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* * * TAGETE 2 – 2003 Anno IX 1 LA GARANZIA ASSICURATIVA. ASPETTI GENERALI E PRATICI

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LA GARANZIA ASSICURATIVA. 

ASPETTI GENERALI E PRATICI  Dr. Umberto Hess 

        

Lo  scopo  di  un'assicurazione  è  quello  di  sostituire  ad  un  onere  incerto  una  spesa  certa  e  prevedibile: l'assicurato non sa se e quando accadrà un evento che possa procurare un danno al  proprio patrimonio, né può superare una larga approssimazione nel prevederne l'eventuale entità,  spesso  insopportabile,  decide  perciò  di  tutelarsi  pagando  un  prezzo  ‐tecnicamente  un  premio  ‐ concordato  con  l'assicuratore,  conosciuto  in  anticipo  e  può  così  formulare  con  esattezza  la  previsione di una voce di uscita del proprio bilancio. 

Esistono  varie  tipologie  di  assicurazione  contro  i  danni:  alcune  garantiscono  la  perdita  o  il  mancato  utilizzo  dei  beni  posseduti  a  seguito  di  eventi  come  il  furto,  l'incendio  od  altri  eventi  naturali  e  non;  anche  la  vita  umana  e  la  salute  costituiscono  beni  assicurabili  contro  infortuni,malattie, invalidità temporanee o permanenti. 

Per tutte queste garanzie, è lo stesso assicurato a dare un valore al proprio bene ed a concordare  con l'assicuratore quale sia la tipologia di eventi dannosi dai quali intende garantirsi. 

Nelle assicurazioni di responsabilità civile il valore del danno è dato da persone terze rispetto al  contratto di assicurazione e spesso non è prevedibile in alcun modo. 

L’assicurato parte dalla propria attività lavorativa o personale, valuta le probabilità di eventi che  possano  provocare  danni  ad  altre  persone  o  a  cose  e  tutela  il  proprio  patrimonio  stipulando  un  contratto  di  assicurazione  contenente  la  casistica  degli  eventi  dannosi  stessi  e  l'impegno  finanziario massimo ‐o massimale ‐che costituisce il rischio dell'assicuratore. 

Altri  relatori,  ben  più  preparati,  hanno  illustrato  gli  aspetti  giuridici  della  responsabilità  civile; 

queste  righe  intendono  invece  fornire  alcune  indicazioni  in  merito  al  rapporto  fra  assicurato  ed  assicuratore. 

L’assicuratore,  tramite  complessi  rilievi  statistici,  attribuisce  ad  ogni  attività  un  coefficiente  di  rischio ed in funzione di questo parametro e dei massimali garantiti stabilisce il premio annuo. 

 Articolo pubblicato in: I.P.S.E.G., “L’ODONTOIATRA E LA SUA RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE. PROFILI  GIURIDICI, MEDICO‐LEGALI E ASSICURATIVI”, ed. Marco Valerio srl. 

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Gli elementi fondamentali di una polizza di R.C. sono perciò la descrizione del rischio garantito, il  massimale ed il premio da pagare. 

La  descrizione  del  rischio  è  data  dalle  dichiarazioni  contrattuali  dell'assicurato,  spesso  conseguenti  alla  compilazione  di  un  complesso  questionario,  ed  è  limitata  dalle  esclusioni  contrattuali. 

E' opportuno ricordare che la correttezza delle dichiarazioni dell'assicurato sono un presupposto  necessario  per  una  copertura  assicurativa  di  buona  tenuta;  un  altro  elemento  importante  è  la  concisione:  un  semplice  "esercente  la  professione  medica"  garantirebbe  l'assicurato  da  ogni  rischio derivante dalla propria professione. 

Non essendo possibile un tale grado di semplificazione, per un medico è necessario specificare la  propria  specializzazione,  se  si  svolge  la  propria  attività  intra  od  extra  moenia,  se  la  professione  comprende  o  meno  l'attività  chirurgica,  se  si  hanno  responsabilità  di  conduzione  di  reparti  o  di  guida  di  altri  professionisti.  Ovviamente,  se  si  assicura  uno  studio  professionale,  è  necessario  specificare il numero degli addetti, medici e paramedici. 

Per  un  medico  odontoiatra,  nella  maggior  parte  dei  casi  l'assicuratore  chiede  di  specificare  se  vengono  eseguiti  interventi  di  implantologia  e  se  sì  vuole  garantire  l'attività  odontotecnica. 

Qualora quest'ultima attività non venga direttamente assicurata, è opportuno accertare che lo sia  da parte dell'Odontotecnico. 

Giova  ricordare  che,  ai  sensi  degli  art.  1892  e  1893  C.C.,  nel  caso  di  dichiarazioni  inesatte  l'assicuratore può rifiutare il risarcimento o ridurlo proporzionalmente, se dimostra che, 

qualora  avesse  conosciuto  la  reale  consistenza  del  rischio,  avrebbe  rifiutato  di  assumerlo  o  lo  avrebbe fatto con un premio superiore. 

Per evitare equivoci, è opportuno ricordare che le polizze di R.C. non  considerano come terzi, e  perciò non risarciscono, i parenti dell'assicurato (coniuge, genitori, figli, altri parenti ed affini con  lui  conviventi)  ed  i  suoi  dipendenti;  questi  ultimi  sono  però  assicurabili  con  polizza  R.C.  verso  i  prestatori d'opera; inoltre, salvo specifica pattuizione, non sono risarcibili i danni arrecati a cose di  proprietà di terzi detenute dall'assicurato. 

Nell'ambito professionale oggi in discussione, segnalo la frequente esclusione dei danni di natura  estetica  e  fisionomica,  assicurabili  con  il  pagamento  dì  un  sovrappremio,  di  quelli  derivanti  da  implantologia  odontoiatrica  qualora  non  dichiarata  e  da  uso  di  apparecchiature  per  terapia 

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radiante (attenzione alla terminologia: si parla di terapia, non di diagnosi). 

L’implantologia  odontoiatrica  è  spesso  soggetta  a  limitazioni  di  risarcimento  e  sono  esclusi  i  danni di tipo contrattuale, derivanti cioè dalla mancata rispondenza dell'intervento all'impegno di  risultato assunto dall'assicurato. 

Per  quanto  riguarda  la  professione  dì  odontotecnico,  sono  esclusi  i  danni  derivanti  da  mancata  rispondenza  dei  dispositivi  odontoprotesici,  quelli  causati  a  dispositivi  odontoprotesici  preesistenti e tutte le spese necessarie per sostituire o riparare i dispositivi stessi. 

Nel  caso  di  sinistro  ovviamente  non  è  mai  risarcibile  l'ammontare  della  parcella  eventualmente  rimborsata al paziente. 

  

Una  caratteristica  essenziale  di  una  polizza  di  R.C.  è  l'accidentalità  nell'evento  dannoso:  non  possono essere risarcite le naturali ed obbligate conseguenze dell'attività svolta, quelle derivanti  da  obblighi  assunti  volontariamente  dall'assicurato  pur  non  essendovi  tenuto  per  legge  e,  ovviamente, quelle connesse ad un comportamento doloso dell'assicurato stesso. 

Alcuni banali esempi possono aiutare a comprendere quanto sopra sostenuto: 

 ∙        la mancanza di un dente estratto non può di per sé essere considerata un danno  risarcibile, lo diventa però qualora l'estrazione sia la conseguenza di un errore professionale; 

 ∙         un  risultato  funzionale  garantito,  ma  non  conseguibile  mediante  una  terapia  correttamente proposta ed applicata, non può dare origine ad un risarcimento, che invece ci  sarà qualora il mancato buon fine derivi da errore diagnostico o terapeutico; 

 ∙         l'uso  di  materiali  protesi  ci  diversi  da  quelli  dichiarati  non  è  né  garantito  né  rimborsato  da  una  polizza,  mentre  lo  saranno  le  conseguenze  dannose  eventualmente  causate al paziente dai materiali stessi. 

  

Un minimo di attenzione deve essere dedicato ai massimali previsti dalla polizza in esame: oramai  quasi in disuso i massimali espressi con tre importi ‐catastrofale o complessivo, per ogni persona  danneggiata,  per  danni  a  cose  ‐invero  non  confacienti  ad  una  garanzia  quale  quella  in  esame,  restano due importi da considerare. 

Il  massimale  per  evento  deve  essere  proporzionato  alle  conseguenze  dannose  prevedibili: 

l'attività  professionale  odontoiatrica  rende  improbabili  conseguenze  letali  per  il  paziente  o 

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invalidità  totali;  improbabili,  ma  non  impossibili.  In  campo  assicurativo,  l'improbabilità  di  un  danno  lo  rende  più  facilmente  assicurabile:  la  modestia  della  componente  di  premio  legata  all'entità  del  massimale  e  la  continua  evoluzione  giurisprudenziale  dei  risarcimenti  induce  a  suggerire l'adozione di un alto limite di risarcimento per ogni evento dannoso. 

Accanto  al  massimale  per  sinistro,  in  alcuni  casi  esiste  un  limite  di  risarcimento  annuo,  cioè  la  massima  esposizione  dell'assicuratore  per  più  eventi  accaduti  durante  la  vigenza  annuale  del  contratto; spesso questo secondo massimale si nasconde nella dicitura Il per sinistro e per anno  assicurativo" applicata all'unico massimale citato in polizza. 

In  linea  di  massima,  più  è  alto  il  limite  di  risarcimento  per  sinistro,  meno  è  utile  un  massimale  annuo più capiente, che diventa però essenziale nel caso di massimali contenuti. 

Spesso ad alcune particolari conseguenze dannose viene applicato un massimale diverso rispetto  a quello per sinistro che è stato citato: massimali inferiori possono garantire le malattie causate  da immunodeficienza umana, dai virus "C" e "Delta". 

  

Giova  a  questo  punto  ricordare  che  il  concetto  di  sinistro  è  legato  al  comportamento  colposo  dell'assicurato: tutte le conseguenze dannose derivanti da un unico comportamento colposo sono  considerate un unico sinistro al quale sono riconducibili tutte le richieste di risarcimento da esso  derivanti e la prima di queste richieste viene considerata come data per tutte le richieste seguenti. 

Questa precisazione assume un particolare significato in riferimento alla validità temporale della  garanzia  assicurativa.  In  relazione  al  periodo  in  cui  è  operante  la  garanzia,  esistono  infatti  due  tipologie di polizze: 

 ∙         la  garanzia  denominata  loss  occourence  copre  i  comportamenti  colposi  posti  in  essere  durante  la  validità  del  contratto.  Salvo  estensioni  particolari  non  possono  essere  presi  in  considerazione  fatti  avvenuti  prima  della  stipulazione  del  contratto  assicurativo  stesso,  anche  se  le  relative  richieste  di  risarcimento  vengono  presentate  durante  l'operatività  della  polizza.  Conseguentemente  rientrano  nella  garanzia  le  richieste  di  risarcimento, presentate dopo la cessazione del contratto, riguardanti fatti avvenuti durante  il periodo assicurato. 

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In alcuni casi la polizza fissa un limite ‐generalmente due anni ‐oltre il quale vengono respinte  le richieste anche per i fatti avvenuti durante la validità della garanzia assicurativa ormai  scaduta. 

 ∙        una seconda tipologia di polizza, denominata claims made, copre invece le richieste  di  risarcimento  presentate  durante  il  periodo  di  efficacia  della  polizza  stessa,  anche  se  originate da un comportamento colposo avvenuto in tempi antecedenti. 

Anche questo tipo di polizza spesso fissa un limite temporale ‐generalmente due o tre anni  prima dell'entrata in vigore della garanzia ‐al comportamento colpo so originante. Con un  sovrappremio, spesso è possibile però ottenere una garanzia pregressa illimitata. 

Pensando  ad  un'assicurazione  di  R.C.  professionale  al  momento  di  iniziare  l'attività,  non  esiste  dubbio  sulla  convenienza  di  stipulare  un  contratto  che  garantisca  il  professionista  per  i  comportamenti colpo si posti in essere durante la validità del contratto: non ne esistono infatti di  antecedenti. 

Nel caso di una prima assicurazione stipulata ad attività già iniziata, la preferenza deve andare alla  garanzia che copre le richieste danni avanzate durante la validità del 

contratto:  risulterebbero  così  coperti  quei  comportamenti  colposi  antecedenti  che  non  hanno  ancora originato richieste di risarcimento. 

Non  è  infrequente  l'eventualità  che  una  polizza  esistente  debba  essere  sostituita  con  un'altra  stipulata con un assicuratore diverso. 

La sostituzione può avvenire per disdetta da parte dell’assicurato insoddisfatto ‐da effettuarsi a  mezzo  raccomandata  notificata  all'assicuratore  almeno  due  mesi  prima  della  scadenza  del  contratto ‐o per recesso da parte di uno dei contraenti, solitamente da parte dell'assicuratore, in  occasione di un sinistro; in quest'ultimo caso il recesso deve essere notificato all'altro contraente  entro  60  giorni  dal  pagamento  del  sinistro  ed  ha  effetto  a  partire  dal  310  giorno  dalla  notifica,  obbligando l'assicuratore a restituire all'assicurato la parte di premio pagata e non goduta. 

La  stipulazione  di  un  contratto  che  si  integri  con  uno  precedente  senza  provocare  vuoti  o  duplicazioni  di  garanzia  non  sempre  è  semplice:  la  maggior  parte  delle  polizze  sul  mercato  comprende però un articolo che considera le varie eventualità e prevede integrazioni di garanzia a  copertura dei vuoti possibili. 

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Se  l'intera  stesura  di  una  polizza  di  assicurazione  merita  una  attenta  lettura,  come  del  resto  è  necessario fare in occasione della stipulazione di un qualunque altro contratto, il capitolo relativo  alla validità della garanzia assicurativa richiede una lettura anche più attenta. 

E'  del  tutto  evidente  poi  che,  quando  si  parla  di  richieste  danni  conseguenti  a  fatti  avvenuti  in  tempi  antecedenti  alla  stipulazione  di  un  nuovo  contratto  di  assicurazione  o  a  variazioni  della  medesima polizza ‐massimali, numero degli addetti assicurati o altre differenze sostanziali nella  descrizione del rischio assicurato ‐si intende che i fatti stessi non siano conosciuti dall'assicurato al  momento  del  perfezionamento;  qualora  così  non  fosse  la  copertura  assicurativa  ne  risulterebbe  compromessa. 

  

Dopo avere parlato di copertura assicurativa in occasione dell'inizio di un'attività professionale e  di  avere  evidenziato  alcuni  problemi  che  possono  sorgere  all'atto  della  sostituzione  di  un  contratto  con  un  altro,  è  necessario  ricordare  che  un  giorno  l'attività  terminerà,  mentre  non  necessariamente cadrà l'eventualità di ulteriori richieste di risarcimento. 

E' opportuno verificare la portata del paragrafo che delimita il prosieguo della copertura dopo la  cessazione  dell'attività:  normalmente  tale  copertura  può  essere  portata  a  comprendere  le  richieste  di  risarcimento  pervenute  fino  a  5  anni  dalla  cessazione,  comporta  il  pagamento  di  un'annualità supplementare di premio e garantisce un limite di risarcimento, per tutte le richieste  del periodo supplementare, pari ad un massimale annuo. 

  

Come  detto  in  precedenza,  la  stipulazione  di  un  contratto  assicurativo  a  garanzia  dell'attività  professionale costituisce un atto importante a tutela del patrimonio proprio e dei propri familiari  ed esige un'attenzione almeno pari a quella dedicata ad altri atti importanti. Il ricorso all'opera di  un  serio  professionista  del  ramo  è  senza  dubbio  un  presupposto  positivo,  ma  non  potrà  mai  sostituire completamente la diretta attenzione dell'interessato. 

Si tratta pur sempre di un rapporto economico che esige l'attenzione, nei termini sopra accennati,  al  proprio  tornaconto,  ma  che  non  deve  fare  dimenticare  che  anche  l'altro  contraente,  l’assicuratore,  ha  uno  scopo  di  tipo  economico;  in  altre  parole,  non  è  ipotizzabile  una  valida  e  completa copertura assicurativa disgiunta da un costo appropriato. 

Una  volta  delimitate  le  proprie  esigenze  assicurative,  spesso  è  possibile  diminuirne  i  costi 

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accettando, sempre dopo opportune riflessioni, l'applicazione di franchigie o scoperti, che hanno  però un significato se sono di un certo peso. 

La franchigia è un importo fisso che, in caso di sinistro, rimane ad esclusivo carico dell'Assicurato; 

analogamente funziona lo scoperto ‐spesso delimitato da un minimo ed un massimo ‐che però ha  un valore variabile, espresso in percentuale del risarcimento pagato. 

Non  sembra  superfluo  suggerire  il  confronto  tra  i  costi  di  diverse  offerte  assicurative  di  pari  contenuto: certamente verranno scartate quelle che comportano costi insostenibili, ma occasioni  troppo convenienti dovranno superare una verifica ancora più attenta. 

  

Al  momento  di  perfezionare  un  contratto  di  assicurazione,  ambedue  i  contraenti,  per  differenti  motivi, sperano di non essere costretti a renderlo operativo. 

L’evoluzione del diritto, della giurisprudenza e dello stesso rapporto tra medico e pazienti ha fatto  lievitare a dismisura il numero delle richieste di risarcimento da parte di questi ultimi. 

Esagerando,  ma  non  troppo,  si  potrebbe  affermare  che  la  tradizionale  obbligazione  di  mezzi  a  carico del medico si va progressivamente trasformando in un'obbligazione di risultati. 

La richiesta di un risarcimento da parte di un paziente non deve perciò essere interpretata come  un'offesa o una macchia professionale: si tratta semplicemente di una conseguenza, magari non  gradita, dell'evoluzione dei tempi e come tale deve essere vissuta. 

Tutte  le  polizze  professionali  obbligano  l'assicurato  a  presentare  denuncia  di  sinistro  entro  15  giorni  dal  momento  in  cui  ne  è  venuto  a  conoscenza  ed  affidano  all'assicuratore  la  gestione  dell'eventuale vertenza in nome dell'assicurato. 

Abbiamo  già  visto  che,  fatte  salve  alcune  situazioni  di  evidenza  del  fatto  colposo  a  carico  del  medico,  il  momento  in  cui  esso  viene  a  conoscenza  del  sinistro  è  quello  del  ricevimento  di  una  richiesta di risarcimento. 

E'  da  questo  momento  che  il  medico  ha  15  giorni  di  tempo  per  presentare  denuncia  all'assicuratore;  dopo  tale  termine  l'assicuratore  può  rivalersi  sull'assicurato  per  gli  aggravi  di  danno che siano conseguenza del ritardo nella presentazione della denuncia. 

Ai  sensi  dell'articolo  2952/2  del  C.C.,  i  diritti  dell'assicurato  si  prescrivono  dopo  un  anno:  se  l'assicurato tarda nel presentare la denuncia di sinistro per più di 365 giorni dalla richiesta danni  del  paziente,  l'assicuratore  può  legittimamente  rifiutare  la  prestazione  assicurativa  ed  il  danno 

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dovrà essere direttamente risarcito dal professionista. 

L’unica strategia utile alla contemporanea difesa della professionalità del medico e del patrimonio  dell'assicuratore è la collaborazione tra i contraenti. 

Una tempestiva denuncia del sinistro, corredata da una dettagliata descrizione delle circostanze  che l'hanno originata, consente all'assicuratore la migliore istruzione possibile. 

E'  infatti  interesse  dell'assicuratore  affidare  gli  accertamenti  medici  ai  migliori  professionisti,  effettuarli nella massima sintonia con l'assicurato, procedere, se è opportuno, ad una tempestiva  tacitazione delle richieste o affrontare consapevolmente l'eventuale contenzioso civile. Nel caso  di  rapporti  chiari  e  positivi,  l'articolo  della  polizza  che  consente  all'assicuratore  di  assumere  la  difesa penale e civile dell'assicurato si trasforma in una vera e propria garanzia di tutela giudiziaria  dell'assicurato:  non  vi  è  alcun  motivo  che  consenta  all'assicuratore  di  sottrarsi  all'incombenza  e  solo  una  appropriata  difesa  dell'assicurato  consente  all'assicuratore  di  tutelare  il  proprio  pa‐

trimonio. 

Come  in  ogni  situazione  analoga,  si  impone  una  conclusione,  anche  se  banale  e  ripetitiva:  il  rapporto  assicurativo  non  è  più  ostico  di  altri  analoghi  rapporti  contrattuali  ed  alla  sua  efficacia  giova il contributo di consulenti preparati, ma ancora di più l'attenzione di entrambi i contraenti. 

Come in tutti i contratti, è necessario equilibrio tra costi e prestazioni ed un contratto efficace ed  equilibrato identifica il comune interesse dei contraenti in una unitaria e giuridicamente corretta  gestione delle richieste di risarcimento. 

   

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