#
ILLUSTRAZIONE
DI UN
MARMO GRECO
RAPPRESENTANTE
LE CARIATIDI
DEL SACERDOTE NAPOLITANO
GIUSEPPE M/ PARASGANDOLO
PROFESSORE DI STORIA DE'coNGILJ
NELLA
R.UNIVERSITÀ DI NAPOLI, SD INTEftPETRE DE'
R.PAPIRI ERCOLANESI.
IN NAPOLI
Presso Giovanni de Bonis
1817.
OvK
ayvosvyitv ót( tois ras ituXxiCLs (i\j9okoyia{ cwjra.rroy.tvns a\)yk~fixii/ei jcara thv ypeetptfv fv
moWoK
sKcura-ov^Scei' ìliixivyapTtof ayayptx,-' iipuivov apyjxiOTtti SujiMiHTQs ovaa iroAXjjy uiiDjìiav Ttapay^STui roif ypa{po'jriv.Nun
ignari sumus antiquiialum
Scriploribus usuvenire, ut narratìo ipsorum multa non ussequalur. Nart et reru^n memoriae prodenda-rum
velustascun
difficile eruatur,magnam
scribentibus perplexi- taletn ctfftrt.Diodor.Sic. Bibl. Histor. Lib. IV„
Non omnes
eadern mirantur, amantque.Quid dem
?Quid non dem
? Renuis tu quod iubet after.Horat.
IL
Epist.4,A SUA REAL MAESTÀ'
FERDINANDO 1/
DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
ec. ec. ec.
ò
ta
ilo « e
X X questo giorno
,cui l'Augusto Nome della M. V.
rende faustissimo
,e glorioso
,profittando
iodi
sìbella congiuntura
,ardisco di consacrarle questa
mìa Operetta
,affinchè partecipi anch' essa della
gloria del giorno. Nel vero avea bisogno di
sìgrande ornamento
,ed
iodovea in
tiitfimodi ad
essa procurarla
,poiché ne pel suo merito
,né per la fama dell'Autore sperar potea la pubblica
sti-ma. So ben
ioche per
lostesso motivo era inde-
gna di presentarsi al cospetto del Trono Reale
-,ma la Clemenza di un Principe così glorioso, che suole accogliere benignamente
isuoi Sudditi
,e che mi ha mostrato altra volta
ilSuo alto favo-
re
,ha
inme destato un tanto ardimento. Si ag- giunge che
ilMarmo da me illustrato e uno de^
pili
preziosi Monumenti del Beai Museo Borbonico;
e
pero sarei accagionato
d'ingratitudine
, se Jielprofittarne non mostrassi al Monarca la mia rico- noscenza. Prego intanto la M. V. di compatire
i difettidel mio lavoro
,e di concedergli la Sovrana
protezione}, mentre
iobaciandole ossequioso
lemani mi protesto per la vita
ISapoli 3o Maggio 1817.
Di Y. M.
Divoliss. efedeliss: Suddito GlL'PEPPB RIaHìA PaHASCANDCLO.
L
IaStoria di una Nazione
,per quanto esattamente
sia scritta ,
è sempre più compiuta
,e più certa
, se\ieue appoggiata dagli
scolpilimonumenti
j iquali
ri-chiamando
l'idea
dell'epoche antiche danno maggiore estenzione
, epruova
a'racconti
degli Scrittori.Ond'è che non solo furon
talimemorie sempre
ingrandissimo pregio tenute
,ma
sislimò fortunato chiunque potè produrne
dellenuove, affinchè
si fossepresso
idiscen- denti meglio perpetuata
degliaccaduti
fatti la ri-membranza
.Vennero riconosciute perciò
,come da
Omero
* , eda
altri Scrittori 'impariamo
,noa
fi) Ut Aratili ah Jove incipiendum putat,ita nos vite coepluri
ab Homero
videmur. Quintil. Jnstìt. Orat.Hi. i. Nel vero quest'ani-.mirabile padre d'ogni
umano
sapere ( Diod. Sic. Bibl. lil). III.p. loo PlÌD. IJist, Natur.
XV.
a. XVII. 5. ) le cui opere presen- tano secondo V espressione di Aloidamaute ita\ov (Tv9/)a7rjvov /?»3u xaTOffTjSov , pulchruinhumanae
vilne s-pectilumapud
Ari-tot. Rhet.HI. 3.
non
solo volle per 1% caduta di Troja impiegareil più gran- de tra"Poemi
dtlMondo
;ma
per far conoscere che quel fattonoa
sirebbe mai escilo dalla
memoria
degli uomini, Gngeun
serpente, cbe si cangia in sasso , e fa spirgare a Calcante che giusto dinolinon
potersigiammai
perdere ia ricordanza di quel celebre avTe-aimenlo
: lliad.IL
3ic). 5.li^iv fxEv Toó' ifyiye repai /xsya ix^rwra Zijs O-^'IMV^ o^iTt>\.eiov, oo'j xXfos ovnOT o\H^a .
Lupidem
enirn ipsum fecit Saturni Jìlius versirti,^ebts quidem hoc ostend t signum
magnum
providus JiipìterSerum
, seri exilus, cuius glorianunquam
perihitrt F.
solo
l'artedello scrivere
,ma ben anche quella dello scolpire
,qual deposito durevole
dellevirtù
, edei
vizj degliuomini
,non che delle vicende
tuttedel- r umanità.
Ipopoli
,che coltivaron queste
arti,
vantando
eccellentiPoeti
, e Storicida una parie
,e
scultimonumenti
dall' altra ,han tramandalo
al- laposterità non solo
leloro vicende
,ma
lafama
,Ed
allroTe mette in tocca aGiunone
,che sebhfine dovesse jnorir Sarpedone perman
di Patroclo , com'era scritto ne' fati; pare
avrebbe dal
moniameuto
,che gli verrebbe da'suoi innalzalo, ritratt»il
premio
, e larinomanza
conveniente. Iliad.XVI.
457-T'jixlios T£ , ?))A,H T» , ro ycLf -yipait «f flavovrwv.
Et
tumulus, etcolumna
; kicenim
est honor mortuorum.(a) Tullio è di avviso ( I. Tuscul. i5. ) che l'impegno della celebrità del proprio
nome
avea dettate egualmente aFidiadi scol- pire il SBO ritratto nello scudo di Minerva , che adEnnio
dicom-
porre i libri de'suoi annali : ed in attestato ne riporta Vepigram-ma
da questo poetacomposto
, e destinato sotto la sua effigie.AdspicUe, o Ci\>eis, senis Ennii
imaginV
fornata :Heic vostrum panxit
maxuma
factapatrum Nemo me
lacrumeis decoret, nec funera fintaFacsit.
Quur?
volito vivo''per ora virum.Quindi Ovidio cantò IV. de Ponto Vili. 4»,
Carmine
fit vivai virtut , expersque sepulchri,E Lucano
Pharsal. IX. 981.O
tacer , omagnai
vatum laborIOmnia
fato Eripis, et poplis donas mortalibus aevum.(3) Ciò va inteso,
quando
son totalmente mancati questi due mezzinon
solo presso gli stessi popoli ,ma
anche presso quel-li, che vi
hanno
avuto rapporti di vicinanza , o d'inimicizia , o dicommercio
,od
altro qualunque siesi. I Trojani soa celebri jjresso di noinon
per gli sciitiori, o pe'monumenti
, che ci ab- iiianlimasi ;ma
2^er la premura, che siha»
preso iprimi Peciidel«lon-
mentre
quelle nazioni
^che né
in lettere ,né
in arti fiori-rono
,non
cihanno
di se lasciato ,che
scarsissi-me memorie
, e talvolta ilnudo
lornome
^ .Que-
sta
due chiavi
,onde
siapre
ilsacrario
dell'antichità,sono insieme
iocateiaate j ementre
gli Scrittori illu-strano
leopere
disculture
,da queste ricevono mez-
Dioneo in cfclcbrarìi.
Lo
Scita Anacaisi, Zamolxi Geta , Aliante Libico ,Nino
, SardanapaJo, Catanie , Sifaco , Tigrane , i Magi ,i GininosoGsli , i Druidi , 8 tanti altri som conosciuti , perciocciiè stendendosi la Ipro rinomanza molto in fucffi della. Jor padiia Ija
tro.ato negli stranieri chi vindicat» avesse il loi-
nome
dall'obblio.Quante
nazioninon
conosciamo stìl p^rclrè«vendo
rapporto co'fi-gliuoli d'Israello sono entrate nella Sl&rra Sacra ? Pertanto per la
mancanza
de' sopraccennali mezzi»on
sappiamo die ilnudo
no-me
degli Agatirsi , de' SusoLeni , degli Ala»i, de'Massei , de'.Mo- logeni , degli Aspisj , de' Tabeini , degii ARcrei, degli Annibi, dei Siebi , degliA
massai)j , degli Org.isj , de" Covassi , de'IMaleri, e di altri popoli della Sarm^zia. Di lavati altridel Settentrione dellastes- sa Eurojia die maisapevamo
j)rima diemoderni
scrittori ce 1'ab-biati fatto conoscere?
Ma
l'Africa ne presta il più tell'argomento;gfacthè, mentre gli Egizj per
mezzo
de'loromonumenti
, e co'loro scritti si son resi celebri dibuon'ora
per tutto ilmondo,
lauti po- poli ad essi limitrofi sono affatlo sepolti nellapolvere.Comparireb-
berodunque
sulquadiodella fama, se li lor nazionali afvessero avutala cura di tramandarceli collo scritto, o colla stidtiffS, tantiPersiani, Getuli,
Numidi
, Traci ,Nubj
,Indiani , e Scitivalorosi per ogniverso,i qualigiacciono tuttoraignoti.
A
rincontro sarebbero sconosciutitanti avvenirneuli storici, e favolosi al dir di Teocrito:XVI.
Idyll. 60.Ej nyf <p'\Aom!as mpoTepiinv v[ji,v)t<Tav aoiSoi.
IVìsi bella veterum Jtoétae cecinissent.
cui facendo eco il Ve»osino , cantò: IV, Od. IX. ei;
Vixere fortes ante
j^gamemnona
Multi ^ sed omncs illacrjmabilesUrgentur, ignotiqite longa
Notile, careni
qum
vate saero.zi di
lischiarimento
,ed argomemi
«licertezza. Per- iamo
gliantichi
,
più die
nelloscrino
^ ,ravvisa- rono
nellepennanenii memorie,
e negli scolpitinio- Eiimenti quel mezzo
,onde
ù\vgiungere
a' lortardi nepoti
la notizia de*})iù celebri fatti : eprincipalmen-
te imarmi
* fregiati talvoltad'inscrizioni furon de-
stinati
a lappresentare
nellepubbliche opere non
i(4) Pindaro schiene avesse detto Pyth. I. 178.
eTti<rBoiJ,^fi070v au- (Jtov a'KOiynfi.evav av-
xa» Xoylots ,jmu aoi-ots.
retro mortales-sequens glo- riatio laudis
sola mortuorum vi-
rorum yitam indicai
Et
perprorsae orationis scriptores, et per po'élas.Jure, avendo composta una delle sue
Odi
in oni r di Tima=arco 'Egina scontento della poca glori.i , che poteva lid^ ndargli dalFo- pera sua , gli avrebbe voluto innalzare una colonna più bianca dtlmarmo
di Paro.Nem.
IV. i3o.SrftXav ^ì/{[t.sv 'KapiO'j
ASov
\cvKorepxvColumnam
ponerem Parto Atarmore candidiorem.Ennio
nelXVI.
de'suoi Annali lasciò scritto Ap. Macrob. VI. S<t- turn. I.Reges per
regnum
statuasqae sepolcraqiie quairunt, Aidijicant nonten ,summa
nitunluropum
vei.Ma
di tutti pili cliiaramente Pausania Lib» III. 8. ori yaji (t^ tuKtivKrita To titiypafxyiot. e-nonfrev , ò<s'Tis St^ xai irt "nportpov Tla'jr:xvia To ««i rpino^t "SifMvtSìii rtfi avareBevTi er A.e\po\js , a\>^o Se ys vafin avìpos tjtiìrov , AaKiSmifMviMv rots ^x<st'Ktv<Ti ov?ev ertJ e>is
5
pensamenti
diun nomo che
scrive ,ma
ì falli ,e
leidee
diuna
Città , e talvolta d'una nazione. Tal è qnel monumento
, clicimprendo ad
illustrare :esso
quantunque forse non era destinato a pubblico uso
,come a suo luogo vedremo
jpure accerta
,e
rischiarauno
de'più gran
fatti dell'antica Grecia
, e ci famei tempo stesso osservare quanto
gli Scrittorisieuo
fxvsfftvjv. Nisi enim in Cj-niscarn
epigramma
fecisset Simonides, quiet ante Tripodem inscripsit,
quem
Pausanias Delpkis dedicavit , ni~hit
omnino
,quodLacedaemoniorum
reges gessisent, fuisset potlae cu- iusquam carminibtis celebratum.E
nel vero noinon Gonosceremmo
tante antichissime costumanze, e cognizioni scientifiche, se
Omero non
avesse finto averne giàtante scolpite Vulcano nelloScudo
d'A-chille ( Iliad. XVIII. ) ed Esiodo in quelle di Ercole. Se volessi-
mo
stare a'racconti de'Poeti , e degli Storici in quali anacronisminon
si cadereLLe senza la cranica de'marmi di Paro.'* SareLbero a noi , e forse sareLbero slate anche agli antichi ignote tante leggi tante alleanze, tanti patti, e tanti usi , quanti gli stessi autori ci attestano aver essi conosciuto o ria tavole incise , e da altri scol- pitimonumenti
, che a lor tempi esistevano. F. Cicer. Brut, ".prò Leg.Man.
i4- P'O Balb. ai. Pausan. I. i5. 29. II. 25. 27. 36 V. 26.^
(5)
La
srultura estese il suo dominio su tutti i corpi capaci di rappresentare un oggetto, cominciando dalia fragile argilla fino a'metalii piùdurijma
pare che si fossearrestata almarmo
perimpie- gare la sua gratsdiosità. Furonvi è vero alcuni artefici , che silendetlero celebri p<1 lavoro molto esalto di alcuni piccioli oggetti in avorio , che Cicerone chiama minusculorum operum artifices Qitaest. Jcad. Lib.IV.,
come
fu Alessandrofigliuolo diPerseo j)resso Plutarco Vi(.Aemil. p.iyS.Teodoro
diSamo
presso PlinioXXXIV.8.
CallicrateSpartano, e Nlirmccido di Miìeto presso Eliano^irf. Aar.
J. 17. ed altri (V.Soliri.Cap. VI. Hadrian. Jun^
Cap.Vd.
i.Marsil.Gagnat. Observat. yar. III.17.)
ma
costoro dagli antichi stessi rijiotta- rotio più vitupero,chelede; dirCido
di essi Eli.uiollist. Far. I. ('ap \n.fiV fjM.01ioKfiv(/'o-woy*a)o' o'jSenpov ssstiveo'cra.'' tiyai>
aWo
e^tiavroL,lii'XfiOvorì 'nipg.voCKau.a.
;
Quorum
sa/it; ncutrum piea sententia lauda-e
stati
poco scrupolosi
arimarcare con precisione
i fatti,mentre riempivano
leopere loro
dimille
inutilie fabe narrazioni
j equanto anche
siada compiangersi
la
perdita
di altri similiavanzi
dellaveneranda anti-
chità.
Io pertanto ho fiducia, che non debba
di-spiacer punto
, se ioimpieghi
lamia inesperta penna
aelle illustrazione
di un monumento
, ilquale ap- pena dal Capaccio
,ed anche con qualche errore ac- cennato
^ ,era rimaso per lungo
teraj)o nell'obbli- vione
,mentre può dar gran lume
amolte
parti dell'Archeologia.
vertt,sapiens.
Quid
enim, haec aliud siinf,quam vana
temporisiactxr- ra 7E Galeno chiamò
il loro lavoro iiidustiiii , che sapeva di paz- ziain Pfotrept.ad
artes: My^^ixiaiJo'jroy A9)ti'aioy, x-ai K«XA.'x/)aToo- AonisSaii/,ovfOU /xaTuiOTS^^Viav, Myrmtnidis Athcr.Lensvs , et Callicralis Lacedaemonii vunae artis studùim.E
Snida lochiamò
un'indasliia ridicola V. yeXotasiei atvcorchèa tili iriinulissìnii lavorinon
fi fos- sero applicali,non
avrchhcro potuto mai dall'avorio , o da a111-i pic- coli og'getli ricavare delleopere grandiose. Il legno r|iiai)tunqiie fosseuna delle prime matrric applicale alla scultura ;
Kondimeno
fu rico- nosciuto chenon
poteva resistere al tempo, specialmenle ne'luoghi esposti.Di
metallo si fecero molti lavori;ma
per la £uararifà, eperla-suadurezza ,
non mai
tanti , né si grandiosicome
4iielli eseguiti inmarmo.
Questo , per passare sotto silenzio il tufo, e'1 traver- tino , fu osservato contenere i pregi di tutt' i materiali senza aver- ne i difetti. Esso s'i per la sua maestà, e per la sua durezza resi- stente alle ingurie deltempo
edace ,come
per lamole
, che sene può ad arbitrio impiesr^''n, fii trovato atto a cjualuiir|ue rappre—
scutanza : ed ecco perchè fu sempre cansiderato,
come
la sede prin- cipale della scultura.(6) Capaccio Hist. Neap. I. Gap. 21. tra le molte classi di luanumentì , che ornavano a suoi tempi le antichità Napclitaue ,
CAPO PRIMO.
DESCRIZIONE DEL MONUMENTO.
L
DiariHO
,che imprendo ad
illustrare , è da'moder-
ni artieri
conosciuto sotto nome di Grechetto
:marmo molto bianco, e
difinissima grana, e
forsecorrispon- dente
alPorino
7.Esso è largo palmi 4 Napolitani
,ed
altopalmi 3, ed once 4'
ècomposto di
trepez-
yi ,de' quali uno
inprospetto non
è diquelli
incisiriempie la classe de' Trofei solamente col nostro
monumento
cosi descrivendolo. MarmoreuniTropaeum
ajfahre sculptum. , in quoCa~
rias Provincia sedei.
Vedremo
in prosieguo, qualmentequesta Caria
non
sia una Provincia dell'Asiaminore, come
pare che pensi ilCapaccio ;
ma
una semplice Città del Peloponeso. Intanto questomarmo,
passato per le vicende de'tempi ne'feuii del Signor Prin~cipe d'Avellino, fu nel i8io. trasportato in Napoli,
ove
orane
decora il Real Palazzo.(7) Varj furono i
marmi
Lianclii, clic somministrarono le cave greche a'iavoratori. Il Pario, e '1 Pentelico furono i piìi cele- briV.Theophr.
de Lapid. p. 892. Strab.X. p. 487. Piiu.XXXVI.
Paus. I, 32. Itiner. Anton. Aug. p.528.,
ma
il nostronon
lia i carat- teri (K nessuno di questi due. Potrebbe più tosto essere o l'Imezio cavato dalmonte
Iineto presso Atene V. Strab. IX. 899. o il Po- rino, che trovasi dall'Elide Plin.XXXV.
jg. o l'Efesino, dal quale fu fjbricato il tempio di Diana Vitr. de Arch.X.
7. o qiial-che allro
marmo
greco di bianco colore , de'quali possono vedersi le descrizioni, ed i pregi presso Caryoph. de Anliq. Marni. Ria la grana finissima, la durezza, il colore, e la leggerezzami
determi-nano
a pensare , che sia stato j)iù il Porifto che qualche altro iiu- picgato nel nostro njonumeuls?/a
basso
,o a mezzo
rilievoj
ma riebbe annoverarsi
l\a gli scolpiti in
pieno
rilievo ^ •mentre per set-
teonce di sporto
sirilevano da esso
trestatue rappresentanti
altrettantedonne poggiate
sulsecon- do marmo
,che
lorserve
dibase. Quella
,che
stain mezzo
, è inlagrimevole situazione seduta a pie di
un tronco
,onde sorge un capriccioso
stelocon
varjrami
,e
fiori ,che termina poi
inun Tirso
^ , ricac-(8) V. Ci'c. y^cad. Qiiest. IV. 3i. Qulntv Inst. Orai. li. ai.
Manut. Quaest. Epist. HI. g. Salmas. in Sol. pag. 735. ySG. Sagitt.
Jan. Vft. 20.
Jjnnon
Pietre prei. antic. Parte II. C. 3. ^. 84- seg.(q) Q-iest' ornaincnlo «lebbe ascriversi fra quelle solite ca- prictitse inveuzioni de^Ii scultori , i quali
voUwo
tanto vari.'imen- te , e senza ragione affaticarsi nella uistribuzione òeiAì ornati;
se pur
non
vogliasi con qualche f.forzato ragionamenlo farsi vedere appartenente alla rappresentanza,com3
dinotanteun
simbolo dell»vittoria , che si volle col nostro
monumento
tener ricordata , o de' tragici effetti , che ae seguirono. Il tirso per vero , che nella sua greca origine significherebbe qualunque cosa di una figura acu- minata e quasi conica ( V. Esych. v. Ovproi v. Kuvoi ) » fu de- tcrminato a dinotare ilgavbo
diun
qualche arbusto ,come
rica-»iamo
da Servio:Caulem
autetnmedium
fruticis ,qui vulgo thyrsus dicilur in XII. Aeneid. v. 4i3. ;onde sembra,
che avesse presa occasione ilpeasKPo
di Grozio di trsiTe il suonome
dalla voce ebraica . . . . , che unicamente log^csi in Is.iiayjLÌS
. \\. intesacomunemente
sotto il significalo di tlce , o di {qualunque albero infruttifero. I\Ia sotto un significato più ristretto , incm
dinotava un'asta di legno vestito di edera, e di pampini di vile , si trova talvolta altrìLnito a'Poeti, rd agli Sp(tlatoli tragici ,come
ricavia-mo
dall'anticoEpigramma
in lode di Euripide:)fv vof;3 iSer^ai
eia Tt Tov 6u^£X>f«"(v tv A7-9i<7i Sn/jra Tivararùiv, er*t eniin v-idere
Ut
olim in pulpitis Athenierijibus thyrsos uibrans^ciato
abasso
rilievo.Ad ambe
l'estremilason
situate le altredue donne
inpiedi
, lequali portano un piccolo
capitellosemplicissimo
sulla testa aitouu' oncia
emez-
zo.
Sopra questi due
capitelli , e sullabbro superiore del pezzo
rilevato,poggia
la terzatavola di marmo
5la
quale rappresentasi sostenuta non solo dalla
testa delledue donne
,ma anche
dalleloro mani
,che sono
all'
infuori portate
insu
in attodi mantenerla.
seLLene esso era principalmente sacro a Bacco,
come
leggesi inun
altro antico
Epigramma
presso Suida v. Oi/pjoj.Ilavi BiTft)v yjuapov , vy/x^a'j poSa, Qup(ra A-jaiuì>
Tptaaov xnieimeraKois Supov tQ^Kt (pomati.
Pani
Biton capellain , nymphis rosas , thyrsosLyaeo
, Triplex subfrondosisdonum
posuit ceinis..-i
Onde
troviamo in Pausania (Lib. I.e
i^.) chiamato questonume
Y^KTaos, Hedereus.
In mille differenti congetture si son divisi i Poeti , ed iMito-
grafi per assegnare una plausibile ragione , onde fu il tirso attri- buito a questo
Nume.
V. Gyrald. de Diis Gent. Syntag. Vili.Qualunque
essa sia , col tirso gli antichi intendevano ricordare le molte vittorie, che essinumerano
, da lui riportate. I suoi se- guaci lo portavano nelle di lui feste :onde
noi lo troviamo cosi spesso in tutte , .quasi dissi , le Bacchiche rappresentanze rima-steci dagli antichi. Ne' soli vasi del Real
Museo
si trovaben
4o.volte : della qnal notiziason debitore alla gentilezza del Ch.
Cano-
nico de Jorio.Venivano perciò tali feste chiamate 6ujjo'0(fo/5iai, ePlutarco cre- de di riconoscerle aach« nella Festa de'Tabernacoli presso gli
E-
Lrei , Eri §1 BupuO(popia rts 'eopT\\ •na.p'a-jro'g , (v ^ Bupjovs s/ovreg
Ili TO lepov etaatriv, eias^Bovres Ss,ó, ri Sp^y'n ofjc l'a^tv. finoj Se B«>t-
'Xi'OL ev^at rx woiou^sva. Est auteni solemne
apud
eos festum Thyf-sophoria , in qua thyrsos gestnntes in templum intrant
; quid intus faciant ignoro, credibile est Bacchi ab iis sacra peragi.Sjmpos. IV. '
q. 5. p. Qyi.
Sappiamo
pertanto dal Sacro testo, che avea Iddiocemandalo
al suo popolo di ricordarsi seoapre delle benedizioni ,IO
Una
iscrizionetanto breve
,quanto
eleganti»adorna questo monumento
, ene
fissainsiememente
la
interpretazione
,e
la toglie dallecapricciose con- getture
degliAntiquari
.Una parte
diquesta epigrafe
èscolpita
sulfronte
dellatavola superiore
, e l' altriin
caratteripiù minuti
sivede
incisanel campo
dellatavola del fondo dall'una e
dall'altraparte dello
ste?lo
sopraddetto
TH EAAAAI TFOnAION E STASH
KATANIKHOEKTJIN TjlN KAPYATnN
ALLA GRECIA IL TROFEO SI É INNALZATO
DEBELLATI QUE" DI CARIA.
che ayea fgli ver?alo sopra di esso, e la cura , clie presa ne avea
«Jopo l'uscita dall' Egitto con quella festa tanto sol'erme ; e di ta- gliale de"rami dagli aijjcri , e pollarli touie iu fiionionei c(rso di (juelia festività, itisegno diriconosce nza, e di tripiui^i. Lei>.li\ìlì.^n, n:s'n'7j< r.in^ 'lob
nneifi
nry yy rijyi Ds-ian reo »:b Cnnp'yi Si^metisque v.ibis rurnospuLmanim
, ranivs i'g''i deiisisrum Jrondium,et laetabimini coram
Domino Dea
vestro.VcTc'ìò troviamo a\er Giuditta l'iiUo uso del tirso nel suo in- j»re-so tiirnfa'e in Betulia,
come
leppe ilGreio,
JudithXY.
16.:Ka»
t\a^£ B-jpcov^ ey tcus y^fps'iv av^ns , v-ai (Suite «.ai tous yu/at^i 'rais (kCT^awm^. Et
eccepii thviso$ in manitus suiiì,el dedit etmu-
lieribi.s , quad
cum
ea erant.E Giuda
nel purgare ilTf
nipio dallej'rofaiiftÀÌoiii UFO anclig la cirimonia di fyr portare 1 l r'i. '"i- Mar' cliah.X. 7. G)ji>ao-Ji. xa» y.\a.<h-jf upoiio-js .
sn
Se wCi-'i)c<x« lyo^veì ,|J/AVoy5 aysfcfov t's> e\!-j}?ciio7.-Jii Ka^ap'aSt^vat tov kauTO-j ro'noy 'ilyr~
Sili, et yamos piJchros , item et
paLmas
hubenteshymno?
rffercfianf ci, aui prosperuvit mi^-'-^duri locuin suuin.N,
fi
CAPO n,
Notizie della Citta' di Caria.
ON potremmo meglio introdurci
nella illustrazioiiodel nostro monumento
,che
colpremettere
tutto ciò,che possa concorrere
a farconoscere
1'antico
stato dellaCittà
diCaria
, lacondotta
de'suoi
cittadini la storia dellasua distruzione
5per intender quindi
,
perchè mai dopo essere
stata distrutta , si fossea
tutta laGrecia l'enunciato Trofeo innalzato. Era dun- que Caria
,per quanto da Pausania sappiamo
,posta nel Pelopofmeso
, epropriamente
nell'Arcadia
,di-
stanteper cinque
stadj '° da'Monti Oressi
, e Sciati , situataall'estremità
dellasottoposta
valle"
j
ma
(I) Paiis. Lib.VII. cap. 14. Kafivav Ss rxSta irsvTf afetì^risv i (vtrpte) T£ Ops^ic Ka\ovf*,S'/iì^ xai Irspov oprìg "SxiciSts.
A
Caryis sta-diaquinque disttint(jnons)Orexisdictus, et aiiiis
mons
Scitithis. Del-la dimensione delio stadio , e della sua rorri~|annd( uza alle misure latine. V. Plin. II. 16. S. Isid. Orig.
XV.
16. Suida v. St«J^(ov.(II) Paus. lib.Vili. i3. Kartx Ss rviv ss <p£v«ov enSs^STai <ri opos , fv Ss TO) opti To-jrixi T'JvcfnrovTiv (->^>co/xsv/6)v , jta» ^svsaTitiV rs , xaj KaipvaTav òpot ti).* y-is
.... Mira
ts t»? opus, toci>' xa-^siXiyixtvai^ noKsTt (papay'c, ts intOKStrai .... xa«
sm tw
irspaTi Ttfspdpayyos Kap'jai ynapiov. Per hanc {vuim) Plieneon versus prugr^s-
ium
lemons
excipiet: in monte iuncta suntOrchomeniorum, Phenea- tum , etCuphyatum
confinili....
Ultra fines ipsos prwdictis ur*hibus vailis siihincet
.... Et
in extrema valle e.<:t lor-ui Caryae, Ibid. e. i^. •PevfftTWV Ss rn itsSiov KSiTai (jlsv viro rais Ka/syais.Phe-
neatarumampi
Ciirvis sutnecii.E
LivioXXXiV.
io. ne la inieu- iere che paiteiido dalla Argolide pelmonte
Partenio tre giorni dìdominava
tutte lecampagne de' Feneati
almezzodì del famoso Erimanto
,ed
all'occidente dell'altissimo Cillene
,non che del lago Feneo ".
Questo luogo, che vedremo
essereuna Città, è diverso da un
altroanche così chiamato
nellaLaconia, in cui
viera un semplice Tempio
diDiana
,detta perciò Cariatide
,come collo
stessogreco Geografo attestano Stazio, Esichio,
eDiomede
ilGramatico
^'. Siffattano-
cammino
militare ti atLisogaassero- Castra dein.de Quintius mo^'it, etParthenio monte superato praeterTegeam
tertiodiead
Carjas po-uit castra.
(12) L'
Erimanto
, elle pur troppohan
celebratjo gli antichi, divideva l'Arcadia dall'Acaja. V. Apollod. Bibl.ìl. 5., Virg. ^en.VI.8oK,Ovid.».
Trist.lV4y.,
Sen. Herc. 228., Paus.Lib.VIILc.24,Il Cilleae, che era posto poco all'occidente del Partenio , e perciò poco dislante da'confini dell'Argolide, era il più alto
monte
dell'Arcadia , secondo StrabeneVili. p.267. Meytfov opos ev auT*i KyA,-
kìijv^.
Maximut mons
in ea (^Arcadia)CyUene
; e Pausauia cap.i^.Opos v^iìKorarov opuv tmv ivApKuha.K»A.\h*''4- Altissimus
mons
Ar- cadiae est CjLlene.(i3) Paiisan. Lib. III. cap. io.
Tpim
ìf «>t rtfs òSov fj^sixs eft^oKiì Kctr*. ra Se^M f< ì^apvus aysi , xai ts 70 l'spov r»r«ApTSf^iS'o:• TO yap yuptov ApTSfjciSos, kxi Nvptpwv tfiv ai' ÌLapuat' Kaiayax^x
e^ì^ìisv hprs^iios ev t/7ra<r/5w "^apviiTiSos' "/op^i Ss s-JTtfJ^a. ai Lani- òctuuonuv 'Ko.p^evoi x.uTOL sto; ifceTt, nai eirtyapiof «uT-ais xaSsfifxsv op-
^••ÌTls. Tertium a recta via diverticulum ad dextram
ad
Carjas , etad Dianae
perducit templum ; siquidem locus illeDanae
est, ittKjrmphis tacer: etCaryatidis
Dianae
sub dio signun est'- quo in locoLacedaemoniorum
^irginesanniuersarìumfestum obeunl, patrioaue ritu-sultationem celebrant. Stazio Thebaid. Lib. IV. vers. 2»5.
Plaudentiqiie habi'es Caryae resonare Dianae.
I/C (jsali parole IoScoliaste illustra cosi: Caryae
templum
Dianae in.Laconia sacrum , quod elian Caryatium
nomin^tum
est ex Ime cju~sa cani luderent virgines minitante
mina
, omnis c'forus in arborem.J';igit , et in renio eiiis pependit, (jtiam nv.csfi (bracciCdvjar. vocurit.
tizia
ha indotto non solamente
il Sig.de
laMattiniere,
ma anche
ilMeursio a riconoscere una
solaCaria nel Peloponneso
,situandola nella Laconia
:ed hanno
eglino attribuito a questa sola quelle poche notizie
,che
gliantichi
cihan tramandato
dell'una
,e
dell'al- tra "* :nel che hanno parlato contro
alsentimento
di al- tri dotti autori'^ ^ed han formata una Città celebre per ogni verso. Perciocché Caria
inLaconia fu più riuc-
Hesych. v. "K-apva. Kapvat toitos ApTSfjuSos, nat èopTU. Caryae locus
Dianae
, et festum. Ka.pvaroa. Qv&ia Aayimves. Caryatoa sacrificiurn.Lacones inteltigunt. Kapvaris eopriì ApT£(ji,iS»s, kcu iapov.
CaryatU
festumDianae
, et templum. Diomede'Gramatico
L. III.De Poim.
Gener. p-.j^S- Ifanoviae ì6o5. cura Putschii, volendo assegnarel'ori- gine de' versi pastoFali, dice:
Quo
tempore addentanteA'ersein Grae~ciam omnes deserta Laconia metu barbarorumperterritiindiversas partes fugisse creduntur, et,
cum
virgines timore laterent, ex hoc evenisse^ut 60 die, quo solitus erat chorus virginum
Dianae
Carjatidihymnum.
canere, ree/720
ad
solemne sacrum inneniretur. Tunc itaque pastores rure in urbem conveneniiit, et ne ritus sacrorum inferrumperetur pa-storali Carmine composito
D«ae
honorem celebraverunt , unde etiamBou)toX<(r/x5f dictus
(i 1) Martiniere Dictionaire Geographique v. Carye. MeuTsius Misceli. Lacan. L. IV. e. 14.
(15) Reinesio Syniagm- Tnscrìption. antiq. Class.II.n,6i.
dopo
di aver presa dal Capaccio la notizia dell' esistenza del nostro
monu-
mento, arrebLe desiderato, clie quello ci avesse detto qual Caria era welmarmo
espressa.Quae
Provincia Carias, veliera docuissetCapa=
r.ius.
Ego
nec Cariudem novi, nec de Caria lapidem exponi posse.Frattanto anche
dopo
diaver osservato presso Pausania Caria tanto in Laconia , che in Arcadia ,non
sa determinarsi per veruna di e'se .Giuseppe Scaligero Animadversion. in Chron. Eusebii , P.
CCXXIX.
va
un
passo più avanti,edopo
aver parlato della nostra Caria con- chiude:Haec Carya
non potest esse, nisi Illa, quae erat in Arca- dia ,
cum
Laconica fuerit tantumTemplum Dianae
, non autem Ci- Mitas: cui aderisco rUoIslenio nelle note a Stefano Dizantiuo il(ju^Iepon
lascia di ricopiare l' iscrizione del ©OstromoEumeato^
hiata e
pel tempio
diDiana
, eper
lesne
celeLi'atenoci
'^ ,onde anche traeva
ilsuo nome
'? ;ma Caria
iuArcadia
,intorno
allaquale
siaggirano
lenostre
(16) JjVlc. deSaltaf. AttxiS'ceifiìt'ioifili' arAOiJLWifyftiy eivai i'oy.tU'Ttif
•jrSptt rioXu^tyxiiK, xai Kafo/JOi xapu^.Ti'^de opyi/aiMs i't Kai twto it^o< ir
Kapuais TU! Acey.wyixm S'i^oìc'AO[jlì:'ovj a'rravra uitcc yiao-a» 'iroiou^r/, aypi TV itoKiiÀSiy itpos a'jXoy, Kcti pv9[jt.oy, Kai wraXTav ii/.fia-yi» tov molot.
Lu-
cedaeniunn quoque, qui Graeconim pruestuniissimi esse ceiiscbantur,
eum a
Castore^ etPolluce Caryafissare perdiilicissent, qtiae saltatio- nis species Caiyis Laconìae dtscebatiir,omnia
cu"i carni inihusfacete soliti sunt, adeo utad
tibiarum quoque moitulos , et rlijthmuni , etmoderatum
pedis ingressum praeliiini committere illi genti niurisfue-rit. Serv. in Eclog. Sili. v. Zo. DioiireiLnconiae fuit,qui habuit
uxorem
Iphiteom PrognaiJilium;quaecun
Jpollineinsummo
citltu, et reverenlia hospitio reci-pisset , ilte remunerari volens circa se ho~spitum cultum trit'USJìliabus eorum, quae Orpke, Lyco, et
Carya
appeltalae sunt , divinalionem cuncessit, adiecto ne proditriccs nu~
minuin esse vellent , neve quaererent quod esset nejas scire . Posi Liber pater adveniensy
a
Dione, vel ejus uxore rccepius hospitio est, qui cuinamata
a seCarya
coitum miscuit: sedcum
inde aegre Liber profectus esset, cogente amoris impatientia denuoad
liospites- redit, causam praetendentes dedicandifuni, quod ei rex voverat; sed.Lyco
, et Orphe intelleeto circa sororemCaryan
Liberi amore,ean
custodire coeperunt, ne cuin Libero ei esset copia co'éun.di
; quas-
cum
Liber patermone
ret , terreretquc, ut saltempraecepta ApoUinis«ustodìentes, pertinace
m
diligentiam compescerent , videretqueab hit et sororem acrius custodiri, etsuum
secrelum. studlosiu% inquiri, Or~phen
et Lyco, immissofurore ,ad Taygetam montem
raptus in saxaconvertit.
Caryam
vero ,quam
amaverut, in eodem monte in arbo—rem sui nominis vertit, quae Latine
Nux
dicìtur; quod posteaDiana
ita
factum
Laconas docuit.Unde
templum Caryalidi Dianaea La~
conibus eonsecratum,
(1^) Antichissimo è stato il costume didare il
nome
a' luoghf, ed alle città preso da qualche circsstanza, e specialmente dagli al- teri, che quivi siensi distinti. Mille sono gli autori, cheneparlano:mi
piace addurreun
passaggio di nna lettera diEmmanneilo
Crr- solora aGuarino
Veronese , che è la seconda tra quelle, che il eh. Scotti ha disotterate da' Codici della R. Biblioteca , dalle cuimaui
il puLblico sta aspeltaado la fedele, ed elefante traduzione.ricerche
,ebbe maggior nobiltà da prima
, epoi mag-
giore avvilimento. Essa
nelvero
oltredi vivere
colleproprie
leggi ,come dimostrano
leantiche medaglie
*',Ma\t<a S'( «V eiixiiixi iipoanyoptai ytyroPTOLt <to'.< toitoii tu airo T&iy ipurniii iVOfJ.-'Ttt « Tf (fvast -KOLi avo oixei'tj tivk kcchuSsi' tj/v «(J^wv •jneavros , X«( '!!t^U-A.'>TO< 'TTlfll iKiiyOl; Kal VUV S'i /ì lU\0[/.i!'Ol TVJnl/ Ttva. TK71 (TJ}- fiaiyfiv
moWaKii
ano (I'vto'j tivoi; ^afj.lScCJOfJLtv Ttjv m-pouyfyoptav ois yax«i ypaTTOisy £•/ TTi^KKois yiiùìpia[j,a.;T' Kai ayifjitioiii rivts ypMvrai ' aKO'j"
g(> óf iiai vvy S'jit*iv , nat f^Ka'ccv , xai Kap-ji^v , xai -aoKsn , x.ai ro- ttovi Tivtxs ovoixa^oniva , Jtai Ok-jvBov $£ «KovsiSy kxi PoiTov, kxi
Aa-
(pviiy, aai Kspaiovvra, nat 'Suiiiaiya y xxt
Orfov
(sic, Scotìi rTTfXfjyliiiìs a|ii(i StiaJ). a 7rT£\;a uhniiSy x.oct l^'j^UMiai/.
To
Se Ttepi^oììrov, jcai KaiJt.'Ttpov TTJ ^ «/)a9<iH'0s ovo^a, rre^ev aX.Kors «/Xtjj^e; tiai Se aiheyo'jTt, Kou Ti TiK li.'TrapTiiis' •riyts S'è y.at '^mt\tav , ti xara to S'ev- Tipoy ypa/yL/jLO.ìiaiptpsi, onui xai cruxi^f, xxt tKxiai (louKoì/7ai KaoaytiVf nai [ivput tv t'jpOK ipvTat ovoy.aTa 'ìroKeat, xai tottois v-Troxsifnvoi li ',ìcev~
Tot. Ep8^w< cvviifiiv IJ.H xat S'orai (jLaraias risii ((iiKoTiuias iivai. l'rae- cipud vero l,cuiuin piofiriae adpetiatiunesjactae sunt plantarum no-
mina,
tumprpler
Uùposìtionem, tuin ob aliquam peculiarem plan-tam
inde a principio adductam , vel ibidem nascentem.Et
nunc quoque yulentes locum quemdant aliquibus indicare ,saepe ab aliqua:pianta
nomea mutuamur
: quibus quidein etiain in scriltendo , inter multa iìidicia , et signa nonnulli utuntur. Audis autem velnuncSy- aam
, et Elaeain , elCary%m
,tum
urbes , tuta loca aliqua nuncu- pari:immo
etiamOljnthum
, etRhodum,
etDaphnen,
et Cerasuntemj, et Sjcionem , et Pteurn (corr. Vteleun) etCjdoniam.
Tarn vero celebre illud , ac praeclanim Marathonisnomen
unde aliter ductumest ? Quia etiamsunt qui idem deSparladicant , et alii vocem liane Silicium nfglecta secundae Uterae differejitie ex sy'"ti(Jicus), et elaeA
(^olii'ii) volili,t dediict-re , et sexcenta alia plantarum nomineurbibus^ ac regionil US data reperits : quae deiiiceps omnior recensere /orlasse vel
ad quamdam
inur}is glurìolae cupidiCaten pertinere videtur.18.
La
meda^lii , die por!a Khell nftlle note a\ Tesoro Brif-tnnicodiUsLjmo
T.II. p. iij. Ol.s 72. coIi'EpigrafeKAPTATOIf
iliaiostia avu" avuta C^ria 1 Aiìtononiii , ito» t;ià
come
l' aveaDO leGreche
ci'là a'ienpi d'''Rimani
linper-^tori,K
qualeeranna larva,aazieh.'una vera libcrlà (V.
Gua'co
diTorino
Dissert, sopra L\4u- tonomia de'Popoli) ; r.iaim
viro dirillo d'iudipcndeu/a, anzi il do- minio sulle vicine ttrre,come
ha diniofilralo il Mazzocchi<7«ff?,"ierf}?, fr} Ti^b, Ueracl, Diutr. I. e, 5. sect.5!.i6
vantava un'
anticliltàremotissima
,e
finda'tempi più lontani era molto celebrala
, e p.otente ^ laiche
isuoi
abitanti uniti a'Telchini fecero fronte
al reForoneo, ed
a'Parrasj, anche popoli dell'Arcadia
,come
riferi-sce Eusebio
'9.Or costoro
iquali
siaveano meritata tanta ce-
lebrità ,
denigrarono
dì talmaniera
ilnome loro con un
orribiletradimento
,che divennero V obbrobrio di
tutta laGrecia. Dapoichè
nellaguerra
,che do- vettero
iGreci sostenere contro
de'Persiani
,dimen-
tichi degli
insegnamenti dalla natura
dettati '° l'ungidal dare ajuto
a'Nazionali
, sicollegarono co'loro ne- mici
:quindi
iGreci
,restando gloriosamente
liberati^,if). Chronic. LiL. II. P.
CCXXIX.
TiKjin/s!jK.aiKapoia'rai'Trpss^opttfSa ,aai Tlappacnovs eiiohByinroiy. Telchines, et
Caryaiae
adversus JPhoroneum , et Panasias instituerunt hellum.Non
recherà poi nia-raviglia il leggersi presso Eusebio Kapoiarai, e
non
Kap-jocrai po- tendosi scrivere tanto per u, cbe per oicome
ci fi sapere Stefano de Urbib. v. l^eepvct. ( V.Etymol.
RIagn. v.T
poia^Troviamo
fattamenzione
anche di questi due popoli presso Pausania VI. 8. Vili.27.
IX.
ig.20.
Eran
troppo noti que'versi d'Omero
Iliad. XVIII. v. 98.et 128.
AtTixa rs^voLiv^v, «TTfi buk ap' eiAfXhoy eraipu RT-f/vo/^ffcd enaixuvai
.... Ov
kukov eriT
tipo/jcn/ots èrapotaiv a^\tviy.tv cLfnxjv oKtSpoy»Jllico moriar, cjuonìam certe non
eram
amico,Cum
interficeretur, auxiliaturusNon
malutn est Afjlictisa
sociis arcere grave exitium-Il che Orazio
semtra
aver avuto in mira,quando
cantò III-OJ.«
V. i3. Diilce 1 et decorum eie-
A
tal proposito fanno lerispostedal».d«li'Oracolo di Delfo a'due giovani, i quali scontratisi in alcuQÌ
17
dalla
guerra
collementovate
vittorie, sivendicarono del- csecrata Città
,non solamente adegnandone
alsuolo
lutti gli edifizj ,
ma uccideudone ancora
imaschi
,e facendo schiave
ledonne. Questo
fattocon tante
cir-costanze
,che
gli Storici tuttiavean trasandato
, silegge presso Vitruvio
:Carya Civìtas Peloponnesi
^cum Persis hostibus cantra Graeciain consensit
postea Graeci per victoriam gloriose bello liberati,
communi Consilio Caryatibus bellum indixerimt.
Ita--que oppido capto
^ virisinterfectis
,civitate deleta,
matronas eorum in servitutem. abduxeriint ^^ Né con-
tenti iGreci
direndere
collaschiavitù infami quelle
matrone
"* ,né paghi
diestendere
,quanto fosse per-
ladri , procedettero diversamente
, poiché il
primo
di essipresevil-mente
la fuga, e'1 secondo \olendo difender da'masuadieriun
al- trocompagno
l'uccise , credendo di uccirlcr quelli ;come
rilerisce£liano Far. Histor. III. 44' -^-^
primo dunque
la Pizia rispose:Ou
(71 d([it<i\j(7ci> 'nipix.aWios «j/Si ysou.Non
succurrebus praesens in morte sodali.Non
libi vaticinari sacro te proripe tempio, al secondo poi:ExTtiyaj Tov èraipoy a[xvvùiy ' ov a i^iccisv
Aifxa, TitXfK ii yi^OLi 7ia$apuT(po<^ >) -napos taidi.
Defendens sociuin verso mucrone necasti :
Furiar es manibus nunc \
quam
prius esse solebas.Il
medesimo
fallo, ed i medesimi Oracoli leggonsipressoSimpliciaComment.
in Epictet, e. 3g. sebbene con qualche variante leiione.(21) Vitruv. de Architect. lib. 1. ci.
(aa)
Comechè
diversa fosse la maniera,onde
venivanotrattali ì servi presso i popoli della Grecia , essendomoltopiù durala cou-3