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PARTE III

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Academic year: 2021

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PARTE III

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LO STUDIO

ANTROPOLOGICO

E

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I reperti anatomici

Nella cripta sono stati rinvenuti insieme alle mummie tre crani isolati: uno mostrava

gli esisti di una trapanazione, mentre gli altri due mostravano i segni di un intervento

autoptico. Lo stato dei reperti ossei era ottimale e non ha quindi richiesto nessun

intervento di tipo conservativo, ma soltanto la pulitura con l’ausilio di pennelli

in setola naturale. I reperti sono stati quindi siglati e sottoposti all o

studio.

Cranio bc 01

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Il cranio, di colore bruno giallastro apparteneva ad un individuo maschio adulto

di 30-35 anni d’età, come confermato dalla morfologia craniale, dallo stato

dell’apparato dentale e dalle suture ectocraniche

1

.

L’apparato dentario presenta una lieve e diffusa ipoplasia dello smalto che è indice di

un episodio di stress durante la fase di crescita dell’individuo.

Nella regione fronto -parietale sinistra, a 5 mm dalla sutura temporale, è

visibile un’ampia breccia ellissoidale a maggior asse latero -laterale, di

31 x 26 mm, i cui bordi appaiono smussati e lievemente precipiti verso

l’interno. I tessuti diploici sono stati completamente obliterati dal

processo ripartivo dell’osso. Un bottone osseo, parzialmente riassorbito

è osservabile nel margine posteriore della lesione.

L’esame della breccia ha suggerito che il foro fu regolarizzato con l’uso

di uno scalpello e forse di una lima.

Fi gura 72: brecci a el lissoi dal e di 31x26 mm con bott one o ss eo di 10x8 mm .

1

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Non ci sono segni di ipertensione endocranica pregressa (impronta digitata); la sella

turcica appare di misura regolare; le celle mastoidi sono bene pneumatizzate e i

foramina della base del cranio hanno forma e contorni regolari.

L’esame radiografico, effettuato con le tecniche convenzionali, ha evidenziato

un processo di ossificazione regolare, non alterato da infezioni,

confermando quindi le osservazioni macroscopiche che indicavano una

lunga sopravvivenza del soggetto.

Fi gura 73: rx l at ero-l at eral e del cranio bc 01.

La trapanazione cranica ha rappresentato una vera e propria realtà

chirurgica dalla preistoria fino ai giorni nostri .

2

La trapanazione fu

effettuata con un trapano a corono denta ta(modiolus) o Hyppocratic trypanon,

2

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molto usato nella chirurgia del cranio in Età Moderna. Il trapano di tipo

ippocratico era costituito da un cilindro metallico, munito di corona

dentata, che veniva applicato direttamente sulla teca cranica.

Fi gure 74 e 75: Raffi gurazioni del trapano ippocrati co.

Nei testi medici di Hippocrate, Celso Eliodoro e Galeno la trapanazione cranica è

considerate una terapia specifica per le ferrite alla testa e per regolarizzare le fratture

craniche, ma in questo caso non è possibile stabilire la causa dell’intervento.

3

Nella casistica italiana le trapanazioni erano più frequenti in individui adulti di sesso

maschile (90% dei casi), preponderanza che si può spiegare e mettere in relazione

proprio con l’età in cui gli uomini erano più impegnati nelle loro attività biologiche e

sociali (attività bellica, caccia …) che potevano causare lesioni ossee traumatiche. La

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sede preferita delle trapanazioni è quella parietale, con prevalenza per il lato sinistro,

cui segue la frontale e, ultima, l’occipitale. Per quanto riguarda la distribuzione

geografica dei crani trapanati, ne risultano nove in Sardegna, sette in Toscana, tre in

Emilia Romagna, due in Campania, Lazio, Liguria e Sicilia, un esemplare in

Abruzzo, Basilicata, Puglia ed Istria.

4

La sopravvivenza post trapanazione è più o

meno lunga; in alcuni casi il decesso si è verificato subito dopo l’intervento, in altri

dopo qualche giorno, in altri ancora la sopravvivenza è stata da uno a qualche mese,

la sopravvivenza di circa un anno si è verificata nel 50% dei casi, lunga

sopravvivenza si è avuta in un caso dell’età del bronzo e due dell’età storica.

Il cranio trapanato di Borgo Cerreto costituisce l’unico caso in Umbria di un

individuo trapanato in vita e sopravvissuto. In Italia soltanto in altri due casi coevi si

ebbe la sopravvivenza degli individui trapanati. Il primo caso fu quello di Vespasiano

Gonzaga che, trapanato per la cura dell’infezione luetica, soppravvisse circa 13 anni,

come dimostrato da assenza “radiologica”di segni di intervento recente, nonché da

notizie storiche. Nello stesso individuo è stato riscontrato anche uno scalottamento

postmortale praticato per la successiva imbalsamazione

5

. Il secondo esempio di

cranio trapanato in vita proviene dalla cappella funeraria della chiesa di Santa Maria

delle Grazie in Comiso (Ragusa). L’individuo in questione sopravvisse all’intervento

anche se la trapanazione non fu probabilmente eseguita da chirurgo esperto come

dimostrato dalla lesione chirurgica grossolana

6

.

4 Germanà & Fornaciari G. 1992. 5 Germanà & Fornaciari, 1992. 6

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Cranio bc 02

Figura 76 e 77: bc 02, Cranio con segni di i ntervent o aut opti co.

Cranio di un individuo di sesso maschile di 16-20 anni

7

d’età alla morte; scalottato e

privo della porzione superiore destra della faccia.

Sono presenti nella mascella tutti i molari ed il quarto premolare destro, nella

mandibola i molari ad eccezione del primo, lato sinistro; la perdita è postmortale.

7

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L’apparato dentario presenta una lieve e diffusa ipoplasia dello smalto che è indice

di un episodio di stress durante la fase di crescita dell’individuo.

L’asportazione della volta cranica e della porzione facciale destra furono ottenute

tramite una sega da osso, a lama sottile. Il taglio netto e preciso testimonia l’abilità di

chi lo ha operato. La scelta di questi tagli suggerisce la volontà di studiare, oltre

all’encefalo, la cavità oculare ed i seni paranasali di destra.

Agli inizi del Rinascimento, grazie agli studi di Leonardo da Vinci (1452-1519) e di

Andrea Vesalius (1514-1564), si ebbe una ripresa degli studi di anatomia attraverso la

dissezione dei cadaveri. Leonardo dedicò particolare attenzione all’anatomia del

cranio perchè in esso risiedeva “l’anima” e perché il cervello era la sede di

elaborazione razionale delle impressioni sensoriali di tutto il corpo.

Figura 78: Dissezione del cranio, Leonardo da Vinci, 1489 ca. Disegno a penna, inchiostro bruno e carboncino su carta. Windsor Castle, Royal Library.

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Figura 79: Leonardo da Vinci. Due vedute del cranio. 1489 ca. Disegno a penna, inchiostro bruno e carboncino su carta. Windsor Castle, Royal Library.

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Calotta bc 03

Calotta cranica di individuo adulto (sinostosi delle suture), di sesso indeterminato,

scalottato tramite una sega da osso. In prossimità del taglio, sono osservabili tentativi

non riusciti che interessano il tavolato cranico in maniera superficiale nelle parti

laterali; mentre nella regione occipitale sono ben visibili i segni di un tentativo

significativo. I diversi tentativi di taglio dimostrano la non perfetta padronanza dello

strumento da parte di chi ha operato il taglio. L’ubicazione del taglio suggerisce la

volontà di studiare l’encefalo.

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La schedatura preliminare dei materiali

Tabella 3: Schedatura preliminare degli individui del 2001.

numero cassa tipo di cassa numero individui stato di conservazione

sesso età alla morte

statura in cm

Prime osservazioni di patologie

BC1 moderna 1 buono maschio 30 150

BC2 moderna 1 buono maschio 45-55 160

BC3 moderna + originale 1 soggetto scheletrizzato femmina nr nr

BC4 originale 1+ 2 buono femmina+ subadulto

10-11 120

BC5 moderna 1 buono femmina 18-20 Denti di Hutchinson

sifilide congenita BC6 moderna 1 buono maschio 25-35 170 ferita alla coscia destra

ferita al polso BC7 originale 1 soggetto scheletrizzato con vesti maschio 20-25 160 BC8 originale 3 cattiva 2 subadulti+ neonato 7-8 1-2 nr BC9 moderna 1 soggetto scheletrizzato con vesti BC10 moderna 2 soggetti scheletrizzati

BC11 originale 2 cattiva subadulto+n eonato

6-7 96

BC12 moderna + originale

1 cattiva femmina 45-55 153 artrosi diffusa

grande calcolo vescicale (7,5 cm di diametro) BC13 moderna 2 materiale

scheletrico scomposto

BC14 moderna 1 buono femmina 25-30 160 osteolisi della mandibola BC 15 originale 1 cattiva subadulto 7-8 nr

BC 16 moderna 1 soggetto scheletrizzato

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Gli individui

La serie di mummie di Borgo Cerreto è composta da

ventitre individui: nove uomini, sei donne, sei subadulti

(quattro femmine e due maschi) e due neonati.

Grafico 2: Gli individui divisi per sesso ed età.

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SCHEDA MUMMIOLOGICA GENERALE

NOME DELLA SERIE BC SIGLA da BC 1 a BC 16 EPOCA DELLA MORTE 1600-1850

N° di REGISTRO BC N. IDENTIFICAZIONE da BC 1 a BC 16 DATI RILEVATI DA Agata Lunardini

DATI GENERALI

BC 1

UBICAZIONE ATTUALE

RESPONSABILE DELLA MUMMIA

Università di Pisa N. registro BC N. Identificazione da BC 1 a BC 16 Epoca della morte 1600-1850

Cultura Tarda Età Moderna

Notizie sul più recente aggiornamento: Settembre 2001, missione antropologica preliminare:

prof. L. Costantini, prof, G. Fornaciari, Dott. L. Costantini Biasini, Dott. A. Lunardini, tecnico M. Gambini.

Nazione Italia Città Perugia Comune Cerreto di Spoleto

Sito cripta Nord, cripta Sud e laboratorio della ex-chiesa di SS. Gesù e Maria(II e III livello dell’edificio) Indirizzo Via Cerretana, Borgo Cerreto

Notizie storiche: A metà degli anni Sessanta del secolo scorso furono rinvenute, nella cripta Nord, le mummie e tre crani isolati (due con segni autoptici ed uno con trapanazione), in quella Sud solo resti scheletrici. Dopo anni di abbandono ed incuria dei preziosi materiali, nel 1989, fu possibile iniziare lo studio antropologico e paleopatologico dei corpi mummificati, che è stata ripreso nel 2001 ed è ancora in corso (Costantini, 2006).

Le cripte sono due locali di circa 10 m2 ciascuno (3,5 x 3,2 m), ai quali si accedeva da due botole (70 x 70 cm) poste a metà del piano pavimentale dell’edificio sacro. La chiusura della cripta nord era assicurata da una lastra marmorea che recava scolpito lo stemma di famiglia di Baronio Vincenzi e la scritta “Sepolcro di Baronio Vincenzi e degli eredi 1631”; quella della cripta sud era muta. Le pareti di questi locali erano in muratura di pietra e ricoperte da un spesso strato di intonaco calcareo e poroso. Il pavimento, formato da uno strato di terriccio biancastro ed incoerente con elementi di ghiaia fine e noduli di calcare (per uno spessore di 15-20 cm), poggiava, senza soluzione di continuità, sul riempimento della volta che copriva il locale sottostante (Biasini, 2003).

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RESPONSABILE DELLE MUMMIE

RESPONSABILE DEI REPERTI CULTURALI APPARTENENTI ALLA SEPOLTURA

CARATTERISTICHE AMBIENTALI DEL LUOGO DI CONSERVAZIONE

Doc. fotografica

GIACITURA PRIMARIA

GIACITURA PRIMARIA

Nome Comune di Cerreto di Spoleto Telefono 0743-91231

Indirizzo Piazza Pontano 18 Cerreto di Spoleto, Perugia

Fax 0743-91412 E-mail tecnica@comune.cerretodispoleto.pg.it

Nome Comune di Cerreto di Spoleto Telefono 0743-91231

Indirizzo Piazza Pontano 18 Cerreto di Spoleto, Perugia

Fax 0743-91412 E-mail tecnica@comune.cerretodispoleto.pg.it

Temperatura 13.5-14 °C Umidità 74.3- 75% Esposte al pubblico SI NO

Fonte luminosa Naturale Artificiale

Tipo: nelle cripte nessuna fonte luminosa; faretti ad incandescenza nell’anticamera; nel laboratorio luci a neon e faretti ad incandescenza.

Ricambio d’aria Ottima Buono Scarso Assente

Descrizione dell’ambiente: Le cripte sono state sottoposte ad un recente restauro. Attualmente il II livello della ex-chiesa di SS. Gesù e Maria è composto da tre vani: un’anticamera, alla quale si accede dall’esterno attraverso un portone di legno, (dotato sulla parte superiore di una griglia in ferro, creata per il passaggio dell’aria), la cripta Nord e la cripta Sud. La parete di fondo dell’anticamera presenta tracce d’umidità, mentre le cripte sono sostanzialmente asciutte. Tracce di umidità sono visibili anche sulle pareti di entrambi i vani del laboratorio.

Nazione: Italia Città: Perugia Comune: Cerreto di Spoleto

Sito Cripta nord della chiesa di SS. Gesù e Maria

Responsabile della scoperta: Amerigo Sansi (parroco)

Notizie della scoperta: A metà degli anni Sessanta del secolo scorso, l’allora parroco Don Amerigo

Sansi ispezionò le cripte; in quella nord furono trovati i corpi mummificati, in ottimo stato di conservazione ed i reperti anatomici; in quella sud solo resti scheletrici.

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DESCRIZIONE DELLA DEPOSIZIONE, DEI REPERTI E PRATICHE CULTURALI

Secondo le fonti letterarie ed il racconto del parroco Don Amerigo Sansi, che per primo fece la ricognizione, i corpi, dopo essere stati messi in bare di legno antropoidi, venivano calati nella cripta con dei teli di stoffa e posti, in maniera ordinata, all’interno della stessa; con l’aumentare delle bare le stesse sono state impilate sui due lati della cripta (Biasini, 2003). Su ciascuna bara veniva posto sui lati lunghi l’anno di morte e su quelli corti delle croci; sul coperchio veniva di solito dipinta una croce multi raggiata con tinta bianca.

MODALITA’ DI DEPOSIZIONE

CARATTERISTICHE CLIMATICHE

PROCESSO DI MUMMIFICAZIONE

Verificata Da notizie storiche Ipotetica Ignota

Non sepolta In camera sotterranea In ambiente sub aereo Temperatura 13.5-14 °C Umidità 74.3- 75%

Fonte luminosa Assente Naturale Artificiale

Ricambio d’aria Ottimo Buono Scarso Assente

Inumata In terreno Cielo aperto Edificio Ipogeo

Clima Caldo Freddo Temperato Desertico Secco Umido

Notizie climatiche: Le condizioni microclimatiche dell’ambiente ipogeo di deposizione sono le principali responsabili della rapida perdita dei liquidi e del disseccamento dei tessuti molli.

Disidratazione:

RAPIDA (Assenza di segni di decomposizione della superficie cutanea, organi interni ectasici e ben conservati)

MEDIA (Segni di decomposizione della superficie cutanea nelle regioni declivi, organi interni collassati,

parzialmente decomposti gli organi addominali.)

LENTA (Estesa decomposizione della superficie cutanea nelle regioni declivi, organi interni presenti solo in tracce)

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TIPOLOGIA DELLE MUMMIE

ESAME AUTOPTICO

PULITURA: si

CONSERVAZIONE: gel di silice trasparente in vaschette di plastica e canfora in astuccio DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA: si con apparecchi fotografici digitali Canon 20D e Canon 400D

PARTECIPANTI AL PROGETTO: Dott. Agata Lunardini, Dott. Loredana Costantini Biasini, tecnico

specializzato Marcello Gambini.

Supervisori: prof. Gino Fornaciari e prof. Lorenzo Costantini.

Le mummie di Borgo Cerreto rientrano nella categoria delle “catacomb mummies” sono cioè corpi che hanno subito il processo di mummificazione naturalmente all’interno di un locale ipogeo (definizione data dal grande studioso inglese della materia Arthur Aufderheide).

La mummificazione naturale fu causata probabilmente dall’azione combinata di due fattori principali che hanno operato congiuntamente: facilità di drenaggio da parte di un substrato incoerente, comunicante con gli strati sottostanti, a loro volta incoerenti ed asciutti; presenza di sali calcarei altamente igroscopici sia nelle pareti della cripta che sul pavimento. Alcuni frammenti ricordavano la composizione di un calcare locale noto con il nome di “caciolfa” (Biasini, 2003).

Doc. fotografica

Cause naturali Da notizie storiche Verificato Ipotesi

Deposizione in terreno desertico caldo. Deposizione in terreno desertico freddo.

Deposizione in terreno vulcanico altamente permeabile. Deposizione in terreno asciutto in edificio.

Deposizione in terreno con muffe. Deposizione in torba.

Sepoltura a camera in clima desertico caldo. Sepoltura a camera in clima temperato freddo

Rito funebre prolungato prima della deposizione (1 mese o più). Intervento Generale Parziale Endoscopico Altro

Note: Lo stato di conservazione diversificato dei materiali mummiologici di Borgo Cerreto ha richiesto diverse tipologie d’intervento. Per le mummie in buono stato di conservazione si è preferito non intervenire con l’esame autoptico (invasivo), ma piuttosto optare per una TC (Tomografia Computerizzata). Due TC sono state effettuate sugli individui BC 5 e BC14.

Figura

Figura 71: bc 01, Cranio con trapanazione.
Figura 76 e 77: bc 02, Cranio con  segni di i ntervent o aut opti co.
Figura 78: Dissezione del cranio, Leonardo da Vinci, 1489 ca. Disegno a penna, inchiostro bruno e  carboncino su carta
Figure 81 e 82: bc 03 calotta con segni di intervento autopico.
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