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Tratto da SaluteInternazionale.info

Papa Francesco e “La cura della casa comune”

2015- 07- 02 11:07:54 Redaz ione SI

Massimo Livi Bacci

Nell’Enciclica si t occano i t emi concret i del riscaldament o globale e degli OGM, dei modelli di consumo e della biodiversit à, dell’ecologia e della vit a

quot idiana, della t ecnologia e della f inanza. E proprio alla f inanza, e alla polit ica da essa subordinat a, viene rivolt a un’invet t iva sf erzant e. Sul t ema della crescit a demograf ica, un t ema assai delicat o per la Chiesa, Papa Francesco but t a, per così dire, la palla in angolo, abdicando a quella lucida f ranchezza che cont raddist ingue il t est o.

L’Enciclica Laudato si’, resa pubblica lo scorso 18 Giugno(a), è st at a

ampiament e comment at a sui media, accolt a con vivo int eresse per il t ema che af f ront a, con rispet t o per l’aut orit à di chi l’ha det t at a, con at t enzione per i principi che invoca. Ma anche con un sof f uso seppur non manif est o

scet t icismo per la radicalit à del suo cont enut o, che già si annuncia

nell’int roduzione, dove è scrit t o che gli “assi port ant i” dell’Enciclica sono:

“l’intima relazione tra i poveri e la f ragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle f orme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita” [16].

Nell’Enciclica si t occano i t emi concret i del riscaldament o globale e degli OGM, dei modelli di consumo e della biodiversit à, dell’ecologia e della vit a

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quot idiana, della t ecnologia e della f inanza. E proprio alla f inanza, e alla politica da essa subordinata, viene rivolta un’invettiva sf erzante :“Il salvat aggio ad ogni cost o delle banche [nel 2007—08], f acendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la f erma decisione di rivedere e rif ormare l’int ero sist ema, riaf f erma un dominio assolut o della f inanza che non ha f ut uro e che pot rà solo generare nuove crisi dopo una lunga, cost osa e apparent e cura” [189]. L’Enciclica non ha t oni messianici, non è ast rat t a né arcana, è percorsa dall’idea che la nat ura non deve essere considerat a qualcosa di

“separat o da noi o come una mera cornice della nost ra vit a. Siamo inclusi in essa, siamo part e di essa, ne siamo compenet rat i”[139]. Un principio f orte, ai miei orecchi rivoluzionario.

Il deterioramento ambientale

Inquinament o, cambiament o climat ico, perdit a della biodiversit à,

det eriorament o della qualit à della vit a, degrado sociale e disuguaglianze sono t ra loro connesse st ret t ament e. Ment re il “f unzionament o degli ecosist emi nat urali è esemplare” per l’equilibrio dei cicli biologici, “il sist ema indust riale, alla f ine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppat o la capacit à di assorbire e riut ilizzare rif iut i e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni f uture, e che richiede di limit are al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’ef f icienza dello

sf rut t ament o, riut ilizzare e riciclare. Af f ront are t ale quest ione sarebbe un modo di cont rast are la cult ura dello scart o che f inisce per danneggiare il pianet a int ero”[22].

La tecnologia distorta

Scienza e t ecnologia hanno sicurament e f at t o compiere all’umanit à passi avant i st raordinari. Ma t ut t a l’Enciclica pone in guardia cont ro la t endenza al dominio del t ecnologismo, dist accat o dall’umano. “Il paradigma t ecnocrat ico t ende ad esercit are il proprio dominio anche sull’economia e sulla polit ica.

L’economia assume ogni sviluppo t ecnologico in f unzione del prof it t o, senza prest are at t enzione a event uali conseguenze negat ive per l’essere umano. La f inanza sof f oca l’economia reale. Non si è imparat a la lezione della crisi

f inanziaria mondiale e con molt a lent ezza si impara quella del det eriorament o ambient ale. In alcuni circoli si sost iene che l’economia at t uale e la t ecnologia risolveranno t ut t i i problemi ambient ali, allo st esso modo in cui si af f erma, con un linguaggio non accademico, che i problemi della f ame e della miseria nel mondo si risolveranno semplicement e con la crescit a del mercat o… Il mercat o da solo però non garant isce lo sviluppo umano int egrale e l’inclusione sociale”.

Convivono inf atti situazioni di “supersviluppo”, dissipatore e

consumistico e situazioni di miseria disumanizzante, “mentre non si mettono a punto con suf f iciente celerità istituzioni economiche e programmi sociali che permettano ai più poveri di accedere in modo regolare alle risorse di base. Non ci si rende cont o a suf f icienza di quali sono le radici più prof onde degli squilibri at t uali, che hanno a che vedere con

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l’orient ament o, i f ini, il senso e il cont est o sociale della crescit a t ecnologica ed economica”[109].

La crescita risolve molti problemi… e ne crea molti altri

L’Enciclica si sof f erma dif f usament e sui limit i della crescit a, e sul f at t o, per esempio, che “la crescit a degli ult imi due secoli non ha signif icat o in t ut t i i suoi aspet t i un vero progresso int egrale e un migliorament o della qualit à della vit a”[46]. La scienza e la t ecnologia hanno f at t o enormi passi avant i, “t ut t avia non possiamo ignorare che l’energia nucleare, la biot ecnologia, l’inf ormat ica, la conoscenza del nost ro st esso DNA e alt re pot enzialit à che abbiamo

acquisit o ci of f rono un t remendo pot ere. Anzi, danno a coloro che det engono la conoscenza e soprat t ut t o il pot ere economico per sf rut t arla un dominio impressionant e sull’insieme del genere umano e del mondo int ero. Mai

l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo… In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere?

Viceversa, ora ciò che int eressa è est rarre t ut t o quant o è possibile dalle cose at t raverso l’imposizione della mano umana, che t ende ad ignorare o a

diment icare la realt à st essa di ciò che ha dinanzi. Per quest o l’essere umano e le cose hanno cessat o di darsi amichevolment e la mano, divent ando invece dei cont endent i. Da qui si passa f acilment e all’idea di una crescit a inf init a o illimit at a, che ha t ant o ent usiasmat o gli economist i, i t eorici della f inanza e della t ecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilit à inf init a dei beni del pianet a, che conduce a “spremerlo” f ino al limit e e olt re il limit e”[104].

Si deve, quando è necessario, rallentare il passo

Se umanit à e nat ura riescono di nuovo a “darsi la mano” in quella

“compenet razione” sviluppat a nei millenni ma lacerat a nell’ult imo secolo, ci pot remo rendere cont o come in “alcuni casi lo sviluppo sost enibile comport erà nuove modalit à per crescere, in alt ri casi, di f ront e alla crescit a avida e

irresponsabile che si è prodot t a per molt i decenni, occorre pensare pure a rallent are un po’ il passo, a porre alcuni limit i ragionevoli e anche a rit ornare indiet ro prima che sia t ardi. Sappiamo che è insost enibile il comport ament o di coloro che consumano e dist ruggono sempre più, ment re alt ri ancora non riescono a vivere in conf ormit à alla propria dignit à umana. Per questo è

arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti [193]”.

E la popolazione?

Il pianet a si è rist ret t o. Di mille volt e. I dieci milioni di umani che lo popolavano 10000 anni f a, al t empo della nascit a dell’agricolt ura, avevano (t eoricament e) a disposizione 13 chilomet ri quadrat i di t erra a t est a, pari a un quart o dell’isola di Manhat t an. T ra mezzo secolo saremo 10 miliardi, e la superf icie per ciascun umano si sarà ridotta di mille volte, alle dimensioni di un campo di calcio(b). Possibile che t ut t o quest o sia ininf luent e sul det eriorament o

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ambient ale? Nell’Enciclica, purt roppo, non ce n’è quasi t raccia. Si parla, è vero, dell’insost enibilit à dell’at t uale rapida crescit a urbana, perché “non si addice ad abit ant i di quest o pianet a vivere sempre più sommersi da cement o, asf alt o, vet ro e met alli, privat i del cont at t o f isico con la nat ura [44]”. Si parla delle migrazioni sospint e dal riscaldament o t errest re. Nell’Enciclica è scrit t o anche che “le previsioni cat ast rof iche ormai non si possono più guardare con

disprezzo e ironia. Pot remmo lasciare alle prossime generazioni t roppe macerie, desert i e sporcizia. Il rit mo di consumo, di spreco e di alt erazione dell’ambient e ha superat o le possibilit à del pianet a, in maniera t ale che lo st ile di vit a at t uale, essendo insost enibile, può sf ociare solament e in cat ast rof i, come di f at t o st a già avvenendo periodicament e in diverse regioni [161]” Ma possibile che su quest e possibili cat ast rof i non abbia part e anche la t roppo rapida crescit a della popolazione? Il (quasi) cert o raddoppiarsi della

popolazione sub-sahariana ent ro il 2050? O il suo t riplicarsi se la nat alit à non moderat a dai programmi di “salut e riprodut t iva” (leggi cont rollo delle nascit e) rimanesse invariat a? Possibile che lo sviluppo demograf ico non sia co-

responsabile del deprecat o “prelievo incont rollat o delle risorse it t iche che provoca diminuzioni drast iche di alcune specie”[40]? O dell’int rusione

dist rut t iva delle f orest e pluviali? O dell’addensament o demograf ico in aree f ragili e vulnerabili?

Una insoddisf acente risposta

Sul t ema della crescit a demograf ica, un t ema assai delicat o per la Chiesa, Papa Francesco but t a, per così dire, la palla in angolo, abdicando a quella lucida f ranchezza che cont raddist ingue il t est o. “Invece di risolvere i

problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni

internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”. Però, « se è vero che l’ineguale dist ribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ost acoli allo sviluppo e ad un uso sost enibile dell’ambient e, va

riconosciut o che la crescit a demograf ica è pienament e compat ibile con uno sviluppo int egrale e solidale »(c). Incolpare l’increment o demograf ico e non il consumismo est remo e selet t ivo di alcuni, è un modo per non af f ront are i problemi. Si pret ende così di legit t imare l’at t uale modello dist ribut ivo, in cui una minoranza si crede in dirit t o di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianet a non pot rebbe nemmeno cont enere i rif iut i di un simile consumo. Inolt re, sappiamo che si spreca

approssimat ivament e un t erzo degli aliment i che si producono, e « il cibo che si but t a via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero ». Ad ogni modo, è cert o che bisogna prest are at t enzione allo squilibrio nella dist ribuzione della popolazione sul t errit orio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l’aument o del consumo port erebbe a sit uazioni regionali complesse, per le combinazioni di problemi legat i all’inquinament o ambient ale, ai t rasport i, allo smalt iment o dei rif iut i, alla perdit a di risorse, alla qualit à della vit a” [50].

Eppure la Chiesa predica la “paternità, o genitorialità, responsabile”. In

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più di un documento auspica l’avvento di una popolazione in equilibrio.

Invocare il consumismo di molt i, o lo spreco di cibo, o l’ineguale dist ribuzione della popolazione non risponde alla preoccupat a domanda: quali ef f et t i avrà, sull’ambient e, l’aggiunt a di t re o più miliardi di individui ent ro la f ine del secolo?

Massimo Livi Bacci, Demograf o

Quest o post è st at o pubblicat o il 26 giugno 2015 su Neodemos.

Ringraziamo l’autore per aver concesso di ripubblicarlo su Saluteinternazionale.

Risorsa

Lettera Enciclica Laudato si’ [PDF: 1 Mb]

Note

a) Let t era Enciclica Laudato si’ del Sant o Padre Francesco sulla cura della casa comune, T ipograf ia Vat icana. Il t est o dell’Enciclica si

suddivide in una premessa e in sei capit oli: I, Quello che st a accadendo alla nost ra casa; II, Il Vangelo della creazione; III, La radice umana della crisi ecologica; IV, Un’ecologia int egrale; V, Alcune linee di orient ament o e di azione; VI, Educazione e spirit ualit à ecologica. L’int ero t est o è diviso in 246 paragraf i, le cit azioni indicano il paragraf o di appart enenza t ra parent esi quadra.

b) I t emi della relazione t ra crescit a e ambient e sono t occat i in un t est o in via di pubblicazione, dal cui incipit ho t rat t o quest e righe. Massimo Livi Bacci. Il Pianet a st ret t o. Bologna: Il Mulino, 2015.

c) Pont if icio Consiglio della Giust izia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 483.

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