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Un progetto che abilita

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Un progetto che abilita

“Siamo tutti diversamente abili. Esistono delle persone che presentano in alcuni ambiti di prestazione tassi di discrepanza particolarmente evidenti non in ragione delle proprie e specifiche preferenze ed esperienze, come nel caso di molti di noi, ma a causa della presenza di menomazioni.”

Salvatore Soresi1

La scelta dell’edificio

Il progetto ideato all’interno dell’attuale Scuola Guerrazzi di Castelfranco di Sotto vuole riprendere l’aspetto dell’inclusività a livello socio-urbanistico e garantire alti livelli di autonomia agli ospiti. L’edificio scelto è situato, infatti, nel centro della cittadina, appena al di fuori del vero e proprio centro storico, allo scopo di offrire la possibilità di vivere il territorio creando occasioni di socializzazione e di impedire la “ghettizzazione” dei disabili cui la struttura è rivolta, favorendo piuttosto l’integrazione di questa piccola comunità nella società castelfranchese, la quale non è nuova a questo tipo di eventi 2.

1. Planimetria del centro di Castelfranco con individuati alcuni centri di interesse sociale

1 Professore ordinario dell’Università di Padova e direttore del Centro d’Ateneo di Servizi e Ricerca per la

Disabilità, per la Riabilitazione e per l’Integrazione.

2 La cittadina, infatti, è popolata solo in parte da famiglie storicamente toscane: negli anni ’60 del Novecento

molte persone originarie delle città di Frigento (Avellino) e Montesarchio (Benevento) si sono trasferite a Castelfranco, e circa venti anni dopo hanno iniziato ad insediarsi nuclei familiari provenienti dall’est europeo, dall’Africa centro-settentrionale e dall’Asia, col risultato, ad oggi, di una popolazione molto variegata e caratterizzata da usi, costumi e tradizioni peculiari che, talvolta con difficoltà, talvolta con naturalezza, hanno imparato a convivere.

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69 Quello dell’inclusione all’interno della comunità è uno dei diritti riconosciuti dalla Convenzione dell’ONU sul diritto alle Persone con disabilità3 che propone agli Stati, a questo proposito, misure

efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità4.

La posizione dell’edificio e la collocazione al suo interno di ambienti godibili dall’intera comunità, tra i quali si ricordano la palestra, la sala polivalente e il giardino sensoriale, lo rende aperto ad una sorta di doppia inclusione: la popolazione è accolta dalla comunità disabile all’interno della struttura e a sua volta accoglie la seconda all’interno del tessuto urbano castelfranchese per permettere alle persone con disabilità di ottenere e conservare la massima autonomia, la piena abilità fisica, mentale, sociale e professionale, e di giungere alla piena inclusione e partecipazione in tutti gli ambiti della vita5.

Un altro aspetto da sottolineare, di secondaria importanza ma comunque incisivo, è la presenza storica della Scuola Guerrazzi: pur non avendo un particolare valore storico-artistico, l’edificio è da molti anni parte di Castelfranco di Sotto, la stragrande maggioranza dei cittadini vi ha studiato o vi ha accompagnato figli o nipoti, molti ne hanno vissuto i cambiamenti strutturali e alcuni ricordano tutt’ora la sua inaugurazione. Poiché accade spesso che la realizzazione di un edificio totalmente nuovo all’interno di un centro fortemente strutturato generi dissensi da parte dei cittadini, attriti con le Amministrazioni o avversità nei confronti della novità stessa, qualunque essa sia, la possibilità di operare su un edificio che sia già parte della cittadina e della vita della popolazione può permettere un’accoglienza migliore della comunità che vi sarà ospitata.

Gli ospiti

Nella struttura può essere accolto un massimo di venti persone con disabilità, fisiche e non, ad esempio persone non udenti, non vedenti e ipovedenti, con ritardo mentale lieve, di età compresa tra i 18 e i 65 anni6. Sono inoltre progettati gli spazi anche in previsione di un massimo di due

persone con ridotta mobilità degli arti inferiori7.

Data la dimensione della struttura, la quantità di ospiti previsti e la necessaria gestione di tutti gli ambienti progettati, sia dal punto di vista funzionale che igienico, per poter mantenere limitato il numero di figure professionali all’interno del complesso, si è ipotizzato l’inserimento di circa dieci persone anziane e autosufficienti, disponibili a collaborare con gli operatori nella gestione pratica del centro per ciò che riguarda nella fattispecie la preparazione dei pasti, la pulizia degli ambienti e la cura di alcuni dei laboratori. È importante sottolineare che questa collaborazione non può essere improvvisata: sebbene l’inserimento delle persone con disabilità all’interno del social housing dovrà essere lento e graduale8, la convivenza con esse necessita di una preparazione minima che permetta ai collaboratori di conoscerle, capire il proprio ruolo e al contempo quello degli operatori.

3 Cfr. Articolo 19, Vita indipendente ed inclusione nella comunità, in «Convenzione dell’ONU sul diritto alle

Persone con disabilità», 2 marzo 2007

4

Ibidem

5 Articolo 26, Adattamento e riabilitazione, in «Convenzione dell’ONU sul diritto alle Persone con disabilità», 2

marzo 2007

6 Oltre i 65 anni può essere necessaria una valutazione ad personam per valutare la possibilità di proseguire la

permanenza nel centro piuttosto che il trasloco in centri con maggiore assistenza sanitaria

7 Siano esse entrambi maschi, entrambe femmine o un maschio e una femmina: per ciascun sesso sono infatti

previste dieci camere, di cui due progettate con accorgimenti per persone su sedia a rotelle

8

Per evitare il possibile disagio dovuto ad un cambiamento di residenza e di stile di vita: nuovi ambienti, una diversa mobilia, spazi personali da imparare a gestire, diversi ritmi giornalieri da adeguare alla nuova “famiglia” che si viene a creare, ecc., possono essere causa di un iniziale e comprensibile disagio, affatto dissimile da

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70 Sulla base dell’organizzazione di strutture simili (per tipo e capienza), è probabile che il numero di operatori, con il centro a pieno regime, si aggiri intorno alle dieci persone circa organizzate su turni di due o tre operatori; per essi all’interno dell’edificio sono stati pensati ambienti tecnici, come gli spogliatoi o i servizi igienici dedicati, ma anche una sala riunioni per attività di coordinamento e di verifica, e una stanza, sita al piano primo, arredata per la sorveglianza notturna.

Gli ambienti

L’organizzazione su due piani dell’edificio ha permesso la divisione degli ambienti relativi alla zona giorno (comunitari), posti al piano terreno, e quelli dedicati alla zona notte (personali), situati al piano primo.

Il piano terreno

Superata la zona di ingresso e di accoglienza si trovano: i laboratori di lettura, di creatività, di pittura, di artigianato, di musicoterapia e di teatro, l’orto e lo spazio per gli animali da cortile, la serra solare e il giardino d’inverno, il giardino sensoriale, lo studio logopedico; la palestra (comprensiva di piscina e con annessi gli spogliatoi) e un’area per attività sportive nel giardino esterno; il refettorio (comprensivo di cucina, sala da pranzo interna ed esterna, ripostiglio alimentare e cella frigorifero), il soggiorno comune, gli ambienti tecnici (locali armadi, ripostigli, servizi igienici, lavanderia e infermeria) e l’area residenziale riservata agli anziani, in cui si trovano i monolocali e uno spazio relax per i collaboratori.

2. Planimetria del piano terra con le destinazioni d'uso dei locali

quello che prova chiunque si trovi a dover cambiare abitazione, lavoro o città. Quello dell’inserimento è uno dei primi step di un Percorso Educativo di Autonomia Abitativa, che, come indicato dalla Fondazione Dopo Di Noi, sono sperimentazioni di progetti abitativi che si rivolgono a persone con disabilità medio/lieve allo scopo di promuovere una vita quanto più possibile autonoma dell’individuo partendo dalla sperimentazione di esperienze di vita in gruppo (da http://www.dopodinoi.org/progetti.aspx?id=6, consultato a giugno 2018)

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3. Planimetria dello studio logopedico e del laboratorio di musicoterapia

Il laboratorio artigiano

Quello del laboratorio artigiano è un ambiente attrezzato per potervi svolgere attività manuali che coinvolgono oggetti di dimensioni medio-grandi. Possono esservi svolte attività di falegnameria o di meccanica, e, all’occorrenza, piccole opere di manutenzione.

Al laboratorio si accede dal piano terreno, ma si trova ad una quota inferiore per disporre di un’area all’aperto cui si accede direttamente dal laboratorio stesso. Il dislivello (di 80 cm circa) può essere superato utilizzando dei gradini e, nel caso di persone con ridotta mobilità degli arti inferiori, utilizzando la piattaforma mobile che funge da pianerottolo e che può essere comandata elettronicamente.

4. Sezione prospettica del laboratorio artigiano con vista sulla scala di accesso

L’orto e la pet therapy

Prendendo spunto dalle fattorie sociali, lo spazio del lotto a nord-est è organizzato per l’orto-terapia: vi sono tre terrazzamenti9 che coprono il dislivello tra la quota del piano terreno e il piano di campagna, e sono destinati alla coltivazione dell’orto. All’interno della superficie destinata all’orto si trova un piccolo manufatto10 per il deposito degli attrezzi necessari alla cura dell’orto (e dello spazio

verde che circonda tutto l’edificio) e il ricovero di alcuni animali da cortile. Questi ultimi, infatti, sono sempre più spesso utilizzati per la pet therapy di anziani e disabili con ottimi risultati già nel breve termine11, per cui è stato predisposto il loro inserimento anche in questo contesto. Oltre a ciò, la

9 Di cui l’ultimo è a livello del piano campagna.

10 Posto alla distanza minima di 5m dal confine della proprietà e di 10m dagli edifici circostanti. 11

Cfr.: L.TORRIOLI, Impiego dei volatili in pet-therapy: esperienza personale con galline Moroseta, Padovane e Olandesi ciuffate, tesi di laurea in medicina veterinaria presso l’Università degli Studi di Perugia, a.a. 2014/15; R. H. ANGER, Therapy chickens: creating bonds and improving health, in «Hobby Farm», 18 gennaio 2016

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72 presenza di uno spazio dedicato alla coltura di ortaggi e di piante da frutto, oltre alla funzione terapeutica legata alla coltivazione e cura del verde, permette il consumo di alcuni prodotti naturali freschi e a km zero.

5. Vista prospettica degli spazi dedicati all'orticoltura e alla pet therapy

Il giardino d’inverno

Per favorire l’utilizzo dell’orto/giardino anche nel periodo invernale, è proposta una serra solare, esposta a sud-est, di circa 70 mq. L’accesso alla serra avviene dall’interno dell’edificio e, attraverso un percorso accessibile che segue l’andamento del terreno, è possibile accedere all’area esterna, situata a quota inferiore, dalle ante a vetrate scorrevoli presenti lungo tutta la parete che affianca il percorso esterno.

6. Vista renderizzata del giardino d'inverno

2018); N.MOLTENI, Onoterapia in fattoria: curare con l’asino. Terapie con l’asino, pubblicato in “Il portale delle Fattorie Didattiche in Italia”, 11 maggio 2011 (http://www.fattoriedidattiche.biz/articoli-e-notizie/fattorie-didattiche/onoterapia-in-fattoria.html, consultato a giungo 2018); N.S.WEST, Chickens provide new form of

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73 Il giardino sensoriale

Al centro dell’edificio, visibile dalla quasi totalità degli ambienti, si trova il giardino sensoriale, uno spazio pensato non solo per gli ospiti della struttura, ma per tutta la comunità. All’interno del cortile, infatti, seguendo un percorso accessibile, è possibile implementare ciascuno dei 5 sensi attraverso esperienze specifiche: nella prima parte del percorso troviamo alcune vasche in cui sono coltivate piante aromatiche, di cui una parte sono edibili12, per il riconoscimento olfattivo e gustativo; segue la

parete tattile, costituita da piastrelle realizzate con forme e materiali variegati13 per incrementare la

capacità tattile; si trovano poi una serie di fontanelle, ad accensione in successione, il fondo delle cui vasche è studiato per essere rivestito con materiali differenti per dar vita a suoni specifici per potenziare il senso dell’udito e l’orientamento spaziale. In tutto il giardino e attorno al pergolato in legno, che copre l’ultima parte del percorso, si trovano piante stagionali suddivise per tonalità per creare un effetto ottimale per la vista. La presenza, per lo più, di essenze stagionali fa sì che il giardino sensoriale abbia una sua specificità in ogni momento dell’anno, con quei lenti e graduali cambiamenti naturali che aiutano la percezione dello scorrere del tempo e delle stagioni.

7. Vista dall'alto del giardino sensoriale

La palestra

L’area dedicata alla palestra è composta da quattro zone: la zona dei servizi annessi, dove si trovano gli ampi spogliatoi per maschi e per femmine con wc e docce; la zona esterna per le attività all’aperto che è parte dell’area verde che circonda l’edificio; la zona dedicata all’esercizio fisico con attrezzi

12 Alcune piante aromatiche proposte nella prima parte delle vasche sono: la calendula, la citronella, la lavanda,

la camomilla, l’origano, il pepolino. Successivamente si trovano le piante edibili, tra le quali: il rosmarino, il timo, il basilico, la menta, la maggiorana, la salvia, l’aneto.

13 Parte delle piastrelle possono essere oggetto del laboratorio di creatività e realizzate dunque a posteriori,

così da rendere i disabili ospiti della struttura partecipi del processo di realizzazione della parete, che diventa così parte del percorso di personalizzazione dell’edificio inteso come casa.

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74 specifici o a corpo libero; la zona dove si trova la piscina profonda 1.20 m e due percorsi in acqua per l’esercizio degli arti inferiori. La palestra è fruibile anche da persone esterne alla struttura; all’area piscina, invece, si accede da un breve corridoio organizzato per il deposito provvisorio di accappatoi e simili.

8. Planimetria dello spazio dedicato alla palestra e ai locali ad essa annessi. A partire da sinistra si trovano gli spogliatoi per le donne, quelli per gli uomini, lo spazio per la ginnastica e la piscina riabilitativa, cui si accede da un breve corridoio (in basso al centro).

Il piano primo

Il piano superiore ospita le camere private e una stanza per gli operatori organizzate lungo un ampio corridoio. Per la distribuzione degli ambienti è stata conservata in buona parte quella che è l’attuale disposizione delle aule per numerosi motivi; si è notato, innanzitutto, che l’organizzazione degli ambienti scolastici, serviti da ampi corridoi di distribuzione affacciati sul nucleo centrale del complesso, è confacente alla creazione di piccoli ambienti residenziali privati, per cui è stato possibile mantenerla quasi interamente. Viceversa la presenza della maglia strutturale non avrebbe permesso la realizzazione di ambienti confortevoli e privi di ingombri strutturali celabili14.

L’accesso al piano primo avviene con una scala e un ascensore in vetro e acciaio.

Le camere per le donne si trovano nell’ala sud dell’edificio, col piano di calpestio rialzatodi alcuni centimetri a causa della realizzazione postuma dell’ala15, per cui si è dimostrata necessaria la

presenta di una rampa integrata con alcuni scalini. Le camere per gli uomini sono disposte lungo il corridoio nord.

14

Laddove sono presenti elementi strutturali all’interno dei monolocali privati, è stato proposta una distribuzione di arredamento che potesse inglobarli o in parte nasconderli alla vista.

15 Come anticipato nel capitolo relativo all’edificio, inizialmente quella parte di struttura era stata realizzata ad

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75 9. Planimetria di due stanze confinanti e del corridoio di accesso

Questi ambienti sono pensati come piccoli monolocali, in grado di favorire un certo grado di autonomia e di intimità in un contesto di social housing. L’arredo quindi non si limita a quello tipico di una camera da letto, ma sono presenti anche un angolo cottura monoblocco a scomparsa con piano a induzione e una piccola zona relax.

10. Esempio di cucina monoblocco prodotta da Diotti A&F

In previsione della presenza di un massimo di due persone disabili fisici sulla carrozzina, delle venti camere progettate, quattro16 sono specificatamente organizzate e arredate per favorire coloro che

hanno ridotta mobilità degli arti inferiori: oltre a garantire gli spazi minimi richiesti dalla normativa17,

sono proposti arredi adeguati alle necessità degli ospiti, come quelli per la cucina monoblocco18 e per

il bagno.

16 Sono progettate così quattro camere in modo da garantirne l’utilizzo anche nel caso in cui le persone sulla

sedia a rotelle siano entrambi maschi o entrambe femmine.

17 Cfr. D.M. 236/89 Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli

edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche, Pubblicato in suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n.145 del 23 giugno 1989

18 Progettata, in queste camere, con la parte inferiore libera da ripiani per garantire l’accostamento al piano

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76 11. Esempio di cucina accessibile realizzata da Snaidero, modello Skyline Lab

12. Esempio di cucina accessibile prodotta da Scavolini, modello Utility System

Due camere, infine, sono attrezzate con un prototipo proposto da Ori System con l’obiettivo di utilizzare tutto il potenziale degli spazi a disposizione attraverso la domotica e la tecnologia ideata nel progetto CityHome del MIT Media Lab.

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77 13. Planimetria del piano primo con la destinazione d'uso dei locali

Il prodotto proposto, Full Ori System, è un sistema residenziale che dispone di un letto scorrevole, un guardaroba, una scrivania e un notevole spazio di archiviazione e che, al tocco di un pulsante, si trasforma per offrire una camera da letto, una cabina armadio o un piccolo soggiorno. Il prototipo, non ancora disponibile al di fuori degli USA e del Canada, è proposto come possibile soluzione domotica da introdurre all’interno degli alloggi.

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78 15. Modalità preimpostate in Full System: Bed mode, Lounge mode, Wardrobe mode

I materiali

Si è cercato di dar vita ad ambienti luminosi ed accoglienti, per cui viene proposto un arredamento dai toni caldi e vivaci, il cui materiale principale è il legno, e gli spazi dedicati ai laboratori o, più in generale, alle attività collettive sono delimitati da ampie superfici vetrate serigrafate. Questa scelta è legata alla necessità di mantenere costante il contatto visivo con gli ambienti centrali, collettivi, come il giardino sensoriale, su cui si affaccia la quasi totalità degli ambienti, e la zona soggiorno, entrambi pensati come spazi di condivisione e socializzazione. La trasparenza degli ambienti è ricercata come sinonimo di inclusione, in quanto dà la possibilità di entrare,anche solo visivamente,in ogni ambiente.

Le pareti vetrate

Le superfici vetrate sono realizzate in vetri multistrato all’interno della cui camera si trovano materiali cromogenici19 o sistemi oscuranti20 capaci di garantire all’occorrenza la necessaria intimità.

L’utilizzo di vetrate serigrafate è dato dalla necessità di rendere ben percepibili le pareti vetrate senza rinunciare ad un’ampia percentuale di superficie trasparente né rischiare l’incolumità degli utenti. Nelle immagini che seguono sono rappresentate alcune vetrate serigrafate, da quelle tipicamente utilizzate in uffici, caratterizzate da fasce orizzontali a circa metà altezza (vedi figura 16), ad alcuni esempi più idonei ad ambienti privati; tra questi vi sono vetrate per lo più satinate, nelle quali la superficie trasparente è minima (vedi figura 17), ed altre nelle quali avviene l’opposto (vedi

figura 18), come proposto per questo progetto. Un’alternativa alla serigrafia può essere la stampa

digitale su vetro, come proposta da aziende quali La Tecnica Nel Vetro, nel qual caso è importante la

19 I materiali cromogenici variano le proprie proprietà ottiche se sottoposti a campi elettrici, nel qual caso si

parla di materiali elettro-cromici, o in funzione dell’intensità della luce, della temperatura e simili. L’inserimento di un materiale elettro-cromico all’interno della camera di un vetro multistrato può garantire la trasparenza del vetro stesso o la sua opacità con la sola gestione di un interruttore elettrico.

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79 scelta dell’immagine sia per ciò che riguarda il tema sia per la resa all’interno dell’ambiente nel lungo termine21 (vedi figura 19).

16. Parete divisoria Lux prodotta da neWall22

17. Anta scorrevole a motivo geometrico prodotta dall’azienda Casali23

21

In particolare sono da preferire immagini dai toni delicati, ispirate ad un tema comune a tutto l’edificio e non esplicitamente riferite alla funzione degli ambienti che racchiudono, così da non limitare la versatilità degli ambienti stessi.

22

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80 18. Porta scorrevole in vetro prodotta dall’azienda Henry Glass24

19. Stampa digitale su vetro realizzata dall'azienda La Tecnica Nel Vetro25

23 http://www.casali.net/it-IT/doors/ante_scorrevoli, consultato a giugno 2018 24 http://www.fidacernaia.it/porte-interne/henry-glass/, consultato a giugno 2018 25

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81 20. Vista renderizzata del salone a doppia altezza con l'uso di vetrate serigrafate del tipo prodotto dall’azienda Henry Glass

La pavimentazione

Al fine di minimizzare i costi della riqualificazione strutturale, per la pavimentazione sono state scelte le resine, per la possibilità di creare superfici continue, con caratteristiche antiscivolamento specifiche per i diversi ambienti, e allo stesso tempo per la possibilità di inserirvi, laddove necessario26, gli elementi di guida a terra in gomma o PVC.

Secondo le indicazioni del D.M. 239/89 per disporre di pavimenti antisdrucciolevoli, è necessario che essi siano realizzati con materiali con coefficiente di attrito dinamico µ pari o superiore a 0.4027; oltre alla verifica del coefficienti d’attrito, si utilizzano i metodi DIN di origine tedesca28, nei quali le superfici sono distinte in quattro classi, da R9 a R13, in funzione dell’angolo di inclinazione29:

21. Classificazione del livello di scivolamento secondo il Metodo BCRA

26 In quanto è sempre preferibile l’utilizzo di una guida naturale se presente. Cfr. Relazione sul convegno

Progettazione accessibile e disabili visivi, par. 4 “Gli ausili per muoversi in autonomia e in sicurezza”, Genova 26 ottobre 2016

27 Misurato secondo il metodo della British Ceramic Research Association (BCRA), nel caso di suola in cuoio su

pavimento asciutto e di suola in gomma su pavimento bagnato.

28

Sulla base della norma DIN 51130 per pavimenti in ambienti e zone di lavoro e di transito industriale con pericolo di scivolamento.

29 La prova viene effettuata cospargendo la superficie, su cui si trova un operatore, di materiale oleoso e

inclinando il piano fino a provocare lo scivolamento dell’operatore stesso. µ ≤ 0.19 scivolosità pericolosa 0.20 ≤ µ ≤ 0.39 scivolosità eccessiva 0.40 ≤ µ ≤ 0.74 attrito soddisfacente

µ ≥ 0.75 attrito eccellente

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82 22. Classificazione del livello di scivolamento secondo i Metodi DIN

La quasi totalità degli ambienti previsti necessita di pavimenti di classe R9; per la palestra, gli spogliatoi annessi, la cucina e il refettorio sono richieste resine di classe R10; infine per l’area della piscina e la lavanderia sono necessarie resine di classe R11.

Il percorso esterno, che circonda quasi completamente la struttura, è pensato in legno composito come quello prodotto da Greenwood, costituito da farina di legno grezzo e da una componente plastica ecologica con funzione protettiva e impermeabilizzante. Le restanti aree, carrabili, necessitano di una pavimentazione apposita, per cui è stato ipotizzato l’uso di grigliati in calcestruzzo che consentano il drenaggio delle acque meteoriche.

Gli ausili

Come riportato nella relazione sul Convegno di Genova dell’ottobre 2016, è necessario da un lato abbattere le barriere architettoniche esistenti, che possono creare disagio o pericolo per il disabile sensoriale, e dall’altro installare alcuni ausili, attraverso cui il cieco, o l’ipovedente o il sordo possano essere consapevoli dell’ambiente circostante e percorrerlo in autonomia e sicurezza30. È doveroso premettere che alcuni luoghi, per le loro caratteristiche intrinseche, difficilmente possono essere del tutto accessibili senza l’utilizzo di appositi ausili: spazi di grandi dimensioni, ambienti complessi o soggetti a frequenti modifiche della distribuzione degli spazi31. In circostanze simili, all’interno

dell’edificio in oggetto si è risposto con strumenti considerati, ad oggi, tra i più efficaci: la segnaletica tattile, costituita da mappe, targhe e modellini; i percorsi tattili di guida a terra; la segnaletica sonora.

30 Relazione sul convegno Progettazione accessibile e disabili visivi, op. cit., par. 3 “Accessibilità autonoma e

sicura e i principali ostacoli”

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83 È superfluo sottolineare che, nell’ottica del Design For All, questi strumenti hanno utilità per chiunque vi si trovi di fronte, per la loro immediatezza e semplicità, per cui non vi è affiancata segnaletica di altro tipo.

La segnaletica tattile

Le mappe tattili sono pannelli in cui è riportata la planimetria in scala in rilievo di uno spazio e possono essere “lette” col senso del tatto e della vista; devono essere poste all’ingresso dei luoghi che rappresentano, così da permettere a qualunque visitatore di conoscere preventivamente lo spazio che deve visitare. Nell’edificio sono ipotizzate una presso l’ingresso, rappresentante l’open space al piano terreno e gli ambienti ad esso collegati; una nel giardino sensoriale, all’inizio del percorso, rappresentante il giardino stesso; due sono previste alla partenza e all’arrivo della scalinata interna, e rappresentano rispettivamente il piano terreno e il piano primo.

Per ciò che riguarda le targhe, queste sono utilizzate per indicare la destinazione d’uso dei singoli ambienti attraverso pittogrammi e informazioni scritte32. Sono previste di fianco alle porte di accesso

dei locali, a circa 1,40 m di altezza, così da renderne possibile l’esplorazione con le mani da parte della persona disabile visiva.

Infine, il modellino tridimensionale, riproduzione in scala dell’intero lotto, è ipotizzato nello spazio che precede l’ingresso della struttura; particolarmente importante nel caso di opere di significativo interesse architettonico o storico, lo strumento del modellino offre ai disabili visivi la possibilità di “vedere” interi edifici, esplorandone i volumi o i rilievi artistico-architettonici con le mani. Se realizzato con forti contrasti cromatici, favorisce la visione anche agli ipovedenti.

I percorsi di guida a terra

Le informazioni contenute nella segnaletica tattile aiutano l’orientamento e la scelta della direzione da seguire, mentre i percorsi a terra permettono di mantenerla per il raggiungimento della destinazione.

Per la progettazione dei percorsi per disabili visivi, sono state seguite le indicazioni presenti in normativa33 che chiedono di provvedere ad una chiara individuazione dei percorsi, eventualmente

mediante una adeguata differenziazione nel materiale e nel colore delle pavimentazioni34. Sono utilizzati per lo più al piano terreno, poiché l’ampiezza dell’open space e la mutabilità dell’ambiente soggiorno rendono difficoltoso l’orientamento, in prossimità delle scale, delle rampe e delle aperture sul giardino esterno. Dove sono presenti guide naturali come parapetti o pareti, le guide a terra sono omesse.

Per massimizzare l’efficacia del percorso tattile sono necessari alcuni accorgimenti: la posa degli elementi di guida deve essere fatta a regola d’arte, in modo che emerga, rispetto alla quota del pavimento, solo il codice in rilievo; la pavimentazione deve essere liscia ed omogenea35; i materiali impiegati devono essere identificabili come finalizzati a segnare un percorso tattile […] e non un

32 In stampatello e braille. Cfr. Relazione sul convegno Progettazione accessibile e disabili visivi, op. cit., par. 4

“Gli ausili per muoversi in autonomia e in sicurezza”

33 Cfr.: D.M. 236/89 Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli

edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche, Pubblicato in suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n.145 del 23 giugno 1989; D.P.R. 503/96 Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, Pubblicato in suppl. ord. della Gazzetta Ufficiale n.227 del 27 settembre 1996

34 Ivi, D.M. 236/89, art. 4.1.2

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84 semplice elemento di arredo36, e allo stesso modo la pavimentazione circostante non può possedere una texture tale da confondere il tatto plantare37.

23. Vista renderizzata del corridoio che conduce alla sala lettura e al laboratorio di arte e creatività. La guida a terra permette il raggiungimento degli ambienti e le targhe a fianco delle porte contengono le informazioni necessarie

Per quanto concerne il percorso stesso, è stato scelto l’impiego dei 6 codici proposti da Happy Vision38 e ampiamente utilizzati in Italia in quanto sufficienti a dare indicazioni inequivocabili

offrendo al contempo un alto livello di sicurezza. Di seguito si riportano le indicazioni fornite dalla stessa Happy Vision per il corretto uso dei codici.

36 Relazione sul convegno Progettazione accessibile e disabili visivi, op. cit., par. 4 “Gli ausili per muoversi in

autonomia e in sicurezza”. Per la guida negli ambienti interni è proposto l’uso della gomma, all’esterno agglomerati cementizi, in entrambi casi in contrasto cromatico con la pavimentazione circostante.

37 Cfr. Ibidem 38

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85

39

La segnaletica sonora

Come i precedenti ausili si completano vicendevolmente, così avviene anche per la segnaletica sonora con essi. Siamo abituati a segnali sonori in presenza di attraversamenti pedonali regolati da impianti semaforici, ma questo importante ausilio può essere esteso anche all’ambito privato con lo scopo di favorire l’orientamento autonomo dei disabili visivi. In questo progetto sono proposti segnali sonori al piano terreno a indicare l’ubicazione del giardino sensoriale e l’uscita verso l’orto, all’esterno sono utilizzati a tale scopo delle fontanelle che, grazie al rumore dei getti d’acqua40,

facilitano l’orientamento nel giardino41.

39

Dal sito dell’azienda Happy Vision, http://www.happyvision.it/index.php/it/2017-03-10-18-28-11/percorsi-tattili.html, consultato a maggio 2018

40 Ogni elemento proposto ha getti d’acqua di tipo diverso per la differente geometria o materiale costituente,

le quali comportano suoni diversificati.

41 Questa proposta trae spunto da quanto realizzato nel Giardino dei Sensi dell’Istituto dei Sordi di Torino,

situato all’interno del parco in cui si trova la sede stessa dell’istituto, nel quale è stata collocata una fontana con due getti d’acqua diversamente orientati allo scopo di favorire l’orientamento spaziale.

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