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Soltanto negli ultimi anni l’interesse pubblico e gli esperti del settore si sono rivolti ad esaminare questo fenomeno dilagante delle “nuove”

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Capitolo 1. ADDICTION E DEPENDANCE. QUALI DIFFERENZE?

Negli anni passati, quando in ambito familiare o di lavoro, o nelle comunicazioni dei mass-media, o in articoli giornalistici, si parlava di

“dipendenze”, a questa parola istintivamente, veniva associata l' idea di dipendenza da sostanze .Oggi non è più così, perchè le dipendenze sono cambiate; la società è cambiata. L’ essere umano, sottoposto a ritmi di vita frenetici e sempre più preoccupato dalla situazione sociale ed economica, può trovarsi a sviluppare comportamenti e dipendenze da oggetti socialmente accettati che, ripetuti nel tempo, diventano indispensabili per dare senso alla propria esistenza; così all'inizio quasi inconsapevolmente, entra nel vortice della dipendenza.

Soltanto negli ultimi anni l’interesse pubblico e gli esperti del settore si sono rivolti ad esaminare questo fenomeno dilagante delle “nuove”

dipendenze, definite dai paesi anglosassoni le new addiction.

A tale proposito ritengo necessario citare un’intervista del dottor Cesare

Guerreschi, presidente e fondatore della società italiana di intervento sulle

patologie compulsive (SIIPAC), dove si chiarisce la necessità di una

distinzione semantica e dell’utilizzo di due termini ben distinti per

differenziare le “vecchie e le nuove dipendenze”: “la lingua inglese opera

un'importante distinzione tra i due termini, Addiction e Dependance, che in

italiano vengono tradotti con la stessa parola, dipendenza, pur avendo

significati molto diversi. Con Dependence si vuole indicare la dipendenza

fisica e chimica, la condizione in cui l'organismo necessita di una

determinata sostanza per funzionare, perciò la richiede. Con Addiction si

intende definire una condizione generale in cui la dipendenza psicologica

spinge alla ricerca dell'oggetto o del comportamento, senza il quale

(2)

l'esistenza diventa priva di significato”

1

.

In questo capitolo analizzerò tutti i tipi di dipendenza dedicandomi alle di- pendenze comportamentali patologiche o new addiction tra le quali possia- mo annoverare il GAP (gioco d’azzardo patologico), il workaholic (dipen- denza dal lavoro), la dipendenza affettiva, la dipendenza da internet e dai social network, l’ipersessualità o dipendenza dal sesso, la cybersexual ad- diction o porno dipendenza, ed infine la dipendenza dallo shopping.

1.1 VECCHIE E NUOVE DIPENDENZE

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce il concetto di dipendenza patologica come “quella condizione psichica e fisica, derivata dall’interazione fra organismo vivente e una sostanza tossica e caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni, che comportano sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico allo scopo di provare i suoi effetti psicologici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”

2

Questa definizione è stata adottata fino ad oggi da tutti i più prestigiosi e accreditati manuali del settore; infatti fino al 2013 anche il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali associava il concetto di dipendenza all'assunzione di una o più sostanze. Nel 2013, fortunatamente, abbiamo assistito ad una modifica importante su tale manuale dove alla voce dipendenza viene introdotto il concetto di craving

3

.

Inoltre sono stati definiti i criteri dell'astinenza da cannabis e da caffeina, e sono stati inseriti i disturbi dall'uso del tabacco e dal gioco d'azzardo

1 Cit. Guerreschi in “new addiction “

2 Cit in Pigatto,2003

3 Inizialmente usato per descrivere l'intensa pulsione e il forte ed irrefrenabile desiderio di procurarsi e consumare la sostanza, oggi viene utilizzato come un elemento fondamentale della dipendenza da alcool.

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(gambling). Prima di analizzare tutte le dipendenze comportamentali legate alle “new addiction”, ritengo necessario approfondire l'argomento sui disturbi correlati alle tossicodipendenze.

La tossicodipendenza è caratterizzata da un quadro sintomatologico costituito da sintomi psico-cognitivi, fisiologici e comportamentali legati all'uso ripetuto di una sostanza. Affinchè si possa parlare di dipendenza è necessario che ricorrano per un periodo di almeno dodici mesi, tre tra questi sintomi:

1.

tolleranza o assuefazione, ovvero il bisogno di una quantità sempre maggiore della sostanza per raggiungere l'effetto provato precedentemente con dosi minori

4

;

2.

astinenza, ovvero modifica fisiologica e comportamentale dovuta dalla discesa della concentrazione dei principi attivi della sostanza nel sangue.

L'astinenza è caratterizzata da una serie di sintomi come l'ipotensione, la tachicardia, i tremori, i crampi e i dolori muscolari, disturbi gastro- intestinali e comportamenti aggressivi;

3. assunzione continuativa della sostanza, spesso in quantità sempre maggiori;

4. desiderio di controllare o interromperne l'uso;

5. dispendio di tempo, energie e denaro per riuscire ad averla ed assumerla;

6. riduzione o interruzione delle attività personali, ricreative e sociali;

7. pensieri fissi ed intenso desiderio di utilizzare la sostanza (craving).

Lo sviluppo della dipendenza è quindi un fenomeno complesso ed articolato poiché alla base vi sono molteplici fattori che si intersecano e si

4 Manuale Merck di diagnosi e terapia,Porter R.S., edizione Springer,2014

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influenzano tra loro. Non solo sono importanti le proprietà psicoattive della sostanza stessa ma è ugualmente importante il vissuto del dipendente; le caratteristiche personali come lo stress, i disagi socio-familiari e lavorativi, ma soprattutto l'insicurezza sociale alla quale tutti siamo sottoposti, contribuiscono allo sviluppo sempre più veloce e capillare delle dipendenze.

Oltre la tossicodipendenza, esiste anche l'abuso da sostanze, ovvero l'uso patologico delle stesse, contraddistinto da ricorrenti e significative conseguenze negative sulle varie sfere vitali della persona e correlate proprio all'uso ripetuto . Come per la tossicodipendenza, anche per parlare di abuso da sostanza occorre che ricorrano nel lungo periodo, almeno un anno, una delle seguenti situazioni:

1. uso ricorrente con la conseguente incapacità di gestire i contesti lavorativi, familiari, personali e sociali;

2. uso ricorrente in situazioni rischiose, ad esempio guidando l'auto;

3. problemi legali correlati, come processi e detenzione;

4.

problemi sociali amplificati dall'uso della sostanza.

Oltre a questa prima distinzione, le dipendenze si suddividono in base ai differenti principi psicoattivi, con le loro diverse conseguenze, ed in particolare troveremo da una parte sostanze psicotrope come ansiolitici, antidepressivi, sonniferi, stimolanti, e dall'altra le sostanze stupefacenti.

Di conseguenza avremo una seconda categorizzazione:

sostanze legali: ansiolitici, antidepressivi, sonniferi, stimolanti, caffeina e nicotina

sostanze illegali che secondo la legge 685 del 1975 sono oppio e derivati,

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alcaloidi e derivanti di cocaina, anfetamine, indolici e feniletilamminici, tetraidrocannabinolo ed ogni altro elemento naturale o sintetico che possa provocare allucinazioni o gravi distorsioni sensoriali.

È utile classificare le sostanze anche in base all'attività che determinano nel sistema nervoso centrale; tale classificazione clinica prevede tre categorie principali: stimolanti o eccitanti, narcotici e allucinogeni.

Gli stimolanti sono sostanze in grado di esercitare un’azione che agisce appunto sul sistema nervoso centrale; ve ne sono alcuni di tipo naturale come la caffeina e il cioccolato, che hanno potere eccitante blando o eccessivo in maniera proporzionale alle dosi assunte, ed altre che sono illegali come la cocaina, l’anfetamina e la metanfetamina.

I narcotici sono rappresentati dalla categoria della morfina ed i suoi derivati, con le forme più note e conosciute dell'eroina e gli oppiacei di sintesi come il metadone; si caratterizzano per le loro proprietà analgesiche, sedative, miorilassanti ed euforizzanti, ed hanno come caratteristica l'affinità molecolare con le endorfine già presenti nel nostro organismo che induce appunto ad una forte dipendenza fisica e psichica per la velocità con cui l’organismo si abitua a queste sostanze. La dipendenza da queste sostanze, comporta la necessità di auto somministrazione ripetutamente e sempre in dosi maggiori per non soffrire della sindrome d’astinenza.

Gli allucinogeni agiscono sugli impulsi nervosi nella fase di elaborazione

delle diverse percezioni, inducono alterazioni dello stato di coscienza ed in

particolare provocano deliri, allucinazioni, depersonalizzazioni

modificando notevolmente il sistema percettivo; agiscono a dosi

estremamente basse e non provocano assuefazione né tolleranza. A questa

categoria appartengono gli psichedelici come l’LSD, il DMT e gli

anestetici dissociativi come la ketamina e il PCP.

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L'alcolismo è un'altra dipendenza che purtroppo coinvolge un numero sempre maggiore di persone e sempre di età più giovane. L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica l'alcol tra le droghe poiché, pur essendo una sostanza legale, è molto tossica per l'organismo e causa dipendenza spesso superiore alle droghe più conosciute.

L'alcol ha un grande potere psicoattivo che riesce a modificare il funzionamento del cervello e sviluppa nell'organismo dipendenza fisica articolata nei tre momenti cardine della tolleranza, assuefazione e astinenza e una dipendenza psicologica che si manifesta con il craving.

I fattori di rischio dell'alcol-dipendenza sono molteplici e le cause sono da ricercare sia in campo genetico che sociale; infatti è accertato che la forma del gene dei recettori D2 conferisce un aumento del rischio di sviluppare dipendenza per la dopamina presente, e per quanto riguarda l'ambito sociale, sono elementi predisponenti la presenza di una storia familiare di alcolismo, alti livelli di stress, l'incapacità di affrontare situazioni problematiche, ed anche un basso livello di autostima.

Dopo aver brevemente accennato a quelle che vengono considerate per l'opinione comune le dipendenze “classiche”, analizzerò quelle che vengono considerate le più rilevanti nuove dipendenze, le new addiction, cioè le dipendenze da un oggetto o un comportamento che diventa necessario per la l’esistenza del soggetto, a tal punto da annientare le relazioni sociali, familiari e lavorative.

Il soggetto, come per le dipendenze “classiche”, diventa parte di un circolo vizioso dal quale non riesce ad uscire se non attraverso terapie e consulenza da parte di professionisti del settore come psicologi, psichiatri, psicoterapeuti.

Oggi assistiamo purtroppo ad un notevole aumento di casi di “nuovi”

dipendenti e sempre più lo scopo degli operatori del settore è interrogarsi

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per cercarne le cause e trovarne i rimedi.

La piaga sociale degli ultimi tempi, così viene comunemente definita dai media, è il gioco d’azzardo patologico (GAP o gambling), che come già precedentemente accennato, è stato inserito nel Nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dell’Associazione Psichiatrica Americana del 2013, nella sezione dedicata alle dipendenze rinominandolo “disturbo da gioco d’azzardo”. Questa nuova denominazione è di rilevanza epistemologica ma soprattutto clinica poiché, questo nuovo riconoscimento a dipendenza consente ai terapisti di poter utilizzare strumenti simili a quelli destinati alle dipendenze da sostanza.

Il gioco d’azzardo patologico è un disturbo del controllo degli impulsi che consiste nella ripetizione ossessiva del comportamento ludico con la finalità di provare piacere e sollievo da un’esistenza che appare invivibile.

Proprio come accade per le dipendenze da sostanze, questo atteggiamento a poco a poco diventa sempre più pericoloso per il giocatore che distrugge con le proprie mani ogni tipo di relazione sia lavorativa, sociale, familiare o affettiva, finendo per rimanere solo con la sua dipendenza.

Il soggetto può assecondare la propria dipendenza con molteplici tipologie di gioco. Nel pensiero comune, infatti, il giocatore era colui che spendeva anche ciò che non possedeva nelle scommesse ippiche, proprio come interpretava Proietti nel film “Febbre da cavallo”; ma oggi non è più così, molti sono i “giochi” a cui accedere anche senza spostarsi da casa ( come il poker o le scommesse sportive on-line ) oppure, recandosi solo a pochi passi dalla propria abitazione, è possibile trovare slot-machine, giocare alle diverse lotterie istantanee, il lotto, il superenalotto oppure i nuovi “gratta e vinci”.

Quando si parla di giocatore d'azzardo è possibile definire diversi fattori di

rischio. Tra i fattori individuali possiamo individuare alcune alterazioni

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neuropsico-biologiche e le alterazioni dei sistemi di gratificazione e un'importante incapacità a controllare gli impulsi.

Anche il contesto sociale, le problematiche familiari, la scarsa presenza di offerte di prevenzione e di regole, e dall'altra parte, l’alta pressione pubblicitaria e la promozione attiva del gioco negli ambienti di vita può sollecitare l'abitudine al gioco d'azzardo patologico, così come l'uso di sostanze stupefacenti e l'abuso di bevande alcoliche.

Bouju

5

identifica nella disponibilità e nella facilità di accesso a luoghi dove è possibile giocare, un altro grande fattore di rischio poiché stimola l'individuo a ripetere il comportamento ludico per ottenere un effetto gratificante e inibente su ansia, depressione e noia.

Molti ricercatori che si interessano al gioco d'azzardo patologico, forniscono un “identikit” del giocatore tipo con i suoi aspetti individuali, familiari e ambientali: di sesso maschile, prevalentemente giovane, affetto da deficit di attenzione, con una bassa capacità di autocontrollo e percezione del rischio, un alto livello di aggressività, spesso usa o abusa di sostanze stupefacenti o di alcol in maniera abitudinaria oppure occasionale ed ha iniziato a consumarle precocemente rispetto alla normalità

6

. Ha una bassa capacità di gestire il denaro, crede di poter influenzare i risultati dei giochi grazie alla “fortuna” e non ha alcuna conoscenza dei meccanismi matematici che sono dietro allo svolgimento del gioco. Il soggetto può inoltre essere disoccupato e quindi essere in una condizione di povertà che lo porta a giocare per sbarcare il lunario, oppure essere nella situazione opposta e giocare per alleviare la sensazione di ansia e pressione derivata da un frenetico ritmo di vita.

Come sostiene Dickson, la concezione di normalità del comportamento ludico nel soggetto è influenzato anche dalla famiglia di provenienza che

5 Bouju “Patological gambling in adolescence” 2011

6 Studi effettuati da Barnes nel 2011 e da Fisher nel 2001

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può avere un atteggiamento non condannante, oppure all'interno del nucleo familiare può esserci un giocatore patologico che ha dato il cattivo esempio; in genere ha ricevuto una pessima educazione, con legami familiari assai deboli o addirittura inesistenti proprio come le regole, che non riescono ad avere su di lui alcun “piglio”; in sostanza il giocatore tipo spesso appartiene a un gruppo che basa la relazione proprio sul gioco e che quindi non condanna in alcun modo il comportamento ludico, ma anzi lo incentiva.

Anche i fattori ambientali, le cosidette “rossine ambientali

7

”, la facilità d'accesso a questi luoghi che sono sempre più diffusi sul territorio, le condizioni sociali di grande povertà, la disoccupazione sempre più dilagante e l'appartenenza a minoranze etniche sono sicuramente influenti alla condizione di giocatore.

Molto positivamente possiamo constatare che non sempre il gioco d'azzardo diventa una dipendenza, in base al verificarsi dei tre “stadi identificativi del gioco d'azzardo

8

”:

• il gioco d'azzardo “informale e ricreativo” che rappresenta un comportamento fisiologico che necessità comunque di una consapevolezza dei rischi; la motivazione al gioco è la socializzazione e i costi risultano contenuti poiché la fruizione è saltuaria.

• Il gioco d'azzardo “problematico” è un comportamento volontario a rischio per la salute mentale, fisica e sociale dell'individuo. Il gioco è sempre più frequente e l'individuo è sempre più alla ricerca dello stimolo; anche i costi aumentano e spesso non sono più sostenibili.

7 Contesti dove è possibile giocare che aumentano la probabilità che i soggetti diventino giocatori d'azzardo patologici (Volberg 2000)

8 Serpelloni in “gambling: Gioco d’azzardo problematico e patologico: inquadramento generale, meccanismi fisio-patologici, vulnerabilità, evidenze scientifiche per la prevenzione, cura e riabilitazione”,2012

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• L' ultimo stadio definisce il gioco d'azzardo “patologico” come una vera e propria dipendenza e quindi una malattia neuro-psico- biologica che necessita di diagnosi, cura e riabilitazione. Il soggetto gioca quotidianamente ed in maniera morbosa con conseguenze sanitarie e sociali, si manifesta il craving e la cronicità della malattia. Spesso quest'ultimo stadio è caratterizzato dall'indebitamento da parte dei giocatori che nei casi più gravi possono anche svolgere attività illecite per procurarsi il denaro necessario.

È fondamentale analizzare nel dettaglio il decorso evolutivo e comportamentale

9

che porta il giocatore dallo stadio “ricreativo” a quello

“patologico”, composto di sette fasi: la prima è spesso caratterizzata dalla vincita e dal senso di potere e di onnipotenza che l'accompagna; la seconda fase è, al contrario, quella della perdita inaspettata con la conseguente rincorsa alla vincita che si ripete nel tempo; la terza è denominata la fase della disperazione con il coinvolgimento in attività illecite o ricorso a pensieri suicidi; la quarta è la fase della rinuncia e della richiesta di entrare in trattamento; la quinta fase è quella del trattamento e del follow up

10

, affrontando tutte le difficoltà inerenti all'insorgere del craving, della prescrizione e della cura; la sesta fase è quella della recidività (ritorno a giocare) con richieste di aiuto, che può durare anche per un lungo periodo;

nella settima ed ultima fase possiamo assistere a due diversi atteggiamenti da parte del giocatore che può assumere un comportamento controllato anche con presenza di astinenza e quindi con una successiva presa in carico, oppure spingersi al proseguimento del gioco con il conseguente aumento di problemi finanziari.

Un'altra new addiction di grande rilevanza è la dipendenza da internet.

9 Percorso evolutivo ideato da Rosenthal nel 1992 e riadattato da Serpelloni nel 2012

10 Visite e colloqui ed interventi di mantenimento.

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Trovare un'esatta definizione per questa dipendenza, che pur affligge un gran numero di persone, non è così facile; potrei dire che è una condizione associata ai disturbi del controllo degli impulsi, proprio come il gioco d'azzardo patologico, poiché le emozioni negative vengono sostituite da un senso di piacere o rilassamento mediante l'uso e l'abuso di internet, ma l'unica vera definizione che è stata introdotta è la internet addiction disorder, abbreviata in I.A.D., coniata nel 1995 dal dottor Ivan Goldberg.

Tra i sintomi più rilevanti di questa patologia vi è la preoccupazione e l'inquietudine per l'uso di internet, la necessità di passare sempre più tempo collegati alla rete, mentire alle persone care circa il tempo impiegato nell'utilizzo di internet e utilizzare il computer come uno strumento di regolazione delle emozioni. Spesso questo tipo di dipendenza si verifica quando la persona si sente insicura di vivere fuori dalle quattro mura domestiche, quando l'incontro con l'altro faccia a faccia diventa una minaccia. La dipendenza da internet o meglio lo I.A.D si differenzia in quattro sottotipi denominati cyber relational addiction, Net compulsion, l'information overload e la cybersexual addiction. Queste categorie non sono così stabili e definite, ed anzi spesso la persona può soffrire di più tipi di internet addiction, ma questa distinzione è necessaria per inquadrare diagnosticamente il soggetto in relazione ai problemi dai quali è afflitto.

La cyber relation addiction o dipendenza dalle relazioni virtuali consiste

nella compulsione ad instaurare relazioni esclusivamente sul web; il

soggetto frequenta per lo più forum, siti di condivisione video e trae fonte

principale di gratificazione relazionale soprattutto dall'utilizzo di social

network ,come Facebook o siti simili, che diventano non più un mezzo per

condividere e comunicare con persone reali che si conoscono o si vogliono

conoscere, ma rappresentano il fine vero e proprio della gratificazione: le

relazioni quotidiane reali diventano meno importanti, vengono limitate o

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addirittura interrotte, e solamente quelle instaurate via internet diventano le

“reali” e le uniche gratificanti.

Coloro che amano esprimere le proprie convinzioni ed inclinazioni in modo più libero e disimpegnato sono invece più affascinati dai forum che garantiscono l'anonimato ancor più che dai social network, poiché le opinioni espresse nei forum specialistici come anche i commenti rilasciati ad un video su YouTube, certamente non comportano complicazioni di alcun genere, in quanto è minore la paura di un rifiuto altrui e si temono meno le critiche.

I social network nascono nel 1997, sostituendo le vecchie chat nate nel 1989, con l'intenzione di mettere in comunicazione persone conosciute nella vita reale anche se poi in realtà, esiste la possibilità di creare dei profili “fake” in cui trarre in inganno le persone che ci dialogano.

Internet e tutti i social media in generale sono sorti con l'obiettivo di dare l'opportunità a tutti coloro che hanno un collegamento alla rete, di arricchire le proprie conoscenze, e quindi considerato sotto questo punto di vista, non lo si può considerare come uno strumento negativo; certamente lo diventa però quando riesce a trasformare la persona che lo usa, offrendole l'opportunità di trasformarsi dietro ad un computer, fino a creare identità deviate e facendo indossare al soggetto tante maschere per

“creare” il personaggio ideale. Così anche ai nostri tempi, Pirandello rimane attuale per spiegare ciò che succede con internet: l'autore partiva infatti dal concetto di maschera già utilizzato nel mondo romano e più propriamente nel teatro latino dove la persona, era la maschera che indossava l'attore e sosteneva che “ogni uomo si serve di una maschera di volta in volta diversa per interagire con se stesso e con gli altri”.

La Net Compulsion o compulsione per la rete è la dipendenza che mette più

a rischio le finanze del dipendente non tanto per il costo alla connessione

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che ormai è pagato con un canone mensile che permette di restare connesso ventiquattrore su ventiquattro, ma per i siti ai quali è possibile collegarsi come ad esempio siti di gioco online, shopping oppure aste dove è possibile spendere i propri risparmi con pochi click.

Nell' information overload rientrano i ricercatori ossessivi di informazioni, i fruitori del web tradizionale. I milioni di siti internet che fanno informazione sono molto più progrediti rispetto ai vecchi media, e permettono all'utente di essere sempre informati ed addirittura divenire parte della notizia attraverso commenti e video di risposta. Ai tempi odierni ogni testata giornalistica possiede un’edizione online del proprio giornale, che spesso ha molti più visitatori rispetto agli acquirenti della versione cartacea, in quanto più economica (nella maggior parte dei casi gratuita) ed aggiornata in tempo reale; inoltre la ricerca di notizie, non si ferma al solo giornalismo, ma coinvolge anche le versioni cartacee delle enciclopedie che sono state soppiantate da quelle online, anche in questo caso consultabili con pochi click e gratuitamente. Come per le precedenti categorie, anche nel caso dell’information overload si parla di un’eccessiva frequenza o durata di comportamenti altrimenti considerati nella norma. E' chiaro che ricercare informazioni via internet, restare aggiornati sulle notizie dal mondo, approfondire tematiche appassionanti non costituiscono di per sé, ovviamente, un problema, ma possono diventarlo quando assorbono la persona oltre il dovuto, creandole problemi nella vita di tutti i giorni a livello sociale, relazione, lavorativo e familiare.

La cybersexual addiction o dipendenza da sesso virtuale comprende una gamma molto ampia di comportamento di natura sessuale.

Una buona parte dei siti sul web è a contenuto erotico-pornografico e si

stima che almeno il 20% delle persone inquadrabili fra dipendenti da

internet siano dipendenti del sesso virtuale, praticandolo regolarmente. In

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questa categoria rientrano comportamenti quali la visione e il download di materiale pornografico, i rapporti sessuali virtuali, l'instaurazione di flirt nelle chat room, il tentativo continuo di ricercare un partner da incontrare dal vivo.

Tra gli indicatori di questa dipendenza possiamo elencare l'assorbimento nell'uso di internet allo scopo di trovare partner sessuali, nascondere le proprie relazioni virtuali agli altri, considerare il cyber sex come fonte primaria della propria gratificazione sessuale, pensare in modo ossessivo all'eccitazione che procurerà un successivo collegamento, utilizzare l'anonimato per esprimere le fantasie sessuali represse. Questa nuova dipendenza ha destato interesse nell'opinione pubblica e scientifica descrivendola nell'ottica comportamentale, cognitiva e psicodinamica, con le relative teorie che non sono autoescludenti, ma punti di osservazione diversi di uno stesso fenomeno.

Putnam, che appartiene ai teorici dell'ottica comportamentale, spiega lo sviluppo della cybersexual addiction rifacendosi ai concetti di apprendimento classico ed operante; “un comportamento che porta a conseguenze positive per il soggetto dà origine ad una maggiore possibilità di ripetizione di quest'ultimo”

11

. Un soggetto che cerca degli stimoli tramite Internet, sia per soddisfare delle spinte sessuali, che per soddisfare delle semplici curiosità, trovandovi ciò che cerca, riceve un rinforzo positivo che porta ad una maggiore probabilità di ripetere questo comportamento. Come sostiene Carnes a seguito di una gratificazione sessuale vi è anche un rilascio di endorfine a livello celebrale che comportano un effetto positivo per il successo e che rendono l'esperienza ancora più gratificante, originando così un circolo vizioso. Rifacendosi al modello del condizionamento classico si può spiegare come anche gesti neutri, ad

11 Pavlov padre fondatore dell'apprendimento classico secondo cui l'apprendimento è un fatto di associazioni tra due stimoli. Questo processo è anche chiamato stimolo- risposta o causa-effetto.

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esempio l'accensione del monitor o il rumore del modem, portano al comportamento di riflesso condizionato dell'eccitazione sessuale. La conoscenza della ritualità messa in atto da diversi soggetti, diventa molto importante in fase di assessment, ma soprattutto al momento del trattamento terapeutico, poichè effettuare trattamenti che non la riguardino, può rivelarsi una perdita d'efficacia oltre che assolutamente controproducente.

Davis ci dà una spiegazione di tipo cognitivo, partendo dai concetti di cause necessarie, sufficienti e contribuenti e dal concetto di cause prossimali e distanziali di Abramson. Applicando questi concetti alla dipendenza da internet, Davis vede lo sviluppo della dipendenza da sesso virtuale come una “patologia specifica che è prossimale allo sviluppo dei sintomi, in cui le cognizioni disadattive sono una causa sufficiente allo sviluppo di questi comportamenti ed in cui internet è una causa distale necessaria allo sviluppo della patologia”. I pensieri disadattivi sono le cause sufficienti per lo sviluppo della patologia e possono essere aggravate da fattori contribuenti come una pregressa patologia. L'isolamento sociale che deriva dal trascorrere sempre più tempo davanti al computer, è una nuova causa contribuente rinforzando il circolo vizioso

12

.

Nell'ottica psicodinamica, internet rappresenta uno spazio transizionale in cui l'utente è libero di proiettare le proprie fantasie; in internet sono presenti molti meccanismi di difesa quali la regressione e l'anonimato, che facilitano il superamento delle resistenze che ci sono nella vita reale, così come pure la scissione completa dei comportamenti tenuti on-line da quelli del mondo reale.

Una new addiction strettamente collegata al tema sessuale è la sex addiction conosciuta come ipersessualità o dipendenza dal sesso. Questa patologia comprende un insieme di condizioni psicopatologiche che vanno

12 In uno studio del 2005 è stato evidenziato che i cyber sexual addicted erano i soggetti che ottenevano punteggi più alti nei test che misuravano la solitudine percepita. (Yoder, Amin)

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dalle fantasie sessuali a una perdita del controllo sui comportamenti sessuali. Come per tutte le dipendenze sopra citate anche i dipendenti da sesso soffrono l'astinenza e questo porta il bisogno di aumentare i comportamenti sessuali e la loro frequenza al fine di mantenere l'effetto desiderato. I dipendenti dal sesso non hanno la capacità di scegliere e dire no; il loro comportamento sessuale è una parte dei pensieri e delle azioni che non possono più controllare. Il sesso è l'esigenza primaria da soddisfare a discapito delle relazioni sociali, familiari e lavorative. I comportamenti che caratterizzano questa dipendenza possono includere la promiscuità sessuale, le fantasie sessuali, l'esibizionismo, il voyeurismo, frotteurismo o ipersessualità all'interno di una relazione stabile, tanto da squilibrarla.

Anche questa dipendenza , porta conseguenze a livello economico, fisico ( disfunzioni sessuali tradizionali) e sociali.

Molte persone soffrono di dipendenza affettiva o meglio

l'ossessione dell'amore; l'amore è la capacità di trascendere noi stessi ed

insieme all'altro creare una nuova realtà. Quando l'equilibrio tra dare ed

avere si altera, l'amore può trasformarsi in una gabbia senza prospettive di

fuga. La dipendenza affettiva è una forma patologica d'amore caratterizzata

da una assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva in cui l'individuo

vede nel legame con l'altro l'unico scopo della vita. Il dipendente affettivo

non riesce a vivere l'amore nella sua profondità; in lui è sempre presente la

paura dell'abbandono, della separazione e della solitudine che generano un

costante stato di tensione dove i bisogni e i desideri individuali vengono

annullati in una relazione simbiotica. Questo tipo di dipendenza si può

definire una dinamica a due: viene coinvolto anche il partner del

dipendente affettivo che è un soggetto problematico che maschera la

propria dipendenza affettiva con un altro tipo di dipendenza,ed i problemi

del compagno diventano la giustificazione per dedicarsi interamente

all'altro. La dipendenza affettiva si alimenta del desiderio di essere amati

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proprio da chi non ricambia e cresce in proporzione al rifiuto. I sintomi della dipendenza affettiva sono gli stessi di una sostanza: ebrezza, tolleranza, astinenza ed incapacità di gestire il proprio comportamento.

Il soggetto prova una sensazione di piacere quando sta con il partner che diventa indispensabile per stare bene, cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicargli, e la sua mancanza lo manda in uno stato d'allarme che può portare a gravi forme di gelosia e possessività. La frase simbolo di questa patologia è: non posso stare con te né senza di te.

Le motivazioni di questa dipendenza sono da rintracciare nel rapporto genitoriale e nell'infanzia; spesso erano bambini che avevano la percezione di non essere degni di essere amati e che i loro bisogni, specialmente quelli emotivi venivano trascurati. Con il tempo, solo attraverso l'identificazione con il partner il soggetto, può cercare di colmare le proprie carenze affettive, tentando di sanare una ferita aperta. Non aver sperimentato una sensazione di sicurezza nell'infanzia, genera in età adulta il bisogno di controllare l'altro ,nascondendosi dietro l'apparenza dell'aiuto.

Un'altra dipendenza senza utilizzo di sostanze è quella da lavoro, conosciuta anche come work addiction o workaholism., che consiste in comportamenti ossessivi riguardanti ovviamente la sfera lavorativa. Anche in questo caso il comportamento del work addicted è assai simile a quello del tossicodipendente: non riesce a smettere di lavorare e se lo fa accusa sintomi simili all'astinenza, più lavora e più si sente bene.

I sintomi tipici di questa dipendenza sono il tempo eccessivo dedicato al

lavoro senza avere effettive esigenze finanziarie, i pensieri ossessivi e le

preoccupazioni collegati al lavoro, non riuscire a dedicare il giusto tempo

al riposo notturno, irritabilità, aumento di peso, emicranie, impoverimento

emotivo, cinismo, sbalzi d'umore, l'aggressività costante e l'uso eccessivo

di sostanze stimolanti come caffeina, alcol e farmaci. Nella prima fase, il

soggetto inizia a sacrificare il tempo libero per documentarsi su argomenti

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collegati al lavoro; nella seconda il disturbo si fa più evidente anche grazie a segnali fisici, come pressione alta e gastrite, e psicologici come lo stress, l'irritabilità e la scarsa concentrazione. La terza fase è la più critica: il lavoro occupa giorno e notte e giorni festivi. La persona nega questo suo disturbo ed è proprio la negazione del problema che è l'aspetto più preoccupante, tanto che tutte le persone care che identificano il problema vengono allontanate. La dipendenza da lavoro sembra essere influenzata dallo stile educativo dei genitori nell'infanzia che hanno educato il work addicted al concetto che il loro amore era collegato alla bravura e all'efficienza del figlio; oltre alle cause familiari,su questa dipendenza agiscono anche le cause sociali come l'identificazione con la figura del gran lavoratore che è molto accettata socialmente.

L'ultima tra le new addiction è la dipendenza dallo shopping, all'apparenza meno “drammatica” rispetto alle altre ma che comunque porta con sé gravi conseguenze sociali ed economiche.

La dipendenza da shopping o sindrome da shopping compulsivo , implica

tre categorie di disagio psicologico e comportamentale presentando

contemporaneamente un disturbo del controllo dell'impulso,

comportamenti ossessivi e dipendenza da un'attività. Questo disturbo si

esplica in un comportamento guidato da un impulso irresistibile a

comprare, ripetuto nel tempo e mantenuto nonostante i tentativi di

controllarlo e porvi fine. A livello psicologico e sociale le conseguenze

dello shopping compulsivo sono il senso di colpa, la vergogna, problemi

lavorativi, legali e finanziari. Lo shopping viene utilizzato come rimedio

contro la la depressione, il senso di vuoto, lo stress senza accorgersi che

così facendo si instaura un circolo vizioso dove per star bene è necessario

comprare. Nel corso dell'episodio di shopping vengono descritte dai

compulsive spending, tre fasi: nella prima fase vengono sperimentate

sensazioni di “corteggiamento” da parte dei prodotti che vengono

(19)

considerati irrazionalmente come un'occasione da non perdere, e la persona percepisce brividi, eccitazione, agitazione e vampate di calore; nella seconda fase si mette in atto il comportamento d'acquisto ed il soggetto racconta di essere pervaso da un sentimento di benessere e felicità; infine nella terza fase, vengono realizzate le conseguenze del comportamento in cui le illusioni di potere vengono meno e lasciano spazio a profondi sensi di colpa. Anche in questo caso le cause sono da ricercare nella famiglia e nell'educazione familiare che può essere stata troppo permissiva o iperprotettiva. L'idea che la problematica si radichi in famiglia ha portato a sottolineare alcuni aspetti nella psicodinamica evolutiva del problema; in questa prospettiva, l'acquisto incontrollato viene interpretato come un modo di rivivere il conflitto che ripropone i sentimenti infantili, oppure come elemento necessario per compensare alcuni desideri repressi.

1.2 LA SITUAZIONE IN ITALIA

Per approfondire con dovuta attenzione il tema da me scelto, ossia trattare sia le vecchie dipendenze che le new addiction, è necessario fornire anche alcuni dati statistici ed epidemiologici.

I dati che riguardano l'alcolismo sono rintracciabili dal rapporto 2013

“Epidemiologia e monitoraggio alcool correlato in Italia e nelle Regioni”.

Sul totale della popolazione superiore agli 11 anni d'età il 78,8% degli uomini e il 52,1% delle donne hanno consumato almeno una volta bevande alcoliche.

Nel dettaglio i consumatori abituali di vino sono il 53,3% della popolazione di cui il 67,2% sono uomini e il 40,30% sono donne; i consumatori di birra sono il46,2% di cui 61,8% sono uomini e il 31,5% sono donne.

I consumatori abituali di aperitivi ed amari sono rispettivamente il 29,8% e

27,7% della popolazione, con una spiccata differenza di genere. Uno dei

(20)

dati più importanti è il consumo di alcolici fuori pasto pari al 26,9% della popolazione generale che trova i valori massimi del sesso maschile nelle fasce d'età 18-24 anni e 25-44 anni, nel sesso femminile tra i 18e i 24 anni.

Un fenomeno alcol correlato e in via d'espansione è il Binge Drinking, importata dai paesi nordici, che consiste nell'ingerire almeno sei bevande con diverse gradazioni in modo consecutivo e in un tempo molto concentrato, causando l'immediata ubriacatura. Negli ultimi 12 mesi hanno praticato questo modo di assumere alcol il 15% della popolazione. Nella fascia 11-15 anni i binge drinker sono l'1,8% maschi e l'1,1% femmine. Dal rapporto 2013 possiamo dedurre il dato sulle persone a rischio: 8.600.000 soggetti di cui il 25,4% degli uomini e il 7,3% delle donne sopra gli 11 anni.

L’analisi per genere e classi di età mostra che sono a rischio il 15,2% dei ragazzi e il 12% delle ragazze di sotto dell’età legale (16 anni), valori che pertanto dovrebbero essere pari a zero. Le percentuali più elevate di consumatori a rischio di sesso maschile si registrano, nelle classi di età anziane (65-74: 47,4%; più di 75: 40,3%) per un totale di circa 2.200.000 di uomini anziani che necessiterebbero di un intervento di identificazione precoce e di sensibilizzazione al problema. Altri dati importanti sono quelli inerenti ad eventi alcol-correlato, come gli incidenti stradali, come quantifica lo studio ISTAT-ACI.

L’abitudine a guidare sotto l’effetto dell’alcol è più frequente negli uomini

(13% contro il 3% nelle donne) e nei giovani della fascia di età 25-34 anni

(12%). Si osservano differenze statisticamente significative nel confronto

interregionale, con frequenze di guida sotto l’effetto dell’alcol più alte nelle

regioni del Nord rispetto a quelle del Centro e del Sud. Il venerdì è il

giorno con più incidenti con lesioni a persone in un percentuale del 15,6%,

il sabato tra le 22 e le 6 di mattina rimane il giorno con maggior numero di

decessi (16,6%). Lo studio dell'ACI offre però anche un dato positivo,

(21)

rappresentato dal fatto che il numero di incidenti alcol correlati sono diminuiti, grazie ai controlli delle forze dell'ordine con gli alcol-test sempre più frequenti.

La Relazione annuale al parlamento 2014 del dipartimento antidroga sull'uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenze in Italia rivela dati assai interessanti.

La rilevazione è stata svolta su due target di età: giovani in età scolare (15- 19 anni) e sulla popolazione generale (15-64 anni). Dallo studio condotto nel 2014 su un campione di 31611 studenti emerge che negli ultimi 12 mesi il 23,46% ha consumato cannabis (1,9% in più rispetto al 2013), l' 1,58%

ha consumato cocaina, lo 0,21% dichiara di aver consumato almeno una volta negli ultimi 12 mesi eroina, l'1,36% ecstasy e il 2,03% allucinogeni. Il dato degno di nota è che il 21% dei giovani intervistati dichiara di essere un poli-assuntore e quindi un possibile poli dipendente.

Anche nel confronto di genere si ha una rilevanza di consumo di cannabis anche se con differenze tra studenti e studentesse; quest'ultime infatti hanno un aumento del consumo di cannabis del 2,66% rispetto allo 0,93% degli studenti, aumento che persiste anche nell'uso di tranquillanti, sedativi, stimolanti e allucinogeni.

Un altro dato importante è quella relativo al consumo di sostanze da parte

di giovani 15-19 anni per area geografica: il maggior consumo di cannabis,

cocaina ed eroina è rilevato nell'Italia nord-occidentale mentre gli

allucinogeni presentano una prevalenza nell'Italia nord- orientale. Parlando

in termini percentuali la prevalenza maggiore di consumo di sostanze si

rileva al centro con il 28,45%, seguito dal nord ovest con il 26,7% mentre i

valori più bassi si osservano al nord est con il 24,04% e al sud con il

21,17%. Un dato allarmante è la presenza di nuove sostanze sul territorio

italiano, in particolare sono state rilevate 370 nuove molecole sintetiche dal

2009 e sono 66 i casi di intossicazione grave da queste nuove molecole.

(22)

I risultati per la popolazione generale (15-64 anni ) denotano una contrazione del consumo di tutte le sostanze; in particolare lo 0,14% del campione ha consumato negli ultimi 12 mesi eroina, lo 0,60% cocaina, il 4,01% cannabis, lo 0,13% stimolanti e lo 0,19% dichiara di aver consumato allucinogeni. Il 95% del campione dichiara di non aver fatto uso di queste sostanze ma ben il 13,51% dichiara di essere un consumatore di più sostanze. Da un punto di vista geografico si notano differenze sul consumo di sostanze: nell'Italia centrale e nord-orientale il consumo è maggiore rispetto al resto d'Italia.

Il fenomeno della poli-dipendenza è così in espansione che è stata dedicata una sezione apposita a questa problematica nella relazione al parlamento.

L'uso contemporaneo o alternato di diverse droghe è in aumento soprattutto nei giovani che associano droghe “up” con droghe “down”. È stato messo in evidenza che i consumatori di cocaina come sostanza primaria usano per l'86,7% cannabis come sostanza secondaria e nel 12,4% eroina. I consumatori di eroina come sostanza primaria usano nel 78% dei casi anche cannabis e nel 68,3% cocaina. Nei giovani tra i 15 e 19 anni è da segnalare l'uso di tabacco o di alcool associati ad altre sostanze stupefacenti in una percentuale variabile tra il 70 e il 93% dei casi. Nella popolazione generale tra i 15-64 anni il poli-consumo risulta un fenomeno meno diffuso.

Tra i consumatori di cocaina il 48,8% consuma anche cannabis e per il 12,1% anche eroina. Nei casi di consumo di eroina come sostanza primaria il 39,5% consuma anche cannabis e il 47,3% cocaina. Anche questo range di popolazione che rappresenta il 97,9% della popolazione italiana dichiara di consumare insieme alle sostanze stupefacenti tabacco per una percentuale pari al 22,7% e alcool per una percentuale pari al 52,1%.

Una delle osservazioni da trarre è che vi è un grande divario tra la

popolazione “studentesca” dove questo fenomeno è più accentuato e la

popolazione generale dove il fenomeno è in diminuzione, la presenza

(23)

sempre più predominante del consumo di cannabis in tutte le sue forme (marijuana e hashish) in tutte e due i campioni con l'informazione aggiuntiva che la cannabis è la sostanza di iniziazione (get away) per poi permanere come consumo costante con le altre sostanze.

Parallelamente a questa indagine è di particolare rilevanza l'indagine effettuata dall'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri sulle acque reflue delle maggiori città italiane.

Questa ricerca ha fornito dati in contraddizione con quelli forniti dalle interviste, facendo emergere che nelle acque reflue di tutte le maggiori città sono presenti in alte quantità anche altre sostanze come eroina e metanfetamine.

In particolare Verona, Bologna, Gorizia, Firenze,Terni, Cagliari e Nuoro sono caratterizzate da un'alta concentrazione di eroina che risulta invece molto inferiore nei centri urbani dell'Italia meridionale. Il consumo di ketamina sembra interessare maggiormente l'Italia settentrionale e centrale con particolare concentrazione nelle città di Firenze, Bologna e Torino. Per quanto riguarda la cocaina, i consumi più elevati si rilevano a Firenze e Napoli con più di 9 dosi/giorno/1000 abitanti, seguiti da Milano, Torino, Bologna e Bari con concentrazione 5-6 dosi/giorno/1000 abitanti. La Relazione al parlamento sulle tossicodipendenze ci fornisce altri dati utili sul numero di soggetti in trattamento e non. In particolare è stato rilevato un bisogno di trattamento per 461mila persone; di questo numero di persone solo il 35% risulta essere in trattamento mentre il restante 64,2%

non lo è .

Tra le persone in trattamento il 71,5% dei soggetti è seguito per dipendenza da oppiacei, il 16,9% per cocaina e il 10% per cannabis; tra i soggetti non in trattamento il 57,4% avrebbe bisogno di essere seguito per consumo di cannabis, il 21% per cocaina e il 17% per dipendenza da oppiacei.

Da un punto di vista geografico la concentrazione maggiore di persone con

(24)

bisogno di trattamento sono Liguria, Toscana e Molise. Anche da un punto di vista di genere ci sono delle differenze; nella maggior parte dei casi i consumatori sono prevalentemente maschi (7,3%) contro l'1,4% del sesso femminile che però si concentra prevalentemente in Toscana.

Grazie al nuovo flusso informativo sui trattamenti dei dati è possibile sapere che i Sert di tutta Italia hanno assistito nel 2013 164.993 persone, ed in particolare la regione Toscana (regione con il maggior numero di utenti) ha assistito 18.413 soggetti di cui 4.238 persone come nuovi accessi e 14.175 già in carico. Purtroppo si registra un dato allarmante rappresentato da una diminuzione di 1,2% di richieste di cura nell'anno 2013 rispetto al 2012; considerando il tempo di latenza dall'inizio del consumo della sostanza alla richiesta d'aiuto (passano mediamente 6,9 anni;

5,9 per l'eroina, 9,4 per la cocaina, 6,9 per la cannabis) si deduce che l'entrata in trattamento è sempre più ritardata, fattore che in genere comporta una minore possibilità di buon risultato.

Sempre nella Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2014 è possibile rintracciare alcuni dati importanti sul gioco d'azzardo, di particolare rilievo poiché non ci sono altri studi accreditati in questo settore. La prevalenza del gioco d'azzardo è stata stimata attraverso la somministrazione del questionario South Oaks Gambling Screen.

13

Il questionario consente di individuare i giocatori d'azzardo sociali, problematici e i giocatori patologici. Nella popolazione scolastica 15-19 anni il 6% è un giocatore sociale, il 4,2% risulta un giocatore problematico e 3,7% risulta un giocatore patologico; dato di importanza rilevante è che, dai risultati dei questionari, l'8% dei giovani ha un approccio di tipo problematico o addirittura patologico al gioco. Un aspetto da sottolineare che è emerso dalle risposte dei questionari, è la combinazione tra il

13 Il questionario SOGS, steso da Lesieur e Blume (1987 ),La prima traduzione italiana del SOGS è opera di Cesare Guerreschi e di Stefania Gander. Se ne trova una versione nel testo di Guerreschi C.

(2000), pp. 137-142.

(25)

consumo di sostanze stupefacenti e il gioco d'azzardo. Anche la popolazione generale 15-64 anni conferma la frequenza del consumo di sostanze stupefacenti contemporanea alla pratica del gioco d'azzardo. In questa relazione si trovano anche i dati sulle persone in trattamento per gambling, anche se falsati poiché Toscana, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria e Valle D'Aosta non hanno fornito i dati richiesti. Dalle altre regioni si è appreso che gli affetti da gambling sono 6.804 principalmente maschi (83,2%) con la maggiore concentrazione in Lombardia e Veneto.

Nel manuale sul gambling curato dal dottor Serpelloni, si trova un approfondimento sui dati epidemiologici e statistici di questa problematica:

su una popolazione totale di 60.418.711 di persone il 54% (23.894.000 persone) sono giocatori d'azzardo, tra 1,27% e il 3,8% (tra le 767.318 e i 2.295.913persone) sono giocatori d'azzardo problematici e tra lo 0,5% e il 2,2% (tra 302.093 e il 1.329.211 persone) rientrano nella categoria dei giocatori patologici.

In Italia la patologia del gioco d'azzardo è ancora in via di definizione ma già si cerca di dare delle risposte alle persone che chiedono aiuto, in particolare nel 2011, come riportato nel manuale, risultavano in trattamento 4.544 persone di cui l'82% maschi nella fascia d'età tra i 35 e 54 anni e il 18% femmine tra i 45 e 64 anni. In realtà i soggetti che si sono rivolti ai Sert, alle strutture socio-riabilitative o altre sedi come associazioni o gruppi di auto e mutuo aiuto sono molti di più; ai Sert si sono rivolte 6.264 persone per un totale di 47.077 tra visite, colloqui, psicoterapia,terapia farmacologica.

Nelle strutture riabilitative ci sono stati 126 ingressi e 803 prestazioni, nelle altre sedi hanno avuto accesso 177 soggetti per un totale di 1.951 prestazioni.

Ma certamente il dato più sconcertante ed in fondo anche deludente, che

(26)

possiamo trarre dal manuale di Serpelloni, riguarda gli aspetti finanziari di questa dipendenza, non tanto sotto l'aspetto della persona, che come già sappiamo spende più di quel che ha, ma dal punto di vista dello Stato che

“guadagna” dai giochi. Infatti nel periodo tra il 2004 e il 2012 la raccolta totale ha subito un incremento del 251% passando da 24.800 milioni di euro a 87.100 milioni, e la quota erariale un incremento dell'11% passando da 7.300 milioni 8.100 milioni di euro.

Le regioni in cui si spende di più per il gioco d'azzardo sono: Lombardia (14,8 miliardi di euro), Lazio (9,1 miliardi di euro) e Campania (8,9 miliardi di euro). I “giochi” più utilizzati sono le slot machine (56,3%), lotterie (12,7%), giochi a distanza come scommesse su internet (10,5%), lotto (8,5%), scommesse sportive (4,9%), scommesse ippiche (1,7%) e bingo (3%).

Per quanto riguarda le altre new addiction, internet, ipersessualità, love addiction, cybersexual addiction, work- addiction e shopping compulsivo è difficile reperire dati certi poiché non ci sono ricerche accreditate o relazioni al ministero su queste nuove dipendenze poiché materia ancora troppo “giovane” ed in via di definizione.

Ci sono comunque alcuni risultati scaturiti da ricerche “private”, come l'indagine Doxa dal titolo “junior” del 2002 che ha intervistato 2579 ragazzi tra i 5 e 13 anni per l'uso dei media. Il 3% degli intervistati dichiara di avere un cellulare, il 44 % di avere un personal computer, la televisione e i videogiochi in camera. Inoltre il 38% degli intervistati usa internet per inviare e ricevere mail, il 30% per ascoltare e scaricare musica e il 25% per informarsi.

La ricerca più recente è quella della ONLUS Save the Children Italia del

2010 dal titolo “sessualità e internet”, dalla quale risulta che il 22% dei

giovani tra i 12 e 19 anni hanno l'abitudine di scambiarsi video e foto intimi

(12-14anni 17%; 15-17 anni 25%; 17-19 anni 26%). Il fatto più

(27)

sconcertante è che il 14% degli intervistati dichiara di ricevere regali, denaro o ricariche telefoniche per ritrarsi in atteggiamenti intimi. Il sesso appare quindi strettamente collegato all'uso e alla dipendenza di internet. Vi sono anche riportati dati sui comportamenti sessuali dei giovani on-line;il 45% dei giovani dichiara di ricevere e mandare messaggi riguardanti il sesso, il 24% riceve immagini nude e/o seminude delle persone conosciute su internet e il 19% ammette di aver avuto rapporti sessuali con persone conosciute in rete.

Questi risultati si collegano ad un'altra ricerca effettuata dall'AIRS (Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia) sulla dipendenza sessuale nella quale il dottor Franco Avenia, autore anche del “Manuale sulla sexual addition”, dichiara che la dipendenza sessuale è spesso collegata ad internet. Nel “mondo virtuale” infatti sono presenti più di 4 milioni di siti a sfondo pornografico e dove quindi molto facilmente si possono reperire immagini sessuali.

In particolare la ricerca dell'AIRS, ha somministrato 1556 questionari ed ha rilevato che l'8,3% del campione risulta in una situazione a rischio, mentre il 10% degli uomini e il 2% delle donne risultano sex addicted. La fascia d'età con una percentuale maggiore di dipendenza è quella tra i 36 e 50 anni (6,8%), la percentuale si abbassa al 5,65% nella fascia tra i 26 e 35 anni per risultare pari al 2,8% oltre i 50 anni. I sex addicted sono prevalentemente maschi single divorziati o vedovi(8%).

Purtroppo ancora in Italia non ci sono sufficienti ricerche autorevoli

riguardo alle restanti addiction anche se, da anni, molti autori interessati

alle dipendenze hanno redatto libri sull'argomento, cercando di far

conoscere sempre di più i problemi fisici, psichici o sociali legati

all'avvento di queste nuove patologie. Questi autori fanno ciò per dare voce

a tutte le persone che soffrono di queste nuove dipendenze e per fare in

modo che questo fenomeno venga preso in considerazione dallo stato e

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venga inserito nei livelli essenziali di assistenza così da offrire un percorso di diagnosi, cura e riabilitazione.

1.3LA SITUAZIONE IN EUROPA

Dalla relazione europea sulla droga si rilevano importanti dati,ed in particolare, emerge che 80 milioni di europei hanno consumato droga nel corso della vita. Lo studio ESPAD

14

mette in risalto le tendenze nel consumo abituale di sostanze tra gli studenti 15-16 anni. Si stima che un ragazzo su quattro ha consumato almeno una sostanza illecita e che la sostanza più consumata rimane anche in Europa, come in Italia, la cannabis. Nel corso del 2012 la cannabis è stata la droga segnalata come motivo principale per sottoporsi al trattamento della tossicodipendenza.

59.000 persone la segnalano come prima droga, mentre tutti i pazienti, per un totale di 110.000, la segnalano come droga secondaria.

Tra gli stimolanti, la droga più usata in Europa è la cocaina, sniffata, inalata o assunta per via parenterale e si stima che circa 2,2 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni la consumino. I dati di consumo rimangono molto elevati, tuttavia si nota un calo nei 12 paesi che hanno effettuato indagini tra il 2011 e il 2013. La cocaina è stato indicata droga primaria dal 14% di tutti i pazienti che si sono sottoposti a trattamento specialistico per la tossicodipendenza nel 2012 (55.000 persone); nonostante si osservino alcune variazioni tra diversi paesi, il 90% dei consumatori vengono segnalati solo da cinque paesi europei (Spagna, Italia, Germania, Paesi bassi e Regno Unito). Si registra un calo nel consumo di cocaina o crack, ma queste sostanze rimangono responsabili di molteplici ricoveri di

14ESPAD è inserito nell'omonimo progetto del consiglio d'Europa, consente di rispondere, mediamente rapporti pubblicati con cadenza annuale dal 1999, alle richieste dell'osservatorio internazionale per le tossicodipendenze di Lisbona (EMCDDA) e al debito informativo nei confronti dell'Osservatorio Europeo per le Droghe e Tossicodipendenze (OEDT). I paesi che hanno partecipato all'ultimo studio sono 35.

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emergenza e decessi, e infatti i 19 paesi dell’Unione Europea hanno segnalato nel 2012 oltre 500 casi di decessi correlati all'uso/abuso di cocaina.

Il consumo problematico di oppiacei tra gli adulti nel 2012 è stimata allo 0,4%, circa 1,3 milioni di consumatori. I consumatori di oppiacei in particolare eroina, rappresentano il 46% di tutti i consumatori di stupefacenti che si sono sottoposti a trattamento specialistico. Sembra che le nuove iniziazioni al consumo di eroina siano diminuite e che ci sia una maggiore richiesta di trattamento. Purtroppo però nella maggioranza dei paesi europei più del 10% si sono sottoposti al trattamento specialistico per oppiacei diversi dall’eroina tra cui il metadone, la buprenorfina e il fentanil

15

. In Estonia la maggior parte dei consumatori di oppiacei fa uso illecito di fentanil e in Finlandia la buprenorfina è la droga primaria.

Anche per quanto riguarda il consumo di alcol, la situazione non è migliore, dato che l'Unione Europea consuma una quantità doppia di alcol rispetto alla media mondiale. L'OMS dichiara che il consumo medio pro- capite mondiale è di 6,11 litri di alcol, mentre i cittadini europei consumano mediamente 12,5 litri; pur essendoci notevoli differenze tra i paesi europei, la nazione con il più basso livello di consumo è comunque nettamente al di sopra della media mondiale. Come ben sappiamo, il consumo di alcol e le modalità di assunzione portano gravi conseguenze in termini sociali e di salute. In Europa oltre 95mila uomini e 25mila donne sono morti per cause riconducibili all'alcol (circa il 12% di tutti i decessi), ed è stato rilevato che il 33% degli incidenti sono causati dall'alcol. In letteratura il rischio di morte per incidente stradale attribuibile all'alcol varia con l'età, per i maschi tra i 30 e 44 anni è pari al 50% per le donne al 25%, nella fascia 15-29 anni il 46% per gli uomini e il 18% per le donne; nei paesi dell'Europa

15 La buprenorfina è una sostanza oppioide, prodotto in laboratorio e derivato dalla tebaina, principio attivo del suboxone utilizzato per il trattamento della tossicodipendenza. Il fentanil è una sostanza oppioide, sintetizzato in laboratorio, usato come anestetico o analgesico.

(30)

centrale e nel Baltico le proporzioni risultano molto più elevate.

Sul gioco d'azzardo in Europa, sono stati svolti numerosi studi nei quali si

analizzano le caratteristiche demografiche e familiari dei giocatori. I valori

europei per il gioco problematico sono dell'ordine dello 1,4-2,2% mentre il

dato per il gambling patologico si aggira intorno allo 0,7-0,9%. I giocatori

problematici sono più maschi (66%) che femmine (55%), spesso divorziati,

con alti stipendi e con almeno un parente con problemi di gioco. Anche in

Europa come in Italia i giocatori hanno problemi nel gestire il denaro e

sono a rischio di indebitamento. Purtroppo l'Italia rimane il paese con il più

alto numero di giocatori ( circa 17 milioni di euro spesi tra gioco on line e

off line) ed in particolare “il bel paese” ha accolto con entusiasmo le slot

(solo questi incassi rappresentano il 30% degli incassi complessivi europei)

e il poker online che ha registrato addirittura un incremento del 50% da

quando l'AAMS ha aggiunto questo gioco sulla piattaforma. L'Italia con

questi dati ha staccato anche il Regno Unito, patria delle scommesse

sportive ed ippiche (altro paese con un elevato numero di giocate per un

totale di 11 milioni di euro). La Francia rimane paese capofila in tema di

casinò, mentre la Spagna registra una vera mania per il bingo. In Germania

si predilige scommettere presso le agenzie, mentre l'Inghilterra rimane al

primo posto per le scommesse online. Per ciò che concerne l'internet

addiction una delle ricerche europee più autorevoli è il progetto di ricerca

EU Kids online finanziato dal Safer Internet Programme della commissione

europea, che ha coinvolto 25 paesi europei per un totale di 25.142 bambini

ed adolescenti ed i relativi genitori. I risultati sono inquietanti, per il

numero di ore trascorse su internet dai bambini e sulle insidie e i potenziali

rischi che la rete nasconde. L'età di accesso ad internet si è abbassata di

molto:in Svezia e Danimarca hanno accesso alla rete già a sette anni, nei

paesi nordici a otto, in Grecia, Italia e Portogallo a soli dieci anni. L'Italia è

il paese con il valore più alto della media europea per il possesso ed uso

(31)

senza supervisione del computer ( 62% vs 49%). Il 59% degli intervistati ha un profilo personale su social network, anche se i regolamenti di utilizzo non lo consentono.

Tra i dati più allarmanti ci sono quelli che riguardano le insidie che in cui i ragazzi possono imbattersi: la prima è sicuramente la pornografia e la facilità di accesso a foto, immagini e video a sfondo sessuale, tanto che il 14% degli intervistati dichiara di aver visto o ricevuto immagini porno.

La seconda insidia è il sexting, che consiste nell'invio di immagini o filmati a sfondo sessuali effettuati con il proprio cellulare o pc ed inviati. Il 15%

dei ragazzi dichiara di aver ricevuto messaggi su chat dai propri coetanei.

Anche il bullismo è una delle insidie a cui bisogna prestare attenzione come i contenuti user generated, nello specifico a siti, blog o articoli che inneggiano all'odio, all'anoressia, all'autolesionismo, al consumo di droghe o al suicidio. Il 21% si è imbattuto in questi contenuti e dichiara di esserne rimasto turbato. Dalla ricerca è inoltre emerso che oltre il 30% dei ragazzi dichiara di aver avuto atteggiamenti riconducibili all'internet addiction, come l'isolamento e il trascurare gli amici e la famiglia.

L'altra parte della ricerca riguarda l'atteggiamento dei genitori nei confronti del comportamento dei figli con internet: purtroppo dalla ricerca risulta che i genitori sono inconsapevoli di ciò a cui sono esposti i propri figli ed ancora di più lo sono i genitori italiani che non credono che un avvenimento negativo possa accadere al proprio figlio; ad esempio l'86%

dei genitori italiani intervistati non crede che i figli abbiano mai ricevuto messaggi offensivi quando in realtà questo è successo.

Le conclusioni che possiamo trarre da questa ricerca europea è che nelle nuove generazioni si potrebbero verificare potenziali internet addicted, se non verranno sviluppate nuove tecniche preventive sia a livello scolastico che familiare.

L'altra dipendenza collegata, come ho già detto, a quella da internet è la

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dipendenza sessuale, incentivata proprio dalla moltitudine di siti internet a sfondo sessuale.

Una delle ricerche che ha trovato maggior rilevanza non è europea, ma d'oltreoceano e precisamente americana , dove il problema sembra aver destato particolare interesse per il numero sempre maggiore di addicted.

L'UCLA

16

ha testato una serie di criteri per definire e diagnosticare questo disturbo. La ricerca condotta dal dottor Rory Reid

17

coadiuvato da un team di psicologici, psichiatri e assistenti sociali ha registrato interviste a 207 persone ricoverate in diverse cliniche del paese per problemi comportamentali legati al sesso.

Nell'88% degli intervistati, il comportamento di dipendenza sessuale è correlato anche a disturbi emozionali, impulsività e incapacità di gestire lo stress. Tra i dati ricavati più rilevanti ci sono quelli inerenti alla situazione lavorativa, relazioni affettive e familiari.:il 17% ha perso, anche più volte il lavoro a causa di questa patologia, il 39% ha dovuto chiudere ogni relazione affettiva con il partner e il 78% ha avuto problemi di interferenza nella vita sessuale di coppia. Da questa ricerca emerge la consapevolezza della persona a riconoscersi malato; tutti, prima o dopo si rendono conto di avere un problema nella gestione della propria vita sessuale, ed in particolare il 54% si è reso conto di soffrire di questa patologia prima dei 18 anni mentre il 30% ha scoperto di essere malato tra i 19 e i 25 anni e questo dato secondo il dottor Reid, ha una grande rilevanza soprattutto in ottica di prevenzione e di azioni preventive. Questa ricerca è un caposaldo della nascente letteratura sull'argomento tanto che il disturbo sessuale verrà inserito nel DSM-5

18

così da fornirne un'evidenza scientifica per essere diagnosticato secondo criteri specifici che daranno la possibilità ai clinici di studiare e sviluppare strategie di prevenzione.

16 University of California Los Angeles

17 Docente di psichiatria presso il Semel Institute of Neuroscience and Human Behavior

18 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder.

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