ALESSANDRO PADDA
CHE COS’È LA MATEMATICA?
Estratto dai N.' 9-10-11-12 (Anno 1912) doli’anno
XI
del Bollettino diMatematica
D/J
Z TORINO Z\
£
'BOLOGNA
TIPOGRAFIA DI PAOLO CUPPINI SUCC. A CENEKELLI
Via Castiglione S-VecchiPalazzi Pepoli
1912
Che cos’ è la matematica ? (1)
ALESSANDRO PADOA
(Genova)A
circadue
millenni emezzo
risalgono sicure testimonianze del misterioso prestigioonde
laMatematica
si cinse persempre
al cospetto degli uomini; e l'eco non ò ancor spenta del grido di reverente
ammirazione
che salutò le scoperte con le quali ilgenio di Talete e di Pitagora arricchì quel
primo
tesoro di col- tura geometrica ed astronomica, che i Penicie gli Egiziavevano accumulato
nei secoli.E,
quantunque
molte altre dottrine, che in queltempo
re-moto germinavano
appena, siati oggi in pieuo rigoglio disviluppo eproducano
fiori e frutti in gran copia, ancoranon
è chinon
veneri l’antica quercia gloriosa, e nellaMatematica non
riconosca la Scienza delle scienze.D’onde
cosi universale consenso?Certo, fra i popoli civili
non
v’ èuomo
così incolto che dello nozionimatematiche
fondamentali non si gioviormai
quotidiana- mente, nei più semplici atti di compra- venditao nell’esercizio dei più umili mestieri;ma
egli leha
trovate diffuse intorno a sè,come
l’aria e la luce, e di nulla forse stupirebbequanto
di ap-Oì Discorso pronunciato in Genova il primo dicembre 1912, inaugu- randosi il secondo anno scolastico dell'Istituto superiore scientifico di magistero.
Lo
lascio inalterato, sperando che il lettore voglia aver pre- senti lo tiranniche esigenze di un discorso, làove egli sentisse desiderio di più ampio sviluppo o del conforto di esempi.—
4—
premiere che vi fu
tempo
in cui,anche
per i dotti, tali nozioni erano ignote o malcerte.Sicuramente,
chiunque
abbia frequentatouna
scuola—
an- corché laMatematica
gli abbia inspirato piùsgomento
che sim- patia ed oranon
se ne giovi più dell’uomo incolto— non può non
avere intuito, siapur
vagamente, il pregio e l’importanza
di tale disciplina.Ma
forse, aduna fama
cosi concorde, diffusa, e durevole—
più che la diretta persuasione delle moltitudini, cui fu e sarà
sempre
vietata l’intima conoscenza del vero, più che il fervore apologetico de’ suoi scarsi cultori, la cui voce si spegne entro breve cerchia— hanno
contribuito econtribuiscono coloro, di più vastama pur
eletta schiera, che,dopo
aver attintoda
essa vital nutrimento, mirabilmente lo trasfondono nellaMeccanica
e nel-l’Astronomia, nella Fisica e nella Chimica.
Costoro, le cui opere e i cui
nomi
sono più noti al volgo e che più specialmente eglichiama
scienziati, sono gli autorevoli testimoni al cospetto universale della generalità delle forinolematematiche
edella pienaattendibilità dei risultati cui esse con- ducono. E, loro mercé, il prestigio dellaMatematica
èormai
così indiscusso, che ogninuova
dottrina, laquale abbia conessameno
naturali e
immediate
attinenze, aspiraad
imparentarsi in qualchemodo
con lei, per nobilitarsi ed assurgere— non sempre
meri-tamente
o forseun
po’prematuramente —
al grado e all’onore di Scienza.Ma —
se,pur
fra gli scienziati, i più la stimano per la fe-condità delle applicazioni
—
al pensatore invece essaappare
sovratutto mirabile perlaineccepibile validità degli asserti e per lainoppugnabile vigoria delle argomentazioni: per cui— mentre
intorno a lei le ipotesi scientifiche ed i sistemi filosofici sorgono, risplendono,tramontano
ecadono
nell’oblio—
essa solaappare
salda o immutabile, quasi fosse in lei qualche intima e miste- riosa virtù che la preservi dalla caducità o dall’incessante rinno- vellarsi d'oguiumana
dottrina.Gli è
appunto
a proposito di tal virtù, vera o presunta, che vorrei dirvi alcunché diquanto
io penso, perquanto
possa con- sentirmelo il proposito di essere breve e il desiderio di evitare analisi tecniche affaticanti.—
5—
* *
Nelle consuete classificazioni delle scienze, la
Matematica
vieu posta fra la logica deduttiva e le scienze sperimentali;ma
tale collocazione consente ancora qualche perplessità.
Ha
laMatematica
qualche carattere peculiare per cui essadebba
starsene solitaria uel posto assegnatole? ovvero, più che fornire un mirabile esempio diapplicazione dellaLogicadeduttiva,non
sarebbe diquesta lo spontaneo edimmediato
proseguimento?ovvero,proprio
da
essa, che porge cosi valido anzi indispensabile ausilio alle Scienze sperimentali,non
incomincierebbe lalunga
schiera di queste?La prima
tesi—
per cui laMatematica
vieno pensatacome
un tutto per sè stante, senza negare per questo ed anzi ricono- scendo le sue
immediate
attinenze con la Logica deduttiva e conleScienze sperimentali
—
corrisponde alla tradizione ed all’opi- nione volgare. Questa tesiha
lasua consacrazione nei nostri ordi-namenti
scolastici edèquindi lameno compromettente
;è altresì lameno
significante e perciò la più facilmente accetta.La
seconda—
per cui laMatematica
dovrebbein certomodo
aggregarsi alla Logica deduttiva
—
gode oggi qualche favore, sovratutto per l’opera diun matematico
inglese, il Kussell, e diun
filosofo italiano, il Croce.La
terza tesi—
per cui laMatematica
va considerata quale Scienza sperimentale, al pari della Fisica e dellaChimica —
è quella chemi
apprestoa sostenere dinanzi a voi, perquanto
ciò possascmbraro
stranoachi conosca soltanto laveste aridamente simbolica di alcuni miei scritti.*
Ma prima
devoalmeno
accennare alle opinioni deidue
pen- satori, che molto probabilmente si ignorano a vicenda, e di cui ho avvicinato inomi
molto arditamente, poiché non potrebbero esserne più diverse la preparazione anteriore e l’indole intellet- tuale, nè più opposte le tendenze.Il Kussell,in
un
suo lavoro poderoso, scritto in parte con la collaborazione del Whitehead,dopo
avoro svolta e moltoampia-
—
6—
mente
la Logica,inspirandosi all’opera geniale del nostro Peano, stabilisce ogni concetto ed ogni asserto— non
pur dell'Aritme-tica,
ma
di ogni più elevatoramo
dell’Analisi—
ricorrendo esclu- sivamente a definizioni nominali e ad argomentazioni deduttive.Ora,
comunque vengano
giudicati sott’altri aspetti, i suoi volumi, certo è eli'essi costituisconoun
nobile atto di glorifi-cazione della Matematica,
mirando
a salvaguardarne i priucipiida
ogui possibile critica filosofica e a indicarneminuziosamente
lo svolgimento in
forma
impeccabile.Il Croce invece, che
uou
si è peritato a dichiarare la Mate-matica
occupazione propria degliingegni minutinon
atti ai larghi voli metafisici, e chedell’indiscusso riconoscimento del suo valoresembra
si siaadombrato come
di un’offesa personale, l’ha con-dannata
con disinvolta sicurezza, quasi senza processo.A
suo avviso laMatematica — proponendo
a sè stessa l'og- getto delle sue ricerchemediante
definizioni nominali, ed argo-mentando
poi solo deduttivamente—
sarebbe necessariamente impeccabile;ma
perciòappunto
i concetti e gli assertimatematici sarebbero privi di realtà, nell’accezione filosofica di tale parola.Codesto capzioso
modo
di spiegare la perfeziono della Mate- matica, negandole ogni pregio sostanziale, col farla apparire unvano
giuoco del pensiero, richiama allamente
quei decreti coi quali qualchecomandante
valoroso viene uellostesso istaute pro- mosso a generale e messo in riposo,Comunque —
e quale che sia sott’.altri aspetti il valore filo- sofico della vasta ed assidua opera del Croce -- certo ò che, in alcuni seguaci, allaammirazione
deve unirsi la riconoscenza alMaestro
che autorevolmente li esonera dalla preoccupazione, peressi molesta e non lieve, di penetrare, un po’ più addentro che egli
uou
abbia fatto, nell’intima essenza del sapere scientifico.Il detto volgare «
dimmi
cou chi vai e ti dirò chi sei » an- drebbe qui invertito «dimmi
in qualecompagnia mi
collochi e tidiròcome mi
giudichi». Invero— benché
il Russell ed il Croce concordino nell’abbattere, o meglio nel negare, ogni separazione tra la Logica deduttivae laMatematica —
le loro opposte inten- zioni sono chiaramente lumeggiate dal diverso valore eh’ essi attribuiscono allaLogica stessa; giacché— mentre
il Croce ripete, consapevolmente o no, gli antichi sofismi, invano mille volte con- futati, per cui l’argomentazione deduttiva sarebbeuna forma
—
7—
illusoria di attività intellettuale il Russell invece è
un
cultore appassionato ed acuto della Logica, e ritiene eh’ essi nobiliti ogniramo
dello scibile elleda
lei, eda
lei soltanto, possa ripetere lasua origine
Inoltre, per
quanto
vasta sia la indagine del Russell, essa abbraccia soltanto l'Aritmetica, l’Algebra e quelle parti delleMatematiche
superiori che poggiati su queste basi,rimanendone dunque
esclusa laGeometria; mentre
anch’essa avrebbe dovuto restar ferita amorte
dall’apologià denigratoria del Croce.Ora, con
buona
pace di questi—
ebe ogni concetto mate- matico ritiene costruito dall’intelletto con semplici definizioni no- minali edogni assertomatematico
ritiene fruttodi argomentazioni deduttive poggianti su tali definizioni—
bastava che egli desse un’occhiata a qualsivoglia trattato di Geometria, da quello anti- chissimo di Euclide sino a’più recenti, per accorgersi che nessun concetto geometricofumai
definito senza ricorrere a qualche altro concetto geometrico e che nessun asserto geometrico fumai
dimo- strato senza ricorrere a qualche altro asserto geometrico, oltre a quelli espressi dalle definizioni.«
* *
È
noto che ogui scienziato—
nella accezione volgare di tale parola, che esclude il logico, annoverato invece tra i filosofi—
ogui scienziato, dicevo, presuppone anzitutto la Logica deduttiva.
Invero, nei
comuni
trattati scientifici, ad esempiodiGeometria
e di Fisica, l'autore attinge dal linguaggio ordinario l’espressione più familiare dei concetti logici e dal cosidetto sensocomune
gli asserti logici, ch'eglichiama anche
* assiomi »; e viattingeman mano
che gli giova, senza indugiarsi a redigerneun
elenco e tantomeno ad
analizzarli.L’autore esplica invece tutta lasuaattività logica nel definire concetti e nel dimostrare asserti che spettino esclusivamente alla Scienza di cui si occupa.
Ed
anzitutto checosa significaperluidefinire?Fortuuamente
egli non tiou conto di alcuno dei vieti precetti della Logica sco- lastica; lo scienziato
—
cuinon
importa distinguere un concetto dalla parola che lo esprime-
definisce ogni qualvolta riesca a dichiarare il significalo diuna
parola o frasemediante
altre pa--
8—
roleo frasi, il cui significato egli ritenga già noto; purché tra il
definito e il definente stabilisca perfetta eguaglianza, sicché al lettore sia poi lecito,
dovunque
equando
gli piaccia, sostituire al definito il definente od inversamente.Per
lui. nessun concetto pertinente alla sua scienza è assolu- tamente indefinibile,come erroneamente ha
creduto Blaise Pascal,quando
asseriva che « il y adesmots
incapables d’étre définis...parce
que
ces termes-là désignent si naturellement les choses qu'ils signifient...que P
éclaircissement qu' ou en voudrait faire apporterait plus d'obscuritéque
d’instruction ».E
ciò eglinon ammette
perdue
ragioni semplicissime: 1° perchè nessun termine desigua naturalmente alcuna cosa; 2° perchè nonha
alcun senso l’asserire cheun
terminepuò
onon può
essere definito,quando non
si dichiari a quali altri termini si consente o si vieta di ricorrere nella chiesta definizione.Gli è invece,
come
ho accennato, che nessunGeometra
e nessun Fisico èmai
riuscito adefinire alcuna parola del suo voca- bolario tecnico ricorrendo esclusivamente alle parole « qualche, nessun, ogni, e, o, non,... » che sole spettanoal vocabolario logico.E
perciò ilGeometra
ed il Fisico, proprio all’inizio della loro trattazione,si trovano costrettiad usare alcune locuzioni tecniche senza definirle ed a giovarsi di esse per definirne poi altre suc- cessivamente;ognuna
delle quali sarà ben definita in ciascun trattato, inquanto
sia interamente espressa con locuzioni ivi già adoperate.Solo in tal
modo
lo scienziato riesce ad evitare quei circoli viziosida
cuinon
possono salvarsi gli autori di vocabolari, desi- derosi di tutto definire; e di cui, ad esempio,chiunque può
leg- gere nell’ottimo Larousse questo grazioso saggio: « coq= male
de la poule »—
« poule=
femelledu
coq ».Quel che ho detto ora
sembra
dar ragione a Blaise Pascal e contraddire lamia
critica; «sembra
» perchè, se è necessario che ilGeometra
ed il Fisico ricorranoa qualche locuzione tecnica senza definirla, gli è consentita però qualche libertà di scelta, nel cui uso
appunto
si manifesta in gran parte la sua genialità di trattatista. Risulta perciònon
esservi locuzionenon
definita inun
trattato che non possa esserlo iu uu altro; e quindi nessunapuò
affermarsi iucapable d’étre definie.-
9—
*
# *
Comunque —
se il trattato vuol essere d’indole elementare, vuol cioè esporreuna
possibile costruzioneimmediata
di quella scienza enon una
ricostruzione raffinata, intelligibile ed utile soltantoachi abbia giàdimestichezza con tutto il suo vocabolario speciale—
è necessario che le parole tecnichenon
definite siano fra quelle che giàhanno
assunto cittadinanza nel linguaggio ordinario,esprimano
cioè concetti che, traendo origiueda
semplici intuizioni, si sono già formati,anche
in intelletti incolti,mediante
gli abituali procedimenti psicologici di confronto e di scelta, di coordinazione e di subordinazione, di classificazioneedi astrazione.
li cui, ciò
non
ostante,sembrasseromere
finzioni del pensieroil
punto
e la retta del Geometra,osserverei ebe non diversamente allora egli deve giudicare ilpunto
materiale ed il raggio lumi- noso isolato del Fisico.Quasi
sempre
1’autore,pur
non definendo alcune parole, non tralascia però dicommentare
ciascuna di esse in chiose, sovente utilissimema
chenon
fanno parte dellateoria.Non
vi si indugia, se questa parolaha
già nelcomune
linguaggioun
solo e preciso significato; se invece neha
parecchi,manifestamente
distinti e precisi, gli basta dichiarare quell’unico tra essi eh’ egli le attri- buirà e fissarne la scelta con opportuni esempi intuitivi. Altre volte però il significato tecnico della parola è alquanto diversoda
tutti quelli che volgarmentelevengono
attribuiti; ed allora—
con appropriati richiami all'intuizione e con sottili insospettate distinzioni
—
egli contribuisce alla formazione del concetto corri- spondente, affrettando ed integrando cosi il lavorio psicologico accennato, di cui ogni intellettonormale
è capace,ma
chenon
in tutti si svolge con eguale rapidità ed intensità.
E
si badiche— mentre un
lettore privo diesperienza meto- dologicapuò
credereingenuamente
che le parole tecniche definite abbiano inqualchemodo maggior
dignitàscientifica diquellenon
definite
—
effettivamente la dignità scientifica delleune
e delle altre è lamedesima:
lapienaechiara determinazionedel concetto espressoda
ciascuna paroladefinitadipendendo unicamente
dalla piena e chiara determinazione del concetto espressoda
ciascuna parola uon definita.—
io—
Inoltre, se si dovesse metterle in gara di importanza, quelle definite giovano soltanto alla concisione
—
pregio senzadubbio
grandissimo,ma
non essenziale— mentre
invece, perquanto ho
detto, le non definite sono necessarie.
Anzi, se un lettore
non
si sgomentasse di sacrificare ogni esigenza dicomodità
verbale, egli sarebbepienamente
autorizzato a sopprimere aduna
aduna
tutte le definizioni, sostituendodovunque
al definito il definente, cosida
ridursiad
esprimere tutto il contenuto di quel trattato con le sole parole tecniche non definite; le quali pertalmodo
si chiarisconosostanzialmente suffi-cienti, oltreché necessarie.
Sicché, per riassumere queste considerazioni inoppugnabili in
una iorma
paradossale, che piùapertamente
contrasti alla tesi filosofica criticata, ogni trattato scientifico di nuli’ altro effettiva-mente
sioccupa
fuorché di ciò eh'esso non definisce.*
| di' ora dai concetti passiamo agli asserti.
Mediante
un’osservazione odun
esperimentoun
Fisico accertaun
fatto; se questo gli appare notevole, egli estende ilcampo
v.h delle sue osservazioni e dei suoi esperimenti per accertare altri fatti analoghi; poi, con cauto
ardimento
induttivo,da
queisingoli>w<2 fatti egli osa assurgere ad
una
legge cui assegna validità piùampia
che le sue osservazioni ed i snoi esperimenti non consen- tirebbero, nè potrebberomai
consentire: le leggi fisiche essendo giudizi universali, racchiudenti infiniti giudizi singoli, di alcuni soltanto dei quali è quindi possibile l’accertamentoAltra volta però egli giunge alla scoperta di
una
legge con semplici argomentazioni logiche; egli riesce cioè a porre in luce che codesta legge è conseguenza di altre leggi già note ecomu-
nemente
ammesse.Volgarmente,sidice in
ambo
i casi chel’asserto è dimostrato;ma
il fisico distingue ledue
specie di dimostrazione,chiamando
l'una sperimentale, e l’altra deduttiva.E
in ciòapparentemente
differisce dal Geometra, il qualechiama
dimostrazioni soltanto le deduttive. Dico apparentemente, perchè nè ilGeometra
uè il Fisico sono riusciti ancora,come
ho accennato,a dedurre alcun loro asserto dagliasserti logici oassiomi1-conf.
TtXfL.
-
11—
(qualiilprincipiod’identità,dicontraddizione, del terzoescluso, ecc.;
e perciò l’uuo e l’altro, proprio all’inizio della loro trattazione,
si trovano costretti ad
ammettere
alcuni asserti tecnici—
cheil Fisico
chiama
leggi sperimentali ed il Geolnetrachiama
positi-, f
lati
—
ed a giovarsene, assieme alle definizioni ed agli assiomi, perdedurne
poi successivamente altri asserti—
che il Fisicochiama
conseguenze delle leggi sperimentali ed ilGeometra chiama
teoremi.Lo
scienziatonon ammette
che alcun suo asserto sia as- solutamente indeducibile,come erroneamente ha
creduto Blaise Pascal,quando
scriveva che « ou arrivo nécessairement... à des prineipcssi clairesqu’on u’eu trouve plus qui le soientdavantange
pour servir à leur preuve ».E
ciò nonammette
perchènon ha
alcun senso il dire cheun
assertopuò
onon può
essere dedotto, senza direda
quali altriasserti; e perchè la necessità in cui egli si trova diammetterne
alcuni senza dimostrazione deduttivanon
gli vieta qualche libertà di scelta, nel cui uso
appunto compie
di esplicarsi la suagenialità di trattatista; ed infatti ognilettore che si
prenda
la cura di confrontare vari trattatipuò
rilevare sovente cheun medesimo
asserto in taluno si presenta quale postulato ed in tal altro quale teorema.Nè
il fatto che siauo dimostrati conferisce ai teoremi il di- ritto di inspiraremaggior
fiducia dei postulati, poiché la verità dei teoremi dipendeda
quella dei postulati e dalla legittimità logica delle argomentazioni*
* *
Quale divario è
dunque
fraun
trattato diGeometria
edun
trattato di Fisica?Che
in quello diGeometria
i postulati sono pochi, rispetto ai teoremi, evengono
semplicemente enunciati o brevissimamente chiosati, per dare invece ampio, minuzioso sviluppo alle argomentazioni deduttive, che solevengono
chia-mate
dimostrazioni; e che in quello di Fisica, invece, le leggi sperimentali sono molte, e vi si trovano riferiteampiamente
le osservazioni e le esperienze chehanno
condotto allaloro scoperta od alla loro conferma,mentre
le loro conseguenze deduttive sono esposto con rapidi cenni, fatti ancor più brevi dall’uso di formule matematiche.—
12—
Divario
adunque
solo quantitativo, doveuon
è apparente;perchè selaLogica insegna del pari alla
Geometria
edalle Scienze sperimentali l'arte del definire e del dedurre, però non fornisce loro alcun concetto ed asserto; che esse traggono invece, me- diante elaborazione psicologica, dalla conoscenza intuitiva e spe- rimentale delmondo
reale.Un
divario v’è nella diversa facilità di eseguire le esperienze comprovanti onon
contrastanti la verità diun
postulato geome- trico o diuna
legge fisica; leprime
essendo quasisempre
im-mediatamente
ripetibilida
chiunque, senza particolariistrumenti;le seconde invece richiedendo l'ausilio di apparecchidelicati,che uon possonoessere adoperati utilmente
da mani
inesperte. Inoltre,meutro
ilmondo
geometrico è perfettamente omogeneo, sicché pronta e poco insidiosa è l’ascesa dal fatto singolo alla legge ge- nerale, ilmondo
fisico inveceè inesauribilmente vario,ed ogni fe-nomeno
è così complesso, che molta pazienza e moltoacume
sirichiedono per sceverarne le circostanze essenziali dalle acces- sorie.
E
questo fuggevole accenno allemaggiori difficoltà frapposte al progresso della Fisica basti a spiegare perchè oggi soltauto essa si avvìi a quel grado di perfezione cui giàda
secoli è per- venuta la Geometria. Le qualidue
Scienzemi sembrano
perciò paragonabili adue
pianeti, chepur appartenendo ad un
mede- simo sistema, si trovano in diversa fase di sviluppo.*
* »
Ma, pur
lasciandoda
parte ogni ulteriore raffronto tecnico che quinon
sarebbe opportuno, voglio indurvi perun
istante a pensare che vi futempo
in cui laGeometria —
nata dai bi- sogni dell’Agrimensura, donde
trasse ilnome —
era in con- tatto più intimo che ogginon
appaia con l’intuizione e l'espe- rienza; e che essa dovette subire ben laboriosee profonde trasfor- mazioniprima
diassumere
1’assetto ordinato e solido che oggi presenta.A
tal fine, couvieu risalire oltre i tresommi
geometri del-1 antichità
—
Euclide,Archimede
ed Apollonio—
e soffermarsi ad alcuni loro precursori storicamente noti, pertrovare negli in-—
13-
certi e scarsi cenni biografici
un
indizio della loro complessa e multiforme attività intellettuale (*).Invero. Talete dedicò i primi suoi anni a privati e pubblici affari; e propriodai suoi negozi fu tratto in Egitto, ove
ebbe
oc- casione di apprendereGeometria
edAstronomia;
giàmaturo
di anniabbandonò
icommerci
e fondò a Mileto laprima
scuola greca diMatematica
e di Filosofia.E fama
egli ebbe sovratutto per aver misurato,mediante una
proporzione, 1"altezza delle Pi- ramidi egizie, confrontandone Vombra
a quelladel suo bastone, emediante un
triangolo, la distanza diuna
nave in alto mare, osservata dal basso e dalsommo
diuna
torre di altezza nota; e per aver presagito un'eclisse solare, forse servendosidi effemeridi egizie o caldee.Pitagora si
temprò
anzitutto viaggiando nell’Asiaminore
e in Egitto; nella natiaSamo non
ebbe fortuna, e giàquarantenne emigrò
in Sicilia, poi aTaranto
eda
ultimo aCrotone, ove fondò la celebre Scuola; nèmai
lasciò d’ occuparsi adun tempo
di Matematica, di Filosofia e di Politica, suscitando anzi accese ire di parte eh’ebbero triste epilogo nell’ assassinio suo e di alcuni seguaci.Ippocrate fu
un mercante
diChio, che, recatosi inAtene
per ricuperareuna
proprietà dellaquale riteneva essere stato defrau- dato, percampare, mentre
proseguiva la lite, aprìuna
scuola di Geometria.E
d’altrondeArchimede pur
ritenendo, al pari di Platone, ilfilosofo
non
essere tenuto ad applicare laScienza agli usi comuni, proprio alle sue invenzioni escoperte d’indole pratica deve gran parte della sua fama: dallavite alla ruotadentata, dagli specchi ustori alle catapulte.tl
TP
j 4*
* *
A mio
avvisodunque
nessun carattere originario d’ indole storica o filosofica distingue laGeometria
dalle Scienze sperimeu-(‘j Per i cernii seguenti mi sono valso del Breve
Sommario
della storiadella Matematica compilato dal dott. Dionisio Gamhioi.i—
Bologna, Zanichelli, 1902.tali; gli è
unicamente
per il diversocampo
d’indagine che essa se ne differenzia,come
in talmodo
le Scienze sperimentali sidistinguono fra loro.
Ma, avendo
ilcampo
di investigazione dellaMatematica
ter-reno più
compatto
emeno
accidentato, riuscì più agevole deli-ncare e consolidare i confini entro i quali essa svolge la sua at- tività inesausta e inesauribile. Quelli invece che sono interposti fra le varie Scienze sperimentali appaiono oggi ancora
qua
e là provvisori, dovuti soventead
esigenze di divisione del lavoro cor- rispondenti a fasi di culturaormai
superate; e perciò talvolta giova abbattere o rimuovere qualche siepe e tal altra conviene farne sorgere, a suddividereun campo
che si riveli troppo vasto ed eterogeneoper essere investigato utilmenteda una
sola schiera di lavoratori.E
d altronde ciò accade proprio ai nostri giorni a proposito dell’Aritmetica, che parrebbe essere uscitaarmata
dal cervello dell’uomo,come Minerva da
quello di Giove.Nata
col bisogno del pastore di noverare il suo gregge, tut- tavia, quale è volgarmente conosciuta, attraverso le cifre ed ise- gui consueti, è molto più recente dellaGeometria
: untempo
leoperazioni aritmetiche venivano eseguite con veri calcoli, cioè con sassolini, e più tardi col pallottoliere, sicché nei conteggi i
numeri
erano materialmente rappresentatida
gruppi di oggetti.Pochi decenni fa l'Aritmetica, quale teoria deduttiva, emer- geva ancora
confusamente
dal sapere volgare, senza alcuna ana-lisi de suoi concetti fondamentali e de’ suoi postulati; quasi gli uni e gli altri occorressero soltanto per la Geometria.
Fu
merito principalmentedel Dedekiud, del Frege e del Peano, l’aver posto in chiara luce che l’Aritmeticanon
poteva svolgersi deduttiva-mente
senzaun
sistema di concetti desunti dall’ intuizione e di asserti desunti dall’ esperienza.Che
sequestonon appare
nella recentissima opera accennata del liussell, gli è solo che questiha
allargato ilcampo
tradizio- nale della Logica deduttiva, includendovi altri concetti ed altri assertimediante
i qualiegliha
potutolegittimamente considerare1 Aritmetica un semplice proseguimento dellaLogica deduttiva.
E
perciò il
mio
dissenso da lui è solo a proposito diun
criterio di opportunità, circa 1’estensioneda
attribuirsi alla Logica.—
15—
h
del r sto,come
il Fisico conosce F ansia di cercare nel-1 esperienza la
conferma
o lasmentita diuna nuova
legge vaga-mente
intuita, cosi 1 Aritmologo si affatica indarno, con alterne speranze e delusioni, a meditare ad esempio su alcune proprietà deinumeri
asseriteda Format
eda
Goldbacli, che migliaia di esperimentinon hanno
smentitoma
che nessunragionamento ha
ancora convalidato.*
vi*
Che
cosa èdunque
perme
laMatematica?
È
la più antica e veneranda, fra tutte le Scienze sperimen-tali ed è la
buona
sorellamaggiore —
vigorosa di giovinezza eterna—
che più sicura e più destra,non
solo porge incessante e valido aiuto alle minori—
varied’anni
e d’aspetto, ciascuna intenta ad un suo proprio lavoro— ma
vigila sugli ostacoli chesi frappongono all’opera di ciascuna, per escogitare, ove possa, nuovi strumenti atti a superarli.
E
alle sorelle sue, e con esse agliuomini
tutti, porge il sa- lutare esempio d'ogui migliore e più feconda virtù :educando
a disinteressata e infaticabile ricerca del vero, a consapevolezza ed onestà intellettuale, a giusta estimazione di sò scevra di vanità, e ad incrollabile fede nel progressivo sviluppo del sapere,percui1
uomo —
trascendendo le proprie origini—
perfora i monti, varca gli oceani, si libra nell’aria e lancia i suoi messaggi perl’etere.
l'inito di stampare il giorno 6 marzo 1913.