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E se volessi diventare una Guardia Ecologica Volontaria (GEV)?

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Academic year: 2022

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E se volessi diventare una Guardia Ecologica Volontaria (GEV)?

Una ne penso e cento ne faccio, o meglio, ne farei. Come si suol dire: “impara l’arte e mettila da parte.” Mi spiego…

Qualche settimana fa ho partecipato ad una camminata organizzata dal Comitato per il Parco Regionale Brughiera che, citando le loro parole, tutela e sensibilizza i cittadini e i comuni ad un maggiore impegno nella salvaguardia del patrimonio storico e naturalistico del territorio. Una vasta superficie ricca di boschi, prati, incolti, aree coltivate, zone umide, laghi e stagni che si estende tra la provincia di Monza e Brianza e Como.

Il suo nome ha origine da “brughiera”, una formazione vegetazionale un tempo ampiamente diffusa. Un territorio ricco di sentieri percorribili in tutte le stagioni a piedi, in bicicletta e a cavallo. Un polmone verde e un ecosistema della Brianza la cui superficie raggiunge i 2700 ettari. Un terreno denominato “ferett” per il colore rossastro-rugginoso che, nonostante i tentativi, non ha favorito l’agricoltura. Durante la mia passeggiata ho conosciuto Renato, un giovane amante dell’ambiente e della natura che ha deciso di mettere a frutto la sua passione diventando una Guardia Ecologica Volontaria.

Ebbene, ma come si diventa GEV: Guardia Ecologica Volontaria? Quale l’utilità, la responsabilità e i doveri? L’ho chiesto a Luca Frezzini, Presidente del Consorzio Parco Brughiera.

Buongiorno Cinzia. Le Guardie ecologiche volontarie, come

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istituto, nascono per iniziativa della Regione Lombardia che nel 1980 con legge regionale istituisce il servizio di vigilanza ecologica volontaria; la Guardia ecologica si assume l’impegno a collaborare in modo continuativo e r e g o l a m e n t a t o c o n g l i E n t i Organizzatori (parchi, comunità montane, provincie, ecc.) integrando l’attività volontaristica con quella della pubblica amministrazione;

n e l l ’ a m b i t o d e l l o r o s e r v i z i o s v o l g o n o f u n z i o n e d i p u b b l i c o ufficiale e hanno funzioni educative e sanzionatorie; con l’istituzione di tale servizio si intende promuovere

la partecipazione dei cittadini alla difesa del patrimonio naturale e paesistico, al fine di favorire la formazione di una coscienza civica di rispetto e di interesse per la natura e il territorio, per la loro tutela e per una razionale gestione delle risorse ambientali.

Per diventare GEV occorre frequentare, presso gli Enti Organizzatori, un corso di formazione della durata minima di 50 ore; alla fine del corso occorre superare un esame teorico-pratico presso la Regione Lombardia; deve essere altresì conseguita nomina a guardia giurata particolare presso la competente prefettura. Al termine di questo iter, si riceve formale incarico dall’Ente presso cui si presta servizio nel quale vengono indicati i territori di competenza e le norme di competenza; la GEV deve prestare servizio per almeno 14 ore mensili e ha diritto al solo rimborso delle spese vive sostenute e documentate.

Le norme di competenza che possono essere attribuite alle GEV risultano di seguito indicate:

Legge reg. 86/1983 in materia di aree protette.

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Legge reg. 10/2008 in materia di fauna minore e flora protette.

Legge reg. 2/1989 in materia di minerali da collezione.

Legge reg. 31/2008 in materia di funghi e foreste.

Legge reg. 5/2004 in materia di apicoltura.

Legge reg. 26/2003 in materia di scarichi delle acque reflue e reti fognarie.

RD 523/1904 sul demanio idrico.

D.Lgs. 152/2006 sulle materie ambientali.

L’attività venatoria solo s eespressamente concordata con le provincie competenti.

T u t t i i r e g o l a m e n t i s p e c i f i c i d e g l i e n t i organizzatori.

Le GEV sono riconoscibili per la divisa stabilita dalla Regione Lombardia da un distintivo e da un tesserino di riconoscimento.

www.parcobrughiera.it – www.comitatoparcobrughiera.it

I Mirtilli, piccoli frutti con grandi proprietà benefiche

Agricoltura sociale

I mirtilli, quei piccoli frutti che tutti conosciamo e che spesso troviamo nei boschi. Forse è per questo che da sempre mi attirano e che mi hanno portato a visitare la società agricola Unicorno, che da qualche anno li coltiva.

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H o c o n o s c i u t o A z z u r r a , l a t i t o l a r e , d u r a n t e u n a manifestazione in cui presentava il suo succo concentrato, o meglio, il suo nettare di mirtilli composto da ben 75 % di questi piccoli frutti di prima scelta non trattati. Nascono sulla collina di Villa Sommi Picenardi, una dimora storica nel cuore della Brianza, immersa in uno dei cento parchi più belli d’Italia.

Come sempre, presi i giusti contatti, mi sono accordata per una visita che mi ha permesso con la giusta tranquillità e con i miei tempi, di vedere le piante e di conoscere meglio il loro luogo d’origine. A guidarmi Azzurra Livraghi Sommi Picenardi, l’ideatrice di questo progetto che, dopo essersi occupata di un allevamento di cavalli, è diventata un’imprenditrice agricola.

Il suo desiderio di far nascere dalla collina, un tempo dedicata alla viticoltura, una coltivazione diversa, ma che soprattutto la vincolasse solo per un periodo dell’anno, l’ha portata a scegliere questo tipo di produzione, sia pur limitata ma di qualità: poco meno di 3.000 bottiglie di Nettare della Vita da 250 grammi.

Per la lavorazione e il confezionamento della frutta si è poi affidata alla Cooperativa Oasi Onlus di Guanzate, un esempio di Agricoltura Sociale per dare opportunità lavorative a persone svantaggiate, con particolare attenzione alle persone disabili. Citando le loro parole – ogni uomo può portare molti frutti – semplicemente operando nell’ambito agricolo ed ambientale.

I mirtilli sono piccoli frutti, ma con grandi proprietà benefiche per la nostra salute.

Contengono sali minerali e una discreta quantità di vitamina A e C.

Hanno proprietà antibatteriche naturali.

Favoriscono la salute degli occhi.

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Rallentano l’invecchiamento cellulare.

Rafforzano i vasi sanguigni, quindi sono consigliati nei disturbi circolatori e in caso di fragilità capillare.

Sono antiossidanti.

Unicorno Società Agricola Semplice Azzurra Livraghi Sommi Picenardi azzurra@unicorno.biz Via Sommi Picenardi, 8 Olgiate Molgora (LC)

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Verbena odorosa, da annusare, ma anche da bere.

Per chi ama i liquori alle erbe.

Conoscete la Verbena Odorosa? Mi sto riferendo ad una pianta chiamata anche Erba Luigia, Erba Limonaria o Erba Cedrina, dalle foglie profumate e dalle tante virtù terapeutiche.

Il suo olio essenziale, infatti, è utile per i disturbi di origine nervosa e per tutti quei malesseri legati alla stanchezza psicofisica. Ottimi motivi per tenerla a portata di mano in giardino o sul balcone.

Se poi come me, amate i liquori alle erbe, potrete utilizzare le sue foglie per preparare facilmente un piacevole elisir profumato dal color verde brillante.

– Far macerare in mezzo litro di alcool etilico a 95° una manciata di foglie.

– Lasciare riposare il composto al fresco e al buio per 15 giorni.

– Agitare la soluzione più volte al giorno per far si che le foglie siano sempre immerse nell’alcool.

– Una volta passato il tempo, filtrare e aggiungere uno sciroppo dolce che preparerete facendo bollire mezzo litro d’acqua con 300 grammi di zucchero.

– Lasciare nuovamente riposare il composto al fresco per un

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mese, e, una volta pronto, servire ben freddo.

Mi saprete dire…

Un’alba di fine estate alla Riserva San Massimo

Reportage fotografico di un’alba vissuta alla Riserva San Massimo – Gropello Cairoli (PV)

Il 30 Giugno 2014, dopo aver pubblicato un’intervista a Dino Massignani, Direttore dell’Azienda Agricola Faunistica Riserva San Massimo a Gropello Cairoli (PV), mi sono recata li di persona per conoscere questa realtà. Durante la mia visita ho molto apprezzato l’attenzione nelle pratiche agricole per il rispetto e la conservazione del biosistema esistente. La sua preservazione è fondamentale per l’ambiente, per l’agricoltura

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e per la nostra salute.

E’ questo il motivo che mi ha spinto, a distanza di un anno, a riviverla nuovamente, questa volta però a modo mio: all’alba e da sola, anche se in realtà da sola non lo ero affatto. Per godermi nella pienezza tutti i suoni della Riserva, sono stata spesso costretta a fermarmi, perché lo stesso rumori dei miei passi alterava la loro percezione integra.

Se avrete occasione di visitarla, potrete vedere molte zone d’acqua, habitat essenziali per la sopravvivenza di numerose forme di vita. Ambienti naturali

importanti non solo per organismi acquatici e piante, ma anche come aree d i s o s t a p e r f a r t r a s c o r r e r e l a stagione invernale in luoghi con un clima mite a molti uccelli migratori (svernamento). Nella Riserva ci sono v a r i e s p e c i e a n i m a l i . M i p i a c e osservarli, ma liberi, nella loro naturalezza…

Per non disturbarli con la mia presenza, sono salita su una vedetta ben nascosta tra gli alberi. Sono stata li a lungo, ma nulla… Una volta scesa, dopo qualche passo, d’incanto mi sono trovata a poca distanza da un giovane daino. Siamo rimasti così, per quasi un minuto, fissandoci, immobili, con emozioni diverse, ma pur sempre emozioni. Sono felice di aver fatto il mio piccolo Safari nella Riserva, da sola, senza rumori, solo con il cuore che batteva forte…

Riserva San Massimo

La Riserva San Massimo è situata nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Una vasta superfice boschiva naturale tra fauna, rogge, paludi, campi agricoli e risaie. Una Riserva di protezione speciale per la salvaguardia di diverse specie animali e vegetali, protette dall’Unione Mondiale per la

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Conservazione della Natura delle specie minacciate.

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Azienda Agricola San Massimo

Loc. San Massimo – Gropello Cairoli (PV)

Zingiber hot pepper, un drink piccante per l’estate, ma… a base di zenzero!

Zingiber officinale, in italiano zenzero, una pianta con

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rizomi (modificazione del fusto), dalle molte virtù curative e dalle proprietà energizzanti.

E’ un utile ingrediente per la preparazione di piacevoli bevande dissetanti da bere in ogni stagione.

Ma non solo, grattugiato o aggiunto a pezzetti nei piatti, da un tocco esotico e particolarmente saporito a molte preparazioni.

Lo zenzero

E’ una pianta che cresce nelle zone equatoriali.

Ha foglie lunghe e fiori gialli-arancione.

Non produce frutta.

Il maggior produttore è l’India.

E’ utilizzato per la produzione della birra.

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E’ un antiossidante.

E’ efficace per attenuare la nausea.

Ha proprietà antinfiammatorie che attenuano i disturbi gastrici.

Detto questo, ora mi preparo il mio Zingiber hot pepper drink energizzante con l’aggiunta di peperoncino, un tocco in più per un’estate veramente piccante!

Fate bollire per cinque minuti qualche pezzetto di zenzero tritato in mezzo litro d’acqua con l’aggiunta di peperoncino fresco.

Aggiungete poi, a fuoco spento, del succo di limone.

Una volta raffreddato servite il vostro drink, una bevanda analcolica naturale e dissetante, dai profumi delicati e dalle proprietà antiossidanti.

Concludo con un piccolo approfondimento sul ‘Binge drinking’.

Binge drinking, tradotto in italiano significa ‘abbuffata alcolica’, o meglio, mischiare bevande alcoliche fino a stordirsi. Le conseguenze sono ben note: oltre alle classiche alterazioni comportamentali, sono alti i rischi per il cuore e per i possibili, e ahimè frequenti, incidenti stradali.

Siamo in estate, è tempo di leggerezza e di vacanze. Scrivendo di questo soft drink analcolico ho voluto fare una piccola provocazione per ribadire, per l’ennesima volta, di fare attenzione. Uso e non abuso, piacere ma senza eccesso. Il rischio è troppo alto: la vita. La frase: “tanto a me non succede…” non è poi così scontata.

Buona estate!

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Vademecum estivo per il benessere delle gambe

Raramente mi fermo… viaggio, visito, cerco, insomma passo da lunghe passeggiate in comode scarpe da walking, a tacchi vertiginosi che mi slanciano dandomi un tocco di femminilità in più. Le nostre gambe ci sostengono, ma soprattutto nella stagione estiva, a causa del caldo e della poca attenzione al loro benessere, si gonfiano, costringendoci a rivedere alcuni nostri comportamenti che non favoriscono la loro salute.

Oggi tocca a me, si, perché forse qualche sforzo in più l’ho fatto, al punto da dover rallentare i miei ritmi e rivedere alcune mie abitudini. E’ per questo motivo che condividerò con voi i buoni consigli che mi ha suggerito la Dott.ssa Federica Flenda, medico chirurgo Specialista

in Chirurgia Vascolare e Angiologia.

Che cosa possiamo fare durante la stagione calda per il benessere delle nostre gambe?

Cinzia, innanzitutto non solo è consigliabile ma è necessaria una visita angiologica, perché si sottintende una patologia

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venosa. Al di fuori di questo si possono seguire alcuni piccoli accorgimenti. L’edema (gonfiore) degli arti inferiori è uno dei vari sintomi dell’ insufficienza venosa e del linfedema, entrambe con andamento cronico. Inoltre è una manifestazione di altre patologie sistemiche (trombosi venosa profonda e superficiale, cardiopatia, insufficienza renale…).

Da che cosa è causato il gonfiore ai piedi e alle gambe che si verifica soprattutto in estate?

Il gonfiore alle estremità (piedi e gambe), è dovuto al fatto che l’asfalto caldo surriscalda la pianta del piede in cui è situato un agglomerato di vene che formano la cosiddetta pompa venosa, o secondo cuore del nostro corpo. Quando camminiamo la pressione del piede spreme queste vene dando una spinta al sangue verso l’alto. Più fa caldo e più le vene si dilatano, con conseguente alterazione della permeabilità della parete venosa e del ristagno di liquidi al di fuori dei vasi.

Parliamo di alimentazione…

Il controllo dell’alimentazione durante l’estate è fondamentale. Bisognerebbe preferire frutta (specialmente frutta rossa, ricca di flavonoidi, sostanze che fortificano le pareti dei vasi, e vitamina C, potente antiossidante) e verdura. Diminuire il consumo dei carboidrati (che richiamano acqua nei tessuti), poca carne e tanto pesce. Attenzione al peso, il sovrappeso non aiuta, più chili si portano appresso maggiore sarà il gonfiore alle gambe.

Sono donna di tacchi alti o di scarpe basse, in entrambi i casi, poco amici delle gambe…

In effetti d’estate si usano moltissimo sandali e ballerine piattissime. Purtroppo questo tipo di calzature, così come i tacchi maggiori di 5 cm, favoriscono l’insorgenza dell’edema:

non permettono infatti alla sopracitata pompa venosa di agire correttamente nella sua totalità. Durante il giorno è consigliabile una calzatura con tacco 3-4 cm per l’orario

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lavorativo (8-10 ore), la sera si può usare un tacco 12, tenendo presente però che quando si scenderà dai trampoli le caviglie saranno gonfiette….

A proposito di gambe e abbronzatura…

E’ meglio evitare di prendere il sole nelle ore più calde, d a l l e 1 3 . 0 0 a l l e 1 7 . 0 0 : m a g g i o r c a l o r e , m a g g i o r vasodilatazione, maggior edema di gamba. In spiaggia mai coprire le gambe con asciugamano, pareo o altro. Questo aumenterebbe il calore agli arti. Il sole si può prendere con moderazione, alternando il sole ad un po’ d’ombra e utilizzando un solare con SPF 50 +

Per alleviare il fastidio dovuto al gonfiore è utile l’uso del ghiaccio?

Mettere il ghiaccio sopra o sotto il piede non serve a nulla. Non stiamo trattando un gonfiore post- traumatico localizzato ma un disturbo diffuso: il ghiaccio dapprima vasocostringe, poi, terminata l’applicazione, subentra una vasodilatazione importante che peggiorerebbe il gonfiore da stasi. Utili, invece, sono le docciature fredde: sedute sul bordo della vasca o in piedi nella doccia, partendo dal piede fino al ginocchio per circa 3-5 minuti.

Attività sportiva, indispensabile per la mente e per il fisico. Qual è la più indicata?

L’esercizio fisico non deve mancare mai, il nuoto sarebbe l’attività sportiva migliore, perché le gambe lavorano in scarico, altrimenti una camminata a passo svelto per un’ora al giorno senza fermarsi a guardare le vetrine è un ottimo esercizio con grandi benefici. La corsa, salti, step,

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peggiorano la situazione. In palestra, ma questo vale in ogni stagione, evitare sauna, bagno turco, idromassaggi troppo caldi perché costituiscono una fonte di calore localizzato, amplificando il problema. Un bagno con un chilo di sale grosso in acqua tiepida, per 20-30 minuti, alleggerisce il gonfiore.

Attenzione però che un bagno in acqua troppo calda, per così tanto tempo, potrebbe abbassare la pressione.

Siamo in estate, è tempo di vacanze. Il consiglio è di camminare in acqua di mare: sgonfia le gambe. Il sale del mare, per una legge fisica, richiama acqua dai tessuti.

L’acqua passa da una soluzione meno concentrata ad una più concentrata, dal corpo nel mare…

Dr.ssa Federica Flenda federicaflenda@gmail.com

Parliamo di oli di semi? Si, ma di vinaccioli.

Per la serie ‘Vivere Naturalmente’ olio di vinaccioli e chiodi di garofano per difendersi dalle zanzare.

Recentemente ho incominciato ad utilizzare l’olio di semi di vinaccioli, lo conoscete? E’ un olio che si ottiene dai semi presenti negli acini d’uva. Devo confessare che la prima cosa che mi ha incuriosito verso la sua conoscenza è stata proprio q u e s t a : l a s u a o r i g i n e . L ’ u v a è u n f r u t t o c h e a m o particolarmente, perché evoca in me ricordi ed atmosfere singolari. Comunque sia, a parte questo lato romantico, è un olio dai molti effetti benefici, che si può utilizzare sia per condire a crudo che per cucinare. E non è tutto, sappiate che

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per le sue proprietà viene usato ampiamente anche in cosmesi.

Contiene naturalmente acidi grassi polinsaturi del tipo Omega-6 che abbassano il livello del colesterolo LDL

(colesterolo cattivo).

È ricco di polifenoli che, grazie agli effetti antiossidanti, apportano benefici sul sistema cardiovascolare.

L’uso costante sulla cute ne preserva l’elasticità rallentando la formazione delle rughe.

Grazie ai polifenoli, e alle conseguenti proprietà antiossidanti, rallenta l’invecchiamento della pelle.

In caso di macchie scure cutanee il suo uso continuativo ha un effetto schiarente.

Ottimi motivi per utilizzarlo, senza però nulla togliere al buon olio extra vergine di oliva, prodotto insostituibile e irrinunciabile.

Tornando all’olio di vinaccioli, volete sapere dove l’ho trovato? In farmacia, si, proprio così, in uno scaffale dedicato ai prodotti biologici. Mi è piaciuta molto questa

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scelta, che in molti stanno già seguendo. Il costo? Ho acquistato una bottiglia da 500 ml a euro 5,50. Più che ragionevole visti i molti benefici che ne possiamo ricavare.

Ma non è tutto, ho utilizzato quest’olio unito a dei chiodi di garofano fatti macerare in alcol etilico alimentare, per una pozione antizanzare. Niente stregonerie, ma solo una semplice ricetta naturale conosciuta già da molti. Tra l’altro Fausto Delegà, amico e ‘api-cultore’, usa l’olio di chiodi di garofano su mani e vestiario per proteggersi dalle api che, come dice lui, sono si amiche e sempre docili, ma a volte un po’ nervose e aggressive. Non amando questo profumo si allontanano subito. Ecco come si prepara.

Olio di vinaccioli e chiodi di garofano

Fate macerare 60 grammi di chiodi di garofano in mezzo litro di alcol etilico alimentare per quattro giorni agitando di tanto in tanto.

Passato il tempo, unite alla soluzione filtrata un bicchiere di olio. Io ho usato quello di vinaccioli, ma è possibile usarne anche un’altra tipologia.

Mescolate bene e spalmatene qualche goccia nei punti più esposti.

Provare per credere, o meglio, per non essere punti!

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Xylella Fastidiosa, una questione poco chiara.

Xylella Fastidiosa, un germe patogeno di cui si è incominciato a parlare durante un incontro formativo sulle malattie delle piante, svoltosi nel 2010 presso l’Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM) di Valenzano, in provincia di Bari. Fu in quell’occasione che venne portato fisicamente un campione, nonostante nessun caso fosse stato segnalato sul nostro territorio. Va precisato che l’Istituto in questione, in base alla legge 13 luglio 1965 n. 932, gode eccezionalmente dell’immunità, per cui l’autorità giudiziaria italiana non può effettuare alcuna perquisizione in caso di avvio indagini che lo interessano.

Resta il fatto che, come ben sappiamo, a distanza di qualche anno si è diffuso questo batterio. Coincidenze? La procura di Lecce, da oltre un anno, ha aperto un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Elsa Valeria Mignone, esperta di reati ambientali. Nel frattempo che le indagini facciano chiarezza, è partita l’applicazione del piano operativo che prevede l’eradicazione degli alberi infetti, alcuni dei quali veri monumenti della natura tutelati dalla legge 14 gennaio 2013 n.10 per il loro valore ambientale.

Ho voluto rivolgere qualche domanda a chi vive il territorio, Paolo Barberio, un tecnico e un olivicoltore in biologico, custode di un uliveto a Laterza, in provincia di Taranto.

Che cos’è la Xylella Fastidiosa?

La Xylella è una patogeno quiescente che ha preso piede nella fase di stress delle piante portandole (alcune) al disseccamento. Orbene, bisogna riconoscere il fatto che le pratiche gestionali degli ulivi soggetti a disseccamento non erano quelle corrette:

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– Uso sconsiderato di diserbanti anziché arature meccaniche.

L’aratura serve a rendere il terreno soffice e aerato, a distruggere le erbi infestanti, ad aumentare lo spessore del terreno a disposizione delle radici delle piante e a renderlo più adatto a ricevere l’acqua.

– Uso di prodotti cascolanti per la raccolta (per facilitare la caduta).

– Uso smodato della chimica che ha inibito la proliferazione degli antagonisti biologici del vettore della Xylella.

Quali sono i principali costi gestionali delle varie pratiche agricole?

Un aspetto che richiede alcune riflessioni. Un diserbo incide per 25-30 euro ad ettaro, mentre un lavoro di aratura costa 80-90. Le potature di ringiovanimento sugli alberi secolari costano 17-20 euro a pianta.

Implicite quindi le conseguenze per chi ha limitato al minimo indispensabile le spese di gestione. Per non parlare poi degli appetiti di alcune aziende chimiche che hanno già pronta la panacea antibiotica da iniettare ad ogni oliva del globo. Ci sono poi gli espansionisti edilizi e i loro piani di lottizzazione del Salento.

E’ necessario eradicare le piante infette o ci sono metodi agricoli alternativi per evitare che questo batterio si diffonda?

Ti rispondo citandoti l’esperienza di alcuni miei amici non agricoltori ma proprietari di 200 ulivi secolari tra Brindisi e Lecce. Dovendo necessariamente delegare all’ex mezzadro le incombenze gestionali, improvvisamente si sono trovati di fronte al fenomeno del disseccamento. Da li a poco mi hanno chiamato allarmati per sapere se i miei ulivi fossero stati infettati. Cosa che non è successa.

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Mi sono comunque messo a disposizione con un trattore con un aratro a 7 dischi, con la mia logica e la mia esperienza. Dopo una leggera potatura abbiamo arieggiato la chioma e disinfettato con del solfato di rame (20 kili costano 16 euro) in misura del 3 %. Dopo tre mesi sulle branchette secondarie le prime nuove cacciate!

Siamo ancora in tempo per salvare degli ulivi secolari?

Assolutamente si, saremo sempre in tempo. Si deve solo ricominciare a fare le cose come si sono sempre fatte… il contagio si ferma curando suolo e piante: il suolo si rigenera con sostanze organiche e si ossigena, le piante si disinfettano dopo la potatura leggera. La parola chiave causa del problema è l’ingordigia.

#buonepraticheday F o n t i :

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ulivi-decimati- chi-c-dietro-mattanza-1101493.html

http://www.famigliacristiana.it/articolo/xylella-il-pm -mignone-non-posso-indagare-sul-convegno-di-bari- p e r c h e - c e - l i m m u n i t a . a s p x

http://www.legambientepuglia.it/area-stampa/comunicati - s t a m p a / 5 8 6 - p r e v e n i r e - e - m e g l i o - c h e - e r a d i c a r e - buonepraticheday

L’argilla verde, la terra che cura.

Anni fa, chiacchierando tra amici con la mia stessa passione

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per le cure naturali, mi fu proposta l’argilla verde ventilata per risolvere un malessere del momento. Li per li la cosa mi sorprese e non poco, soprattutto perché il mio fastidioso disturbo era allo stomaco. Fino ad allora consideravo l’argilla solo un prodotto idoneo alla creazione di ceramiche.

Mai avrei pensavo a quanto fosse stato benefico il suo uso in tempi in cui, le tante medicine che oggi usiamo e di cui talvolta abusiamo, non erano così presenti.

I nostri problemi di salute trovano frequente rimedio nelle pratiche antiche che oggi spesso vengono trascurate a causa dei ritmi veloci della nostra vita. Perché mai non prestare la giusta attenzione nel rivalutare i loro usi? Riuscire a vincere la pigrizia che spesso ci porta ad inghiottire la pillola del momento, ci permette di non intossicarci con rimedi che spesso possono essere sostituiti da una buona alimentazione, da una regolare attività fisica, e dal contatto con la natura e con i suoi prodotti.

Ebbene, oggi vi darò qualche utile informazione sugli usi terapeutici dell’argilla, una preziosa sostanza facilmente reperibile nei negozi di prodotti naturali.

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Argilla verde ventilata

L’argilla è un minerale costituito da particelle ricche di elementi quali il silicio, l’alluminio, il magnesio, il ferro e il potassio. Un materiale in grado di assorbire la radioattività di un organismo contaminato (fonte Le Scienze 1989 – Prof. Giorgio Fusconi). Sulla Terra ce ne sono di diverse tipologie, differenti per composizione e provenienza.

La più indicata per gli usi terapeutici è l’argilla verde ventilata. Già ai tempi degli antichi Egizi era conosciuta quale componente fondamentale di preparati per la cura di ulcere e artriti. In Grecia Ippocrate, luminare della medicina dei tempi, la usava per alleviare i dolori.

Le testimonianze negli archivi storici ne documentano gli innumerevoli usi che hanno trovato continuità fino ai nostri tempi. Cito solo alcuni casi. Durante la grande guerra, all’inizio del XX secolo, il Dott. Jean Valnet ufficiale dell’esercito francese, la utilizzava nella prevenzione dei disturbi intestinali delle truppe; una sperimentazione che poi ha documentato attraverso i suoi scritti di Medicina Naturale.

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Ne “La cura della natura” Ghandi, oltre all’utilizzo personale, prescriveva l’uso dell’argilla in caso di stitichezza, mal di testa, ascessi e punture di insetti. Alla base dei suoi studi la concezione della filosofia induista secondo la quale l’uomo, composto da ‘terra, acqua, aria e sole’, deve trarre in nome del proprio benessere, beneficio e cura da essi.

L’argilloterapia. Gli impieghi e gli usi terapeutici.

L’argilla ha molti effetti benefici sulla nostra salute grazie all’azione delle sostanze di cui è composta. Una terra curativa che trova utilizzo sia per uso interno che per uso esterno. La più adatta è quella verde ventilata.

Gel di argilla per uso interno

Grazie alla sua azione assorbente e remineralizzante il gel di argilla, agendo sulle pareti dell’apparato digerente, è un efficace coadiuvante nei trattamenti di acidità e bruciori di stomaco. Inoltre, depurando l’organismo elimina le tossine. Si prepara preferibilmente usando un bicchiere di acqua oligominerale, o comunque sia, priva di cloro.

Con l’ausilio di strumenti di legno e mai di metallo, si mescolano nell’acqua 2 cucchiai di argilla. Il composto così ottenuto va fatto riposare per almeno 12 ore. Passato questo tempo otterremo, oltre al deposito che rimarrà sul fondo del bicchiere, un’acqua sospesa in superfice, o meglio un gel di argilla pronto da bere. Se lo prepariamo alla sera, alla mattina avremo pronta per l’uso la nostra terapia la cui assunzione è consigliata per circa due mesi consecutivi.

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Gel di argilla verde ventilata per uso interno

Pasta di argilla per uso esterno

Sin dai tempi antichi è riconosciuta la sua capacità energizzante e disinfiammante. Per questi motivi viene utilizzata per patologie legate alle ossa e alla pelle. Basti pensare alle riconosciute proprietà curative della fangoterapia da sempre applicata negli stabilimenti termali in caso di artrosi e reumatismi.

Per preparare la pasta è sufficiente mettere per ogni 4 cucchiai di argilla 3 cucchiai d’acqua; quindi mescolare con un cucchiaio di legno, e ricoprire con ulteriore acqua. Dopo qualche ora, una volta assorbita, otterremo una pasta dalla consistenza morbida, ideale per impacchi in caso di

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contusioni, fratture e distorsioni.

Aggiungendo del buon olio di oliva possiamo ottenere un composto utile per la cura di escoriazioni, rossori e dermatiti. Per una maschera rivitalizzante per la pelle unire un cucchiaio di yogurt e applicare per 15 minuti. Una volta passato il tempo, risciacquare tenendo gli occhi ben chiusi.

Il potere assorbente dell’argilla eliminerà le tossine togliendo ogni impurità.

L’argilla, una terra curativa dalle mille proprietà!

Pasta di argilla per uso esterno

Fonte: Argilla, preziosa medicina naturale viva. – E. Patti P.

Maggioni

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Un esempio di imprenditoria giovanile. Ivan, Andrea, Matteo e Paolo: i Mastri Speziali.

Lo Zafferano in Brianza.

“L’agricoltura come ‘natura naturata’ ossia la natura che diventa oggetto, prende forma, grazie all’azione della natura stessa, l’uomo.” Ivan Lalli

Ivan, Andrea, Matteo e Paolo, classe tra il 1986 e il 1991, rispettivamente di Parma, Messina, Milano e Roma. Quattro giovani che si sono conosciuti durante gli studi universitari, ora Mastri Speziali. Cosa fanno? Dal 2011 producono zafferano e derivati a Usmate Velate, nella campagna della Brianza. Una spezia conosciuta fin dall’antichità per le proprietà terapeutiche antiossidanti, antivirali e antibatteriche.

Sono andata a trovarli un po’ di tempo fa, ‘sul campo’, per conoscerli parlando con loro a tu per tu, come piace a me. Amo confrontarmi con i giovani che investono le loro energie in agricoltura. Sono formati dalle università ma hanno bisogno di supporto dalle istituzioni e da chi fa comunicazione. Molto si sta facendo ma molto serve ancora. Per questo, attraverso le loro parole, ora ve li farò conoscere.

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Tutto è nato dal vostro incontro durante il percorso universitario, ma anche dall’esperienza fatta da Ivan durante un viaggio nel Kashmir in India. Ivan tocca a te. Me ne parli’?

Innanzitutto devo sottolineare l’importanza del periodo universitario. Ho avuto la fortuna di incontrare una compagnia di ragazzi veramente appassionati al mondo agricolo e dell’agroalimentare che ci coinvolsero con un associazione, www.associazionecerere.it, nata apposta per vivere a fondo questa passione. Questo ha permesso che imparassimo a conoscere differenti realtà, esperienze e uomini che con il loro lavoro vivevano qualcosa di magico. Da qui nasce il nostro desiderio di poter fare un’esperienza simile e la baldanza nel lanciarci nella sfida delle spezie e dello zafferano.

Il viaggio in India è stato una conferma di tutto ciò. In parte perché mi ha fatto scoprire quanto siamo fortunati in Italia per come siamo educati a guardare una cosa semplice come il cibo e il lavoro, e ha rivestirli di un grandissimo valore; in parte perché trasferendomi proprio nella regione del Kashmir ho potuto vedere come l’uomo di fronte alla bellezza è più uomo: le zone dove si coltivava Zafferano erano i n f a t t i p i ù “ c i v i l i ” , p u r n e l d r a m m a d e l d o m i n i o dell’integralismo islamico (una notte hanno assassinato il barista da cui la sera prima avevo consumato alcolici).

M i r a c c o n t a t e m e g l i o c o m e a v e t e i n i z i a t o , m a soprattutto, quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato?

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Abbiamo iniziato al matrimonio di Andrea, quando attorno ad un tavolo io Matteo e Paolo ci siamo lasciati dandoci appuntamento alla settimana seguente per il primo di una lunga serie di incontri settimanali. Le difficoltà sono state soprattutto all’inizio. La ricerca di un terreno in affitto sembrava trasformarsi in un’odissea: bussammo a decine di cascine e aziende trovando solo porte chiuse.

Un altro momento difficile fu la costituzione della società:

definire uno statuto che regolamentasse i rapporti tra quattro persone e di queste con lo stato non è stato semplice.

Fortunatamente ci hanno presentato un bravo commercialista che aspira alla santità che ci sta aiutando tanto. L’ultimo episodio che racconto è la scelta delle confezioni e la loro grafica. L’essere in 4 poteva essere una difficoltà: 4 gusti differenti, 4 teste che vorrebbero mettere qualcosa di proprio nella creatura… Siamo riusciti a vedere tutto ciò come risorsa e a fare un ottimo prodotto.

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Ascoltandovi ho apprezzato i metodi di produzione agricola che avete adottano nel rispetto dell’ambiente.

In particolare mi hanno interessato le tecniche di controllo dei fertilizzanti. Lascio a voi continuare…

Noi vorremmo adottare un approccio responsabile e razionale all’agricoltura. Quindi andiamo al di là delle mode nel coltivare la terra. Per esempio nella concimazione del campo per ora stiamo usando letame che è meno invasivo se vogliamo, in parallelo stiamo facendo dei test per cercare di definire al meglio gli elementi che lo Zafferano consuma per somministrarglieli in forma granulare che è più precisa.

Infatti il letame ha dei grossi limiti: è molto disomogeneo nei contenuti e potrebbe o impoverire il terreno o rovinarlo liberando elementi in eccesso.

Da dove provengono i vostri bulbi, e come è avvenuta la

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scelta?

I nostri bulbi vengono un po’ dall’Italia un po’ dall’estero.

A b b i a m o e s t i a m o c e r c a n d o l a q u a l i t à . N o n s i p u ò generalizzare. Ogni produttore lavora a suo modo. Noi abbiamo cercato un produttore italiano ma siamo rimasti delusi, con quello estero ci siamo trovati meglio.

Lo Zafferano in Brianza, diciamo una coltura non proprio legata al territorio. Scelta coraggiosa o consapevole?

In primis una scelta di cuore: la Brianza nasconde angoli che fanno proprio innamorare. Da qui con coraggio e consapevolezza dei rischi e delle fatiche, ci siamo lanciati in un mondo

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nuovo.

Ivan, torniamo a noi. Sei laureato in biologia tecnologica. Ti citerò le parole del filosofo olandese Baruch Spinoza (1632-1677): “La Natura non può essere considerata una cosa statica: al suo interno si esplica un’attività. (…) L’azione della Natura non può svolgersi che su se stessa, provocando però uno sdoppiamento fra soggetto (Natura naturans) e oggetto (Natura naturata).

All’interno di questo processo dinamico della Natura emerge con chiarezza il problema del rapporto fra libertà e necessità.” Ti chiedo di approfondirmi una questione che abbiamo iniziato a discutere insieme durante la mia visita, mi riferisco agli OGM (Organismi Geneticamente Modificati). Un termine ormai demonizzato dai media. Come stanno realmente le cose per te?

Io considero l’agricoltura come “natura naturata” ossia la natura che diventa oggetto, prende forma, grazie all’azione della natura stessa, l’uomo. Non riesco ad abbracciare le mode, a vedere l’uomo come il cattivo della situazione. Io vedo che la natura ha leggi che non sono comprensibili in toto all’uomo. Nel corso della storia l’uomo ha cercato di addomesticarla.

In un rapporto continuo che non smette mai di crescere, demonizzare la ricerca, bloccare lo scambio di battute tra l’uomo e la natura non porta a niente di buono. L’uomo non è fatto per essere uno struzzo. Deve sempre cercare delle colonne da varcare.

Mastri Speziali Produttori di Zafferano e derivati www.mastrispeziali.com mastrispeziali@gmail.com

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