riv o ­ luzione nel commercio dei petroli. Quello da lui rettificato è stato oggetto di accurato esame da parte degli abili rappresentanti della casa Agius e C. di Londra, la quale ha in Malta grandiosi depo­ siti, che valgono a farle avere, quasi, il monopolio dei petroli nell’ isola di Malta, nella Tunisia, e nella Tripolitania ; ed è stato trovato superiore a tutti gli a ltri che sono in commercio. Eccone i pregi, r i ­ scontrati dopo numerosi esperimenti e certificati da una lettera del Direttore della casa Agius :

1°) produce una luce più brillante degli a ltri; 2°) fa meno fumo ;

3°) è quasi inodoro nella combustione; 4°) finalmente la durata della combustione è più lunga, sebbene più perfetta che negli altri pe­ troli, e quindi produce una sicura economia a be­ neficio dei consumatori.

La citata corrispondenza dice anche:

La casa Agius è venuta nella determinazione di impiantare un grandioso deposito di petroli, accom- | pagnato da un importante stabilimento per la re tti- i ficazione in Sicilia.

In seguito alle vive premure dell’on. De Felice, il deposito e lo stabilimento sorgeranno a Catania.

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756 L ’ E C O N O M I S T A 27 novembre 1898

Tra giorni saranno iniziate le pratiche col muni­ cipio di Catania e col governo italiano.

Auguriamoci che e I’ uno e 1’ altro non pongano ostacoli di mezzo, e che presto possa sorgere in Si­ cilia una così ricca e prospera industria.

E all’ augurio ci associamo anche noi, i quali, non avendo modo di sindacare l’ esattezza di tutti i particolari sopra rife riti, siamo propensi a crederli esatti, non essendo verosimile che notizie appunto così ricche di particolari, si inventino di sana pianta.

Epperò, con quel modesto e lecito compiacimento che è del caso, ci vien fatto di riprodurre ciò che in proposito scrivevamo più d’ un anno fa, propu­ gnando una riduzione dei dazi di confine sul pe­ trolio (Economista, 12 settembre 1897).

« Tutto ciò che è consumo, e quindi d istrib u ­ zione, traffico, trasporto (non vi comprendiamo la produzione, che pel petrolio non è nazionale) è ric­ chezza che si svolge, e ricchezza contribuente. 0 che non sono tassati i negozianti all’ ingrosso e al minuto, gli esercenti, i sensali, gli armatori, le cui navi recano prodotti dall’ estero? E il provvedimento sarebbe popolare. Opposizioni, nessuna ; produttori italiani di petrolio, non ve ne sono, ma applaudi­ rebbero non solo i consumatori, che è quanto dire quasi tutti, ma anche i negozianti del genere, grandi e piccoli, gli armatori, gli intraprenditori dei vasti depositi che si formano, e più se ne formerebbero, nelle città marittime del Regno. »

Non abbiamo nulla da correggere nella manife­ stazione del nostro concetto d’allora ; bensì da ren­ derne l’espressione più precisa. Petrolio greggio, in Italia, fuorché, in piccole sorgenti di nessun conto, non se ne trova. V ’ è invero quella che chiame­ remmo seconda produzione, ossia il raffinamento della materia prima sino allo stato in cui viene messa in commercio per il consumo. Ma, si tratti di petrolio greggio o già raffinato, per la nostra tesi del ribasso del dazio è lo stesso ; dacché è innega­ bile che, mitigandosi il dazio d’ un prodotto estero, il suo consumo tende a crescere, ed è quasi certo, perciò, che si moltiplicherebbero in paese, oltreché i depositi di petrolio, gli opifici tecnici della sua raffinazione, quando il fatto del suo aumento di con­ sumo vi fosse, o la probabilità di ciò fosse per esservi. Nè le nostre sono ipotesi cervellotiche. Se un grande stabilimento di raffinazione sta per aprirsi (solo pel fatto che per la raffinazione si sono tro­ vati procedimenti più economici, più perfetti, quindi più rim unerativi) anche adesso che, col dazio al tis­ simo, il consumo del petrolio in Italia, è relativa­ mente, limitato, come tante volte abbiamo dimo­ strato con cifre ; che cosa non sarebbe se, colla riduzione del dazio, il consumo, più o meno, ma senza fallo e adagio adagio sempre più, andasse crescendo?

Se dunque abbiamo cento volte sostenuta e dimo­ strata la convenienza di dim inuire il dazio di con­ fine sul petrolio estero, a costo di rimanere una volta di più inascoltati, vogliamo insistervi una volta di più, mentre nuovi indizi vengono ad additarne probabile la ragionevolezza.

Riduzione.... ma in qual misura? Ne>\\’Economista del 10 luglio scorso, indicammo una riduzione dav­ vero radicale, un taglio fortemente chirurgico che potrebbe farsi sulle aliquote dei dazi di confine oggi vigenti su quattro generi di largo consumo, cioè sale, petrolio, zucchero, caffè. Ed accennammo anche

al modo di turare la falla che siffatta riforma avrebbe prodotta nel bilancio dello Stato, calcolando la lar­ ghezza di essa in 155 m ilioni di lire, in base al prezzo commerciale fuori dazio dei detti quattro ge­ neri, e all’ introito che il dazio su di essi procura all’ Erario secondo statistiche ufficiali. Non rinne­ ghiamo già la persuasione che ci siamo formata su tale materia ; ma dovendo pur vivere la vita di tutti, aggirarci nell’ ambiente in cui siamo, e limitare la predica a quei punti che possono essere meglio in­ tesi o meno confutali, potremmo per adesso, senza punto contraddirci, limitare i nostri desideri anche a qualche cosa di molto meno.

Per esempio, rinunziando pel momento alle grandi riduzioni di cui dicevamo, che sarebbero da com­ pensarsi con riforme in altre parti del sistema tr i­ butario, potremmo contentarci, per parlare del solo petrolio, d’ un ribasso non già portato al 50 per cento del vero prezzo di tal prodotto, portato cioè dalle incredibili L . 48 d’oggi per ogni quintale a sole L . 9 circa, ma di un ribasso minore. Minore di quanto ?

Eh, non è facile fare proposte sempre concrete, quando l’ ostinata renitenza del fisco italiano a qual­ siasi riforma liberale toglie il modo di appoggiare le proposte medesime a qualche, magari piccolo, esperi­ mento già fatto. Minore, diciamo per esempio, della metà di quello che il dazio è oggi, (L.24 il quin­ tale invece che L . 48). È troppo? Minore d’un terzo, e se è ancora troppo, d’ un quarto; in guisa che la perdita immediata e apparente per l ’ Erario sia r i­ spettivamente o di 22 milioni (oggi il dazio sul pe­ trolio ne rende circa 44) o di quattordici e mezzo, o di undici. Apparente, abbiamo detto ; giacché nes­ suno, per prudente e poco speranzoso che sia, vorrà negare che, con un ribasso del dazio, il consumo del petrolio verrà a crescere e quindi la perdita sofferta dall’ Erario per la diminuita percentuale verrà compensata in una qualche misura dall’ esten­ sione su cioè la percentuale stessa si applica.

Questa varietà di proporzioni che indichiamo (metà, un terzo, un quarto) non rappresenta quel parlare generico che è effetto di convinzione vacillante o di concetto nebuloso e immaturo. No ; noi saremmo più radicali, più arditi, perchè più fiduciosi; ma se altri non lo fosse, ci contenteremmo per ora di poco, per­ suasi che per un esperimento anche il poco può sulle prime bastare, e certi che, senza far mai espe­ rimenti di sorta, i tim idi, i titubanti, resteranno sempre tali e non si farà mai nulla.

Ma ne varrebbe la pena? Se v a rre b b e!... Sono almeno due anni che la questione del prezzo del grano e quella della crisi nello smercio degli agrumi dell’ Italia meridionale hanno additata la convenienza d’ una intesa colla Russia, a cui d’ al­ tronde ci vincola un trattato di commercio rinno­ vabile d’anno in anno ; della Russia che può avere interesse di accordare notevoli facilitazioni all’ im ­ portazione di due nostri grandi prodotti, agrumi e vini, in contraccambio di facilitazioni assegnate al­ l’esportazione in Italia di due grandi prodotti suoi, grani e petrolio.

Da parte dell’ Italia ufficiale, velleità, progetti, notizie contraddittorie, mezzi affidamenti agli enti economici e alle rappresentanze delle regioni più interessate...

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27 novembre 1898 L ’ E C O N O M I S T A 757

L ’AVOCAZIONE AI MUNICIPI

DEI PUBBLICI SERVIZI IN INGHILTERRA

Al recente Congresso deW Associazione B ritannica pel progresso delle scienze, la sezione F che si oc­ cupa delle scienze economiche e della statistica, ha avuto comunicazione di alcune Memorie sul tema dei servizi pubblici assunti dai Municipi inglesi. La no­ mina, avvenuta in questi giorni, di una Commis­ sione, presieduta dall’ on. Odoardo Luchini, coll’ in ­ carico di studiare le riforme possibili e necessarie della legislazione vigente in questa materia, confe­ risce un certo interesse alle discussioni che ebbero luogo a Bristol nel passato settembre appunto sulla questione dei servizi pubblici municipali; per questo non ci pare inopportuno nè intempestivo un cenno delle Memorie lette all’ Associazione britannica, e delle osservazioni cui diedero motivo.

È noto che in Inghilterra, negli ultim i tempi, parecchi Municipi hanno assunto alcuni servizi pub­ blici prima esercitati da Società anonime. Il Pearson che per primo lesse una Memoria sui Municipi con­ siderati quali industriali (nmnicìpalìlies as traders), per dimostrare lo sviluppo considerevole che ha avuto l ’attività industriale dei Comuni inglesi, rife rì alcune cifre sui debiti locali. Nel 1875 essi ammontavano a 92.8 milioni di sterline; vent’ anni dopo salivano a 235.5 m ilioni, con I’ aumento quindi di 142.5 mi­ lioni pari al 153.5 per cento e questo in soli venti anni. Per compenso, è bene notarlo, il debito na­ zionale dell’ Inghilterra nel medesimo ventennio scen­ deva da 768.9 milioni di sterline a 656.9, ossia era diminuito di 111.9 milioni. Pertanto, l’ aumento del debito locale superava la diminuzione del debito na­ zionale di 50 milioni e mezzo di sterline.

Ma di maggiore interesse è l’ analisi della cifra totale del debito locale. Si trova allora che quasi 44 m ilioni di sterline sono stati assorbiti dagli acque­ dotti, quasi 33 milioni dai lavori portuali, docks, ec., oltre 30 milioni dalle strade e dai miglioramenti stradali, 23.7 milioni dalle fognature, 23 m ilioni dalle scuole, quasi 17 milioni dalle officine del gas, ecc.

Considerando soltanto tre delle imprese municipali, quelle cioè relative al gas, all’ acqua e ai dochs si trova, secondo il sig. Pearson, che il debito ora esistente per quelle imprese è di 93.6 m ilioni di sterline, superiore esso solo di 860,325 sterline alla cifra totale del debito locale nel 1875.

I dati relativi alla luce elettrica sono pure istrut­ tiv i e indicano lo sviluppo deli’ industria municipale nella produzione della corrente elettrica. Fino al 31 marzo 1895 erano state investite in quelle im ­ prese municipali 1,378,818 sterline, mentre secondo le tabelle pubblicate nella Rivista Lightning sono già 50 le autorità locali che posseggono imprese elet­ triche e si può calcolare, al 31 marzo 1897, che il capitale in esse investito ammontasse a 4 milioni di sterline, che sono probabilmente saliti a 6 m ilioni da allora a oggi.

Come si vede, non siamo più ai p rim itivi servizi della nettezza pubblica e delle fognature ; la fornitura dell’ acqua, già da tempo, e ora anche quella della luce, passano o addirittura entrano nel dominio del­ l’ attività industriale dei Municipi inglesi; i mezzi pei trasporti collettivi sono pure presi di mira per la municipalizzazione.

Il Pearson, è bene notarlo, si dichiara fautore con­ vinto della estensione maggiore dei servizi m unici­ pali, ed è piuttosto inclinato a vederne i vantaggi, che a notarne gli inconvenienti. Tuttavia si dà pen­ siero di stabilire i lim iti della maggiore estensione da darsi ai servizi comunali. Io credo, egli disse, che l ’ industria municipale debba essere ristretta a procurare quelle cose rese necessarie dalla civiltà, che sono così generali (large) da non poter essere procurate con lo sforzo individuale e alle quali non provvedono i servizi governativi. Lo sforzo dell’ in­ dividuo produrrà in generale più economicamente di una Società o di una autorità locale, ma siccome fra una Compagnia e una Autorità locale vi è, dal punto di vista economico, pochissima differenza, e i corpi locali sono esenti da quel cattivo impiego del capitale, che pare essere inerente alla formazione di molte Compagnie, per conseguenza il buon mer­ cato del prezzo del danaro preso a prestilo da una autorità locale, in paragone al caro prezzo pagato da una Compagnia, deve sempre mettere l’Autorità locale in grado di esercitare l’ industria a un pro­ fitto lordo più piccolo di quello che possa farlo una Compagnia e pertanto occorre un minor sacrificio da parte dei consumatori per assicurare il successo alla impresa. Sono quindi di avviso, diceva il Pearson, ohe la fornitura dell’ acqua, del gas, della energia elettrica e l’ esercizio dei trams debbano essere in mano dell’ Autorità locale. Egli poi ammetteva che nei casi in cui vi è deficienza di concorrenza, e si tratta della esecuzione di opere per conto del Municipio, convenga eh’ esse siano fatte dal Municipio, anziché da un accollatario. Parimente, riteneva che di fronte a quelle coalizioni di intraprenditori, note sotto i nomi di trusts e di rings, formate allo scopo di tenere alti artificialmente i prezzi, il solo mezzo di affrontarle sia quello che il Municipio faccia da sè.

Da ultimo il Pearson esaminò la questione dello esercizio dei telefoni ora dibattuta in Inghilterra, in seguito anche alla pubblicazione della relazione del Comitato che ha fatto una inchiesta' sull’ argomento. 11 punto ch’egli prese specialmente in esame è quello di decidere se i Municipi devono esercitare certe in ­ dustrie a scopo di lucro cioè per ottenere un profitto. E gli sta per l’ affermativa, e ricorda che Birmingham, Manchester e altre città applicano il principio di ricavare un utile dalle imprese industriali che hanno creato; crede insomma che il Parlamento farà bene a non mettere restrizioni al conseguimento di un utile, mentre il Comitato sui telofoni, al quale accen­ navamo prima, si è chiarito favorevole nella sua re­ lazione ad alcuni lim iti.

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pro-758 L ’ E C O N O M I S T A 27 novembre 1898

dotti o i servizi ch’ essa provvede non si suppone av­ vantaggino i cittadini in proporzione al valore impo­ nibile della loro proprietà, sicché si considerò ne­ cessario di tassare quei servizi o quei prodotti con criteri diversi da quelli che regolano le imposte.

Il Comune deve potere ottenere un profitto, per le stesse ragioni per le quali 1’ ottiene una società industriale e inoltre perchè possa avere uno stimolo ad assumere l’ impresa, impulso che non vi sarebbe se dovesse assumere tutto il rischio e nessuna pro­ babilità di guadagno, perchè si assicuri un’ ammini­ strazione efficiente e infine perchè la proporzione eco­ nomica nella produzione dai vari prodotti non possa essere perturbata.

Gli argomenti contrari all’ utile derivante dalle imprese municipali sembra siano fondati su un so­ cialismo antiquato o su una falsa analogia desunta o dalle istituzioni cooperative o dalle, funzioni ordi­ narie del comune. Che vi possano essere dei casi nei quali non è economicamente desiderabile 1’ ottenere il maggiore utile possibile, è probabile, ma questi casi sono, a detta del Caunan, meno frequenti di quello che si suppone e poiché, quando si verifica­ no, il danno dev’ essere maggiore per la località che per il paese in generale, e in ogni caso facil­ mente tollerabile, non pare vi sia bisogno di lim i­ tare la libertà degli enti locali.

Questa tesi del Cannan sollevò alcune obbiezioni, che riferiremo più innanzi nel riassumere la discus­ sione. La terza memoria venne letta da un noto scrit­ tore di cose ferroviarie, il sig. W . M. Acworth, e tratta della «rettifica delle frontiere municipali», ossia dei lim iti tra la impresi privata e la impresa m uni­ cipale. La sua memoria, inserita anche w\\'Econo­ mie Jou rn al (settembre), riguarda anzitutto le condi­ zioni nelle quali alcune città inglesi, come Manchester e Birmingham, hanno assunto ed esercitano talune im ­ prese. Egli trova che riguardo al servizio dell’ acqua ormai non c’ è più da discutere, sebbene possano sor­ gere, e in realtà sorgano spesso, questioni fra le stesse autorità locali in fatto di lim iti nelle facoltà loro; invece per la energia elettrica ritiene che, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello commerciale, non si tratti di materia che per essere semplice questione di pratica rie n tri, secondo l’ idea di Stuart Mili, na­ turalmente, nella sfera della pubblica amministra­ zione. E parimente per i trams, trattandosi anche per essi di un periodo di trasformazioni, l’ Aoworth è favorevole al loro esercizio da parte d’ imprese commerciali. In conclusione, egli ammette però che la nuova delimitazione dei confini dell’ attività m u­ nicipale diretta, si fa nel senso di estendere anziché restringere le funzioni pubbliche attribuite, nell’ or­ bita dell' attività municipale, alla impresa industriale. Nella discussione che seguì la lettura di queste memorie, il Macdonald osservò che, se l’ impresa mu­ nicipale è istituita principalmente pel vantaggio degli individui, può ottenersi ragionevolmente un utile, ma se 1’ elemento da prendersi in considerazione è quasi esclusivamente l’ uso in comune di ciascun comunista non può cercarsi il profitto. Un esempio del primo caso è quello dei tram s e del secondo le strade ordinarie. Quanto ai telefoni crede debbano essere esercitati dallo Stato. Giorgio lies di Montreal disse che nel Canadá il municipio partecipa agli u tili dei trams e vantaggi speciali sono accordati in Montreal agli studenti e ad altri utenti regolari delle linee. Un altro canadese, Mr. Scott di Toronto, affermò che in complesso l’e­

sercizio diretto da parte dei comuni fu meno sod­ disfacente dell’ esercizio da parte di compagine com­ merciali. A ltri, come Mr. Hooper, espresse l’ opinione che gli u tili delle imprese municipali devono essere ridotti a una misura moderata. Mr. M iller fece no­ tare che molte delle imprese in discorso involgono ingerenze e poteri sul suolo pubblico soggetto alla autorità pubblica e che questa è una delle ragioni per la loro assunzione da parte degli enti locali.

A ltri sostenne che i lavoranti addetti alle imprese municipali possono creare malcontento e gelosie fra i la­ voranti delle imprese private; alla quale osservazione il Pearson rispose negando che vi sia questo pericolo e osservando alla sua volta che vi è più da temere da una coalizione d’ imprenditori privati che da un accordo tra gli operai e che questo era un motivo che lo rendeva sempre più fautore dell’ estensione della sfera di attività municipale. La discussione, al­ meno cosi come viene riferita dal Times del 13 set tembre, non risulta sia stala quale la importanza dello argomento avrebbe richiesto. Quello che si può dire con certezza è che da tutti coloro che interloquirono nella questione fu ammesso che ormai il movimento per la maggiore estensione dell’ attività industriale dei mu­ nicipi è bene avviato e che in Inghilterra i risultati sono generalmente soddisfacenti. Ma è troppo noto che da paese a paese vi sono differenze notevoli e spesso sostanziali nella legislazione, nell’ indirizzo am­ ministrativo, nelle attitudini, nelle qualità morali e intellettuali degli uomini chiamati ad amministrare gli enti locali; conviene quindi, in cotesta complessa e complicata materia, di procedere con grandi cau­ tele e con oculata prudenza. La commissione, di cui è presidente l’ on. Luchini, potrà rendere servigi con­ siderevoli al paese se vorrà e saprà studiare l’ardua questione sotto tutti i suoi aspetti e guardarsi dal pericolo di enunciare dei dogmi o dei principi con la pretesa che abbiano valore per tutti i casi. La diversità delle condizioni della nostra vita locale, i bisogni comunali così differenti da regione a regione, la finanza locale coi suoi problemi di giustizia distri­ butiva che attendono da lungo tempo una soluzione, tutto ciò è insieme ostacolo e incentivo allo studio dei provvedimenti da consigliare per riparare a e r­ rori vecchi e per impedirne di nuovi e crea un compito arduo, ma utilissimo, a quella Commissione.

R. D. V .

L’ ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Diamo il sunto dell’ esposizione finanziaria Ietta alla Camera il 23 corr. :

Il M inistro del tesoro esordisce dichiarando di es­ sere e di voler mantenersi sinceramente devoto al- P alto concetto della esposizione del vero, al quale è pure inspirata tutta la nostra legge di contabilità.

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tura, le quali giovano largamente a persuadere dei rilevanti vantaggi che possono conseguirsi colla col­ tivazione intensiva. Anche tutti i fenomeni che co­ stituiscono il movimento commerciale sono la con­ ferma di un salutare risveglio nelle forze economiche del paese, al quale risveglio potrà maggiormente con­ tribuire un migliore assetto della nostra legislazione tributaria.

L ’on. ministro dichiara però che le riforme deb­ bono attuarsi a gradi e senza che mai venga meno il complessivo ammontare del gettito attuale delle imposte, essendo tuttavia necessario contentarsi, nel periodo di trasformazione, di un bilancio che si l i ­ miti a presentare l’ equilibrio perfetto fra le entrate e le spese effettive.

E a questo proposito tratta delle spese per l’ am­ mortamento dei debiti redim ibili e per le costru­ zioni ferroviarie.

Teoricamente egli crede migliore il sistema di te­ nersi liberi nel regolare la estinzione dei debiti dello Stato, per procedervi sia col mezzo delle graduali volontarie riduzioni dell’ interesse, sia anche col- P acquisto ed annullamento dei titoli man mano che se ne abbiano i mezzi disponibili. Ma intanto la si­ tuazione del bilancio impone di provvedere all’ am­ mortamento dei debiti redim ibili o col sostituirvi un altro debito o con alienazione di patrimonio, come del resto è stato praticato dai precedenti Ministeri.

Dichiara perciò che, sebbene convenga mantenere, non appena sia possibile, il proposito di far fronte anche all’ ammortamento dei debiti colle entrate or­ dinarie è conforme ai procedimenti fino ad ora pre­ valsi trarre dal patrimonio i mezzi con cui rim b o r­ sare il capitale, almeno fin che si attua la graduale trasformazione dei tributi.

Riguardo alle costruzioni ferroviarie, osserva che per quelle che potranno essere ancora autorizzate, è concorde il pensiero di escludere le costruzioni d i­ rette da parte dello Stato, essendo preferibile con­ cedere, invece, sussidi chilometrici annui per la du­ rata di quaranta a settanta anni, il che equivale a pagare la quota di concorso dello Stato nel capitale importo della loro costruzione, procurandosene l’ am­ montare col costituire un debito redimibile nel pe­ riodo di tempo determinato dal sussidio chilometrico. L ’ on. ministro esamina brevemente i quattro me­ todi con cui si è ultimamente provveduto alle co ­ struzioni ferroviarie.

Debiti redimibili e ferrovie.

Un primo metodo è quello per il quale si co rri­ spondono determinate sovvenzioni chilometriche a ferrovie concesse all’ industria privata, che però non ha avuto negli u ltim i anni alcuna considerevole ap­ plicazione.

Un altro metodo, che venne stabilito dalla legge 50 marzo 1890 per le strade ferrate del Tirreno, consiste nel consegnare ai costruttori dei titoli fru t­ tiferi ammortizzabili in 50 anni del valore capitale nominale corrispondente al prezzo delle costruzioni eseguite. Quantunque nel bilancio non si inscriva il capitale ricavato da tali titoli, ma ci si lim iti a re ­ gistrarvi i fondi occorrenti per gli interessi dei ti­ toli stessi, questi costituiscono evidentemente obbli­ gazioni di Stato emesse in relazione al prezzo delle costruzioni.

Un terzo metodo è quello delle convenzioni per le costruzioni approvate con la legge del 20 luglio

1888, per le quali viene pagata un’ annualità che dura fino al 1960. Con questo metodo le obbliga­ zioni di debito sul mercato vengono emesse non dallo Stato, bensì dalle Società costruttrici, ma il loro ser­ vizio è fatto colle annualità fornite dallo Stato, e quindi riesce chiaro come questo metodo equivalga a pagare le costruzioni con emissione di titoli di debito, e non può certo ritenersi coordinato al con­ cetto di pagare le costruzioni colle entrate ordinarie degli esercizi in cui sono effettuate.

Un quarto metodo, infine, è quello delle costru- struzioni ferroviarie eseguite con la iscrizione del loro importo capitale nel bilancio dell’ anuo nel quale debbono essere costruite. Nei bilanci preventivi degli ultim i esercizi vi si intendeva provvedere con le entrate effettive degli esercizi medesimi, ma di fatto la categoria delle entrato e spese effettive non pre­ sentò margine sufficiente per le costruzioni ferro­ viarie.

L ’ on. Ministro trae da ciò la conseguenza che anche in questi ultim i anni si è provveduto alla maggior parte delle costruzioni ferroviarie con emis­ sione di titoli a debito diretto o indiretto dello Stato.

Riconosce tuttavia la grande convenienza di li ­ mitare quanto più è possibile l’emissione di titoli per qualsiasi causa, e a tale proposito annunzia che a quella parte di costruzioni ferroviarie già decretate, che rimangono ancora a carico di questo e dei pros­ simi esercizi e a cui non si possa far fronte colle entrate effettive dell’ anno, si potrà provvedere con mezzi patrimoniali disponibili, senza ricorrere a nuovi debiti e solo in quanto non sia dato provvedervi con economie che crede ancora possibili mediante un d i­ verso ordinamento di alcuni pubblici servizi.

Le economie ed 1 servizi pubblici. Certo, poche economie si potranno ottenere perchè la spesa è stata ristretta anche al di là del minimo necessario, tanto che il consuntivo ultimo registra diverse eccedenze, alle quali occorre riparare con leggi speciali. Nè I’ on. Ministro pensa si voglia chie­ dere che continui tale metodo esagerandone l’ applica­ zione, essendo anzi apparso necessario di temperarlo per evitare inconvenienti che cominciavano a v e rifi­ carsi. In ogni modo lo sforzo fatto dal precedente Ministro è di grandissimo vantaggio, poiché il con­ suntivo ha potuto così determinare il minimo limite al quale possono restringersi le dotazioni di ciascun capitolo per essere sufficienti e non esuberanti, li­

mite adottato dall’ attuale amministrazione con misura normale. Questo procedimento, per il quale non si rinunzia a nessuna effettiva economia, permetterà di evitare quelle leggi di maggiori impegni e di storni che trasformavano continuamente il bilancio.

L ’ on. Ministro passa quindi ad esaminare l’ attuale situazione del bilancio.

La situazione del bilancio.

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attività patrimoniali per contributi nelle opere stra­ dali anteriori al 1892, come sarebbe pure occorso trasportare dal Movimento di capitali alle Spese e f­ fettive quella parte dell’ annualità dovuta alla Cassa depositi e prestiti in restituzione delle, somme anti­ cipate per le pensioni, che rappresenta gli interessi del debito, e cioè oltre 4 m ilioni.

Con ciò il risultato finale del 1897-98 peggiore­ rebbe di più che 11 milioni, e quindi invece di un avanzo si avrebbe avuto nella categoria delle entrate e spese effettive un disavanzo di 2 m ilioni all’ in ­ circa. L ’ onorevole ministro conclude notando che nel passato esercizio all’ intero ammontare delle co­ struzioni ferroviarie si dovettero contrapporre somme procurate nella categoria del Movimento dei capitali.

In complesso l’esercizio 1897-98, di fronte a un avanzo previsto di 10 m ilioni e 600 mila lire, si chiuse, malgrado le maggiori spese cagionate dai disordini interni e nonostante la perdita del dazio sul grano, col lieve sbilancio di un milione e 100 mila lire, per effetto specialmente dell’ introito del residuo del prestito d’A frica, di cui il Governo fu autorizzato a valersi appunto per sopperire alle oc­ correnze di que'l’ esercizio.

Il ministro passa a parlare dell’esercizio 1898-99, e ricordando come le previsioni ultime presentavano un avanzo tra le entrate e le spese effettive di 36 m ilioni e 700 mila lire, annuncia che tale avanzo si riduce ora a circa 6 m ilioni, essendosi dovuto d i­ m inuire le previsioni dell’ entrata ed accrescere quelle della spesa.

Fra le diminuzioni dell’entrata è notevole quella introdotta nelle dogane, il cui prodotto è stato r i ­ dotto di 10 m ilioni per le quantità di grano intro­ dotte nell’ estate di quest’anno con esenzione dal dazio. Gli aumenti di spesa riflettono in primo luogo le reintegrazioni che il consuntivo ultimo ha additate ai capitoli deficienti per circa 9 milioni e mezzo; il contributo dello Stato per le spese coloniali, essen­ dosi riconosciuto indispensabile uno stanziamento di 8,130,000 lire, mentre il passato Ministero aveva previsto 5 milioni soltanto; la marina m ilitare per la quale si domanda un aumento di lire 4,500,000; il monumento a V ittorio Emanuele per cui si sono inscritte lire 500,000, il debito vitalizio che richiede un ulteriore assegno di circa 1 m ilione; il perso- sonale delle poste e parecchi a ltri servizi, in cor­ rispondenza agli accertamenti dell’esercizio 1897-98 e a nuovi comprovati bisogni.

Con tali variazioni il bilancio 1898-99 presenta un disavanzo finale di lire 8,417,000. Ma essendo poi da tener conto delle maggiori spese dipendenti da disegni di legge speciali, tra cui 4 milioni da assegnarsi alle Casse patrimoniali delle ferrovie, il presunto disavanzo totale supera i 14 m ilioni.

Bilancio 1899-900.

Il bilancio 1899-900, tenuto conto degli aumenti di 4 milioni per la marina, di 900 mila lire per la guardia di finanza, affine di meglio combattere il contrabbando, di 300 mila lire per iniziare il cen­ simento della popolazione, di un milione per dar principio alla colonizzazione interna e di a ltri minori varianti, presenta nella cotegoria delle entrate e spese effettive un avanzo di lire 3,850,000.

A proposito della categoria « Movimento di cap i­ tali » la cui spesa sarà accresciuta di un milione e mezzo per reintegrare le scorte dei tabacchi, l’ on.

ministro ricorda che col 1899-900 vengono a man­ care in entrata gli otto milioni e mezzo circa prece­ dentemente somministrati dalla Cassa depositi e pre­ stiti, in seguito ai provvedimenti finanziari del 1894, per il servizio dei debiti redim ibili, nonché i 4 m i­ lioni del Fondo per il culto.

Propone perciò di ricorrere, tanto per la defi- cenza del movimento di capitali, quanto per le spese ferroviarie che non possono essere coperte dall’ avanzo della categoria delle entrate e spese effettive, al pa­ trimonio dello Stato, e cioè per 14 m ilioni e mezzo nel 1898-99 e per 51 milioni e mezzo nel 1899- 900, in complesso per 46 milioni, traendoli dal margine lasciato dalla rendita assegnata coi provve­ dimenti del 1894 pei debiti redim ibili e dalla quota tuttavia spettante allo Stato nella finale liquidazione del patrimonio delle corporazioni religiose soppresse. A quest’ ultimo mezzo però sarà attinto soltanto per quella somma che, non coperta dalle economie che sono indubbiamente da attendersi dalla gestione del bilancio, risulti effettivamente necessaria a pareg­ giare il rendiconto.

L ’on. ministro esamina quindi la situazione del debito del Tesoro e osserva che, bene apprezzando le attività e passività proprie di esso,^il deficit finan­ ziario; risultante dal rendiconto in circa 410 milioni, può, invece, valutarsi ascendere a 560 milioni.

Accenna alla necessità evidente di ridurre i buoni ordinari de! Tesoro a somma non troppo elevata e di limitare 1’ uso delle anticipazioni statutarie delle Banche.

Esamina l’ importante argomento dei cambi e ne attribuisce l’ inasprimento ai ritorno dei nostri tito li dall’estero e all’ aumento della nostra circolazione car­ tacea. A questo proposito crede che coll’ emissione di 45 m ilioni di biglietti di Stato, fatta lo scorso anno per aiutare il Banco di Napoli, si sieno varcati quei giusti lim iti che sono richiesti dai bisogni del medio e minuto commercio.

I l beneficio, che doveva derivare dall’obbligo fatto agli Istituti di emissione di ridurre ogni anno la loro circolazione di lire 23,300,000, non può essere sentito se si mantiene una circolazione aggiuntiva per le aa" ticipazioni statutarie, a diminuire le quali è necessa­ rio sistemare il debito fluttuante. Pertanto il governo propone di convertire gradualmente in consolidato 4.50 per cento una parte dei buoni del Tesoro or­ dinari, come si è fatto per quelli a lunga scadenza. L ’ onorevole ministro nota che l’ attuazione delle u l­ time leggi pel risanamento della circolazione bancaria va procedendo; tuttavia desidera studiare il modo per il quale il nostro massimo Istituto abbia a liberarsi prontamente di tutte le immobilizzazioni e mettersi in grado di adempiere al compito economico, che giusti- fica i privilegi coi quali venne costituito, e di eserci­ tare il suo ufficio moderatore sul corso dei cambi. I nostri Istituti di emissione dovrebbero influire lar­ gamente ad agevolare la circolazione dei capitali e mantenere possibilmente basso il saggio dell’ interesse; ma vi contrasta la troppo larga misura loro concessa e anche prescritta per gli investimenti in titoli.

L ’ argomento è grave, e il ministro dichiara che presenterà opportune proposte quando nell’anno pros­ simo si dovrà deliberare sulla proroga del corso legale.

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27 novembre 1898 L ’ E C O N O M I S T A 761

senza però accettare l’ idea di costruire un fondo di sgravio, nè la proposta di prosciogliere da ogni impo­ sta i proprietari contribuenti per tasse fondiarie non maggiori di 10 lire. Intendimento del Governo è di sopprimere i dazi interni di consumo sul pane e sulle farine, completando l’opera iniziata dall’on. Sonnino.

I Comuni verrebbero compensati della perdita per I metà dallo Stato e per l’ altra metà dall’applicazione di nuove disposizioni sui tributi locali. Lo Stato sarebbe a sua volta compensato col prodotto attendibile da al­ cune modificazioni nelle tasse di fabbricazione ed in quelle sugli affari e colla metà del prodotto della tassa militare.

L ’on. ministro annuncia ancora alcuni disegni di legge intesi a modificare l’ imposta di ricchezza mobile per introdurvi disposizioni favorevoli all’ agricoltura e all’ industria, e altri relativi alla revisione generale dell’ imposta sui fabbricati e alle restituzioni ed alie­ nazioni di immobili devoluti al Demanio per debiti d’ imposta.

Confida l’on. ministro che tali proposte non avranno per conseguenza di diminuire il gettito complessivo delle imposte a favore dello Stato. In caso contrario il ministro presenterà i provvedimenti opportuni per risarcirne il bilancio. Ha già in corso studi per l’ap­ plicazione della imposta sull’ entrata, intesa come im ­ posta complementare per far maggiormente contri­ buire le classi più agiate, con equa e moderata pro­ gressione, alle spese dello Stato.

II ministro intenderebbe contrapporre questa im ­ posta ad altre trasformazioni dei tributi più gravosi sui consumi popolari, ma occorrendo si potrà rico r­ rervi anche per assicurare la solidità del bilancio, H che deve rimanere assolutamente illesa.

Annuncia infine la presentazione del disegno di legge sui Monti frumentari e sulle casse agrarie e di quello per la colonizzazione delle terre incolte.

Riassumendo, l’ on. ministro osserva che le conclu­ sioni a cui è venuto potranno sembrare alquanto r i ­ gide, ma nel periodo che si attraversa egli pensa sia necessario di guardare in special modo alla vera es- [ senza delle cose. Il bilancio non può colle entrate effetóve fare fronte a tette le spese per costruzioni ferroviarie, nè all’ammcrtamento dei debiti redim i­ b ili. La chiara nozione di questo stato di cose sarà quindi di guida nella cura di ogni economia che possa effettuarsi senza danno dei pubblici servizi.

L ’ onorevole ministro così conclude :

Non possiamo darci la compiacenza di delinearvi un grande piano delie riform e desiderate, ma prò« cedendo cauti non faremo falsa via, non vi faremo perdere un tempo prezioso, e con passo misurato, ma fermo e sicuro, confidiamo di riuscire, ancora più con fatti che non con parole, a riordinare la fi­ nanza dello Stato in modo che, mentre raffermi la solidità del bilancio, aiuti ed assicuri lo svolgimento di tutte le forze economiche della nazione.

R iv is ta Econom ica

Le costruzioni navali nel 1897.Le elezioni pel

Reichstag tedesco.Il nuovo dazio francese sui

vini.

Le costruzioni navali nel 1897. — Intendiamo parlare delle costruzioni della marina mercantile, delle quali ci dà conto la relazione ufficiale del M i­ nistero.

I bastimenti costruiti nei cantieri dello Stato du­ rante l’ anno scorso furono 161, aventi complessi­ vamente una stazza lorda di 17,430 tonn. e netta di 11,458, e del valore approssimativo, comprese macchine e attrezzi, di L. 10,984,847.

Nel 1896 i bastimenti costruiti furono 183 di tonn. 10,530 lorde e 6606 nette, per un valore di L . 3,669,477.

L ’ aumento nel 1897 è dovuto alla costruzione di piroscafi e relative macchine, che va ognora cre­ scendo per effetto della legge del 1896 a favore della marina mercantile.

Fra le navi varate nel 1897 sono da notarsi gli incrociatori B ascir e Adamastor, costruiti dai fra­ telli Orlando di Livorno, il primo pel Sultano del Marocco ed il secondo pel Governo portoghese, ed i piroscafi Centro America, Città di Milano e Sa­ voia, costruiti dalla ditta Odoro di Sestri Ponente, per conto della Società di navigazione « La V e­ loce. »

II seguente specchietto compendia le costruzioni navali eseguite in Italia dal 1887 al 1 8 9 7 :

Anno

Numero dei cantieri

Navi costruite

num. tonn. valore lire

1887.. . . . 3 8 167 5,191 1,831,045 1 8 8 8 ... . . 37 277 5, 960 2,867,680 1 8 8 9 ... . . 39 354 11,615 4,038,342 1 8 9 0 .. . . . 51 357 26, 774 8,296,265 1 8 9 1 .., . . . 47 353 29,784 10,569,582 1 8 9 2 ... . . . 42 278 17,599 5,494,602 1 8 9 3 ... . . . 39 286 15,501 4,473,590 1 8 9 4 .., . . . 34 219 7,935 2,845, 920 1 8 9 5 ... . . . 39 249 6,750 5,545,800 1 8 9 6 .. 183 6,606 7,315,370 1 8 9 7 .. . . . 27 161 11,458 10,984,847 Come si vede nel passato anno si è ripreso al­ quanto, e più che pel numero le costruzioni hanno importanza per la qualità, dacché i piroscafi in ferro e acciaio oramai occupano quasi esclusivamente i nostri cantieri maggiori, dove le costruzioni in legno vanno scomparendo quasi del tutto.

Infatti sopra 161 costruzioni eseguite nel 1897 i piroscafi furono soltanto 9, ma sopra 17,438 tonn. lorde complessive, essi ne stazzano 14,249.

Non già a titolo di confronto, che sarebbe dav­ vero ridicolo, ma per semplice notizia statistica, facciamo seguire i dati che si riferiscono alle co­ struzioni navali in a ltri dei principali paesi ma­ rittim i.

Ecco il tonnellaggio delle costruzioni mercantili inglesi dal 1890 al 1897:

Velieri Piroscafi Totale

1890. 1 8 9 1 . 1 8 9 2 . 1 8 9 3 . 1 8 9 4 . 1895. 1896. 1 8 9 7 . tonn. 148,692 » 229,610 » 287,072 » 123,874 » 99,628 » 64,717 » 73,291 650,509 809,201 579,883 809,493 514,476 801,548 460,800 584,674 569,864 669,492 582,917 647,634 663, 523 736,814 » 595,895

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762 L ’ E C O N O M I S T A 27 novembre 1898

Anni Navi costruite in Francia Navi comprate all’estero Navi vendute a stranieri

1885. . . . 15,930 9,681 20,852 1886. . . . 27,075 14,392 17,276 1887. . . . 15,247 14,822 14, 390 1888. . . . 31,936 26, 828 25, 403 1889. . . . 32,502 24,676 18,828 1890. . . . 24,018 50,516 12,459 1891. . . . 28,465 31, 694 10,339 1 8 9 2 ... . . 18,604 14,384 12,311 1 8 9 3 . . .. 21,795 17,617 3,045 1 8 9 4 ... . . 18,240 26, 865 8,086 1 8 9 5 ... . . 22,945 28,415 8, 336

Finalmente eeco il tonnellaggio delle navi co­ struite negli Stati Uniti in ciascuno degli anni dal 1889 a 1896:

Navi vendute Anni Totale costruzioni all’ estero

« Il n. 171 del quadro A annesso alla legge del- l’ i l gennaio 1892 è modificato come segue:

Tariffa generale Tariffa minima

di 12 g ra d i e meno N; 171 — Vini pro­ v e n ie n ti esclusiva­ mente dal­ la fermen- t a zio n e delle uve fresche. 25 fr. per ettolitro di liquido. 12 fr. per ettoli- litro di liquido. di 12 e più g rad i Eguale dazio pei

12 primi gradi, au­ mentato per ciascun grado e frazione di grado in su (a ) di una tassa di dogana eguale all’ ammon­ tare della tassa di consumo sull’alcool.

Eguale dazio pei 12 primi gradi, au­ mentato per ciascun grado o frazione di grado in su (a) di una tassa di dogana eguale all’ ammon­ tare della tassa di consumo sull’alcool. 1 8 8 9 .. . 1 8 9 0 .. . 1 8 9 1 .. . 1 8 9 2 .. . 1 8 9 3 .. . 1 8 9 4 .. . 1 8 9 5 .. . 1 8 8 6 .. . tonn. 231,134 9,871 » 294,123 13,322 » 369, 302 9,410 » 199, 693 15,329 » 211,639 131,195 15,375 » 20, 578 » 111,602 13, 994 » 227,097 21,797 « Decreta :

« A rt. 1. — I dazi portati dal progetto di legge surriferito saranno applicati, a titolo provvisorio, a partire dal 22 novembre 1898, dopo la pubblica­ zione e la affissione nelle condizioni richieste dallo art. 1 della legge 13 dicembre 1897 ».

Notiamo che la diminuzione verificatasi nei can­ tieri inglesi nel 1897 dipende dallo sciopero degli operai meccanici per il quale le ditte costruttrici di macchine furono impossibilitate a fornire il mac­ chinario richiesto, talché molti costruttori preferi­ rono di lasciare le navi nello scalo anziché vararle senza le motrici a posto.

l e elezioni pel Reiclistag tedesco. — L ’ufficio imperiale di statistica a Berlino ha pubblicato le cifre ufficiali dei voti dati ai candidati dei vari partiti nelle elezioni generali del 16 giugno scorso, per la rinnovazione del Reichstag.

Di 11,441,094 votarono 7,732,695; 54,021 voti non furono validi.

Ecco le cifre dei voti dati ai singoli partiti : Conservatori tedeschi . . . 859,222

» l i b e r i ... 343,642 Nazionali liberali... 971,302 Associazione progressista... 195,682 Partito progr. del popolo... 558,314 Partito democratico tedesco... 108,528 Centro... 1,455,139 P o la c c h i... 244,128 S o c i a l i s t i . ... 2,107,076 Antisemisti (partito della riforma socia­

listi c r i s t i a n i ) ... 284,250 Lega a g r a r i a ... 110,389 » > bavarese... 140,304 Altri p a r t i t i ... 268,234 In d eterm in a ti... 92,637 D is p e r s i... 13,846 Il nuovo dazio francese sui v in i. — Ecco il testo del decreto presidenziale, in data 21 novembre, per le modificazioni introdotte nel regime doganale dei vini in Francia, già andato in vigore trattandosi di un catenaccio :

« Il presidente della Repubblica francese, visto il progetto di legge presentato oggi dal Governo alla Camera dei deputati, contenente la disposizione se­ guente:

L ’ ASSE M B LE A G E N ER ALE D ELLA M E D IT E R R A N E A

Venerdì coll’intervento di 81 azionisti rappresentanti 14,417 azioni, ebbe luogo a Palazzo Litta a Milano l’annua assemblea generale della Socieià per le Strade Ferrate del Mediterraneo, sotto la presidenza del se­ natore Sanseverino Vimercati.

La lettura della Relazione del Consiglio d’Ammi- nistrazione, fatta dal segretario Peregalli, e di quella dei Sindaci, fatta dal coram. Silvestri occuparono buona parte della seduta.

La r e l a z io n e

La relazione esordisce accennando al perdurare delle difficoltà della gestione per il fatto che il Go­ verno non ha provveduto peranco a ll' assetto delle Casse aumenti patrimoniali.

Il Governo ha risposto con un’ adesione di mas­ sima alle proposte della Società, ma s’ anche la con­ fermasse nel dettaglio non provvederebbe che stret­ tamente ai bisogni sino a giugno 1899. Ma, e poi? Se si vuol che la Rete soddisfi alle legittime esi­ genze' del traffico, occorre che la « Cassa aumenti patrimoniali » sia posta in grado di funzionare re ­ golarmente con provvedimenti a più larga base, e il Governo ha dato in proposito buone promesse.

C’ è poi la questione della deficiente dotazione del materiale rotabile. Si era detto l’ anno scorso al Go­ verno: occorre acquistare 20 locomotive, 60 baga­ gliai, 40 carrozze, 1000 carri.

A stento si potè provvedere al noleggio di 600 carri, non tu tti di tipo adatto. Adesso si e in via di provvedere definitivamente 1000 carri, ma non si ar

a) Per i vini del titolo di 12 a 15 gradi, ciascun decimo di grado paga una tassa di dogana eguale al decimo della tassa di consumo suWalcool.

(11)

27 novembre 1898 V E C O N O M I S T A 763

riverà ad assecondare le giuste domande del com­ mercio se di fronte agli aumenti del traffico si prov- vederà sistematicamente tardi e limitatamente.

La Relazione lamenta pure il ritardo dell’ assetto degli Istituti di Previdenza, ed annunzia che i Co­ mitati della Cassa Pensione e Soccorso e il Consi­ glio d’ Amminislrazione approvarono di già le modi­ ficazioni da portarsi agli statuti di quelle, perchè rispondano alle esigenze della nuova legge di assi­ curazione per gli infortuni sul lavoro.

Prima di chiudere la parte generale, la Relazione accenna al disastro del tunnel dei Giovi — che dice caso disgraziato, risultato di circostanze im previdibili e fatali.

In quanto all’ Esercizio si ebbe un prodotto lordo maggiore per L. 3,174,500.

Segnarono aumento di 2 milioni e mezzo il traf­ fico della P-_V. di 800 mila lire quello dei viag­ giatori, di 136 mila quello della P. Y . accelerata, di 47 mila quello dei bagagli e cani, di 17 mila i prodotti fuori traffico, restando in diminuzione, ma per sole 75 mila lire il traffico alla grande velocità.

Il prodotto del treno-chilometro discese in un anno di 5 centesimi, cioè a L. 4.33.

Le spese diminuirono di ' 652,000 lire, e le reti esercite per esclusivo conto della Società diedero un utile netto di L. 123,000.

La relazione dopo avere accennato ai provvedi­ menti attuati o da attuarsi in vantaggio del traffico e che sono già tutti noti, e dopo aver parlato delle principali cause sostenute dalla Società, riassume il bilancio nelle seguenti cifre:In troitiL . 93,220,162.92. Spese L. 93,736,059.30. Si avrebbe perciò un pas­ sivo di esercizio di L. 516,000.

Ma la liquidazione generale dell’ esercizio vien fatta mettendo all’ attivo fra gli altri proventi sociali lire 7,820,000 corrispettivo governativo per I’ uso del materiale rotabile e d’esercizio, lire 2,688,400.68 per quota a carico del conto costruzioni per il ser­ vizio del capitale azioni emesse per i bisogni delle costruzioni, e L. 1,127,596.96 di proventi diversi dell’esercizio, per cui il residuo u tili, detratta la ric ­ chezza mobile, è di L. 9,696,826.93.

D i tale somma si propone il seguente riparto: Ai fondi di riserva ordinaria e straor­

dinaria che per tal modo ammonterà

a 12,395,498.49 ... L . 480,093.20 Al Consiglio d’amministrazione . » 3,779.09 Agli Azionisti in ragione di L. 25 su

ciasc.delle 360,000 azioni da L.500 » 9,000,000.00 Dal nuovo esercizio 1898-99 . . » 212,054.64

L ’a p p r o v a z io n e

Apertasi la di scussione nessuno domanda la pa­ rola : il solo consigliere Zini espresse parole di elogio al Consiglio e alla Direzione per i migliori risultati quest’anno ottenuti.

Cosicché la relazione del Consiglio e quella dei siudaci, che si approva, vennero senz’altro votate.

Le n u o v e e l e z i o n i

Si procedette in seguito all’ elezione dei membri del Consiglio scadenti e a quella dei siedaci, ma fu anche questa una formalità senza contrasto, giacché furono rieletti gli uscenti.

Alle 16 la seduta e la votazione erano ultimate.

Il commercio estero della Francia

La Camera di Commercio italiana di Parigi ha pubblicato un’accurata analisi intorno ai risultati del commercio della Francia coll’ estero e colle proprie colonie nel 1897, dalla quale riassumiamo quei dati che più direttamente interessano l’ Italia.

Tenendo conto del solo commercio speciale, tro­ viamo che esso tra importazioni ed esportazioni riu ­ nite si riassume pel 1897 in L. 7,554 milioni, cifra che confrontata con quella dei due u ltim i periodi quinquennali, risulta superiore in cinque anni ed inferiore negli altri quattro, e però il 1897 è in perdita di 356 milioni in confronto alla media quin­ quennale 1888-1892 ed è in guadagno di 381 m i­ lioni sulla stessa media 1893-97.

Ecco come queste medie si deducono tanto alla importazione quanto all’ esportazione.

I m p o r t a z i o n i (milioni di lire) 1° quinquennio 2o quinquennio 1888... 4,107 1 8 9 3 .... 3, 854 1889... 4,317 1 8 9 4 .... 3,850 1890... 4,437 3 8 9 5 .... 3, 720 1 8 9 1 ... 4,768 1 8 9 6 .... 3,799 1 8 9 2 ... 4,188 1 8 9 7 .... 3,956 Totale 21,817 Totale 19,179 dedia quinq. 4, 363 Media quinq. 3,836

E s p o r t a z i o n i (milioni di lire) 1888.. . . 3.247 1893... . 3, 236 1 8 8 9 ... . 3,704 1 8 9 4 .... 3,078 1890... . 3,753 1 8 9 5 .... 5, 374 1 8 9 1 ... . 3,570 1 8 9 6 .... 3,401 1892... . 3,461 1 8 9 7 .... 3, 598 Totale 17,735 Totale 16,687

Media quinq. 3,547 Media quinq 3,337 Dalle cifre esposte si rileva che 1 import superò l’ esportazione di L. 358 milioni nel 1897, ci­ fra che fatta eccezione pel 1895, è inferiore a tutti gli altri anni.

Il commercio generale della Francia durante il 1897 si è effettuato, nel suo complesso, in milioni di lire 6968 per via di mare, di cui la bandiera francese trasportò per fr. 3256 milioni, compresi 832 milioni per la navigazione colle colonie, possessi fran­ cesi e grande pesca : e la bandiera estera trasportò per L. 3712 milioni. I trasporti per via di terra rappresentano il valore di 2,973 milioni di merci.

1 principali paesi coi quali la Francia ha avuto i più importanti scambi nel 1897 sono i seguenti:

import.

(milioni di lire)

esport. import. esport.

Inghiltera.. 486 1152 Italia... . . 132 151 Belgio...208 513 Svizzera.. . . 79 190 G erm ania.. 309 380 R ussia.. . . . .236 26 Stati Uniti 433 342 Argentina ..2 1 1 51 Algeria .. 238 216 Tu rchia... ..1 0 7 95 Spagna . . . 247 99 China. . . . . 5 Quanto alla natura dei prodotti scambiati si hanno le seguenti risultanze :O

Importazione Esportazione (milioni)

Prodotti alimentari . . . . 1029 721 Materie necessarie all’industria 2319 914 Oggetti fa b b rica ti... 608 1933

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