A P P A R I ZIONE
DELLA
BEATA VERGINE
su lla m ontagna di La S alette
CON ALTRI FA TT I PRODIGIOSI raccolti da pubblici documenti
pel sacerdote
GIOVANNI BOSCO
T O R I N O
T I P . d e l l ’O r a t o r i o d i s . F r a n c . d i Sa l e s
1 8 7 1 .
P R O P R IE T À D ELL’ED ITO R E
P ro te s ta d e ll’A u t o r e .
Per ubbidire ai decreti di Urbano VIII mi protesto, che a quanto si dirà nel libro di m i
racoli, rivelazioni, o di altri fatti, non intendo di attribuire altra a u to r ità , che umana; e dando ad alcuno titolo di Santo o Beato, non intendo darlo se non secondo l ’opinione; ec
cettuate quelle cose e persone, che sono state già approvate dalla S. Sede Apostolica.
AL L E T T O R E
U n fatto certo e m araviglioso, a tte stato da m ig lia ia di p e r s o n e , e che tutti possono anche oggidì verificare, è l’a p p arizio n e della b e a ta V e r g in e , avvenuta il 19 se tte m b re 1 846 (1).
Questa n o s tr a pietosa Madre è a p p a r s a in fo rm a e figura di g r a n S i
g n o ra a due p a s to r e lli, cioè ad u n (1) S u q u e s to fatto s t r a o r d i n a r i o si p o s so n o c o n s u l t a r e m o lte o p e r e t t e e p a re c c h i g io rn a li s ta m p a t i c o n t e m p o r a n e a m e n t e al fa tto e s e g n a t a m e n t e :
1. N otizia s u l l ’ a p p a riz io n e d i M a ria SS.
( T o r i n o , 1847).
2. S u n to officiale d e l l ’a p p a r iz io n e , ecc.
(1848).
3. Il l i b r e t t o s ta m p a to p e r c u r a d e l sac.
G iu se p p e C o n f a lo n ie r i ( N o v a r a , p re sso E n r ic o Cr o tti).
fanciullo di 11 anni, e ad una villa
nella di 15 anni, là sopra una monta
gna della catena delle Alpi situata nella parochia di La Salette in Francia. Ed essa comparve non pel bene soltanto della F ran c ia , come dice il Vescovo di Grenoble, ma pel bene di tutto il mondo; e ciò per avvertirci della gran collera del suo Divin F ig lio , accesa specialmente pei tre peccati: la be
stem m ia, la profanazione delle feste e il mangiar grasso n e ’ giorni proibiti.
A questo tengono dietro altri fatti prodigiosi raccolti eziandio da pubblici documenti, oppure attestati da persone la cui fede esclude ogni dubbio in
torno a quanto riferiscono.
Questi fatti valgano a confermare i buoni nella re ligione, a confutare quelli che forse per ignoranza v o rreb bero porre un limite alla potenza e alla misericordia del Signore dicendo:
Non è più il tempo dei miracoli.
Gesù disse che nella sua Chiesa si sa
rebbero operati miracoli maggiori che Egli non operò: e non fissò nè tempo n è n u m e ro , perciò finché vi sarà la
Chiesa, noi vedremo sempre la mano del Signore che farà manifesta la sua potenza con prodigiosi avvenim enti, perchè ieri ed oggi e sempre G. C.
sarà quello che governa e assiste la sua Chiesa fino alla consumazione dei secoli.
Ma questi segni sensibili della On
nipotenza Divina sono sempre presagio di gravi avvenimenti che manifestano la misericordia e la bontà del Signore, oppure la sua giustizia e il suo sdegno, m a in modo che se ne tragga la sua maggior gloria e il maggior vantaggio delle anime.
Facciamo che per noi siano sor
gente di grazie e di benedizioni; ser
vano di eccitamento alla fede viva, fede operosa, fede che ci muova a fare il bene e a fuggire il male per renderci degni della sua infinita misericordia nel tempo e nella eternità.
.
APPARIZIONE DELLA B. VERGINE
SULLE MONTAGNE DELLA SAL ETT E
Massimino, figlio di Pietro Giraud, falegname del borgo di Corps, era un fanciullo di 11 a n n i: Francesca Me
lania figlia di poveri p a re n ti, nativa di Corps era una giovinetta di anni 15.
Niente avevano di singolare: Amendue ignoranti e rozzi, amendue addetti a g uardare il bestiame su pei monti. — Massimino non sapeva altro che il Pater e l' A v e ; Melania ne sapeva poco più, tanto che per la sua ignoranza non era ancora stata ammessa alla s. Co
m unione.
Mandati dai loro genitori a guidare il bestiame nei pascoli, non fu se non per puro accidente che il giorno 18
se tte m b re , vigilia del grande avve
nimento, s’incontrarono sul monte, m entre abbeveravano le loro vacche ad una fontana.
La sera di quel giorno, nel far r i torno a casa col bestiam e, Melania disse a Massimino: « Domani chi sarà il primo a trovarsi sulla Montagna? » E all’indomani, 19 settembre, che era u n sabato vi salivano insiem e, con
ducendo ciascuno quattro vacche ed un a capra. La giornata era bella e serena il sole brillante. Verso il mez
zogiorno udendo suonare la cam
pana dell’A ngelus, fanno breve p re ghiera col segno della s. Croce; di poi prendono le loro provvisioni di bocca e vanno a mangiare presso u n a pic
cola sorgente, che era a sinistra d’un ruscelletto. Finito di mangiare, passano il ruscello, depongono i loro sacchi presso una fontana asciutta, discen
dono ancora qualche passo, e contro il solito si addormentano a qualche distanza l’uno dall’altro.
Ora ascoltiamo il racconto dagli stessi pastorelli tal quale essi lo fecero la
sera del 19 ai loro padroni e di poi le mille volte a migliaia di persone.
« Noi ci eravamo addorm entati....
racconta Melania, io mi sono svegliata la p rim a ; e, non vedendo le mie vac
che, svegliai Massimino dicendogli: Su andiamo a cercare le nostre vacche.
Abbiamo passato il ruscello, siamo sa
liti un po’ in sù, e le vedemmo dalla parte opposta coricate. Esse non erano lontane. Allora tornai giù a basso; e a cinque o sei passi prim a di arrivare al ruscello, vidi un chiarore come il Sole, ma ancor più brillante, non però del medesimo colore, e dissi a Mas
simino: Vieni, vieni presto a veder là abbasso un chiarore (1).
« Massimino discese subito dicen
domi: Ov’è questo ch iaro re? E glielo indicai col dito rivolto alla piccola fontana; ed ei si fermò quando lo vide. Allora noi vedemmo una Signora in mezzo alla luce; essa sedeva sopra un mucchio di sassi, col volto tra le
(2) E r a n o tr a le d u e e le t r e o re d o p o m e z z o g io rn o .
mani. Per la paura io lasciai ca
dere il mio bastone. Massimino mi disse: tienlo il bastone; se la ci farà qualche cosa, le darò una buona b a stonata.
« In seguito questa Signora si levò in p i e d i , incrocicchiò le braccia e ci disse: Avanzatevi, miei ragazzi:
Non abbiate p a u r a ; son qui per darvi un a gran nuova. » Allora noi pas
sammo il ruscello, ed essa si avanzò sino al luogo, dove prim a ci eravamo addormentati. Essa era in mezzo a noi due, e ci disse piangendo tutto il tempo che ci parlò (ho veduto benissimo le sue lagrime): « Se il mio popolo non si vuole sottomettere, sono costretta di lasciar libera la mano di mio Figlio. Essa è così forte, così pe
sante, che non posso più trattenerla.
« È gran tempo che soffro per voi!
Se voglio che mio Figlio non vi ab
bandoni, debbo pregarlo costante- mente; e voi altri non ne fate conto.
Voi potrete ben p r e g a r e , ben fare, giammai non potrete compensare la sollecitudine, che mi sono data per voi.
« Vi ho dati sei giorni per lavo
ra re , mi sono riservato il settimo, e non si vuole accordarmelo. Questo è ciò che rende tanto pesante la mano di mio Figlio.
« Se le p a tate si guastano, è tutto per causa vostra. Ve lo feci vedere l ' anno scorso (1845); e voi non a- vete voluto farne caso, e , trovando patate guaste, bestemmiavate m etten
dovi frammezzo il nome di mio Figlio.
« Continueranno a guastarsi, e quest’anno per Natale non ne avrete più (1846).
« Se avete del grano non dovete seminarlo: t u tto ciò che voi semine
rete, sarà dai vermi mangiato; e quello che nascerà andrà in polvere, quando lo batterete.
« Verrà una grande carestia (1).
(1) A v v e n n e d if a tto u n a g r a n d e c a r e s t i a in F r a n c i a , e sulle s t r a d e si t r o v a v a n o g r a n d i to r m e di pezzenti a ffam ati, ch e si r e c a v a n o a m ille a m ille p e r lo c i t t à p e r q u e s tu a r e : e m e n t r e c h e da noi in I ta l i a in c a r ì il g r a n o in sul far d e l l a p r i m a v e r a 1847, in F r a n c ia p e r t u t t o l ’ in v e r n o del 46 - 47 si p a tì g r a n
« Avanti che venga la c a r e s t i a , i fanciulli al di sotto dei sette anni sa
ranno presi da un trem ore e m o r i ra nno tra le mani delle persone che li terranno: gli altri faranno penitenza p er la carestia.
« Le noci si guasteranno, e le uve m arc iran n o ... (.1)
« Se si convertono, le pietre e gli scogli si cambieranno in mucchi di grano, e le patate verranno prodotte dalla terra stessa. »
« Quindi ci disse:
fam e. Ma la v e r a p e n u r i a d i a l i m e n t i , la v e r a fam e fu p r o v a t a nei d i s a s t r i de lla g u e r r a del 1870-71. I n P a r ig i d a u n g r a n d e p e r s o n a g g io fu i m b a n d i t o ai s u o i am ici u n lau to p r a n z o di g r a s s o nel v e n e r d ì S a n to . P ochi m e s i dopo in q u e s t a m e d e s i m a c i t t à i p iù a g i a t i c i t t a d i n i furo n o c o s t r e t t i a n u t r i r s i d i v ili a l i m e n t i e di c a r n i d e i più sozzi a- n im a li. N on pochi m o r ir o n o d i fam e.
(1) Nel 1849 le noci a n d a r o n o a m a le da p e r t u t t o ; e q u a n to a lle u v e tu tti n e l a m e n t a n o a n c o r a il g u a s to e la p e r d i t a . O - g n u n o r a m m e n t a il g u a s to im m e n s o c h e la c r i t t o g a m a c a g io n ò a l l ’uva in tu t t a l ’E u ro p a p e r lo spazio d ’o lt r e a v e n ti a n n i d a l 1849 al 1869.
« Dite voi bene le vostre orazioni, o miei ragazzi?
« Noi rispondemmo en tra m b i: Non troppo bene, o Signora.
« Ah miei fa n ciu lli, dovete dirle bene la sera e la mattina. Quando non avete tempo dite almeno un P a ter ed u n ’Ave M aria: e quando avrete tempo ditene di più.
« Alla Messa non vanno che alcune donne v e c c h ie , e le altre lavorano alla Domenica tutta l ' estate; e all’in verno i g i o v a n i, quando non sanno che fare, vanno alla Messa per met
tere in ridicolo la religione. In q u a
resima si va alla macelleria a guisa di cani.
« Quindi ella disse: Non hai tu ve
duto, o mio ragazzo, del grano guasto?
« Massimino rispose: Oh! no, Signo
ra. Io, non sapendo a chi facesse que
sta domanda, risposi sotto v o c e .
« No, Signora, non ne ho ancora veduto.
« Voi dovete averne veduto, mio r a gazzo (rivolgendosi a Massimino), una volta verso il territorio di Coï n con vo
stro padre. Il padrone del campo disse a vostro padre che andasse a vedere il suo grano guasto; voi ci siete andati e n trambi. Prendeste alcune spighe nelle vostre m a n i , e strofinate andarono tutte in polvere, e voi vi ritornaste.
Quando eravate ancora u n a mezz’ora distanti da Corps, vostro padre vi diede un pezzo di pane, e vi disse: Prendi, o figlio mio, mangia ancora del pane in quest’anno; non so chi ne man- gierà l’anno venturo, se il grano con
tinua a guastarsi in questo modo.
« Massimino rispose: Oh! sì , Signo
ra, ora me ne ricordo; poco fa non me ne sovveniva.
« Dopo ciò quella Signora ci disse:
« Ebbene, miei ragazzi, voi lo fa
rete sapere a tutto il mio popolo.
« Indi ella passò il ru s c e llo , ed a due passi di distanza, senza rivolgersi verso di noi, ci disse di nuovo: E b
bene, miei ragazzi, voi lo farete sa
pere a tutto il mio popolo.
« Ella salì di poi una quindicina di passi, sino al luogo ove eravamo andati per cercare le nostre vacche;
ma essa camminava sopra l ' erba; i suoi piedi non ne toccavano che la cima. Noi la seguivamo; io passai davanti alla Signora e Massimino un poco di fianco, a due o tre passi di distanza. E la bella Signora si è i n nalzata così (Melania fa un gesto le vando la mano di un metro e più);
Ella rim ase così sospesa nell’aria u n momento. Dopo Ella rivolse uno sguardo al Cielo, indi alla te rr a ; dopo non vedemmo più la testa... non più le braccia... non più i piedi.... sem brava che si fondesse; non si vide più che u n chiarore nell’a r ia ; e dopo il chiarore disparve.
« Dissi a Massimino: È forse un a gran santa? Massimino mi rispose:
Oh! se avessimo saputo ch ’era una gran santa, noi le avremmo detto di condurci con essa. Ed io gli dissi:
E se ci fosse ancora? Allora Massi
mino slanciò la mano p er ra g g iu n gere un poco del chiarore, m a tutto era scomparso. Osservammo bene, per iscorgere se non la vedevamo più.
E dissi: Essa non vuol farsi vedere per non farci sapere ove sen vada.
Dopo ciò andammo dietro alle nostre vacche. »
Questo è il racconto di Melania;
la quale interrogata come quella Si
gnora fosse vestita rispose:
« Essa avea scarpe bianche con rose attorno__ ve ne erano di tutti i co
lori; aveva le calze gialle, un gre m biale giallo, una veste bianca tutta cospersa di perle, un fazzoletto bianco al collo contornato di rose, una cuf
fia alta un poco pendente avanti con u n a corona di rose a ttorno. Aveva una catenella, alla quale era appesa una croce col suo Cristo: a diritta una tanaglia, a sinistra un martello; al- l ' estremità della Croce u n ’altra gran catena p e n d e v a , come le rose intorno al suo fazzoletto da collo. Aveva il volto bianco, allungato; io non po
teva rig u ard arla molto tempo, perchè ci abbagliava. »
Interrogato separatamente Massi
mino fa lo stessissimo racconto, senza variazione alcuna, nè per la sostanza
e neppure p er la forma; il quale p er
ciò ci asteniamo di qui ripetere.
Sono infinite e stravaganti le insi
diose domande che loro si fecero, specialmente per ben due anni, e sotto interrogatorii di 5, 6, 7 ore di seguito coll’intento di imbarazzarli, di con
fonderli, di trarli in contraddizione.
Certo è, che forse mai nessun reo fu dai tribunali di giustizia investito così con tante difficoltà e interrogazioni intorno ad un delitto imputatogli.
SEGRETO DEI DUE PASTORELLI.
Subito dopo l ' apparizione, Massi- mino e Melania, nel far ritorno a casa, s’ interrogarono tra di loro, perchè mai la gran Dama dopo che ebbe detto
« le uve m arciranno » ha tardato un poco a parlare e non faceva che m uo
vere le labbra, senza far intendere che cosa dicesse?
Nell’interrogarsi su di ciò a vicenda, diceva Massimino a Melania « A me essa ha detto un a cosa, m a mi ha proi-
bito di dirtelo. » S’accorsero entrambi d’aver ricevuto dalla Signora, ciascuno separatamente, un segreto colla p ro i
bizione di non dirlo ad altri. Or pensa t u , o lettore, se i ragazzi possono tacere.
È cosa incredibile a dirsi quanto siasi fatto e tentato per cavar loro di bocca in qualche modo questo secreto.
Fa meraviglia a leggere i mille e mille tentativi adoperati a quest’uopo da centinaia e centinaia di persone per ben vent ' anni. Preghiere, sorprese, minaccie, ingiurie, regali e seduzioni d’ogni m aniera, tutto andò a vuoto;
essi sono impenetrabili.
Il vescovo di Grenoble, uomo ottua
genario, si credette in dovere di co
m andare ai due privilegiati fanciulli di far almeno pervenire il loro se
greto al santo Padre, Pio IX. Al nome del Vicario di Gesù Cristo i due p a storelli ubbidirono prontamente e si decisero a rivelare u n segreto, che fino allora nulla aveva potuto strap p a r loro di bocca. L’hanno dunque scritto essi medesimi (dal giorno del
l’apparizione in poi erano stati messi alla scuola, e ciascheduno separata- mente); quindi piegarono e suggella
rono la loro lettera; e tutto ciò alla presenza di persone ragguardevoli, scelte dallo stesso vescovo a servir loro di testimonii. Indi il vescovo in
viò due sacerdoti a portare a Roma questo misterioso dispaccio.
Il 18 luglio 1851 rimettevano a S. S. Pio IX tre lettere, u n a di Mon
signor vescovo di G re n o b le , che ac
creditava questi due inviati, le due altre contenevano il segreto dei due giovanetti della Salette; ciascun di essi aveva scritto e sigillata la lettera contenente il suo segreto alla p re senza di testimonii che avevano di
chiarato l ' autenticità delle medesime sulla coperta.
S. S. aprì le lettere, e cominciata a leggere quella di Massimino, « Vi ha proprio, disse, il candore e la sem
plicità di un fanciullo. » Durante quella lettura si manifestò sul volto del Santo Padre un a certa emozione; gli si con
trassero le labbra, gli si gonfiarono
le gote. « T r a tt a s i , disse il Papa ai
» due sacerdoti, trattasi di flagelli, di
» cui la F rancia è minacciata. Non
» essa sola è colpevole, lo sono pure
» l ' Allemagna, l ' Italia, l ' Europa
» intiera, e m eritano dei castighi. Io
» temo assai l’ indifferenza religiosa
» ed il rispetto umano. »
CONCORSO ALLA SALETTE.
La fontana, presso alla quale erasi riposata la Signora, cioè la V. Maria, era come dicemmo, asciutta; e, a detta di tutti i pastori e paesani di quei contorni, non dava acqua se non dopo abbondanti pioggie e dopo lo sciogli
mento delle nevi. Ora questa fontana, asciutta nello stesso giorno dell’appa
rizione, il giorno dopo cominciò a zampillare, e da quell’epoca l’acqua scorre chiara e limpida senza i n t e r ruzione.
Quella m ontagna nuda, dirupata, deserta, abitata dai p a s t o r i , appena quattro mesi dell’anno, è divenuta il teatro di un concorso immenso di
gente. Intere popolazioni traggono da ogni parte a quella privilegiata m on
tagna; e piangendo per tenerezza, e cantando inni e cantici si vedono chinare la fronte sopra quella terra benedetta, dove ha risuonato la voce di Maria: si vedono baciare rispetto
samente il luogo santificato dai piedi di Maria; e ne discendono pieni di gioia, di fiducia e di riconoscenza.
Ogni giorno un num ero immenso di fedeli vanno divotamente a visitare il luogo del prodigio. Nei primo a n niversario dell’apparizione (19 set
tembre 1 8 4 7 ), oltre a settanta mila pellegrini d’ ogni e tà , d’ ogni sesso, d’ogni condizione ed anche d’ogni nazione coprivano la superficie di quel terre n o ....
Ma ciò che fa sentire vie più la potenza di quella voce venuta dal Cielo, è che si produsse un mirabile cam
biamento di costumi negli abitanti di Corps, di La Salette, di tutto il c a n tone e di tutti i d in to rn i, e in lon
tane parti ancora si diffonde e si p r o
paga... Hanno cessato di lavorare la Domenica: hanno dismessa la bestem
m ia ... Frequentano la Chiesa, accor
rono alla voce dei loro P a s t o r i , si accostano ai santi Sacramenti, adem
piono con edificazione il precetto della Pasqua fino a quel momento gene
ralm ente negletto. Taccio le molte e strepitose conversioni, e le grazie stra
o rdinarie nell’ordine spirituale.
Nel luogo dell’apparizione sorge ora una Chiesa maestosa con vastis
simo edifizio, dove i viaggiatori dopo di aver soddisfatta la loro divozione possono agiatamente ristorarsi ed a n che passarvi a gradimento la notte.
Dopo il fatto di La Salette Melania fu inviata alle scuole con maravi- glioso progresso nella scienza e nella virtù. Ma si sentì ognora sì accesa di divozione verso alla B. V. Maria, che determinò di consacrarsi tutta a Lei.
Entrò di fatto nelle carmelitane scalze t ra cui, secondo il giornale Echo de Fourvière 22 ottobre 1 8 7 0 , sarebbe
stata dalla s. Vergine chiamata al cielo.
Poco prim a di m orire scrisse la se- guente lettera a sua madre.
11 settembre 1870.
« CARISSIMA ED AMATISSIMA MADRE,
« Che Gesù sia amato da tutti i cuori. — Questa lettera non è solo per voi, ma è per tutti gli abitanti del mio caro paese di Corps. Un padre di famiglia, amorosissimo verso i suoi figli, vedendo che dimenticavano i loro doveri, che disprezzavano la legge loro imposta da Dio, che diventavano in grati, si risolvette di castigarli seve
ramente. La sposa del Padre di fami
glia dimandava grazia, e nello stesso tempo recavasi dai due più giovani figli del Padre di famiglia, cioè i due più deboli e più ignoranti. La sposa che non può piangere nella casa del suo sposo (che è il Cielo) trova nei campi di questi miserabili figliuoli lagrime in abbondanza: essa espone i suoi timori e le sue minaccie, se non si torna indietro, se non si osserva
la legge del Padrone di casa. Un pic
colissimo num ero di persone abbrac
cia la riform a del cuore, e si mette ad osservare la santa legge del Pa
dre di famiglia; ma ahim è! la m ag
gioranza rim ane nel delitto e vi si immerge sempre più. Allora il Padre di famiglia m anda dei castighi per punirli e per trarli da questo stato di induram ento. Questi figli sciagu
rati pensano di poter sottrarsi al ca
stigo, afferrano e spezzano le verghe che li p e rc u o to n o , invece di cader g in o c c h io n i, dom andar grazia e m i
sericordia, e specialmente promettere di cambiar vita. Infine il padre di famiglia, irritato ancor di p i ù , da mano ad u n a verga ancor più forte e batte e batterà infino a che lo si riconosca, si umiliino e domandino misericordia a Colui che regna sulla t e rr a e nei cieli.
Voi mi avete capito, cara m adre e cari abitanti di Corps: questo Padre di famiglia è Dio. Noi siamo tutti suoi figli; nè io nè voi l ' abbiamo amato come avremmo dovuto; non abbiamo
adempito, come conveniva, i suoi co- m andamenti: ora Dio ci castiga. Un gran numero dei nostri fratelli soldati muoiono, famiglie e città intere son ridotte alla miseria; e se non ci r i volgiamo a Dio, non è finito. Parigi è colpevole assai perchè ha premiato un uomo cattivo che ha scritto con
tro la divinità di Gesù Cristo. Gli u o m ini hanno un tempo solo per com m ettere peccati; ma Dio è eterno, e castiga i peccatori. Dio è irritato p er la moltiplicità dei peccati, e perchè è quasi sconosciuto e dimenticato.
Ora chi potrà arrestare la guerra che fa tanto male in F r a n c i a , e che fra poco ricomincerà in Italia? ecc. ecc.
Chi potrà arrestare questo flagello ?
« B isogna 1° che la Francia ric o n o sca che in questa g u e rra vi è unica
m ente la mano di Dio; 2° che si u- milii e chiegga colla mente e col cuore perdono de’ suoi peccati; che p ro metta sinceramente di servire Dio colla mente e col cuore, e di obbedire ai suoi comandamenti senza rispetto li
mano. Alcuni pregano, domandano a
Dio il trionfo di noi Francesi. No, non è questo che vuole il buon Dio:
vuole la conversione dei francesi. La Beatissima Vergine è venuta in F r a n cia, e questa non si è convertita: è perciò più colpevole delle altre nazioni; se non si umilia, sarà grandem ente umiliata.
Parigi, questo focolare della vanità e dell’org o g lio , chi potrà salvarla se fervorose preghiere non s’innalzano al cuore del buon Maestro?
« Mi ricordo, cara m adre e caris
simi abitanti, del mio caro paese, mi ricordo, quelle divote processioni, che facevate sul sacro monte della Salette, perchè la collera di Dio non colpisse il vostro paese! La S. Vergine a- scoltò le vostre fervide preci, le vostre penitenze e tutto quanto faceste per am or di Dio. Penso e spero, che at
tualmente tanto più dovete fare delle belle processioni per la salvezza della Francia; cioè perchè la Francia r i torni a Dio. perchè Dio non aspetta che questo per ritirare la verga, di cui si serve per flagellare il suo po
polo ribelle. Preghiamo dunque molto,
sì , preghiamo; fate le vostre proces
sioni, come le faceste nel 1846 e 47:
credete che Dio ascolta sempre le p re
ghiere sincere dei cuori umili. P re ghiamo molto, preghiamo sempre.
Non ho mai am ato Napoleone, perchè ricordo la intiera sua vita. Possa il divin Salvatore perdonargli tutto il male che ha fatto; e che fa ancora!
« Ricordiamoci che siam creati per amare e servire Dio, e che fuori di questo non vi ha vera felicità. Le m a dri allevino cristianamente i loro fi
gliuoli, perchè il tempo delle tribu- lazioni non è finito. Se io ve ne svelassi il num ero e le q u a l i t à , ne restereste inorriditi. Ma non voglio spaventarvi; abbiate fiducia in Dio, che ci ama infinitamente più dì quello che noi possiamo amarlo. Preghiamo, preghiamo, e la buona, la divina, la tenera Vergine Maria sarà sempre con noi: la preghiera disarma la collera di Dio; la preghiera è la chiave del Paradiso.
« Preghiamo pei nostri poveri sol
dati, preghiamo per tante madri de-
solate per la perdita dei loro figliuoli, consacriamo noi stessi alla nostra buona Madre celeste: preghiamo per questi ciechi, che non vedono che è la mano di Dio, che ora percuote la Francia. Preghiamo molto e facciamo penitenza. Tenetevi tutti attaccati alla santa Chiesa, e al nostro S. Padre che ne è il Capo visibile e il Vicario di Nostro Signor Gesù Cristo sulla terra.
Nelle vostre processioni, nelle vostre penitenze pregate molto per lui. In
fine mantenetevi in p a c e , amatevi come fratelli, promettendo a Dio di osservare i suoi comandamenti e di osservarli davvero. E p er la m iseri
cordia di Dio voi sarete felici, e fa
rete una buona e santa morte, che desidero a tutti mettendovi tutti sotto la protezione d e ll’augusta Vergine Maria. Abbraccio di cuore (i parenti).
La mia salute è nella Croce. Il cuore di Gesù veglia su di me.
Ma r i a d e l l a Cr o c e
vittim a di Gesù.
ALTRA APPARIZIO NE della santa V ergine in Francia
Altra apparizione che sembra p re
sagire cose più consolanti è quella avvenuta in Francia i l 7 gennaio 1871.
Noi ci serviamo delle stesse parole con cui è raccontato dal giornale La F rusta di Roma, 7 marzo e dalla Dé- centralisation giornale di Francia.
Racconto di un'apparizione della S S . Ver
gine accaduta nel villaggio di Pont-M in, comune di S a int-E llier, cantone di Lan- divy, dipartimento della Mayenne in Fran
cia, ai 17 gennaio 1871.
« Un ragazzo di 11 an n i, era oc
cupato a pestare la biada pel suo ca
vallo in compagnia di suo padre in u n granaio del borgo.
« Essendo uscito verso le sei della s e r a , egli considerava il tempo, che gli sembrava assai b e ll o , quando fu tutto ad un tratto preso da stupore e di ammirazione nel vedere al di sopra della casa del signor Lecoq, una donna alta e bella, vestita con una sottana tu rch in a seminata di s te lle , acconciato il capo di un velo sorm on
tato da u n a corona.
« Il fanciullo chiam a subito suo padre, che accorre, ma non vedendo nulla, si b u rla di suo figlio e lo r i m anda al lavoro.
« La curiosità peraltro ricondusse il piccolo ragazzo nel luogo ove egli a- veva veduto la Signora colle scarpe e colla corona di oro. La maravigliosa apparizione continua ad incantarlo.
Esso chiama sua m adre, che al pari di suo marito non potendo vedere niente sgrida il povero fanciullo e lo tratta da insensato.
« Allora egli grida a suo fratello dell’età di 9 a n n i , di venire presto accanto a sè e questo p u re distingue perfettamente l ' immagine aerea ra -
diante di bellezza. Invano i parenti stupefatti dubitano an c o ra ... I due fanciulli sostengono di avere la S i
gnora innanzi agli occhi e ne fanno la medesima descrizione.
« G ra n d e agitazione regna in questo umile villaggio; un assembramento si forma subito e cresce sempre più in torno a quei piccoli ragazzi che rac
contano così belle cose.
« Due monache istitutrici, uscendo dalla loro scuola, maravigliate di que
sto assembramento, si avvicinano e si informano dell’avvenimento che può attrarre tanta gente e cagionare una tale emozione. Esse interrogano i fa n ciulli e ricevono con pio incanto le loro dichiarazioni persistenti; ma è invano che esse tengono i loro occhi fissi verso il luogo dell’apparizione, non vedono niente.
« Rientrate nel loro c o n v itto , le Monache ancor tutte commosse, in
vitano tre delle loro scolari di andare a vedere presso ai giovani ragazzi al di sopra dell’abitazione di Lecoq. Tre piccole fanciulle l ' una di 12 a n n i ,
l ' altra di 9, e l ' ultima di 8 anni e m e z z o , si affrettano di rendersi al luogo della visione celeste.
« Appena arrivate, la più avanzata in età esclama: — È la Madonna SS.
Oh! quanto è bella!
« Essa è alta come suor Vitaliana, disse l ' altra di 9 anni.
E le due piccole fanciulle fanno una descrizione simile del tutto a quella de’ piccoli ragazzi.
« Allora l’emozione e la maraviglia raddopiano in presenza delle affer
mazioni sempre più precise di questi giovani testimonii, che, così fortuita
mente riuniti, non possono veramente essere nè gli autori, nè i complici di una soperchieria di questa natura.
« Il fatto diventa seriissimo ed allora si manda a chiamare il C u ra to , ve
nerando vecchio, che conduce ed e- difi ca quella parochietta da 37 o 38 anni.
« Senza dare molta importanza a queste prime informazioni, egli giu
dica, e con ragione, di andare ad e- saminare ciò che accade, e verificare
da se medesimo ciò che vi può essere di vero in questi r u m o r i , e di fon
dato in queste relazioni.
« Appena arrivato al luogo, i fan
ciulli esclamavano: — Una croce rossa si forma sul petto della Madonna San
tissima! — Allora il buon curato disse ai suoi parochiani: — Figli m i e i , preghiamo e recitiamo la corona.
« Nel m entre che si recitavano le Ave Maria, le stelle si moltiplicavano sulla veste di Maria, era al dire dei fanciulli, come un formicaio di scin- tillette dorate.
« Dopo la recita della corona, si cantò il Magnificat: allora si sviluppò uno stendardo lungo dieci metri in circa e largo un metro.
« Tutto ad un tratto u n ’asta dorata si formò sullo stendardo, e nel m e n tre che si cantavano i versetti del Can
tico della SS. Vergine appariva l’iscri
zione seguente.
« Sulla medesima r i g a ... — Mais priez, mes enfants, Dieu vous exaucera e n peu de temps. Ma pregate, figli m iei, Iddio v i esaudirà fra poco tempo! poi
un punto dorato rosso come il sole e al disotto: Mon fils se laisse toucher!
Mio figlio si lascia placare! — E la linea si term ina da una grande balza rossa.
« Nel m entre che si recitava il Ro
sario, avevano fatto venire un altro fanciullo di sei anni che vide anche egli benissimo l ' apparizione.
Ciò che testimonierebbe irrefuta
bilmente della realtà del prodigio, sa
rebbe l ' attitudine e le mosse d’un fanciullo di 18 mesi. Quando la m a
dre lo voltava dalla parte opposta egli faceva visibili sforzi per essere rivol
tato verso la splendida apparizione.
« Dopo il Magnificat si cantò l 'I n violata. Nel m entre la Madonna SS.
alzò un poco gli occhi e sorrise ai fanciulli.
« In seguito s’ intuonò la Salve R e
gina. Allora Maria Santissima ravvi
cinò e riu n ì le sue mani chiuse come per po rtare un a bandiera.
« Una croce rossa venne a collo- carvisi. Un Crocifìsso più rosso era collocato sulla Croce ed al posto del
l’ iscrizione INRI si trovava in lettere lunghe di 10 centimetri: Iésus Christ.
Si recitarono ancora più Cantici e le Litanie. Allora intorno alla Madonna Santissima si formò u n ’aureola az
zurra che l ' inviluppò interamente.
All’altezza de’ piedi e delle spalle ap
parirono nell’aureola medesima quat
tro ceri cortissimi. Poi una stella sem
b rò uscire dai piedi della Santissima Vergine ed accese successivamente i due ceri dei piedi, e i due delle spalle e venne a collocarsi sulla corona.
« Infine la Vergine sembrò p r e n dere dietro a sè un gran velo bianco di cui si coprì tutta intera. Non si vide più altro che l’alto della corona ed il tutto sparì.
R E L A Z I O N E
di Monsig. PIETRO LOSANNA vescovo di Biella
INTORNO AL FATTO AVVENUTO NELLA CAPPELLA DELLA MADONNA D’OROPA
il 2 8 l u g l i o 1 8 6 9
La istantanea guarigione ottenuta per l’intercessione di Maria SS. d’O- ropa dalla giovane Vittoria Maria Mei- nardi di Carignano ha meritam ente commossi i fedeli di questa nostra Diocesi, e tutti i devoti di quel San
tuario, che sappiamo vivamente desi
derosi di conoscere da quali circostanze fosse accompagnato quel mirabile fatto.
Crediamo pertanto opportuno, appog
giati anche all’unanime parere di una Commissione di dotti e pii Teologi e Sacerdoti, presso noi espressamente
convocati, di pubblicare la presente notificanza a sfogo della comune pietà.
L’Amministrazione del R. Ospizio di Carità della città di Carignano che suole annualmente concedere uno o due giorni di diporto alli poveri ric o v e ra ti, aderiva nello scorso luglio alle vive istanze dei m edesim i, di permettere loro quest’anno una visita al Santuario d’ Oropa. F ra i ricoverati avvi una povera giovane, p er nome Vittoria Meinardi, nata il sette maggio mille ottocento trentasei, orfana fin da te
n era età d' amendue i g e n i to r i , ed entrata in quell’Ospizio il 23 agosto 1 842. Sugli undici anni essa fu col
pita da gravi dolori ai piedi e da forti artriti, che in breve tempo la r i d u s sero nell’impossibilità di camm inare, neppur colle gruccie, e neanco di star ginocchioni. Il medico dell’Ospizio, sig. Bionda, ora defunto e il quale allora la visitò, a nulla riuscendo o- gni rimedio, la dichiarava incurabile.
Lo stato dell’infelice era veramente miserevole. Essa non è alta che un
metro e tre c e n ti m e t r i , totalmente rachitica, con un apparato muscolare esilissimo, un ’ossatura universalmente disgraziata, e gibbosità alla colonna vertebrale; da oltre vent’anni ovunque dovesse trasferirsi, o alla chiesa o al dormitorio o a mensa e via dicendo, bisognava che alcuna delle compagne di peso ve la por tasse, e nell’atto del trasporto la regione sua lombare ca
deva inerte fuor delle braccia della portante, essendo essa fin costretta ad aggrapparsi al collo della medesima onde tenervisi, come i due medici attuali dell’Ospizio di cui l’uno la cono
sce da 20 anni e l ' altro da 1 8 , es
pressamente attestano.
Molti di Carignano lo sanno ed han dichiarato, che la conoscevano e la visitavano, massime per motivo dei lavori in cui è valente assai, come sa pure molto bene leggere e scrivere.
La buona Vittoria saputo della p ro gettata visita all’ insigne nostro San
tuario, supplicò caldamente di esservi p ure condotta per chiedere la grazia della guarigione alla Madonna in cui da
lungo tempo aveva riposto una singo
lare fiducia. L’Amministrazione in vi
sta del gran desiderio della medesima e conoscendone la vivissima fede e pietà, glie lo concedeva. P artirono da Carignano alle due antim eridiane del 27 luglio 1869 in num ero di oltre 80 persone, tra cui il M. Rev. Rettore dell’Ospizio e quattro Suore di carità, dette Figlie di s. Vincenzo, alle quali è affidato il regime interno del pio stabilimento. Verso le ore dieci del mattino stesso già erano a Biella, donde non g u a r ì dopo si avviarono alla volta d’Oropa parte a piedi e parte in v ettu ra , tra cui la Vittoria.
La quale con amabile e pia ingenuità nella relazione, che ne scrisse poi, racconta, come lungo quel viaggio di quando in quando si rivolgesse con confidenza alla Madre delle misericor- die, supplicandola di volerle fare quella grazia, e per questo ancora si astenesse dal guardar alcun paese od altra curio
sità, e ad ogni immagine della Vergine che per via incontrava, le rivolgesse al medesino le più ferventi preghiere.
Al Santuario quella sera nulla av
venne di notevole, se non il racconto fatto dal Sacerdote Collegiale cui spet
tava di predicare, come suol farsi ogni giorno nell’estate. Egli prese appunto a parlare delle grazie singolarissime otte
nutesi per intercessione di Maria SS. di Oropa e fra molti altri ricorda spe
cialmente il fatto di quel fanciullo da quattro anni, incapace di cam
m i n a r e , e portato dalla madre sua in quella stessa Basilica, dove a sug
gerimento di lei avendo proferto quelle parole: Vergine Santissim a, v i prego di farm i g u a rire, sull’istante g u a rì . Cominciò egli tosto a camminare per la chiesa con universale maraviglia;
il quale racconto fece sovra la povera Vittoria si profonda impressione, e le inspirò tanta confidenza, da tenersi già sicura di conseguire essa pure la de
siderata grazia. Onde quella sera e la seguente m attina non cessava mai di ripetere quella preghiera medesima.
I l mattino del mercoledì, 28 luglio, quasi tutta la Comunità accostossi alla s. Comunione, e vi fu portata anche
la Vittoria, e quindi dopo la refezione recaronsi alla visita delle Cappelle in gruppi distinti: nell’ultimo, insieme colla madre superiora suor Luigia Chiattone, eravi la nostra giovane con alcune caritatevoli compagne che se la trasmettevano a vicenda. Lesse ella medesima quasi tutte le considerazioni e preghiere apposite, supplicando in ciascuna delle cappelle, come essa racconta, la Santissima Vergine di ot
tenerm i dal suo e m io Gesù la gra
zia di guarire.
Verso le 2 1 2 pom eridiane del giorno stesso, la comunità si raccolse nella chiesa pel canto delle Litanie.
Vittoria fu seduta nel banco prossimo all’altare di s. Filippo, rimpetto alla cappella della Madonna. Ecco il mo
mento, disse allora a Maria, nel quale mi farete questa grazia; tutti pregano per me, fate conoscere a tutti la grande vostra potenza e misericordia; non a- vete da dir altro a Gesù che un voglio, e subito è fatto, e andava ripetendo:
Vergine S a n tissim a , fatem i guarire, fatem i guarire, con altre simili invo-
cazioni. Cantate le Litanie, una delle compagne per nome Domenica Brusa, avvicinatasi a lei, Vittoria, le disse, vien i, ora ti porto dentro nella cap
pella, m a non voglio più portarti via.
Giuntevi, essa volle esser posta a terra, ove potè stare inginocchiata a gran stu
pore delle compagne. Rivoltasi quindi alla superiora, signora madre, le disse, guardi Vittoria è in ginocchio, che le era prima del tutto impossibile. Qui essa a’ piedi dell’altare rinnova le sue fervide preghiere, e votasi a Maria, promettendole, se guarisce, e i supe
rio ri il permettano, di tornare un altro anno al Santuario con una guernitura di propria mano per l 'a l t a r e di Lei.
La superiora intenerita in vederla così ginocchioni, le si pone accanto e le dice all’orecchio, Vittoria, prega, Vit
toria abbi fede... E poco stante, al
zati Vittoria, alzati... Ed ella; non so se posso. La madre l’aiuta, e già Vittoria è in piedi; e quella insistendo, Vittoria coraggio, cam m ina, cam m i
n a ... essa, giunte le mani, fi ssa un istante la Statua della Vergine, quindi
rivolta alla superiora, la Madonna m i ha ottenuta la grazia, afferma con si
curezza, e porgendole la madre un dito della sua sinistra m a n o , essa il prese e si fa per camminare verso la porticina della cappella, e di fatto sul- l ' i stante cammina, esce, discende il gradino... Prodigio, prodigio, escla
ma, non potendo più contenere la sua gioia la buona superiora, ed esclamano con lei dentro la cappella, e nella chiesa tutti i presenti, che erano in gra n num ero, e non pure dell’Ospizio di Carignano, ma di altri luoghi assai.
La commozione prodotta nel loro a- nimo da questa repentina guarigione non è possibile a descriversi da noi...
altro non udivasi, scrive con graziosa e commovente semplicità la stessa Vit
toria, che singhiozzi e p ia n ti di con
solazione: di me non parlo perchè in quel gran momento non so quel che passava, nè che si operava, m a quello che so certamente, si è che io non po
teva camminare ed ora la S S . Vergine d’Oropa m i ha ottenuta la grazia e cam
m ino, e la ricevetti nel giorno 28 luglio.
F u quel di p e r tutto il S a n tu a rio d ’Oropa u n g io rn o di festa, di c a n tici, di lode e rin g ra z ia m e n ti a Dio ed alla V ergine, n o n saziandosi i fe
deli di c e rc a re della Vittoria o n d e coi loro occhi v e d erla a c a m m in a re e rivolgendo nel tem po stesso a lei ed alle su o re m ille in terro g azio n i.
Noi p u re , che del fatto avevamo tosto ricevuto an n u n z io dal Canonico R ettore, e con g ra n d e consolazione il m attin o seguente potem m o ved ere q u e l
la b u o n a giovane nel n ostro palazzo, dove i s u p e r io r i e le su o re dell’istituto con altre sig n o re di Carignano ce la condussero e dove fece alla p resen za n o stra a lc u n i passi senza appoggio di so rta. Ci risu lta in o ltre da a u t e n tich e re la z io n i già rim esseci dietro n o stro invito dall’Ospizio di C a rig n a n o , che g ra n d is s im a f u il m attin o delli 30 luglio la so rp re sa degli a m m in i
stra to ri del m ed esim o , q u a n d o videro co m p a rirs i d in an zi c a m m in a n d o sui suoi piedi la Vittoria Mein a r d i, e fare alcu n i g ir i p e r la sala senza es
sere sostenuta. Siccome alta m araviglia
d e stò l ' a n n u n z io di tale g u a r ig io n e in q u a n t i di quella città l ' aveano p r i m a co n o sciu ta, o n d ’è, che o r d i n a tosi tosto u n trid u o di r in g r a z i a m e n t o n ella chiesa d ell’Ospizio, v’in te rv e n n e , oltre ai ricoverati, n u m e ro s o clero e popolo, m aravigliati tutti di v e d e re la Vittoria stessa tra v e rsa re sovra i suoi piedi la n avata della chiesa.
Essa frattan to co n tin u a a cam m in a re ; anzi come attesta l ' a m m in istrazio n e, con se m p re m a g g io r facilità e d is in voltura.
Ora chi ponga m e n te a tu tte le c irco stan ze onde v enne p re c e d u to ed acco m p ag n ato il fatto i n discorso e s eg n atam en te alle sì diverse condizioni d ella Vittoria p r im a e dopo la visita al S an tu ario d’Oropa, p e r cui m e n tre da p iù di 20 a n n i e r a inabile a m u o versi o ra ca m m in a , com e attestano i due dottori nella a c c e n n a ta lo ro r e lazione, n o n p o trà a m en o di affermare che il dito di Maria è qui m anifesto.
Uniam oci p e rta n to tutti a r e n d e r e le più vive grazie all’Altissimo, e p re n d ia m o da tal fatto o p p o rtu n o a r
g om ento onde c e le b ra re la p ro ssim a solennità con p iù d’e n tu sia sm o , ra v v i
van d o nel n o s tro cu o re la p ietà e la fiducia n ella g r a n D onna d’Oropa, la s. Madre di Dio, p e r cui mezzo l’U- nigenito suo figliuolo e R e d e n to r n o stro si com piace o g n o ra di com piere le p iù splendide m araviglie della sua m iserico rd io sa o n n ip o te n z a . Così sia.
Biella, dal n o stro palazzo vescovile il 25 agosto 1869.
GIO. PIETRO Ve s c o v o.
D. Io r i o S egreta rio .
M A R A V I G L I O S A E F F I C A C I A DI UNA P R O C E S S I O N E ( 1 ) .
Una g ra n d e siccità desolava i paesi della Giudea e si te m eva che a n d a n d o p e rd u ti i raccolti la fame venisse a de c im a re quelle infelici popolazioni.
I T u rc h i a t t e r r i t i dal tim o re di quel disastro si r a d u n a r o n o nelle m oschee a fare s u p p lich e al loro M aom etto, m a n o n essendo stati esauditi fecero rico rso ai p a d ri francescani d im o r a n t i in A en-Ka r e m , supplicandoli a p r e g a r e il Signore Iddio dei c r i stiani affinchè si degnasse di c o n cedere u n a benefica pio ggia. I re li
(1)
D alle c o r r is p o n d e n z e di T e r r a s a n ta p u b b lic a te d a l g i o r n a l e di R o m a . I l Divin Salvatore ric a v ia m o le s e g u e n t i n o tiz ie .giosi a pprofittando delle b u o n e dispo
sizioni di quegli in fedeli decisero di fare u n a p u b b lic a processione di p e n ite n z a p o r ta n d o la s tatu a di s. Gio
v a n n i Battista dalla chiesa del loro convento a qu ella d i s. E lisabetta fu o ri dell’abitato. I T u rch i avvisati p re v e n tivam ente dal piissim o c u r a t o , P. A- vila francescano, spazzarono le vie p e r le q u a li doveva passare la processione.
Il gio rn o 23 m arzo dell’a n n o 1870 dopo il lasso di m olti secoli si vedeva la p r i m a volta in a lb e ra ta in quel paese la croce e si u divano p e r le strad e i sacri cantici dei cattolici. Gl’ infedeli pien i a n c h ’essi d’entusiasm o s p arav an o le lo ro pistole ed i loro fucili in s e gno di allegria e in c h in a v a n o r i v e r e n te m e n te all’im m a g in e del g ra n p re c ursore.
L’ im m ag in e divota r im a s e n ella chiesa di s. E lisabetta dove si andava a p re g a re ogni giorno p e r o ttenere la sospirata grazia. Il dì seg u en te, 4 m arzo fu visto il cielo a n n u v o la rsi quasi a l
l’istante, e poco dopo com inciò la p io g gia che d u rò due giorni di seguito.
I T u rc h i r ic o n o b b e ro in ciò u n m i
racolo di san Giovanni, p e r cui n e l gio rn o 22 dello stesso mese q u a n d o la s tatu a fu r i p o r ta ta n ella chiesa del convento dei F ra n c e s c a n i, r a d d o p p ia r o n o la lo ro festa e vollero p u re p e n e tr a r e in C h i e s a , dove assistettero divoti e silenziosi alla funzione di r e n dim ento di grazie a ll’Altissimo pel b e neficio ric e v u to .
P R O D I G I O S A M A N I F E S T A Z I O N E DI G E S Ù N E L L A SS. E U C A R I S T I A .
Lo stesso an n o , nello stesso paese si fece la solenne p rocessione del SS.
Sacram en to , nel g io rn o del Corpus D o m i n i . Le strad e p e r le quali p a s sava e ra n o state o rn a te ed abbellite dai T u rc h i, i qu ali diceano p u b b lic a m e n te che da quella processione s p e ra v a n o la p re se rv a z io n e delle cavallette, le quali m in a c c ia v an o la totale d is tr u zione dei frutti della t e r r a , m a n g ia n d o p erfino le ra d ic i delle p ia n te e le c o r
tecce degli alberi. I n te r v e n n e r o alla
religiosa processione oltre i F r a n c e s c a ni d im o ran ti di fam iglia in s. G iovanni, v a rii altri del convento del SS. Sal
vatore e di quello di Betlem m e, le m o na c h e del m o n te Sion, le loro a lu n n e in n u m e r o di circa o tta n ta tutte bianco vestite e con b a n d ie re e fiori in m an o . Il sacerdote R atisbona, il famoso E breo convertito dalla Re g in a dei cieli in R om a nella chiesa di s. A ndrea delle F ra tte , e q u a n ti cattolici si trovavano nei d in to rn i ci p re n d e v a n parte. Il n ostro Dio S acram en tato portavasi sotto b a ld a c h in o dal p a d re Giuseppe da Iesi Minore Osservante. Questo ve
n e r a n d o vecchio dall’alta s tatu ra, dai b ia n c h i capelli, dalla c a n d id a e lu n g a b a r b a conosciuto da tutti p e r la s e m p licità di colom ba e p e r la sa n tità della vita, risvegliava n e lla m e n te di chi lo vedeva l’idea del santo vecchio Sim eone.
I M usulmani usciti tutti dalle a b i
tazioni, disposti a g ru p p i q u in c i e q u in d i lungo le vie p e r dove passava la processione, m ira v a n o il devoto c o r
teggio e stupefatti davano sfogo agli af-
fetti del lo ro cuore con fre q u e n ti sp ari di arc h ib u g i e con altre dim ostrazioni di gioia. Tutti i loro sg u a rd i p e rò s ta vano rivolti con com p iacen za al p a d re Giuseppe che portava il SS. S acram en to . Ma che cosa vedevano mai q u ei poveri T u rc h i nelle m a n i di quel novello S i m e o n e ? F o rse le specie E u c a ris tic h e ? Forse l’a r g e n te a s fe ra ? Niente di tutto questo. Vedevano u n bellissim o vivo e ra g g ia n te B am bino, che volgendo q u a e là le dolci pupille, le piegava a m o ro s a m e n te sopra di q u ei m iseri s e g u aci dell’islam ism o che n e rim a n e a n o m aravigliati. Questo B am bino n o n fu veduto da a lc u n c ristia n o , forse p e r chè S i g n a d a n tu r in fidelibus, non fi
delibus.
I cristiani c onobbero la m arav ig lio sa app arizio n e quan d o t e r m in a ta la p r o cessione u d ir o n o i T u rc h i u o m in i e d o n ne che a n davano con p r e m u r a dicendo:
Quanto e ra bello quel Bambino che il P.
Giuseppe p o rta v a in processione? Dove lo h a trovato? — Ma il pad re Giu
seppe n o n p o rtav a alcun B am bino!
Loro si risp o n d ev a. — Sì che lo ha
portato: l’a b b ia m veduto noi: il B am bino appoggiava il capo sovra di un braccio e i piedi sull’altro braccio del p a d r e Giuseppe. Ma quale non fu il loro stupore q u a n d o furono assic u ra ti dai c ris tia n i che v e ra m e n te il p a d re Giuseppe n o n avea portato alcun Bam
b in o m a lo stesso Uomo Dio vero, vivo e nascosto sotto le specie del p a n e ! Si acc re b b e poi al som m o la lo ro m a raviglia q u a n d o si seppe da tutti, che nello stesso g io rn o di q u e lla a p p a r i zione di Gesù Bam bino, le cavallette si e ra n o allo n ta n a te dai confini del loro te rr ito r io e che p iù non si v i
d ero.
F u in questo m odo che Gesù Cristo, dopo m olti secoli dalla caduta del r e gno dei Crociati, h a voluto essere r i p o rta to in p ro cessio n e solenne p e r la p r im a fiata, p e r le strade di quella città, dove chiuso tu ttav ia nel p u r i s sim o seno della Vergine Im m acolata, si recò , o r c o rre il decim o nono s e colo, a visitare il suo P re c u rs o re nella c asa di s. Elisabetta.
Nell’anno 1869 duecento T u rc h i della setta degli S cie tlie , a b ita n ti in u n so b b o rg o di Damasco, c h iam ato M id a n si d ic h ia ra ro n o cristiani: ad essi poco dopo si ag g iu n sero oltre cento S c ie tlie della Celesiria, n o n che m olti di altri paesi e Beduini. Queste conversioni a vvennero in seguito a molte a p p a r i zioni di Gesù e di Maria sua vergine m a d re che si deg n aro n o istru ire p e r sonalm ente in to rn o alla v era re lig io n e quei m iseri seguaci dell’Islamismo.
P iù volte Maria SS. fece loro u d ir e queste p a r o l e : F u o r d i Gesù Cristo n on v i ha salvezza.
In u n a notte dopo di aver p re g a to p e r lungo tem p o gli S c ie tlie si a d d o r m e n ta ro n o , ed il Signore si com piacque di a p p a r i r e a tutti, m a s e p a ra ta m en te , senza s ap er l ’uno ciò che accadeva all’altro. Svegliati che fu ro n o c ia sc h e duno racc o n ta v a al com pagno di av er veduto Gesù Cristo e t u tti r is p o n d e
G E S Ù P R E D I C A A G L I I N F E D E L I .
vano: a n c h ’io l’ho veduto, a n c h ’io l ’ho veduto! In tale visione il Signore li aveva confortati, ed e so rtati a s eg u i
ta r e la via in co m in c ia ta ; ed essi e ra n o tanto pieni d’allegrezza, g ra titu d in e , fede e a m o re che n o n potevano c o n te n e rs i e volevano uscire p e r la città a p r e d ic a r e la Divinità di Gesù Cristo.
— U n’a ltra volta con Gesù app arv e loro Maria la quale disse. Questo è m io figlio; Gesù è la v e r i t à e lo r ip e te p e r tre volte.
Alla conversione di 3 0 0 T u rc h i te n n e dietro quella di n o n poche d o n n e t u r che tra cui u n a p a re n te di certo Ab- delcader. Caduta in grave m alattia essa aveva fatto p ro v a di tutti i mezzi che l ’a rte può suggerire. Ma u n suo figlio che si e ra già fatto cristian o scorgendo in u tile ogni mezzo u m a n o , mosso da viva f e d e , m a d re , le d is s e , Se credi in Gesù C risto, ria c q u ister a i la salu te . L’inferm a p ro m ise di cre d e re e di farsi c r is tia n a se gu ariv a; e la sua fede la g u a r ì su ll’istante. P er co rrisp o n d e re meglio che poteva alla grazia ricevuta, com inciò tosto ad occuparsi della co n
versione delle donne, e se rc ita n d o l’u f
ficio di Catechista. Giovata dal divino aiu to riu scì a c o n v ertire 9 don n e, di cui q u attro A lgerine e q u a ttro Dam a
scene. Il m a rito di u n a di esse n e fu a ltam en te sdegnato e nel t ra s p o rto del suo sdegno concepì il re o disegno di ucciderla; m a di notte gli app arv ero due perso n ag g i, i quali, come egli stesso riferisce, r i m p r o v e r a n d o lo della sua m alvagia in tenzione, lo m in a c c ia ro n o s ev eram en te e gli m isero le gambe nel fuoco, significando che gli stavan p ro n ti peggiori m a li se avesse a n c o r a re c a te a ltre molestie alla su a moglie p e r m o tivo della su a conversione. A tterrito da quelle m in acce e dai mali sofferti quel m arito n o n osò p iù nè dire nè fare cosa alcu n a co n tro alla moglie cristian a.
Malgrado questi ed altre p ro d ig io se chiam ate divine alcuni turchi n o n sa
pevano risolversi ad u n a s in c e r a c o n v ersione, m a spaventevoli visioni p u n iro n o la loro in g ra titu d in e verso un Dio che in m o d i cotanto prodigiosi m anifestava la sua b o n tà . I Beduini
u n g io rn o m e n tre pregavano u d iro n o diverse volte queste parole: L a s c i a te M aom e tto, non v i ha salvezza fuori d i Gesù C r isto ! F in a lm e n te ebbero ordine dal Signore di venire in Damasco e da Lui stesso fu in dicato lo ro la strad a, la casa, il n o m e di Ib raim capo dei Neofiti (1).
S. G I U S E P P E SALVA DAI B R I G A N T I.
La p ro v in cia di Ho-Nan (Cina) nella q u ale p red icav a il M issionario Ungaro e r a infestata o rrib ilm e n te dai b r ig a n ti i quali riu n iti in eserciti s te rm in a ti sco rrazzavano o v u n q u e, sac c h e g g ia n do, u c c id e n d o , ro v in a n d o tutto ciò che loro si p a ra v a in n a n z i. Molti p a cifici ab ita n ti p re fe riv a n o d arsi da p er se stessi la m o rte anziché aspettarla da quei m a s n a d i e r i .
(1) Le n o tiz ie r i g u a r d a n t i i fatti te s té e- sp o sti sono più a lun g o esp o sti n e l g i o r n a l e d i R o m a I l D ivin Salvatore nei n u m e r i 1°, 2°, 4° 1870.
Nel m arzo del 1866, in p re p a ra zio n e alla festa di s. Giuseppe il Missiona
rio dava gli esercizi sp iritu a li in u n villaggio quasi tutto cristiano. Quando ecco un forte a llarm e e u n grido d i
sperato: Fug g iam o , fuggiamo, s’avvi
c in a n o i b r ig a n t i !
Spaventati i cristian i si affollano in to r n o al sa c e rd o te r ic e rc a n d o c o n siglio. Pieno di fede e ce rta m e n te in spirato così dal Signore, miei figli, disse loro: « Non tem ete, la festa del nostro g r a n P a tro n o s. Giuseppe n o n è molto lo n ta n a . Abbiate fede in lui, fate col m assim o fervore la sua n o v en a; n o n ab b iate alcu n tim o re che egli ci salverà nè p e r m e tte r à che i su o i divoti siano m o lestati dai b r i g an ti. »
A queste parole si a c q u ie ta ro n o e seg u ita ro n o a c o m p ie re t r a n q u i l l a m e n te le dom estich e faccende: m a dopo alcuni g io rn i si r ip e tè l’a lla r m e e si udiva in lo n ta n a n z a il rim b o m b o del c a n n o n e . Il Missionario rip o sta tu tta la sua fiducia in s. Giuseppe si p re s e n tò in mezzo ai c ristia n i e li
assicurò senza esitazione. « Abbiate fede e siate certi che s. Giuseppe ci sa lverà ed il nem ico n o n ci farà al
cu n male. » Tutti o b b e d iro n o n è al
cuno fuggì. La gente dei vicini vil
laggi ch e fuggendo passava vicino alle case dei c ristia n i esortava i fedeli a d a rsi alla fuga, m a essi stavano sicuri e pien i di fiducia in s. Giuseppe. La festa del g r a n T a u m a tu rg o si avvici
nava. Si p r e p a r a r o n o tutti con u n a b u o n a confessione, e con p ie n a t r a n qu illità di sp irito festeggiarono quel g r a n gio rn o colla c o m u n io n e g en erale.
— E san Giuseppe li esaudì. — In tu tti i villaggi vicini n o n vi e ra p iù a n im a viva, chè tutti e ra n o fuggiti ed i c r is tia n i tra n q u illi a spettavano gli eventi. I b r ig a n ti non g iu n se ro n e m m en o dopo la festa, b e n c h é fossero l o n tan i soltanto p oche m iglia. Sia b e n e detto il Signore che h a scelto questo suolo p e r glorificare il suo p a d r e p u tativo e p e r a d d ita re a noi u n p o t e n tissim o avvocato.
C O N V E R S I O N E O T T E N U T A P E R I N T E R C E S S I O N E DI S . G I U S E P P E .
Un giovane di onesta fam iglia s e dotto dai com pagni fuggì dalla casa p a t e r n a p e r a r r u o la r s i tra le b a n d e dei m a s n a d ie r i lasciando nel duolo la vedova m a d re . Dopo u n a serie di la- g r i m evoli vicende t o r n a to a casa cadde in ferm o e si m anifestò in lui u n a e t i sia p o lm o n a re . All’ap p ro ssim a rsi del
l ’estate com inciò a decad ere in modo che vicina se ne prevedeva la fine. La P a sq u a e ra passata, m a egli n o n avea potuto o voluto accostarsi ai S a c r a m enti. Venuta poi l’occasione del Giu
bileo e vedendosi vicino a so cco m b e re vi fu chi l’eso rtò a ch ia m a re un p re te p e r confessarsi e com u n icarsi.
Ma egli si rifiutò dicendo con isde- gno che se il Sig n o re volea che fa
cesse il Giubileo gli restitu isse la s a n ità ed a llo ra sareb b e a n d a to da se alla Chiesa.
In tan to il m ale aggravandosi la m a
d re , b e n c h é p ian g esse a m a ra m e n te , n o n avea il coraggio di c h ia m a re il p a ro c o , p e rc h è la m a lattia del povero figlio, diceva essa, non desse il tracollo.
Misera condizione di tanti am m alati, i qu ali p e r tal falso pretesto si lasciano
m o r i r e senza sa c ra m e n ti!
Una p a re n te dell’in ferm o, che più volte e ra stata a visitarlo, m ossa a com passione del suo stato ne p a rlò con u n a su a a m ica divota di s. Giu
seppe e detto fatto. Fu deciso di m a n dargli la r e l iq u ia di s. Giuseppe e suggerirgli che pregasse il santo ad im p e tra rg li la salute p e r p o te r fare le sue divozioni.
Accettò egli volentieri la r e liq u ia e l’im m ag in e di s. Giuseppe alle quali cose p rese ta n to a m o re che n o n le volle m ai più la sc ia re finché visse. Il dì seguente trovatolo meglio disposto la su d d etta p e rs o n a gli propose di p e r m e tte re che u n sacerdote di specchiata v ir tù lo visitasse e lo benedicesse.
Avutone il consenso, tosto il sacerdote fu da lui e in breve dolcem ente lo indusse a m o n d a r l ' a n im a sua colla
confessione, ed a ricev ere il S. Via
tico. Non è a dire qual cam b iam en to operassero i S acram en ti nel cu o re di quel povero giovane! Divenne tu tto m an su eto e paziente colle p e rso n e di fam iglia, e ra sseg n ato n el suo m ale.
Passava le notti re c ita n d o la c o ro n a ed altre o razio n i e q u a n d o e ra stanco si la m entava colla m a d r e di n o n p o t e r p r e g a r e p iù a lungo.
Giunto agli estrem i il m edesim o s a cerd o te gli a m m in is tr ò l ' olio s a n t o , dopo di che passato a n c o ra alcun tem p o n el m odo p iù edificante spirò p la c i
dam ente l’an im a nel bacio del Signore in vocando il n o m e di s. Giuseppe di cui si teneva appeso al collo la r e l i q u ia e lasciando in tutti fondata sp e
r a n z a ch ’egli sia andato a god ere in cielo u n a vita colma di veri b en i che n o n fin iran n o m ai più.
S . G I U S E P P E SAL VA UNA F A N C IU L L A DA M O R T E .
M an etta Frassè d ’a n n i 11 del c o m u n e di C anopiana (Cremona) il gio rn o