In anni recenti c’è stato un rinnovato interesse per la farmacognosia*, anche perché questa disciplina da alcuni anni tende ad occuparsi di problemi squisitamente pratici (azioni farmacologiche del- le droghe ed applicazioni terapeutiche del fito- complesso, ecc.), piuttosto che di questioni dia- gnostiche, e cioè come riconoscere una droga ve- getale ed appurare eventuali adulterazioni o sofisticazioni (Farmacognosia tradizionale). Que- sta tendenza ha ampliato i confini della farmaco- gnosia, non più rivolta sostanzialmente alla de- scrizione botanica della droga. Possiamo quindi parlare oggi di una farmacognosia “moderna”, che ha messo da parte dogmi e concetti empirici per interessarsi soprattutto delle azioni farmacologiche delle droghe vegetali e/o degli estratti grezzi o parzialmente purificati e standardizzati, del mec- canismo d’azione dei principali componenti attivi e dell’utilizzo di quelle forme farmaceutiche che veicolano meglio il fitocomplesso. Essa si è svilup- pata in stretta vicinanza alla farmacologia da un la- to ed alla fisio-patologia dall’altro, utilizzando le stesse identiche metodiche sperimentali della far- macologia. La farmacognosia si distingue però dalla farmacologia perché studia la droga vegeta- le nella sua complessità; lo studio del composto at- tivo puro serve solo per definire il meccanismo d’a- zione del fitocomplesso. Pertanto la farmacogno- sia oggi può prefiggersi dei problemi nuovi sotto tutti gli aspetti, anche se ha come obiettivo finale la progettazione e la formulazione di prodotti fi- tofarmaceutici (o erboristici) da utilizzare per pre- venire e/o curare disturbi di vario genere, ivi com- prese alcune malattie. La farmacognosia moderna
non va confusa, comunque, con la fitoterapia, che si occupa esclusivamente dell’impiego in terapia delle droghe vegetali. Comunque restano fonda- mentali alcuni concetti di base e cioè come rico- noscere una droga attraverso alcuni elementi dia- gnostici. Questo vale per il ricercatore, ma anche per il tecnico che lavora nel retrobottega della far- macia o dell’erboristeria; costoro possono trascu- rare completamente le questioni puramente teori- che ed utilizzare esclusivamente le conoscenze anatomiche per stabilire l’identità e la purezza del- le droghe, sia intere che tagliate o polverizzate. Per poter riconoscere una droga occorre innanzitutto conoscere la sua origine botanica, la sua struttura anatomica, dove esiste, e le condizioni fisiologiche migliori nelle quali occorre coltivare il vegetale perché possa dare una droga con una quantità co- stante di componenti biologicamente attivi.
Definire l’origine botanica delle droghe è oggi al- quanto semplice anche se per talune esistono anco- ra delle difficoltà. L’uso del microscopio è comun- que fondamentale per l’identificazione delle droghe.
Con l’aiuto del microscopio si è talora in grado di identificare una droga attraverso un solo carattere:
così la forma dei peli nelle foglie di Digitalis pur- purea o nel seme di Strychnos nux vomica, oppure la forma dei cristalli di ossalato di calcio nelle dro- ghe tropaniche (belladonna, giusquiamo, stramo- nio) sono caratteri peculiari che consentono di ri- conoscere, con sicurezza e rapidità, le droghe cor- rispondenti e la loro bontà.Visto che alcuni composti chimici sono presenti solo in determina- te droghe, per il riconoscimento di queste può ri- sultare utile anche l’analisi chimica.
Capitolo 6• Reazioni di riconoscimento dei metaboliti secondari (principi attivi) 3
1 Introduzione
* Etimologicamente significa conoscenza (dal greco gnosis) dei veleni (pharmacon); per gli antichi greci il termine phar- macon significava sia veleno che medicamento, la differenza stava nella dose.