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Domanda di adesione della Turchia all Unione europea

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P5_TA(2003)0265

Domanda di adesione della Turchia all’Unione europea

Risoluzione del Parlamento europeo sulla domanda di adesione della Turchia all’Unione europea (COM(2002) 700 – C5-0104/2003 – 2000/2014(COS))

Il Parlamento europeo,

– vista la domanda di adesione della Turchia all’Unione europea, presentata il 12 aprile 1987 a norma dell’articolo 49 del trattato sull’Unione europea,

– viste le conclusioni della Presidenza dei Consigli europei di Copenaghen (21-22 giugno 1993), Firenze (21-22 giugno 1996), Lussemburgo (12-13 dicembre 1997), Cardiff (15- 16 giugno 1998), Colonia (3-4 giugno 1999), Helsinki (10-11 dicembre 1999), Santa Maria Da Feira (19-20 giugno 2000), Nizza (7-9 dicembre 2000), Göteborg (15-16 giugno 2001), Laken (14-15 dicembre 2001), Siviglia (21-22 giugno 2002), Bruxelles (24-25 ottobre 2002) e Copenaghen (12-13 dicembre 2002),

– visti il documento di strategia per l'ampliamento - Relazione sul progresso verso l’adesione compiuto da ognuno dei paesi candidati (COM(2002) 700),

– vista la relazione periodica 2002 della Commissione sui progressi fatti dalla Turchia verso l’adesione (SEC(2002) 1412),

– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio del 26 marzo 2003 sul rafforzamento della strategia di adesione per la Turchia (COM(2003) 144),

– vista la proposta di decisione del Consiglio del 26 marzo 2003 relativa ai principi, alle priorità, agli obiettivi intermedi e alle condizioni specificati nel partenariato per l’adesione della Turchia,

– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia,

– viste le raccomandazioni adottate il 5-6 giugno 2000 dalla commissione parlamentare mista UE-Turchia,

– vista la decisione 2001/235/CE del Consiglio, dell’8 marzo 20011, relativa ai principi, alle priorità, agli obiettivi intermedi e alle condizioni specificati nel partenariato per l’adesione della Repubblica di Turchia,

visto il programma nazionale della Turchia per l’adozione dell’acquis, approvato dalla Turchia il 19 marzo 2001 e trasmesso alla Commissione il 26 marzo 2001,

– vista la relazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa del 13 giugno 2001 sul rispetto degli obblighi e degli impegni da parte della Turchia,

– viste le conclusioni della riunione del Consiglio di associazione UE-Turchia del 16

1 GU L 85 del 24.3.2001, pag. 13.

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aprile 2002,

– viste le decisioni della Corte europea per i diritti dell’uomo concernenti la Turchia, – vista la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa del 23

settembre 2002 concernente l’esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo da parte della Turchia,

– visto l'articolo 47, paragrafo 1 del suo regolamento,

– vista la relazione della commissione per gli affari esteri, i diritti dell'uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa (A5-0160/2003),

A. considerando che tutti i cittadini dell’Unione dovrebbero disporre, nei rispettivi Stati membri, di diritti e doveri equivalenti e devono sapersi tutelati e riconosciuti nell’intera Unione contro le discriminazioni e i comportamenti scorretti da parte delle autorità, e che pertanto il soddisfacimento e il rispetto dei criteri politici di Copenaghen costituisce una conditio sine qua non per imboccare la via verso la piena adesione,

B. considerando che le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Helsinki del 1999 attribuiscono alla Turchia lo status di Stato candidato destinato ad aderire

all'Unione in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati candidati nel quadro dell'allargamento dell'Unione,

C. considerando che il 3 novembre 2002 il partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) ha vinto a stragrande maggioranza le elezioni parlamentari anticipate; che la popolazione ha espresso la propria insoddisfazione per l’operato dei governi precedenti, il che costituisce un’opportunità per imprimere una nuova direzione alla politica governativa;

che l'AKP si trova ora ad affrontare il difficile compito di dare esecuzione alle riforme legislative, di metterne altre in atto e di dare vita a uno Stato di diritto democratico ben funzionante, senza mettere in causa il fondamentale orientamento laico dello Stato turco, D. considerando che la soglia elettorale del 10%, se da un lato ha permesso di evitare la

frammentazione del Parlamento, dall’altro ha finito per sacrificare a tale obiettivo la sua rappresentatività, poiché esso rappresenta solo il 55% degli elettori,

E. considerando che la Costituzione, approvata sotto un regime militare nel 1982, non consente di garantire lo Stato di diritto e le libertà fondamentali, che la Turchia può dare espressione alla sua scelta a favore di un modello di Stato di diritto democratico

elaborando una nuova Costituzione basata su valori democratici universali e che il dibattito costituzionale in corso in Turchia ha acquistato una nuova dimensione nel contesto del dibattito sull'adesione all'UE,

F. considerando i progressi compiuti dalla Turchia nel 2002 verso il soddisfacimento dei criteri di Copenaghen, in particolare mediante il recente pacchetto legislativo e le pertinenti misure di attuazione che abbracciano un gran numero di ambiti prioritari indicati nel partenariato di adesione; considerando tuttavia che tali riforme contengono significative restrizioni al pieno godimento dei diritti e delle libertà fondamentali,

G. considerando che episodi quali la sentenza con cui la Corte costituzionale turca ha

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messo al bando il Partito popolare della democrazia (HADEP) e la richiesta rivolta dal procuratore capo della Corte d'appello alla Corte costituzionale, affinché avvii

procedimenti analoghi nei confronti del Partito democratico del popolo (DEHAP) dimostrano la mancata volontà di garantire nella prassi i diritti umani fondamentali, H. considerando che i cambiamenti richiesti devono comportare riforme coraggiose, la piena ratifica delle convenzioni sottoscritte e l’adeguata applicazione delle modifiche legislative; considerando che l’attuazione delle riforme non è ancora visibile e che le riforme democratiche non saranno efficaci finché la popolazione non ne avrà preso coscienza,

I. considerando che una profonda riforma del sistema giudiziario riveste un'importanza decisiva per la democratizzazione del paese e che il governo ha annunciato l'abolizione dei tribunali per la sicurezza statale, il che rappresenta un passo importante in tale direzione,

J. considerando che le riforme e gli investimenti compiuti dalla Turchia nel processo di democratizzazione andranno a vantaggio dei cittadini, anche a prescindere dalle relazioni con l’Unione europea,

K. considerando che un’adesione della Turchia deve essere fondata su criteri chiari ed inequivocabili e che le dichiarazioni e le decisioni del Consiglio europeo riguardanti la Turchia nel corso dell’ultimo decennio presentano alcune incoerenze,

L. considerando che una soluzione al problema della divisione di Cipro riveste importanza essenziale per le relazioni tra l’UE e la Turchia e che l’Unione considera il piano del Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan per Cipro la base per il futuro assetto dell’isola,

1. si compiace delle riforme attuate dalla Turchia a partire dall'ottobre 2001, in particolare in quanto esse sono vissute dalla popolazione turca come un notevole progresso e costituiscono segnali importanti della volontà della Turchia di proseguire sulla via del rispetto dei criteri di Copenaghen; incoraggia la Turchia a proseguire sulla via delle riforme; ritiene che tali riforme debbano essere giudicate sulla base della loro attuazione; premette che la volontà politica della Turchia di dare attuazione a cambiamenti significativi nella struttura dello Stato, nel rapporto con la società, nell’applicazione dei diritti dell’uomo e nello stile di governo è essenziale per il processo verso l’adesione all’UE;

2. è consapevole che si tratta di un processo di riforma di lungo respiro, nell’ambito del quale la Turchia sarà posta di fronte a scelte decisive e per il quale sarà necessario l’aiuto europeo;

3. riconosce che i valori politici dell’Unione europea sono basati principalmente sulla cultura giudaico-cristiana e umanistica dell’Europa, ma osserva allo stesso tempo che nessuno detiene il monopolio di questi valori universali di democrazia, Stato di diritto, diritti umani e delle minoranze e libertà di religione e di coscienza, valori che possono essere perfettamente accettati e condivisi da un paese in cui la maggioranza della popolazione è di fede musulmana; ritiene quindi che non vi siano obiezioni di principio all’adesione all’UE;

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4. constata che è stata data solo in parte esecuzione alle priorità a breve e medio termine, in particolare per quanto concerne i criteri politici di Copenaghen, quali stabiliti

nell’attuale partenariato per l’adesione della Turchia (2001);

5. plaude alla comunicazione summenzionata della Commissione al Consiglio, con specifico riferimento all’intensificazione del dialogo politico ed ai criteri politici;

6. invita il governo turco a presentare quanto prima una tabella di marcia e uno scadenzario chiari per l'attuazione dei criteri di Copenaghen intesi come requisito essenziale in vista dei futuri miglioramenti in materia di riforma dello Stato turco;

Criteri politici di Copenaghen Organizzazione dello Stato

7. constata che l’esercito mantiene un ruolo-chiave nello Stato e nella società turchi;

constata con rammarico che il ruolo eccessivo dell’esercito frena l’evoluzione della Turchia verso un sistema democratico pluralistico; auspica che la Turchia colga

l'opportunità che rappresenta l'attuale governo con il suo forte sostegno parlamentare per elaborare un nuovo sistema politico e costituzionale che garantisca il principio di un ordinamento laico, senza alcuna supremazia del potere militare sulle istituzioni civili, in modo da ricondurre il potere tradizionale della burocrazia e dell’esercito (the deep State) nelle forme più comunemente ammesse negli Stati membri;

8. ritiene che, nell’ambito della riforma dello Stato, sia necessario a più o meno lungo termine abolire il Consiglio di sicurezza nazionale nel suo ruolo e nella sua posizione attuali per conformare il controllo del potere civile su quello militare alla pratica vigente negli Stati membri dell'Unione europea; è consapevole che l’auspicata modifica della struttura incontrerà forti resistenze;

9. suggerisce che i rappresentanti militari si ritirino dagli organi civili, quali l’Alto consiglio dell’istruzione e quello dei mezzi audiovisivi, onde assicurare la piena

indipendenza di tali istituzioni; esorta vivamente le autorità turche a instaurare un pieno controllo parlamentare sul bilancio militare quale componente del bilancio nazionale;

10. ritiene che il successo della riforma dello Stato dipenderà anche dalla misura in cui il governo riuscirà a gestire in modo diverso i pericoli del fondamentalismo e del separatismo, in conformità degli articoli 13 e 14 della Costituzione della Repubblica turca; ritiene che rapporti distesi con l’Islam e con la religione in generale possano contenere l'avanzata di movimenti antidemocratici, ad esempio l’estremismo religioso intollerante e violento;

11. sottolinea che i cambiamenti richiesti sono così fondamentali da esigere una nuova Costituzione, basata esplicitamente sui principi democratici, in cui si stabilisca in particolare un equilibrio tra diritti individuali e delle minoranze e diritti collettivi,

conformemente a quelli che sono gli standard abituali europei e che trovano espressione, ad esempio, nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e nella Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali;

12. plaude pertanto all’intenzione del Premier Erdogan di predisporre una nuova

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costituzione con specifico riferimento allo stato di diritto democratico e ad una democrazia pluralistica;

13. ritiene che anche il concetto turco di nazione e Stato laico debba basarsi sulla tolleranza e la non-discriminazione nei confronti delle comunità religiose e dei gruppi minoritari;

ritiene che l’applicazione di una nuova Costituzione debba facilitare l'attuazione di questi principi;

14. invita il governo e il Parlamento turchi, eventualmente con la collaborazione della Commissione europea e del Parlamento europeo, a favorire il dibattito pubblico sulle caratteristiche dello Stato in relazione ai valori politici dell'UE, anche nel quadro dei risultati della Convenzione, onde rafforzare la coscienza democratica dei cittadini;

chiede alle autorità turche e alla Commissione di organizzare campagne di informazione per migliorare le conoscenze dei cittadini turchi per quanto concerne l'Unione europea e gli obblighi derivanti da un'adesione a quest'ultima, nonché le conoscenze dei cittadini dell'Unione per quanto concerne la Turchia;

15. sottolinea che per rafforzare il carattere democratico della società è indispensabile che si affermi una società civile attiva; ritiene che lo Stato debba promuovere e incoraggiare lo sviluppo di organizzazioni sociali libere in ambito economico, sociale e culturale; pone l’enfasi sui valori di un’autentica concertazione tripartita tra autorità e parti sociali;

16. ritiene inoltre che la popolazione possa essere più strettamente associata alla presa di decisioni e che la politica possa essere meglio adeguata alle esigenze grazie al

decentramento di determinati compiti del governo e all’attribuzione di tali compiti ad autorità elette di livello più basso, prevedendo il necessario controllo per assicurare la trasparenza;

Stato di diritto e democrazia

17. incoraggia le autorità turche a rafforzare il principio del primato del diritto

internazionale sul diritto nazionale in caso di divergenze sostanziali in merito al rispetto dei diritti dell’uomo e dello Stato di diritto; ritiene che tale misura sia necessaria per consentire un ravvicinamento della Turchia alle norme vigenti negli Stati membri dell’Unione europea; prende atto della modifica della costituzione turca che comporta il riconoscimento delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo;

18. ribadisce la propria convinzione, espressa nella sua risoluzione del 26 settembre 2002 sulla Corte penale internazionale1, che lo statuto di Roma è stato ratificato da tutti gli Stati membri quale elemento essenziale del modello e dei valori democratici dell'UE e invita la Turchia ad impegnarsi senza indugio nel processo di adesione agli statuti del Tribunale penale internazionale; ritiene che ciò rappresenti un elemento fondamentale nel quadro delle relazioni tra la Turchia e l’Unione europea; sottolinea che la Turchia è l’unico membro del Consiglio d’Europa che non ha ancora firmato tali statuti;

19. deplora che la Turchia abbia ritardato così a lungo l’esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo (ECHR), esecuzione che è stata sollecitata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa con una risoluzione del 23 settembre 2002 (tra le decisioni in questione figura anche quella riguardante la causa

1 P5_TA (2002) 449.

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Loizidou contro la Turchia); invita i procuratori e i giudici turchi ed europei a procedere ad uno scambio di esperienze al fine di porre il sistema giudiziario turco in sintonia con i sistemi europei correntemente in vigore; chiede alla Commissione e al Consiglio

d'Europa di portare avanti il programma di scambi avviato nell'autunno del 2002 e di ampliarlo con altri tipi di formazione;

20. invoca l’amnistia per i detenuti per reato di opinione che espiano la pena nelle prigioni turche per prese di posizione non violente; plaude alle riforme delle procedure

giudiziarie che permettono la riapertura dei procedimenti per condanne in violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; a tale riguardo si rallegra del fatto che sia stato riaperto il procedimento a carico della vincitrice del Premio Sakarov del Parlamento europeo Leyla Zana e di altri tre ex deputati del Partito della democrazia (DEP) detenuti da oltre nove anni e chiede per loro un processo equo e la loro immediata liberazione provvisoria;

21. sottolinea l'importanza di un potere giudiziario indipendente e competente; chiede all'autorità pubblica di adottare misure energiche e coerenti per migliorare la qualità del sistema giudiziario e le qualifiche dei giudici, cui incombe la grande responsabilità di creare una nuova cultura legale al servizio del cittadino favorendo l'interpretazione e l'applicazione corretta delle leggi a tutti i livelli (locale, regionale e nazionale); invita a questo proposito la Turchia a partecipare al programma quadro sulla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (AGIS) (2003-2007), in particolare per quanto concerne i progetti di formazione per operatori della giustizia e ufficiali incaricati dell'applicazione della legge;

22. plaude alla comunicazione del governo turco che intende introdurre una profonda riforma del sistema giudiziario e, fra le altre misure, abolire i tribunali di sicurezza dello Stato; invita il governo ad adeguare la sua legislazione per combattere gli atti di

terrorismo conformemente alle decisioni dell’Unione europea, cercando di cooperare con gli Stati membri in materia;

23. chiede alla Turchia di portare avanti la sua lotta contro la corruzione e di ratificare senza indugi le pertinenti convenzioni internazionali già sottoscritte; sottolinea che, nella lotta contro la corruzione, una società trasparente, con mezzi d'informazione liberi, tribunali indipendenti e un sistema giudiziario più efficiente sono essenziali e che, in particolare, i processi per corruzione dovrebbero essere più aperti e controllati dai media e da altri enti di vigilanza;

24. raccomanda che il sistema elettorale contribuisca a far sì che la composizione del Parlamento rispetti pienamente il principio della democrazia rappresentativa, in particolare per quanto concerne la rappresentanza della popolazione curda e di altre minoranze;

25. accoglie con estrema soddisfazione il voto espresso dal parlamento turco il 2 agosto 2002 a favore dell’abolizione della pena di morte in tempi di pace e la successiva sottoscrizione, il 15 gennaio 2003, del protocollo n. 6 della Convenzione europea sui diritti umani; plaude a questi importanti passi avanti ma chiede che l’abolizione venga estesa ai reati commessi in tempi di guerra;

26. condanna la decisione della Corte costituzionale turca di proibire lo HADEP e chiede la revoca di tale decisione; ritiene che tale decisione sia in contrasto con la Convenzione

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europea dei diritti dell’uomo e con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e violi i più elementari diritti della libertà di opinione e di riunione; ritiene che la persecuzione di partiti politici come lo HADEP e il DEHAP, contro i quali è stato avviato un analogo procedimento di messa al bando, sia in contrasto con i principi fondamentali della democrazia;

Situazione dei diritti dell'uomo e protezione delle minoranze

27. ricorda l'impegno assunto dal governo turco di abolire definitivamente la tortura

(tolleranza zero); constata con preoccupazione che la pratica della tortura continua e che i torturatori godono spesso dell'impunità; chiede che vengano prese le misure più

energiche e coerenti per combattere questa pratica barbarica e che il Centro per il trattamento e la riabilitazione delle vittime della tortura di Diyarbakir, sostenuto dalla Commissione europea, possa portare avanti le sue attività senza ostacoli;

28. chiede alla Turchia di applicare le norme internazionali in materia di penitenziari e di astenersi dal porre i detenuti in isolamento;

29. esprime la sua preoccupazione per il protrarsi dello sciopero della fame nelle carceri turche ed è favorevole ad ogni sforzo volto a raggiungere, attraverso il dialogo, una soluzione del problema che consenta di risparmiare altre vite umane;

30. chiede alle autorità turche di assicurare che tutti i prigionieri, compresi quelli posti in stato d'arresto sotto la giurisdizione dei tribunali di sicurezza dello Stato, abbiano effettivamente accesso immediato all'assistenza giuridica; chiede al governo turco di promulgare tempestivamente una legge che abolisca l’articolo 31, paragrafo 1, della legge che modifica alcuni articoli del codice di procedura penale (1992, n. 3842), ai sensi del quale viene negata la consulenza legale per le prime quarantott’ore a quanti sono posti in stato di arresto per reati sotto la giurisdizione dei tribunali di sicurezza dello Stato;

31. esprime profonda preoccupazione per i resoconti riguardanti casi frequenti di violenze sessuali e stupri perpetrati da agenti di sicurezza dello Stato ai danni di detenute; rileva che le donne di origine curda e le donne le cui convinzioni politiche sono invise alle autorità o ai militari sono particolarmente esposte al rischio di tale tipo di violenza;

chiede la garanzia che le perquisizioni personali delle persone arrestate di sesso

femminile siano effettuate solo da personale dello stesso sesso e che gli abusi di potere siano puniti;

32. ritiene che il fatto che persone di origine curda risiedano in diversi paesi tra cui la Turchia non deve esimere quest’ultima dalla ricerca di un rapporto più rilassato e costruttivo con i propri cittadini di origine curda così come con altre minoranze etniche e religiose;

33. propone l’instaurazione di un sistema di controllo rigoroso delle stazioni di polizia e delle gendarmerie, attuato tra l’altro da consigli indipendenti cui partecipino membri del pubblico; chiede che gli ufficiali di polizia e i gendarmi siano oggetto di severe sanzioni e/o procedimenti giudiziari ogniqualvolta essi neghino ai detenuti l’accesso alla

consulenza legale, inducano i detenuti a sottoscrivere documenti che li privano del diritto di avvalersi di un avvocato, non informino i detenuti circa i loro diritti, interferiscano con le analisi mediche, non informino i familiari quando una persona

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viene posta in stato di detenzione, non registrino i detenuti al momento dell’arrivo o non conducano i minori direttamente dinanzi al magistrato come previsto dai regolamenti;

34. chiede alla Turchia di assicurare la diversità culturale e di garantire i diritti culturali a tutti i cittadini a prescindere dalla loro origine, di assicurare l’accesso effettivo ad emissioni radiotelevisive, inclusi i media privati, e all’istruzione in lingua curda e in altre lingue non turche, mediante l’applicazione di misure esistenti e l’abolizione delle restrizioni che impediscono tuttora tale accesso;

35. esorta la Turchia a compiere ulteriori passi per soddisfare, nel rispetto dell'integrità territoriale del paese, gli interessi legittimi della popolazione curda e dei cittadini appartenenti ad altre minoranze e ad assicurarne la partecipazione alla vita politica;

36. rispetta la preminenza del turco come primo idioma nazionale, ma sottolinea che ciò non deve andare a detrimento di altre lingue autoctone (come il curdo e l’armeno) e di lingue liturgiche (come l'aramaico/siriaco), il cui uso costituisce un diritto democratico dei cittadini;

37. sollecita la Turchia a rispettare e a valorizzare il patrimonio culturale armeno e siriaco, componenti dell’identità nazionale turca;

38. è preoccupato in relazione alle direttive recentemente impartite dal ministero della Pubblica istruzione turco alle scuole elementari e secondarie del paese affinché

prendano parte ad una campagna negazionista riguardante l'oppressione delle minoranze perpetrata nel corso della storia della Turchia, in particolare nei confronti della comunità armena;

39. prende atto delle modifiche apportate agli articoli 159, 169 e 312 del codice penale e all’articolo 8 della legge antiterrorismo, ma si rammarica che tali articoli relativi

all'integrità territoriale e alla laicità dello Stato continuino a limitare il diritto alla libertà di espressione; rivolge un appello alle autorità turche affinché allineino questi articoli, nella forma e nell'applicazione, sulla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, a sopprimere le limitazioni all'esercizio dei diritti fondamentali figuranti in altre parti della legislazione turca, segnatamente la legge RTUK del 7 giugno 2001 e a interpretarli in tale spirito;

40. rivolge un appello alle autorità turche, a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale), perché cessino immediatamente tutte le attività discriminatorie che ostacolano la vita delle minoranze religiose in Turchia, in particolare per quanto riguarda i diritti di proprietà, le donazioni, la costruzione e manutenzione delle chiese e la capacità di agire delle direzioni delle scuole; insiste affinché tutte le congregazioni cristiane in Turchia siano autorizzate a tenere scuole di teologia e seminari per la formazione dei loro religiosi e che si agevoli a questi ultimi il rilascio di visti e di permessi di soggiorno;

chiede in tal senso che venga revocata la chiusura del Seminario greco-orotodosso di Halki e la minaccia di confisca del seminario della Santa Croce degli armeni a Istanbul;

41. incoraggia la Turchia ad adottare la definizione di "libertà religiosa" quale contemplata dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e quale promossa dal Consiglio d'Europa; incoraggia le autorità turche ad allineare le leggi in materia su quelle consacrate dai trattati internazionali;

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42. sollecita parità di trattamento, riconoscimento e protezione per gli Aleviti e i Baha'i come pure per altre confraternite mussulmane quali i Sufi;

43. chiede alle autorità turche di facilitare il lavoro di organizzazioni non governative - associazioni caritative, quali la Caritas - fornendo loro uno status legale;

44. si compiace della revoca dello stato di emergenza il 30 novembre 2002 nelle ultime due province restanti, Diyarbakir e Sirnak, ma rivolge un appello alla Turchia affinché contribuisca alla cessazione delle tensioni con la popolazione curda, si impegni ad ovviare al sottosviluppo economico e sociale nelle regioni da essa abitate, ad agevolare sia il rientro nei villaggi "svuotati" sia quello dei profughi che si trovano all’estero, nonché ad organizzare la smobilitazione delle milizie armate dai villaggi curdi e siro- ortodossi;

45. chiede alle autorità turche di assicurare il controllo civile su qualsiasi eventuale attività militare nelle regioni in questione e di esigere che le forze di sicurezza (polizia ed esercito) rispondano delle loro azioni in ogni circostanza;

Relazioni esterne della Turchia

46. deplora il fallimento della riunione all’Aia del 10 marzo 2003 e chiede al leader dei turco-ciprioti e alle autorità turche di compiere passi coraggiosi per giungere a una soluzione equa e percorribile del problema cipriota, sulla base della proposta del Segretario generale Kofi Annan, presupposto essenziale per la promozione della candidatura di adesione della Turchia all’Unione europea; sollecita la Turchia ad assumersi pienamente gli impegni derivanti dal suo status di paese candidato e a ritirare le sue truppe dalla parte nord di Cipro, in modo da spianare la strada alla riunificazione dell’isola e da agevolare la ripresa dei colloqui;

47. chiede alle autorità turche di promuovere relazioni di buon vicinato con l'Armenia, così da allentare la tensione e ridurre il grave ritardo economico della regione colpita

dall'embargo; ritiene che un primo passo potrebbero essere la riapertura delle frontiere, il riconoscimento reciproco, il ripristino delle relazioni diplomatiche, quali primi passi verso il soddisfacimento dei criteri politici;

48. invita gli accademici, le organizzazioni sociali e le organizzazioni non governative turche ed armene ad avviare contatti, ovvero a portare avanti il loro dialogo affinché si superino le tragiche esperienze del passato, che finora hanno ostacolato la

normalizzazione della situazione, come indicato dal Parlamento europeo in alcune sue precedenti risoluzioni, in particolare la risoluzione del 28 febbraio 20021 sulle relazioni UE/Caucaso meridionale (paragrafo 19) e la sua risoluzione del 15 novembre 20002 sulla Turchia (paragrafo 10);

49. incoraggia la Turchia, al fine di garantire il costante miglioramento delle relazioni bilaterali fra tale paese e la Grecia, ad operare in questo contesto nello spirito delle conclusioni di Helsinki e in linea con i principi del diritto internazionale che dovranno, anche in questo caso, prevalere sul diritto nazionale;

1 GU C 293 E del 28.11.2002, pag. 96.

2 GU C 223 dell'8.8.2001, pag. 182.

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50. chiede alla Turchia di cooperare con i paesi vicini, ovvero l’Iran, la Siria e l’Iraq, al fine di rispettare e salvaguardare i confini, facendo sì che i loro rispettivi cittadini di origine curda possano sviluppare relazioni dal punto di vista umano, culturale ed economico;

sollecita il governo turco a continuare a rispettare l’integrità territoriale dell’Iraq e a rispettare la competenza dell’Iraq nel riassetto del proprio apparato amministrativo;

51. raccomanda alla Turchia di appianare, sulla base dei lavori della commissione per il diritto internazionale dell'Assemblea generale dell'ONU, i contenziosi riguardanti la questione dell'acqua che la vedono contrapposta ai suoi vicini Siria e Iraq;

Relazioni Turchia-UE

52. invita il Consiglio europeo ad assumere posizioni chiare e coerenti e a prendere decisioni sulla base dei criteri noti ad ambo le parti, tenendo conto delle relazioni periodiche della Commissione e delle risoluzioni del Parlamento;

53. constata che, in relazione alla decisione di Copenaghen (dicembre 2002), non sussistono attualmente le condizioni per l'avvio di negoziati di adesione con la Turchia; nutre fiducia nel fatto che tali condizioni saranno riunite se il governo turco porterà avanti con volontà e determinazione costanti le necessarie riforme in corso;

54. ribadisce la sua posizione secondo cui i due programmi di sostegno finanziario adottati nel 2002 dalla Commissione devono essere destinati prioritariamente al soddisfacimento dei criteri politici;

55. ribadisce la richiesta rivolta alla Commissione di elaborare proposte per una più ampia cooperazione con la Turchia a breve e medio termine, in particolare nei settori della politica energetica, della protezione dell'ambiente a livello regionale, della lotta contro la criminalità trasfrontaliera e dei programmi Cultura 2000 e MEDIA, nonché di ottimizzare le potenzialità derivanti dell'unione doganale;

o

o o

56. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Consiglio d'Europa, alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nonché al Parlamento ed al governo della Repubblica turca.

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