• Non ci sono risultati.

INNOVAZIONI IMPIANTISTICHE: LA COGENERAZIONE E LA TRIGENERAZIONE NEL SETTORE RURALE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "INNOVAZIONI IMPIANTISTICHE: LA COGENERAZIONE E LA TRIGENERAZIONE NEL SETTORE RURALE"

Copied!
2
0
0

Testo completo

(1)

www.inail.it

2017

INNOVAZIONI IMPIANTISTICHE:

LA COGENERAZIONE E LA TRIGENERAZIONE NEL SETTORE RURALE

2019

PREMESSA

L’unione Europea si trova di fronte a sfide senza precedenti:

l’efficienza energetica costitui- sce un valido strumento per af- frontare tale sfide.

La strategia europea 2020 è il programma dell’UE per la cresci- ta e l’occupazione per il decennio in corso e prevede un obiettivo inerente cambiamenti climatici ed energia,

in particolare:

- ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20%

rispetto ai livelli del 1990;

- ricavare il 20% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili;

- aumentare del 20% l’efficienza energetica.

In questo contesto la cogenerazione presenta signi- ficative possibilità di risparmio di energia primaria ancora largamente inutilizzate nell’Unione. Tale inno- vazione impiantistica permette, infatti, di incrementa- re il rendimento energetico, aumentando la compe- titività delle imprese e allo stesso tempo riducendo l’emissione dei gas climalteranti, conformemente al protocollo di Kyoto.

L’Inail in particolare ha affrontato lo studio degli im- pianti cogenerativi con riferimento alle attività istitu- zionali inerenti il d.m. 01/12/1975, definendo nella Rac- colta R ed. 2009 le caratteristiche e i requisiti funzionali che detti impianto devono presentare.

LA COGENERAZIONE

Con il termine cogenerazione (fig. 1) si intende la ge- nerazione simultanea in un unico processo di energia termica ed elettrica o di energia termica e meccanica o di energia termica, elettrica e meccanica.

I vari processi cogenerativi (co-, tri-, quadri-) rappre- sentano casi specifici di una tecnologia che a livello più generale viene chiamata poligenerazione; essa è per definizione il processo per il quale diverse forme di energia (input) vengono utilizzate per la produzione di

molteplici forme di energia utile al processo (termica, meccanica, elettrica, etc.).

La cogenerazione si fonda sul concetto per il quale, in un qualsiasi ciclo termodinamico che consenta la pro- duzione di lavoro utile (nel caso specifico energia elet- trica/meccanica), del calore viene ceduto da una sor- gente a temperatura più elevata ad una a temperatura inferiore. Questo calore ceduto rappresenta quindi una perdita nel processo di conversione dell’energia, che, nel caso della cogenerazione, viene in parte recu- perata, determinando livelli di efficienza molto elevati.

LA TRI E QUADRIGENERAZIONE

Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la tecnologia trigenerativa, nella quale i prodotti sono calore, elettri- cità e freddo. La trasformazione dell’energia termica in energia frigorifera avviene tramite la realizzazione di un ciclo frigorifero ad assorbimento, il cui funzionamento si basa sullo sfruttamento del vapore residuo (fig. 2).

Sulla linea del processo trigenerativo, si è evoluta la tecnologia quadrigenerativa, ossia la produzione com- binata di elettricità, calore, freddo e acqua potabile tramite un processo di desalinizzazione dell’acqua ma- rina. Un esempio in Italia della quadrigenerazione, si è avuto nel comparto beverage (sport e energy drink), settore in netta crescita nel nostro Paese.

L’ENERGIA NEL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE

L’Unione Europea considera l’agricoltura un settore pri- oritario per la realizzazione degli obiettivi del pacchetto Europeo Clima & Energia 20-20-20 (20% di rinnovabili, 20% di risparmio energetico, 20% di riduzione di CO2).

Al comparto agroalimentare deve attribuirsi circa il 30% del consumo totale di energia del pianeta e il 22%

delle emissioni di gas climalteranti. Si registra una dif- ferente utilizzazione dell’energia in paesi con diverso PIL (GDP): i paesi industrializzati, ad esempio, sfruttano una quota maggiore di tale energia per la lavorazione e il trasporto, rispetto a quella impiegata per la pro- duzione primaria (fig. 3). Nei paesi a basso PIL (GDP),

Figura 1 Rappresentazione schematica della

cogenerazione

INNOVAZIONI IMPIANTISTICHE:

LA COGENERAZIONE E LA TRIGENERAZIONE NEL SETTORE RURALE

PREMESSA - L’unione Europea si trova di fronte a sde senza prece- denti: l’efficienza energetica costitui- sce un valido strumento per affron- tare tale sde.

La strategia europea 2020 è il pro- gramma dell’UE per la crescita e l’oc- cupazione per il decennio in corso e prevede un obiettivo inerente cam- biamenti climatici ed

energia, in particolare:

- ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% ri- spetto ai livelli del 1990

- ricavare il 20% del fabbisogno di energia da fonti rin- novabili

- aumentare del 20% l’efficienza energetica

In questo contesto la cogenerazione presenta signicative pos- sibilità di risparmio di energia primaria ancora largamente inu- tilizzate nell'Unione. Tale innovazione impiantistica permette, infatti, di incrementare il rendimento energetico, aumentando la competitività delle imprese e allo stesso tempo riducendo l’emissione dei gas climalteranti, conformemente al protocollo di Kyoto.

L’Inail in particolare ha affrontato lo studio degli impianti coge- nerativi con riferimento alle attività istituzionali inerenti il d.m.

01/12/1975, denendo nella Raccolta R ed. 2009 le caratteristi- che e i requisiti funzionali che detti impianto devono presen- tare.

LA COGENERAZIONE

Con il termine cogenerazione (g. 1) si intende la generazione simultanea in un unico processo di energia termica ed elettrica o di energia termica e meccanica o di energia termica, elettrica e meccanica.

Fig. 1: rappresentazione schematica della cogenerazione

I vari processi cogenerativi (co-, tri-, quadri-) rappresentano casi specici di una tecnologia che a livello più generale viene chia- mata poligenerazione; essa è per denizione il processo per il quale diverse forme di energia (input) vengono utilizzate per la produzione di molteplici forme di

energia utile al processo (termica, meccanica, elettrica, etc.).

La cogenerazione si fonda sul concetto per il quale, in un qual- siasi ciclo termodinamico che consenta la produzione di lavoro utile (nel caso specico energia elettrica/meccanica), del calore viene ceduto da una sorgente a temperatura più elevata ad una a temperatura inferiore. Questo calore ceduto rappresenta quindi una perdita nel processo di conversione dell’energia, che, nel caso della cogenerazione, viene in parte recuperata, de- terminando livelli di efficienza molto elevati.

LA TRI E QUADRIGENERAZIONE

Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la tecnologia trigene- rativa, nella quale i prodotti sono calore, elettricità e freddo. La trasformazione dell’energia termica in energia frigorifera av- viene tramite la realizzazione di un ciclo frigorifero ad assorbi- mento, il cui funzionamento si basa sullo sfruttamento del va- pore residuo (g. 2).

Sulla linea del processo trigenerativo, si è evoluta la tecnologia quadrigenerativa, ossia la produzione combinata di elettricità, calore, freddo e acqua potabile tramite un processo di desali- nizzazione dell’acqua marina. Un esempio in Italia della quadri- generazione, si è avuto nel comparto beverage (sport e energy drink), settore in netta crescita nel nostro Paese.

Fig. 2: rappresentazione schematica della trigenerazione L’ENERGIA NEL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE

L’Unione Europea considera l’agricoltura un settore prioritario per la realizzazione degli obiettivi del pacchetto Europeo Clima

& Energia 20-20-20 (20% di rinnovabili, 20% di risparmio ener- getico, 20% di riduzione di CO2). Al comparto agroalimentare deve attribuirsi circa il 30% del consumo totale di energia del

2019

www.inail.it

Fonte: DIT

Figura 2 Rappresentazione schematica della trigenerazione

INNOVAZIONI IMPIANTISTICHE:

LA COGENERAZIONE E LA TRIGENERAZIONE NEL SETTORE RURALE

PREMESSA - L’unione Europea si trova di fronte a sde senza prece- denti: l’efficienza energetica costitui- sce un valido strumento per affron- tare tale sde.

La strategia europea 2020 è il pro- gramma dell’UE per la crescita e l’oc- cupazione per il decennio in corso e prevede un obiettivo inerente cam- biamenti climatici ed

energia, in particolare:

- ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% ri- spetto ai livelli del 1990

- ricavare il 20% del fabbisogno di energia da fonti rin- novabili

- aumentare del 20% l’efficienza energetica

In questo contesto la cogenerazione presenta signicative pos- sibilità di risparmio di energia primaria ancora largamente inu- tilizzate nell'Unione. Tale innovazione impiantistica permette, infatti, di incrementare il rendimento energetico, aumentando la competitività delle imprese e allo stesso tempo riducendo l’emissione dei gas climalteranti, conformemente al protocollo di Kyoto.

L’Inail in particolare ha affrontato lo studio degli impianti coge- nerativi con riferimento alle attività istituzionali inerenti il d.m.

01/12/1975, denendo nella Raccolta R ed. 2009 le caratteristi- che e i requisiti funzionali che detti impianto devono presen- tare.

LA COGENERAZIONE

Con il termine cogenerazione (g. 1) si intende la generazione simultanea in un unico processo di energia termica ed elettrica o di energia termica e meccanica o di energia termica, elettrica e meccanica.

Fig. 1: rappresentazione schematica della cogenerazione

I vari processi cogenerativi (co-, tri-, quadri-) rappresentano casi specici di una tecnologia che a livello più generale viene chia- mata poligenerazione; essa è per denizione il processo per il quale diverse forme di energia (input) vengono utilizzate per la produzione di molteplici forme di

energia utile al processo (termica, meccanica, elettrica, etc.).

La cogenerazione si fonda sul concetto per il quale, in un qual- siasi ciclo termodinamico che consenta la produzione di lavoro utile (nel caso specico energia elettrica/meccanica), del calore viene ceduto da una sorgente a temperatura più elevata ad una a temperatura inferiore. Questo calore ceduto rappresenta quindi una perdita nel processo di conversione dell’energia, che, nel caso della cogenerazione, viene in parte recuperata, de- terminando livelli di efficienza molto elevati.

LA TRI E QUADRIGENERAZIONE

Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la tecnologia trigene- rativa, nella quale i prodotti sono calore, elettricità e freddo. La trasformazione dell’energia termica in energia frigorifera av- viene tramite la realizzazione di un ciclo frigorifero ad assorbi- mento, il cui funzionamento si basa sullo sfruttamento del va- pore residuo (g. 2).

Sulla linea del processo trigenerativo, si è evoluta la tecnologia quadrigenerativa, ossia la produzione combinata di elettricità, calore, freddo e acqua potabile tramite un processo di desali- nizzazione dell’acqua marina. Un esempio in Italia della quadri- generazione, si è avuto nel comparto beverage (sport e energy drink), settore in netta crescita nel nostro Paese.

Fig. 2: rappresentazione schematica della trigenerazione L’ENERGIA NEL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE

L’Unione Europea considera l’agricoltura un settore prioritario per la realizzazione degli obiettivi del pacchetto Europeo Clima

& Energia 20-20-20 (20% di rinnovabili, 20% di risparmio ener- getico, 20% di riduzione di CO2). Al comparto agroalimentare deve attribuirsi circa il 30% del consumo totale di energia del

2019

www.inail.it

Fonte: DIT

(2)

Inail - Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici - Direttore: Carlo De Petris Via Roberto Ferruzzi, 38/40 - 00143 Roma

Tel. 06 548 76 400 • Fax 06 548 76 413 • dit@inail.it

ISBN 978-88-7484-168-4 © 2019 Inail. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente e ne è quindi vietata la vendita nonchè la riproduzione con qualsiasi mezzo. È consentita solo la citazione con l’indicazione della fonte. Stampato dalla Tipolitografia Inail di Milano • Edizione 2019 Autori: Ferrari E, Napolitano P • Grafica ed Editing: Cogliani DG, Ceruti F.

RIFERIMENTI NORMATIVI - d.m. 01 dicembre 1975;

- Raccolta R ed. 2009.

invece, l’energia necessaria per la produzione delle coltivazioni e gli allevamenti è superiore (quasi il 50%).

Occorrerebbe quindi aumentare l’efficienza energetica per l’intera filiera agroalimentare, ossia per le coltiva- zioni, per i sistemi di trasformazione, l’irrigazione e la fertilizzazione, per la refrigerazione, per i sistemi di stoccaggio, i trasporti e per la preparazione del cibo.

Un primo aspetto da considerare è la riduzione degli sprechi: attualmente 1/3 della produzione alimentare non viene consumata e diventa rifiuto (FAO, 2011).

Il comparto rurale si propone per le applicazioni della cogenerazione, fondamentalmente per due motivi: il pri- mo è legato a caratteri intrinseci dei processi produttivi che caratterizzano l’agroalimentare, i quali, richiedendo diversi carichi termici, oltre il freddo, trovano nella coge- nerazione, e ancor più nella trigenerazione, un impor- tante strumento per soddisfare tale esigenza; il secondo motivo riguarda la rilevante quantità di energia fossile che il moderno settore agroalimentare richiede, oltre al non trascurabile impatto ambientale ad esso correlato, tale che il 10% delle emissioni di gas climalteranti siano imputabili all’agricoltura e all’industria alimentare. Alcuni esempi applicativi di un certo interesse riguardano i mat- tatoi, la lavorazione delle carni, nonché le moderne serre.

IL CONSUMO ENERGETICO E APPLICAZIONI DELLA CO- E TRI- GENERAZIONE NEL COMPARTO AGROALI-MENTARE

L’agricoltura, allo stato dell’arte, richiede una rilevante quantità di energia fossile per la produzione di prodotti alimentari sia vegetali che animali (fig. 4). Il rapporto tra input energetici e output per il processo produttivo agricolo, è 1 a 10; ciò significa, in termini concreti, che per produrre una chilocaloria di cibo è necessario uti- lizzare 10 chilocalorie di combustibile oltre alla richie- sta energetica correlata all’estrazione, la raffinazione e il trasporto, mentre la produzione industriale di 1 kg di carne bovina allevata a cereali prevede l’utilizzo di 9 litri di combustibili (fig. 5).

Sia le serre, sia l’intero comparto dell’agroalimentare per loro caratteristiche intrinseche ben si adattano

all’utilizzo della cogenerazione in tutte le sue forme, dato che in tali settori vi è la necessità di avere diversi output energetici, quali elettricità, vapore, freddo e ca- lore a diverse temperature.

Un esempio è quello dei produttori di pasta secca, i quali sfruttano l’acqua calda per gli impasti, il vapore per l’essiccazione e il freddo (ricavato tramite acqua calda), per confezionare il prodotto.

Il settore delle carni, ad esempio, consuma una rilevan- te quantità di energia ogni anno, per la trasformazione, la refrigerazione, l’acqua calda e il vapore. Per la mag- gior parte delle aziende che lavorano la carne, l’energia rappresenta il quarto fattore per il contributo al costo totale, dopo quello per le materie prime, l’eliminazione dei rifiuti e la manodopera.

Figura 3 Distribuzione del fabbisogno energetico industriale mondiale tenendo in considerazione il PIL (GDP) dei paesi pianeta e il 22% delle emissioni di gas climalteranti. Si registra una differente utilizzazione dell’energia in paesi con diverso PIL (GDP): i paesi industrializzati, ad esempio, sfruttano una quota maggiore di tale energia per la lavorazione e il trasporto, ri- spetto a quella impiegata per la produzione primaria (g. 3). Nei paesi a basso PIL (GDP), invece, l’energia necessaria per la pro- duzione delle coltivazioni e gli allevamenti è superiore (quasi il 50%). Occorrerebbe quindi aumentare l’efficienza energetica

refrigerazione, per i sistemi di stoccaggio, i trasporti e per la pre- parazione del cibo. Un primo aspetto da considerare è la ridu- zione degli sprechi: attualmente 1/3 della produzione alimen- tare non viene consumata e diventa riuto (FAO, 2011).

Il comparto rurale si propone per le applicazioni della cogene- razione, fondamentalmente per due motivi: il primo è legato a caratteri intrinseci dei processi produttivi che caratterizzano l’agroalimentare, i quali, richiedendo diversi carichi termici, ol- tre il freddo, trovano nella cogenerazione, e ancor più nella tri- generazione, un importante strumento per soddisfare tale esi- genza; il secondo motivo riguarda la rilevante quantità di ener- gia fossile che il moderno settore agroalimentare richiede, oltre al non trascurabile impatto ambientale ad esso correlato, tale che il 10% delle emissioni di gas climalteranti siano imputabili all’agricoltura e all’industria alimentare. Alcuni esempi applica- tivi di un certo interesse riguardano i mattatoi, la lavorazione delle carni, nonché le moderne serre.

Fig. 3: distribuzione del fabbisogno energetico industriale mon- diale tenendo in considerazione il PIL (GDP) dei paesi.

IL CONSUMO ENERGETICO E APPLICAZIONI DELLA CO- E TRI- GENERAZIONE NEL COMPARTO AGROALIMENTARE L’agricoltura, allo stato dell’arte, richiede una rilevante quantità di energia fossile per la produzione di prodotti alimentari sia vegetali che animali (g. 4). Il rapporto tra input energetici e out- put per il processo produttivo agricolo, è 1 a 10; ciò signica, in

termini concreti, che per produrre una chilocaloria di cibo è ne- cessario utilizzare 10 chilocalorie di combustibile oltre alla ri- chiesta energetica correlata all’estrazione, la raffinazione e il trasporto, mentre la produzione industriale di 1 kg di carne bo- vina allevata a cereali prevede l’utilizzo di 9 litri di combustibili (g. 5).

Sia le serre, sia l’intero comparto dell’agroalimentare per loro caratteristiche intrinseche ben si adattano all’utilizzo della co- generazione in tutte le sue forme, dato che in tali settori vi è la necessità di avere diversi output energetici, quali elettricità, va- pore, freddo e calore a diverse temperature.

Fig. 4: utilizzo energetico nella produzione di pasta secca Un esempio è quello dei produttori di pasta secca, i quali sfrut- tano l’acqua calda per gli impasti, il vapore per l’essiccazione e il freddo (ricavato tramite acqua calda), per confezionare il pro- dotto.

Il settore delle carni, ad esempio, consuma una rilevante quan- tità di energia ogni anno, per la trasformazione, la refrigera- zione, l’acqua calda e il vapore. Per la maggior parte delle aziende che lavorano la carne, l’energia rappresenta il quarto fattore per il contributo al costo totale, dopo quello per le ma- terie prime, l’eliminazione dei riuti e la manodopera.

Fig. 5: utilizzo energetico nel settore delle carni con percen- tuali standardizzate

XXXXXXXXXXXX © 2018 Inail. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente e ne è quindi vietata la vendita nonc la riproduzione con qualsiasi mezzo. E consentita solo la citazione con l’indicazione della fonte. lla Tipolitografia Inail di Milano • Edizione 2019. Autori: Ferrari E, Napolitano P. Grafica ed Editing: Cogliani DG, Ceruti F.

Fonte: FAO

Figura 4 Utilizzo energetico nella produzione di pasta secca pianeta e il 22% delle emissioni di gas climalteranti. Si registra

una differente utilizzazione dell’energia in paesi con diverso PIL (GDP): i paesi industrializzati, ad esempio, sfruttano una quota maggiore di tale energia per la lavorazione e il trasporto, ri- spetto a quella impiegata per la produzione primaria (g. 3). Nei paesi a basso PIL (GDP), invece, l’energia necessaria per la pro- duzione delle coltivazioni e gli allevamenti è superiore (quasi il 50%). Occorrerebbe quindi aumentare l’efficienza energetica

refrigerazione, per i sistemi di stoccaggio, i trasporti e per la pre- parazione del cibo. Un primo aspetto da considerare è la ridu- zione degli sprechi: attualmente 1/3 della produzione alimen- tare non viene consumata e diventa riuto (FAO, 2011).

Il comparto rurale si propone per le applicazioni della cogene- razione, fondamentalmente per due motivi: il primo è legato a caratteri intrinseci dei processi produttivi che caratterizzano l’agroalimentare, i quali, richiedendo diversi carichi termici, ol- tre il freddo, trovano nella cogenerazione, e ancor più nella tri- generazione, un importante strumento per soddisfare tale esi- genza; il secondo motivo riguarda la rilevante quantità di ener- gia fossile che il moderno settore agroalimentare richiede, oltre al non trascurabile impatto ambientale ad esso correlato, tale che il 10% delle emissioni di gas climalteranti siano imputabili all’agricoltura e all’industria alimentare. Alcuni esempi applica- tivi di un certo interesse riguardano i mattatoi, la lavorazione delle carni, nonché le moderne serre.

Fig. 3: distribuzione del fabbisogno energetico industriale mon- diale tenendo in considerazione il PIL (GDP) dei paesi.

IL CONSUMO ENERGETICO E APPLICAZIONI DELLA CO- E TRI- GENERAZIONE NEL COMPARTO AGROALIMENTARE L’agricoltura, allo stato dell’arte, richiede una rilevante quantità di energia fossile per la produzione di prodotti alimentari sia vegetali che animali (g. 4). Il rapporto tra input energetici e out- put per il processo produttivo agricolo, è 1 a 10; ciò signica, in

termini concreti, che per produrre una chilocaloria di cibo è ne- cessario utilizzare 10 chilocalorie di combustibile oltre alla ri- chiesta energetica correlata all’estrazione, la raffinazione e il trasporto, mentre la produzione industriale di 1 kg di carne bo- vina allevata a cereali prevede l’utilizzo di 9 litri di combustibili (g. 5).

Sia le serre, sia l’intero comparto dell’agroalimentare per loro caratteristiche intrinseche ben si adattano all’utilizzo della co- generazione in tutte le sue forme, dato che in tali settori vi è la necessità di avere diversi output energetici, quali elettricità, va- pore, freddo e calore a diverse temperature.

Fig. 4: utilizzo energetico nella produzione di pasta secca Un esempio è quello dei produttori di pasta secca, i quali sfrut- tano l’acqua calda per gli impasti, il vapore per l’essiccazione e il freddo (ricavato tramite acqua calda), per confezionare il pro- dotto.

Il settore delle carni, ad esempio, consuma una rilevante quan- tità di energia ogni anno, per la trasformazione, la refrigera- zione, l’acqua calda e il vapore. Per la maggior parte delle aziende che lavorano la carne, l’energia rappresenta il quarto fattore per il contributo al costo totale, dopo quello per le ma- terie prime, l’eliminazione dei riuti e la manodopera.

Fig. 5: utilizzo energetico nel settore delle carni con percen- tuali standardizzate

XXXXXXXXXXXX © 2018 Inail. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente e ne è quindi vietata la vendita nonc la riproduzione con qualsiasi mezzo. E consentita solo la citazione con l’indicazione della fonte. lla Tipolitografia Inail di Milano • Edizione 2019. Autori: Ferrari E, Napolitano P. Grafica ed Editing: Cogliani DG, Ceruti F.

Fonte: DIT

Figura 5 Utilizzo energetico nel settore delle carni con percentuali standardizzate pianeta e il 22% delle emissioni di gas climalteranti. Si registra

una differente utilizzazione dell’energia in paesi con diverso PIL (GDP): i paesi industrializzati, ad esempio, sfruttano una quota maggiore di tale energia per la lavorazione e il trasporto, ri- spetto a quella impiegata per la produzione primaria (g. 3). Nei paesi a basso PIL (GDP), invece, l’energia necessaria per la pro- duzione delle coltivazioni e gli allevamenti è superiore (quasi il 50%). Occorrerebbe quindi aumentare l’efficienza energetica

refrigerazione, per i sistemi di stoccaggio, i trasporti e per la pre- parazione del cibo. Un primo aspetto da considerare è la ridu- zione degli sprechi: attualmente 1/3 della produzione alimen- tare non viene consumata e diventa riuto (FAO, 2011).

Il comparto rurale si propone per le applicazioni della cogene- razione, fondamentalmente per due motivi: il primo è legato a caratteri intrinseci dei processi produttivi che caratterizzano l’agroalimentare, i quali, richiedendo diversi carichi termici, ol- tre il freddo, trovano nella cogenerazione, e ancor più nella tri- generazione, un importante strumento per soddisfare tale esi- genza; il secondo motivo riguarda la rilevante quantità di ener- gia fossile che il moderno settore agroalimentare richiede, oltre al non trascurabile impatto ambientale ad esso correlato, tale che il 10% delle emissioni di gas climalteranti siano imputabili all’agricoltura e all’industria alimentare. Alcuni esempi applica- tivi di un certo interesse riguardano i mattatoi, la lavorazione delle carni, nonché le moderne serre.

Fig. 3: distribuzione del fabbisogno energetico industriale mon- diale tenendo in considerazione il PIL (GDP) dei paesi.

IL CONSUMO ENERGETICO E APPLICAZIONI DELLA CO- E TRI- GENERAZIONE NEL COMPARTO AGROALIMENTARE L’agricoltura, allo stato dell’arte, richiede una rilevante quantità di energia fossile per la produzione di prodotti alimentari sia vegetali che animali (g. 4). Il rapporto tra input energetici e out- put per il processo produttivo agricolo, è 1 a 10; ciò signica, in

termini concreti, che per produrre una chilocaloria di cibo è ne- cessario utilizzare 10 chilocalorie di combustibile oltre alla ri- chiesta energetica correlata all’estrazione, la raffinazione e il trasporto, mentre la produzione industriale di 1 kg di carne bo- vina allevata a cereali prevede l’utilizzo di 9 litri di combustibili (g. 5).

Sia le serre, sia l’intero comparto dell’agroalimentare per loro caratteristiche intrinseche ben si adattano all’utilizzo della co- generazione in tutte le sue forme, dato che in tali settori vi è la necessità di avere diversi output energetici, quali elettricità, va- pore, freddo e calore a diverse temperature.

Fig. 4: utilizzo energetico nella produzione di pasta secca Un esempio è quello dei produttori di pasta secca, i quali sfrut- tano l’acqua calda per gli impasti, il vapore per l’essiccazione e il freddo (ricavato tramite acqua calda), per confezionare il pro- dotto.

Il settore delle carni, ad esempio, consuma una rilevante quan- tità di energia ogni anno, per la trasformazione, la refrigera- zione, l’acqua calda e il vapore. Per la maggior parte delle aziende che lavorano la carne, l’energia rappresenta il quarto fattore per il contributo al costo totale, dopo quello per le ma- terie prime, l’eliminazione dei riuti e la manodopera.

Fig. 5: utilizzo energetico nel settore delle carni con percen- tuali standardizzate

XXXXXXXXXXXX © 2018 Inail. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente e ne è quindi vietata la vendita nonc la riproduzione con qualsiasi mezzo. E consentita solo la citazione con l’indicazione della fonte. lla Tipolitografia Inail di Milano • Edizione 2019. Autori: Ferrari E, Napolitano P. Grafica ed Editing: Cogliani DG, Ceruti F.

Fonte: DIT

Riferimenti

Documenti correlati

Individuare e fornire elementi tecnici, gestionali e produttivi relativi ai microcaseifici per razionalizzare i processi di produzione dei prodotti caseari tipici,

Le strategie SRI utilizzate sono quella dell'esclusione, poiché esclude le società più esposte ai rischi sociali, ambientali ed economici e degli investimenti tematici perché si

Ad una Ròkhele Nera definita «nomade» 786 , perché disposta a relazionarsi con tutti i soggetti della banda partigiana - in particolare con gli uomini - e perché lontana dalla

Indeed, my preliminary hypothesis of the progressive increase in the number of cases of comparison in the Court’s case law over time, which would justify the

Trieste era sempre una città culturale, io ricordo di aver visto il visibile finché andavo al liceo, concerti, teatro, ho visto i più grandi attori sulla scena, perché non

Even if different studies have shown a direct positive effect of customer and com- petitor knowledge process over product innovation (e.g. Li & Calantone, 1998) and even a

L’indice IRE (Indice di Risparmio di Energia), uno tra i più diffusi indicatori utilizzati nella letteratura tecnica per valutare il risparmio di energia

Sulla base di un ampio campione di società di capitali italiane che redigono il bilancio d’esercizio secondo la disciplina del codice civile e dei principi contabili