ANNO VI – N.3
24 GENNAIO 2010
I DOVERI DEL RICCO
I doveri del ricco _ p.1 Il rovinoso potere della ricchezza _ p.2
Emergenza terremoto ad Haiti _ p.5
Per ricevere questa Newsletter invia una e-mail a:
scrivendo nell’Oggetto:
ISCRIZIONE
Potete trovare questa newsletter sul sito della nostra diocesi:
www.diocesiportosantarufina.it
Squalo, di Damien Hirst Da www.artsblog.it
Non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne.
Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera. [1Tm 6,7-10.17-19]
.
Paolo e un suo discepolo, miniatura, XIV sec.
Biblioteca Braidense, Milano (foto A. Bertotti/Periodici San Paolo) da flickr.com/photos/letterepaoline
Riproponiamo le esortazioni di San Paolo riguardo al miglior comportamento consigliato a chi possiede molti beni, con il commento di San Giovanni Crisostomo (da documentacatholicaomnia.eu), vissuto nel IV sec. Noi tutti come nazione occidentale, del Nord del Mondo, possediamo molti beni.
IL ROVINOSO POTERE DELLA RICCHEZZA
La Scrittura così dice: L’occhio dell’avaro non si accontenta della sua parte (Sir 14,9). Che qui sulla terra noi non traiamo nessun profitto, è manifesto dal fatto che ogni nostro guadagno resta quaggiù e non emigra insieme a noi. Veniamo in questo mondo senza possedere nulla e ci allontaniamo da esso nello stesso modo: nudi siamo venuti e nudi ce ne andremo! Sicché noi non abbiamo bisogno di cose superflue: dobbiamo quindi mangiare tanti e tali cibi, che possano veramente nutrirci; dobbiamo indossare quelle vesti che ci servono soltanto per coprirci; in una parola, non vi sia nulla di superfluo, ci basti un semplice vestito. Paolo dice: Quelli invece che vogliono arricchirsi…; non ha detto semplicemente Quelli che sono ricchi, ma Quelli che vogliono arricchirsi: infatti vi può essere chi, avendo delle ricchezze, le sa ben distribuire, ne partecipa ai poveri, in una parola non le tiene in gran conto.
Giovanni Crisostomo, bassorilievo bizantino, XI sec.
Musée du Louvre di Parigi
Egli dunque non rimprovera questi uomini, ma coloro che sono bramosi di ricchezze. E giustamente ha detto:
fanno affogare, dal momento che esse non consentono agli uomini di riemergere. Egli, quindi, mette in risalto due effetti rovinosi della volontà d’arricchirsi, ma ha posto per secondo quello che comporta conseguenze più dannose: si sono procurati molti tormenti. La veridicità di ciò può attestarla soltanto colui che vive accanto agli uomini ricchi, giacché li vede dolersi e deplorare la loro condizione. Paolo in quale tentazione e inganno dice che cadono coloro che vogliono arricchirsi? Il diavolo li fa deviare dalla fede, li espone a gravi pericoli d’errore e li rende più timidi, soggiogandoli. Dice ancora: [Essi cadono]
nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi. Perché dannosi? Lo sono perché questi uomini si dedicano ad amori disordinati, bramano le cose del prossimo, consacra no ai piaceri la loro esistenza, si ubriacano e desiderano la morte e la rovina degli altri.
Molti uomini sono morti, spinti da tali sfrenati desideri. E in verità si affaticano per cose inutili, anzi dannose. Perciò l’Apostolo ha giustamente affemato: alcuni hanno deviato dalla fede. Infatti, l’avidità di ricchezze impedisce ad essi di vedere la retta via, convogliando prepotentemente su di sé la loro attenzione ed esercitando su di essi un graduale ma inesorabile potere di soggiogamento. In altre parole, è come quando una persona, pur camminando sulla giusta via, senza accorgersene oltrepassa la città verso la quale era diretta, procedendo così imprudentemente e inutilmente. Ebbene, l’avidità di ricchezze
non è altro che questo. Comprendi ciò che egli vuole significare con le parole: si sono procurati molti tormenti? L’Apostolo con tale espressione vuol far capire che questi desideri non sono che spine: colui che si dedica ai piaceri, restando intrappolato in essi, procura dolore alla sua anima. A stento si possono descrivere i tanti affanni e i tanti dolori di coloro che si sono procurati molti tormenti!
Fuggiamo dunque la radice dei mali ed eviteremo tutte queste cose. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali, l’ha detto Paolo; anzi, Cristo per bocca di Paolo.
Ad attestarcelo è la stessa esperienza: di quali mali non sono causa le ricchezze, anzi, mi correggo, non le ricchezze, bensì la cattiva volontà di coloro che non sanno servirsene? È lecito infatti farne buon uso; è lecito possederle per ottenere il regno dei
cieli. Eppure ciò che ci è stato dato per soc- Paolo con i discepoli Timoteo e Tito mosaico, XII sec., duomo di Monreale, PA)
correre i poveri, per espiare i peccati, per lodare e glorificare Dio, noi lo usiamo contro gli
Capsella lignea contenente le reliquie di S. Giovanni Crisostomo, inviata a Roma da Costantinopoli nel XIII sec.
Biblioteca vaticana
stessi poveri; anzi, per meglio dire, contro la nostra anima e per offendere Dio. Qualcuno ha osato sottrarre la ricchezza a un suo simile e ridurlo in povertà? Ebbene, non ha fatto altro che dare la morte a se stesso, dal momento che se su questa terra ha potuto mandare in rovina il suo prossimo, ha preparato per se stesso l’eterna condanna. Fare il male agli altri, dunque, è la stessa cosa che farlo a se stessi.
Infatti, quali mali non causano le ricchezze? Forse che da esse non deriva lo sfrenato desiderio del possesso, delle rapine, dei gemiti, delle inimicizie, delle lotte e delle contese?
Forse che esse non stendono le loro mani fino a uccidere i genitori e i fratelli? Forse che, spinti da tale passione, gli uomini non sovvertono le leggi della natura, i precetti di Dio, in una parola, tutto? Forse che i tribunali non sono stati istituiti a causa delle ricchezze? Perciò, elimina l’amore che nutri verso di esse: cesserà la guerra, avranno fine le lotte, le inimicizie, le liti e i processi.
Bisognerebbe allora che gli avari fossero espulsi dal mondo come lupi rapaci e pericolosi. Gli uomini avidi di ricchezze non conoscono amici; ma perché dico amici? Essi ignorano persino Dio, giacché rubano in preda a questa terribile passione: l’attaccamento al denaro. Essi sono folli e furiosi.
Infatti, se tu provi a mettere a nudo la loro anima, la vedrai così armata da tenere non una né due, ma innumerevoli spade;
la vedrai disprezzare e ringhiare contro tutti, uccidere non ca-
ni ma anime umane, e infine lanciare grandi bestemmie contro il cielo. Questi uomini hanno sovvertito ogni cosa; tutto è andato in rovina per questa loro folle brama di ricchezze! Ma chi dovrei accusare, non lo so: la peste dell’attaccamento al denaro ha invaso tutti, chi più e chi meno, ma in ogni caso tutti.
E come un violento incendio che abbattendosi su di una selva lascia dovunque rovine e desolazione, così anche questa passione sconvolge il mondo: re, principi, cittadini privati, poveri, donne, uomini e bambini sono ugualmente soggetti allo stesso male, avvolti come da una nube caliginosa che sovrasta il mondo intero. Ciò nonostante, nessuno rinsavisce:
sia in pubblico che in privato si vedono compiere innumerevoli atti criminosi, mentre da nessuna parte si scorge una seria volontà di emendazione. Cosa, allora, si potrebbe fare?
Come estinguere quest’incendio? Ebbene, anche se le sue fiamme toccano il cielo, lo si può spegnere: basta volere una sola cosa e riusciremo a domare le fiamme. Infatti, come l’attaccamento al denaro è andato sempre più crescendo in virtù della nostra volontà, soltanto questa avrà il potere di eliminarlo. Non siamo stati noi stessi ad alimentarlo intenzionalmente? A spegnerlo sarà la nostra ferma intenzione; in altri termini, basta soltanto volerlo. Ma come lo si potrà volere? Non possiamo portare con noi le ricchezze nell’altra vita; talora anche qui sulla terra le perdiamo; certamente esse restano quaggiù;
anzi, a passare con noi nell’altra vita saranno le ferite inflitte da esse. Se nel cielo scorgiamo molte ricchezze e se confrontiamo queste della terra con quelle, i nostri beni ci appariranno più vili del fango. Riflettiamo sulle ricchezze di questo mondo: non solo sono soggette a mille pericoli, ma procurano anche piaceri effimeri, frammisti a dolori, per cui, se confrontate con quelle eterne del cielo, sono degne del nostro disprezzo. D’altronde constatiamo che in realtà i beni della terra non arrecano nessun giovamento né alla nostra buona reputazione né alla nostra salute fisica; insomma, non ci procurano nessun vantaggio, ma servono soltanto a farci precipitare nella rovina. Impariamo, dunque, cosa significhi essere ricchi qui su questa terra; cosa voglia dire essere padroni di numerosi servi, poiché, quando passeremo nell’altra vita, saremo soli e privi di tutto.
Vocazione di S. Matteo, Caravaggio, 1599 Chiesa di S. Luigi dei Francesi, Roma
EMERGENZA TERREMOTO AD HAITI
IL PAESE
Haiti è il paese più povero dell’America Latina ed è periodicamente provato da calamità naturali e crisi sociali. Dei circa nove milioni di abitanti - su una superficie che è poco più di quella della Sicilia – oltre la metà vive con meno di 1 dollaro al giorno. Il Paese è diviso in due arcidiocesi, Cap-Haitien e Port-au-Prince e otto diocesi, in ognuna delle quali è attiva la Caritas: Fort-Liberté, Hinche, Les Gonaïves, Port-de-Paix, Anse-à-Veau e Miragoâne, Jacmel, Jérémie, Les Cayes. La Caritas di Haiti, nata nel 1975, oltre ai consolidati impegni in settori fondamentali come l'alimentazione, la salute, l'educazione e l'abitazione, lo sviluppo integrale, si è sempre attivata in ogni emergenza. Il presidente è Mons.
Pierre André Dumas, vescovo di Anse-À-Veau et Miragoâne, il direttore è padre Serge Chadic.
IL TERREMOTO E L’IMPEGNO DELLA CARITAS
Il 12 gennaio 2010 alle 16:53 ora locale un terremoto di oltre 7 gradi della scala Richter ha colpito la zona occidentale di Haiti causando morte e distruzione soprattutto nell’area della capitale Port-au- Prince. È crollata tra l’altro la Cattedrale ed è morto l’Arcivescovo. Risultano danneggiate anche strutture di accoglienza della Caritas. La Caritas Italiana da anni sostiene la Chiesa locale - in particolare per le emergenze, per interventi di promozione della donna e di economia solidale, sostegno ai minori, all’agricoltura e al microcredito. Recentemente è stato finanziato un progetto per il rafforzamento delle capacità economiche delle donne di Thommasique, nella diocesi di Hinche, nell’ambito del piano strategico quinquennale che termina nel 2011. In questa occasione ha prontamente manifestato vicinanza e solidarietà ed ha subito lanciato un appello per poter contribuire alla realizzazione del piano d’emergenza mettendo a disposizione centomila euro per i bisogni immediati. La Chiesa italiana ha indetto per domenica 24 gennaio una raccolta straordinaria in tutte le parrocchie per sostenere le iniziative di solidarietà promosse da Caritas Italiana.
LA FASE DI EMERGENZA
Cibo, medicinali, acqua, tende, prodotti igienici sono le necessità immediate. Caritas Haiti ha ringraziato per la solidarietà espressa confermando che tutti gli operatori che erano sul posto sono salvi e - grazie alla mobilitazione dei centri Caritas e dei volontari in tutte le dieci diocesi del paese e nella Repubblica Dominicana - stanno già occupandosi degli aiuti d’urgenza. Hanno visitato le zone più colpite della città: Delmas, la zona Palais des Ministères, Turgeau, Champs de Mars, Bas Lalue e Debussy. In particolare sono stati distribuiti kit da cucina e per l'igiene, disinfettanti, coperte, materassi, acqua potabile per 3.000 famiglie. Sono state messe a disposizione 200.000 coperte, 15.000 tende, generatori di corrente, taniche e pastiglie per disinfettare l’acqua. Sono già arrivati da Santo Domingo 20 camion con aiuti alimentari e generi di prima necessità, mentre via mare sono già arrivati 80 container di aiuti alimentari. Sono stati attivati due centri mobili per le cure di base e nella prossima settimana saranno operative sei cliniche mobili.
PROGETTO KIT PER FAMIGLIE
Permanendo le difficoltà logistiche e la situazione caotica, Caritas Italiana, al momento attraverso Caritas Haiti, sta avviando i diversi interventi su target limitati ma effettivamente raggiungibili, in attesa di poter programmare poi le fasi successive su più larga scala.
Per le prossime 2-4 settimane si prevede di distribuire kit di base settimanali a 20.000 famiglie, a partire nell’immediato dalle 3.000 già raggiunte. Ogni kit contiene:
- cibo in scatola per 1 settimana;
- acqua potabile o pasticche per potabilizzazione;
- farmaci di base con indicazioni in lingua creola;
- kit igiene personale;
- kit da cucina (pentole ed utensili).
Costo stimato per kit: 50 euro
Oltre che a Port-au-Prince, si sta intervenendo a Petit Goyave e a Leogane, che è stata distrutta all’85%. Le enormi difficoltà di comunicazione e di logistica restano l’ostacolo più grande per il pieno coordinamento dei primi interventi.
L’ARTICOLAZIONE DELL’INTERVENTO
L’intervento di Caritas Italiana – in base alle esperienze precedenti - potrà articolarsi su alcune direttrici in stretto coordinamento con la Caritas Haiti:
• sostegno finanziario nell’immediato per generi di prima necessità (alimentazione, kit sanitari, medicinali, tende, ecc.);
• valutazione, insieme alla rete internazionale, dei bisogni effettivi e predisposizione di un piano complessivo e graduale di interventi suddiviso in fasi (prima emergenza, successivo piano di emergenza su 3-4 mesi, piano di riabilitazione annuale, piani di ricostruzione e sviluppo pluriennali), col probabile invio in loco di personale di Caritas Italiana per periodi medio-lunghi;
• partecipazione alla fase di emergenza per l’assistenza psicologica alle persone traumatizzate, con un’attenzione anche all’accompagnamento pastorale e spirituale;
• finanziamento di progetti di ricostruzione mirati (strutture comunitarie, di accoglienza, scuole, infrastrutture per l’agricoltura come pozzi, sistemi di irrigazione etc.);
• sostegno a progetti in fasi successive per la riabilitazione della capacità lavorativa (artigianato, allevamento, agricoltura) anche con strumenti quali il microcredito.
Aggiornamenti e momenti di coordinamento vengono effettuati quotidianamente.
Ulteriori informazioni e foto su www.caritasitaliana.it