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3. L’APICOLTURA IN TOSCANA 3.1. Flora Toscana

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Academic year: 2021

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3. L’APICOLTURA IN TOSCANA

3.1. Flora Toscana

La Toscana riassume in sé tutte quelle condizioni che determinano la presenza di una grande varietà di vegetazione, dando così alle api la possibilità di attingere nettare monoflora molto zuccherino per un lasso di tempo abbastanza prolungato e da numerose essenza botaniche.

La fascia costiera è rappresentata da piante spontanee e coltivate, di alto valore mellifero. Già in febbraio, quando le temperature sono meno rigide, con valori intorno a 10-12 °C, le api visitano mandorli (Prunus amygdalus) e noccioli (Corylus avellana), contemporaneamente a specie spontanee come le veroniche (Veronica persica in particolare), le false ortiche (Lamium spp.), le anemoni (Anemone hepatica) e più frequentemente delle Crucifere come la senape (Sinapis spp.) e i cavoli (Brassica spp.).

In marzo le api iniziano a prepararsi per bottinare e nutrirsi sia di polline che di nettare. Le specie fruttifere come susini europei (Prunus domestica) e quelli cinogiapponesi, gli albicocchi (Prunus armeniaca), i peschi (Prunus persica), sono i più appetiti, insieme al rosmarino (Rosmarinus officinalis), la borragine (Borago officinalis) e le eriche (Erica arborea e Erica scoparia).

In aprile, quando le colonie di api sono in forte espansione, il melo (Malus communis) con il ciliegio (Prunus avium) danno buoni raccolti, mentre per le varie specie spontanee hanno una rilevante importanza la borragine (Borago officinalis), i biancospini (Crataegus monogyna) e l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum), visitatissimo in questo periodo dalle api bottinatrici.

In maggio iniziano a fiorire piante coltivate e spontanee fondamentali per la produzione del miele, quali l’erba medica (Medicago sativa), la sulla (Hedysarum coronarium) e l’acacia (Robinia pseudoacacia).

Ad inizio estate, in giugno, le specie orticole sono più presenti, come zucche e zucchini (Cucurbita spp.), cetrioli (Cucumis sativa), ma anche la sulla e l’erba medica continuano a fiorire, specie se

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seminate tardivamente; fra le specie spontanee troviamo il rovo (Rubus ulmifolius) che ben si adatta a qualsiasi tipo di suolo.

A estate inoltrata, oltre alle solite piante da coltivo, quali girasole (Helianthus annuus), fagioli, cavoli, meloni (Cucumis melo), troviamo i prati e le zone incolte ricche di tutte quelle specie spontanee come cardi (Carduus spp.), cicoria (Cichorium intybus) e asparagi selvatici (Asparagus spp.) che permettono alle api un buon raccolto. Le ottime condizioni climatiche e geomorfologiche della Toscana, in particolare nella fascia costiera, fanno sì che le api riescano ad avere buone quantità di cibo.

Il discorso varia leggermente se esaminiamo la Maremma, dove specialmente nei mesi estivi centrali, a causa della scarsità di piogge, assistiamo ad una forte siccità, con il conseguente rallentamento della secrezione del nettare e quindi della raccolta da parte delle api. Nei mesi autunnali e primaverili assistiamo ad una ripresa delle attività di raccolta, rivolta proprio verso quelle piante, che con i loro succhi cellulari concentrati, riescono a sopperire anche il problema della siccità. Piante con tali proprietà vengono dette xerofile, un esempio sono il rosmarino (Rosmarinus officinalis), il cisto (Cistus spp.), la lavanda (Lavandula spica), la nepitella (Saturej calamintha). Nelle zone collinari e nell’entroterra troviamo le stesse piante che rinveniamo nella fascia costiera con maggior presenza di robinia, erica e sulla, fioriture importanti per il settore apistico.

Nella fascia montana il discorso è diverso, infatti è nei mesi estivi che osserviamo la massima raccolta delle api sui fiori di mirtillo (Vaccinium myrtillus), lampone (Rubus idaeus), castagno (Castanea sativa). Quest’ultima essenza, data la sua grande estensione nella regione, riesce a far produrre alle api un pregiato miele monoflora.

Il lampone che fiorisce tra luglio e agosto è una delle piante spontanee e/o coltivate con maggior formazione di nettare e pertanto molto appetito dalle api. Negli ambienti montani riscontriamo un tipo di vegetazione rappresentata maggiormente da conifere come pini, abeti, larici, i quali sono la

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fonte di cibo per particolari insetti appartenenti all’ordine degli Omotteri, i quali – in quanto produttori di melata - agiscono come “intermediari” fra la pianta e l’ape.

3.2. Gli apicoltori toscani

Secondo uno studio condotto dalla Regione Toscana nel 2006 (Fonte: Regione Toscana – Settore Sistema statistico regionale, 2006), risulta che in Toscana siano attivi circa 3.820 apicoltori, l’8% dei quali proviene da un’altra regione (Graf. 2.3.1). Benché per il 60% di questi non si conosca la regione di provenienza, quasi il 16% degli apicoltori che posseggono alveari nella nostra regione vive in Liguria ed un buon 11% proviene dall’Emilia Romagna; il restante 8% proviene invece da Lazio (4%) e Lombardia (4%) (Graf. 2.3.2). Dei 3.500 apicoltori toscani, invece, la maggior parte (si tratta del 21,5%) è concentrata nel capoluogo toscano; a seguire le province di Lucca, Siena e Arezzo, dove risiedono rispettivamente il 16,7%, 13,3% e 12% degli apicoltori che svolgono la loro attività in Toscana (Tab. 2.3.3). Su 3500 apicoltori toscani, soltanto per 582 di loro è stato possibile calcolare l’età media, che si aggira intorno ai 54 anni; per mancanza di dati, nessuna valutazione di questo genere è possibile per gli apicoltori provenienti da fuori regione. Tuttavia, essendo un’attività che per potersi sviluppare necessita spesso di spostamenti, è evidente come, rispetto al comparto agricolo in generale (dove l’età dei conduttori è di circa 65 anni), in media l’età degli apicoltori è relativamente inferiore ( Fonte: Regione Toscana – Settore Sistema statistico regionale, 2006).

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Figura 2: Apicoltori in toscana per regione di provenienza

(Fonte: Regione Toscana – Settore Sistema statistico regionale, 2005)

Figura 3: Provenienza degli apicoltori non toscani

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Tabella 2: Apicoltori toscani per provincia

PROVINCIA

APIARI

Valori assoluti Valori %

Massa Carrara 197 4,5 Lucca 731 16,5 Pistoia 415 9,4 Firenze 892 20,2 Livorno 149 3,4 Pisa 200 4,5 Arezzo 576 13,0 Siena 472 10,7 Grosseto 584 13,2 Prato 201 4,6 Toscana 4.417 100,00

(Fonte: Regione Toscana- Settore Sistema Statistico Regionale, 2005)

3.3. Gli apiari

Nelle province di Firenze, Lucca, Siena e Arezzo si concentrano circa il 60% degli apiari installati sul territorio regionale: infatti, i 4.417 apiari, di cui si conosce la localizzazione, sono ubicati nella provincia di Firenze, il 17% a Lucca ed il 13% nella provincia aretina (Tab. 2.4.1). L’analisi della distribuzione degli apiari fa emergere la rilevanza e la specificità della provincia di Grosseto, che ospita il 13% degli apiari toscani (a fronte dell’8% degli apicoltori) e nella quale assume particolare rilievo l’esistenza di apiari nomadi: la pratica del nomadismo interessa, infatti, il 14% circa degli apiari toscani, il 34,5% dei quali si rilevano per la provincia di Grosseto.

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Un’analisi sulla struttura degli alveari, condotta prendendo in esame il numero medio di arnie per alveare come indicatore della dimensione degli apiari toscani, restituisce un valore di 22,5 arnie per apiario. Le province che eccedono questo valore, e che quindi sono caratterizzate da apiari maggiormente strutturati, sono Grosseto, Livorno e Lucca, con i loro valori medi di 35, 27 e 26. Il numero di arnie è distribuito prevalentemente nelle province di Grosseto (20,3%), Lucca (18,8%) e Firenze (15,3%), con particolare riferimento ai comuni di: Rosignano e Campo nell’Elba per la prima provincia, Pontremoli, Carrara e Tresana per la Lucchesia e Vicchio e Borgo San Lorenzo per quel che riguarda il capoluogo toscano (Fonte: Regione Toscana – Settore Sistema statistico regionale).

Tabella 3: Apiari e postazioni nomadi per provincia

PROVINCIA  

APIARI   POSTAZIONI NOMADI   Valori assoluti   Valori %   Valori assoluti   Valori %  

Massa Carrara   197   4,5   14   2,3   Lucca   731   16,5   33   5,4   Pistoia   415   9,4   92   15,0   Firenze   892   20,2   108   17,6   Livorno   149   3,4   14   2,3   Pisa   200   4,5   29   4,7   Arezzo   576   13,0   85   13,8   Siena   472   10,7   26   4,2   Grosseto   584   13,2   212   34,5   Prato   201   4,6   1   0,2   Toscana   4.417   100,00   614   100,00  

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Figura 4: Numero medio di arnie per apiario per provincia

(Fonte: Regione Toscana – Settore Sistema statistico regionale)

Figura 5: Arnie per provincia

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